syndicom rivista N.32
Da molto tempo ci impegniamo per i diritti dei lavoratori della logistica, delle telecomunicazioni e dei media. Le buone condizioni di lavoro sono, e sono sempre state, il risultato di successi raggiunti insieme. Entra anche tu nel nostro movimento e crea il tuo futuro insieme a noi. L'unione fa la forza!
Da molto tempo ci impegniamo per i diritti dei lavoratori della logistica, delle telecomunicazioni e dei media. Le buone condizioni di lavoro sono, e sono sempre state, il risultato di successi raggiunti insieme. Entra anche tu nel nostro movimento e crea il tuo futuro insieme a noi. L'unione fa la forza!
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syndicom
N. 32 Novembre-Dicembre 2022
rivista
Proletari
degli
algoritmi
Pubblicità
Pensionamento: i soldi basteranno
anche in futuro?
Quanto costa il pensionamento anticipato? Cosa implicano le lacune previdenziali
e quando bisogna prepararsi in vista della pensione? Rolf Blumer, responsabile del
gruppo Consulenza finanziaria, vi dà risposte esaurienti al riguardo.
In cosa consiste la pianificazione del pensionamento?
Previdenza, imposte, patrimonio, successione, immobili e non
solo: la pianificazione del pensionamento riunisce numerosi
temi, mettendone in luce le conseguenze finanziarie e le
interazioni nel corso del tempo. Essa vi permette inoltre di
confrontare diverse varianti e possibili scenari, sia sul piano
emotivo che finanziario. Il pensionamento comporta molte
decisioni che incidono in misura notevole sulla situazione finanziaria
futura. Una di esse è il momento in cui andare in
pensione: in ottica globale, ad esempio, la scelta di ritirarsi
con un anno di anticipo può arrivare facilmente a costare
quanto un salario annuo.
Come si generano tali costi?
I costi sono molto elevati perché sono coinvolti diversi ambiti:
da un lato, chi sceglie il pensionamento anticipato rinuncia
al reddito e quindi ha un patrimonio più ridotto; dall’altro non
versa più contributi nella previdenza professionale, che a sua
volta viene penalizzata. A ciò, in alcuni casi, si aggiungono ulteriori
costi mai considerati prima. Un tipico esempio sono gli
eventuali contributi aggiuntivi da versare all’AVS come persona
senza attività lucrativa. La scelta del pensionamento anticipato
ha quindi un impatto sul patrimonio, sulla previdenza
e quindi anche sulle possibilità d’investimento.
Cosa va tenuto presente prima del pensionamento?
Quasi tutti i lavoratori hanno lacune previdenziali; molti non
lo sanno o sottovalutano il problema. La previdenza professionale,
il 2° pilastro del sistema previdenziale, ha il compito di consentire agli assicurati un adeguato mantenimento
del tenore di vita. Insieme al 1° pilastro, ossia l’AVS, persegue l’obiettivo di garantire un reddito pari a circa il 60%
dell’ultimo salario percepito. Le lacune, pertanto, hanno un peso tutt’altro che trascurabile. Se si interviene tempestivamente
è possibile colmarle, ad esempio con un riscatto nella cassa pensioni. Nell’ambito della pianificazione
del pensionamento verifichiamo quali sono le opzioni possibili e se sono ammesse dalla cassa pensioni del cliente
e discutiamo insieme riguardo a queste e altre soluzioni di ottimizzazione.
Quando è bene iniziare la pianificazione del pensionamento?
Intorno ai 50 anni è utile una prima consulenza. Facciamo insieme un primo punto della situazione e discutiamo
sugli aspetti importanti negli anni successivi e dopo la cessazione dell’attività lavorativa. Spesso non ci si rende
conto di quanto sia pesante l’impatto finanziario del pensionamento.
Decidete come organizzare il vostro pensionamento: la pianificazione finanziaria
vi permette di avere una visione globale equilibrata e risposte ai vostri dubbi.
In qualità di socio di syndicom, presso la Banca Cler beneficia di condizioni
speciali allettanti. cler.ch/syndicom
Sommario
4 Brevi ma utili
5 L’ospite
6 Dossier: algoritmi
sul posto di lavoro
14 Dalle professioni
18 Politica: iniziativa BNS
20 Dalla parte degli altri
21 Diritto e diritti
22 Idee
23 Mille parole
24 Eventi
26 Un lavoro, una vita
27 Cruciverba
28 Inter-attivi
Care lettrici, cari lettori,
con l’avanzare della digitalizzazione, che riguarda
e sta cambiando molti settori della nostra
vita, si presentano anche nuove sfide nel diritto
di discussione dei sindacati e delle rappresentanze
del personale sul posto di lavoro. Se le
affrontiamo e contribuiamo a plasmarle, possiamo
raccoglierne i benefici e ridurre al minimo
i rischi.
Finora le decisioni sul personale venivano
prese dai superiori e dal personale addetto alle
risorse umane. Di conseguenza, potevamo
sempre chiedere delle giustificazioni al datore
di lavoro in merito alla decisione presa.
Ora la situazione sta cambiando: non sono più
le persone a prendere decisioni sulla base di
protocolli, appunti e conversazioni, ma sono gli
algoritmi, ovvero i sistemi decisionali automatizzati,
a prendere il loro posto.
Anche se il datore di lavoro fosse disposto a
rivelarci l’algoritmo utilizzato per la decisione,
come facciamo a sapere se è equo e privo di
discriminazioni e quali dati sono stati utilizzati
per alimentarlo?
Dobbiamo quindi mettere i lavoratori e i loro
rappresentanti nelle condizioni di difendere i
loro diritti quando vengono utilizzati sistemi algoritmici.
Occorre inoltre indicare gli strumenti
necessari al riguardo. È esattamente ciò che ci
riproponiamo di fare insieme ad AlgorithmWatch
(vedi a pagina 12): un altro passo avanti per plasmare
la digitalizzazione a favore dei lavoratori.
6
18
20
Daniel Hügli, responsabile settore ICT
4 Brevi ma utili
Donne ancora discriminate \ Chiamatelo lusso … \ Solo Sì significa Sì \
Infrastruttura di rete, salari su \ Cassa syndicom, top 3! \
Addebito diretto delle quote \ Chiusure natalizie \ Contatti
Donne ancora discriminate
La discriminazione delle donne nella vita
professionale persiste. Lo dimostrano
gli ultimi dati dell’Ufficio federale di
statistica: i salari medi delle donne sono
sempre inferiori di circa un quinto rispetto
a quelli dei colleghi uomini. La
metà di questa differenza resta senza
spiegazione e questo lascia supporre
una discriminazione. Oltre all’applicazione
della legge sulla parità, bisogna
anche operare da subito per aumentare
i salari delle donne e consentire una migliore
conciliabilità tra vita professionale
e familiare.
Chiamatelo lusso...
Da vent’anni, l’ingiusta politica fiscale
ha colpito i piccoli redditi, mentre quelli
alti sono stati strutturalmente favoriti.
Lo afferma una recente analisi economica
dell’Unione sindacale svizzera (USS).
Con gli aumenti dell’energia, degli affitti
e delle casse malati, la situazione sarà
ancora più dolorosa per i salari più bassi.
Le richieste USS di riduzione dei premi,
di aumenti salariali del 4% e di un
salario minimo di almeno 4500 franchi
non sono quindi un lusso, ma una necessità.
Solo Sì significa Sì
syndicom sostiene Amnesty International
e le oltre 50 organizzazioni che hanno
lanciato la campagna «Solo Sì significa
Sì». Forte di oltre 40mila firme, la
petizione (consegnata il 21 novembre)
chiede di iscrivere la soluzione del consenso
nel nuovo codice penale in materia
di reati sessuali. Tutti gli atti sessuali
senza consenso devono essere
riconosciuti come violenza (art. 190),
qualunque sia il genere della persona.
Il diritto svizzero deve riconoscere la
realtà delle violenze sessuali!
Infrastruttura di rete, salari su
Successo nella tornata salariale nell’infrastruttura
di rete: 220 franchi in più
per i salari minimi. E almeno 140 franchi
per tutti i salari soggetti al contratto
collettivo d’obbligatorietà generale.
Ad esempio, un elettricista di rete EFZ
con 3 anni di esperienza professionale
riceverà ora almeno 4920 franchi per
13 mensilità.
Cassa syndicom, top 3!
La cassa disoccupazione di syndicom è
fra le tre migliori della Svizzera. Lo ha
stabilito una valutazione indipendente
commissionata dalla Seco. Siamo orgogliosi
del risultato ottenuto dal team
della cassa disoccupazione! Complimenti!
Addebito diretto delle quote
Dal 2023, i pagamenti delle quote subiranno
una variazione. In precedenza,
la quota associativa veniva addebitata
all’inizio del mese successivo, ora avverrà
intorno al 10 del mese corrente.
Il cambiamento sarà a partire dal nuovo
anno, pertanto la quota di gennaio verrà
addebitata il 10.1.23. Vi chiediamo
gentilmente di prenderne nota.
Chiusure natalizie
La Cassa disoccupazione syndicom a
Bellinzona sarà chiusa dal 24 dicembre
al 2 gennaio 2023. Per poter effettuare
il pagamento di dicembre, tutti i documenti
devono arrivare allo scan-center
di Berna entro il 19 dicembre.
Contatti
Segretariato syndicom Ticino e Moesano
via Genzana 2, 6900 Massagno
lu e gio 8.00-12.00, ma-me-ve
13.30-17.30. e-mail: info@syndicom.ch
Tel. 058 817 19 61, Fax 058 817 19 66
Cassa disoccupazione syndicom
lu-ma-gio 9.00-11.30 me 14.00-16.30
cassa.disoccupazione@syndicom.ch
Gruppo Pensionati Ticino e Moesano
pensionati.syndicom.ch
e-mail: ernesto.fenner@bluewin.ch
Agenda
Dicembre
14
Prezzi in aumento! Anche i salari!
Berna, Sede principale della Posta
(Wankdorfallee 4), ore 11.00. Consegna
delle firme della petizione «Prezzi in
aumento! Anche i salari! all’apertura
delle trattative salariali.
28
La straordinaria
Lugano, oltre 50 eventi con un centinaio
di artisti internazionali, attivi in
tutti gli ambiti della cultura (arti visive,
teatro, letteratura, cinema, musica).
Fino al 28 marzo 2023. Programma su
lastraordinaria.ch
Fino al 13 gennaio 2023
Scrivere
Berna, Biblioteca nazionale svizzera
Mostra sulle nuove modalità di scrittura:
riconoscimento vocale, correzione
automatica, intelligenza artificiale.
Ingresso libero, visite guidate su
richiesta. Info: nb.admin.ch
Fino al 23 luglio 2023
Planetopia
Berna, Museo della comunicazione
Mostra su cambiamenti climatici,
sfide ecologiche e futuro sostenibile.
Materiali didattici in inglese, francese
e tedesco. Previsti diversi incontri sul
tema. Info: mfk.ch
Gennaio
10
Buone pensioni per tutti!
Berna, Hotel Kreuz (Zeughausgasse 41),
ore 14.15. Conferenza sulla politica
sociale per i pensionati di syndicom.
Interventi di Paul Rechsteiner,
Doris Bianchi e Giorgio Pardini.
