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syndicom rivista N.34

Da molto tempo ci impegniamo per i diritti dei lavoratori della logistica, delle telecomunicazioni e dei media. Le buone condizioni di lavoro sono, e sono sempre state, il risultato di successi raggiunti insieme. Entra anche tu nel nostro movimento e crea il tuo futuro insieme a noi. L'unione fa la forza!

Da molto tempo ci impegniamo per i diritti dei lavoratori della logistica, delle telecomunicazioni e dei media. Le buone condizioni di lavoro sono, e sono sempre state, il risultato di successi raggiunti insieme. Entra anche tu nel nostro movimento e crea il tuo futuro insieme a noi. L'unione fa la forza!

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<strong>syndicom</strong><br />

N. 34 Marzo-Aprile 2023<br />

<strong>rivista</strong><br />

Questo<br />

14 giugno<br />

è ancora<br />

nostro


Pubblicità<br />

Iniziativa per un<br />

fondo per il clima<br />

Proteggiamo l’ambiente con<br />

buoni posti di lavoro!<br />

Con l’iniziativa per un fondo per il clima…<br />

proteggiamo<br />

l’ambiente:<br />

investiamo ogni anno dallo 0,5<br />

all’1% della prestazione economica.<br />

In questo modo si possono<br />

promuovere le energie rinnovabili<br />

e i risanamenti energetici,<br />

senza gravare ulteriormente sul<br />

potere d’acquisto dei lavoratori.<br />

creiamo buoni<br />

posti di lavoro:<br />

grazie agli investimenti in<br />

progetti rispettosi del clima si<br />

creano posti di lavoro sostenibili<br />

e ben retribuiti. Attraverso il<br />

fondo per il clima si finanziano<br />

inoltre formazioni e riqualifiche,<br />

se necessarie. In tal modo nessuno<br />

rimane indietro.<br />

potenziamo il<br />

servizio pubblico:<br />

per attuare la transizione energetica<br />

nel rispetto del clima<br />

occorre potenziare i trasporti<br />

pubblici e le energie rinnovabili.<br />

Così si garantiscono una mobilità<br />

e un approvvigionamento<br />

sostenibili.<br />

→ Firmate subito l’iniziativa per<br />

un fondo per il clima!<br />

www.uss.ch/fondoclimatico


Sommario<br />

4 Brevi ma utili<br />

5 L’ospite<br />

6 Dossier: Voci di donne<br />

14 Dalle professioni<br />

18 Donne in marcia<br />

20 Politica: Scorporare UBS<br />

21 Diritto e diritti<br />

22 Idee<br />

23 Mille parole<br />

24 Eventi<br />

26 Tutti allo sciopero<br />

27 Cruciverba<br />

28 Un lavoro, una vita<br />

Dopo lo sciopero del 2019, si è mosso qualcosa<br />

in materia di uguaglianza. Abbiamo eletto più<br />

donne nei parlamenti. Durante la pandemia abbiamo<br />

discusso il valore del lavoro assistenziale<br />

non retribuito e sottopagato. Le disuguaglianze<br />

salariali legate al genere venivano riportate<br />

regolarmente dai media. Eppure il 14 giugno<br />

scenderò nuovamente in piazza per lo sciopero<br />

femminista. Perché? Perché sono arrabbiata.<br />

Sono arrabbiata con un sistema che mi ha<br />

costretta a un ruolo fin dalla nascita, perché<br />

sono stata classificata come femmina.<br />

Sono arrabbiata perché ci si aspetta che partorisca<br />

dei figli e che per questo vengo punita con<br />

salari e pensioni con cui non posso vivere.<br />

Sono arrabbiata perché le donne, le persone intersessuali,<br />

non binarie, transgender ecc. non<br />

sono sufficientemente tutelate dalla violenza.<br />

Sono arrabbiata perché fin dalla pubertà il mio<br />

corpo non mi appartiene e devo sopportare il<br />

sessismo e la violenza sessuale.<br />

Scendo in piazza per lottare contro un sistema<br />

profondamente ingiusto, in cui le persone<br />

vengono discriminate quotidianamente a causa<br />

del loro genere, orientamento sessuale, origine,<br />

status sociale e/o disabilità.<br />

Come sindacato, ci siamo sempre battuti per<br />

la giustizia sociale. Lo sciopero generale del<br />

1918 ha avviato un cambiamento sociale.<br />

Facciamo lo stesso il 14 giugno, inaugurando<br />

una svolta femminista. Rompiamo le catene del<br />

patriarcato e lottiamo insieme per un futuro in<br />

cui regni la giustizia di genere.<br />

6<br />

18<br />

28<br />

Catalina Gajardo<br />

stagiaire comunicazione <strong>syndicom</strong>


4 Brevi ma utili<br />

Un modello che funziona \ Sicurezza delle giornaliste \ Calcolatore<br />

salariale alla Posta \ Aumenti salariali in più settori \ Uber<br />

deve pagare le quote AVS \ Grafiche femministe \ Contatti<br />

Un modello che funziona<br />

Le lavoratrici indipendenti in Svizzera<br />

non sono coperte dalla perdita di guadagno.<br />

Per questo, <strong>syndicom</strong> e alcuni<br />

esperti della Fachhochschule Nordwestschweiz<br />

(FHNW) hanno sviluppato un<br />

modello di assicurazione perdita di guadagno<br />

che funziona senza sovvenzioni<br />

pubbliche. Le indipendenti e le loro<br />

datrici di lavoro contribuiscono infatti<br />

ciascuno all’assicurazione con una<br />

quota del 4 % del compenso. Il rapporto<br />

finale della FHNW mostra chiaramente<br />

che questo modello funziona. È ora che<br />

la classe politica si confronti con questo<br />

problema. Per saperne di più: <strong>syndicom</strong>.<br />

ch/apri<br />

Sicurezza delle giornaliste<br />

Il rapporto sul Piano d’azione nazionale<br />

per la sicurezza dei giornalisti in Svizzera,<br />

al quale <strong>syndicom</strong> ha partecipato<br />

come sounding board, sarà pubblicato a<br />

maggio. Tra le principali misure, una tavola<br />

rotonda tra professionisti dei media<br />

e polizia, la raccolta di dati sulla situazione<br />

della sicurezza dei professionisti<br />

dei media, il dialogo settoriale sulle<br />

tessere stampa, l’analisi delle denunce<br />

di abusi e il documento di discussione<br />

promesso dal Consiglio federale sulla<br />

questione della regolamentazione delle<br />

piattaforme di comunicazione e dei loro<br />

operatori in Svizzera.<br />

Calcolatore salariale alla Posta<br />

Quest’anno, la massa salariale delle impiegate<br />

della Posta aumenta del 2,5 %.<br />

Il versamento sarà effettuato con il<br />

salario di aprile. Puoi calcolare a quale<br />

aumento hai diritto inserendo i tuoi dati<br />

nel calcolatore salariale online:<br />

<strong>syndicom</strong>.ch/salarioposta<br />

Aumenti salariali in più settori<br />

Buoni risultati nelle diverse trattative<br />

salariali condotte da <strong>syndicom</strong>. A Posta<br />

e PostFinance, IMS e PostLogistics, il<br />

personale soggetto a CCL ha ottenuto<br />

un aumento del 2,5 %. A SPS Switzerland<br />

SA ha toccato il 2,1 %. Con skyguide<br />

è stato trovato un accordo. Dal primo<br />

aprile, i salari del personale AOT<br />

aumenteranno dello 1,5 %. L’impegno e<br />

la pressione esercitata dal personale di<br />

AutoPostale hanno fatto sì che la massa<br />

salariale aumenti del 2,5%.<br />

Uber deve pagare le quote AVS<br />

Il 22 marzo, il Tribunale federale ha<br />

confermato che le aziende che lavorano<br />

con l’applicazione Uber sono soggette<br />

all’assicurazione sociale. In qualità<br />

di datore di lavoro in Svizzera, Uber<br />

è quindi tenuta a versare i contributi<br />

AVS dei suoi autisti. <strong>syndicom</strong> chiede ai<br />

Cantoni di prendere le misure necessarie<br />

per regolarizzare le condizioni di<br />

lavoro e istituire partenariati sociali,<br />

come già nel Canton Ginevra.<br />

Grafiche femministe<br />

Nella giornata dello sciopero femminista<br />

sarà presente anche il gruppo professionale<br />

dei grafici, a cui finora hanno<br />

aderito solo donne. Il 14 giugno e le<br />

settimane precedenti, le grafiche vogliono<br />

fare ciò che sanno fare meglio:<br />

dare voce agli altri attraverso la loro<br />

creatività. Offrono la stampa serigrafica<br />

su una maglietta dimostrando così<br />

la loro lotta per una politica dei prezzi<br />

equa nella comunicazione visiva. Info:<br />

instagram.com/<strong>syndicom</strong>_grafikdesign<br />

Contatti<br />

Segretariato <strong>syndicom</strong> Ticino e Moesano<br />

via Genzana 2, 6900 Massagno<br />

lu e gio 8.00-12.00, ma-me-ve<br />

13.30-17.30. e-mail: info@<strong>syndicom</strong>.ch<br />

Tel. 058 817 19 61, Fax 058 817 19 66<br />

Cassa disoccupazione <strong>syndicom</strong><br />

lu-ma-gio 9.00-11.30 me 14.00-16.30<br />

cassa.disoccupazione@<strong>syndicom</strong>.ch<br />

Gruppo Pensionati Ticino e Moesano<br />

pensionati.<strong>syndicom</strong>.ch<br />

e-mail: ernesto.fenner@bluewin.ch<br />

Agenda<br />

Aprile<br />

Fino al 23<br />

Swiss Press Photo 22<br />

Bellinzona, Castelgrande<br />

Le migliori foto svizzere del 2021 in<br />

mostra. Info: fortezzabellinzona.ch<br />

19<br />

Assemblea GI Pensionati<br />

Ore 15.00, Sementina, Ristorante<br />

Cereda. Segue incontro con Ilario Lodi,<br />

Pro Juventute. Iscrizione gradita per<br />

mail: adria.croci@<strong>syndicom</strong>.ch<br />

27<br />

Le poesie di tre donne ribelli<br />

Ore 20.00, Lugano-Paradiso, Sala multiuso.<br />

Spettacolo a cura di Margherita<br />

Coldesina, Michel Poletti, Lucia Bassetti.<br />

Entrata libera. Info: uss-ti.ch<br />

Maggio<br />

1<br />

Festa dei lavoratori<br />

Info: <strong>syndicom</strong>.ch/1maggio23<br />

3<br />

Giornata mondiale<br />

della libertà di stampa<br />

Informazioni: <strong>syndicom</strong>.ch/it<br />

13<br />

Seminario sul reddito femminile<br />

Ore 9.00, Bellinzona, Casa del Popolo<br />

Info: scioperofemminista2023@gmail.com<br />

Giugno<br />

14<br />

Sciopero femminista<br />

Info: scioperodelledonne.ch<br />

17<br />

Assemblea delegati <strong>syndicom</strong><br />

Berna, Bierhübeli, Info: dv@<strong>syndicom</strong>.ch<br />

<strong>syndicom</strong>.ch/agenda


L’ospite<br />

Sciopero delle donne per la terza<br />

volta: alcuni comitati alzano gli occhi al cielo e<br />

sbuffano. Ancora? È davvero il caso di farlo? Ovvio<br />

che sì. In termini numerici, le donne rappresentano<br />

