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La rivista istituzionale del Soccorso Alpino e Speleologico - n. 82, ottobre 2023

Un interessantissimo numero che affronta una tematica di grande attualità: i diversi cambiamenti che stanno interessando la montagna, sia dal punto di vista climatico che delle modalità di frequentazione, in termini di preparazione, consapevolezza e percezione del rischio, con diversi interessanti approfondimenti, tra cui il punto di vista del Presidente del Collegio Nazionale delle Guide Alpine. Per il focus istituzionale, occhi puntati sulle novità relative all’app GeoResq, rinnovata e gratuita per tutti, e sugli adempimenti necessari all’iscrizione al RUNTS di tutti i servizi regionali.

Un interessantissimo numero che affronta una tematica di grande attualità: i diversi cambiamenti che stanno interessando la montagna, sia dal punto di vista climatico che delle modalità di frequentazione, in termini di preparazione, consapevolezza e percezione del rischio, con diversi interessanti approfondimenti, tra cui il punto di vista del Presidente del Collegio Nazionale delle Guide Alpine.
Per il focus istituzionale, occhi puntati sulle novità relative all’app GeoResq, rinnovata e gratuita per tutti, e sugli adempimenti necessari all’iscrizione al RUNTS di tutti i servizi regionali.

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<strong>Soccorso</strong><br />

lpino<br />

<strong>Speleologico</strong><br />

RIVISTA ISTITUZIONALE DEL CNSAS<br />

Ottobre <strong>2023</strong> / n. <strong>82</strong><br />

<strong>La</strong> montagna che cambia<br />

APPROFONDIMENTO<br />

Trend turismo montano<br />

CRONACA E INTERVENTI<br />

In Turchia a - 1.040 m<br />

SPAZIO AL TERRITORIO<br />

Il Friuli Venezia Giulia


II


Le sfide <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> nella<br />

montagna che cambia<br />

Maurizio Dellantonio<br />

Presidente nazionale CNSAS<br />

“<strong>La</strong> montagna che cambia” è il titolo<br />

di questo nuovo numero <strong>del</strong>la <strong>rivista</strong><br />

<strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong>.<br />

Un titolo che può evocare numerosi<br />

aspetti e cambiamenti che tutti noi<br />

tocchiamo con mano nelle nostre<br />

esperienze più o meno quotidiane in<br />

montagna.<br />

Il cambiamento, però, non ci deve<br />

spaventare: da sempre le montagne<br />

- attraverso i secoli - sono mutate. E<br />

continueranno a mutare negli anni e<br />

nei secoli a venire. <strong>La</strong> montagna che<br />

conosciamo oggi, non sarà uguale<br />

a quella che incontreranno i nostri<br />

nipoti tra 100 anni. Dobbiamo però<br />

tenere alta l’attenzione in questo periodo<br />

storico poiché, senza dubbio,<br />

questi cambiamenti sono sempre più<br />

veloci e, spesso, non permettono a<br />

un ambiente così <strong>del</strong>icato e alle sue<br />

realtà locali di stare al passo, con il<br />

rischio concreto di subire questi cambiamenti<br />

e di non riuscire a gestirli.<br />

Flussi turistici spinti dalle temperature<br />

sempre più calde in pianura,<br />

nuovi avventori incuriositi dalla forza<br />

comunicativa di molti brand commerciali<br />

(come se fosse sufficiente<br />

comprare una scarpa performante<br />

per poter acquisire le competenze<br />

giuste) e cambiamenti climatici in<br />

quota, che rendono il territorio<br />

sempre più fragile, sono solo alcuni<br />

aspetti <strong>del</strong>le sfide che siamo chiamati<br />

ad affrontare come Corpo. Conoscere<br />

questi aspetti, affrontarli e approfondirli<br />

è fondamentale per permetterci<br />

di restare al passo e di saper rispondere<br />

prontamente a queste trasformazioni.<br />

Altresì, è fondamentale non<br />

avere paura di accettare cambiamenti<br />

utili a migliorare le nostre attività di<br />

soccorso, affinché il “si è sempre fatto<br />

così” lasci spazio a nuove possibili<br />

soluzioni utili a rendere sempre più<br />

efficienti gli interventi.<br />

Infine, viste le festività ormai imminenti,<br />

un caro augurio da parte<br />

mia e da parte di tutta la Direzione<br />

nazionale per il Natale e per il nuovo<br />

anno con, come sempre, un sentito<br />

ringraziamento a voi per l’impegno<br />

profuso nelle attività <strong>del</strong> CNSAS e<br />

alle vostre famiglie per il supporto<br />

più che concreto alla nostra azione.<br />

OTTOBRE <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

1


Gli interventi di soccorso che impegnano quotidianamente i nostri operatori rivelano<br />

come stia cambiando il modo di frequentare la montagna. I dati ci parlano <strong>del</strong>le<br />

“nuove” attività svolte per trascorrere il tempo libero o fare sport, dei trend turistici<br />

in evoluzione e di un’offerta di esperienze sempre più ricca e variegata, che<br />

attira nelle località montane, insieme ad alpinisti, escursionisti e sportivi preparati e competenti,<br />

anche persone con scarsa consapevolezza di ciò che comporta fare attività in montagna. Ancora,<br />

ci parlano degli eventi estremi che capitano con maggiore frequenza e imprevedibilità rispetto al<br />

passato, per effetto dei cambiamenti climatici, non solo in alta quota.<br />

In questo numero <strong>del</strong>la Rivista abbiamo voluto approfondire questi temi, analizzandoli da diversi<br />

punti di vista, per provare a raccontare come gli scenari di intervento nei quali siamo chiamati a<br />

operare si stiano trasformando, così come, di conseguenza, le esigenze formative dei soccorritori.<br />

Buona lettura!<br />

Mauro Guiducci e Marianna Calovi,<br />

direzione e coordinamento Rivista<br />

2


Sommario<br />

APPROFONDIMENTO<br />

CRONACA E INTERVENTI<br />

INTERVISTA<br />

4 Turismo montano<br />

12 Preparazione, consapevolezza<br />

e percezione <strong>del</strong> rischio in<br />

montagna<br />

16 Come cambiano gli interventi e<br />

la formazione dei soccorritori<br />

20 Il tecnico di centrale in Piemonte<br />

FOCUS ISTITUZIONALE<br />

24 Emergenza alluvione in Emilia<br />

Romagna<br />

28 A 1.040 metri di profondità.<br />

L’intervento speleo in Turchia<br />

32 Dalle cime… agli scogli in<br />

spiaggia<br />

NOTIZIE DAL CNSAS<br />

34 Intervista a Martino Peterlongo,<br />

Presidente <strong>del</strong> Collegio<br />

Nazionale <strong>del</strong>le Guide Alpine<br />

Italiane<br />

SPAZIO AL TERRITORIO<br />

38 <strong>La</strong> nuova GeoResQ<br />

41 Il RUNTS<br />

44 Sicuri sul sentiero <strong>2023</strong><br />

50 Scout e <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong><br />

54 Il <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong><br />

in Friuli Venezia Giulia<br />

60 Intervista a Riccardo Riccardi,<br />

Assessore regionale alla salute,<br />

politiche sociali e disabilità,<br />

<strong>del</strong>egato alla Protezione Civile<br />

Ottobre <strong>2023</strong> / n. <strong>82</strong><br />

<strong>Soccorso</strong><br />

lpino<br />

<strong>Speleologico</strong><br />

RIVISTA ISTITUZIONALE DEL CNSAS<br />

<strong>La</strong> montagna che cambia<br />

Anno XXIX<br />

n. 2 (<strong>82</strong>)<br />

Ottobre <strong>2023</strong><br />

DIRETTORE RESPONSABILE<br />

Mauro Guiducci<br />

coordinamentostampa@cnsas.it<br />

COORDINAMENTO REDAZIONE<br />

Marianna Calovi<br />

comunicazione@soccorsoalpinotrentino.it<br />

COMITATO EDITORIALE<br />

Simone Alessandrini, Alfonso Ardizzi,<br />

Roberto Bartola, Ruggero Bissetta,<br />

Simone Bobbio, Roberto Bolza,<br />

Fabio Bristot, Federico Catania,<br />

Fabio Cattaneo, Mauro Guiducci,<br />

Valentina Minetti, Claudia Ortu<br />

CONSULENZA EDITORIALE<br />

Paolo Romani<br />

paoloromaniadv@gmail.com<br />

Registrazione presso Tribunale di Milano<br />

n. 2034/2020<br />

PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE<br />

Alberto Grazi<br />

albertograzi@gmail.com<br />

STAMPA<br />

Errebi Grafiche Ripesi S.R.L. - Falconara Marittima AN<br />

APPROFONDIMENTO<br />

Trend turismo montano<br />

CRONACA E INTERVENTI<br />

In Turchia a - 1.040 m<br />

SPAZIO AL TERRITORIO<br />

Il Friuli Venezia Giulia


APPROFONDIMENTO<br />

TURISMO<br />

MONTANO<br />

Evoluzione e tendenze <strong>del</strong>la domanda<br />

di Umberto Martini, Professore Ordinario di Economia e gestione <strong>del</strong>le imprese <strong>del</strong>l’Università di Trento<br />

4<br />

APPROFONDIMENTO


Nei primi vent’anni <strong>del</strong> 2000 il turismo montano in Italia ha registrato arrivi e presenze altalenanti ma sostanzialmente<br />

stabili, variabili a livello di singola località sia a causa <strong>del</strong>la crescente competizione che ha caratterizzato il turismo<br />

internazionale, sia dei sintomi evidenti <strong>del</strong> cambiamento climatico, che si sono manifestati nella stagione invernale<br />

con scarsità di precipitazioni nevose e temperature elevate in quota, ma che non hanno lasciato indenne nemmeno la<br />

stagione estiva, con condizioni meteo avverse per le attività in outdoor. Nel 2020 anche la montagna ha vissuto lo shock<br />

<strong>del</strong>la pandemia Covid-19, con la brusca interruzione <strong>del</strong>la stagione invernale conseguente all’emanazione <strong>del</strong> DPCM<br />

<strong>del</strong> 9 marzo, a cui fece subito seguito quello <strong>del</strong>l’11 marzo (il “Decreto #IoRestoaCasa”), che imponeva la chiusura di scuole, fabbriche ed<br />

esercizi e vietava gli assembramenti nei luoghi aperti al pubblico.<br />

<strong>La</strong> prima estate funestata dalla pandemia è iniziata turisticamente con la riduzione <strong>del</strong>le misure di contenimento e la parziale riapertura<br />

alla mobilità consentite, seppure con limiti e prescrizioni, con il DCPM <strong>del</strong> 15 giugno 2020. Gli operatori turistici e le istituzioni la ricordano<br />

come la stagione dei “protocolli di sicurezza” e <strong>del</strong>le “norme per il contenimento <strong>del</strong>la diffusione <strong>del</strong>la pandemia”, attraverso le quali<br />

si cercava di consentire la tanto desiderata libertà di movimento conciliandola con l’esigenza di evitare l’aggravamento <strong>del</strong>la situazione<br />

sanitaria. <strong>La</strong> riapertura, seppure tra i vincoli legati alle disposizioni di legge, e limitata quasi esclusivamente al mercato interno, stanti le<br />

limitazioni ai viaggi internazionali e intercontinentali, ha visto un’esplosione <strong>del</strong>l’interesse verso la montagna: la vicinanza alle grandi città,


Le prime forme di<br />

turismo montano<br />

risalgono alle<br />

motivazioni di<br />

scoperta scientifica<br />

risalenti alla seconda<br />

metà <strong>del</strong> ‘700<br />

dove il lock-down aveva colpito duramente<br />

milioni di famiglie, l’idea <strong>del</strong>l’aria pulita,<br />

la speranza di evitare il grande affollamento<br />

<strong>del</strong> mare e <strong>del</strong>le città d’arte, nella<br />

consapevolezza <strong>del</strong> fatto che in montagna<br />

la densità <strong>del</strong>le persone è per sua natura<br />

inferiore, stanti gli spazi di outdoor che<br />

ognuno può decidere di occupare, hanno<br />

spinto a preferire la vacanza in destinazioni<br />

di montagna, avvicinando così alle terre<br />

alte molte persone che, in assenza di questa<br />

particolare situazione, forse avrebbero<br />

continuato a rivolgere altrove i propri interessi<br />

turistici.<br />

A seguito <strong>del</strong>la successiva graduale normalizzazione<br />

<strong>del</strong>la pandemia e <strong>del</strong>la riduzione<br />

<strong>del</strong>le misure di contenimento, culminate il<br />

31 marzo 2022 con il termine in Italia <strong>del</strong>lo<br />

stato di emergenza, il turismo montano ha<br />

ripreso le proprie dinamiche in una situazione<br />

di “normalità”, con la riapertura di tutte<br />

le attività e dei servizi che ne sono propri.<br />

Qualcosa, però, è nel frattempo cambiata,<br />

soprattutto dal lato <strong>del</strong>la domanda: le statistiche<br />

<strong>del</strong>le ultime estati segnalano la presenza<br />

di numeri crescenti di turisti in montagna,<br />

talvolta con problemi di accesso e di<br />

sovraffollamento nei luoghi dove si concentrano<br />

masse inattese di visitatori. Anche la<br />

montagna ha così iniziato a soffrire il fenomeno<br />

<strong>del</strong>l’overtourism, magari solo nei cosiddetti<br />

hot spot, ossia in quei micro-luoghi<br />

dove, per le loro particolari caratteristiche<br />

(si pensi, ad esempio, a un piccolo lago o<br />

a un panorama mozzafiato sulle cime), si<br />

concentrano centinaia o migliaia di visitatori,<br />

giusto il tempo di un click e di un post<br />

sui social media. Ma le statistiche turistiche<br />

rilevano anche altri fenomeni, quali un consistente<br />

aumento <strong>del</strong>la pratica <strong>del</strong> ciclismo<br />

outdoor, e numeri crescenti di passaggi<br />

sugli impianti di risalita per raggiungere i<br />

rifugi in quota, dove si ricercano ora menù<br />

tipici o, più semplicemente, luoghi insoliti e<br />

spettacolari dove stare al sole e consumare<br />

6 APPROFONDIMENTO


merende e aperitivi. E in un’intervista rilasciata<br />

a un quotidiano trentino, il gestore<br />

di un rifugio storico, situato a poco meno di<br />

2.300 metri di quota, ha recentemente lamentato<br />

il fatto che alcuni escursionisti, appreso<br />

che non era possibile fare una doccia<br />

in rifugio, hanno deciso di ritornare a valle,<br />

anziché fermarsi e trascorrere sera e notte<br />

in uno dei luoghi più spettacolari <strong>del</strong>le Dolomiti.<br />

E ancora, i dati sul turismo montano<br />

parlano di ricerca di esperienze che talvolta<br />

contemplano attività adrenaliniche, e un<br />

avvicinamento non sempre consapevole<br />

e tecnicamente preparato all’ambiente<br />

<strong>del</strong>l’alta montagna e alle sue insidie.<br />

Cosa sta succedendo al turismo di montagna?<br />

Questa evoluzione è una conseguenza<br />

dei cambiamenti <strong>del</strong>le attitudini<br />

e dei comportamenti dei turisti a seguito<br />

degli sconvolgimenti degli ultimi anni,<br />

o sono gli operatori turistici e gli enti di<br />

promozione ad avere indotto questa rivoluzione?<br />

Il tema richiede una riflessione, che deve<br />

partire dalla storia <strong>del</strong> turismo montano<br />

per capire e interpretare i fenomeni in atto.<br />

Possiamo infatti osservare come sia avvenuta<br />

una sorta di “evoluzione parallela” fra<br />

la società da cui si generava la domanda<br />

turistica rivolta alla montagna e le forme di<br />

offerta che si sono sviluppate nei territori<br />

montani per accogliere e soddisfare masse<br />

via via crescenti di “ospiti”.<br />

fino a quel momento inesplorate e lontane<br />

dagli interessi di chi viveva nelle vicine pianure<br />

a nord e a sud <strong>del</strong>le Alpi. Tale “scoperta”<br />

passò velocemente dal lato ovest al lato est,<br />

coinvolgendo, nel secolo successivo, le Dolomiti,<br />

con il fascino <strong>del</strong>le loro forme aguzze,<br />

<strong>del</strong>le ghiaie e <strong>del</strong>le pareti verticali, che<br />

attirarono l’interesse degli alpinisti di mezza<br />

Europa, dove, nel frattempo, erano sorti<br />

i primi Alpine club. <strong>La</strong> conquista <strong>del</strong> Monte<br />

Pelmo, avvenuta il 19 settembre 1857, segna<br />

l’inizio simbolico <strong>del</strong>l’attività alpinistica<br />

nelle Dolomiti, destinata a trasformare<br />

la vocazione <strong>del</strong> territorio, trasformandolo<br />

nel “terreno di gioco” degli alpinisti europei,<br />

per citare il noto libro di Leslie Stephen <strong>del</strong><br />

1871. Non si può ancora parlare, in quegli<br />

anni, di “turismo montano” in senso moderno,<br />

quanto piuttosto di alpinismo di<br />

esplorazione, con piccoli gruppi di persone<br />

fortemente motivate e disposte a qualsiasi<br />

sacrificio e adattamento pur di raggiungere<br />

i propri obiettivi, legati alla conquista di<br />

nuove cime e/o all’apertura di nuovi itinerari,<br />

che diventavano via via sempre più<br />

ambiziosi in termini di difficoltà. <strong>La</strong> “ruota<br />

<strong>del</strong> turismo” era però partita, nel senso che<br />

la diffusione dei disegni, <strong>del</strong>le descrizioni e<br />

<strong>del</strong>le prime guide cartacee aprì agli occhi di<br />

chi abitava le pianure la bellezza e la “diversità”<br />

<strong>del</strong> territorio montano. Ecco allora che<br />

Le prime forme di turismo montano risalgono<br />

alle motivazioni di scoperta scientifica<br />

risalenti alla seconda metà <strong>del</strong> ‘700,<br />

quando ebbe inizio l’epopea <strong>del</strong>l’alpinismo<br />

grazie all’interesse di alcuni ricercatori<br />

europei nei confronti <strong>del</strong>le alte quote<br />

(dalla geologia, alla botanica, ai ghiacciai),<br />

fino ad allora poco o per nulla studiate. <strong>La</strong><br />

conquista <strong>del</strong> Monte Bianco, avvenuta l’8<br />

agosto <strong>del</strong> 1786, rappresenta il punto di<br />

partenza <strong>del</strong>la “scoperta” <strong>del</strong>le Alpi, rimaste<br />