Iscrizioni entro il 20 dicembre a
participation@syndicom.ch
syndicom.ch/agenda
L’ospite
Con il progredire del mondo, progredisce
anche la tecnologia che utilizziamo per
semplificarci la vita. Uno dei progressi più recenti
riguarda l’intelligenza artificiale, o IA. Molti
ritengono che l’IA finirà per sostituire i professionisti
dei media. Tuttavia, sono qui per dirvi
che non è così. In realtà, non ci sarà alcuna
perdita di posti di lavoro! Tutto andrà bene.
I catastrofisti sostengono che l’IA porterà a una
disoccupazione di massa perché automatizzerà
molti lavori. Ma questo non tiene conto del fatto
che l’automazione avviene da secoli e ha sempre
portato alla creazione di nuovi e migliori posti
di lavoro. Ad esempio, l’invenzione dell’automobile
ha portato alla creazione di nuovi posti di
lavoro nella produzione e nella riparazione di
auto.
Certo, l’intelligenza artificiale può fare alcune
cose che fanno i giornalisti e i professionisti dei
media. Può raccogliere dati e compilare informazioni.
Ma questo è tutto. L’IA non può sostituire
l’elemento umano nel giornalismo e nei
media. Non può fornire l’analisi e l’interpretazione
critica che solo gli esseri umani possono
fornire. Non può scrivere con lo stesso livello
di chiarezza e stile degli esseri umani. E certamente
non può generare contenuti originali
come gli esseri umani.
Infine, è importante ricordare che il giornalismo
non si limita ai fatti. Si tratta di raccontare storie
che risuonano con le persone e di dare voce
a chi non ha voce. Questo è un aspetto che
l’intelligenza artificiale non potrà mai sostituire.
Quindi non preoccupatevi, giornalisti e professionisti
dei media. Il vostro lavoro è al sicuro.
L’IA non vi sostituirà. Tutto andrà bene.
Tutto andrà bene
5
Simon Felix è cresciuto a Klingnau (AG).
Dopo un apprendistato come informatico,
si è formato come ingegnere informatico
e da allora si occupa di algoritmi.
Nel 2016 lo specialista di intelligenza
artificiale ha fondato la società di
software Ateleris. Tra le altre cose,
ha sviluppato il software per la sonda
spaziale «Solar Orbiter» dell’ESA, che
sta orbitando intorno al Sole dal 2018.
Felix tiene lezioni presso la Scuola universitaria
professionale della Svizzera
nordoccidentale su algoritmi, intelligenza
decisionale, scienza dei dati e grafica
computerizzata.
(Scritto dall’algoritmo di scrittura GPT-3.
Tradotto dall’inglese con DeepL)
Dossier
8 Come l’intelligenza artificiale governa le nostre vite
11 La sovranità dei dati contro il monopolio hi-tech
12 La protezione dei lavoratori passa dal controllo degli algoritmi
I nuovi dèi
8
Dossier
Algoritmi trasparenti
per proteggere i lavoratori
Se vieni licenziato senza motivo o la banca
ti nega un credito, probabilmente hai di fronte
degli avversari invisibili e potenti: gli algoritmi.
Ma cosa c’è dietro veramente?
Testo: Oliver Fahrni
Illustrazioni: vedi a pag. 12
Zeus, Atena, Apollo e gli altri abitanti dell’Olimpo erano
una banda litigiosa e incestuosa. Eppure hanno creato il
mondo. Odino, il vecchio germanico, li cosparse con il
sangue dei troll, in sella a un cavallo a otto zampe. E il feroce
Yahweh, padrino di ebrei e cristiani, annegò in poco
tempo (quasi) l’intera razza umana per costruirne una migliore
(1° libro di Mosè).
Quelli erano ancora dei. Noi abbiamo solo algoritmi. Il
concetto è antico. Gli algoritmi prendono il nome da un
matematico persiano-arabo dell’VIII secolo. Anche semplici
indicazioni stradali («vai a destra, poi dritto per 100
metri, poi a sinistra») o una ricetta di spaghetti sono semplici
algoritmi, ovvero semplici istruzioni per risolvere un
compito. A un certo punto, sono state scritte in linguaggio
informatico e inserite nelle macchine.
Gli algoritmi controllano il nostro mondo
Sono diventati veramente pericolosi per noi solo negli ultimi
15 anni, quando si è riusciti a impacchettare quantità di
dati in crescita esponenziale in supercomputer sempre più
veloci. E di costruire strumenti informatici con programmi
di algoritmi sempre più complessi, in grado di programmare
robot autonomi, controllare i consumi e il comportamento
di miliardi di persone e manipolare le elezioni.
La digitalizzazione, lo sapevamo, è una rivoluzione
industriale. Ciò significa che non solo sta stravolgendo
l’economia, ma anche la nostra intera vita. A partire dal
lavoro. Già nel 2013, uno studio dell’Università di Oxford
aveva calcolato che il 47 per cento di tutti i posti di lavoro
negli Stati Uniti sarebbero andati persi a causa di algoritmi,
robot e intelligenza artificiale. Innanzitutto nel «terziario»,
ovvero in quel settore dei servizi che aveva sostenuto
la crescita degli ultimi decenni.
Improvvisamente ha iniziato a circolare il concetto di
«persone superflue». Queste previsioni sono piene di incertezze
e ovviamente le aziende tecnologiche hanno a
loro volta commissionato delle controperizie. Tutto a posto
con il capitalismo allora? Lo vedremo presto. Poiché
l’uso di massa delle nuove tecnologie è appena iniziato, e
attualmente si sta accelerando in modo vertiginoso. È lecito
essere scettici, soprattutto se si osserva come le grandi
società di dati della Silicon Valley abbiano tagliato oltre
200 000 posti di lavoro dal marzo 2022.
Già oggi i dipendenti stanno vivendo un profondo
sconvolgimento del mondo del lavoro attraverso la «gestione
algoritmica», chiamata anche «taylorismo digitale».
Ciò che è stato sperimentato dapprima nei call center
si sta trasferendo sui luoghi di lavoro: stretto monitoraggio
dei ritmi di lavoro e controllo permanente del comportamento
personale (ad esempio attraverso i movimenti
della tastiera, l’analisi della voce o dei movimenti oculari),
interventi automatici delle macchine nel lavoro stesso, sistemi
di valutazione oscuri, sanzioni immediate. In altre
parole, stress, crescente perdita di controllo e isolamento.
Qui si sta verificando una rottura epocale. Mentre nelle
precedenti rivoluzioni industriali la forza fisica dei lavoratori
veniva sostituita da quella delle macchine, oggi i sistemi
algoritmici stanno assumendo sempre più il controllo.
Il processo decisionale viene affidato ai cosiddetti «ADM»,
i sistemi decisionali automatici.
Non c’è nulla di banale. L’uomo sta perdendo ciò che
per tre secoli è stato al centro della sua esistenza, ovvero
la «spiegazione», la «scienza» e il «progresso». L’essere
umano che pensava e agiva razionalmente decideva da
solo, libero dall’influenza degli dei. Ma se ora è la macchina
a prendere il sopravvento, è qualcosa di più di una «frustrazione
digitale», come direbbero i filosofi. Tendenzialmente
l’uomo diventa una funzionalità, un accessorio
della macchina.
Macchine che imparano da sole (e da noi)
Come funziona esattamente? Un algoritmo è un programma
che funziona innanzitutto secondo il principio «se – allora».
Se i lavori di manutenzione si svolgono nella via X, i
semafori devono essere impostati in modo tale che il traffico
venga deviato attraverso le vie Y e Z. Ciò si ripercuote
su diverse altre strade. È complesso. Un algoritmo informatico
può farlo meglio e più velocemente. Ma solo se il
piano urbanistico, le migliaia di opzioni e le loro conseguenze
sono state debitamente programmate. I computer
degli scacchi vincono contro i professionisti perché i loro
algoritmi sono stati alimentati con innumerevoli partite
giocate in precedenza. I sistemi di traduzione automatizzati
attingono a enormi banche dati di testi tradotti, come
i testi dell’Unione Europea.
Gli algoritmi sono voraci. Ad esempio, per i sistemi di
riconoscimento facciale che possono essere acquistati
per pochi franchi, tutte le immagini di Facebook, TikTok,
Instagram ecc. vengono regolarmente scaricate illegalmente.
Per questo, le aziende impiegano interi eserciti di
«proletari del clic» che lavorano in pessime condizioni.
Tuttavia, oggi gli algoritmi sono costruiti per imparare
da soli. Il computer che ha battuto i maestri del complicatissimo
gioco da tavolo Go ha imparato il gioco da solo
giocando contro sé stesso diversi milioni di volte a una
velocità impressionante. È qui che inizia l’intelligenza artificiale
(IA).
Siamo
sempre più
controllati a
distanza dagli
algoritmi
Siamo ancora esseri umani o già avatar?
«L’intelligenza
artificiale è
una minaccia letale
per l’umanità» Elon Musk
Ciò diventa ancora più evidente con algoritmi come quelli
utilizzati da Google (in realtà, non esiste un unico algoritmo
di Google, l’azienda utilizza una complessa struttura
di algoritmi interconnessi che vengono costantemente
aggiornati). Mi osservano, registrano le mie ricerche, il
mio utilizzo di Internet, i miei ordini, le mie letture, le mie
attività sui social, le mie mail, la mia carta di credito e
molto altro ancora. E ne traggono le proprie conclusioni.
L’aspetto particolarmente insidioso è che, con ogni utilizzo
di Internet, sono io stesso ad allenare inconsapevolmente
il sistema algoritmico. Faccio insomma il lavoro
per Google. Se poi si combinano questi dati con altri database,
come la mia cartella clinica o i dati di movimento
(cellulare), si crea un profilo dettagliato. Oggi le dieci
maggiori aziende IT conoscono il 70 per cento della popolazione
mondiale più di quanto le persone conoscano sé
stesse.
Tuttavia, tali sistemi algoritmici sono ancora considerati
«intelligenza artificiale debole». Eppure bastano per
indirizzare le mie abitudini di consumo e manipolarmi
politicamente, come hanno dimostrato negli ultimi anni
le manipolazioni dei voti e delle elezioni, ad esempio da
parte della società Cambridge Analytica.
Oggi ci troviamo di fronte alla svolta verso una «IA forte».
E con programmi come il «Deep Coder» dell’Università
di Cambridge, in futuro l’IA dovrebbe essere in grado di
inventare da sola nuove IA più efficaci, senza l’intervento
umano.
Elon Musk, il multimiliardario dell’algoritmo, è fermamente
convinto che lui e tutti noi viviamo già in un
mondo virtuale, come ombre impotenti (avatar) di noi
stessi, manipolati da robot intelligenti. Egli definisce l’intelligenza
artificiale «la minaccia più letale per l’umanità».
Musk vuole fuggire verso Marte, per cui ha costruito la
società SpaceX. L’uomo è indubbiamente un agitatore di
estrema destra, ma i suoi razzi stanno attualmente lanciando
centinaia di satelliti nello spazio e conosce bene
l’intelligenza artificiale: la materia prima della sua azienda
Twitter sono le nostre vite e lui le sfrutta con algoritmi
particolarmente insidiosi.
Rispetto a Musk, Dirk Helbing sembra più sereno. Il professore
dirige il dipartimento di scienze sociali nell’era informatica
del Politecnico di Zurigo. «Siamo sempre più
controllati a distanza», osserva Helbing: «Ciò che pensiamo
sia la nostra volontà è da tempo predeterminato da algoritmi».
Lo ha dimostrato in anni di ricerca con decine di
studi. Ora Helbing è preoccupato. Perché il «fascismo digitale»
è dietro l’angolo.