ora un peso massimo nei sindacati, ma<br />

la loro situazione sul mercato del lavoro rimane<br />

precaria. È cambiato qualcosa delle pessime<br />

condizioni di lavoro nell’assistenza e nella cura?<br />

Per non parlare del giochetto della riforma delle<br />

rendite: ora anche chi dispone di un reddito basso<br />

dovrà versare i contributi nelle casse pensioni<br />

e il tasso di conversione sarà abbassato.<br />

Prendere adesso e non dare nulla dopo? E che<br />

dire della dipendente incinta che ha paura di dirlo<br />

ai suoi superiori? Il cosiddetto «congedo maternità»<br />

che viene percepito in azienda come<br />

una manovra di disturbo da parte della dipendente?<br />

Si dice che, a causa della carenza di personale<br />

qualificato, le dipendenti dispongano attualmente<br />

di un maggiore potere contrattuale.<br />

Molte donne probabilmente si stanno chiedendo<br />

quando vivranno questa situazione.<br />

Comunque siamo almeno arrivati al punto che i<br />

sindacati si battono per le donne. Grazie a colleghe<br />

determinate che non temono di essere impopolari.<br />

E grazie ad alcuni colleghi che all’epoca<br />

hanno aperto loro le porte. Grazie alle colleghe<br />

che hanno avuto il coraggio di guidare il movimento<br />

decenni fa e grazie alle loro eredi che<br />

oggi guidano i nostri sindacati. Conoscono la realtà<br />

della vita delle donne.<br />

Restiamo unite, facciamo sentire la nostra voce<br />

e siamo testarde! Anche nel 2023 occorre garantire<br />

il diritto esistenziale. Perché dal giugno<br />

2019 il mercato del lavoro non è cambiato in meglio<br />

per le donne. Molte lavorano in condizioni<br />

precarie, subiscono un enorme stress per organizzare<br />

la loro vita quotidiana. I premi delle casse<br />

malati prosciugano i salari, i costi degli affitti<br />

aumentano. E cosa fanno i datori di lavoro e i<br />

politici? Cedono solo quando migliaia di persone<br />

bussano alla porta. Ecco perché abbiamo bisogno<br />

dello sciopero delle donne per la terza volta.<br />

Perché di nuovo<br />

in piazza?<br />

5<br />

Dore Heim è una storica e ora è impegnata<br />

nella efz (la federazione evangelica<br />

delle donne di Zurigo), che gestisce<br />

un istituto per bambini e un asilo nido e<br />

che, insieme a Brahmshof, offre alloggi<br />

a basso costo nella città di Zurigo.<br />

Durante il primo sciopero delle donne,<br />

nel 1991, è stata la rappresentante femminile<br />

della Federazione dei giornalisti<br />

svizzeri, una sezione dell’SSP/VPOD.<br />

Dal 1999 al 2012, ha diretto l’ufficio per<br />

le pari opportunità della città di Zurigo.<br />

Fino al 2020, ha lavorato come segretaria<br />

centrale dell’Unione sindacale svizzera,<br />

dove ha organizzato il centenario<br />

dello sciopero generale del 1918.<br />

È stato lanciato il referendum contro la<br />

revisione della LPP. Firma online:<br />

https://tagli-alle-pensioni/<strong>syndicom</strong>


Dossier<br />

Voci<br />

di donne


7<br />

Fotoreportage<br />

Per illustrare le molte sfaccettature delle<br />

lotte femministe, la fotografa Brigitte<br />

Besson ha seguito la manifestazione<br />

organizzata a Losanna l’8 marzo scorso<br />

dal collettivo vodese «Grève féministe»<br />

in occasione della Giornata internazionale<br />

della donna. Era presente anche<br />

alle azioni organizzate da <strong>syndicom</strong><br />

presso La Posta nello stesso giorno.<br />

Brigitte Besson vive e lavora come fotografa<br />

indipendente nella regione di Losanna.<br />

Le piace in particolare fornire<br />

una visione positiva degli esseri umani e<br />

mettere il suo lavoro al servizio di cause,<br />

movimenti e progetti in cui gruppi e<br />

individui lottano per cambiare le cose.<br />

Brigitte è anche impegnata attivamente<br />

nella causa del clima e della salvaguardia<br />

della biodiversità.<br />

www.brigittebesson.com


14 giugno 2023, sciopero delle donne<br />

Rispetto<br />

Più tempo<br />

Più soldi<br />

La parità<br />

adesso!<br />

In cammino verso…<br />

1971<br />

Diritto di voto e di<br />

eleggibilità delle donne<br />

a livello federale<br />

1981<br />

Il principio della parità<br />

dei diritti sancito dalla<br />

Costituzione federale<br />

14.6.1991<br />

Sciopero<br />

delle donne 1996<br />

Entrata in vigore della legge<br />

federale sulla parità dei sessi<br />

14.6.2023<br />

Sciopero delle donne!!<br />

14.6.2019<br />

Sciopero delle<br />

donne<br />

2008<br />

40 % la parte inspiegabile<br />

di differenza salariale<br />

tra uomini e donne<br />

2020<br />

47,8 % la parte inspiegabile<br />

di differenza salariale<br />

tra uomini e donne<br />

Fonte: UST<br />

Rispetto<br />

Oltre una donna su 3 e un uomo su 10 subiscono<br />

molestie sessuali sul posto di lavoro.<br />

Più soldi<br />

Oltre la metà di tutte le disuguaglianze salariali tra donne e<br />

uomini è «inspiegabile»: questo «ammanco» di 717 franchi lordi<br />

al mese nel portamonete delle donne non si spiega né con l’età,<br />

né con la formazione, né con il livello gerarchico, né col settore<br />

economico.<br />

Uomini<br />

Donne<br />

8 317 salario medio al mese<br />

6 817 salario medio al mese<br />

18 %<br />

differenza salariale spiegabile 52,2 %<br />

differenza salariale inspiegabile 47,8 %<br />

Fonte: unia<br />

Fonte: UST<br />

Più tempo<br />

Nel 2021, solo il 41,4 % delle donne lavorava<br />

a tempo pieno contro l’81,8 % degli uomini!<br />

I motivi principali per cui le donne dicono di<br />

aver scelto un lavoro part-time sono la cura<br />

dei figli, seguita da altri compiti familiari. Gli<br />

uomini che lavorano part-time dicono invece<br />

di essere motivati più dal desiderio di<br />

formazione, di istruzione o semplicemente<br />

perché non sono interessati al lavoro a tempo<br />

pieno.<br />

27,0 %<br />

22,2 %<br />

23,4 %<br />

35,2 %<br />

4,2 %<br />

3,5 %<br />

6,9 %<br />

11,3 %<br />

… verso la disuguaglianza<br />

Questa differenza si riflette nella ripartizione<br />

disuguale dei compiti domestici tra i partner.<br />

Ripartizione delle mansioni domestiche nelle<br />

coppie, 2018<br />

31,1 %<br />

I due<br />

partner<br />

62,4 %<br />

La donna<br />

Tempo pieno 90–100 %<br />

Tempo parziale 50–89 %<br />

Tempo parziale meno del 50 %<br />

Fonte: UST<br />

50,8 %<br />

1991 2021 1991 2021<br />

Donne<br />

41,4 %<br />

92,3 %<br />

Uomini<br />

81,8 %<br />

6,0 %<br />

L’uomo<br />

0,5 %<br />

Un’altra persona<br />

Fonte: UST


Dossier<br />

9<br />

Insieme alla commissione femminile, ho partecipato<br />

all’Assemblea nazionale dello sciopero femminista del<br />

4 marzo a Friburgo. Erano presenti oltre 250 partecipanti<br />

di diverse età, origini e gruppi professionali, provenienti<br />

da tutti gli angoli della Svizzera. I collettivi cantonali, le<br />

organizzazioni sindacali – attraverso le loro commissioni<br />

sull’uguaglianza – e l’Unione sindacale svizzera si sono attivati<br />

per lanciare un appello alla mobilitazione di tutta la<br />

Svizzera il 14 giugno, sulla base di numerose e necessarie<br />

rivendicazioni.<br />

Durante i workshop, ho ascoltato le situazioni più disparate<br />

riguardo ai posti in cui le persone lavorano, vivono,<br />

si formano e si divertono, che si sono aggiunte alla lunga<br />

lista di lamentele che ho raccolto negli ultimi sette anni<br />

come responsabile delle pari opportunità di <strong>syndicom</strong>. Ho<br />

anche percepito la determinazione di tutte queste donne<br />

riunite, nonostante i progressi piuttosto esigui – diciamolo<br />

con franchezza – registrati dallo sciopero del 2019. È<br />

vero che la popolazione ha adottato il matrimonio per tutte<br />

e tutti e un congedo paternità di due settimane. È anche<br />

vero che la progressione delle donne in Parlamento, come<br />

lo scrive Catalina Gajardo nel suo editoriale, ha raggiunto<br />

nel 2019 una percentuale del 42 per cento. Ma per il resto,<br />

le autorità, i governi e i parlamenti hanno fatto orecchie da<br />

mercante. Ma la cosa più grave è l’opposizione che si registra<br />

nei confronti di una vera uguaglianza. Faccio l’esempio<br />

della salute sessuale e riproduttiva, minacciata da due<br />

iniziative che minano la soluzione dei limiti temporali in<br />

vigore dal 2002, nonché del rifiuto del Consiglio nazionale<br />

di entrare in materia riguardo a un’iniziativa parlamentare<br />

che chiede la depenalizzazione dell’aborto. Vorrei anche<br />

menzionare lo schiaffo alle donne che è stato dato con il<br />

voto sull’AVS21. La riforma della previdenza professionale<br />

è di cattivo auspicio per il futuro.<br />

Anche se sento dire frasi come «ma cosa vogliono,<br />

l’uguaglianza è ormai cosa fatta!», sono convinta che<br />

l’uguaglianza sarà raggiunta insieme, e che sempre più<br />

persone lo sanno. I freni culturali e societari sono così<br />

radicati – a scuola, a casa, al lavoro – che la mentalità è difficile<br />

da cambiare. Ma per me il movimento non si fermerà<br />

finché ci saranno ancora disuguaglianze sul lavoro, nelle<br />

coppie, nelle rendite, nella formazione, finché le violenze<br />

e le molestie sessuali e sessiste non si fermeranno. Non ci<br />

arrenderemo e sono orgogliosa dell’energia femminista,<br />

della creatività, dell’inventiva e dell’umorismo che ho letto<br />

sui cartelli mostrati nei cortei dell’8 marzo. Sogno<br />

un’ondata viola il 14 giugno, mescolando generi, sessi e<br />

classi sociali. Andiamoci!<br />

Iscriviti e partecipa! Manifestazioni, proteste e azioni creative<br />

sono previste in tutta la Svizzera, anche nelle aziende.<br />

Le attività saranno pubblicate su scioperodelledonne.ch<br />

Patrizia Mordini: «Sono orgogliosa<br />

dell’energia femminista, della<br />

creatività, dell’inventiva e dell’umorismo<br />

che ho letto sui cartelli<br />

mostrati nei cortei dell’8 marzo»