OTTOBRE <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

7


Si tratta di un turismo di<br />

élite, che trova nei primi<br />

Grand Hotel disseminati<br />

nell’arco alpino le<br />

strutture ricettive adatte<br />

a soddisfare le proprie<br />

esigenze di un “turismo<br />

di qualità.<br />

a partire dalla fine <strong>del</strong>l’800 nuove categorie<br />

di visitatori iniziarono a raggiungere le “terre<br />

alte”, non più con l’obiettivo di salire in<br />

vetta, ma con quello di ammirare la bellezza<br />

dei luoghi alpini, di rilassarsi, di fuggire dal<br />

caldo <strong>del</strong>la pianura e di beneficiare <strong>del</strong>l’“aria<br />

buona” <strong>del</strong>la montagna. Si tratta di un<br />

turismo di élite, che trova nei primi Grand<br />

Hotel disseminati nell’arco alpino le strutture<br />

ricettive adatte a soddisfare le proprie<br />

esigenze di un “turismo di qualità”. E, a questo<br />

punto, l’inerzia <strong>del</strong>la ruota <strong>del</strong> turismo<br />

era definitivamente avviata.<br />

Il vero cambiamento, però, sarebbe avvenuto<br />

molti anni dopo, nel secondo dopoguerra,<br />

quando, grazie al boom economico degli<br />

anni ’60, il turismo divenne “di massa”, e la<br />

montagna si trasformò velocemente in una<br />

“meta turistica”, raggiunta da famiglie e da<br />

comitive di appassionati. Negli stessi anni,<br />

poi, si diffuse la pratica <strong>del</strong>lo sci, portando<br />

alla nascita <strong>del</strong> turismo invernale: con esso<br />

la montagna cambiò decisamente il proprio<br />

volto, con lo sviluppo <strong>del</strong>le stazioni<br />

sciistiche, dotate di infrastrutture quali impianti<br />

di risalita e piste battute, oltreché di<br />

molteplici servizi di supporto. <strong>La</strong> montagna<br />

conobbe così l’opportunità di avere una<br />

doppia stagione turistica, che consentiva<br />

ai residenti di vivere tutto l’anno grazie alla<br />

generazione di un reddito soddisfacente legato<br />

al turismo e al suo indotto.<br />

Rimanendo sulla stagione estiva, gli anni<br />

che hanno portato alla fine <strong>del</strong> XX secolo<br />

hanno visto una grande trasformazione<br />

sociale, culturale ed economica <strong>del</strong>la montagna,<br />

dove molte zone si sono progressivamente<br />

trasformate in “luoghi turistici” a<br />

tutti gli effetti, con traiettorie di sviluppo<br />

talvolta durevoli, altre volte di breve durata,<br />

con esiti più o meno impattanti in termini<br />

di antropizzazione, infrastrutturazione e tutela<br />

<strong>del</strong>l’ambiente e <strong>del</strong> paesaggio. Concentrando<br />

la nostra attenzione sui turisti che in<br />

questo periodo sceglievano la montagna, è<br />

possibile identificare due categorie fondamentali<br />

di fruitori. <strong>La</strong> prima categoria era<br />

rappresentata dalle famiglie, che trovavano<br />

nelle quote medio/basse <strong>del</strong>la montagna il<br />

clima ideale per la “fuga dalla città”, il relax<br />

8 APPROFONDIMENTO


e le attività ludico/ricreative, a cui si sono<br />

ben presto affiancate le attrazioni e i servizi<br />

offerti dai paesi <strong>del</strong> fondovalle, dove era<br />

possibile fare shopping, trovare prodotti tipici,<br />

fruire di servizi culturali e di intrattenimento.<br />

<strong>La</strong> seconda categoria di fruitori <strong>del</strong>la<br />

montagna era invece rappresentata dalla<br />

variopinta tipologia dei “montanari” o degli<br />

“appassionati”, che includeva gli alpinisti, gli<br />

escursionisti e tutti coloro che, in modalità<br />

e misure diverse, amavano confrontarsi con<br />

gli ambienti di alta quota.<br />

A PARTIRE DAGLI ANNI ’70,<br />

L’ALPINISMO HA VISSUTO<br />

UN VERO E PROPRIO BOOM,<br />

ACCOMPAGNATO DAL FIORIRE<br />

NON SOLO DI PERCORSI,<br />

SENTIERI, VIE ATTREZZATE E<br />

FERRATE, FUNIVIE E IMPIANTI<br />

DI RISALITA OPERATIVI NELLA<br />

STAGIONE ESTIVA, CHE<br />

TALVOLTA CONDUCEVANO<br />

FINO A POCHI PASSI DALLA<br />

VETTA, MA ANCHE DALLO<br />

SVILUPPO DEI MATERIALI E<br />

DELLE ATTREZZATURE, CHE<br />

HA VISTO NELLE REGIONI<br />

DELL’ARCO ALPINO ITALIANO<br />

LA NASCITA DI AZIENDE CHE<br />

ANCORA OGGI DETENGONO<br />

POSIZIONI DI LEADERSHIP NEI<br />

MERCATI INTERNAZIONALI,<br />

CON UNO DEI MAGGIORI<br />

TASSI DI INNOVAZIONE E DI<br />

SVILUPPO DI PRODOTTI PER<br />

L’ALPINISMO.<br />

Famiglie e alpinisti, pur essendo categorie<br />

diverse di fruitori <strong>del</strong>la montagna, erano<br />

accomunate da un importante fattore:<br />

la ricerca <strong>del</strong>la montagna per quello che<br />

era, ossia un territorio “diverso” dalla città,<br />

a volte ostile e scomodo, ma proprio per<br />

questo affascinante. Gli alberghi alpini<br />

erano infatti strutture semplici e talvolta<br />

spartane, che offrivano un servizio di ospitalità<br />

di base, e ad essi si affiancava una<br />

importante capacità ricettiva composta da<br />

seconde case e appartamenti in affitto, a<br />

cui si accedeva tramite canali informali e<br />

passa parola. I rifugi, dal canto loro, accoglievano<br />

gli alpinisti o gli escursionisti che<br />

effettuavano percorsi di più giorni, rappresentando<br />

così non punti di arrivo o mete,<br />

ma punti di accesso o di avvicinamento<br />

all’alta montagna, dove ci si adattava volentieri<br />

a dormire negli stanzoni con i letti<br />

a castello, se necessario persino sui tavoli,<br />

si mangiava quello che c’era a menù fisso,<br />

ci si accontentava di un rubinetto da cui<br />

usciva acqua spesso gelida e di un WC che<br />

poteva essere anche nelle vicinanze, racchiuso<br />

in un baracchino di legno posizionato<br />

all’esterno!<br />

Il XX secolo ha portato con sé una profonda<br />

trasformazione <strong>del</strong> turismo internazionale,<br />

dalla quale la montagna non poteva<br />

rimanere estranea. L’avvento <strong>del</strong> digitale<br />

e la conseguente comparsa dei sistemi di<br />

prenotazione online, la riduzione dei costi<br />

di trasporto (soprattutto ad opera <strong>del</strong>le<br />

compagnie aeree low cost), la diffusione<br />

<strong>del</strong>la crescita economica in molti Paesi<br />

<strong>del</strong>l’Europa e <strong>del</strong> mondo e la conseguente<br />

pressione sul lato <strong>del</strong>la domanda turistica,<br />

hanno rapidamente portato all’evoluzione<br />

<strong>del</strong> paradigma <strong>del</strong> mercato turistico verso<br />

motivazioni, comportamenti e aspettative<br />

poco o per nulla confrontabili con quelle<br />

che avevano caratterizzato il periodo dal<br />

1970 al 2000.<br />

Anche la montagna, nel naturale evolvere<br />

<strong>del</strong> proprio ciclo di vita di “destinazione<br />

turistica”, è andata perdendo i propri caratteri<br />

di specificità, avvicinandosi sempre<br />

di più alla città, sia in senso fisico, grazie ai<br />

collegamenti e ai mezzi di trasporto più ef-<br />

Gli alberghi alpini erano<br />

infatti strutture semplici<br />

e talvolta spartane, che<br />

offrivano un servizio di<br />

ospitalità di base, e ad<br />

essi si affiancava una<br />

importante capacità<br />

ricettiva composta<br />

da seconde case e<br />

appartamenti in affitto,<br />

a cui si accedeva tramite<br />

canali informali e passa<br />

parola.<br />

OTTOBRE <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

9


ficienti, sia in senso socio-culturale, aprendosi<br />

ad accogliere masse di visitatori che,<br />

dal punto di vista <strong>del</strong>le motivazioni, accettano<br />

sempre meno la “fatica” e la “scomodità”<br />

che ne erano caratteristiche, perché la<br />

cultura contemporanea, i nuovi stili di vita,<br />

e il confronto con altre esperienze turistiche<br />

e di viaggio spingono a modificare la<br />

tipologia e lo standard dei servizi richiesti.<br />

Anche le due categorie <strong>del</strong>le “famiglie” e<br />

degli “alpinisti”, che avevano decretato il<br />

successo <strong>del</strong>la montagna turistica, sono<br />

nel frattempo profondamente evolute:<br />

senza entrare nei cambiamenti sociali e<br />

culturali che hanno coinvolto le famiglie<br />

contemporanee, e sulle motivazioni di<br />

vacanza che oggi le caratterizzano, basti<br />

pensare al fatto, più volte osservato anche<br />

dal Club <strong>Alpino</strong> Italiano, che gli “alpinisti”<br />

sono a loro volta profondamente diversi<br />

dal passato, sia per età che per pratiche e<br />

ambizioni nella pratica <strong>del</strong>l’arrampicata e<br />

degli altri sport di montagna.<br />

<strong>La</strong> sofisticazione <strong>del</strong>le aspettative e la “pretesa”<br />

di una maggiore qualità, il desiderio di<br />

vivere “esperienze immersive” nell’ambiente<br />

alpino, ritrovando una presunta “autenticità”<br />

nelle tradizioni, nei modi di vivere e nei<br />

prodotti <strong>del</strong> territorio, l’attenzione alla motivazione<br />

“salute e benessere”, che porta a<br />

ricercare offerte che valorizzano il binomio<br />

montagna/sport, la tendenza a trascorrere<br />

periodi di vacanza più brevi, ma più frequenti,<br />

determinati talvolta sulla base <strong>del</strong>le<br />

condizioni meteo previste e/o dalle offerte<br />

trovate in rete, l’importanza che hanno assunto<br />

le varie forme <strong>del</strong>la comunicazione<br />

online (a partire dai social media) in merito<br />

a luoghi, attività e attrazioni da preferire,<br />

hanno radicalmente modificato il quadro<br />

complessivo <strong>del</strong> turismo alpino.<br />

Nel turismo di montagna convivono oggi<br />

10 APPROFONDIMENTO


modalità di fruizione diverse, che, a seconda<br />

<strong>del</strong>le proporzioni in cui si manifestano,<br />

disegnano differenti traiettorie di sviluppo<br />

e di “sostenibilità” dei territori. Da una parte,<br />

troviamo infatti motivazioni centrate sul<br />

paesaggio e sulle risorse naturali, in una<br />

prospettiva che prevede non solo la frequentazione<br />

<strong>del</strong>la montagna, ma ricerca la<br />

scoperta <strong>del</strong>le tradizioni e <strong>del</strong>la cultura <strong>del</strong><br />

luogo in tutte le sue espressioni, e che avviene<br />

nella consapevolezza <strong>del</strong>l’esistenza<br />

di limiti ecologici, culturali e sociali intrinseci<br />

alla montagna. Si tratta di una pratica<br />

turistica la cui consistenza si dimostra crescente,<br />

e che è racchiusa in etichette definitorie<br />

quali eco-turismo, turismo culturale,<br />

turismo sportivo, turismo <strong>del</strong> benessere.<br />

Esiste, dall’altra parte, una categoria di frequentatori<br />

rappresentata da persone che<br />

non conoscono realmente la montagna,<br />

ma solo la sua rappresentazione ludico<br />

ricreativa, la dimensione spettacolare e<br />

adrenalinica, trascinati spesso nelle proprie<br />

scelte dai social media, alimentando<br />

così il fenomeno degli hot spot descritto in<br />

precedenza. Ospiti che non hanno le basi<br />

culturali per capire, rispettare e accettare<br />

le regole <strong>del</strong>la montagna, ma chiedono<br />

alla montagna di essere quello che non<br />

è, puro luogo di divertimento, <strong>del</strong>l’emozione,<br />

<strong>del</strong>la sfida, dove tutto è consentito<br />

dietro l’illusione <strong>del</strong>la “sicurezza garantita”,<br />

<strong>del</strong>l’accesso facilitato alle cime, <strong>del</strong> contenimento<br />

<strong>del</strong> dislivello, degli zaini trasportati<br />

in rifugio e <strong>del</strong>le mountain bike a pedalata<br />

assistita.<br />

Non si tratta, evidentemente, di una distinzione<br />

tra i “buoni” e i “cattivi”, ma semplicemente<br />

di due segmenti distinti <strong>del</strong>la<br />

domanda <strong>del</strong> turismo di montagna, che<br />

sta alle destinazioni e ai territori affrontare<br />

consapevolmente per garantire il giusto<br />

equilibrio fra aspettative, soddisfazione<br />

e sostenibilità di ambienti fragili, che non<br />

sempre sono in grado di interiorizzare forme<br />

di antropizzazione e di infrastrutturazione<br />

adeguate alle esigenze <strong>del</strong>le “nuove<br />

masse” dei turisti contemporanei.<br />

OTTOBRE <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

11


Preparazione,<br />

consapevolezza e percezione<br />

<strong>del</strong> rischio in montagna<br />

Alcune considerazioni tratte da una ricerca empirica in<br />

Alto Adige, Trentino e Tirolo<br />

di Fabio Carnelli, Silvia Cocuccioni, Lydia Pedoth, Centre for Climate Change And Transformation - Eurac Research<br />

IL PROGETTO DI RICERCA<br />

Il desiderio di vivere un contatto più stretto con la natura spinge un numero crescente<br />

di persone a trascorrere <strong>del</strong> tempo in montagna. Sebbene questa tendenza possa avere<br />

effetti positivi, contribuisce anche all’aumento degli incidenti in montagna. A tal riguardo,<br />

emergono complesse questioni giuridiche relative sia alla gestione <strong>del</strong> rischio sia alle<br />

definizioni di responsabilità nelle dinamiche degli incidenti in montagna. Per tali motivi,<br />

il progetto di ricerca interdisciplinare M_Risk “Pericoli naturali in montagna: gestione <strong>del</strong><br />

rischio e responsabilità”, guidato dall’Istituto di Diritto Italiano <strong>del</strong>l’Università di Innsbruck<br />

fra l’<strong>ottobre</strong> 2019 e il dicembre 2022, insieme a Eurac Research e alle Università di Trento e<br />

Bolzano, ha esaminato il concetto giuridico di autoresponsabilità utilizzando un approccio<br />

empirico e interdisciplinare per esplorare percezione, consapevolezza <strong>del</strong> rischio e preparazione<br />

in montagna.<br />

LA RICERCA EMPIRICA: METODI E CONTESTO<br />

<strong>La</strong> ricerca empirica è stata condotta tramite dei questionari, sviluppati a partire dalle raccomandazioni<br />

elaborate dalla Fondazione Montagna Sicura (<strong>2023</strong>), dalla letteratura scientifica<br />

sulla percezione <strong>del</strong> rischio e dal contesto geografico <strong>del</strong> progetto. A causa <strong>del</strong>le restrizioni<br />

legate alla pandemia da Covid-19, abbiamo diviso il lavoro in due parti: nell’estate<br />

2021 abbiamo condotto interviste faccia a faccia con turisti intenti a praticare escursioni<br />

in una <strong>del</strong>le aree più turistiche e con il maggior numero di incidenti registrati in Alto Adi-<br />

12 APPROFONDIMENTO


ge, l’area di Sesto/Sexten in Alta Pusteria. Il<br />

questionario principale è stato invece somministrato<br />

online nell’autunno 2021, rivolto<br />

principalmente ai membri <strong>del</strong>le più importanti<br />

associazioni di sport in montagna<br />

come AVS, SAT, CAI e ÖAV (nostri partner associati<br />

di progetto) in Alto Adige, Trentino e<br />

Tirolo (Austria). <strong>La</strong> struttura dei questionari<br />

somministrati è simile ma varia nel numero<br />

di domande, negli sport considerati e nella<br />

modalità di somministrazione. È inoltre importante<br />

notare che dati raccolti e risultati<br />

non sono statisticamente rappresentativi di<br />

chi pratica sport nelle aree <strong>del</strong> progetto.<br />

Il questionario online si concentra su sette<br />

sport: escursionismo, mountain-bike, arrampicata,<br />

sci/snowboard in pista, scialpinismo,<br />

ciaspolate, slittino. I partecipanti potevano<br />

selezionare lo sport maggiormente<br />

praticato in estate e lo sport maggiormente<br />

praticato in inverno. È composto da 157<br />

domande suddivise nei diversi sport. Il<br />

questionario per i turisti è più snello e si<br />

focalizza su un singolo sport, l’escursionismo,<br />

includendo 36 domande. Entrambi i<br />

questionari contengono tre gruppi di domande:<br />

aspetti sociodemografici e generali<br />

relativi a esperienza, consapevolezza,<br />

percezione <strong>del</strong> rischio, preparazione nello<br />

sport praticato. Questi dati sono stati poi<br />

discussi in tre workshop con i partner associati<br />

e alcuni stakeholder locali. In questo<br />

contributo, riporteremo i risultati <strong>del</strong> questionario<br />

principale online, integrando la riflessione<br />

sulla percezione <strong>del</strong> rischio anche<br />

con i dati ricavati intervistando i turisti.<br />

PREPARAZIONE DEGLI SPORTIVI<br />

Abbiamo esaminato la preparazione degli<br />

sportivi concentrandoci su tre aspetti chiave:<br />

controllo <strong>del</strong> meteo, equipaggiamento<br />

e propria percezione di alcune capacità.<br />

Rispetto al controllo <strong>del</strong> meteo, oltre il 90%<br />

dei partecipanti guarda sempre le previsioni,<br />

con alcune differenze tra gli sport praticati.<br />

I siti web e le app sono le fonti principali,<br />

con l’aggiunta di alcune fonti come<br />

il telegiornale e i professionisti locali, solamente<br />

per gli sport invernali.<br />

Nell’equipaggiamento, più <strong>del</strong> 90% dei partecipanti<br />

utilizza calzature adeguate e porta<br />

con sé acqua sufficiente. Per gli sciatori in<br />

<strong>La</strong> struttura<br />

dei questionari<br />

somministrati è simile<br />

ma varia nel numero<br />

di domande, negli<br />

sport considerati<br />

e nella modalità di<br />

somministrazione. È<br />

inoltre importante<br />

notare che dati<br />

raccolti e risultati non<br />

sono statisticamente<br />

rappresentativi di chi<br />

pratica sport nelle aree<br />

<strong>del</strong> progetto.<br />

OTTOBRE <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

13


M_Risk WP3 Empirical research – Surveys` results<br />

Fig.1: Cause <strong>del</strong>le operazioni di soccorso effettuate dal <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> in Alto Adige (attività sportive e ricreative) fra gennaio 2020 e dicembre 2021 – 2993 eventi per 3302<br />

persone, elaborazione dalla Banca Dati incidenti alpini (Agenzia per la Protezione Civile <strong>del</strong>la Provincia Autonoma di Bolzano, 2022)<br />