Anche gli esseri umani sono solo algoritmi, secondo la più
recente «scienza della vita». Quindi anche le persone possono
essere hackerate, conclude il noto storico Yuval
Noah Harari (autore del saggio bestseller «Breve storia
dell’umanità»): «Le aziende e gli Stati ci stanno lavorando.
L’umanità non ha mai affrontato una sfida paragonabile».
Il tempo stringe, dice Harari, perché l’innovazione biotecnica
potrebbe presto dare origine a una nuova specie che
schiavizzerebbe il vecchio Homo sapiens.
La più stupida delle frasi
Preferiamo ignorare queste visioni liquidandole come «distopiche».
Di solito usiamo per questo un vecchio trucco.
Indipendentemente dal fatto che capiamo o meno queste
tecnologie, diciamo con un’aria sapientona: gli algoritmi
10 Dossier
e i big data, l’intelligenza artificiale e le reti neurali, la robotica
e il profiling sono opportunità, ma contengono anche
rischi.
Ovviamente non è un concetto sbagliato, e proprio per
questo è una frase terribilmente stupida. Perché tutto dipende
da chi controlla queste tecnologie, da cosa ne fa e
dalle regole sociali che vengono applicate. Nel mondo capitalista,
nelle mani di società globali come i GAFAM e di
governi repressivi, sono simili ad armi di distruzione di
massa.
In parole povere: un algoritmo non è razzista di sua iniziativa.
Ma può essere programmato per essere razzista.
Questo è ciò che hanno vissuto decine di migliaia di famiglie
olandesi allorché un algoritmo ha distrutto i loro mezzi
di sostentamento accusandole di frode sociale. Sebbene
ciò fosse palesemente sbagliato nel 94 per cento dei
casi, come si scoprì anni dopo, si è arrivati a decreti d’accusa
automatici e a mostruose richieste di risarcimento.
Inoltre, si è arrivati all’interruzione immediata di assegni
familiari, contributi per l’affitto, indennità di malattia,
sussidi di disoccupazione, assistenza sociale ecc. Alcune
famiglie sono state sfrattate, altre sono state separate. E
poi si è scoperto che a essere particolarmente colpiti dalle
misure erano migranti e madri single con nomi africani o
arabi. Se sei nel mirino di un algoritmo, è meglio che non
Se ti chiami Leila,
meglio che tu
non sia nel mirino
di un algoritmo
ti chiami Leila. Le obiezioni sono state immediatamente
respinte: l’algoritmo ha sempre ragione, perché è matematica.
I debiti fittizi sono stati riscossi senza pietà. Alcune
persone colpite si sono tolte la vita. Questo avversario
è invisibile, non discute con voi, non deve dimostrare nulla.
Kafkiano.
Allorché lo scandalo è arrivato in Parlamento, il governo
si è giustificato con «errori di programmazione». Uno
sfortunato caso particolare, forse dovuto a un programmatore
malintenzionato? Sciocchezze. Piuttosto, una logica
sistemica è evidente in centinaia di situazioni di questo
tipo in molti Paesi e in tutti i settori. La metà inferiore
della società e i migranti sono regolarmente discriminati
dagli algoritmi quando si tratta di domande di lavoro, domande
di crediti, libertà vigilata, assegnazione di posti di
studio e formazione, lavoro di polizia preventiva, assicurazioni
sociali. L’IA, così come viene attualmente utilizzata,
è verosimilmente uno specchio fedele della politica neoliberale.
Per una IA sociale
Si tratta di una sfida immensa per la società. L’intelligenza
artificiale può essere utile. Per le cure mediche. Per evitare
disastri ecologici. Per tutte le forme di uguaglianza.
Per un servizio pubblico efficiente. Anche per un lavoro
migliore. Ma per questo, gli algoritmi dovrebbero essere
più trasparenti e sottratti al beneficio esclusivo dei grandi
gruppi.
L’umanità prima della macchina: il dossier di syndicom
sull’intelligenza artificiale
Dossier
La sovranità dei dati contro
i grandi gruppi tecnologici
11
Solo un’alleanza tra sindacati e organizzazioni
della società civile può contrastare l’IA.
Testo: Oliver Fahrni
Forse non è troppo tardi. La rivoluzione dell’intelligenza
artificiale (IA) è appena iniziata. Ma il treno è già partito ad
altissima velocità. Le vendite di algoritmi di apprendimento,
reti neurali e gestione algoritmica sono esplose di oltre
il 40 per cento nel 2021. Il numero di brevetti sull’intelligenza
artificiale raddoppia ogni 15 mesi: nel 2021 ne sono
stati depositati 30 volte di più rispetto al 2015. Sette delle
dieci maggiori aziende del mondo fanno oggi i loro soldi
nel settore informatico e l’«oro dei dati» sta sostituendo il
petrolio come materiale strategicamente cruciale. Se le organizzazioni
dei lavoratori non interverranno molto rapidamente
in questa rivoluzione, molte conquiste sociali e
della società andranno presto perdute. I big data, gli algoritmi
e l’IA potrebbero essere strumenti potenti per ridurre
lo spreco di risorse e di energia, portare maggiore trasparenza
ai flussi finanziari, combattere le epidemie o promuovere
un lavoro migliore e più qualificato.
Nella «Technology Review», lo scrittore scientifico
Niels Boeing ha descritto uno strumento particolare, il
«gemello»: l’acciaieria Tata, una società globale, ha utilizzato
l’IA per ricreare un’immagine esatta della sua produzione
e ha riprodotto algoritmicamente la produzione di
acciaio uno a uno. Il risultato: numerosi processi migliorati,
costi energetici inferiori e la consapevolezza che i sistemi
automatizzati, senza l’esperienza dei lavoratori,
spesso prendono decisioni sbagliate. Ora Tata parla di
« intelligenza ibrida», ovvero l’interazione tra uomo e macchina.
Se i sindacati non
intervengono subito,
sarà troppo tardi
Questo non fa certo di Tata un’azienda sociale, e la realtà
capitalistica è brutale. Le nuove tecniche vengono utilizzate
prima di tutto per mettere i lavoratori e la società
sotto stretto controllo biometrico, per controllare il comportamento
e il consumo di miliardi di persone. Quasi tutti
gli algoritmi disponibili in commercio discriminano le
donne, le persone di colore, le minoranze e le persone socialmente
vulnerabili, aggravando così le disuguaglianze.
Un numero sorprendente di sindacalisti è consapevole
di questi pericoli, come dimostrato da uno studio condotto
in tutta Europa dalla fondazione Friedrich Ebert. Ma le
azioni concrete delle organizzazioni per domare il mondo
dell’IA sono complicate.
In primo luogo perché nessuno sa esattamente dove e
quali tecnologie vengono utilizzate. Un esempio lampante
è rappresentato dalle valutazioni automatizzate e algoritmiche
nella gestione del personale. Alcune aziende farmaceutiche
e grandi banche ammettono di utilizzare l’IA
nelle assunzioni e nelle valutazioni delle prestazioni. Tuttavia,
dagli elevati numeri di vendita dei programmi di gestione
del personale basati su algoritmi predefiniti, si
evince che le aziende che utilizzano tali programmi sono
molte di più. Soltanto la trasparenza ci può salvare. In altre
parole, la divulgazione obbligatoria. Innanzi tutto, la
trasparenza deve essere inserita nei contratti collettivi, insieme
ad altre norme che mirano a proteggere o a far rispettare
la sovranità dei dati dei lavoratori.
In quest’ultimo caso i sindacati devono superare un secondo
ostacolo: l’intelligenza artificiale è un settore specialistico,
estremamente vasto, tecnico e quindi difficile
da padroneggiare. Quindi solo un’alleanza con organizzazioni
specializzate della società civile potrà essere d’aiuto.
Negli ultimi anni numerosi ricercatori e personalità di
spicco hanno voltato le spalle all’industria e sono attivi in
queste ONG. syndicom compie oggi un primo passo in
questa direzione con AlgorithmWatch (vedi alla pagina seguente).
In ogni caso, però, i sindacati devono intensificare gli
sforzi in termini di formazione per comprendere meglio e
dominare la complessità degli algoritmi. Perché, come recita
un vecchio detto contadino: solo chi ha zappato la terra
sa che sapore ha davvero la patata.
12
Dossier
La difesa del lavoro passa
dal controllo degli algoritmi
La collaborazione con AlgorithmWatch apre un
nuovo capitolo dell’attività sindacale in Svizzera.
Testo: Mattia Lento
Un tempo c’era il padrone o il dirigente d’azienda, in carne
e ossa, che a volte andava riportato all’ordine attraverso
la lotta sindacale. Oggi i datori di lavoro e i dirigenti non
sono certo scomparsi, ma il mondo del lavoro è diventato
più complesso. I lavoratori sono sempre più spesso confrontati
con funzioni algoritmiche che ne controllano le
attività. Si potrebbe assumere un atteggiamento luddista,
contro la tecnica e il progresso, ma la storia ha più volte
dimostrato che si tratta di un metodo sbagliato, persino
controproducente. Un’altra strada è quella di gestire l’innovazione
e la digitalizzazione con intelligenza, ovvero
con la bussola dei diritti e del sociale. Per questo motivo
syndicom ha deciso di stringere un’alleanza con l’ONG AlgorithmWatch
Svizzera. L’obiettivo è quello di mettere i
lavoratori nelle condizioni di difendere i propri diritti
quando vengono utilizzati sistemi algoritmici sul posto di
lavoro e di intraprendere azioni concrete.
Per Angela Müller, responsabile AlgorithmWatch Svizzera,
la collaborazione con il sindacato è un passo importante
per la sua organizzazione: «AlgorithmWatch ha uffici a
Berlino e Zurigo. Nella nostra sede di Berlino, lavoriamo
già da tempo a contatto con i sindacati. Ma è la prima volta
che lavoriamo in modo così strutturato e a lungo termine
con un’organizzazione sindacale su un progetto comune.
Questo comporta molti vantaggi per entrambe le parti. Noi
diamo un contributo a syndicom grazie alle nostre competenze
professionali e syndicom ci permette di avere accesso
alle aziende, ai rappresentanti del personale, ai dipendenti;
ci permette insomma di conoscere le pratiche
aziendali e il partenariato sociale. In questo modo, sviluppiamo
insieme materiali informativi orientati anche all’azione
per i lavoratori e i loro rappresentanti e possiamo utilizzare
i risultati del progetto per il nostro lavoro politico».
Per creare trasparenza in materia di utilizzo degli algoritmi,
l’ONG ha intenzione di «fare affidamento su database
pubblici in cui vengono pubblicate informazioni fondamentali
sugli algoritmi, sullo scopo del loro utilizzo e sulle
loro logiche decisionali». Si tratta di un requisito fondamentale
per consentire la supervisione e il controllo
pubblico delle funzioni logaritmiche: «Soltanto se sappiamo
dove, per cosa e da chi vengono utilizzati gli algoritmi,
possiamo anche verificare se ciò avviene nell’interesse dei
lavoratori». Attraverso questo controllo è possibile valutare,
ad esempio, «se l’utilizzo di una tecnologia ha conseguenze
discriminatorie o altri effetti negativi sui diritti
fondamentali delle persone coinvolte nel suo utilizzo».