10 Dossier<br />

Dopo che Anuschka Roshani ha pubblicato la sua esperienza<br />

su «Der Spiegel», noi della redazione di elleXX siamo<br />

rimaste scioccate, ma non sorprese. Innumerevoli<br />

donne che hanno subito aggressioni hanno risposto al nostro<br />

post su Instagram. Il fatto che il giornalismo abbia un<br />

problema di sessismo non è una novità ed era già stato<br />

portato alla luce nel 2019 dalla giornalista del «Tages-Anzeiger»<br />

Simone Rau nell’ambito della sua ricerca #Media-<br />

Too. Nel 2020, è seguita la cosiddetta «lettera delle donne»,<br />

in cui 78 giornaliste di Tamedia denunciavano il<br />

sessismo nell’azienda chiedendo dei cambiamenti. Ma<br />

non è servito granché. Come giornalista, sono rimasta<br />

Miriam Suter: «Dovremmo cogliere<br />

#MediaToo come un’opportunità<br />

per parlare del clima di lavoro<br />

nel giornalismo e migliorarlo»<br />

profondamente colpita da una donna che ha trovato il coraggio<br />

di farsi avanti con il suo nome e raccontare come ha<br />

potuto sopportare e tollerare per anni un ambiente di lavoro<br />

tossico e profondamente problematico. La scorsa<br />

settimana, diversi media hanno cercato di capire cosa fosse<br />

successo, trasformando la storia in un conflitto scaturito<br />

tra due persone. Questo non è né sostenibile né significativo:<br />

si potrebbero trovare ex dipendenti del «Magazin»<br />

che sostengono le dichiarazioni di Roshani, ma anche altri<br />

che affermerebbero il contrario. Ma non è solo nella<br />

casa editrice del «Magazin» che si riscontrano problemi: la<br />

RTS ha avuto il suo scandalo nel 2020, e anche Ringier, nel<br />

2017, quando hanno fatto il giro storie di aggressioni da<br />

parte di Werner de Schepper. Entrambi i casi sono stati<br />

chiariti internamente, entrambi gli uomini lavorano tuttora<br />

nel settore dei media o lo stanno facendo di nuovo, de<br />

Schepper addirittura in una posizione dirigenziale. Tutti<br />

hanno una storia e ne hanno abbastanza del silenzio. Ciononostante,<br />

c’è stata una grande scossa nell’apparato dirigenziale<br />

di Tamedia, e il «super caporedattore» Arthur<br />

Rutishauser è stato rimosso. Questo dà speranza. Dovremmo<br />

cogliere #MediaToo come un’opportunità per parlare<br />

del clima di lavoro nel giornalismo e partire da lì per per<br />

migliorarlo. Le informazioni rilevanti per proteggersi dalle<br />

aggressioni devono essere comunicate chiaramente ai<br />

dipendenti ed essere a bassa soglia, come ad esempio lo<br />

strumento con cui si possono inserire i propri giorni di vacanza.<br />

E abbiamo bisogno di una cultura che incoraggi<br />

piuttosto che favorire la paura. La cattiva notizia è che nelle<br />

nostre redazioni ci sono ancora troppo pochi spazi sicuri<br />

per noi dipendenti. La buona notizia è che tutti noi possiamo<br />

partecipare al cambiamento.


Dossier<br />

11<br />

Marie Goy: «Il lavoro di corriere<br />

donna è una vera occupazione.<br />

Ne vado fiera e voglio mostrare<br />

la diversità di genere e di realtà<br />

materiali che la compongono»<br />

Sono un corriere donna in bicicletta. Trasporto analisi<br />

mediche, documenti, parti di orologi, borse della spesa e<br />

altri oggetti per aziende o privati che ne hanno bisogno.<br />

Tutto l’anno, con qualsiasi tempo, puntualmente e con<br />

cura.<br />

La mia azienda è una cooperativa, La Cyclone, con sede<br />

a Neuchâtel e La Chaux-de-Fonds. Siamo tutti proprietari.<br />

Non avrei mai pensato di essere una capa! Altri hanno più<br />

spirito imprenditoriale di me, ma qui abbiamo scelto di<br />

essere forti insieme. Operiamo in regime di governance<br />

condivisa, con uno statuto e decisioni prese in maniera<br />

consensuale. Nel nostro gruppo, tutti guidano e alcuni<br />

«inviano». Altri compiti essenziali per il funzionamento<br />

della cooperativa, come le risorse umane, sono assegnati<br />

a gruppi di lavoro.<br />

L’importo del mio stipendio non dipende dal numero<br />

di corse. Non ho mai avuto un ambiente di lavoro così in<br />

sintonia con i miei valori. D’altra parte, i nostri stipendi si<br />

aggirano attualmente intorno ai 21 franchi netti all’ora e,<br />

dopo due anni di attività, i compiti al di fuori delle corse<br />

cominciano appena a prendere piede. La nostra libertà ha<br />

un costo: quello di dover adattare le nostre spese e quelle<br />

delle nostre comunità ai nostri redditi bassi. Per poter aumentare<br />

i nostri salari, dipendiamo dai prezzi di mercato<br />

e dalla concorrenza di altri fornitori che lavorano a condizioni<br />

altrettanto precarie: taxi, apprendisti, pensionati<br />

che vengono incaricati dalle aziende per «svolgere una<br />

rapida commissione». In altre parole: facciamo il nostro<br />

lavoro a basso costo.<br />

Ogni giorno oscilliamo tra autocommiserazione ed<br />

eroismo, soprattutto se non siamo persone cisgender. In<br />

una recente pubblicità, la polizia di Zurigo ha persino utilizzato<br />

il modello del corriere per invitare le persone a<br />

unirsi alle forze di polizia: «Heute Velokurierin. Morgen<br />

Polizisten»!, ovvero oggi corrieri e domani poliziotti.<br />

Nell’immaginario collettivo, è quindi «cool» fare il nostro<br />

lavoro – ma solo «prima di trovare un vero lavoro».<br />

Sto parlando per un maggiore riconoscimento della<br />

nostra professione e delle nostre competenze. È per evocare<br />

– anche se brevemente – la diversità di genere e di realtà<br />

materiali che la compongono. Per rendere visibili i<br />

nostri «corpi mestruati» e i nostri corpi di madri che recapitano<br />

in bicicletta. Difendere – con orgoglio e convinzione<br />

– il motivo per cui siamo «corrieri e non poliziotte». Per<br />

proteggere le nostre conquiste e migliorare costantemente<br />

le nostre condizioni di lavoro.


12<br />

Dossier<br />

Hotel, banche, industria orologiera e gli ultimi vent’anni<br />

presso Swisscom: ho lavorato per più di 45 anni, andrò in<br />

pensione tra pochi mesi e la mia rendita AVS non basterà.<br />

Partecipai al primo sciopero delle donne nel 1991 insieme<br />

alle mie colleghe di allora per esprimere il disappunto<br />

per il sessismo vissuto all’interno dei team prevalentemente<br />

maschili in cui lavoravamo. Chi si occupa del<br />

protocollo? Chi gestisce la fotocopiatrice? Denunciavamo<br />

questi stereotipi vissuti quotidianamente, e soprattutto<br />

urlavamo la nostra rabbia per la mancanza di coinvolgimento<br />

dei nostri uomini e degli uomini in generale nella<br />

vita familiare e sociale, per non parlare delle molestie sessuali<br />

e del mobbing che avvenivano sul posto di lavoro.<br />

Scendemmo in migliaia in piazza.<br />

Marina Parazzini: «La mia pensione<br />

non basterà»<br />

Nel 2019, bloccammo letteralmente la città di Zurigo<br />

in occasione del secondo sciopero. I nostri politici non<br />

avevano fatto nulla. Com’era possibile chiedere così tanto<br />

alle donne: lavorare, cucinare, educare, prendersi cura dei<br />

genitori? Personalmente ero esausta.<br />

Il prossimo 14 giugno, scenderò in piazza per chiedere<br />

una rendita adeguata. Il mio caso specifico dimostra<br />

quanto la situazione possa diventare precaria in breve<br />

tempo. Il mio secondo pilastro è influenzato dai tassi che<br />

hanno oscillato nel corso della mia carriera, soprattutto<br />

quando sono nati i miei figli. E ho dovuto lottare per mantenerlo<br />

intatto in occasione del mio divorzio. Tuttavia, le<br />

rendite che riceverò non saranno sufficienti. La riforma<br />

della LPP è stata fatta a spese delle donne! Per questo è necessario<br />

firmare il referendum «NO al taglio delle rendite<br />

LPP» (vedi codice QR in basso).<br />

Sono cresciuta in una famiglia di lavoratori. I miei genitori<br />

erano iscritti al sindacato, mia madre era molto impegnata<br />

e per me era logico iscrivermi a un sindacato. Credo<br />

nella forza del sindacato. Mi sono impegnata in diversi<br />

comitati all’interno di <strong>syndicom</strong>: due mandati nel Comitato<br />

centrale e nel comitato aziendale. Sono impegnata<br />

inoltre da vent’anni nella rappresentanza del personale di<br />

Swisscom. Attualmente partecipo come delegata alle trattative<br />

per il contratto collettivo di lavoro di Swisscom.<br />

Voglio un salario equo, un congedo parentale e un<br />

equilibrio di vita sano. Sciopererò per le donne migranti e<br />

per tutte le donne che non possono farlo qui e nel mondo.<br />

Firma il referendum<br />

NO al taglio della LPP


Dossier<br />

Nadia Huberson: « Motivare<br />

le donne a impegnarsi nei nostri<br />

settori a maggioranza maschile<br />

è una grande sfida »<br />

Oggi sono membro del comitato centrale e del comitato di<br />

settore ICT, e da gennaio 2023 lavoro presso Localsearch<br />

(Swisscom Directories). Dal 2018, inoltre, sono consigliera<br />

comunale del PS nella città di Zurigo. Sono stati i dibattiti<br />

sulla parità salariale a spingermi a fare politica e ad<br />

aderire a <strong>syndicom</strong> e al Gruppo d’interesse Donne. Un piccolo<br />

flashback. Nel giugno 2015 avevo iniziato un nuovo<br />

lavoro presso YOL Communications GmbH. All’epoca era<br />

una piccola-media impresa indipendente nel segmento<br />

della telefonia mobile, che è poi stata acquistata da Sunrise<br />

nel 2017. La domenica prima di iniziare il mio lavoro,<br />

per curiosità, sono andata a un evento di networking per<br />

donne organizzato dal sindacato Unia a Zurigo. L’obiettivo<br />

era che le donne che non erano necessariamente impegnate<br />

politicamente o sindacalmente potessero discutere<br />

di questo tema ed eventualmente organizzare delle azioni.<br />

Ne è nato Aktivistin.ch. Ma l’adesione a Unia non faceva<br />

per me, in quanto non rappresenta le lavoratrici dei miei<br />

settori. Così ho deciso di aderire a <strong>syndicom</strong>. YOL non aveva<br />

un partenariato sociale con <strong>syndicom</strong>, ovvero non disponeva<br />

di un Contratto collettivo di lavoro, il che significava<br />

che non avevo una persona di contatto in azienda con<br />

il sindacato. È stato grazie al programma annuale di <strong>syndicom</strong><br />