Rispetto alle<br />

capacità personali,<br />

sono state rilevate<br />

importanti differenze<br />

nella preparazione<br />

tra scialpinisti e<br />

ciaspolatori.<br />

pista, più <strong>del</strong> 90% indossa il casco. Tuttavia,<br />

solo un terzo di chi pratica prevalentemente<br />

slittino usa il casco e solo il 62% fra chi<br />

pratica mountain-biking usa protezioni e<br />

attrezzi per riparazioni.<br />

Rispetto alle capacità personali, sono state<br />

rilevate importanti differenze nella preparazione<br />

tra scialpinisti e ciaspolatori. Gli<br />

scialpinisti mostrano un livello di esperienza<br />

e una capacità di riconoscimento<br />

<strong>del</strong> terreno valanghivo più elevati rispetto<br />

ai ciaspolatori. Gli scialpinisti (più <strong>del</strong> 90%)<br />

portano molto più spesso con sé strumenti<br />

di autosoccorso come Artva, sonda e pala<br />

rispetto ai ciaspolatori (meno <strong>del</strong> 20%).<br />

CONSAPEVOLEZZA DEGLI INCIDENTI E<br />

PERCEZIONE DEL RISCHIO<br />

I dati raccolti hanno evidenziato una maggiore<br />

incidenza di incidenti tra chi pratica<br />

sci/snowboard in pista (>70%), seguiti da<br />

chi fa arrampicata e mountain-bike (circa<br />

50%). Inoltre, gli scialpinisti hanno, fra i nostri<br />

rispondenti, subito e/o assistito a una<br />

percentuale molto maggiore di incidenti<br />

rispetto ai ciaspolatori. Inoltre, è da sottolineare<br />

che i rispondenti individuano, con<br />

cognizione di causa, la caduta come principale<br />

causa di incidenti, seguita dall’attrezzatura<br />

non idonea e incapacità. Questo<br />

corrisponde ai dati sui soccorsi effettuati in<br />

Alto Adige (Fig. 1).<br />

PERCEZIONE DEL RISCHIO DI INCIDENTI<br />

<strong>La</strong> percezione <strong>del</strong> rischio di incidenti è risultata<br />

medio-alta per il 52% dei partecipanti,<br />

sia negli sport invernali che estivi. L’analisi<br />

statistica mostra come all’aumentare<br />

<strong>del</strong>l’età e <strong>del</strong>l’esperienza percepita, diminuisce<br />

la percezione <strong>del</strong> rischio, suggerendo<br />

un atteggiamento di overconfidence.<br />

Inoltre, l’esperienza passata di incidenti è<br />

risultata influenzare in modo positivo la<br />

percezione <strong>del</strong> rischio. È anche emerso che<br />

il rischio “zero” non è considerato realistico<br />

negli sport praticati dai rispondenti online;<br />

occorre notare che la diffusione <strong>del</strong> questionario<br />

tra i soci <strong>del</strong>le associazioni sportive<br />

potrebbe aver portato a un bias positivo<br />

nella percezione <strong>del</strong> rischio. Difatti, seppur<br />

non comparabile, ben diversa risulta la percezione<br />

<strong>del</strong> rischio nei turisti intervistati<br />

14 APPROFONDIMENTO


mentre praticavano un’escursione: quasi il<br />

30% ha riposto che esiste un rischio “zero”<br />

di incidenti (fig.2).<br />

BREVI CONSIDERAZIONI FINALI<br />

Per concludere, questa ricerca fornisce preziose<br />

informazioni su preparazione, consapevolezza<br />

e percezione <strong>del</strong> rischio negli<br />

sport in montagna, sottolineando l’importanza<br />

di alcuni fattori chiave. Questi risultati<br />

possono essere utilizzati per sviluppare<br />

strategie di prevenzione e sensibilizzazione<br />

sulla sicurezza, promuovendo una pratica<br />

responsabile. Tuttavia, i dati raccolti, sebbene<br />

approfonditi, rappresentano un insieme<br />

non rappresentativo di casi, richiedendo<br />

un’analisi attenta e un’interpretazione<br />

caso per caso, che tenga conto di ulteriori<br />

fattori, come, ad esempio, i bias cognitivi<br />

(Rettore 2019), le dinamiche di <strong>del</strong>ega e affidamento<br />

nei gruppi, singoli scenari di decision-making,<br />

soprattutto con l’aumentare<br />

<strong>del</strong>la variabilità di alcune condizioni legate<br />

al cambiamento climatico.<br />

PRINCIPALI RIFERIMENTI CITATI<br />

Fig.2 Rappresentazione grafica <strong>del</strong>le risposte alla domanda sulla percezione <strong>del</strong> rischio di incidenti nei due questionari<br />

• Agenzia per la Protezione Civile <strong>del</strong>la Provincia Autonoma di Bolzano (2022). Banca dati incidenti alpini, online, https://<br />

afbs.provinz.bz.it/upload/audb/ [ultimo accesso 28.02.2022].<br />

• Carnelli F., Cocuccioni S. (2022). Risultati <strong>del</strong>la ricerca empirica su percezione e consapevolezza <strong>del</strong> rischio. M_Risk<br />

WP3 - Report, online, https://converis.eurac.edu/converis/mypages/browse/Publication/27185376, [ultimo accesso<br />

30.08.<strong>2023</strong>]<br />

• Fondazione Montagna Sicura (<strong>2023</strong>). Prevenzione e consigli - Estate; Prevenzione e sicurezza in montagna - Inverno,<br />

online, https://www.fondazionemontagnasicura.org/sicurezza-montagna [ultimo accesso 30.08.<strong>2023</strong>]<br />

• Rettore E. (2019). Gli errori cognitivi nella valutazione <strong>del</strong> rischio valanghe. In A. Melchionda, S. Rossi Prevenzione dei<br />

sinistri in area valanghiva, attività sportive, aspetti normativo-regolamentari e gestione <strong>del</strong> rischio, pp. 135-144, Università<br />

degli Studi di Trento.<br />

• Schwitzer, S. (2022). L’autoresponsabilità nel diritto penale: quo vadis? Inquadramento e applicazione giurisprudenziale<br />

nell’ordinamento austriaco. Archivio penale, 2, 1-24.<br />

OTTOBRE <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

15


Soccor<br />

Come cambiano gli interventi e la formazione<br />

di Roberto Misseroni, direttore Scuola Nazionale Tecnici <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong><br />

16 APPROFONDIMENTO<br />

Foto di Mattia Piva


Negli ultimi anni sono cambiate in modo significativo le modalità<br />

e le tipologie dei soccorsi in ambiente montano, che<br />

vedono impegnati migliaia di operatori <strong>del</strong> Corpo Nazionale<br />

<strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong>, anche in collaborazione con<br />

personale di enti diversi. Le possibilità di svolgere attività all’aria<br />

aperta si sono arricchite di nuove proposte che attirano<br />

molti abitanti <strong>del</strong>le zone montuose, ma anche molti turisti italiani e stranieri appassionati<br />

di vacanze attive, oppure semplicemente in cerca di un contatto con la<br />

natura per i motivi più disparati. Si sono evoluti anche i sistemi di attivazione dei<br />

soccorsi, con un utilizzo massiccio <strong>del</strong>la rete mobile, così come si sta rafforzando<br />

l’impiego di app, utili sia per l’attivazione dei soccorsi che per la localizzazione di<br />

chi chiama per chiedere aiuto.<br />

ritori<br />

Il settore principale nel quale si verificano incidenti e malori rimane sempre quello<br />

legato alle attività escursionistiche. In particolare nei periodi ad alta affluenza turistica,<br />

sui percorsi escursionistici si trovano parecchie persone senza esperienza<br />

specifica, anche sulle regole di base per affrontare una gita in sicurezza. Spesso gli<br />

escursionisti si mettono in cammino sulla base di alcune informazioni sommarie,<br />

estrapolate da siti internet più o meno attendibili. Altre problematiche rilevanti<br />

sono la mancata valutazione <strong>del</strong>le evoluzioni meteorologiche e le partenze ad<br />

orari troppo tardivi in relazione alla lunghezza dei percorsi scelti. Di conseguenza,<br />

succede frequentemente che le motivazioni di richiesta d’aiuto non sono relative<br />

ad imprevisti a volte non valutabili, come ad esempio una scivolata o una distorsione,<br />

ma bensì ad approssimazioni organizzative che portano le persone a trovarsi<br />

in mezzo al maltempo o a non fare rientro prima <strong>del</strong>l’arrivo <strong>del</strong> buio.<br />

Le condizioni estive, in particolare nei periodi con alte temperature, incidono<br />

in modo importante sui flussi di turisti che si spostano verso la montagna. Negli<br />

ultimi anni, anche il cambiamento climatico ha influito sostanzialmente sulla<br />

quantità dei soccorsi, oltre che sulla particolarità di alcuni eventi. <strong>La</strong> sempre più<br />

frequente violenza dei temporali improvvisi e <strong>del</strong>le bombe d’acqua creano <strong>del</strong>le<br />

oggettive difficoltà agli escursionisti che si trovano impegnati sui vari percorsi di<br />

montagna. Talvolta questi eventi, oltre ai problemi creati dalle precipitazioni che<br />

rendono i percorsi più scivolosi e creano un abbassamento importante <strong>del</strong>le temperature,<br />

causano frane e caduta di alberi che rendono impraticabili alcuni tratti<br />

di sentiero. Ovviamente, si tratta di una serie di complessità che devono essere<br />

OTTOBRE <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

17


Le attività all’aria<br />

aperta hanno quindi<br />

registrato una crescita<br />

di praticanti; alcune di<br />

queste discipline sono<br />

relativamente nuove o<br />

aggiornate con nuove<br />

proposte.<br />

affrontate anche dai soccorritori impegnati<br />

ad intervenire in queste <strong>del</strong>icate<br />

condizioni, per le quali è necessaria<br />

una capacità di valutazione particolare.<br />

Le attività all’aria aperta hanno quindi<br />

registrato una crescita di praticanti; alcune<br />

di queste discipline sono relativamente<br />

nuove o aggiornate con nuove<br />

proposte. Un importante incremento<br />

dei soccorsi, dovuto sia al numero sempre<br />

crescente di appassionati ma anche<br />

alla maggiore probabilità d’incidente rispetto<br />

all’escursionismo, ad esempio, è<br />

quello legato al mondo <strong>del</strong>le due ruote.<br />

I numerosi soccorsi vengono effettuati<br />

soprattutto su itinerari al di fuori di<br />

percorsi con un fondo regolare e traccia<br />

evidente, come ad esempio le strade forestali.<br />

Molti tracciati, anche segnalati o<br />

attrezzati per mountain bike o downhill,<br />

richiedono <strong>del</strong>le capacità tecniche di gestione<br />

<strong>del</strong>le biciclette che non sempre<br />

i praticanti possiedono. Altri elementi,<br />

quali la stanchezza e la scivolosità dei<br />

tracciati in determinate condizioni, ne<br />

aumentano la difficoltà e quindi la probabilità<br />

di incidenti, anche con impatti<br />

importanti. In alcuni specifici periodi<br />

<strong>del</strong>l’anno si concentrano, invece, un numero<br />

significativo di interventi legati alla<br />

raccolta di funghi e all’attività venatoria.<br />

Le richieste di soccorso durante le ore<br />

di buio hanno subito un aumento notevole.<br />

Talvolta sono semplicemente dei<br />

ritardi nell’attivazione <strong>del</strong>la macchina<br />

dei soccorsi perché i chiamanti tentano<br />

fino all’ultimo di risolvere la situazione<br />

in autonomia, per poi trovarsi costretti<br />

a chiedere aiuto quando arriva la notte,<br />

mettendosi in situazioni a rischio.<br />

Gli operatori <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> che si<br />

devono muovere al buio, ovviamente,<br />

incontrano una serie di problematiche<br />

aggiuntive rispetto ad una risoluzione<br />

<strong>del</strong> problema durante le ore diurne. Anche<br />

l’impiego degli elicotteri nei soccorsi<br />

notturni sta aumentando in modo sostanziale,<br />

così come stanno aumentando<br />

le basi di elisoccorso con mezzi adeguati<br />

e personale addestrato per questo<br />

tipo di missioni. È importante ricordare<br />

che l’impiego <strong>del</strong>l’elicottero durante le<br />

ore notturne, per gli interventi in montagna,<br />

pur essendo una possibilità ed una<br />

risorsa fondamentale, va gestito con una<br />

serie di precauzioni aggiuntive rispetto<br />

alle missioni svolte in attività diurna.<br />

CONSIDERANDO LE<br />

STATISTICHE E I NUMERI<br />

DELLE OPERAZIONI SVOLTE<br />

SUI DIFFERENTI TERRENI,<br />

ANCHE LA FORMAZIONE DEL<br />

PERSONALE DEL CNSAS HA<br />

SUBITO NEGLI ULTIMI ANNI<br />

UNA SERIE DI ADEGUAMENTI,<br />

PARTENDO DALLE ESIGENZE<br />

OPERATIVE NECESSARIE ALLO<br />

SVOLGIMENTO DEI SOCCORSI.<br />

<strong>La</strong> sempre maggiore necessità di confronto<br />

e collaborazione tra il Corpo Nazionale<br />

<strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong><br />

e le Centrali Operative 118, nonché con<br />

le basi di elisoccorso, sono presupposti<br />

fondamentali per una buona gestione<br />

e un’adeguata operatività durante le<br />

varie fasi dei soccorsi. Un’esigenza altrettanto<br />

importante è quella legata<br />

a una definizione precisa dei ruoli e a<br />

un rispetto degli stessi all’interno <strong>del</strong>la<br />

struttura <strong>del</strong> CNSAS, al fine di poter<br />

garantire un appropriato e moderno<br />

approccio agli interventi, siano essi via<br />

terra o via aria.<br />

L’inserimento di figure come i Tecnici<br />

di Centrale <strong>del</strong> CNSAS, l’attivazione in<br />

18 APPROFONDIMENTO


certi scenari di gruppi specialistici organizzati<br />

all’interno <strong>del</strong>la nostra struttura,<br />

come ad esempio i Gruppi forre o<br />

le Unità cinofile, la sempre maggiore<br />

attenzione agli aspetti sanitari, necessitano<br />

di una formazione mirata e<br />

settoriale. Per poter sfruttare al meglio<br />

le conoscenze di tutti gli operatori<br />

coinvolti, affinché gli esiti positivi abbiano<br />

una ricaduta sempre migliore<br />

sul nostro operato e sulle persone che<br />

andiamo a soccorrere, è necessario un<br />

costante lavoro formativo e di confronto.<br />

Da non dimenticare, anche attraverso<br />

la formazione a vari livelli, che in<br />

primo piano ci deve essere sempre la<br />

salvaguardia <strong>del</strong>le nostre soccorritrici<br />

e soccorritori che di giorno e di notte<br />

si mettono a disposizione per intervenire<br />

nella risoluzione di interventi<br />

a volte complessi. Spesso, anche e<br />

soprattutto durante gli interventi di<br />

soccorso, fermarsi qualche minuto a<br />

ragionare sulle scelte più opportune<br />

da fare, cercando un confronto con altri<br />

operatori competenti, ci permette<br />

di agire con maggiore sicurezza.<br />

I passaggi decisionali nei quali vengono<br />

scelte le strategie di intervento e<br />

le tecniche da attuare, con l’utilizzo di<br />

determinati mezzi e l’impiego di operatori<br />

a diverso titolo, passano attraverso<br />

un confronto tra le persone incaricate<br />

a interpretare le condizioni e le caratteristiche<br />

<strong>del</strong> soccorso e ad applicare<br />

quanto riportato sui documenti che<br />

regolamentano l’attività <strong>istituzionale</strong>.<br />

In seguito alle necessità emerse durante<br />

l’operatività, si sta cercando di promuovere<br />

sempre più un’integrazione <strong>del</strong>le<br />

competenze tecniche con quelle competenze<br />

atte a migliorare le capacità di<br />

presa di decisione, le capacità di lavoro<br />

in gruppo, la capacità di comunicazione<br />

e di consapevolezza <strong>del</strong> ruolo, soprattutto<br />

in situazioni ad alto stress. <strong>La</strong> formazione<br />

<strong>del</strong>le competenze non tecniche è<br />

in fase di sperimentazione in alcuni corsi<br />

specifici per determinate figure, come<br />

ad esempio i Tecnici di Elisoccorso.<br />

Foto di Sara Croce<br />

OTTOBRE <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

19


Il tecnico di<br />

centrale in<br />

Piemonte<br />

Un ricordo <strong>del</strong>le origini<br />

di Simone Bobbio, responsabile comunicazione CNSAS Piemonte<br />

«Mi chiamò un giorno al telefono Mauro Marucco<br />

che all’epoca era presidente <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Alpino</strong> Piemontese. Mi disse che c’era bisogno<br />

di affiancare il compianto Virgilio Bergero<br />

nella centrale operativa <strong>del</strong>l’elisoccorso che<br />

stava nascendo proprio in quei giorni. Virgilio<br />

avrebbe gestito i turni in settimana, ma serviva qualcuno che coprisse i weekend. Fu<br />

così che iniziò una lunga avventura, durata fino al 2005».<br />

Il racconto di Giovanni Baima, detto Pitti, procede a strappi perché la memoria si<br />

affaccia alla mente in maniera disordinata tra sensazioni nitide e ricordi più difficili<br />

da evocare. Una vita trascorsa tra la casa di <strong>La</strong>nzo, la baita in Valle <strong>del</strong>l’Orco dove<br />

era tecnico nella locale Stazione di <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e il lavoro a Torino presso l’E-<br />

NEL e nella prima centrale operativa d’Italia.<br />

20 APPROFONDIMENTO


Siamo nel 1988. Alla fine di luglio hanno<br />

aperto le prime due basi di elisoccorso<br />

a Torino e Novara. Passano un<br />

paio di settimane e vengono inaugurate<br />

quelle alpine di Savigliano (CN) e<br />

Borgosesia (VC) con i mitici elicotteri<br />

Alouette, adatti per gli interventi in terreno<br />

impervio, e il tecnico <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Alpino</strong> a disposizione che sale a bordo<br />

sostituendo l’infermiere nelle operazioni<br />

alpine. È uno dei primi servizi organizzati<br />

di soccorso con l’elicottero<br />

in Italia e viene affidato dalla Regione<br />

Piemonte all’ACI, in via sperimentale.<br />

Sì, proprio così: all’Automobile Club<br />

d’Italia che gestisce il soccorso stradale<br />

tramite numero di attivazione 116. Praticamente<br />

un salto nella preistoria se<br />

pensiamo che il 118, oggi sostituito dal<br />

NUE 1.1.2., nascerà soltanto nel 1992.<br />

«Per la gestione degli elicotteri sulle chiamate<br />

di soccorso provenienti dalla montagna<br />

– prosegue Pitti – il personale<br />

<strong>del</strong>la centrale ACI non aveva sufficienti<br />

competenze per cui chiamarono noi. E<br />

così mi presentai in Via Giolitti, centro<br />

storico di Torino, per una giornata di affiancamento<br />

con Virgilio e pochi giorni<br />

dopo iniziai il primo turno. Avevamo a di-<br />

Foto storica <strong>del</strong>la Centrale operativa.<br />

Immagine tratta dal periodico<br />

“Piemonte elisoccorso”<br />

OTTOBRE <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

21


<strong>La</strong> festa dei quattro anni di servizio.<br />

Compaiono Ruggero Bissetta (secondo<br />

da destra) e Virgilio Bergero (quarto da<br />

destra). Immagine tratta dal periodico<br />

“Piemonte elisoccorso”<br />

sposizione un sistema di comunicazioni<br />

radio molto efficiente, le cartine <strong>del</strong>l’Istituto<br />

Geografico Centrale e tanta buona<br />

volontà, oltre a un medico di sala con<br />

cui confrontarsi sugli interventi sanitari.<br />

All’inizio avevamo il tempo di scendere<br />

al bar per un panino o un caffè con la<br />

radio in tasca perché le chiamate erano<br />

ancora poche. Ma ben presto il lavoro<br />

diventò intenso soprattutto nei fine settimana<br />

quando mi trovavo a coordinare<br />

anche 15 chiamate in un giorno».<br />

Oggi i tecnici di centrale operativa <strong>del</strong><br />

<strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> sono in servizio nelle<br />

sale di emergenza sanitaria di gran<br />

parte <strong>del</strong>le regioni d’Italia. Ricevono<br />

una lunga e complessa formazione,<br />

con tanto di esame, per essere abilitati<br />

e sono in grado di gestire elaborati sistemi<br />

informatici e di geolocalizzazione<br />

su rete GPS.<br />

«All’epoca – racconta ancora Giovanni<br />

Baima – non c’erano i telefoni cellulari<br />

per cui le chiamate di emergenza arrivavano<br />

in tanti modi diversi e spesso con<br />

informazioni vaghe. Chiamavano i rifugisti,<br />

tante volte i Carabinieri, ma sempre<br />

dopo che qualcuno, presente sul luogo<br />

<strong>del</strong>l’incidente, scendeva per chiedere<br />

aiuto. Le Stazioni di valle <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Alpino</strong> erano fondamentali per fornirmi<br />

indicazioni e riferimenti da trasmettere<br />

al pilota e al tecnico sull’elicottero. Non<br />

22 APPROFONDIMENTO


avevamo protocolli operativi; quando<br />

arrivava la chiamata dovevi metterci <strong>del</strong><br />

tuo e trovare il modo migliore per gestirla.<br />

Anche da un punto di vista territoriale,<br />

per esempio mandavamo spesso gli<br />

elicotteri in Valle d’Aosta. Una volta arrivò<br />

una chiamata dalla zona <strong>del</strong> Monte<br />

Moro, sopra Macugnaga. Comunicai al<br />

pilota che l’infortunato si trovava abbondantemente<br />

in territorio svizzero.<br />

Mi rispose che avrebbe fatto in fretta e<br />

nessuno se ne sarebbe accorto».<br />

Tra il 1993 e il 1994, tutto il servizio di<br />

elisoccorso e centrale operativa passa<br />

sotto il 118 avviando una nuova<br />

fase che sostanzialmente prosegue<br />

ancora oggi. «Migliorò notevolmente<br />

il servizio – conclude Pitti – con gli infermieri<br />

che fornivano una valutazione<br />

sanitaria, nuovi strumenti tecnologici<br />

che rendevano più efficiente il lavoro e<br />

iniziò anche l’operatività notturna che<br />

garantiva la nostra presenza sulle 24<br />

ore. Tra i tecnici che hanno iniziato nella<br />

vecchia sede <strong>del</strong>l’ACI siamo rimasti<br />

in due. Ruggero Bissetta è ancora operativo,<br />

mentre io ho smesso nel 2005.<br />

Ormai il lavoro era diventato altamente<br />

specializzato, era venuto il momento<br />

di fare spazio a giovani più tecnologici e<br />

preparati di me».<br />

All’epoca non c’erano<br />

i telefoni cellulari<br />

per cui le chiamate di<br />

emergenza arrivavano<br />

in tanti modi<br />

diversi e spesso con<br />

informazioni vaghe.<br />

<strong>La</strong> Centrale operativa oggi<br />

OTTOBRE <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

23


CRONACA E INTERVENTI<br />

Emergenza<br />

alluvione in<br />

Emilia Romagna<br />

di Giulia Berni, addetta comunicazione CNSAS Emilia Romagna<br />

Il maggio <strong>2023</strong> resterà nella memoria degli emiliano-romagnoli per i disastrosi<br />

eventi climatici che hanno colpito la Regione accanendosi principalmente<br />

sul territorio romagnolo. Piogge straordinarie ed incessanti hanno<br />

messo in pericolo la popolazione, isolandola e generando una situazione<br />

emergenziale di difficoltosa gestione: case sommerse dall’acqua, cumuli di<br />

detriti e rifiuti per le strade, centinaia di frane e colate di terra sui versanti<br />