Per Angela Müller è importante che «gli interessi dei lavoratori
dipendenti siano iscritti nel processo decisionale
degli algoritmi e considerati durante l’utilizzo degli algoritmi
stessi». Questa collaborazione permetterà di aumentare
ancor di più le nostre conoscenze dei rapporti tra digitale
e diritti del lavoro e soprattutto ci fornirà gli
strumenti per difenderci non dalla tecnologia, ma dall’uso
improprio della tecnologia da parte del Capitale. Così
conclude Müller: «Il nostro obiettivo non è quello di combattere
gli algoritmi, ma di progettare il loro uso in modo
che sia davvero vantaggioso per tutti».
Il sito dell’ONG
AlgorithmWatch
Difenderci dall’uso improprio della tecnologia
«La tecnologia deve
essere vantaggiosa
per tutti» Angela Müller
Illustrazioni
Le immagini del dossier sono state prodotte quasi interamente
da intelligenze artificiali alle quali abbiamo sottoposto
la domanda: come sarà il futuro del lavoro dominato dagli
algoritmi? Ma qui c’è anche un’illustrazione prodotta da un
artista umano, con le stesse istruzioni. Riesci a riconoscerla?
La risposta è nell’Impressum, a pagina 27.
I programmi attuali presentano evidenti limiti, in particolare
per quanto riguarda la capacità di interpretare correttamente
un’istruzione piuttosto astratta come quella che abbiamo
proposta. Ma la velocità e la facilità d’uso di questi programmi
sollevano molte domande sul futuro del lavoro nell’industria
grafica a cui syndicom si impegnerà a rispondere.
Micha Dalcol lavora come illustratore per libri e riviste,
specialmente nel settore didattico e scolastico. Svolge
anche l’attività di grafico e coordina le Edizioni Svizzere
per la Gioventù in Ticino.
dalcolmicha.ch
Cos’è un algoritmo?
La parola deriva dalla trascrizione latina del nome del matematico persiano al-Khwaritzmi
(IX secolo), uno dei primi autori ad aver fatto riferimento al concetto di «procedimento
di calcolo».
Un algoritmo è infatti una serie ordinata di istruzioni semplici e ben definite. Eseguite in
un certo ordine, sono in grado di ottenere un risultato univoco dopo un tempo stabilito.
Cloud computing per gli algoritmi
Alla stessa velocità con cui è aumentata la velocità dei computer negli ultimi decenni, la caduta dei prezzi
di archiviazione dei dati e la loro disponibilità a distanza tramite server cloud hanno reso possibile la proliferazione
di sistemi algoritmici che memorizzano e interpretano (quasi) tutte le nostre azioni online.
1956
1 GB = 26 000 000 CHF
Il RAMAC 305 è il primo
disco rigido. Ha una capacità
di 5 MB ed è grande come
due ampi frigoriferi.
1995
1 GB = 800 CHF
I dischi rigidi superano
1 GB di capacità e il CD
può contenere 700 MB.
2015
1 GB = 0,05 CHF
I dischi rigidi possono
raggiungere i 10 TB.
1980
1 GB = 100 000 CHF
Fa la sua comparsa il
primo disco rigido da 5′1/4.
Ha una capacità di 5 MB.
I dischetti da 5′1/4 hanno
una capacità di 1 MB.
2002
1 GB = 2 CHF
I dischi da 100 GB
diventano la norma.
Fonte: Le Monde
Gli algoritmi sono onnipresenti nella vita quotidiana. E scandiscono
i tempi e lo svolgimento di molte professioni.
LOGISTICA
L’addetto al recapito dei pacchi viene
guidato dal suo scanner.
MEDIA ONLINE
Nel caso dei media online, vengono valutate
dagli algoritmi anche le abitudini di lettura e
i suggerimenti adattati di conseguenza.
POSTFINANCE
I banchieri di PostFinance utilizzano gli
algoritmi per le loro decisioni d’investimento.
STAMPA
Le notizie sportive locali vengono già prodotte
dall’IA e gli algoritmi lavorano anche
nel data journalism per analizzare grandi
quantità di dati.
LIBRI
Nel settore librario, esistono algoritmi che
consigliano libri ai clienti in base alle loro
abitudini di lettura.
SWISSCOM
I dipendenti di Swisscom hanno allenato
il riconoscimento vocale per i telecomandi
dei box.
Fonte: settori syndicom
Machine Learning: macchine che imparano (da noi)
Il Machine Learning si riferisce ai processi con cui gli algoritmi
informatici imparano dai dati e dalle azioni eseguite da un
essere umano. Online, ad esempio, ogni minuto vengono effettuate
quasi 6 milioni di interrogazioni su Google, che vengono
immediatamente interpretate dai suoi algoritmi.
6 milioni
Fonte: LocalQ
14
Dalle
professioni
Previdenza e clima, giovani
preoccupati per il futuro
Il barometro della gioventù pubblicato nel 2022 da Credit Suisse
traccia un quadro desolante. Dall’inizio del sondaggio, dieci anni
fa, mai come ora gli adolescenti e i giovani adulti hanno avuto
così poca fiducia nel proprio futuro e in quello della società.
Ogni anno, Credit Suisse pubblica il
barometro della gioventù. Negli Stati
Uniti, a Singapore, in Brasile e in Svizzera,
circa un migliaio di giovani di età
compresa tra i 16 e i 25 anni sono stati
interrogati sulle loro necessità e preoccupazioni.
Nell’istantanea di una
generazione, ne emerge che l’ottimismo
degli ultimi anni lascia il posto al
realismo.
Una generazione realista
Gli oltre mille giovani intervistati in
Svizzera sono sempre meno fiduciosi
sul futuro. Si tratta di una tendenza
evidente sin dall’inizio del sondaggio,
dieci anni fa: i valori sono in calo anno
dopo anno. Solo il 44 per cento di tutti
gli intervistati è «piuttosto fiducioso»
sul futuro. I giovani svizzeri sono ancora
più pessimisti quando si parla del
futuro della società. Mentre negli ultimi
due anni a essere in cima alla lista
delle preoccupazioni vi era la crisi da
coronavirus, ora questa è stata superata
dalla previdenza per la vecchiaia.
Interessati ma non impegnati?
Al secondo posto vi è la preoccupazione
per il cambiamento climatico, seguita
dall’aumento dei prezzi della
benzina e del petrolio e dalla sicurezza
energetica. Ma anche le questioni legate
alla parità dei sessi preoccupano
la giovane popolazione della Svizzera.
Un altro aspetto che contraddistingue
i giovani è l’inclusione e un forte senso
di giustizia, per l’uguaglianza e contro
il razzismo e la xenofobia. Non sorprende
quindi che a queste preoccupazioni
venga dato molto peso. È ancora
più sorprendente, tuttavia, che
l’impegno per il clima e per la parità
dei diritti tra donne e uomini sia leggermente
diminuito.
Va comunque sottolineato che la
domanda al riguardo era stata posta
male: a calare infatti è la motivazione
a scendere in piazza per rivendicare
tali richieste. Tuttavia, il 40 per cento
di tutti i giovani sente di appartenere
al movimento per il clima e ritiene che
si debba lottare anche per questi temi.
Questa generazione, ovvero gli adolescenti
e i giovani adulti della Svizzera,
ha a cuore il futuro e non va sottovalutata.
Jane Bossard
Segretaria dei Giovani syndicom
Un altro studio su giovani e
politica: quello della Commissione
federale per l’infanzia e la gioventù
Abbiamo un solo pianeta a disposizione: bisogna agire per il clima. Questo pensano i giovani. (© Markus Spiske/unsplash)
«È un’occasione importante per incontrare i giovani professionisti
del settore e spiegare loro il ruolo del sindacato» Melina Schröter
15
Vetrina del design e del sindacato
Successo di pubblico per la Giornata romanda della tipografia,
dopo la pausa dovuta alla pandemia. La 18esima edizione
ha coinciso con l’inaugurazione del nuovo sito della rassegna.
Pubblico numeroso (e giovane) per un’edizione di successo dopo la pandemia. (© Virginie Zürcher)
Dopo l’annullamento nel 2021 a causa
della crisi sanitaria, la 18esima edizione
della Giornata romanda della tipografia
si è svolta lo scorso 1° ottobre
negli edifici di UNI Global di Nyon.
Essa è stata organizzata congiuntamente
dall’associazione professionale
SGD Swiss Graphic Designers e da
syndicom. Questa manifestazione
biennale ha dato al pubblico l’opportunità
di assistere alle appassionanti e
molteplici presentazioni di quattro relatori
di fama internazionale: Félicité
Landrivon (Brigade Cynophile, Francia),
André Baldinger (André Baldinger-Vu-Huu,
CH/F) – alla sua seconda
partecipazione all’evento –, Ian Party
(newglyph, CH) ed Emilie Rigaud (A is
for fonts, F). La tradizionale esposizione
di quest’anno presentava una selezione
dei più bei libri svizzeri del 2021,
premiati da un concorso organizzato
ogni anno dall’Ufficio federale della
cultura.
Un luogo di incontro e di scambio
Il programma vario e qualitativamente
elevato proposto dal comitato della
Giornata della tipografia ha suscitato
un grande interesse, tanto che i 200
posti previsti sono andati a ruba.
Come nelle edizioni precedenti, gran
parte del pubblico era composto da
studenti di comunicazione visiva provenienti
da tutta la Svizzera romanda.
È stata un’occasione per syndicom di
incontrare questi giovani professionisti
e per presentare l’importante ruolo
del nostro sindacato nelle loro future
condizioni di lavoro.
L’evento di quest’anno è stato anche
l’occasione per inaugurare un
nuovissimo sito web sul quale è possibile
trovare programma e descrizione
delle conferenze tenutesi quest’anno,
oltre agli archivi di tutte le edizioni
precedenti (www.journeetypo.ch).
Organizzata per la prima volta nel
1990 – all’epoca presso l’Ecole romande
des arts graphiques –, la Giornata
della tipografia fa parte del lavoro di
rete e di sostegno alla formazione che
il nostro sindacato svolge quotidianamente,
in particolare nel settore della
comunicazione visiva, dove gli iscritti,
spesso lavoratori indipendenti, apprezzano
queste occasioni di incontro.
Il comitato organizzatore è già
pronto a lavorare alla 19esima edizione
della Giornata della tipografia che
si terrà nel 2024.
Melina Schröter
Il nuovo sito della Giornata
romanda della tipografia
Ratificare subito
la Convenzione 190!
Daniel Hügli è membro del Comitato direttivo
e responsabile del settore ICT
Il 21 giugno 2019 a Ginevra viene adottata
la Convenzione n. 190 della Conferenza
internazionale del lavoro (CIL)
che protegge i lavoratori dalla violenza
e dalle molestie (compresa la violenza
di genere) sul posto di lavoro, da parte
di terzi e durante il tragitto verso il lavoro,
ma anche dagli effetti della violenza
domestica (in caso di home office).
Anche la Svizzera approva questa
Convenzione. Tuttavia, il Consiglio degli
Stati ha dibattuto in merito alla ratifica
solo il 19 settembre 2022. I consiglieri
agli Stati vicini ai datori di lavoro,
tuttavia, decidono di non entrare nel
merito della questione poiché non è ancora
possibile valutarne le conseguenze.
Ma quali conseguenze temono? Con
la ratifica, uno Stato è tenuto a rispettare,
promuovere e realizzare il diritto a
un ambiente di lavoro privo di violenza
e molestie. Insieme ai lavoratori e dei
loro rappresentanti devono essere identificati
i pericoli e valutati i rischi. Inoltre,
devono essere adottate misure per
prevenirli e controllarli. Ciò comporta
anche il diritto, in caso di pericolo, di
allontanarsi dal lavoro senza subire
conseguenze. La violenza e le molestie
sono quindi aspetti della tutela della sicurezza
e della salute sul lavoro, il che
significa che i dipendenti hanno un diritto
di discussione al riguardo.