sui gruppi d’interesse, che all’epoca ho ricevuto per<br />

posta, che ho trovato un gruppo di persone che la pensavano<br />

come me nel mio ambiente di lavoro.<br />

Il Gruppo d’interesse Donne di <strong>syndicom</strong> si occupa<br />

delle questioni di parità nel mondo del lavoro. È responsabile<br />

della programmazione strategica annuale e pianifica<br />

progetti e campagne su questioni sociali che riguardano<br />

le donne, quali la parità di salario, la conciliazione tra<br />

lavoro e vita familiare o la protezione sul posto di lavoro.<br />

Garantiamo la comunicazione tra le donne di tutti i settori<br />

della nostra organizzazione. Attraverso questo scambio<br />

personale, apprendiamo in prima persona i problemi o le<br />

priorità dei nostri settori, che sono tuttora dominati dagli<br />

uomini. Redigiamo inoltre i nostri rapporti su questi temi<br />

e abbiamo il diritto di presentare le nostre proposte al Comitato<br />

direttivo, al Comitato centrale, all’Assemblea dei<br />

delegati e al Congresso. Ci incontriamo in presenza almeno<br />

quattro volte all’anno.<br />

È sempre una grande sfida motivare le nostre iscritte a<br />

impegnarsi nel nostro GI. Ma ciò che rende entusiasmante<br />

il GI Donne è il networking intersettoriale. Inoltre, diamo<br />

alle nostre iscritte che non fanno parte di un comitato<br />

settoriale o aziendale l’opportunità di essere maggiormente<br />

coinvolte nel lavoro sindacale e non solo. Quest’anno<br />

la giornata di sciopero delle donne è tra le nostre priorità.<br />

Speriamo per l’occasione, e anche dopo, di vedere<br />

molte nuove colleghe. Il nostro obiettivo? Che le donne si<br />

mobilitino ben al di là del 14 giugno!<br />

13


14<br />

Dalle<br />

professioni<br />

Una (mezza) vita per il sindacato<br />

Beatrice Müller: «Ho 64 anni e vado in pensione dopo 24 anni<br />

di lavoro per il sindacato. Ho vissuto molte situazioni difficili,<br />

soprattutto riguardanti le donne<br />

Da quando ho memoria, mi sono sempre<br />

interessata al lavoro. C’è un motivo:<br />

mio padre aveva una piccola impresa<br />

di riscaldamenti speciali che<br />

sviluppava per laboratori di ricerca,<br />

ospedali e altri settori. Erano gli Anni<br />

Sessanta, l’epoca in cui la prima generazione<br />

di casalinghe smise di andare<br />

a lavorare, perché il marito guadagnava<br />

abbastanza per sfamare la famiglia.<br />

Poiché le donne non dovevano più andare<br />

a lavorare (spesso non potevano<br />

nemmeno andarci), fiorì il lavoro a domicilio.<br />

Ne poté beneficiare anche mio<br />

padre, che aveva una solida rete di lavoratrici<br />

a domicilio.<br />

Fin da piccola ho imparato da lui<br />

quanto sia importante trattare le lavoratrici<br />

con rispetto e che le persone devono<br />

sempre essere al centro di ogni<br />

progetto. Da bambina, mi permetteva<br />

di riempire con lui le buste paga gialle<br />

con banconote e monete alla fine di<br />

ogni mese. Poi le consegnavamo personalmente<br />

a tutte le lavoratrici a domicilio.<br />

A 40 anni ho iniziato a lavorare<br />

come segretaria regionale per il settore<br />

della stampa e dei media elettronici<br />

presso il sindacato Comedia. Nel mio<br />

bagaglio di conoscenze avevo le mie<br />

Beatrice Müller con il segretario<br />

centrale Angelo<br />

Zanetti (a sinistra) e Marco<br />

Geissbühler, ex segretario<br />

regionale Media regione<br />

Zurigo / Svizzera<br />

orientale. (© <strong>syndicom</strong>, per<br />

il ritratto in basso © Arts Vivants<br />

Produktionen / Fee Peper)<br />

esperienze di lavoro in diverse redazioni.<br />

Non senza orgoglio, ho anche vissuto<br />

un licenziamento collettivo con tutti<br />

i miei colleghi: ci siamo rifiutati di lavorare<br />

in una redazione intenzionata a<br />

fondersi e che doveva diventare parte<br />

di una grande casa editrice. Volevo difendere<br />

le condizioni di lavoro delle<br />

giornaliste e lottare insieme a loro contro<br />

gli abusi e i trattamenti ingiusti.<br />

L’aspetto particolarmente positivo di<br />

questo lavoro era quando riuscivamo a<br />

ottenere un successo. Ogni conflitto<br />

sul posto di lavoro che poteva essere risolto<br />

in modo amichevole era positivo<br />

per le nostre socie e per noi.<br />

Tuttavia, ci sono stati anche conflitti<br />

gravi che non si sono conclusi positivamente:<br />

licenziamenti individuali<br />

ingiustificati e, nel corso degli anni, licenziamenti<br />

di massa nell’ambito della<br />

massimizzazione dei profitti e della<br />

concentrazione dei media, dove abbiamo<br />

dovuto lottare con le unghie e con i<br />

denti per i piani sociali. Nel migliore<br />

dei casi, un piano sociale poteva attutire<br />

e alleviare le difficoltà immediate<br />

dovute al licenziamento, ma alla fine ci<br />

sono sempre perdenti.<br />

Come mamma di due gemelle, conosco<br />

i problemi che le madri possono<br />

avere sul posto di lavoro. Due casi mi<br />

commuovono ancora oggi: sono casi di<br />

neomamme a cui è stata negata la competenza<br />

professionale dopo il rientro<br />

dal congedo maternità. Una redattrice<br />

di una stazione radio ha perso il suo lavoro<br />

di responsabilità per i programmi<br />

quotidiani, che aveva ricoperto per<br />

anni prima del parto. Il motivo addotto<br />

dal suo superiore era che comunque<br />

avrebbe pensato tutto il giorno solo al<br />

suo bambino. L’altra redattrice lavorava<br />

per un grande quotidiano e prevedeva<br />

di tornare al lavoro all’80% dopo la<br />

nascita del figlio, come era stato pattuito.<br />

Suo figlio è nato però con la sindrome<br />

di Down e lei ha dovuto adattare il<br />

suo carico di lavoro alle nuove circostanze.<br />

Voleva ridurre al 50%, cosa che<br />

però le è stata negata categoricamente<br />

dal caporedattore facendole perdere il<br />

posto.<br />

Casi come questi abbondano e<br />

sono un motivo sufficiente per scendere<br />

in piazza il 14 giugno con tutte le<br />

donne e gli uomini solidali e per inviare<br />

un segnale che siamo ancora lontani<br />

dal vivere la parità nella nostra vita lavorativa<br />

quotidiana.<br />

Nata nel 1959, Beatrice Müller ha<br />

studiato all’Università di Berna.<br />

Dopo aver lavorato per una stazione<br />

radio, un giornale, un’agenzia di<br />

marketing per i media e un ufficio<br />

informazioni governativo, ha iniziato<br />

a lavorare per il sindacato Comedia<br />

nel 1999. Ha lavorato per una<br />

dozzina d’anni come segretaria regionale<br />

per il settore stampa e media<br />

elettronici, per poi passare al dipartimento<br />

comunicazione di<br />

<strong>syndicom</strong>, dove ha lavorato come<br />

web editor presso <strong>syndicom</strong> fino al<br />

suo pensionamento, a fine febbraio.


«Abbiamo ripreso e adattato la carta AwarMess per riflettere<br />

insieme e non tollerare atti e parole discriminatorie» Marie Goy<br />

15<br />

Corrieri in bici anche a 1000 metri<br />

150 ciclisti hanno partecipato alla prima edizione dei campionati<br />

mondiali invernali dei corrieri in bici, tenutisi a La Chaux-de-<br />

Fonds il 10, 11 e 12 febbraio. Era presente anche <strong>syndicom</strong>.<br />

Un momento delle competizioni con lo slittino. (© Marie Goy)<br />

Per sensibilizzare l’opinione pubblica<br />

sulle condizioni di lavoro dei corrieri a<br />

1000 metri di altitudine, l’associazione<br />

WCMWC (Winter Cycle Messenger<br />

World Championships) ha organizzato<br />

un evento inedito: un campionato<br />

mondiale invernale – proprio così –<br />

per corrieri in bicicletta a La Chauxde­Fonds.<br />

Essi fanno anche parte della<br />

cooperativa Cyclone di Neuchâtel.<br />

«Siamo la società di recapito in bicicletta<br />

più alta d’Europa! Volevamo<br />

condividere un aspetto del nostro lavoro<br />

che la maggior parte delle nostre<br />

colleghe non conosce: pedalare su<br />

ghiaccio e neve», esordisce Marie Goy,<br />

corriere di Cyclone e membro del comitato<br />

organizzatore dei campionati.<br />

Un’abilità che è davvero rara: chi ha<br />

mai guidato su pneumatici chiodati? I<br />

circa 150 partecipanti provenienti da<br />

tutta la Svizzera, dalla Francia, dall’Italia,<br />

dalla Germania, dall’Austria,<br />

dall’Ungheria e dall’Inghilterra hanno<br />

gareggiato in uno slalom su un pendio<br />

innevato, in gare di cargo bike e in<br />

eventi di slittino. <strong>syndicom</strong> è stato invitato<br />

a sostenere questo evento.<br />

Condizioni di lavoro difficili<br />

Se estreme erano le condizioni climatiche<br />

a La Chaux­de­Fonds, anche<br />

quelle lavorative non sono facili. La<br />

professione è infatti molto precaria, il<br />

reddito è ancora modesto e la concorrenza<br />

è agguerrita, con aziende che<br />

fanno a gara per accaparrarsi i clienti.<br />

E questa competizione avviene sul<br />

fronte dei prezzi. Come sindacato della<br />

logistica, <strong>syndicom</strong> si è impegnato a<br />

fondo per ottenere un contratto collettivo<br />

di lavoro con le aziende attive nel<br />

recapito in bici. Velokurier, velocité o<br />

Saetta Verde, ad esempio, hanno sottoscritto<br />

un CCL, mentre alcune cooperative<br />

in seno a Cyclone sono membri<br />

individuali.<br />

Marie Goy sottolinea un altro<br />

aspetto importante del suo coinvolgimento<br />

in Cyclone, che il comitato ha<br />

riprodotto durante la manifestazione.<br />

I giochi non erano solo divertenti ma<br />

anche organizzati con un invito alla vigilanza<br />

verso tutti i presenti. «All’interno<br />

della nostra comunità, volevamo<br />

offrire un modello di competizione<br />

che avesse anche qualcosa di festoso.<br />

Tutto era gratuito per rendere l’evento<br />

accessibile a tutti i portafogli. Abbiamo<br />

ripreso e adattato la carta ‘Awar­<br />

Mess’ utilizzata nei precedenti campionati<br />

di Bruxelles e Lucerna per<br />

riflettere insieme e non tollerare atti e<br />

parole discriminatorie. L’atmosfera è<br />

stata fantastica».<br />

Il comitato WCMWC<br />

con Muriel Raemy<br />

Il sito dei campionati<br />

a La Chaux­de­Fonds<br />

Su Instagram fino allo<br />

sciopero... e anche dopo<br />

Melina Schroeter è segretaria regionale settore<br />

Media della Svizzera romanda<br />

La sera del 14 giugno 2021, anniversario<br />

dello sciopero femminista, è apparso<br />

chiaro alle segretarie sindacali<br />

romande di <strong>syndicom</strong>: che si tratti di<br />

una postina, di un’impiegata allo<br />

sportello o di call center, di una giornalista,<br />

di una grafica o di una libraia,<br />

la maggior parte delle nostre preoccupazioni<br />

come lavoratrici sono le stesse.<br />

La conciliazione tra vita privata e<br />

professionale, le molestie, le disuguaglianze<br />

salariali, il sessismo, la previdenza<br />

per la vecchiaia, tutte queste<br />

questioni legate al genere riguardano<br />

tutte le professioni. È nata quindi l’idea<br />

di un gruppo intersettoriale di<br />

donne iscritte a <strong>syndicom</strong>. In questo<br />

anno di un altro grande sciopero femminista,<br />

vogliamo mobilitare le lavoratrici<br />

fino al 14 giugno 2023, in modo<br />

che una nuova ondata viola percorra le<br />

strade svizzere. Fino ad allora saranno<br />

realizzate diverse azioni in vari settori.<br />

L’8 marzo, la giornata internazionale<br />

di lotta per i diritti delle donne, è già<br />

stata l’occasione per una presenza in<br />

diverse aziende. La mobilitazione continuerà<br />

sul campo, durante le riunioni<br />

ma anche sui social network. Il Gruppo<br />

Donne Romandia dispone ora di un<br />

account Instagram (@femmes<strong>syndicom</strong>romandie)<br />

che presenterà le notizie<br />

femministe di <strong>syndicom</strong> e i vari<br />

temi legati alla disuguaglianza. Non<br />

esitate a unirvi a noi. Per essere informate<br />

sulle attività del gruppo, basta<br />

inviare un’e­mail a groupefemmesromandie@<strong>syndicom</strong>.ch.<br />

E poiché insieme<br />

siamo più forti, scendiamo tutte<br />

in piazza il prossimo 14 giugno!