<strong>del</strong>le zone appenniniche. L’acqua e poi il fango si sono riversati ovunque, sia in<br />

città che nelle campagne costringendo ad evacuazioni con natanti, mezzi anfibi<br />

ed elicotteri.<br />

24 CRONACA E INTERVENTI


Sono stati 44 i comuni romagnoli compresi<br />

tra la provincia di Ravenna, Forlì-Cesena,<br />

Rimini, Bologna colpiti da<br />

questo evento meteorologico estremo.<br />

Dal pomeriggio <strong>del</strong> 1° al mattino <strong>del</strong> 3<br />

maggio sono caduti 150-250 mm d’acqua<br />

in circa 36 ore (quanto dovrebbe<br />

piovere in tutto il trimestre marzo-maggio).<br />

Il secondo episodio (16-17 maggio)<br />

ha interessato le medesime zone:<br />

sono caduti 100-250 mm di pioggia tra<br />

la pedemontana e l’Appennino su un<br />

territorio fragile e con suoli superficiali<br />

saturi dopo la precedente alluvione <strong>del</strong><br />

3 maggio.<br />

Vista la grave situazione emergenziale<br />

e le disomogeneità orografiche dei territori<br />

interessati, in accordo con le Prefetture<br />

locali, il personale <strong>del</strong> Servizio<br />

regionale <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong><br />

Emilia Romagna è stato immediatamente<br />

impiegato per le missioni<br />

di soccorso ed assistenza alla popolazione.<br />

<strong>La</strong> direzione SAER, con l’ausilio<br />

dei Tecnici di Centrale Operativa regionale<br />

e <strong>del</strong> personale che ha presenziato<br />

presso i centri operativi comunali e<br />

nelle unità di crisi <strong>del</strong>le Prefetture interessate,<br />

ha contribuito al coordinamento<br />

<strong>del</strong>le operazioni. Il coordinamento<br />

con il Sistema 118, quello di Protezione<br />

Civile e con gli altri Servizi regionali<br />

CNSAS intervenuti in supporto si sono<br />

rivelati il punto di forza nella gestione<br />

di questo evento emergenziale.<br />

Nelle zone alluvionate sono state impiegate<br />

squadre SAER formate e specializzate<br />

nel soccorso in forra composte<br />

da tecnici e sanitari che hanno<br />

effettuato interventi di evacuazione e<br />

soccorso nei contesti più critici, a queste<br />

si sono unite squadre forre provenienti<br />

da altri Servizi regionali CNSAS.<br />

Altre squadre <strong>del</strong> CNSAS hanno lavorato<br />

ininterrottamente intervenendo<br />

sia nelle aree montane <strong>del</strong>l’Appennino<br />

sia nelle zone di pianura. <strong>La</strong> Stazione<br />

Monte Falco ha presidiato il territorio<br />

appenninico romagnolo operando tra<br />

le zone <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> Savio, Val Marec-<br />

OTTOBRE <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

25


<strong>La</strong> sinergia e la<br />

collaborazione tra<br />

gli enti, la grande<br />

disponibilità dei<br />

volontari e le<br />

competenze specifiche<br />

di tecnici e sanitari<br />

sono stati gli elementi<br />

che hanno reso<br />

efficaci i soccorsi.<br />

chia, Val Bidente, Val Montone, Valle <strong>del</strong><br />

Senio, Valle <strong>del</strong> <strong>La</strong>mone e Marzeno. <strong>La</strong><br />

Stazione Rocca di Badolo è intervenuta<br />

nella zona pedemontana e pedecollinare<br />

<strong>del</strong> bolognese tra Mongardino<br />

di Sasso Marconi, Vado di Monzuno,<br />

Luminasio di Marzabotto, l’abitato di<br />

Ronzano e quello di Cà Bianca.<br />

Le operazioni sono state rese estremamente<br />

complesse dalla continua pioggia<br />

e dagli smottamenti che hanno<br />

interrotto con crolli e frane le strade di<br />

accesso impedendo il passaggio anche<br />

dei mezzi di soccorso. Molte case isolate<br />

in località <strong>del</strong>l’Appennino sono state<br />

raggiunte a piedi per effettuare sopralluoghi<br />

e accertarsi <strong>del</strong>le necessità <strong>del</strong>la<br />

popolazione e <strong>del</strong>le condizioni sanitarie.<br />

Sono stati impiegati elicotteri sanitari<br />

118, <strong>del</strong>l’Aeronautica militare, dei Vigili<br />

<strong>del</strong> Fuoco, <strong>del</strong>l’Esercito, <strong>del</strong>la Polizia di<br />

Stato, <strong>del</strong>la Guardia Costiera, dei Carabinieri,<br />

<strong>del</strong>la Guardia di Finanza e di altri<br />

enti di Protezione Civile che hanno imbarcato<br />

il personale CNSAS per le operazioni<br />

di evacuazione e assistenza alla<br />

popolazione, atterrando ove possibile<br />

o con operazioni speciali con verricello.<br />

Nei giorni successivi all’evento l’impiego<br />

<strong>del</strong> personale è proseguito per permettere<br />

operazioni di consegna di viveri,<br />

beni di prima necessità, medicinali<br />

e per effettuare il monitoraggio <strong>del</strong>le<br />

frane. È stata garantita la presenza di<br />

almeno una squadra CNSAS specializzata<br />

in soccorso forre e una squadra<br />

di terra in pronta partenza di stanza<br />

presso la centrale operativa <strong>del</strong> 118<br />

Romagna a Ravenna. Inoltre nella Centrale<br />

operativa di Bologna è stata predisposta<br />

una squadra di tecnici e sanitari<br />

in pronta partenza con l’elisoccorso di<br />

Bologna. L’elicottero sanitario di Pavullo,<br />

al momento <strong>del</strong>l’evento l’unico HSR/<br />

HEMS <strong>del</strong>la Regione Emilia Romagna, è<br />

stato dislocato provvisoriamente, a seconda<br />

<strong>del</strong>le necessità, presso la base di<br />

Ravenna o quella di Bologna con due<br />

tecnici di elisoccorso SAER a bordo.<br />

Il CNSAS, in quanto parte integrante<br />

<strong>del</strong> sistema di Emergenza Territoriale<br />

26 CRONACA E INTERVENTI


118 e di Protezione Civile, ha effettuato<br />

numerosi interventi di soccorso ed<br />

evacuazione pur in scenari d’intervento<br />

non specifici coordinandosi con il<br />

Dipartimento di Protezione Civile, 118,<br />

Vigili <strong>del</strong> Fuoco, Aeronautica militare,<br />

Esercito, Polizia di Stato, Guardia Costiera,<br />

Croce Rossa Italiana, Misericordie,<br />

Pubbliche Assistenze, Carabinieri e<br />

Guardia di Finanza e con gli altri enti ed<br />

Associazioni intervenute. <strong>La</strong> sinergia e<br />

la collaborazione tra gli enti, la grande<br />

disponibilità dei volontari, anche di<br />

quelli provenienti dalle zone colpite,<br />

e le competenze specifiche di tecnici<br />

e sanitari sono stati gli elementi che<br />

hanno reso efficaci i soccorsi. Grazie al<br />

coordinamento operato con la direzione<br />

nazionale sono state individuate le<br />

risorse più idonee da impiegare ed è<br />

stato possibile inviare in supporto alle<br />

squadre specializzate al soccorso in<br />

ambiente acquatico <strong>del</strong>l’Emilia-Romagna,<br />

squadre provenienti da altri servizi<br />

regionali CNSAS dotate di specifiche<br />

attrezzature e mezzi galleggianti che si<br />

sono dimostrate indispensabili in questo<br />

contesto.<br />

Pur non essendo la prima alluvione di<br />

questo genere in cui il CNSAS sia intervenuto<br />

con i propri uomini e mezzi,<br />

non è stato sicuramente semplice<br />

rispondere a questa emergenza. Ci<br />

siamo trovati di fronte ad un evento<br />

differente dai nostri contesti abituali,<br />

su vasta area territoriale, con orografie<br />

diversificate, difficoltà di viabilità,<br />

e, nelle prime fasi condizioni meteo<br />

avverse per l’utilizzo degli aeromobili.<br />

<strong>La</strong> necessità di molti mezzi galleggianti<br />

e di personale specializzato al soccorso<br />

in ambiente acquatico ha imposto<br />

il supporto di altri Servizi regionali in<br />

accordo con la Direzione nazionale CN-<br />

SAS. L’invio <strong>del</strong>le squadre di soccorso<br />

su richiesta dei coordinamenti per le<br />

varie missioni di soccorso, evacuazione<br />

e/o assistenza alla popolazione è<br />

stato sempre attentamente analizzato<br />

individuando le risorse più idonee da<br />

impiegare, preservando la sicurezza<br />

degli operatori. Questa emergenza è<br />

sicuramente stata la conferma <strong>del</strong>l’ormai<br />

consolidata sinergia <strong>del</strong> CNSAS nel<br />

sistema di soccorso regionale, risultato<br />

<strong>del</strong> quotidiano e pluriennale lavoro in<br />

stretta collaborazione con gli altri enti<br />

interessati e le istituzioni.<br />

ALCUNI NUMERI<br />

In totale sono stati impiegati<br />

524 volontari <strong>del</strong> Corpo<br />

Nazionale <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e<br />

<strong>Speleologico</strong> con varie specializzazioni<br />

tecniche provenienti<br />

dall’Emilia Romagna e dagli<br />

altri Servizi regionali di Marche,<br />

Umbria, Veneto, Trentino<br />

Alto Adige, Friuli Venezia Giulia,<br />

Abruzzo, Piemonte, Lombardia,<br />

<strong>La</strong>zio, Liguria, Sicilia,<br />

Puglia, Calabria. Su 19 giorni<br />

di attività, sono state soccorse<br />

904 persone, 52 animali ed<br />

è stata fornita assistenza a 227<br />

famiglie (circa 1.030 persone).<br />

OTTOBRE <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

27


A 1.040 metri<br />

di profondità<br />

L’intervento speleo in Turchia<br />

di Rino Bregani, medico d’urgenza CNSAS<br />

Foto di Pino Antonini<br />

Una tonda falce di luna bianca dalle estremità appuntite fronteggia<br />

una stella a cinque punte <strong>del</strong>lo stesso colore, in un<br />

distintivo rosso rubino. L’immagine è sulla spalla <strong>del</strong>la divisa<br />

militare di un aviere. L’espressione <strong>del</strong> suo volto è inaccessibile<br />

attraverso l’equipaggiamento militare. <strong>La</strong> nostra tradisce<br />

emozione e tensione, anche stanchezza, molta. Quasi nessuno<br />

è riuscito a dormire in questa lunga trasferta, iniziata in varie parti d’Italia, convergendo<br />

sull’aeroporto militare di Pratica di Mare, dove un jet ci ha sco<strong>del</strong>lato<br />

in terra turca, precisamente ad Antalya. Da lì un agitato viaggio in autobus fino a<br />

Gazipasa, per poi proseguire con un elicottero militare. <strong>La</strong> nostra meta è la Morca<br />

cave, dove uno speleologo è bloccato a 1.040 metri di profondità dopo una grave<br />

emorragia digestiva.<br />

Alla radio toni calmi si alternano con voci concitate, comandi, battute e risposte in<br />

lingue che non riusciamo neanche a identificare. Difficile capire qualcosa in quello<br />

che sembra un bazar libanese, ma intanto qualcosa si muove tra corde, attacchi,<br />