Allora ci chiediamo: i consiglieri
agli Stati hanno dav vero l’intenzione di
opporsi a misure efficaci che hanno un
costo per i datori di lavoro e che devono
essere elaborate democraticamente insieme
ai dipendenti dell’azienda?
Spetta ora al Consiglio nazionale
correggere questa decisione sbagliata
degli Stati.
16
Dalle
professioni
«La rete è importante per evitare che ognuno rimanga
da solo, con le stesse domande e gli stessi problemi» Anna Stahl
Condizioni di lavoro più «cool
Le grafiche e i grafici di syndicom chiedono ciò che dovrebbe
essere scontato: un’adeguata previdenza professionale,
un’assicurazione contro la disoccupazione e una migliore
protezione per il lavoro indipendente.
Anche le professioni più creative devono essere tutelate. (© Keystone-ATS)
Tutto è iniziato con una domanda tanto
semplice quanto esistenziale: quanto
vale il mio lavoro? Cinque grafiche
indipendenti si sono messe alla ricerca
di risposte. Il risultato è promettente:
in un manifesto accattivante indicano
cosa non va nel loro settore, cosa
deve cambiare e cosa vogliono raggiungere.
Le loro richieste sono già
oggi una realtà per molti lavoratori dipendenti:
un futuro senza povertà nella
vecchiaia, e con una rendita adeguata
che sia effettivamente sufficiente
per vivere. Un’assicurazione che fornisca
una rete di sicurezza in caso di
mancanza di ordini. E un reddito che
permetta loro di accumulare riserve,
di pagarsi una tredicesima o persino
di prendersi una vacanza.
Solo insieme si è forti
I cambiamenti sociopolitici hanno bisogno
di tempo, ma soprattutto della
forza di molti. Con il loro appello, le
grafiche e i grafici del gruppo professionale
syndicom danno il via a un’organizzazione
a lungo termine e di ampio
raggio nel loro settore. Soltanto se
dal loro piccolo ma valido gruppo di
cinque persone emergerà un intero
movimento sarà possibile un cambiamento
reale e di vasta portata.
La creatività non basta
Anche il collegamento in rete con le
colleghe e i colleghi della professione
è una richiesta centrale del gruppo
professionale, per evitare che ognuno
rimanga solo nel proprio studio con le
stesse domande e gli stessi problemi.
Soprattutto per i giovani, l’organizzazione
sindacale offre un punto di contatto.
Fino al completamento della
loro formazione possono infatti avvalersi
dei gruppi interni che fungono da
rete per gli studenti. Per contro, chi ha
il diploma in tasca, troppo spesso si
ritrova da un giorno all’altro da solo e
non dispone (ancora) del know-how
necessario per orientarsi nel labirinto
del lavoro indipendente.
Infine, il manifesto è un appello a
tutte le grafiche e a tutti i grafici affinché
non si lascino trasportare soltanto
dall’amore per l’artigianato, la creatività
e la libertà. Condizioni di lavoro
eque e sicurezza sociale sono e devono
essere possibili per tutti. Perché una
professione che potrebbe sembrare
«cool» deve offrire di più di una vita al
minimo esistenziale.
Anna Stahl
Le grafiche e i grafici su instagram
Un contratto collettivo
per gli indipendenti
Michael Moser è segretario centrale settore Media
Il settore dei media ha negoziato un
«contratto collettivo di lavoro» per i lavoratori
indipendenti (vedi l’intervista
a pagina 20). Ovviamente è strutturato
un po’ diversamente da quello dei lavoratori
dipendenti, ma il funzionamento
è lo stesso. Insieme al datore di lavoro,
abbiamo negoziato degli standard
minimi per le condizioni di lavoro, che
non possono essere inferiori nei contratti
individuali. Nell’esempio concreto,
si tratta di una collaborazione tra la
casa editrice di fumetti Edition Moderne
e i suoi illustratori. Inoltre, abbiamo
stabilito in un accordo che rinegozieremo
il contratto di base ogni anno e che,
nei limiti del possibile, proveremo di
volta in volta a migliorarlo.
Che i lavoratori indipendenti si organizzino
collettivamente non è una
novità. Tuttavia, il fatto che ora interpretiamo
gli strumenti dello sperimentato
partenariato sociale tra lavoratori
e datori di lavoro anche per gli
indipendenti amplia ulteriormente la
portata dei miglioramenti. In questo
modo, i lavoratori indipendenti possono
beneficiare dell’esperienza e dei
risultati dei loro colleghi dipendenti,
ma allo stesso tempo a guadagnarci
sono anche i dipendenti stessi se le
condizioni di lavoro dei lavoratori indipendenti
migliorano. Poiché le forme
di lavoro diventano sempre più
flessibili, è più importante che mai
evitare che i rapporti di lavoro «classici»
si trasformino in lavoro indipendente
semplicemente per il fatto che
non vengono pagati i contributi previdenziali,
perché ci sono lacune nella
copertura o perché i redditi sono generalmente
più bassi.
«Ci sono ancora team con obiettivi individuali, che mostrano
classifiche o lanciano avvertimenti a chi non ce la fa » David Roth
17
RetePostale, corsa agli obiettivi
Traguardi di vendita poco realistici, pressione sui team leader e
agli sportelli, metodi di gestione problematici. RetePostale deve
cambiare strategia. E proporre prodotti che si possano vendere.
I francobolli non bastano. (© Keystone-ATS)
Immaginate se RetePostale volesse
vendere macchine da scrivere e a tutti
i team venisse imposto di venderne
dieci al giorno. E quando, dopo un semestre,
sempre più macchine da scrivere
si accatastano invendute, i dirigenti
regionali e settoriali decidono di
consultarsi per cercare una soluzione
al problema. Ed ecco un’idea geniale:
invece di obiettivi di squadra, ora si
applicheranno obiettivi individuali.
E nelle bacheche, nelle tabelle Excel o
nella chat del team dovrebbe essere
visibile a tutti chi sta raggiungendo gli
obiettivi e chi no.
Per quanto possa sembrare assurdo,
questo esempio si avvicina molto
alla situazione che si riscontra ancora
in molti team di RetePostale. Non con
le macchine da scrivere, ma con i prodotti
di PostFinance. A prescindere da
chi sia stato interrogato, tutti hanno
riferito che gli obiettivi erano lungi
dall’essere raggiunti.
syndicom si è attivato sin dall’inizio
criticando che gli obiettivi non
erano realistici, ma l’appello è stato
ignorato. Già nel marzo 2022 era chiaro
a tutti che non sarebbe stato possibile
raggiungerli. Eppure non si è corretto
il tiro, la pressione sui team
leader e sui consulenti alla clientela è
stata mantenuta alta, e questo volutamente.
Alcuni team leader non si sono fatti
impressionare dalla follia degli
obiettivi e hanno svolto un solido lavoro
indipendentemente dagli obiettivi.
Numerosi capi settore e team leader
inesperti sono stati comprensibilmente
sopraffatti e hanno ceduto alla
pressione. All’inizio, ciò ha portato a
metodi di misurazione assurdi, vere e
proprie classifiche, a volte esponendo
alla gogna i colleghi di minor successo.
E questa è stata la goccia che ha fatto
traboccare il vaso. syndicom ha raccolto
più di cento esempi di questi
metodi di gestione, da problematici a
semplicemente scioccanti, e ha protestato
presso la direzione nazionale.
Le discussioni sono iniziate a maggio,
ma l’effetto è ancora insufficiente.
Ci sono ancora dei team in cui si stabiliscono
obiettivi individuali, si presentano
classifiche, si registrano note o si
lanciano avvertimenti se gli obiettivi
non vengono raggiunti. Questo è in
completa contraddizione con il principio
fondamentale di buona amministrazione,
che imparano anche i
manager meno esperti. A questo ci
dobbiamo opporre fermamente. Si devono
poter influenzare e misurare gli
obiettivi. Tuttavia, la vendita negli uffici
postali è un lavoro di squadra. E le
vendite possono essere effettuate solo
se vi sono prodotti all’altezza. I segretari
regionali di syndicom lavorano
con i team che continuano a riportare
esempi. Ma il problema non è solo locale,
è trasversale a tutti i livelli. È
giunto il momento di lanciare un avvertimento
a RetePostale. Nel 2023,
occorrono obiettivi realistici e una migliore
leadership a quasi tutti i livelli.
E soprattutto prodotti che si vendano
meglio delle macchine da scrivere.
David Roth
Un autunno caldo
per il recapito pacchi
Urs Zbinden è segretario centrale
del settore Logistica
Questo è un autunno caldo per il mondo
sindacale svizzero. A Ginevra, gli
autisti dell’azienda di trasporti TPG e
i dipendenti statali hanno scioperato
con successo per ottenere un aumento
salariale. In tutta la Confederazione, i
lavoratori edili protestano a gran voce
contro il deterioramento del contratto
collettivo di lavoro. Intanto, all’aeroporto
di Zurigo gli scioperi annunciati
dai lavoratori di Swissport e dai piloti
di Swiss sono stati scongiurati all’ultimo
momento grazie a un miglioramento
dei Contratti collettivi (CCL).
Queste recenti manifestazioni in tutta
la Svizzera seguono l’esempio delle
lotte sindacali internazionali volte a
migliorare le condizioni di lavoro dei
dipendenti.
La situazione a Planzer e Quickpac
Questa tendenza si osserva anche nelle
aziende logistiche private in Svizzera.
Negli ultimi mesi, i dipendenti di
Planzer KEP e Quickpac hanno contattato
syndicom. Nel caso di Planzer
KEP si sono riscontrate violazioni delle
norme legali, con lunghe giornate di
lavoro e pianificazione del lavoro a
breve termine, e della sicurezza sul
lavoro (veicoli sovraccarichi). Il 75 per
cento dei dipendenti sostiene le richieste
fatte al deposito di Zurigo Altstetten.
Anche presso il concorrente
Quickpac, la stragrande maggioranza
dei dipendenti nei depositi di Winterthur
e Dietikon rivendica una tredicesima
mensilità e si oppone ai giorni di
lavoro non retribuiti in caso di malattia
e alle detrazioni forfettarie in caso
di danni al veicolo.
Un punto di partenza
Con i negoziati sul CCL Logistica, si
sta gettando una base importante per
la regolamentazione del settore dei
servizi postali privati. Tuttavia, i crescenti
movimenti collettivi nelle
aziende dimostrano che questo CCL
non deve essere un obiettivo finale,
bensì un punto di partenza per ulteriori
miglioramenti.
18 Politica
Gli utili della BNS a favore
di tutta la popolazione
Mentre la Banca Nazionale Svizzera continua ad accumulare
miliardi di utili, le casse pensioni attraversano un periodo di
crisi dovuto agli interessi negativi. I loro rendimenti sono in
caduta libera e le pensioni non bastano più per vivere. Allo
stesso tempo, Consiglio federale e Parlamento continuano il
loro progetto per innalzare l’età pensionabile. Ma c’è una soluzione:
rafforzare l’AVS grazie agli utili della Banca nazionale.
È ciò che chiede l’iniziativa sulla BNS, lanciata dall’Unione Sindacale
Svizzera. Ne parliamo con Sarah Wyss, consigliera nazionale
PS a Basilea Città e membro del comitato iniziativista.