16<br />

Dalle<br />

professioni<br />

«We walk out for those who can’t walk back in!» Slogan di protesta a Google<br />

Proteste contro i tagli a Google<br />

A gennaio la casa madre Alphabet ha annunciato 12mila<br />

licenziamenti in tutto il mondo. Anche nella sede di Zurigo.<br />

Mercoledì 15 marzo, tutti i dipendenti Google in strada per protesta. (© <strong>syndicom</strong>)<br />

Già nel 2018 si era svolto un «walkout»<br />

globale. I dipendenti avevano protestato<br />

contro progetti non etici e si erano<br />

battuti per la trasparenza e l’uguaglianza.<br />

Da qui nacque la necessità di<br />

eleggere a Zurigo nel 2019 una rappresentanza<br />

del personale. In brevissimo<br />

tempo furono raccolte le firme e una<br />

chiara maggioranza di Zoogler diede il<br />

proprio consenso eleggendo il loro<br />

«ER­CH». Dopodiché, insieme ai nostri<br />

membri abbiamo creato una rete,<br />

che presto sarebbe diventata la base<br />

per altre iniziative. L’annuncio del licenziamento<br />

di massa ha stupito molti<br />

e ha portato a un’azione di protesta<br />

a febbraio: 250 dipendenti hanno lasciato<br />

il loro posto di lavoro esprimendo<br />

la loro solidarietà e preoccupazione<br />

con un «walkout». Parallelamente,<br />

la direzione di Google ha svolto discussioni<br />

con la commissione del personale,<br />

l’ER­CH, che a sua volta ha<br />

chiesto il sostegno di <strong>syndicom</strong>.<br />

Enorme solidarietà<br />

In qualità di referente degli Zoogler,<br />

ho vissuto in prima persona gli effetti<br />

del lungo periodo di tensione e di incertezza<br />

sul futuro, soprattutto fra i dipendenti<br />

provenienti da paesi non appartenenti<br />

all’Unione Europea/AELS,<br />

come l’Ucraina o la Russia. Ma allo<br />

stesso tempo ho potuto constatare<br />

quanto sia grande la solidarietà. Quasi<br />

2’500 Zoogler si sono offerti, tra l’altro,<br />

di ridurre volontariamente il loro<br />

carico di lavoro, e un numero considerevole<br />

sarebbe stato persino disposto<br />

a sacrificare il proprio lavoro per evitare<br />

i casi di rigore. Ma tutte le proposte<br />

sono state categoricamente rifiutate<br />

da Google e i licenziamenti sono diventati<br />

effettivi.<br />

Google, don’t be Evil!<br />

In risposta, i nostri membri hanno organizzato<br />

un secondo «walkout» il 15<br />

marzo, durante il quale 400­500 Zoogler<br />

hanno nuovamente abbandonato<br />

il loro posto di lavoro con lo slogan<br />

«We walk out for those who can’t walk<br />

back in», ovvero «Usciamo per coloro<br />

che non possono rientrare».<br />

Dall’annuncio dei licenziamenti di<br />

massa del 20 gennaio, sono in contatto<br />

quotidiano con gli Zoogler via<br />

e­mail, per telefono e di persona. Forniamo<br />

consulenza, organizziamo<br />

eventi informativi e ci occupiamo dei<br />

singoli casi. Ora chiediamo un piano<br />

sociale ben sviluppato e in sostanza<br />

vogliamo che Google non faccia altro<br />

che rispettare il suo stesso slogan e<br />

comportarsi di conseguenza: «Don’t<br />

be evil!», che significa qualcosa come<br />

«non essere malvagio!».<br />

Tammy Balzer<br />

Battersi per<br />

l’uguaglianza di tutti<br />

i generi<br />

Stephanie Vonarburg è responsabile del settore<br />

Media e vicepresidente di <strong>syndicom</strong><br />

Come sindacato, lavoriamo per un migliore<br />

trattamento dei gruppi svantaggiati<br />

o discriminati. Questo è ciò che<br />

chiamiamo «uguaglianza». Ovviamente<br />

il nostro obiettivo è l’uguaglianza verso<br />

l’alto, mai il livellamento verso il basso.<br />

Soprattutto nel mondo del lavoro c’è<br />

molto da fare: sui salari, sulle rendite,<br />

sulla ripartizione del lavoro retribuito e<br />

non retribuito, sul rispetto dell’integrità<br />

fisica e psicologica.<br />

Il gruppo di persone più numeroso<br />

che viene palesemente discriminato<br />

sulla base di una caratteristica – il genere<br />

femminile – è tuttora quello delle<br />

donne, anche se non più principalmente<br />

dal punto di vista legale, ma comunque<br />

di fatto. Queste condizioni ingiuste<br />

nel mondo del lavoro disturbano sempre<br />

più anche gli uomini. Sia come mariti,<br />

parenti o amici di lavoratrici svantaggiate;<br />

sia come uomini che non<br />

vogliono sottostare alle vecchie regole.<br />

O come colleghi sindacalisti che vogliono<br />

lottare per un mondo del lavoro giusto,<br />

secondo la buona tradizione sindacale.<br />

Pertanto, l’anno 2023 non è solo<br />

all’insegna dello sciopero delle donne,<br />

ma anche dello sciopero femminista.<br />

Tutti coloro che si impegnano per questi<br />

obiettivi possono e devono partecipare.<br />

Perché l’uguaglianza di tutti i generi<br />

fa parte del nostro DNA sindacale.<br />

Con il nostro atteggiamento e le nostre<br />

azioni, dimostriamo anche in modo<br />

credibile alle tante giovani donne impegnate<br />

(e ai giovani uomini di mentalità<br />

aperta) che, con noi nel sindacato, sono<br />

nell’organizzazione giusta per rafforzare<br />

insieme le richieste di uguaglianza e<br />

di un mondo (lavorativo) migliore.


«La revisione della LPar è inefficace» Teresa Dos Santos Lima-Matteo<br />

17<br />

Parità salariale, tempo di bilanci<br />

La revisione della legge sulla parità puntava a effettuare analisi<br />

salariali nelle aziende: come è andata? È cambiato qualcosa?<br />

«Siamo la voce delle donne che non ne hanno più», si gridava lo scorso 8 marzo a Losanna (© Brigitte Besson)<br />

Quasi la metà del divario salariale tra<br />

donne e uomini è tuttora «inspiegabile»:<br />

questo «ammanco» di 717 franchi<br />

lordi al mese nel portafoglio delle donne<br />

non può essere spiegato né dall’età,<br />

né dall’istruzione o dalla posizione, né<br />

dal settore economico (v. infografica a<br />

pag. 8). I sindacati e le organizzazioni<br />

femminili hanno espresso il loro disappunto<br />

per questa disparità salariale<br />

in occasione di numerose manifestazioni.<br />

Questa pressione ha portato<br />

alla revisione in Parlamento della legge<br />

sulla parità dei sessi (LPar), entrata<br />

in vigore il 1° luglio 2020. Le aziende<br />

che tra il 1° luglio 2020 e il 30 giugno<br />

2021 impiegavano più di 100 dipendenti<br />

avevano l’obbligo di effettuare<br />

analisi della parità salariale. Potevano<br />

farlo nell’ambito di un partenariato<br />

sociale (ovvero insieme ai sindacati e<br />

alle rappresentanze del personale) oppure<br />

potevano far verificare i risultati<br />

da un organismo esterno. Le società<br />

quotate in borsa hanno tempo fino al<br />

30 giugno 2023 per comunicare i risultati<br />

ai dipendenti e agli azionisti. Se<br />

l’analisi della parità salariale mostra<br />

che questa parità è rispettata, non sarà<br />

necessario effettuare ulteriori analisi<br />

della parità salariale. Le aziende inadempienti<br />

non saranno sanzionate.<br />

Nel 2019, l’Ufficio federale di statistica<br />

ha registrato 601 392 aziende che<br />

contavano 4 570 670 dipendenti. Di<br />

queste, 5’083 imprese occupavano oltre<br />

100 dipendenti, che a loro volta<br />

rappresentavano 2 milioni di lavoratrici<br />

e lavoratori.<br />

Ciò significa che meno dell’1% delle<br />

aziende ha dovuto effettuare l’analisi<br />

sulla parità salariale e che questa<br />

analisi non riguardava nemmeno la<br />

metà dei dipendenti. Pochissime<br />

aziende hanno scelto l’opzione di svolgere<br />

le analisi della parità salariale insieme<br />

ai partner sociali. Ma proprio<br />

questo sarebbe stato assolutamente<br />

necessario per effettuare un esame sostanziale<br />

e creare così trasparenza salariale.<br />

Avrebbe inoltre contribuito a<br />

una maggiore accettazione dei risultati<br />

da parte dei dipendenti. Gli esperti<br />

che si occupano della questione da<br />

anni affermano che la revisione della<br />

LPar è inefficace, che si sa poco dei risultati<br />

e che questi non sono veramente<br />

significativi. Sono curiosa della<br />

prossima valutazione della LPar!<br />

Teresa Dos Santos Lima-Matteo<br />

Apprendistato, quando<br />

il sogno diventa incubo<br />

Jane Bossard è segretaria dei giovani <strong>syndicom</strong><br />

Un lavoro da sogno inizia con l’apprendistato.<br />

Ma cosa succede se il sogno<br />

diventa un incubo?<br />

Circa un terzo di tutti gli apprendisti<br />

in Svizzera è vittima di molestie sessuali<br />

sul posto di lavoro durante l’apprendistato.<br />

Questi dati non sono<br />

nuovi e possono essere evinti da un<br />

sondaggio svolto da Unia nel 2019. Anche<br />

l’istituto gfs.bern ha svolto nel<br />

2019 un sondaggio rappresentativo al<br />

riguardo con l’obiettivo di individuare<br />

la frequenza con cui donne e uomini<br />

svizzeri sono vittime di molestie sessuali<br />

sul lavoro. Il 95 per cento di tutte<br />

le vittime si identificano come donne.<br />

Ebbene, anche in questo caso la media<br />

delle molestie sessuali è risultata del<br />

33 per cento di tutti gli intervistati.<br />

Gli apprendisti sono quindi in linea<br />

con la media. Questo dato non è<br />

sorprendente, ma comunque tragico.<br />

Poiché gli apprendisti non sono lavoratori<br />

normali. Essi si trovano in un<br />

rapporto di dipendenza con l’azienda<br />

di formazione, i loro formatori e gli insegnanti<br />

delle scuole professionali. Si<br />

sfruttano le relazioni di potere e gli<br />

apprendisti sono la parte debole della<br />

catena. È proprio questo l’inizio della<br />

vita lavorativa?<br />

Vorremmo credere che la situazione<br />

sia migliorata negli ultimi quattro<br />

anni. Non è possibile dimostrarlo,<br />

perché purtroppo non sono disponibili<br />

dati più recenti. Non è nemmeno<br />

possibile verificare se la situazione sia<br />

migliore per gli stagisti, perché non è<br />

mai stata condotta un’indagine di<br />

questo tipo.<br />

Non importa se le vittime sono<br />

molte o poche. Ogni singola vittima è<br />

una di troppo, gli apprendisti devono<br />

essere tutelati. Chiediamo tolleranza<br />

zero nei confronti delle molestie sessuali<br />

sul posto di lavoro! È il momento<br />

di agire e di reagire. Scendiamo in<br />

piazza insieme il 14 giugno per lo sciopero<br />

delle donne e chiediamo una migliore<br />

protezione contro le molestie<br />

sessuali, le aggressioni e le violenze<br />

sessuali.