placchette e tecnici, pur senza sapere di preciso che cosa.<br />

28 CRONACA E INTERVENTI


Il sole martella a 35 gradi nell’arida distesa<br />

di doline e forme carsiche da cui<br />

occhieggiano pozzi e fessure inesplorate,<br />

ma dopo il tramonto un gelo a 5 gradi<br />

si impone e dalle infradito si passa a<br />

giacca e piumino. Qualche richiamo ci<br />

indica che è pronta la amatriciana. <strong>La</strong><br />

dieta non è esattamente quella che ti<br />

prepara ad affrontare sforzi di trenta e<br />

più ore in profondità, ma c’è molta aria<br />

di casa tra le tende ammassate nell’area<br />

dedicata al nostro paese.<br />

Richiami allarmati dal fondo <strong>del</strong>la grotta.<br />

Il nostro paziente ha manifestato<br />

un’urgente e gravissima complicazione.<br />

Sdraiato appare pallido e sudato,<br />

il polso flebile, la coscienza obnubilata.<br />

<strong>La</strong>ggiù ci sono Cristiana, medico<br />

anestesista e Romeo, infermiere con<br />

pluridecennale esperienza di pronto<br />

soccorso. Si prospetta un recupero dai<br />

quattro ai sette giorni, anche meno<br />

che in Baviera, ma la situazione clinica<br />

è molto instabile. Ogni possibile<br />

trattamento viene praticato, in una<br />

situazione in cui, in Italia, il chirurgo e<br />

l’endoscopista sarebbero già entrati in<br />

azione. Ma a -1.000 non arriverà nessuno<br />

oltre che noi.<br />

Il tempo sfugge tra le dita come la sabbia<br />

in un’inesorabile clessidra; davanti<br />

allo speleologo un percorso in salita<br />

che non si misura in minuti, ma in ore<br />

e giorni. Le squadre si alternano a diverse<br />

profondità <strong>del</strong>la grotta, incroci<br />

di lingue, paesi e differenti tecniche<br />

di soccorso, con la velocità <strong>del</strong>la progressione<br />

<strong>del</strong>la barella variabile come i<br />

movimenti di una fisarmonica. Partono<br />

farmaci, sangue, plasma, liquidi, e anche<br />

cibo e acqua per gli oltre cinquanta<br />

tecnici speleologi distribuiti ad armare<br />

differenti parti <strong>del</strong>la grotta dove Mark<br />

dovrà transitare. Occorre velocizzare<br />

al massimo il trasporto. Qui non c’è un<br />

braccio o una gamba rotta da steccare,<br />

ma un’emorragia interna da curare.<br />

L’esploratore americano è nervoso,<br />

oppositivo, intollerante e impaziente.<br />

Contesta tutto, si oppone a tutto. Ma<br />

la grotta è pronta sopra la tenda <strong>del</strong><br />

campo a -1.040 metri e, appena saranno<br />

stabilizzate le condizioni <strong>del</strong> malato,<br />

senza nuovi eventi emorragici, si potrà<br />

partire.<br />

Finalmente la barella, nelle mani dei<br />

sanitari italiani e dei tecnici ungheresi<br />

e polacchi, inizia a muoversi verso la<br />

Il tempo sfugge tra le<br />

dita come la sabbia<br />

in un’inesorabile<br />

clessidra; davanti<br />

allo speleologo un<br />

percorso in salita<br />

che non si misura<br />

in minuti, ma in<br />

ore e giorni. Le<br />

squadre si alternano<br />

a diverse profondità<br />

<strong>del</strong>la grotta, incroci<br />

di lingue, paesi e<br />

differenti tecniche<br />

di soccorso, con<br />

la velocità <strong>del</strong>la<br />

progressione <strong>del</strong>la<br />

barella variabile come<br />

i movimenti di una<br />

fisarmonica.<br />

OTTOBRE <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

29


superficie. Staffette di croati corrono<br />

lungo la grotta come scosse elettriche<br />

lungo nervi infangati per risolvere imprevisti<br />

e stop di movimento. <strong>La</strong> barella<br />

risale fino a -750 metri; da lì imbocca un<br />

meandro e arriva alla distanza di 680<br />

metri di dislivello dall’ingresso.<br />

Nell’oscurità <strong>del</strong>la notte turca e senza<br />

luci, la via lattea palpita di nubi di stelle,<br />

mentre quaggiù è tutto un brulicare di<br />

lucine di gente che si prepara all’azione.<br />

Una colazione molto leggera, una stretta<br />

al <strong>del</strong>ta, l’ultimo controllo ai sacchi<br />

e all’attrezzatura e ci dirigiamo verso<br />

il pozzo di ingresso. Scortato da generosi<br />

e forti tecnici, mi infilo di nuovo in<br />

un’avventura dal futuro incerto. Le immagini<br />

<strong>del</strong>la Baviera mi ritornano vivide<br />

nella mente. Pozzetti e meandri allagati<br />

che obbligano a posizioni scomode di<br />

opposizione per non pucciare i piedi<br />

nell’acqua ormai sporca e contaminata.<br />

Superiamo i campi, i cartellini successivi<br />

<strong>del</strong>le profondità, come un subacqueo<br />

che scende in acqua nel buio lungo la<br />

sua fune, in cerca di un record: -180 -300<br />

-420 -500. Attraversiamo la cloaca a -500<br />

e poi un profondo pozzo da 50 metri<br />

con un solo frazionamento. Strumenti<br />

da discesa e risalita doppi perché ci<br />

hanno avvisati <strong>del</strong>l’alto potere abrasivo<br />

di queste corde commerciali infangate.<br />

A -680 metri atterriamo sulle tendine<br />

<strong>del</strong> campo flebilmente illuminate, come<br />

la spedizione di soccorso di Interstellar<br />

in un pianeta sconosciuto e disabitato,<br />

dove abbracciamo Cristiana e Romeo,<br />

qui di sede da un tempo infinito.<br />

Mentre ci scambiamo consegne e materiali<br />

i tecnici già preparano la grotta<br />

per la progressione. Mettiamo Mark in<br />

piedi. Lo osservo e gli parlo. Non ha segni<br />

di debolezza o di abbassamenti di<br />

pressione e prendo la decisione di farlo<br />

muovere senza barella nei posti stretti,<br />

sollevato dalla corda, ma libero di muoversi.<br />

Affrontare le strettoie in barella,<br />

ammesso che passi, ci porterebbe via<br />

un’infinità di tempo. Paranchi e corde<br />

che si tendono, comandi secchi e comunicazioni<br />

ridotte al minimo. Mark<br />

viene messo in barella nei tratti verticali,<br />

per farlo riposare e non spingere<br />

troppo la pressione <strong>del</strong> sangue.<br />

30 CRONACA E INTERVENTI


Bruciamo le tappe, percorrendo ben<br />

oltre il tratto di grotta che avevamo<br />

preventivato, ma anche le nostre<br />

energie bruciano rapidamente, e la<br />

tensione, la cronica carenza di sonno,<br />

l’alimentazione a base di sporadiche<br />

barrette e sempre troppa poca acqua<br />

ci flagellano il fisico e la psiche. Ma<br />

dopo una faticosa risalita dei pozzi da<br />

80 e da 50, consegniamo in anticipo la<br />

barella al campo di -500. I tecnici si riposano<br />

e cominciano a uscire, dando<br />

il cambio a una squadra mista di bulgari<br />

e croati.<br />

Vita da campo, tra spaghetti alla carbonara<br />

affogati nel grasso, sporadiche<br />

notizie dai due medici bulgaro e<br />

croata che si stanno avvicendando<br />

nella grotta, accompagnati dalla seconda<br />

squadra italiana. Il ferito sta<br />

bene, cammina e si muove, viene imbarellato<br />

sulle verticali. <strong>La</strong> manovra<br />

ha proseguito veloce dopo il nostro<br />

input che ha consentito un cambiamento<br />

di velocità decisivo. Facciamo<br />

il conto <strong>del</strong>le ore che mancano e dei<br />

farmaci da sostituire. Preparato il campo<br />

medico avanzato e una dettagliata<br />

relazione medica, andiamo a dormire<br />

ma all’una di notte un nuovo risveglio.<br />

Mark è fuori! Il ferito viene consegnato<br />

all’elicottero, accompagnato dai soccorritori<br />

turchi, mentre su di noi cala<br />

pesante il sipario <strong>del</strong>la stanchezza. Ce<br />

l’abbiamo fatta. Sonno, riposo, soddisfazione,<br />

sorrisi e abbracci, scambi di<br />

complimenti in lingue incomprensibili<br />

e poi la lunga odissea verso la civiltà,<br />

un letto, una doccia, la lunga e incerta<br />

strada verso casa.<br />

L’INTERVENTO<br />

Nella serata di lunedì 11 settembre, alle ore 23:35 italiane, dopo 500 ore all’interno <strong>del</strong>la grotta Morca in Turchia<br />

e 60 ore di recupero, lo speleologo statunitense Mark Dickey bloccato a 1.040 metri di profondità da sabato<br />

2 settembre è stato tratto in salvo. Oltre 100 soccorritori, di cui 46 appartenenti al Corpo Nazionale <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong>, hanno preso parte al salvataggio. Le squadre di soccorso italiane hanno recuperato la barella<br />

da -680 fino a circa -480 e da -300 a -150 metri dall’uscita. Una complessa operazione di recupero con pochi<br />

precedenti nella storia, coordinata dall’AFAD, l’ente turco di Protezione Civile, supportata dall’ECRA (European<br />

Cave Rescue Association), seguita in Italia dal Dipartimento di Protezione Civile e dal Ministero degli Affari Esteri<br />

e <strong>del</strong>la Cooperazione Internazionale.<br />

OTTOBRE <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

31


Dalle cime… agli<br />

scogli in spiaggia<br />

L’operatività lungo la Penisola<br />

Di Federico Catania, responsabile comunicazione CNSAS<br />

Spesso, nell’immaginario comune, la parola “<strong>Alpino</strong>” all’interno <strong>del</strong>la<br />

nostra sigla trae in inganno molti, portandoli a pensare che il Corpo<br />

Nazionale <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> è presente solo nell’arco<br />

alpino e nelle regioni <strong>del</strong> nord Italia. Fortunatamente, anno dopo<br />

anno, il CNSAS sta assumendo un ruolo sempre più centrale nelle<br />

attività di soccorso dal nord al sud <strong>del</strong> Paese. Esempi concreti ne<br />

sono il costante intervento degli operatori <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> in<br />

numerosi scenari a pochi passi dal mare. Scenari impervi che ovviamente rispondono<br />

agli ambienti di attivazione e intervento <strong>del</strong> Corpo. I casi più frequenti in<br />

Sicilia, Sardegna e Liguria - senza dimenticare le isole, come ad esempio Capri.<br />

32 CRONACA E INTERVENTI


Proprio a Capri nei primi giorni di settembre<br />

il <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong><br />

<strong>del</strong>la Campania è intervenuto<br />

su richiesta <strong>del</strong>la Guardia Costiera. Un<br />

turista portoghese di 33 anni aveva<br />

raggiunto la scogliera “Lo funno” scendendo<br />

da un sentiero particolarmente<br />

ripido quando nel risalire si è trovato<br />

in difficoltà. Non riuscendo più a individuare<br />

il percorso l’uomo ha chiamato<br />

il 113 che ha diramato l’allarme alla<br />

Guardia Costiera che, a sua volta, ha<br />

inoltrato la richiesta al <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong>.<br />

Una squadra <strong>del</strong> CNSAS ha raggiunto<br />

il turista e dopo averlo messo in sicurezza<br />

lo ha accompagnato a monte <strong>del</strong><br />

sentiero. Spesso, al termine degli interventi,<br />

gli stessi turisti “in ciabatte” affermano<br />

di aver sottovalutato l’ambiente:<br />

ingannati dalla presenza <strong>del</strong> mare, non<br />

pensano che un sentiero vicino alle<br />

spiagge possa essere impervio o con<br />

le caratteristiche simili a quelli di media<br />

montagna.<br />

Fortunatamente è sempre più alta l’attenzione<br />

da parte <strong>del</strong>le amministrazioni<br />

locali e numerose sono le iniziative<br />

utili a scoraggiare i turisti a intraprendere<br />

determinati sentieri, seppur a pochi<br />

metri dal mare. In tal senso è doveroso<br />

segnalare l’impegno <strong>del</strong> Parco<br />

regionale di Portofino in Liguria, <strong>del</strong>la<br />

Riserva naturale <strong>del</strong>lo Zingaro in Sicilia<br />

e <strong>del</strong>le Stazioni locali <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Alpino</strong> in occasione <strong>del</strong>le iniziative legate<br />

a “Sicuri in Montagna - Sicuri sul<br />

Sentiero”.<br />

Scenari impervi<br />

che ovviamente<br />

rispondono agli<br />

ambienti di attivazione<br />

e intervento <strong>del</strong><br />

Corpo.<br />

OTTOBRE <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

33


INTERVISTA<br />

INTERVISTA<br />

<strong>La</strong> montagna e<br />

i cambiamenti<br />

climatici<br />

Intervista a Martino Peterlongo, Presidente <strong>del</strong> Collegio<br />

Nazionale <strong>del</strong>le Guide Alpine Italiane<br />

a cura <strong>del</strong>la Redazione<br />

Le montagne sono tra gli ambienti più colpiti dai cambiamenti climatici<br />

e ci rivelano in maniera chiara e inequivocabile i segni e le<br />

conseguenze <strong>del</strong>l’aumento <strong>del</strong>la temperatura terrestre. Alla luce<br />

di questo fenomeno, il nostro modo di andare in montagna deve<br />

cambiare? Lo abbiamo chiesto a Martino Peterlongo, Presidente<br />

<strong>del</strong> Collegio Nazionale <strong>del</strong>le Guide Alpine Italiane.<br />

Cambia il clima e cambia la montagna: secondo lei, quale impatto hanno i<br />

cambiamenti climatici sulla frequentazione <strong>del</strong>la montagna?<br />

Le grandi montagne sono tra gli ambienti più sensibili al cambiamento climatico,<br />

fenomeno che ha avuto una accelerazione drastica e peggiorativa negli ultimi 20<br />

anni. Di fronte ai cambiamenti <strong>del</strong>la montagna gli alpinisti e gli escursionisti devono<br />

riadattarsi comprendendo, prima di tutto, i segnali - vecchi e nuovi - che elevano il<br />

livello di rischio di fronte a pericoli che tutti conoscono ma che sono diventati più<br />

acuti in termini di frequenza e potenziale magnitudine. Per gli alpinisti che percorrono<br />

le grandi “vie normali” di ghiaccio e neve l’aumento <strong>del</strong>le dimensioni dei crepacci<br />

e la loro scarsa copertura sia in inverno che in estate e l’aumento <strong>del</strong>l’inclinazione<br />

34 INTERVISTA


di pendii un tempo “classici” sono l’esito<br />

più evidente <strong>del</strong> ritiro dei ghiacciai; poi ci<br />

sono i crolli rocciosi, di piccola e di grande<br />

entità, un fenomeno che si sta ingigantendo<br />

sugli itinerari di neve e roccia<br />

in termini di frequenza e che è difficile da<br />

prevedere.<br />

Gli effetti <strong>del</strong> cambiamento climatico<br />

sono decisamente più evidenti in alta<br />

quota ma alcuni segnali sono presenti<br />

anche ad altitudini più basse di media<br />

montagna, dove osserviamo temperature<br />

alte, piogge violente alternate a<br />

periodi di siccità con tratti di sentieri che<br />

spariscono per dilavamento ed erosione<br />

diventando più ripidi e difficile da percorrere.<br />

Dobbiamo anche mettere in discussione<br />

alcune abitudine e modi di frequentazione<br />

generali. Penso, ad esempio, all’idea<br />

che abbiamo <strong>del</strong>la “stagione” <strong>del</strong>l’alta<br />

montagna. Se un tempo aveva una durata<br />

piuttosto lunga – da febbraio a settembre<br />

contando la stagione <strong>del</strong>lo scialpinismo<br />

e quella <strong>del</strong>le salite estive - ora<br />

le finestre di opportunità per frequentare<br />

certi itinerari in condizioni di rischio ragionevole<br />

si stanno restringendo. Non<br />

possiamo più permetterci di pensare che<br />

la stagione utile per frequentare determinati<br />

itinerari o interi versanti di alta<br />

montagna sia la stessa di trent’anni fa.<br />

Forse meno evidente per molti, tra i fenomeni<br />

che si sono acutizzati penso<br />

ancora all’intensificazione <strong>del</strong>la radiazione<br />

solare. I colpi di calore in montagna<br />

sono sempre più frequenti perché<br />

lì le radiazioni sono più forti. Mettersi la<br />

crema solare ad alta protezione più volte<br />

al giorno è ormai una necessità, così<br />

come prestare la massima attenzione ad<br />

idratarsi frequentemente. È importante<br />

essere consapevoli degli effetti che ha l’esposizione<br />

prolungata al sole sul nostro<br />

corpo e sul nostro livello di stanchezza e<br />

concentrazione, nonché <strong>del</strong>le misure di<br />

prevenzione per proteggersi. Occhiali da<br />

sole e cappello possono fare la differenza<br />

come i tempi e gli orari di esposizione.<br />

Il mestiere <strong>del</strong>la guida alpina si trasforma?<br />

Ci sono nuove competenze<br />

da potenziare o nuovi accorgimenti<br />

a cui prestare attenzione?<br />

Nel nostro mestiere di guide alpine utilizziamo<br />

tre principali strumenti. Prima<br />

di tutto l’osservazione diretta <strong>del</strong>la montagna,<br />

possibile grazie ad una frequentazione<br />

assidua, quasi quotidiana, che<br />

ci consente di notare i mutamenti più<br />

GLI EFFETTI DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI SULLA MONTAGNA<br />

Parla Mario Ravello, geologo e guida alpina<br />

Gli effetti dei cambiamenti climatici sono molto più evidenti in alta montagna, nelle fasce altitudinali occupate<br />

dai ghiacciai, dove la variazione <strong>del</strong>le temperature (assieme ad altri fattori come le precipitazioni e il vento) ha<br />

un drastico effetto sull’ambiente.<br />

Se le basse temperature <strong>del</strong> passato hanno favorito la crescita <strong>del</strong>le masse glaciali, negli ultimi 30 anni il riscaldamento<br />

<strong>del</strong>l’atmosfera ne ha ridotto drasticamente i volumi, come è ben evidente soprattutto nei massici <strong>del</strong>le<br />

Alpi occidentali, dove il paesaggio risulta pesantemente modificato.<br />

In passato, le basse temperature in quota hanno anche favorito la formazione di uno strato permanentemente<br />

gelato nel terreno (il cosiddetto permafrost) che ha avuto un’importante funzione di “legante” all’interno <strong>del</strong>le<br />

pareti rocciose, favorendo condizioni di stabilità.<br />

Attualmente, con le temperature elevate che si registrano anche in alta quota, il permafrost si degrada in maniera<br />

progressiva andando a destabilizzare equilibri all’interno <strong>del</strong>la roccia che non venivano alterati da secoli. Di conseguenza<br />

assistiamo a fenomeni di crollo lungo itinerari classici, frequentati in passato durante la stagione estiva<br />

e che oggi sono percorribili solo in inverno!<br />

Chi frequenta la montagna oggi deve avere la consapevolezza che l’ambiente alpino sta mutando velocemente e<br />

che è necessario imparare a leggere i segnali di questo cambiamento. <strong>La</strong> moderna gestione <strong>del</strong> rischio in montagna<br />

prevede, quindi, un cambiamento culturale, una migliore conoscenza dei processi geologici e glaciologici<br />

che regolano questo ambiente fragile ma ancora così affascinante.<br />

OTTOBRE <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

35


epentini. Dopodiché la conoscenza <strong>del</strong><br />

territorio da una parte, e di quei fenomeni<br />

tipici che possono metterci in allerta<br />

sui pericoli oggettivi esistenti. Infine, arriva<br />

il momento <strong>del</strong>la decisione: andare<br />

o non andare?<br />

In un contesto in mutazione è quindi importante<br />

che le guide alpine sviluppino<br />

competenze per essere in grado di riconoscere<br />

e valutare attentamente i nuovi rischi,<br />

e di gestire, di conseguenza, la situazione.<br />

Solo se si conoscono i segnali che<br />

manifestano un pericolo, è possibile prendere<br />

decisioni responsabili e puntuali.<br />

Ad ogni modo, nelle ultime stagioni<br />

stiamo vedendo che la decisione di interrompere<br />

la salita di determinati itinerari<br />

per via di un rischio residuo alto<br />

viene presa collegialmente dalle scuole o<br />

dalle compagnie <strong>del</strong>le guide. È successo,<br />

ad esempio, per il Cervino, per il Monte<br />

Bianco e il Dente <strong>del</strong> Gigante; un segnale<br />

di responsabilità importante.<br />

Soprattutto dopo la tragedia <strong>del</strong>la<br />

Marmolada <strong>del</strong> 3 luglio 2022 si è<br />

sviluppato un dibattito sul tema<br />

<strong>del</strong>le chiusure <strong>del</strong>le montagne:<br />

secondo lei, è ragionevole pensare<br />

di regolamentare in questi termini<br />

il mondo <strong>del</strong>la montagna in nome<br />

<strong>del</strong>la sicurezza? È opportuno interrogarsi<br />

su quali sentieri e percorsi è<br />

meglio abbandonare o modificare<br />

per evitare le aree potenzialmente<br />

più pericolose?<br />

Quello che si è sempre fatto in montagna,<br />

e che si continua a fare, è trovare<br />

nuovi modi di salire, abbandonando<br />

vecchi itinerari per realizzarne altri. È<br />

quello che succede, solo per fare due<br />

esempi, sulla via Normale <strong>del</strong> Monte<br />

Bianco o sulla Parete nord <strong>del</strong>la Presanella,<br />

una montagna alpinisticamente<br />

quasi morta per il pericolo di crolli dovuti<br />

alla scarsità di neve e alla fusione<br />

<strong>del</strong> ghiacciaio.<br />

Sul tema <strong>del</strong>le chiusure, bisogna fare<br />

una distinzione: un conto sono le chiusure<br />

di ambienti circoscritti fatte per<br />

proteggere da un potenziale pericolo<br />

incombente persone che non vogliono<br />

affrontare il rischio; penso a una pista<br />

da sci, a un abitato o a una strada di<br />

montagna, ad esempio. Un altro conto<br />

se parliamo di chiusure programmate<br />

e coatte sugli itinerari che si sviluppano<br />

al di fuori dei centri abitati, alle<br />

quali sono contrario perché vorrei che<br />

la montagna rimanesse ancora il luogo<br />

dove esiste la possibilità di scelta.<br />

L’alpinismo, e in generale la frequentazione<br />

<strong>del</strong>la montagna, implica libertà<br />

e responsabilità; togliendo la responsabilità<br />

<strong>del</strong>la scelta si toglie anche la<br />

libertà. Premesso che il rischio zero in<br />

montagna non esiste, eventuali “chiusure”<br />

potrebbero essere accettate ma<br />

dovrebbero essere il frutto di un atto<br />

di responsabilità degli alpinisti e <strong>del</strong>le<br />

guide alpine che, dopo una analisi dei<br />

rischi oggettivi, valutano che in un determinato<br />

posto e in un determinato<br />

periodo la frequentazione non è più<br />

ragionevole; penso che in questi ultimi<br />

anni le guide alpine lo abbiano dimostrato<br />

rinunciando alle salite che ho ricordato<br />

nella precedente risposta.<br />

IL COLLEGIO NAZIONALE<br />

GUIDE ALPINE ITALIANE<br />

IN NUMERI<br />

• 1100 Guide Alpine<br />

• 100 Istruttori nazionali guide<br />

alpine<br />

• 400 Specializzati in sistemi<br />

anticaduta e lavori in fune<br />

• 200 Specializzati in canyoning<br />

• 200 Aspiranti Guida<br />

• 200 Accompagnatori di Media<br />

Montagna<br />

• 60 Guide Vulcanologiche<br />

• 14 Collegi Regionali e Provinciali<br />

36 INTERVISTA


OTTOBRE <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

37


FOCUS ISTITUZIONALE<br />

<strong>La</strong> nuova<br />

Rinnovata e gratuita per tutti<br />

di Federico Catania, responsabile comunicazione CNSAS<br />

Nel mese di luglio il Club <strong>Alpino</strong> Italiano e il nostro Corpo hanno<br />

annunciato una svolta significativa per l’app GeoResQ, l’applicazione<br />

dedicata alle attività in montagna che offre la possibilità<br />

di inviare una richiesta di soccorso in caso di emergenza. A<br />

partire dall’estate <strong>2023</strong> l’app è completamente gratuita, grazie<br />

ai fondi straordinari stanziati dal Ministero <strong>del</strong> Turismo. Inoltre,<br />

è stata completamente rinnovata per offrire un’esperienza utente ancora migliore.<br />

L’obiettivo principale di questa iniziativa è mettere la sicurezza dei frequentatori<br />

<strong>del</strong>le montagne al primo posto, garantendo che chiunque possa godere <strong>del</strong>le attività<br />

all’aperto con la possibilità di avere un collegamento diretto con i soccorritori<br />

quando ne ha bisogno.<br />

Il Ministro <strong>del</strong> Turismo, Daniela Santanchè, ha dichiarato: «Investire in sicurezza è<br />

una prerogativa irrinunciabile, che abbiamo inserito anche tra le colonne portanti <strong>del</strong><br />