Testo: Federico Franchini
Foto: Keystone- ATS (in basso), Michael Waser (ritratto di Sarah Wyss)
Il franco svizzero è stato, per così
dire, uno dei prodotti più esportati
dalla Svizzera negli ultimi dieci
anni: anche più delle aziende farmaceutiche!
Tutto il mondo voleva
acquistare franchi, a causa delle incertezze
dell’eurozona. La Banca
Nazionale Svizzera (BNS) ha quindi
emesso un’enorme quantità di moneta
vendendola agli investitori di
tutto il mondo in cambio di euro e
dollari. E ha realizzato dei profitti
su queste transazioni. L’ordine di
grandezza di queste vendite è astronomico.
Tra il 2016 e il 2021, questa
politica ha consentito alla BNS di
realizzare un utile medio di oltre
26 miliardi di franchi all’anno.
L’attuale convenzione sulla distribuzione
stipulata con la BNS (valida
fino al 2025) stabilisce che, a fronte
di un «utile di bilancio» della BNS di
almeno 40 miliardi di franchi, fino
a 6 miliardi di franchi possano essere
distribuiti alla Confederazione e
ai Cantoni. L’iniziativa sulla BNS
propone che una parte dell’utile
della BNS confluisca nelle casse
dell’AVS, qualora l’utile iscritto a bilancio
della Banca nazionale e le riserve
per future ripartizioni fossero
elevati.
Signora Wyss, perché questa iniziativa
è necessaria?
È chiaro a tutti che siamo di fronte a
un problema legato al finanziamento
dell’AVS. Non stiamo parlando di
oggi o domani, ma di un problema
che sorgerà fra una decina d’anni.
Abbiamo quindi il tempo per riflettere
su come garantire in futuro un
finanziamento supplementare al
primo pilastro. L’iniziativa è quindi
necessaria perché propone una soluzione
concreta ed efficace a questo
problema. Le lacune finanziarie
dell’AVS potranno infatti essere colmate
grazie agli utili della BNS. Questo
senza ledere il potere d’acquisto
tramite nuovi prelievi sui salari: la
distribuzione degli utili della BNS
all’AVS rafforza infatti la previdenza
per la vecchiaia senza gravare sui
portafogli delle lavoratrici e dei lavoratori.
Quest’anno, però, la Banca Nazionale
ha annunciato grosse perdite ed
è probabile che non farà utili. Un
timing che non sembra essere propizio
per l’iniziativa. È così?
In effetti, il timing non è forse l’ideale.
Ma nel 2021 la Banca Nazionale
ha realizzato un utile di 21 miliardi
di franchi. Se analizziamo cosa è
successo negli ultimi anni vediamo
che la BNS ha versato alla Confederazione
circa 2 miliardi di franchi
all’anno, una cifra di per sé anche
bassa data dal fatto che vi è un tetto
massimo alla distribuzione degli
utili. Gli utili sono molto stabili e, a
lungo termine, possiamo ritenere
che la Banca Nazionale continuerà a
macinare risultati positivi e, di conseguenza,
a versare denaro nelle
casse della Confederazione.
Che si fa ora con questo denaro?
Di norma i due terzi degli utili vengono
ridistribuiti ai Cantoni mentre
un terzo va alla Confederazione. La
convenzione stabilisce un tetto massimo
di 6 miliardi di franchi. Del denaro
che va alla Confederazione, un
«La maggioranza del Parlamento vuole che gli
utili della BNS siano usati per ridurre il debito
pubblico. Non mi sembra una buona idea, dato che
in Svizzera il tasso di debito è già molto basso.
Investire questo denaro nel primo pilastro
avvantaggerebbe invece tutta la popolazione»
19
Sarah Wyss, consigliera nazionale PS Basilea Città
e membro del comitato dell’iniziativa BNS
terzo va nel budget ordinario e due
terzi nel budget straordinario. Con
questa parte attualmente non si fa
nient’altro che ridurre il debito. Ciò
che non è una buona idea, dato che
l’indebitamento in Svizzera è già
molto basso. Non serve a nulla ridurre
il debito con i guadagni supplementari
della BNS. Ha molto più
senso investire questo denaro nel
primo pilastro ciò che avvantaggerebbe
concretamente tutta la popolazione.
Per questo penso che questa
iniziativa potrebbe avere delle
chance di fronte alla popolazione.
I sondaggi dicono che la maggioranza
degli svizzeri sarebbe a favore di
questo progetto. Come se lo spiega?
Durante la discussione su AVS21 è
emerso chiaramente che entro il
2035 la Svizzera avrà bisogno di una
nuova riforma sull’AVS. Siamo davvero
di fronte ad una situazione
straordinaria e guardare alla salute
finanziaria dell’AVS a lungo termine
è qualcosa che è ormai ancorato
nella popolazione: tutte e tutti sono
coscienti che occorre trovare un finanziamento
supplementare. La
maggioranza del parlamento vuole
però che il surplus finanziario versato
dalla BNS sia utilizzato per ridurre
il debito pubblico. Non mi sembra
una buona idea, dato che in
Svizzera abbiamo un tasso di debito
già molto basso: non serve a nulla ridurlo
con i guadagni supplementari
della BNS. Investire questo denaro
nel primo pilastro avvantaggerebbe
invece tutta la popolazione.
C’è chi propone altre soluzioni, come
l’aumento dell’età pensionabile…
Una cosa è certa: il finanziamento
dell’AVS va rafforzato entro circa
dieci anni. Le soluzioni non sono
molte. La recente votazione su
AVS21 che purtroppo è stata accettata
ha portato l’aumento dell’età pensionabile
delle donne da 64 a 65
anni. Il risultato risicato di questa
votazione, però, dimostra che l’aumento
dell’età pensionabile non
avrà vita facile di fronte al popolo.
Un’altra soluzione è l’aumento dei
prelievi sui salari. L’importante è
che quando ci sarà da dibattere sul
tema noi arriveremo con la nostra
proposta sul tavolo sotto forma d’iniziativa
popolare. I giovani liberali
hanno depositato un’iniziativa popolare
volta ad aumentare progressivamente
l’età pensionabile a 66
anni sia per gli uomini che per le
donne. Questo indebolirà il primo
pilastro. Inoltre già oggi numerose
persone vanno in pensione anticipata.
Le vittime di un aumento dell’età
pensionabile sono quindi le persone
con salari bassi, che non possono
permettersi di andare in pensione
anticipata. La nostra soluzione legata
agli utili della BNS ci sembra più
interessante e applicabile. È chiaro
che per noi occorre rafforzare le
pensioni e non aumentare l’età di
pensionamento.
I contrari dicono che è pericoloso legare
l’AVS ai benefici della BNS perché
farebbe dipendere il primo pilastro
dalla politica monetaria
svizzera. Cosa risponde?
Non capisco molto questo argomento.
Il testo dell’iniziativa è moderato,
non riguarda la politica monetaria
e protegge la quota assegnata ai
Cantoni a quattro miliardi all’anno,
Mi sembra normale che la Confederazione
possa decidere cosa fare con
i due miliardi che la BNS le versa.
Questo non ha alcuna influenza con
la politica della Banca Nazionale.
Oggi si utilizza questo denaro per
colmare il debito pubblico, ma non
cambia nulla col fatto che lo si potrebbe
utilizzare per l’AVS. Allora sarebbe
un problema anche quello di
finanziare i budget dei Cantoni con
gli utili della BNS, ma nessuno si è
mai preoccupato al riguardo. Il solo
problema che vedo è davvero quello
nel caso in cui la BNS non versi degli
utili come quest’anno. Ma, come già
detto, le medie passate e le prospettive
future ci dicono che questo avverrà
solo in anni eccezionali.
Abbiamo parlato di finanziamento,
ma un altro problema sono le rendite.
Anche qui la sinistra ha già lanciato
un’iniziativa popolare, quella
(riuscita in termini di raccolta firme)
sulla tredicesima AVS. Quale è
l’importanza di agire sui due fronti?
È molto importante, come sinistra,
agire sui due fronti – finanziamento
e aumento delle rendite – apportando
le nostre soluzioni per quella che
è l’assicurazione sociale più importante
della Svizzera. È chiaro a tutti
che le rendite sono troppo basse. Secondo
la Costituzione esse dovrebbero
essere sufficienti per vivere, ciò
che attualmente non è il caso. È importante
finanziare, certo, come intendiamo
fare con l’iniziativa sugli
utili della BNS, ma poi occorre agire
anche a livello di rendita. In questo
caso abbiamo proposto l’iniziativa
sulla 13esima AVS che mira a dare
un po’ più di ossigeno a chi dipende
soprattutto dal primo pilastro. In
particolare le donne, dato che un
terzo delle pensionate non ha altra
entrata che l’AVS.
In Parlamento ci si occuperà presto
anche di previdenza professionale
(II pilastro). Quali i prossimi passi?
Occorre trovare una soluzione per i
tassi di lavoro bassi e per le persone
che hanno diversi lavori e non sono
coperti. Ma ribadisco che dobbiamo
concentrarci sempre per rinforzare
il primo pilastro, perché si tratta di
un accordo tra generazioni e di un
progetto di solidarietà tra chi guadagna
di più e chi guadagna di meno.
Per i sindacati è importante rinforzare
soprattutto l’AVS e quindi portare
a termine l’iniziativa sugli utili
della BNS.
Firma l’iniziativa BNS
20 Dalla parte
degli altri
Un contratto su misura
per i fumettisti
Marie-France Lombardo, Julia Marti e Claudio Barandun
gestiscono la casa editrice Edition Moderne con passione.
E da poco anche con un «contratto di base».
poiché gli aumenti di prezzo non
possono essere trasferiti interamente
sui consumatori. A questo si aggiungono
il calo del potere d’acquisto
e il basso tasso di cambio
dell’euro: dopotutto, operiamo a livello
internazionale e il nostro mercato
più importante è la Germania.
Dobbiamo affrontare una discussione
di fondo su quanto valga per noi
come società una vivace cultura del
libro, e sulla volontà politica di sostenerla.
La promozione strutturale
dell’Ufficio federale della cultura
per le case editrici (di cui beneficia
anche Edition Moderne nel periodo
2021–2024) è un contributo in tal
senso, ma purtroppo anche l’unico
nel suo genere.
Testo: Michael Moser
Foto: Anne Morgenstern
syndicom e Edition Moderne hanno
appena firmato un contratto di
base. Di cosa si tratta?
Con il contratto di base, il sindacato
syndicom e la casa editrice Edition
Moderne intendono migliorare congiuntamente
le condizioni di lavoro
dei creatori di fumetti. Entrambe le
parti vogliono dimostrare che il lavoro
di creazione e pubblicazione di
fumetti lungo la catena del valore
può e deve essere svolto in maniera
equa e a vantaggio di tutte le parti.
Con il contratto di base, Edition Moderne
dispone ora di un importante
strumento di mediazione che renderà
più evidente in futuro ciò che
facciamo come casa editrice.
Cosa contiene l’«Accordo di ulteriore
cooperazione», che fa parte del
contratto di base?
Questo accordo stabilisce i nostri
obiettivi comuni e che Edition Moderne
e syndicom possono rinnovare
annualmente il contratto di base,
rinegoziarlo sulla base dei nostri
risultati commerciali o rescinderlo.
In qualità di editore, ci impegniamo
a comunicare le condizioni del contratto
di base negoziato prima dell’inizio
delle trattative e, successivamente,
a far sì che nelle trattative
individuali non siano peggiori.