18 Politica<br />

Donne in marcia<br />

per il cambiamento<br />

Ogni giorno, dal 1° aprile al 22 aprile, le donne di tutta la<br />

Svizzera marceranno da Ginevra a Berna per rivendicare delle<br />

misure contro il cambiamento climatico. Veronica Fernandez<br />

Mendez, responsabile delle pari opportunità presso UNI<br />

Global Union, ci parla della Marche Bleue.<br />

Testo: Veronica Fernandez Mendez<br />

Foto: Brigitte Besson<br />

In veste di sindacaliste, conosciamo<br />

il potere dell’azione collettiva.<br />

Come donne, siamo abituate a lottare<br />

per tutelare i nostri diritti. Oggi,<br />

ci troviamo di fronte alla più grande<br />

sfida di tutti i tempi – il cambiamento<br />

climatico – che non minaccia solo<br />

i lavoratori, non solo le donne, ma<br />

l’intera umanità.<br />

La crisi climatica non è uno<br />

scenario futuristico. È più attuale<br />

che mai. È intorno a noi. In Svizzera,<br />

abbiamo registrato temperature<br />

record in estate e una siccità senza<br />

precedenti in inverno. Eventi meteorologici<br />

estremi si verificano in tutto<br />

il mondo, settimana dopo settimana.<br />

La nostra dipendenza dai combustibili<br />

fossili e l’inoperosità dei<br />

governanti ci hanno spinto verso il<br />

collasso climatico. È giunta l’ora<br />

di un cambiamento radicale. È ora<br />

che le donne manifestino la loro<br />

protesta.<br />

L’impatto della Svizzera<br />

Quando le donne marciano insieme,<br />

inviano un messaggio potente, un<br />

messaggio di solidarietà, di forza e<br />

di determinazione. La Marche<br />

Bleue, blu come il nostro pianeta, riunirà<br />

le donne di tutto il paese per<br />

parlare con una sola voce e chiedere<br />

al Governo di intraprendere azioni<br />

concrete per ridurre le emissioni di<br />

carbonio e proteggere il nostro ambiente<br />

naturale.<br />

Sebbene sia vero che la Svizzera<br />

emette meno dello 0,1 per cento delle<br />

emissioni globali di CO2, un rapporto<br />

pubblicato l’anno scorso dalla<br />

società di consulenza McKinsey ha<br />

rilevato che le merci importate, per<br />

non parlare delle multinazionali<br />

con sede in Svizzera le cui attività si<br />

svolgono principalmente all’estero,<br />

hanno un’influenza indiretta stimata<br />

dal 2 al 3 per cento delle emissioni<br />

globali di CO2, ponendo la Svizzera<br />

alla pari di paesi come Indonesia,<br />

Giappone e Brasile.<br />

Le conseguenze di queste emissioni<br />

hanno ovviamente un impatto<br />

sulla Svizzera, ma anche sulle perso-<br />

Serata di lancio della Marche Bleue, il 18 gennaio scorso al Palais de Rumine, a Losanna (© Gabrielle Besenval et Brigitte Besson / La Marche Bleue)


«Quando le donne manifestano insieme,<br />

inviano un messaggio potente di solidarietà,<br />

di forza e di determinazione»<br />

19<br />

Veronica Fernandez Mendez,<br />

responsabile pari opportunità a UNI Global Union<br />

ne di tutto il mondo, soprattutto sulle<br />

donne. Il cambiamento climatico<br />

si aggiunge alle disuguaglianze di<br />

genere preesistenti e colpisce la sicurezza<br />

e i mezzi di sussistenza delle<br />

donne. Le Nazioni Unite stimano<br />

che l’80 per cento degli sfollati a<br />

causa del cambiamento climatico<br />

sono donne. Quando le donne e le<br />

ragazze vengono sfollate, è più probabile<br />

che siano vittime di violenze<br />

sessuali, traffico di esseri umani e<br />

matrimoni forzati o di bambine.<br />

La crisi climatica sta mettendo<br />

a dura prova i fondi pubblici e aumenta<br />

il carico di lavoro delle donne<br />

che svolgono lavori essenziali ma<br />

poco retribuiti, come il lavoro assistenziale.<br />

Questo aumenta la pressione<br />

sulle lavoratrici che dominano<br />

il settore dell’assistenza retribuita, e<br />

aumenta anche il peso sulle donne<br />

che non sono nel mercato del lavoro<br />

e che si assumono la maggior parte<br />

delle responsabilità di assistenza.<br />

Agenti del cambiamento<br />

In tutto il mondo, le donne sono in<br />

prima linea nella lotta contro il<br />

cambiamento climatico. Giovani<br />

donne come Greta Thunberg, leader<br />

internazionali come Christiana Figueres<br />

e sostenitrici dell’Amazzonia<br />

indigena come Marina Silva.<br />

Analogamente a queste figure<br />

pubbliche, migliaia di donne si<br />

stanno mobilitando sul campo.<br />

Quando a guidare sono le donne,<br />

lo fanno piazzando la collettività al<br />

centro e assicurano che sia protetta<br />

a lungo termine.<br />

Le politiche a breve termine,<br />

combinate con l’avidità sfrenata<br />

delle aziende e gli squilibri del potere<br />

economico, politico e dei lavoratori<br />

sono tutti fattori che determinano<br />

il cambiamento climatico. Dei<br />

sindacati forti sono un modo per<br />

controllare le aziende e riequilibrare<br />

il potere per creare una società<br />

più equa. Non può esserci giustizia<br />

climatica senza giustizia sociale.<br />

Noi di UNI Global Union chiediamo<br />

una giusta transizione verso<br />

un futuro sostenibile che garantisca<br />

che nessun lavoratore venga lasciato<br />

indietro. Molti dei nostri sindacati<br />

affiliati in 150 paesi del mondo<br />

stanno intervenendo sugli effetti<br />

del cambiamento climatico sui loro<br />

membri, che si tratti di temperature<br />

troppo elevate sul posto di lavoro,<br />

dell’impennata dei prezzi o di eventi<br />

meteorologici devastanti.<br />

In seno a UNI Global Union<br />

stiamo lavorando con i nostri affiliati<br />

del settore postale e logistico per<br />

rendere il servizio postale più ecologico<br />

e sostenibile. Nel settore dei<br />

media e dell’intrattenimento, stiamo<br />

elaborando delle linee guida su<br />

come migliorare la sostenibilità ambientale<br />

della produzione cinematografica<br />

e televisiva, aprendo al contempo<br />

un dialogo sociale per<br />

concretizzare i cambiamenti richiesti<br />

da questa transizione nei luoghi<br />

e nelle condizioni di lavoro. In Europa,<br />

pubblicheremo delle raccomandazioni<br />

per i sindacati su come dare<br />

forma alla transizione ecologica e<br />

digitale nel settore del commercio.<br />

Tutti noi possiamo e dobbiamo svolgere<br />

un ruolo nella protezione del<br />

nostro pianeta.<br />

Una marcia di speranza<br />

Le temperature stanno aumentando<br />

a un ritmo allarmante, ma non è<br />

troppo tardi per agire. L’economista<br />

ecologica Julia Steinberger, una delle<br />

quattro fondatrici della Marche<br />

Bleue, afferma: «Abbiamo tutte le<br />

conoscenze scientifiche e le soluzioni<br />

tecnologiche necessarie per affrontare<br />

le sfide del clima, della biodiversità<br />

e di altri limiti globali».<br />

Non resta che passare all’azione.<br />

Lungi dall’essere una semplice<br />

marcia di protesta, la Marche Bleue<br />

è perciò anche una marcia della speranza.<br />

Lotte<br />

convergenti<br />

«Distruggiamo il patriarcato, non il<br />

clima». È dietro questo striscione<br />

viola che molte attiviste hanno marciato<br />

lo scorso 8 marzo. Per le giovani<br />

donne che scandivano questo<br />

slogan, la loro presenza a questa<br />

marcia per la Giornata internazionale<br />

dei diritti della donna era una<br />

cosa ovvia. La natura complementare<br />

delle loro lotte non è sempre ben<br />

compresa. «Non stiamo parlando<br />

solo di decarbonizzazione o di lotta<br />

contro il riscaldamento globale, ma<br />

di un progetto più globale per una<br />

società diversa», dicono.<br />

La loro angoscia di fronte alla<br />

catastrofe climatica in corso mostra<br />

fino a che punto la nostra economia,<br />

che considera le risorse naturali e il<br />

lavoro assistenziale come gratuiti e<br />

illimitati, sia sulla strada sbagliata.<br />

La posta in gioco in questa lotta non<br />

sono solo pensioni giuste, l’equa<br />

distribuzione del lavoro e dei salari,<br />

o il rispetto delle identità e dei corpi,<br />

ma una visione del mondo e del futuro:<br />

o integriamo davvero le questioni<br />

ecologiche nelle nostre vite e<br />

nei nostri lavori, o continuiamo sulla<br />

strada spietata di questo capitalismo<br />

distruttivo. Quindi, marciare<br />

insieme all’insegna del «blu», o in<br />

occasione del prossimo sciopero<br />

femminista, può trasformare le nostre<br />

paure e frustrazioni in un’azione<br />

positiva. È indispensabile per<br />

realizzare i cambiamenti che auspichiamo.<br />

Mettiamoci in marcia, con i<br />

piedi ben piantati su questa Terra<br />

che vogliamo sia bella, sana, gioiosa<br />

e giusta.<br />

Muriel Raemy<br />

La Marche Bleue


20 Politica<br />

Scorporare UBS, subito!<br />

Lo Stato si prende un rischio<br />

enorme nell’operazione di<br />

riacquisto di Credit Suisse da<br />

parte di UBS. Chi ne trarrà<br />

vantaggio alla fine? L’UBS,<br />

una banca già salvata con i<br />

nostri soldi quindici anni fa.<br />

Testo: Oliver Fahrni<br />

Disegno: Patrick Chappatte per NZZ<br />

am Sonntag<br />

Saremo anche buoni, ma non siamo<br />

stupidi. A garantire il pacchetto di<br />

206 miliardi per la megafusione<br />

UBS-Credit Suisse è stata la ministra<br />

PLR delle finanze, che allo stesso<br />

tempo sta tagliando la nostra AVS e<br />

le nostre rendite. Tutti coloro che<br />

seguono la piazza finanziaria sapevano<br />

quanto fosse disastrata la situazione<br />

di questa banca dall’antica<br />

tradizione. Non solo perché è coinvolta<br />

in innumerevoli scandali, per i<br />

quali ha dovuto pagare finora 15,7<br />

miliardi di franchi in multe e spese<br />

legali, e per i quali il Consiglio federale<br />

ha ora aggiunto altri 9 miliardi<br />

di garanzia a UBS. E non solo perché<br />

ha pagato più bonus e dividendi di<br />

quanto abbia guadagnato.<br />

Non c’era bisogno di conoscenze<br />

«insider» per capire in quale stato<br />

fosse Credit Suisse. La Borsa svizzera<br />

SIX, che registra le «transazioni<br />

dei dirigenti», già lo scorso autunno<br />

mostrava che gli stessi dirigenti di<br />

CS stavano vendendo i loro pacchetti<br />

azionari. Ecco quanta fiducia avevano<br />

nella loro strategia del «New<br />

Credit Suisse».<br />

Capitalismo da casinò<br />

Quando, com’è successo a marzo,<br />

vengono prelevati da una banca in<br />

poche ore quasi 40 miliardi di franchi,<br />

non sono i piccoli risparmiatori<br />

ad aver liquidato i loro libretti di risparmio<br />

(«bank run»). Erano all’opera<br />

i grandi investitori, i fondi finanziari,<br />

le compagnie di assicurazione,<br />

le banche. Conoscevano i rischi di<br />

CS e ne anticipavano il crollo. La<br />

FINMA sostiene che la banca era solidamente<br />

finanziata. Ma non lo era.<br />

I libri contabili di CS contengono<br />

scommesse finanziarie per oltre 22<br />

volte la somma di bilancio ufficiale.<br />

Un rischio scoperto e stratosferico.<br />

Denaro pubblico per salvare CS: in Svizzera, il socialismo c’è solo per le grandi banche.<br />

Per prevenire questo rischio di accumulazione,<br />

diversi economisti e politici<br />

hanno chiesto di rafforzare la<br />

regolamentazione del «too big to<br />

fail», separando le diverse attività<br />

bancarie. E dividere quindi UBS in<br />

una banca commerciale, una banca<br />

d’investimento (che può fallire) e<br />

una società di gestione patrimoniale.<br />

Ma soprattutto vietare i «derivati»<br />

(prodotti finanziari, come delle<br />

scommesse speculative, che hanno<br />

di fatto portato alla crisi economica<br />

del 2008) e i trading per conto proprio...<br />

Ma la maggioranza di destra<br />

si è sempre opposta.<br />

Le stesse ricette immaginate<br />

dalla stessa cricca di uomini e donne<br />

onnipotenti. Risultato? Oggi le<br />

banche centrali hanno aumentato i<br />

tassi d’interesse per frenare l’inflazione<br />

(un’altra falsa dottrina). L’inflazione<br />

rimane, ma il capitale ridistribuisce<br />

i suoi investimenti. Ciò è<br />

stato alla base del fallimento della<br />

Silicon Valley Bank, e ha accelerato<br />

anche la vertiginosa caduta di Credit<br />

Suisse. Dopo il fallimento di<br />

quattro banche, si è innescata un’attività<br />

frenetica di crisi globale. E la<br />

fusione di Zurigo è stata l’ultimo<br />

atto.<br />

Immaginiamo per un momento<br />

se il Consiglio federale avesse destinato<br />

i 206 miliardi (garantiti per la<br />

megafusione UBS-Credit Suisse) alla<br />

ristrutturazione ecologica, alla formazione<br />

e alla creazione di 150mila<br />

posti di lavoro. Quando si tratta di<br />

sostenere i più deboli, di soldi non<br />

ce ne sono mai. Eppure in questo<br />

caso, la Confederazione corre in<br />

soccorso di una banca che da sola<br />

pesa più del doppio del PIL della<br />

Svizzera, un mostro che detta legge<br />

su posti di lavoro, denaro e investimenti.<br />

Resta da indagare sulle perdite<br />

delle casse pensioni che avevano<br />

investito attraverso Credit Suisse.<br />

10 mila bancari rischiano di perdere<br />

il loro posto di lavoro. Chi lo sa: può<br />

darsi che il personale della banca<br />

minacciato si rinfreschi la memoria.<br />

Lo sciopero del personale bancario<br />

di Zurigo nel settembre 1918 fu un<br />

passo importante verso il grande<br />

sciopero nazionale. E nel 2023?