Piano strategico <strong>del</strong> Turismo <strong>2023</strong>-2027, così come è indubbio l’impegno <strong>del</strong> nostro<br />

Ministero nell’investire sul turismo di montagna, un segmento di grande attrattività<br />

<strong>del</strong> comparto, soprattutto in termini di sviluppo sostenibile e destagionalizzazione».<br />

38 FOCUS ISTITUZIONALE


GeoResQ<br />

L’app GeoResQ è stata lanciata nel 2013 dal CAI e dal CNSAS ed è diventata un punto<br />

di riferimento essenziale per gli appassionati di escursionismo e attività all’aria<br />

aperta. Nel corso degli anni, l’app ha raggiunto oltre 130 mila utenti attivi in crescita<br />

costante. In 10 anni ha contribuito a gestire ben 1.322 chiamate di soccorso, ha coordinato<br />

578 interventi <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e ha registrato 740 mila tracce salvate<br />

dagli utenti durante le loro escursioni (dati a giugno <strong>2023</strong>, ndr).<br />

Le centrali operative di GeoResQ sono posizionate a Sassari, in Sardegna (centrale<br />

storica), e a Cassano Irpino, in Campania. Queste centrali sono operative 24 ore al<br />

giorno, 365 giorni all’anno, e sono gestite da operatori <strong>del</strong> CNSAS con formazione<br />

specifica. Quando un allarme viene ricevuto in una centrale, viene immediatamente<br />

inoltrato al <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> locale, o attraverso il numero di emergenza<br />

112 (NUE112) o le centrali <strong>del</strong>l’Emergenza Urgenza Sanitaria, dove applicabile,<br />

per l’avvio <strong>del</strong>le operazioni di soccorso. È prevista anche l’integrazione con i sistemi<br />

NUE112 regionali e nuove funzionalità di comunicazione satellitare in futuro.<br />

Il rinnovamento <strong>del</strong>l’app GeoResQ non riguarda solo la sua gratuità. L’interfaccia<br />

<strong>del</strong>l’app e il portale web sono stati completamente rivisitati per migliorare l’espe-<br />

OTTOBRE <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

39


Fino ad ora l’utilizzo di<br />

GeoResQ era gratuito<br />

solamente per i Soci<br />

<strong>del</strong> CAI. Grazie ai<br />

fondi <strong>del</strong> Ministero,<br />

oggi siamo in grado di<br />

offrire un vero servizio<br />

pubblico a tutti coloro<br />

che frequentano i<br />

territori montani.<br />

rienza degli utenti. Questi aggiornamenti<br />

rendono l’app più efficiente sia durante<br />

l’uso normale, per il monitoraggio <strong>del</strong>le<br />

tracce degli utenti, sia in situazioni di<br />

emergenza, per l’invio immediato di allarmi<br />

e il contatto diretto con il <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong>.<br />

Il Presidente generale <strong>del</strong> Club <strong>Alpino</strong><br />

Italiano, Antonio Montani, ha sottolineato<br />

l’importanza di questa iniziativa:<br />

«Fino ad ora l’utilizzo di GeoResQ era<br />

gratuito solamente per i Soci <strong>del</strong> CAI.<br />

Grazie ai fondi <strong>del</strong> Ministero, oggi siamo<br />

in grado di offrire un vero servizio<br />

pubblico a tutti coloro che frequentano i<br />

territori montani. Sui sentieri e sulle pareti,<br />

però, la sicurezza totale non esiste,<br />

questa app deve dunque affiancare la<br />

formazione e le necessarie valutazioni<br />

<strong>del</strong>le proprie capacità e dei pericoli insiti<br />

in un ambiente non addomesticato<br />

dall’uomo».<br />

Anche il Presidente <strong>del</strong> Corpo Nazionale<br />

<strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong>, Maurizio<br />

Dellantonio, ha elogiato GeoResQ:<br />

«In 10 anni di utilizzo, l’app GeoResQ<br />

ha fatto la differenza su oltre 550 interventi<br />

di soccorso e si è affermata come<br />

uno strumento importante per tutti i<br />

frequentatori <strong>del</strong>l’ambiente montano.<br />

Queste importanti novità la rendono<br />

sempre più un’app indispensabile per<br />

chiunque decida di frequentare le nostre<br />

montagne. Come sempre, la tecnologia<br />

non potrà mai sostituirsi alle competenze<br />

tecniche e alla prudenza che ciascuno<br />

di noi deve avere per vivere in tranquillità<br />

le proprie escursioni, ma GeoResQ<br />

è indubbiamente un valido aiuto sia<br />

durante il periodo estivo che in quello<br />

invernale».<br />

Alessandro Molinu, Vicepresidente <strong>del</strong><br />

CNSAS e responsabile <strong>del</strong> progetto GeoResQ,<br />

ha evidenziato che l’ultimo aggiornamento<br />

<strong>del</strong>l’applicazione «permette<br />

a GeoResQ di fare un salto di qualità<br />

concreto e tangibile per i nostri utenti,<br />

continuando comunque a preservare la<br />

semplicità d’uso e l’affidabilità nella gestione<br />

<strong>del</strong>le richieste di soccorso».<br />

Questo aggiornamento rappresenta<br />

un importante passo avanti nella promozione<br />

<strong>del</strong>la prevenzione nelle attività<br />

di montagna in Italia. Con GeoResQ<br />

ora accessibile gratuitamente a tutti, le<br />

montagne italiane diventano un luogo<br />

ancora più accogliente per gli amanti<br />

<strong>del</strong>la natura e <strong>del</strong>l’avventura.<br />

40 FOCUS ISTITUZIONALE


Il RUNTS<br />

I passaggi di un percorso importante<br />

di Roberto Bolza, Direzione nazionale CNSAS<br />

Da più di quattro anni Presidenti, Direzioni, Assemblee, sia a<br />

livello nazionale che regionale/provinciale, si sono trovati ad<br />

affrontare con una frequenza sempre più pressante una strana<br />

sigla “RUNTS”. Cosa significa? Cos’è il RUNTS? È necessario<br />

fare un obbligato passaggio normativo ricordando che il 3<br />

agosto 2017 è entrato in vigore il Decreto legislativo n. 117,<br />

“Codice <strong>del</strong> Terzo Settore.”<br />

Negli articoli dal 45 a 54 <strong>del</strong> Codice <strong>del</strong> Terzo Settore (CTS) è espressamente prevista<br />

l’istituzione <strong>del</strong> “Registro unico nazionale <strong>del</strong> Terzo Settore”, il cui acronimo è<br />

appunto “RUNTS”. Questo Registro, creato dal Ministero <strong>del</strong> lavoro e <strong>del</strong>le politiche<br />

sociali, viene gestito con modalità informatica in collaborazione con le Regioni e le<br />

Province autonome. Attenzione però, si possono iscrivere al RUNTS e, quindi, essere<br />

riconosciuti Enti <strong>del</strong> Terzo Settore (ETS), le organizzazioni di volontariato, le associazioni<br />

di promozione sociale, gli enti filantropici, le imprese sociali, le cooperative<br />

sociali, le reti associative, le società di mutuo soccorso, le associazioni, riconosciu-<br />

OTTOBRE <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

41


Le Regioni e le<br />

Province autonome,<br />

entro sei mesi dalla<br />

entrata in vigore <strong>del</strong><br />

suddetto decreto,<br />

dovevano emanare<br />

i provvedimenti<br />

di iscrizione e di<br />

cancellazione degli<br />

enti <strong>del</strong> Terzo settore<br />

e, entro sei mesi dalla<br />

predisposizione <strong>del</strong>la<br />

struttura informatica,<br />

dovevano rendere<br />

operativo il Registro.<br />

te o non riconosciute, le fondazioni e<br />

gli altri enti di carattere privato diversi<br />

dalle società, costituiti per il perseguimento,<br />

senza scopo di lucro, di finalità<br />

civiche, solidaristiche e di utilità sociale<br />

mediante lo svolgimento, in via esclusiva<br />

o principale, di una o più attività di<br />

interesse generale (elencate nell’art. 5<br />

<strong>del</strong> CTS) in forma di azione volontaria o<br />

di erogazione gratuita di denaro, beni o<br />

servizi o di mutualità o di produzione o<br />

scambio di beni o servizi.<br />

Nel RUNTS, per ogni ente iscritto, devono<br />

risultare almeno le seguenti informazioni:<br />

la denominazione; la forma<br />

giuridica; la sede legale, con l’indicazione<br />

di eventuali sedi secondarie; la data<br />

di costituzione; l’oggetto <strong>del</strong>l’attività di<br />

interesse generale (art. 5 CTS), il codice<br />

fiscale o la partita IVA; il possesso <strong>del</strong>la<br />

personalità giuridica e il patrimonio<br />

minimo; le generalità dei soggetti che<br />

hanno la rappresentanza legale <strong>del</strong>l’ente;<br />

le generalità dei soggetti che ricoprono<br />

cariche sociali con indicazione<br />

di poteri e limitazioni.<br />

Facendo un paragone con il mondo<br />

<strong>del</strong>le imprese private si può dire che,<br />

per gli Enti <strong>del</strong> Terzo Settore, il RUNTS<br />

è l’omologo <strong>del</strong> Registro <strong>del</strong>le Imprese<br />

tenuto dalla Camera di Commercio.<br />

L’iscrizione al RUNTS in buona sostanza,<br />

attraverso il flusso costante di dati<br />

che devono trasmettere gli enti iscritti,<br />

assicura la piena trasparenza degli Enti<br />

<strong>del</strong> Terzo Settore, consente agli iscritti<br />

di beneficiare di agevolazioni, anche di<br />

natura fiscale, di accedere al 5 per mille<br />

e, per specifiche tipologie di ETS a contributi<br />

pubblici, o di stipulare convenzioni<br />

con le pubbliche amministrazioni;<br />

nei casi previsti di acquisire la personalità<br />

giuridica.<br />

Il Codice <strong>del</strong> Terzo Settore prevedeva<br />

che entro il 3 agosto 2018 il Ministro <strong>del</strong><br />

lavoro e <strong>del</strong>le politiche sociali, previa<br />

intesa in sede di Conferenza Stato-Regioni,<br />

definisse con proprio decreto le<br />

procedure per l’iscrizione al Registro.<br />

Le Regioni e le Province autonome, entro<br />

sei mesi dalla entrata in vigore <strong>del</strong><br />

suddetto decreto, dovevano emanare<br />

i provvedimenti di iscrizione e di cancellazione<br />

degli enti <strong>del</strong> Terzo settore<br />

e, entro sei mesi dalla predisposizione<br />

<strong>del</strong>la struttura informatica, dovevano<br />

rendere operativo il Registro. Per farla<br />

in breve, per gli enti esistenti la scadenza<br />

di iscrizione al RUNTS è stata fissata<br />

al 31 dicembre <strong>2023</strong>.<br />

Il CNSAS nazionale prima, e i Servizi<br />

regionali e provinciali dopo, hanno iniziato<br />

i rispettivi percorsi per l’iscrizione<br />

al RUNTS, percorso “complesso e complessivo”<br />

che ha comportato una prima<br />

modifica allo statuto nazionale nel<br />

42 FOCUS ISTITUZIONALE


dicembre 2018, la stesura, la verifica e<br />

l’approvazione <strong>del</strong>le modifiche a tutti<br />

gli statuti dei Servizi regionali e provinciali,<br />

con il successivo avvio <strong>del</strong>le procedure<br />

di iscrizione nei Registri territoriali.<br />

A seguito di diverse, rigorose e ristrettive<br />

interpretazioni <strong>del</strong>le norme da parte<br />

di alcuni Uffici regionali <strong>del</strong> RUNTS,<br />

volendo peraltro raggiungere l’obbiettivo<br />

<strong>del</strong>l’iscrizione nei registri senza avventurarsi<br />

in situazioni di muro contro<br />

muro con conseguenti contenziosi,<br />

grazie al proficuo confronto con il dott.<br />

Alessandro Lombardi, Direttore Generale<br />

<strong>del</strong> Terzo Settore e <strong>del</strong>la responsabilità<br />

sociale <strong>del</strong>le imprese presso il<br />

Ministero <strong>del</strong> <strong>La</strong>voro e <strong>del</strong>le Politiche<br />

Sociali, nel maggio di quest’anno è stata<br />

approvata una seconda modifica allo<br />

statuto nazionale. Questa ulteriore modifica<br />

sta permettendo ai nostri Servizi<br />

di procedere con le iscrizioni “incagliate”,<br />

perfezionando così la loro iscrizione<br />

entro il <strong>2023</strong> nel rispetto dei predetti<br />

termini.<br />

Per chiudere il cerchio, l’Assemblea nazionale<br />

sarà chiamata in autunno ad<br />

approvare la definitiva versione <strong>del</strong>lo<br />

statuto nazionale che, risolte alcune<br />

questioni di carattere tecnico rimaste<br />

in sospeso, permetterà anche al CNSAS<br />

nazionale di iscriversi al RUNTS, completando<br />

in tal modo il percorso di ingresso<br />

di tutta la nostra Organizzazione<br />

nel novero degli Enti <strong>del</strong> Terzo Settore<br />

come “Associazioni di Volontariato.”<br />

CODICE DEL TERZO SETTORE E CNSAS<br />

Con due azioni svolte dalla Direzione nazionale sul Codice <strong>del</strong> Terzo Settore (CTS), è stato possibile riconoscere<br />

alcune indiscusse “peculiarità” <strong>del</strong> CNSAS che hanno consentito alla nostra Organizzazione di mantenere e, anzi,<br />

rafforzare il quadro organizzativo e direttivo che nei decenni è andato strutturandosi, garantendo certezze giuridiche<br />

di primaria importanza per tutto il personale <strong>del</strong> Corpo.<br />

Nel dettaglio due sono stati gli interventi più importanti e qualificanti. Il primo atto è stato la proposta emendativa<br />

di inserire, in sede di approvazione <strong>del</strong> CTS ancora nel 2017, il principio previsto al comma 7 <strong>del</strong>l’art. 17,<br />

ovvero che le disposizioni previste nel Titolo III “Del volontario e <strong>del</strong>l’attività di volontariato” <strong>del</strong> Codice <strong>del</strong><br />

Terzo Settore non si applichino agli operatori che prestano le attività di cui alla legge 21 marzo 2001, n. 74 “Disposizioni<br />

per favorire l’attività svolta dal Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico”.<br />

Il secondo atto, si è invece esplicitato con l’approvazione <strong>del</strong>la Legge 13 <strong>ottobre</strong> 2020, n. 126 che, nella modifica<br />

<strong>del</strong>l’art. 3 <strong>del</strong>la citata Legge 21 marzo 2001, n. 74, ha previsto il seguente secondo comma “In ragione <strong>del</strong>le<br />

responsabilità direttamente connesse con l’assolvimento dei compiti di soccorso, prevenzione e vigilanza posti<br />

in capo al CNSAS dagli articoli 1 e 2 <strong>del</strong>la presente legge, ai sensi di quanto previsto dall’articolo 17, comma<br />

7, <strong>del</strong> codice <strong>del</strong> Terzo settore, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, nei confronti dei componenti<br />

degli organismi direttivi di livello nazionale e regionale non trova applicazione quanto previsto dall’articolo<br />

34, comma 2, <strong>del</strong> medesimo decreto”.<br />

Come avrete constatato dalla lettura completa degli articoli interessati (17 e 34), con questi due interventi si è<br />

concluso un iter legislativo piuttosto lungo, iniziato ancora a fine 2000, quando vennero presentati i due Disegni<br />

di Legge che diedero poi vita alla “Legge 74” qualche mese più tardi, ma dai quali vennero stralciati i principi ora<br />

contenuti nel CTS e nella stessa Legge 74, come sopra esposto.<br />

OTTOBRE <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

43


NOTIZIE DAL CNSAS<br />

Sicuri sul<br />

sentiero <strong>2023</strong><br />

Report <strong>del</strong>la giornata nazionale<br />

A cura di Elio Guastalli, referente progetto Sicuri in montagna<br />

<strong>2023</strong> di "SICURI sul SENTIERO", proposta il 18 giugno<br />

scorso, ha visto una trentina di eventi sparsi in tutta Italia, interessando<br />

la maggioranza <strong>del</strong>le regioni alpine e appenniniche, isole<br />

comprese. Come ogni anno, cercando di precedere la stagione<br />

estiva vera e propria, gli incontri si sono orientati soprattutto al<br />

L’edizione<br />

mondo escursionistico che in questi anni ha avuto una rilevante<br />

espansione. Un aumento significativo, purtroppo dimostrato anche dagli incidenti,<br />

è quello che si osserva nell’uso <strong>del</strong>la mountain-bike, favorito anche dalla<br />

diffusione massiccia <strong>del</strong>la pedalata assistita. Anche a questi appassionati è stato<br />

rivolto il messaggio di prevenzione proposto dalla giornata "SICURI sul SENTIERO",<br />

come si evince dai report che testimoniano il lavoro svolto nelle escursioni guidate,<br />

nei presidi dei sentieri, nelle dimostrazioni di soccorso. Non sono mancate<br />

le proposte indirizzate a settori più specifici quali, ad esempio, le ferrate, l’arrampicata<br />

sportiva in falesia, la grotta. Dai dati raccolti appare che molti partecipanti<br />

provengono da ambiti esterni al CAI e che la collaborazione con associazioni, enti<br />

e amministrazioni è stata buona. Le manifestazioni sono state portate a termine<br />

con successo ed hanno avuto un buon riflesso sugli organi d’informazione, facen-<br />

44 NOTIZIE DAL CNSAS


do emergere come si possa parlare di<br />

prevenzione attraverso le iniziative più<br />

disparate. Basta avere buona volontà<br />

e, a volte, un pizzico di fantasia. Senza<br />

dimenticare che per il CNSAS, insieme<br />

ai tanti impegni operativi spesso oberanti,<br />

parlare di prevenzione rimane un<br />

dovere primario.<br />

Molise, incontro al Parco <strong>del</strong> Matese<br />

Ettore Mascieri<br />

L’iniziativa organizzata presso il Parco<br />

<strong>del</strong> Matese, in collaborazione con il CAI,<br />

è stata realizzata nell’ambito <strong>del</strong>la XXVI<br />

edizione <strong>del</strong>l’escursione “100 Donne<br />

sul Matese”. Durante la manifestazione<br />

i tecnici <strong>del</strong> CNSAS hanno affrontato i<br />

temi di prevenzione in ambiente montano,<br />

relazionando in merito alla corretta<br />

pianificazione <strong>del</strong>l’itinerario, alla<br />

valutazione <strong>del</strong>l’attrezzatura e <strong>del</strong>l’abbigliamento<br />

e alla modalità di richiesta<br />

d’intervento <strong>del</strong> CNSAS attraverso il<br />

numero 112. Hanno inoltre illustrato la<br />

app di allertamento GeoResQ.<br />

Calabria, incontri al Parco <strong>del</strong>la Sila<br />

Ivana Pugliese<br />

Gli operatori <strong>del</strong>le Stazioni alpine Sila<br />

Camigliatello e Sila Lorica <strong>del</strong> CNSAS<br />

hanno organizzato due differenti eventi<br />

nel Parco Nazionale <strong>del</strong>la Sila. <strong>La</strong> manifestazione<br />