Chi è esattamente Edition Moderne
e di cosa vi occupate?
Edition Moderne è l’unica casa editrice
di fumetti e graphic novel della
Svizzera tedesca e la più antica del
mondo di lingua tedesca. Si impegna
a realizzare libri di alta qualità
in termini di contenuti e design che
siano politicamente rilevanti: vi trovano
spazio anche voci e temi marginali.
Nel 2021, Edition Moderne
ha ricevuto lo Swiss Design Award
per la «mediazione» ed è stata nominata
editore svizzero dell’anno.
L’intero mercato del libro sta
attraversando una situazione molto
difficile. Dove vedete le sfide più
importanti?
La carenza di carta, l’interruzione
delle catene di approvvigionamento
e l’esplosione dei prezzi rappresentano
una minaccia esistenziale anche
per Edition Moderne. Oltre al
tempo necessario per trovare la carta,
i prezzi non sono più equilibrati
Dal 2020 gli illustratori sono
organizzati in syndicom. Come avete
seguito questo processo?
Prima di entrare nel mondo dell’editoria,
Julia e Claudio lavoravano
come grafici e illustratori e Marie-
France nella promozione del design:
conosciamo bene le sfide che devono
affrontare i lavoratori indipendenti
solitari. Siamo felici che il settore
dell’illustrazione si organizzi
collettivamente in syndicom e stimoli
i discorsi sul valore aggiunto di
questo lavoro.
Come si concilia tutto questo con i
valori di Edition Moderne e con la
cultura del libro che promovete?
Negli ultimi due anni abbiamo trasformato
la casa editrice da un «one
man show» a una piccola struttura
collettiva: noi tre e il nostro apprendista
Manuel. L’obiettivo è creare
libri di qualità e un’atmosfera di
lavoro apprezzabile e stimolante,
nonostante un tasso d’occupazione
di appena il 220 per cento. Spesso
accompagniamo i libri dal primo
storyboard alla progettazione, produzione
e distribuzione. Siamo più
che mai convinti del valore che rappresenta
il mezzo del libro: molte
cose nel «mondo là fuori» stanno
cambiando e creano incertezza.
I mondi che troviamo nei libri possono
aiutarci ad attraversare questo
mondo esterno in modo più riflessivo,
rilassato e divertente. È per questo
che siamo felici di fare questo
lavoro.
Diritto e diritti
21
Ho lavorato in una tipografia per oltre
30 anni. Ora ha però dovuto chiudere
e mi sono iscritto alla cassa di
disoccupazione. In un corso proposto
dalla cassa, ho creato il mio dossier
di candidatura. Nonostante le numerose
candidature, ricevo solo rifiuti.
So che alla mia età, a 55 anni, e con la
mia professione, è difficile trovare un
lavoro. Ma ora ho saputo che in molte
grandi aziende le candidature non
vengono più esaminate da una persona,
ma che è un algoritmo a farlo.
È vero?
Non ce lo hanno spiegato durante il
corso. Non posso sapere se il mio
dossier viene esaminato da un algoritmo
o dal dipartimento delle risorse
umane e quali criteri vengono considerati
per la selezione. Potrei eventualmente
adeguare di conseguenza
la mia documentazione e, ad esempio,
non indicare la mia età e la mia
nazionalità?
Se è così, non ho praticamente nessuna
possibilità di trovare un lavoro.
Ma l’uso di un tale algoritmo è una discriminazione.
Non posso difendermi
legalmente?
Risponde il servizio giuridico di syndicom
Sì, nel mondo del lavoro gli algoritmi vengono utilizzati sempre
più spesso. Proprio nel processo di candidatura, vengono predefiniti
dei criteri (le cosiddette parole chiave) per poter occupare
in modo ottimale la posizione richiesta. Se il tuo CV non
soddisfa determinati criteri, il tuo dossier viene automaticamente
respinto. Ciò aumenta il rischio di discriminazione nella
ricerca di lavoro sulla base dell’età, del sesso, della nazionalità,
della situazione familiare (sposato, figli), e così via.
In linea di principio, non esistono disposizioni al riguardo. Ma
queste informazioni possono essere importanti per il datore di
lavoro. Gli algoritmi cercano quindi sulla base di queste parole
chiave. Se nella documentazione inoltrata queste informazioni
mancano, la domanda verrà respinta. Se inoltre il tuo CV riporta
una foto, l’algoritmo può trarre conclusioni sulla tua età utilizzando
il riconoscimento facciale automatico. Questo software
viene utilizzato sempre più spesso, anche se è noto che riconosce
solo gli stereotipi e non è quindi significativo. In definitiva,
l’algoritmo adotta gli stessi pregiudizi delle persone che hanno
stabilito i criteri. Un algoritmo riconosce solo i dati che gli sono
stati messi a disposizione. Meno dati ha a disposizione, tanto
più soggettivo diventa il processo di selezione.
Sulla base dell’articolo 28 del Codice civile hai la possibilità di
far valere una lesione della personalità. Questa deve essere illegale
e dipende dal fatto se il potenziale datore di lavoro può o
meno far valere interessi preponderanti. Anche se riesci a dimostrare
che il rifiuto è dovuto esclusivamente alla tua età, ciò non
ti dà diritto all’assunzione. Potrai solo richiedere una riparazione
morale sulla base dell’articolo 28a del Codice civile. Tuttavia,
non esistono ancora sentenze al riguardo pronunciate dal
Tribunale federale. Questo perché il datore di lavoro non è tenuto
a motivare il suo rifiuto e, quindi, risulta quasi impossibile
dimostrare una discriminazione.
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su internet
22 Rubriche
Idee
Qualche novità sui corsi 2023
Quelli appena trascorsi non sono
stati tempi facili per i corsi Helias
(e per la formazione in generale).
La pandemia ha lasciato il suo strascico
e, forse anche a causa della
ripresa di ritmi lavorativi più incessanti,
è un po’ calata la partecipazione
ai corsi. Le lezioni online sono
ormai entrate a far parte della nostra
quotidianità, mentre la modalità
dei corsi su richiesta comincia a
essere apprezzata da gruppi di colleghi
o da piccole aziende che vogliono
stare al passo con i tempi (e con
la digitalizzazione). In questo senso
vanno le proposte dei corsi Helias in
Ticino per il nuovo anno. Tra le novità,
un corso per imparare a disegnare
e animare in 3D, per render, videogame,
stampa 3D e molto altro, grazie
al programma Blender presentato
da Alessandro Bianchi. Saranno
poi proposti tre corsi sullo «User
inter face e Experience design», sia
per progettare un’applicazione per
dispositivi mobili che per il desktop.
A moduli viene riproposto il corso
sui Social Media dalla A alla Z: i diversi
livelli (basi, promozione, sicurezza
e privacy) possono essere seguiti
anche singolarmente. E torna
in versione aggiornata il corso sui
diritti d’autore, la proprietà intellettuale
e la GDPR, dato che la tecnologia
non si ferma e la legislazione
cambia di conseguenza. Non mancano,
infine, le proposte tra marketing,
nuove tecnologie e conoscenza
di sé, come «Il Gioco è una cosa seria:
conoscere sé stessi attraverso il
gioco» e «Autoritratto telematico:
apparire al meglio in webinar e
smart working», con Marko Valdarnini.
Ne riparleremo sui prossimi
numeri di questa rivista. Prossimamente,
i soci syndicom riceveranno
il depliant informativo con l’elenco
dei corsi 2023. E non mancate di
consultare il sito, con le informazioni
sempre aggiornate.
Giovanni Valerio
Informazioni aggiornate sui corsi Helias
al sito www.helias.ch
Una nuova Svizzera
Ce ne siamo accorti forse tardi, ma
la Svizzera ha cambiato definitivamente
pelle. La contrapposizione
tra svizzeri e stranieri riguarda ormai
soltanto populisti, passatisti e,
purtroppo, il diritto degli stranieri.
In parte anche il mercato del lavoro.
I dati demografici ci dicono che il
40% delle persone che vive stabilmente
in Svizzera ha origini migratorie.
Tra giovani e bambini questa
percentuale supera addirittura il
50%. Ma la complessità del contesto
sociale va ben oltre questo dato e le
questioni aperte sono enormi. Ci
sono nuove sfide da affrontare, non
c’è dubbio, anche se questa diversità
è fondamentalmente una ricchezza
e non certo un problema. A dirlo
da tempo è l’Istituto nuova Svizzera
(Ines) che raccoglie alcune delle teste
più brillanti della Svizzera antirazzista
e postcoloniale. L’Ines ha
pubblicato questo libro, una sorta di
manuale per orientarsi all’interno
della complessità della nostra società
post-migrante. Un termine che
sta a indicare un ordine sociale modellato
nel profondo da fenomeni
migratori. In questa prospettiva, la
migrazione è quindi intesa come un
processo che contribuisce significativamente
a plasmare la società. Il
manuale della nuova Svizzera affronta
proprio il discorso migratorio
e fornisce anche chiavi di lettura
storiche. Al suo interno troviamo
anche contributi poetici toccanti e
un’ampia scelta di immagini. Le
voci della «Svizzera black» sono particolarmente
forti all’interno di Ines
e ben rappresentate nel volume; una
forza che riflette la vitalità del movimento
Black Lives Matter anche alle
nostre latitudini. Hanno ragione gli
attivisti di Ines: la nuova Svizzera è
già qui, occorre solo ammetterlo e
superare il razzismo sistemico che
ancora caratterizza la nostra società.
Mattia Lento
Ines, Handbuch neue Schweiz
institutneueschweiz.ch
Per un’etica del giornalismo
Alzi la mano chi ha mai letto (o semplicemente
scorso) la Dichiarazione
dei diritti e dei doveri dei giornalisti;
alzi la mano chi, nel corso del
suo lavoro, di fronte a un caso controverso
si è mai chiesto cosa abbia
statuito il Consiglio della stampa,
l’organo di autodisciplina e supervisione
deontologica di noi giornalisti:
pochi, pochissimi, forse nessuno.
Eppure la Dichiarazione ha cinquant’anni
(è del 1972), il Consiglio
qualcuno di meno (1977), e, volenti
o nolenti, è la bussola deontologica
(vogliamo dire etica?) per la nostra
professione.
Ne tratta in modo approfondito
l’ultima fatica di Enrico Morresi,
“L’autodisciplina della professione
giornalistica in Svizzera (1972-2022) –
La prassi del Consiglio svizzero della
stampa”, un centinaio di pagine
che racchiudono nella parte centrale
una scelta delle decisioni del Consiglio,
in quella finale delle appendici
storico-didattiche, e in quella
iniziale un excursus dello stesso
Morresi che ripercorre le sfide che
ha affrontato il giornalismo, per lo
meno nel XX secolo e in questo scorcio
di XXI. La parte a nostro avviso
più interessante, non solo per le
informazioni che se ne ricavano,
ma soprattutto per le conclusioni.
Perché la Dichiarazione e il Consiglio
hanno cinquant’anni e, siamo
sinceri, li dimostrano tutti, soprattutto
il secondo. Urge un cambiamento
proprio in funzione delle
sfide che la digitalizzazione sta imponendo.
Del resto, chi ha mai davvero
letto le nostre linee guida? Chi
le ha mai impiegate coscientemente
nel nostro lavoro? Soprattutto, al di
là di una ipotetica gogna mediatica
che oggi dura al massimo un paio di
minuti, quali conseguenze deve sopportare
chi secondo il Consiglio non
le rispetta?