Diritto e diritti<br />

21<br />

Spettabile servizio giudirico,<br />

lavoro come segretaria in un’azienda.<br />

La Posta viene a ritirare le lettere<br />

alle ore 16.00. Le lettere che arrivano<br />

dopo devono essere portate dalle<br />

segretarie all’ufficio postale il giorno<br />

stesso. Quando è il mio turno, il mio<br />

teamleader mi fa sistematicamente<br />

aspettare le sue lettere. Quando i<br />

miei colleghi se ne vanno, mi invita<br />

nel suo ufficio per darmi presunte<br />

istruzioni su come lavorare e lì si<br />

siede accanto a me in modo da provocare<br />

un contatto fisico. A volte mi<br />

mette la mano sulla gamba e mi dice<br />

cose come: «Le gonne ti stanno meglio»,<br />

«se vuoi avere successo devi<br />

essere brava con me». Il mio capo ha<br />

il diritto di comportarsi così?<br />

Risponde il servizio giuridico di <strong>syndicom</strong><br />

Il fatto che il tuo capo ti chieda di rimanere in ufficio per un<br />

ultimo invio che deve partire il giorno stesso non è di per sé vietato,<br />

in virtù del suo diritto di dare istruzioni speciali (art. 321d<br />

CO). Tuttavia, nell’avvalersi di questo diritto, deve rispettare la<br />

tua personalità. Secondo l’art. 328 CO, il datore di lavoro deve<br />

proteggere e rispettare la personalità del dipendente nel rapporto<br />

di lavoro. In particolare, deve garantire che le/i dipendenti<br />

non subiscano molestie sessuali e che non siano svantaggiate/i<br />

da tali atti. I comportamenti del tuo capo non sono solo molestie<br />

sessuali, ma sono anche atti discriminatori (art. 4 LPar). Violano<br />

i tuoi diritti della personalità e sono proibiti.<br />

Posso denunciarlo? Temo che nessuno<br />

mi creda, perché succede quando<br />

non c’è nessuno. Ho paura di essere<br />

licenziata. Come devo reagire?<br />

Se vengo licenziata, quali sono i<br />

miei diritti?<br />

Devi dire chiaramente al tuo capo, verbalmente e per iscritto,<br />

che non accetti i suoi comportamenti e chiedergli di smettere;<br />

altrimenti lo denunceresti. Poi, informa immediatamente la persona<br />

di fiducia secondo le linee guida dell’azienda o, se non ci<br />

sono, il superiore gerarchico. È anche molto importante annotare<br />

per iscritto tutto ciò che ti capita con il tuo capo diretto<br />

(date, gesti, parole, luogo ecc.); informa <strong>syndicom</strong> o un/una collega<br />

di fiducia, a scopo di prova, e conserva tutti questi elementi,<br />

anche se tale comportamento dovesse cessare.<br />

Un tale licenziamento sarebbe abusivo ai sensi dell’art. 336 CO –<br />

e tu potresti contestarlo e chiedere un risarcimento di 6 mesi di<br />

salario (art. 336a CO) –, ma anche discriminatorio ai sensi<br />

dell’art. 4 LPar; in quest’ultimo caso, l’autorità può annullare il<br />

licenziamento e ordinare la ripresa del rapporto di lavoro (art. 10<br />

LPar). Durante l’intera procedura, saresti protetta dal licenziamento<br />

fino a 6 mesi dopo la fine della procedura, che può durare<br />

due anni o oltre. Tuttavia, se non volessi tornare al lavoro, potresti<br />

rinunciare all’annullamento del licenziamento e chiedere un<br />

risarcimento ai sensi dell’art. 336a CO.<br />

Le precedenti rubriche<br />

su internet


22 Rubriche<br />

Idee<br />

I 75 anni di Movendo<br />

Sola contro tutti<br />

© Filmcoopi © Fontana Edizioni<br />

Canonica, in anticipo sui tempi<br />

Nel 2021, a causa della pandemia,<br />

l’istituto di formazione sindacale<br />

Movendo non ha potuto celebrare<br />

adeguatamente il suo 75° anniversario.<br />

Ma c’è stato, per così dire, anche<br />

«il lato positivo del Covid», con il<br />

moltiplicarsi delle offerte digitali.<br />

L’esperienza della digitalizzazione<br />

ha generato nuove idee e ha dimostrato<br />

il potenziale dei formati misti.<br />

Per gli iscritti al sindacato, ciò<br />

significa in particolare una maggiore<br />

flessibilità. Come spiega Vincent<br />

Vernez, responsabile della formazione<br />

nella Svizzera romanda: «Siamo<br />

diventati più agili e siamo in grado,<br />

ad esempio, di organizzare un<br />

webinar per rispondere agli eventi<br />

attuali rilevanti per il sindacato.<br />

Con il nostro programma annuale, i<br />

tempi di realizzazione sono molto<br />

lunghi e complessi. Ora, invece,<br />

quando ci troviamo di fronte a eventi<br />

politici rilevanti (come ad esempio<br />

le campagne dell’USS) siamo in<br />

grado di reagire rapidamente in<br />

modo digitale e offrire corsi tematici<br />

corrispondenti». Con i nuovi contenuti<br />

digitali, Movendo intende<br />

raggiungere nuovi gruppi target, in<br />

particolare le lavoratrici e i lavoratori<br />

più giovani, per motivarli a iscriversi<br />

al sindacato.<br />

Nata nel 1946 come «scuola dei lavoratori»,<br />

Movendo ha festeggiato i<br />

suoi 75 anni con un nuovo sito web<br />

e una pubblicazione digitale curata<br />

dallo storico Adrian Zimmermann.<br />

Tra i testi delle diverse epoche si<br />

possono scoprire numerosi documenti<br />

storici e fotografie. La pubblicazione<br />

elettronica commemorativa<br />

è introdotta da ritratti video di diplomati<br />

e responsabili dell’istruzione<br />

che hanno vissuto e contribuito a<br />

plasmare la storia della scuola dei<br />

lavoratori.<br />

Nick Manouk<br />

La storia di movendo (in francese)<br />

arbeiterschule.ch/wsp/fr/zeitreise<br />

L’ultimo lungometraggio di Jean-<br />

Paul Salomé, «La Syndicaliste», racconta<br />

la storia dell’aggressione a<br />

Maureen Kearney, ex delegata della<br />

CFDT (il più grande sindacato francese)<br />

presso Areva. Nel 2012, aveva<br />

denunciato un accordo segreto con<br />

la Cina che minacciava 50mila posti<br />

di lavoro nell’industria nucleare e la<br />

sovranità energetica francese. La<br />

sindacalista subì varie pressioni e<br />

intimidazioni, e poi un’aggressione<br />

violenta a casa sua. E il suo incubo<br />

era appena agli inizi: incolpata di<br />

fantasticare, fu accusata e dichiarata<br />

colpevole, prima di essere scagionata<br />

in appello.<br />

Pur facendo riferimento all’inchiesta<br />

della giornalista Caroline<br />

Michel-Aguirre, il regista Jean-Paul<br />

Salomé è più interessato alla «dimensione<br />

intima» e al ritratto del<br />

personaggio, affidato a Isabelle<br />

Huppert. «La Syndicaliste» si concentra<br />

quindi sul calvario della sindacalista,<br />

per sottolineare il suo carattere<br />

sessista. Oltre<br />

all’aggressione vera e propria (un<br />

coltello conficcato nella vagina per<br />

il manico), è seguita la violenza ginecologica<br />

(tre esami in una settimana).<br />

E poi, come nella maggior<br />

parte delle vittime di stupro, Maureen<br />

Kearney non verrà creduta.<br />

L’approccio è rilevante, ma fa<br />

passare in secondo piano le questioni<br />

industriali e politiche. Infine, il<br />

film soffre del confronto con altri<br />

due lungometraggi interpretati da<br />

Isabelle Huppert e molto più espressivi:<br />

«Elle» di Paul Verhoeven, per la<br />

sua protagonista violentata, e «L’Ivresse<br />

du pouvoir» di Claude Chabrol,<br />

in cui l’attrice interpretava il<br />

giudice istruttore nel caso ELF.<br />

Mathieu Loewer<br />

Jean-Paul Salomé, La syndacaliste, con<br />

Isabelle Huppert, filmcoopi.ch<br />

«Infine la mitizzazione della pace<br />

del lavoro ha concorso a smorzare i<br />

più naturali impulsi dell’azione sindacale».<br />

Sono le parole di Ezio Canonica<br />

contenute nel testo “Autocritica<br />

sindacale” pubblicato sull’Annuario<br />

1973 della Nuova Società<br />

Elvetica. E fedelmente riportato in<br />

un’agile pubblicazione dedicata<br />

all’uomo, al politico e al sindacalista.<br />

Grazie ai contributi di Angelo<br />

Rossi, Marco Tognola, Giampiero<br />

Storelli e Edy Ghirlanda, la figura di<br />

Canonica emerge in modo chiaro ed<br />

essenziale. Ciò che colpisce è sicuramente<br />

il percorso sindacale di Canonica<br />

che a Zurigo, dove assume il<br />

ruolo di segretario centrale del sindacato<br />

degli edili e del legno, trova<br />

terreno fertile per lo sviluppo della<br />

sua carriera, che lo porterà ad assumere<br />

anche cariche nazionali ed europee.<br />

Ma è indubbiamente la sua<br />

acuta capacità di analisi a essere<br />

molto attuale. Basti davvero riprendere<br />

l’incipit di questa breve recensione<br />

per comprendere quanto fosse<br />

visionario. Perché la crisi del<br />

sindacato e della rappresentatività<br />

sindacale, l’aveva già descritta negli<br />

anni Settanta. E nel suo discorso di<br />

investitura come presidente<br />

dell’USS (2 aprile 1973) precisa il<br />

suo pensiero, affermando che «le<br />

sue riserve non toccano il principio<br />

della pace del lavoro, bensì la sua<br />

concezione assoluta». Una riflessione<br />

più che mai attuale in un contesto,<br />

come quello del lavoro dei giorni<br />

nostri, caratterizzato da una<br />

crescente conflittualità e dalla trasformazione<br />

del sistema produttivo<br />

che richiede – inevitabilmente – un<br />

ripensamento dell’azione sindacale<br />

e della presenza suoi luoghi del lavoro.<br />

Digitalizzazione, forme di lavoro<br />

atipiche e precarie, uberizzazione<br />

rappresentano una nuova<br />

frontiera sindacale a cui occorrerà<br />

rispondere.<br />

Françoise Gehring<br />

Ezio Canonica, a cura di Marco Tognola,<br />

edizioni Fontana, fontanaedizioni.ch


1000 parole<br />

La matita di Ruedi Widmer<br />

23


24 Eventi 8 marzo, prova generale dello sciopero femminista del 14 giugno<br />

2<br />

1<br />

3<br />

4<br />

5<br />

6


1. Patrizia Mordini (al centro.), Stefanie Fürst e Mike Bolettieri in visita a diverse librerie a Berna (© <strong>syndicom</strong>)<br />