<strong>del</strong>la Stazione Alpina Sila<br />

Camigliatello è stata organizzata con<br />

la Sezione CAI di Cosenza e con l’Associazione<br />

“ONCOROSA ONLUS” e “SIPO<br />

- Società Italiana di Psico-oncologia Calabria”;<br />

quella <strong>del</strong>la Stazione Alpina Sila<br />

Lorica con le Associazioni “Guide ufficiali<br />

<strong>del</strong> Parco Nazionale <strong>del</strong>la Sila”, “IL<br />

CHIOSCO ROSSO” e “ANGSA - Associazione<br />

Nazionale Genitori persone con<br />

Autismo”. Durante le manifestazioni<br />

non sono mancati simulati di interventi<br />

di soccorso. Tutti gli appassionati hanno<br />

condiviso suggerimenti importanti<br />

ed entrambe le manifestazioni hanno<br />

avuto un grande successo, testimoniato<br />

dalla nutrita partecipazione.<br />

Campania, appuntamento a Contursi<br />

Terme<br />

Angelo Caprio<br />

L’evento si è svolto presso la località<br />

Tufaro nel territorio di Contursi Terme<br />

(Sa), in collaborazione con il CAI. Sulla<br />

scia di quanto già fatto in inverno,<br />

grazie all’ottima sinergia con il <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Alpino</strong> <strong>del</strong>la Guardia di Finanza di<br />

Sant’Angelo dei Lombardi, si è affrontato<br />

il tema <strong>del</strong>la prevenzione in diversi<br />

campetti, ognuno con un proprio<br />

focus. Dopo l’apertura <strong>del</strong> presidente<br />

regionale CNSAS Girolamo Galasso,<br />

<strong>del</strong>la presidente regionale <strong>del</strong> CAI Francesca<br />

Bellucci, <strong>del</strong> presidente <strong>del</strong>l’Ente<br />

Riserve Foce <strong>del</strong> Sele e Tanagro e <strong>del</strong><br />

sindaco di Contursi Antonio Briscione,<br />

si è passati alle attività pratiche, tra cui<br />

una dimostrazione di ricerca con unità<br />

cinofila. Ampia la partecipazione <strong>del</strong>la<br />

Protezione Civile regionale rappresentata<br />

dalla PC di Oliveto Citra, di Contursi<br />

e di Campagna.<br />

Liguria, due eventi di successo<br />

Italo Vallebella<br />

In Liguria gli eventi si sono svolti sul<br />

monte di Portofino e al colle <strong>del</strong> Melogno.<br />

Nei pressi <strong>del</strong>la chiesa di San<br />

Rocco di Camogli, è stato posto il gazebo<br />

dove i tecnici <strong>del</strong> CNSAS hanno<br />

intrattenuto con successo molti escursionisti.<br />

<strong>La</strong> maggior parte <strong>del</strong>le perso-<br />

OTTOBRE <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

45


ne intervistate ha mostrato una buona<br />

conoscenza <strong>del</strong>le regole base per la<br />

sicurezza sui sentieri: l’85% si informa<br />

preventivamente sul percorso attraverso<br />

vari canali, il 50% consulta una mappa,<br />

il 90% consulta sempre il meteo prima<br />

di mettersi in marcia. All’attività di<br />

sensibilizzazione ha partecipato anche<br />

il Parco di Portofino. Al colle <strong>del</strong> Melogno<br />

nell’entroterra di Finale Ligure, il<br />

<strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong>, con la collaborazione<br />

<strong>del</strong> rifugio <strong>del</strong> Melogno, ha distribuito<br />

materiale informativo e sensibilizzato<br />

gli escursionisti sul tema <strong>del</strong>la prevenzione<br />

degli incidenti e sulle potenzialità<br />

<strong>del</strong>la app GeoResQ.<br />

Lombardia, appuntamenti in falesia<br />

e ferrata<br />

Patrizio Grossi, Gianfranco Bonfanti e<br />

Bruno Corti<br />

Domenica 18 giugno, presso la falesia<br />

di Bagnaria in Valle Staffora (PV), si è<br />

organizzata la giornata "SICURI in FALE-<br />

SIA" che ha permesso ai molti partecipanti,<br />

neofiti e non, di fare il punto sulle<br />

tecniche d’assicurazione nella pratica<br />

<strong>del</strong>l’arrampicata sportiva. A coinvolgere<br />

i partecipanti nelle attività si sono<br />

impegnati i tecnici <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong><br />

Pavia – Oltrepo, gli Istruttori <strong>del</strong>la Scuola<br />

di alpinismo <strong>del</strong>le sezioni CAI di Pavia<br />

– Voghera – Lodi e i tecnici <strong>del</strong> Centro<br />

studi materiali e tecniche <strong>del</strong> CAI. I<br />

partecipanti si sono avvicendati sulle<br />

pareti <strong>del</strong>la falesia dove sono state approntate<br />

<strong>del</strong>le postazioni dimostrative<br />

relative alle tecniche di assicurazione e<br />

alla trattenuta <strong>del</strong>la caduta.<br />

Il CAI di Calolziocorte ha organizzato la<br />

giornata "SICURI in FERRATA" presidiando<br />

la ferrata <strong>del</strong> Centenario sul Monte<br />

Resegone. Al rifugio Giacomo Ghislandi<br />

è stato posto il punto d’informazione<br />

e raccolta dati. Oltre una quarantina gli<br />

escursionisti presenti tra i 20 e 45 anni.<br />

<strong>La</strong> maggioranza dei partecipanti si è<br />

presentata con materiali adatti alla ferrata;<br />

solo il 3% ha avuto una valutazione<br />

insufficiente. Pressoché tutti hanno<br />

dichiarato di conoscere le procedure di<br />

chiamata al NUE 112 e di possedere le<br />

competenze di base per un primo soccorso<br />

in caso di incidenti non gravi. <strong>La</strong><br />

giornata si è chiusa con la salita <strong>del</strong>la<br />

ferrata e la verifica che tutti i partecipanti<br />

fossero rientrati.<br />

In provincia di Bergamo la data è stata<br />

Calabria - Parco <strong>del</strong>la Sila<br />

46 NOTIZIE DAL CNSAS


Sardegna - Gonnesa<br />

posticipata al 24 giugno in concomitanza<br />

con la Settimana Nazionale <strong>del</strong>l’Escursionismo<br />

(SNE) gestita dalla CCE, in<br />

collaborazione con il CAI di Bergamo<br />

e il Coordinamento Scuole Montagna<br />

(CSM); nell’ambito <strong>del</strong>la SNE era prevista<br />

la salita <strong>del</strong>la ferrata <strong>del</strong>l’Ocone. Il presidio<br />

per la raccolta di informazioni è stato<br />

gestito da 23 persone afferenti al GAMO<br />

(Gruppo Amici Monte Ocone) di Costa<br />

Valle Imagna. Un ringraziamento particolare<br />

va ai soci Fausto Brumana e Bruno<br />

Corti, a Roberto Vitali (INSA) <strong>del</strong>la Scuola<br />

di scialpinismo Bepi Piazzoli per la consulenza<br />

tecnica sulla progressione in ferrata;<br />

referente per la CCE è stato Tiziano<br />

Viscardi (ANE) che ha accompagnato gli<br />

iscritti SNE lungo l’itinerario. Molto gradito<br />

l’intervento di Giancamillo Frosio,<br />

presidente <strong>del</strong> CAI valle Imagna e il buffet<br />

che ha concluso la giornata.<br />

Marche, due eventi regionali<br />

Riccardo Di Matteo<br />

Il CNSAS ha organizzato due giornate<br />

regionali, presso il comune di Acquasanta<br />

Terme nell’ascolano e presso la<br />

gola <strong>del</strong> Furlo nel pesarese. Il focus è<br />

stato quello degli incidenti che possono<br />

occorrere sulle nostre montagne<br />

anche in condizioni meteo favorevoli.<br />

Nella splendida cornice <strong>del</strong>la Riserva<br />

integrale <strong>del</strong> Furlo sono stati coinvolti<br />

una trentina di partecipanti e la stazione<br />

<strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> di Pesaro e<br />

Urbino. I tecnici CNSAS hanno illustrato<br />

i molteplici aspetti <strong>del</strong>l’organizzazione<br />

di una gita escursionistica; pianificazione<br />

e studio <strong>del</strong> percorso, ascolto<br />

bollettino meteo, preparazione zaino<br />

e attrezzature. Non è mancata l’analisi<br />

<strong>del</strong>la chiamata di soccorso, anche con<br />

l’utilizzo di GeoResQ e <strong>del</strong>l’applicativo<br />

112.<br />

Sardegna, buone collaborazioni fra<br />

enti e associazioni<br />

Claudia Ortu<br />

In Sardegna l’edizione <strong>2023</strong> di "SICURI<br />

sul SENTIERO" si è svolta presso il Villaggio<br />

Normann, nel Comune di Gonnesa.<br />

L’evento si è aperto con i saluti <strong>del</strong><br />

OTTOBRE <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

47


Lombardia - Falesia di Bagnaria<br />

presidente <strong>del</strong>l’Associazione Villaggio<br />

Normann O.d.V, dei rappresentanti <strong>del</strong><br />

CNSAS, <strong>del</strong> presidente <strong>del</strong> CAI Cagliari<br />

e <strong>del</strong>l’Agenzia regionale Fo.Re.S.T.A.S..<br />

Oltre 60 i partecipanti alle due escursioni,<br />

guidate dal CAI di Cagliari insieme<br />

ai tecnici <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong>, lungo<br />

i sentieri sul Monte San Giovanni.<br />

Nel piazzale di Villa Stefani sono state<br />

allestite le postazioni informative<br />

<strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong>,<br />

<strong>del</strong>l’Associazione Villaggio Normann,<br />

<strong>del</strong> CAI di Cagliari e <strong>del</strong> Parco Geominerario<br />

Storico e Ambientale <strong>del</strong>la Sardegna.<br />

Presenti anche gli operatori <strong>del</strong>la<br />

Centrale Operativa GeoResQ di Sassari.<br />

L’evento ha ottenuto anche la collaborazione<br />

<strong>del</strong> Comune di Gonnessa.<br />

Sicilia, escursione e soccorso in<br />

grotta<br />

Serafina Di Bennardo e Alfio Ferrara<br />

In Sicilia aquilotte e aquilotti <strong>del</strong>l’Alpinismo<br />

Giovanile <strong>del</strong> CAI, soci <strong>del</strong>le sezioni<br />

CAI di Acireale, Belpasso, Catania,<br />

Giarre, Linguaglossa, Pedara, insieme<br />

ai tecnici <strong>del</strong> CNSAS hanno percorso il<br />

sentiero che dalla Strada “Mareneve”<br />

raggiunge il “Primo Monte”, uno dei<br />

tanti crateri spenti che segnano i fianchi<br />

<strong>del</strong>l’Etna, fino alla Grotta dei Rotoli.<br />

Qui i partecipanti hanno potuto assistere<br />

alla simulazione di un recupero<br />

di un infortunato, mediante teleferica,<br />

da parte dei tecnici di <strong>Soccorso</strong> <strong>Speleologico</strong>;<br />

all’uscita dalla grotta, la barella<br />

è stata presa in carico dai tecnici<br />

48 NOTIZIE DAL CNSAS


<strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong>. I volontari <strong>del</strong> CN-<br />

SAS hanno informato i partecipanti sui<br />

temi <strong>del</strong>la prevenzione degli incidenti<br />

in montagna e sulle buone norme per<br />

vivere le escursioni in sicurezza, senza<br />

dimenticare il tema sempre più critico<br />

dei cambiamenti climatici.<br />

Toscana, iniziative sparse in tutta la<br />

regione<br />

Alma Rinal<strong>del</strong>li e Paolo Romani<br />

Come di consuetudine, tutte le Stazioni<br />

toscane hanno organizzato presidi in<br />

punti strategici <strong>del</strong> territorio in modo<br />

da poter “captare” il maggior numero<br />

di persone possibile, con l’obiettivo di<br />

fornire consigli e raccogliere dati utili<br />

relativi ai frequentatori <strong>del</strong>la montagna.<br />

Questa edizione, complice anche<br />

il bel tempo, è stata caratterizzata da<br />

una grande affluenza: la maggior parte<br />

dei presidi ha visto il passaggio di numerosi<br />

gruppi di escursionisti indipendenti<br />

o legati a sezioni <strong>del</strong> CAI, bikers<br />

ed arrampicatori. Dai dati raccolti e dal<br />

confronto diretto con i frequentatori<br />

incontrati risulta in aumento il numero<br />

di iscritti al CAI ed anche il numero di<br />

escursionisti che si rivolgono a Guide,<br />

o al CAI stesso, per avere informazioni<br />

o per affrontare escursioni in sicurezza.<br />

Per alcune Stazioni toscane è stato<br />

inoltre un momento in cui, tra un’informazione<br />

ed un questionario, i tecnici<br />

hanno potuto dedicarsi all’attività addestrativa.<br />

Veneto, escursione con i tecnici<br />

Alberto Corà<br />

<strong>La</strong> giornata si è svolta in località due<br />

Pozze a Prada, nel comune di San<br />

Zeno di Montagna, con un totale di<br />

una quarantina le persone coinvolte.<br />

Con i tecnici <strong>del</strong> CNSAS <strong>del</strong>la Stazione<br />

di Verona, i partecipanti hanno percorso<br />

alcuni itinerari che portano al<br />

Rifugio Mondini Turri. L’occasione ha<br />

permesso di trattare gli argomenti rivolti<br />

alla prevenzione degli incidenti<br />

in montagna con alcuni focus particolari<br />

quali: preparazione <strong>del</strong>la gita, lettura<br />

<strong>del</strong>la carta e utilizzo di GeoResQ,<br />

gestione <strong>del</strong>la chiamata di emergenza<br />

al NUE 112.<br />

Liguria - Portofino<br />

OTTOBRE <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

49


Scout e<br />

<strong>Soccorso</strong><br />

Insieme per la prevenzione degli incidenti<br />

di Federico Catania, responsabile comunicazione CNSAS<br />

Nel mese di giugno il CNSAS e l’Associazione Guide e Scouts<br />

Cattolici Italiani hanno avviato una collaborazione inedita<br />

con l’obiettivo di promuovere la prevenzione degli incidenti<br />

in montagna tra i giovani esploratori italiani. Questa<br />

collaborazione riflette la consapevolezza condivisa che l’esperienza<br />

all’aria aperta e il contatto con la natura siano<br />

elementi fondamentali <strong>del</strong>l’educazione scout ma che questo non possa prescindere<br />

dall’attenzione a vivere con prudenza questo ambiente.<br />

Il fulcro di questa iniziativa congiunta è di sensibilizzare sull’importanza di affrontare<br />

la montagna con prudenza e consapevolezza, fornendo agli scout e alle<br />

guide gli strumenti e le conoscenze necessarie per affrontare le sfide e i pericoli<br />

che questo affascinante ambiente può presentare.<br />

50 NOTIZIE DAL CNSAS


<strong>Alpino</strong><br />

OTTOBRE <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

51


<strong>La</strong> montagna è un<br />

ambiente meraviglioso<br />

ma, come tutti gli<br />

ambienti naturali,<br />

può presentare <strong>del</strong>le<br />

insidie.<br />

Come parte di questo progetto, il<br />

CNSAS e l’AGESCI hanno prodotto un<br />

video informativo che è stato diffuso<br />

su diverse piattaforme social e attraverso<br />

i canali di comunicazione interni<br />

<strong>del</strong>l’AGESCI. Il video – che ha ottenuto<br />

oltre 100 mila visualizzazioni in pochi<br />

giorni – offre preziosi consigli su come<br />

prepararsi adeguatamente prima di<br />

intraprendere un’escursione in montagna.<br />

Si è inoltre sottolineata l’importanza<br />

di avere una buona attrezzatura,<br />

pianificare accuratamente l’itinerario<br />

e riconoscere i propri limiti. Il video<br />

ha fornito informazioni essenziali su<br />

come contattare i soccorsi in caso di<br />

emergenza in ambiente montano,<br />

dando indicazioni chiare e pratiche su<br />

come affrontare situazioni di pericolo.<br />

I presidenti <strong>del</strong> CNSAS, Maurizio Dellantonio,<br />

e <strong>del</strong> Comitato nazionale AGESCI,<br />

Roberta Vincini e Francesco Scoppola,<br />

hanno espresso la loro soddisfazione<br />

per questa collaborazione sottolineando<br />

l’importanza di educare e formare<br />

i giovani alla sicurezza in montagna.<br />

Dellantonio ha inoltre dichiarato: «<strong>La</strong><br />

montagna è un ambiente meraviglioso<br />

ma, come tutti gli ambienti naturali, può<br />

presentare <strong>del</strong>le insidie. Attraverso questo<br />

progetto vogliamo ribadire l’importanza<br />

<strong>del</strong> rispetto per la natura, che per lo<br />

scautismo è sempre stato uno strumento<br />

educativo e un valore imprescindibile, alla<br />

base <strong>del</strong>la prudenza. Questa iniziativa è<br />

stata particolarmente significativa nel<br />

periodo in cui migliaia di scout sono stati<br />

impegnati in campi estivi ed escursioni».<br />

In un mondo sempre più digitale, questo<br />

progetto testimonia l’importanza<br />

<strong>del</strong>l’educazione alla sicurezza in montagna<br />

per i giovani, assicurando che<br />

le nuove generazioni di esploratori<br />

siano preparate per affrontare le sfide<br />

52 NOTIZIE DAL CNSAS


e le bellezze che l’ambiente montano<br />

offre. <strong>La</strong> collaborazione tra il CNSAS<br />

e l’AGESCI rappresenta un primo passo<br />

significativo verso la creazione di<br />

una comunità di giovani esploratori<br />

responsabili e consapevoli <strong>del</strong>le opportunità<br />

e dei rischi <strong>del</strong>l’ambiente<br />

montano.<br />

Si è inoltre<br />

sottolineata<br />

l’importanza di<br />

avere una buona<br />

attrezzatura,<br />

pianificare<br />

accuratamente<br />

l’itinerario e<br />

riconoscere<br />

i propri limiti.<br />

OTTOBRE <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

53


Friuli Vene<br />

Il servizio regionale si presenta<br />

di Melania Lunazzi, responsabile comunicazione CNSAS Friuli Venezia Giulia<br />

SPAZIO AL TERRITORIO<br />

54 SPAZIO AL TERRITORIO<br />

Foto Alberto Betto


zia Giulia<br />

Con trecentosessantadue volontari operativi, dieci Stazioni alpine<br />

e due Stazioni speleologiche (cinquantasette gli speleologi<br />

totali) il <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> <strong>del</strong> Friuli Venezia Giulia<br />

presidia una regione in cui più <strong>del</strong> quaranta per cento <strong>del</strong> territorio<br />

è ricoperto da montagne. Una grande varietà di ambienti e<br />

situazioni su terreno impervio che dall’area <strong>del</strong>le Dolomiti Friulane<br />

a ovest, al confine con il Veneto, arriva ad est fino al Carso triestino e al Mare<br />

Adriatico, al confine con la Slovenia. Un’articolata successione di vallate e rilievi<br />

che abbraccia le Alpi Carniche, le Alpi Giulie e le non meno infide conformazioni<br />

prealpine che ad esse preludono, sopra la pianura e la fascia collinare compresa<br />

tra Pordenone e Trieste, senza contare il grande patrimonio ipogeo di grotte e le<br />

forre che si insinuano nelle venature <strong>del</strong>le tante pieghe vallive.<br />