Rocco Bianchi
Enrico Morresi, L’autodisciplina della
professione giornalistica in Svizzera, CdT
1000 parole
La matita di Ruedi Widmer
23
24 Eventi Uno spaccato delle molteplici attività esterne di syndicom: partecipazione a
eventi, corsi di formazione, visite aziendali, conferenze stampa, incontri. E
continua la raccolta di firme per la petizione «Prezzi in aumento! Anche i salari!
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1 - 6. Nell’ambito della petizione «Prezzi in aumento! Anche i salari!», si sono svolte numerose visite aziendali nel settore della logistica. (© syndicom)
7. Conferenza stampa USS con Matteo Antonini, Pierre-Yves Maillard e Daniel Lampart per la campagna salariale d’autunno (© USS)
8. Patrizia Mordini, responsabile dei Gruppi d’interesse, alla conferenza Digital Nomads Switzerland il primo ottobre a Berna (© syndicom)
9. Seminario ICT della sezione di Zurigo (© syndicom)
10. I corrieri in bici consegnano una petizione all’azienda FWG a Zurigo (© syndicom)
11. Foto di gruppo per la gita in Val di Lei della sezione retica (© syndicom)
12. Corso di formazione per fiduciari della sezione Ticino e Moesano (© syndicom)
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26
Un lavoro,
una vita
Mensur Memedi, per un mondo più giusto
Mensur Memedi ha 39 anni ed è padre
di famiglia. Poco dopo l’inizio del millennio,
a 19 anni è migrato dalla Macedonia
in Svizzera, dove il padre lavorava
già da un decennio. All’epoca, aveva
appena finito il liceo e si era iscritto
all’Università di Berna. La sua materia:
scienze politiche. Ma dopo sei semestri,
alla sua famiglia mancavano i
soldi. Per mantenere la famiglia, cerca
un lavoro e lo trova presso il datore di
lavoro del padre, la Posta Svizzera.
Memedi vi lavora ancora oggi con diverse
funzioni. Lavora nell’agglomerato
di Berna e vive nel Canton Friburgo.
Memedi è un membro attivo di syndicom.
Testo: Basil Weingartner
Foto: Alexander Egger
«Sono contro lo sfruttamento
e l’arbitrio
Senza i sindacati non funzionerebbe.
Poiché, in fin dei conti, tutte le aziende
vorrebbero pagare il personale il
meno possibile. Ovunque, sul lavoro,
le persone vengono trattate ingiustamente.
Ho conoscenti con un background
migratorio che a parità di lavoro
guadagnavano molto meno dei
colleghi di lavoro con passaporto
svizzero. Ecco perché abbiamo bisogno
di istituzioni che ci aiutino. Nei
casi dei miei conoscenti, il sindacato
è intervenuto e ha ottenuto aumenti
salariali. Sono uno che cerca di aiutare
ovunque sia in grado di farlo. Non
sono solo un sindacalista, ma anche
un team leader della Posta Svizzera.
Ho trovato questo lavoro per caso.
Come dipendente temporaneo, ho
avuto modo di dimostrare le mie
capacità. Mi sono poi occupato del
sistema di distribuzione e in particolare
dell’implementazione delle richieste
dei clienti. Ben presto sono
diventato responsabile della pianificazione
di tutti i tour nella regione di
Berna – e vice team leader con un’occupazione
a tempo indeterminato. In
seguito, sono stato promosso a team
leader. Ora sono responsabile di 18
dipendenti. Un gruppo è composto
da persone del turno mattiniero.
L’altro gruppo è costituito da addetti
al recapito dei pacchi. Inoltre, conduco
workshop di gruppo e sono responsabile
del «lean management».
Quest’ultimo viene chiamato anche
«Kaizen» e ha origine negli stabilimenti
automobilistici della Toyota in
Giappone. Si cerca di utilizzare il potenziale
di tutti i dipendenti per portare
l’azienda al successo. Le persone
in prima linea sanno meglio di
chiunque altro cosa serve per ottimizzare
i processi. La filosofia è questa:
eliminare gli sprechi, ma non per
risparmiare sul personale, bensì per
utilizzare il tempo del personale in
modo più saggio. Il «lean management»
(letteralmente, management
«snello») valorizza i dipendenti. Essi
possono fornire il loro contributo. E
quando le idee vengono realizzate, i
dipendenti ne sono orgogliosi. Inoltre,
ciò crea una cultura costruttiva
che consente di commettere errori.
Questo è anche in linea con la
mia filosofia di vita e con la mia fede
musulmana: la notte riesco a dormire
bene solo se ho aiutato gli altri.
Dovremmo tutti spingere nella stessa
direzione. Ognuno porta qualcosa da
cui si può imparare e trarre beneficio.
Solo così si può creare un mondo
pacifico. Insieme alla mia famiglia,
qualche anno fa mi sono fatto naturalizzare.
Nel frattempo, mi sono
reso conto che in Svizzera la naturalizzazione
non solo è costosa, ma
funziona anche in modo molto diverso
da Cantone a Cantone, da Comune
a Comune. Non è giusto. Vorrei
impegnarmi politicamente per cambiare
questa situazione. Anche le
naturalizzazioni devono avvenire in
modo equo. La giustizia è fondamentale
ovunque. Le persone vanno a
lavorare per avere abbastanza denaro
per sé e per la propria famiglia.
Ma molti vengono semplicemente
sfruttati. Quando lo vedi, devi aiutare
le persone, altrimenti ti rendi complice.
Impressum
Redazione: Robin Moret e Giovanni Valerio
(responsabili), Rieke Krüger
Tel. 058 817 18 18, redazione@syndicom.ch
Traduzioni: Alleva Translations, Alexandrine Bieri
Correzione bozze: Petra Demarchi
Illustrazioni: Katja Leudolph
Layout e stampa: Stämpfli Kommunikation, Berna
Notifica cambi di indirizzo: syndicom, Adressverwaltung,
Monbijoustrasse 33, CP, 3001 Berna
Tel. 058 817 18 18, Fax 058 817 18 17
Inserzioni: priska.zuercher@syndicom.ch
Abbonamenti: info@syndicom.com
Gratis per i soci. Per gli altri: Fr. 35– (estero: 50.–)
L’illustrazione di Micha Dalcol è alle pagine 6 e 7.
Editore: syndicom – sindacato dei media
e della comunicazione, Monbijoustrasse 33,
CP, 3001 Berna
La rivista syndicom esce sei volte l’anno.
Il prossimo numero uscirà il 10 febbraio 2023.
I termini riportati al maschile, laddove ambivalenti,
sottintendono sempre il genere femminile.
27
Il cruciverba di syndicom
In palio un buono Coop del valore di
40 franchi. La soluzione sarà pubblicata
sul prossimo numero insieme al nome
del vincitore. Non è previsto alcuno
scambio di corrispondenza sul concorso.
Sono escluse le vie legali. Inviare la soluzione
entro il 24 dicembre a syndicom,
via Genzana 2, 6900 Massagno oppure
per mail:
info@syndicom.ch
La soluzione del cruciverba dello scorso
numero è INFLAZIONE. Il vincitore è
Alessandro Chiappini di Brissago, a cui
va il premio di 100 grammi d’argento
sotto forma di lingotti offerti da Banca
Cler. Congratulazioni!
Pubblicità
Nina Dimitri
Ambasciatrice di Comundo
Con un interscambio
è possibile!
Insieme possiamo realizzare grandi cambiamenti! Nell’ambito di interscambi da
uno a tre anni, professioniste e professionisti come te collaborano con le nostre
organizzazioni partner in Africa e America Latina. Sul posto, contribuisci a
migliorare le condizioni di vita di bambine, bambini, giovani e persone anziane.
comundo.org
28 Inter-attivi
syndicom social
Indennizzare gli schiavi dei Mondiali 13.11.2022
Oltre 6500 schiavi dei tempi moderni sono deceduti
durante i preparativi per la Coppa del mondo di calcio,
che si disputa in queste settimane in Qatar. Migliaia di
operai vi lavorano ancora a condizioni disumane, alla
paga di un dollaro l’ora. La FIFA guadagnerà miliardi ma
rifiuta di indennizzare gli operai e le loro famiglie.
Per questo è partita una petizione online, a cui hanno
aderito spontaneamente migliaia di persone di tutto il
mondo.
secure.avaaz.org/page/it/
Stop per le auto a guida autonoma? 26.10.2022
Dopo aver investito quasi 4 miliardi di dollari
per lo sviluppo di vetture autonome, Ford e
Volks wagen mettono fine alle attività della loro
azienda Argo IA, creata per l’occasione. Battuta
d’arresto per questo tipo di mobilità?
Cile, un appello per la libertà di stampa 6.10.2022
Amazon, rapporto shock 7.11.2022
256 articoli trattati in un giorno, ovvero
32 ogni ora, in media più di uno
ogni due minuti. Queste le cifre dei
ritmi di lavoro nei magazzini di Amazon,
rivelate dal giornale francese
«L’Humanité. Livelli di stress insostenibili,
con movimenti ripetuti e
usuranti. Risultato: dimissioni per
un dipendente su cinque, mentre
Amazon ricorre sempre più al lavoro
precario (42% di interinali).
In Cile, come in molti altri paesi, si assiste a una concentrazione
del mercato editoriale che porta a un vero e
proprio monopolio ideologico. La stessa democrazia è a
rischio, proprio come il giornale «El Clarín, una delle
poche voci indipendenti. Per sostenerlo, syndicom invita
a firmare la petizione: syndicom.ch/9slze
Una convenzione ONU per la sicurezza dei media 2.11.2022
In occasione della Giornata internazionale per porre fine
all’impunità dei crimini contro i giornalisti, syndicom e
la Federazione internazionale dei giornalisti chiedono
alla comunità internazionale di garantire finalmente la
sicurezza e la protezione degli operatori dei media attraverso
una convenzione delle Nazioni Unite. jfj.org
La Commissione del Consiglio degli Stati apre a
una legge sulle imprese responsabili 07.09.2022
La controproposta all’iniziativa per imprese responsabili
deve essere integrata con un obbligo di
diligenza in materia di lavoro forzato. Ciò apre le
porte a una riforma globale che consentirà alla
Svizzera di mettersi al passo con l’UE. Informati
su responsabilite-multinationales.ch
syndicom su Mastodon! 15.11.2022
Ora ci trovi anche su Mastodon!
Per il momento vi troverete gli stessi
contenuti del nostro account Twitter.
Ma chissà cosa ci riserverà il futuro.
Sei su Mastodon anche tu?
Seguici all’indirizzo:
@gewerkschaftsyndicom@swiss.social
Un altro podcast di syndicom 1.12.2022
Abbiamo lanciato un nuovo podcast
specifico per la Posta anche nella
Svizzera tedesca. Una volta al mese, Dominik
Dietrich e Senol Kilic presentano la vita lavorativa
quotidiana dei dipendenti della Posta.
Puoi trovarlo su spotify, ascoltalo!
Algoritmi sul lavoro: risorsa o minaccia? 18.11.2022
Gli algoritmi vengono sempre più utilizzati nel reclutamento
di personale di diverse aziende. Se ne parla alla
RTS, in un dibattito al quale ha partecipato anche Daniel
Hügli, segretario centrale ICT, appena dopo l’accordo tra
syndicom e l’ONG AlgorithmWatch. syndicom.ch/n0fr6
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