2. L’assemblea dei delegati del settore Logistica sotto il segno della Giornata internazionale dei diritti delle donne (© <strong>syndicom</strong>)<br />

3. Virginie Zürcher (a destra) e Nicolas Irus (a sinistra) con le socie <strong>syndicom</strong> alla Posta di Losanna (© <strong>syndicom</strong>)<br />

4. L’assemblea della sezione Ticino e Moesano si è tenuta il 6 marzo con il pensiero rivolto allo sciopero femminista (© <strong>syndicom</strong>)<br />

5. Da sinistra, Patrizia Mordini, Ingrid Kaufmann e Vania Alleva alle assise nazionali dello sciopero femminista, il 4 marzo a Friburgo (© <strong>syndicom</strong>)<br />

6. Sema Ogan, segretaria regionale ICT della regione Berna, nella sede di Swisscom a Berna (© <strong>syndicom</strong>)<br />

7-8. Manifestazione per l’8 marzo a Losanna (© Brigitte Besson)<br />

9. Seminario di formazione per il personale di fiducia a Sessa, il 14 marzo (© <strong>syndicom</strong>)<br />

10. Assemblea della sezione Stampa e media elettronici Berna, lo scorso 17 marzo (© <strong>syndicom</strong>)<br />

11. Dibattito a Swisscom in occasione della Giornata internazionale dei diritti delle donne (© <strong>syndicom</strong>)<br />

12. Il Gruppo d’interesse Giovani di <strong>syndicom</strong> in visita a skyguide, il 20 febbraio a Dübendorf (© <strong>syndicom</strong>)<br />

25<br />

ERRATA CORRIGE: nello scorso numero la foto con didascalia “Zahra Rahzavi” raffigurava invece Fatima Lee. Ci scusiamo con le lettrici e le interessate.<br />

7<br />

8<br />

9<br />

10<br />

11<br />

12


26<br />

Tutti allo<br />

sciopero<br />

Il 14 giugno andrò in piazza perché...<br />

«I tagli di personale nella mia azienda<br />

negli ultimi mesi hanno soprattutto<br />

toccato le donne» Jacques<br />

«Ci prendono per scemi! La riforma<br />

dell’AVS mi ha fatto venire l’ulcera!»<br />

Miro<br />

«È inaccettabile constatare la riduzione delle<br />

percentuali di lavoro delle donne quando<br />

diventano mamme, mentre prima lavoravano a<br />

tempo pieno» Daniel<br />

«Perché le donne hanno bisogno del nostro<br />

sostegno morale per avere la parità su tutto»<br />

Arrigo<br />

«Per tutte le violenze consumate su di lei, per tutte le<br />

umiliazioni che ha subito, per il suo corpo e il suo lavoro<br />

sfruttato, per la sua intelligenza che abbiamo calpestato,<br />

per l’ignoranza in cui l’abbiamo lasciata, per la libertà<br />

che le abbiamo negato, per la sua bocca che le abbiamo<br />

tappato, per la sua anima che abbiamo incatenato e<br />

le sue ali tarpato, per tutto questo: in piedi, uomini, al<br />

fianco di una donna!» Rocco<br />

«Lottiamo contro il sistema, perché tutti possano<br />

vincere. Non facciamo soltanto avanzare i diritti<br />

di alcune persone, ma facciamo evolvere<br />

tutta la società nel suo insieme» Martin<br />

«Solo con la solidarietà, l’indignazione<br />

e la mobilitazione potremo<br />

sconfiggere le ingiustizie e le disuguaglianze<br />

della nostra società»<br />

Nicola<br />

«Voglio sostenere mia moglie.<br />

A me toccherà lavorare e non mi<br />

potrò liberare quel giorno. Ma se<br />

potessi, andrei a manifestare al<br />

suo fianco» Pierre<br />

«È una questione di principio.<br />

La parità tra i sessi è attesa da<br />

troppo tempo nella storia.<br />

Soprattutto in Svizzera, dobbiamo<br />

avanzare. Possiamo permettercelo<br />

e dare l’esempio» Taddeus<br />

Seguiteci sui social!


Impressum<br />

Redazione: Muriel Raemy e Giovanni Valerio<br />

(responsabili), Catalina Gajardo, Rieke Krüger<br />

Tel. 058 817 18 18, redazione@<strong>syndicom</strong>.ch<br />

Traduzioni: Alleva Translations, Alexandrine Bieri<br />

Correzione bozze: Petra Demarchi<br />

Illustrazioni: Katja Leudolph<br />

Layout e stampa: Stämpfli Kommunikation, Berna<br />

Notifica cambi di indirizzo: <strong>syndicom</strong>, Adressverwaltung,<br />

Monbijoustrasse 33, CP, 3001 Berna<br />

Tel. 058 817 18 18, Fax 058 817 18 17<br />

Inserzioni: priska.zuercher@<strong>syndicom</strong>.ch<br />

Abbonamenti: info@<strong>syndicom</strong>.com<br />

Gratis per i soci. Per gli altri: Fr. 35.­ (estero: 50.­)<br />

27<br />

Editore: <strong>syndicom</strong> – sindacato dei media<br />

e della comunicazione, Monbijoustrasse 33,<br />

CP, 3001 Berna<br />

La <strong>rivista</strong> <strong>syndicom</strong> esce sei volte l’anno.<br />

Il prossimo numero uscirà il 15 giugno 2023.<br />

I termini riportati al femminile, laddove ambivalenti,<br />

sottintendono sempre il genere maschile.<br />

Il cruciverba di <strong>syndicom</strong><br />

In palio 100 grammi d’argento sotto<br />

forma di lingotti offerti da Banca Cler.<br />

La soluzione sarà pubblicata sul prossimo<br />

numero insieme al nome del vincitore.<br />

Non è previsto alcuno scambio di corrispondenza<br />

sul concorso. Sono escluse<br />

le vie legali. Inviare la soluzione entro il<br />

30 aprile a <strong>syndicom</strong>, via Genzana 2,<br />

6900 Massagno oppure per mail:<br />

info@<strong>syndicom</strong>.ch<br />

La soluzione del cruciverba dello scorso<br />

numero è INTEGRAZIONE. La vincitrice è<br />

Eliane Martinenghi di Canobbio, a cui va<br />

in premio una tessera HotelCard.<br />

Congratulazioni!<br />

Pubblicità<br />

14. GIUGNO 2023<br />

SCIOPERO<br />

FEMMINISTA<br />

scioperodelledonne.ch<br />

Chiediamo rispetto, più tempo<br />

e più salario! La parità ora!


28<br />

Un lavoro,<br />

una vita<br />

Shiva Khosravi: «Per le donne iraniane<br />

nulla è dato per scontato<br />

Shiva Khosravi è nata in Iran nel 1987.<br />

Seguendo i desideri di suo padre e della<br />

sua famiglia, ha studiato biologia nel<br />

suo paese di origine e poi, una volta<br />

arrivata in Svizzera, ha proseguito gli<br />

studi in relazioni internazionali. È qui<br />

che Shiva, scoprendo un’altra realtà e<br />

stanca di seguire i desideri degli altri,<br />

inizia ad ascoltare i propri: abbandona<br />

gli studi in relazioni internazionali per<br />

dedicarsi alle arti visive a Ginevra. Termina<br />

il suo master nel 2020, dopo anni<br />

difficili in cui ha dovuto conciliare<br />

studio e lavoro. Oggi è un’artista e,<br />

attraverso il suo lavoro, anche un’attivista.<br />

Si batte per i diritti delle donne,<br />

dando loro una nuova voce in Occidente,<br />

in mezzo a un femminismo che a<br />

volte è un po’ troppo borghese e lontano<br />

dalle esigenze concrete delle donne<br />

altrove. È socia di <strong>syndicom</strong>.<br />

Testo: Elena Rusca<br />

Foto: Jean-Patrick Di Silvestro<br />

«Non lasciate<br />

che i vostri capelli<br />

siano mossi dal vento»<br />

Fin da quando ero piccola, non volevo<br />

essere una bambina. Mio padre<br />

voleva un figlio che potesse portare<br />

avanti il suo nome nell’albero genealogico,<br />

ma ha solo avuto le mie sorelle<br />

e me. Di conseguenza, mi sentivo<br />

respinta e rifiutavo di essere me stessa.<br />

Diventare una donna è stato un<br />

vero incubo.<br />

I miei interessi sono sempre stati<br />

l’arte, il teatro e l’uguaglianza tra<br />

uomini e donne. Purtroppo, in Iran,<br />

l’arte è vista molto male. È opinione<br />

comune che siano i giovani che non<br />

vanno bene a scuola a dedicarsi a<br />

queste attività. Nella mia famiglia ci<br />

sono donne ingegnere e medici, ma<br />

non artiste; a mio padre non piace<br />

dire che io sono una di queste artiste.<br />

Non sono arrivata in Svizzera per<br />

caso. Mio padre aveva studiato in<br />

questo paese, e in uno Stato patriarcale<br />

come l’Iran la sua scelta è quella<br />

che conta, e la scelta di mio padre è<br />

stata quella di farmi venire qui, come<br />

aveva fatto lui in precedenza. Così ho<br />

iniziato a studiare relazioni internazionali.<br />

Ma non ho mai terminato gli<br />

studi, per concentrarmi invece<br />

sull’arte. L’ho fatto all’insaputa di<br />

mio padre. Quando l’ha scoperto, ha<br />

smesso di parlarmi. Due anni di silenzio,<br />

che ho rotto tornando in Iran.<br />

I diritti delle donne in Iran sono<br />

legalmente quasi inesistenti. Non abbiamo<br />

il diritto di scegliere i nostri<br />

vestiti, il diritto di divorziare, il diritto<br />

di scegliere cosa studiare. Paradossalmente,<br />

c’è comunque un’evoluzione<br />

a livello sociale: le persone<br />

che vedo o sento mi dicono che nelle<br />

coppie sono entrambi a lavorare, anche<br />

se le donne non hanno lo stesso<br />

salario o le stesse responsabilità sul<br />

lavoro. Nelle generazioni di oggi,<br />

l’idea che le donne debbano rimanere<br />

a casa non è più diffusa, ma il loro<br />

benessere dipende più dalla famiglia<br />

e dalla società che dalla legge.<br />

Tuttavia, nulla è dato per scontato:<br />

le donne sono tuttora spesso invisibili<br />

in molti aspetti della vita quotidiana.<br />

Questo era molto frustrante<br />

per me. Le mie sorelle e i miei genitori<br />

mi hanno quindi spinto a tornare<br />

in Svizzera.<br />

Qui ho sviluppato la mia arte, il<br />

video, attraverso la quale racconto la<br />

storia delle donne nel mio paese. Il<br />

mio ultimo lavoro, il video «Don’t let<br />

your hair blow with the wind» («Non<br />

lasciate che i vostri capelli siano<br />

mossi dal vento»), è stato realizzato<br />

con tre amiche iraniane, in cui si vedono<br />

solo volare via i capelli.<br />

Siamo obbligate a proteggerci<br />

dallo sguardo degli uomini, non farlo<br />

significherebbe che vogliamo sedurli.<br />

In Iran lasciare i capelli liberi rimane<br />

un sogno, con il rischio di finire<br />

in prigione o addirittura di morire.<br />

Il video «Don’t let your hair<br />

blow with the wind

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