FEBBRAIO 2022 | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

55


<strong>Soccorso</strong> Val Cimoliana 1926 (Archivio CNSAS FVG)<br />

Avevano iniziato a<br />

compiere soccorsi,<br />

soprattutto ai<br />

fuggiaschi dal<br />

regime di Tito <strong>del</strong>la<br />

ex Jugoslavia, che<br />

cercavano di eludere<br />

il confine attraverso le<br />

rocce <strong>del</strong> Mangart per<br />

sfuggire a graniciari<br />

di guardia al vicino<br />

valico.<br />

Quella <strong>del</strong> Friuli Venezia Giulia è una<br />

storia di soccorsi che inizia, come in<br />

altre zone alpine, già tra le due guerre<br />

in maniera spontanea e non organizzata,<br />

e che vede il nascere di una prima<br />

squadra strutturata dopo il secondo<br />

conflitto, a Cave <strong>del</strong> Predil, località mineraria<br />

al confine con l’attuale Slovenia.<br />

È qui che, qualche anno prima<br />

<strong>del</strong>l’istituzione nazionale <strong>del</strong> 1954, alcuni<br />

forti alpinisti locali – i Lupi di Cave,<br />

che hanno annoverato tra le proprie<br />

fila anche Ignazio Piussi e, più recentemente<br />

anche Romano Benet – assieme<br />

ad un gruppo di soccorritori coordinati<br />

dal tolmezzino Cirillo Floreanini,<br />

avevano iniziato a compiere soccorsi,<br />

soprattutto ai fuggiaschi dal regime di<br />

Tito <strong>del</strong>la ex Jugoslavia, che cercavano<br />

di eludere il confine attraverso le rocce<br />

<strong>del</strong> Mangart per sfuggire a graniciari di<br />

guardia al vicino valico. Floreanini, che<br />

proprio nel 1954 partecipa anche alla<br />

spedizione italiana al K2, terrà le redini<br />

<strong>del</strong> soccorso in regione, inquadrata<br />

a livello nazionale come “prima zona”,<br />

per più di quarant’anni, guidandolo<br />

con carisma e umiltà dai faticosi inizi,<br />

segnati da carenze di materiali e mezzi,<br />

fino alla progressiva integrazione <strong>del</strong><br />

corpo nel sistema sanitario regionale<br />

e affrontando anche due catastrofi di<br />

immani proporzioni come il Vajont, nel<br />

1963, e il grande terremoto, nel 1976.<br />

Tra il 1954 e il 1996 nascono in successione<br />

tutte le Stazioni, ancora oggi<br />

esistenti, Forni di Sopra (1955), Trieste<br />

(1956), Forni Avoltri (1960), Udine<br />

(1965), Moggio Udinese, Pordenone<br />

(1967) Valcellina (1993) e Maniago<br />

(1996) che coprono una <strong>del</strong>le aree più<br />

selvagge <strong>del</strong>la regione. Recentissimo<br />

l’ingresso <strong>del</strong>la Stazione di Sappada,<br />

conseguentemente al passaggio nel<br />

2017 <strong>del</strong> comune, già veneto, alla regione<br />

Friuli Venezia Giulia, con l’aggiunta<br />

<strong>del</strong>la porzione di Alpi Carniche<br />

occidentali da cui trae origine un ramo<br />

<strong>del</strong> Fiume Piave.<br />

56 SPAZIO AL TERRITORIO


Per i soccorsi in grotta la data ufficiale<br />

d’inizio è quella <strong>del</strong> 1966, come nel<br />

nazionale, con l’istituzione <strong>del</strong> secondo<br />

gruppo – Friuli Venezia Giulia, Veneto<br />

e Trentino Alto Adige – <strong>del</strong>la Delegazione<br />

speleologica. <strong>La</strong> capillare presenza<br />

di grotte, soprattutto nel Carso<br />

triestino e nella zona <strong>del</strong> Monte Canin,<br />

ha poi fatto nascere una lunga schiera<br />

di speleologi soprattutto triestini che<br />

si può far risalire fin ai primi anni <strong>del</strong><br />

Novecento: il congruo numero – che<br />

è notoriamente essenziale e risolutivo<br />

per i soccorsi ipogei – di grottisti di<br />

grande esperienza, si è mantenuto e<br />

sviluppato nei decenni portando ai più<br />

recenti grandi risultati (vedi il soccorso<br />

nell’abisso Riesending Schachthöle <strong>del</strong><br />

2014) con l’alleggerimento dei materiali<br />

e il perfezionamento <strong>del</strong>le tecniche.<br />

Nei primi vent’anni di esistenza il carico<br />

di lavoro, fatica e tempo per i soccorritori<br />

<strong>del</strong> Friuli Venezia Giulia rimane<br />

altissimo e oneroso in termini economici<br />

per le energie spese e il consumo<br />

di materiali, ma nei primi anni Sessanta<br />

avviene un cambiamento importante,<br />

con un aiuto dal cielo.<br />

Regione ad alta concentrazione di forze<br />

armate, fortemente militarizzata per<br />

le conseguenze <strong>del</strong>la Guerra Fredda, il<br />

Friuli Venezia Giulia ospita sul suo territorio<br />

anche la base militare americana<br />

di Aviano. E il 1961 è il primo anno in<br />

cui avviene l’impiego di un mezzo aereo<br />

per uno storico soccorso sul Monte<br />

Duranno, il primo di questo tipo. L’elicottero<br />

Sikorsky H19 <strong>del</strong> “40th Tactical<br />

Group” <strong>del</strong>la United States Air Force<br />

(USAF) porterà in salvo un alpinista gravemente<br />

ferito con quattro voli e undici<br />

ore di lavoro facendo innescare una collaborazione<br />

con la base USAF di Aviano<br />

che durerà dieci anni, concentrata però<br />

solamente sulle montagne <strong>del</strong> pordenonese,<br />

a nord <strong>del</strong>la stessa base, tra il<br />

Monte Cavallo e il Monte Pramaggiore.<br />

Quando Aviano inizia lo smantellamento<br />

<strong>del</strong> reparto elicotteri per motivi<br />

organizzativi a seguito <strong>del</strong> conflitto <strong>del</strong><br />

Vietnam, comincia anche, dai primi anni<br />

Settanta, la collaborazione <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Alpino</strong> con l’Esercito italiano – in particolare<br />

con il V reparto elicotteri uso generale<br />

<strong>del</strong> V corpo d’armata di stanza a<br />

Casarsa <strong>del</strong>la Delizia – e il soccorso con<br />

gli elicotteri si allarga a tutto il territorio<br />

alpino regionale. Con il V AVES Rigel si<br />

apre, attraverso le esercitazioni condi-<br />

Il 1961 è il primo<br />

anno in cui avviene<br />

l’impiego di un mezzo<br />

aereo per uno storico<br />

soccorso sul Monte<br />

Duranno, il primo di<br />

questo tipo.<br />

1° Corso Regionale di <strong>Soccorso</strong> 1966 Forni Avoltri (archivio CNSAS FVG)<br />

OTTOBRE <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

57


Ancora oggi la<br />

collaborazione con<br />

l’Esercito continua<br />

in speciali frangenti,<br />

come, ad esempio, nei<br />

voli notturni.<br />

vise, anche un’epoca di grande entusiasmo,<br />

con diversi ufficiali e sottufficiali<br />

che entrano anche nelle file <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Alpino</strong>, in un mutuo arricchimento,<br />

umano e tecnico: “Facevamo molte<br />

esercitazioni, addestramenti intensi, sia<br />

in base, sia sul territorio, con manovre<br />

innovative in corda doppia da entrambi<br />

i lati <strong>del</strong>l’aeromobile in contemporanea<br />

oltre che con il verricello: l’elicottero era<br />

il 205, famoso anche per le operazioni in<br />

Vietnam e con i piloti sono nate grandi<br />

amicizie”. <strong>La</strong> prima esercitazione regionale<br />

ha luogo nelle Alpi Giulie, sul Canin<br />

e sul Montasio nel 1972 e ancora oggi,<br />

dopo la progressiva integrazione <strong>del</strong><br />

<strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> nel sistema sanitario<br />

regionale e di emergenza, la collaborazione<br />

con l’Esercito continua in speciali<br />

frangenti, come, ad esempio, nei voli<br />

notturni.<br />

L’istituzione <strong>del</strong> servizio regionale risale<br />

al 1993 e rispetto ad altre regioni<br />

la configurazione formale <strong>del</strong> rapporto<br />

tra <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e elicotteri di<br />

società private messi a disposizione<br />

dall’amministrazione regionale per le<br />

operazioni di soccorso è arrivata in ritardo.<br />

Nel 1997 ha luogo il primo corso<br />

a carico <strong>del</strong>la regione per svolgere<br />

missioni di soccorso che prevedessero<br />

l’uso <strong>del</strong> gancio baricentrico e <strong>del</strong> verricello<br />

con la compagnia Elifriulia e oggi,<br />

anche se gli inizi sono stati contrastati,<br />

l’integrazione con il servizio di emergenza<br />

<strong>del</strong> 118 ha raggiunto degli ottimi<br />

livelli di collaborazione con appuntamenti<br />

formativi congiunti tra il personale<br />

<strong>del</strong>la Sanità e quello <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Alpino</strong>. Gli elicotteri in dotazione sono<br />

attualmente tre: l’Airbus H125 (detto<br />

B3) <strong>del</strong>la Protezione civile per le operazioni<br />

di ricerca e trasporto personale/<br />

materiali e i due Airbus H145 bimotore<br />

di Elisoccorso FVG, uno con equipaggio<br />

sempre completo per interventi di<br />

tipo sanitario e con operatività h24 e<br />

58 SPAZIO AL TERRITORIO


uno ad operatività condivisa h12 per<br />

interventi sia a carattere tecnico che sanitario.<br />

Un dispiegamento di mezzi importante,<br />

dato che circa la metà degli<br />

interventi viene risolta con l’elicottero<br />

come si è visto nell’estate <strong>2023</strong> dove gli<br />

accadimenti hanno dimostrato la bontà<br />

<strong>del</strong>la scelta di un secondo bimotore.<br />

L’esperienza ha insegnato che questo<br />

tipo di evoluzione sta portando buoni<br />

risultati, infatti nel futuro prossimo si<br />

estenderà anche in operazioni speciali<br />

HHO in attività notturna in ambiente<br />

impervio.<br />

Gli aspetti e le competenze mediche<br />

sono uno dei punti di forza non solo<br />

nell’operatività sul campo, ma anche<br />

nella prevenzione: il progetto Montagna<br />

sicura, ad esempio, dal 2021 ha visto<br />

la diffusione capillare di 40 defibrillatori<br />

e kit per emorragie potenzialmente<br />

fatali presso i rifugi e le malghe di tutto<br />

l’arco regionale, triplicando le possibilità<br />

di sopravvivenza degli utenti anche<br />

con l’aiuto <strong>del</strong> soccorritore casuale.<br />

Con un certo ritardo è arrivato in questa<br />

regione anche l’adeguamento legislativo.<br />

<strong>La</strong> legge nazionale 74/2001<br />

(in particolare l’art.2, comma 2) è stata<br />

recepita in Friuli Venezia Giulia, nonostante<br />

i primi tentativi fatti già nel<br />

2004, solo nel 2017, in un lungo percorso<br />

ripreso negli ultimi anni: finalmente<br />

il CNSAS è ufficialmente riconosciuto<br />

come interlocutore di riferimento<br />

esclusivo per l’attuazione di interventi<br />

a carattere sanitario in ambiente montano,<br />

ipogeo e impervio con un’attività<br />

strategicamente collocata e riconosciuta<br />

all’interno <strong>del</strong>la sanità regionale.<br />

dio e tempo è stato quello <strong>del</strong>la ricerca<br />

dispersi, che ha visto negli ultimi<br />

trent’anni raggiungere buoni risultati<br />

nel ritrovamento degli stessi parallelamente<br />

all’impiego dei cinofili e allo<br />

sviluppo <strong>del</strong>le loro capacità. L’applicazione<br />

<strong>del</strong>l’informatica ha permesso<br />

di integrare la cartografia digitale con<br />

la gestione <strong>del</strong> personale su campo<br />

e con gli strumenti di localizzazione<br />

(GPS) connettendo una precisa e accurata<br />

gestione <strong>del</strong>l’intervento assieme<br />

al costante monitoraggio in diretta di<br />

chi si muove nella zona di ricerca con la<br />

visualizzazione <strong>del</strong>le zone man mano<br />

battute: il programma Eureka in questo<br />

senso è stato esemplare. Questo<br />

tipo di strumento porta a definire con<br />

precisione <strong>del</strong>l’ordine di pochi metri il<br />

territorio realmente indagato nel corso<br />

<strong>del</strong>le fasi di ricerca restituendo in questo<br />

tipo di operazioni una cartina di<br />

tornasole di tutto il processo in essere.<br />

Tutto questo, in un territorio articolato<br />

e complesso come quello esistente in<br />

diverse aree montane <strong>del</strong> Friuli Venezia<br />

Giulia, dove i casi di dispersi costituiscono<br />

il 15%, ha permesso di sviluppare<br />

specifiche competenze accanto ad<br />

un efficiente affiatamento all’interno<br />

<strong>del</strong> corpo regionale.<br />

Un settore importante su cui il CNSAS<br />

- FVG ha inoltre investito energie, stu-<br />

Foto Paolo Manca<br />

OTTOBRE <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

59


Intervista a<br />

Riccardo Riccardi<br />

Assessore regionale alla salute, politiche sociali<br />

e disabilità, <strong>del</strong>egato alla Protezione Civile<br />

a cura di Melania Lunazzi, responsabile comunicazione CNSAS Friuli Venezia Giulia<br />

Come si inserisce il CNSAS a livello regionale nel sistema di<br />

emergenza-urgenza?<br />

Il Corpo Nazionale <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> ha un ruolo molto<br />

importante nel sistema <strong>del</strong> soccorso <strong>del</strong> Friuli Venezia Giulia, in<br />

seno al quale opera come realtà strutturata e integrata ormai da<br />

molti anni. Attivato dalla Struttura operativa regionale emergenza<br />

sanitaria, si adopera per soccorrere persone infortunate in ambiente impervio che,<br />

nella nostra regione, interessa una superficie considerevole. Lo fa in piena sinergia e<br />

nell’alveo di una consolidata simbiosi con le altre forze in campo, come il <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Alpino</strong> <strong>del</strong>la Guardia di Finanza, i Vigili <strong>del</strong> Fuoco e le Forze <strong>del</strong>l’ordine, con l’obiettivo<br />

di salvare vite umane: soccorre uomini e donne feriti in ambiente ipogeo e in aree malagevoli,<br />

persone cadute e a rischio di evoluzione sanitaria. Strettissima la sua azione<br />

col servizio di elisoccorso e con la centrale <strong>del</strong> Numero unico di emergenza NUE 1 1 2<br />

<strong>del</strong> Friuli Venezia Giulia.<br />

Nella nostra regione il CNSAS opera in sistematica unione col sistema di Protezione<br />

Civile che mette a disposizione la sua flotta aerea per il trasferimento di personale,<br />

e di materiali, laddove necessario. In questo campo agisce su attivazione <strong>del</strong>la Sala<br />

operativa <strong>del</strong>la Protezione Civile Friuli Venezia Giulia. I risultati di questa sinergia,<br />

60 SPAZIO AL TERRITORIO


completa e integrata, sono evidenti da<br />

tempo e fanno <strong>del</strong> sistema di emergenza-urgenza<br />

<strong>del</strong>la nostra Regione uno dei<br />

più efficienti e all’avanguardia in ambito<br />

nazionale. Le competenze che ciascuna<br />

forza in campo detiene e continua con<br />

costanza a sviluppare, rendono il servizio<br />

offerto al cittadino-utente in difficoltà<br />

tra i migliori nel Paese.<br />

Consci dei grandi traguardi che abbiamo<br />

raggiunto, crediamo sia fondamentale e<br />

imprescindibile continuare a crescere: col<br />

confronto, la formazione, gli investimenti<br />

nel campo dei mezzi, l’investimento<br />

sulle risorse umane, sulle nuove tecnologie.<br />

L’obiettivo è sempre lo stesso: salvare<br />

vite umane.<br />

IN UNA “CATENA” DEL<br />

SOCCORSO CONNOTATA<br />

DA PUNTE DI ALTISSIMA<br />

ECCELLENZA, CHE FANNO DEL<br />

FRIULI VENEZIA GIULIA UNA<br />

REGIONE MODELLO, IL CNSAS<br />

È ANELLO FONDAMENTALE,<br />

PERCHÉ OPERA CON LE SUE<br />

PRECIPUE CARATTERISTICHE<br />

IN ARMONICA, ED EFFICIENTE<br />

COLLABORAZIONE, CON GLI<br />

ALTRI SOGGETTI DEPUTATI,<br />

PER LEGGE, AL SOCCORSO IN<br />

ZONE IMPERVIE.<br />

Va detto che, a rendere così forte e oggi<br />

tanto resiliente il nostro sistema, al di là<br />

dei vincoli e dei dettami <strong>del</strong>la legge statale<br />

e di quella regionale, sono la professionalità,<br />

la responsabilità, l’abnegazione<br />

e l’“essere sempre presenti”, dove serve e<br />

quando serve, degli uomini e <strong>del</strong>le donne<br />

che compongono non solo le Stazioni <strong>del</strong><br />

CNSAS <strong>del</strong> Friuli Venezia Giulia ma di tutti<br />

coloro che, ciascuno per sua competenza,<br />

operano per aiutare chi è in difficoltà.<br />

Le recenti violente grandinate che<br />

hanno colpito alcuni comuni <strong>del</strong>la<br />

bassa friulana hanno messo in luce<br />

l’importanza <strong>del</strong>la collaborazione<br />

interforze nel sistema di Protezione<br />

Civile regionale. Ritiene utile e importante<br />

il supporto che il CNSAS ha<br />

garantito nelle operazioni messe in<br />

atto?<br />

Gli eventi meteo avversi che, nei mesi di<br />

luglio e agosto <strong>2023</strong>, hanno interessato<br />

quasi duecento comuni <strong>del</strong>la nostra regione,<br />

hanno dimostrato – ancora una<br />

volta – come l’azione sinergica e immediata<br />

<strong>del</strong>le varie forze in campo sia fattivamente<br />

valsa a mettere in reale sicurezza,<br />

e in tempi brevissimi, sia le comunità<br />

colpite, sia le strutture pubbliche che le<br />

infrastrutture.<br />

Il ruolo dei componenti il CNSAS è stato<br />

molto importante, in un’azione mirata<br />

e coordinata d’insieme. Azione che ha<br />

permesso di impiegare, con la regia <strong>del</strong>la<br />

Protezione Civile regionale e <strong>del</strong>le Prefetture,<br />

le migliori professionalità che la<br />

nostra Regione vanta, con orgoglio, di<br />

possedere. Il Corpo Nazionale <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> si è affiancato ai<br />

Vigili <strong>del</strong> Fuoco volontari e permanenti,<br />

in un teatro d’emergenza particolarmente<br />

complesso e gravoso, per la copertura<br />

dei tetti di case, aziende ed edifici pubblici.<br />

Quello che contraddistingue l’operatività<br />

in emergenza <strong>del</strong>la nostra Regione<br />

ha il suo cuore nella capacità, mai<br />

scontata, di fare squadra, in un Sistema<br />

che si attiva nell’immediatezza, forze di<br />

un’esperienza decennale, in seno alla<br />

quale il CNSAS è elemento di grande importanza.<br />

Il ruolo dei<br />

componenti il<br />

CNSAS è stato molto<br />

importante, in<br />

un’azione mirata e<br />

coordinata<br />

d’insieme.<br />

OTTOBRE <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

61


TECNO&LOGICA<br />

a cura di Giulio Frangioni<br />

<strong>La</strong> nascita <strong>del</strong>l’<br />

Gli apparecchi per la ricerca travolti da valanga,<br />

chiamati con l’acronimo di ARTVa,<br />

che ha soppiantato l’originale ARVA, solo<br />

perché una ditta si mise in testa di chiamare<br />

così il proprio dispositivo, con l’avvento<br />

<strong>del</strong>la tecnologia digitale hanno guadagnato<br />

un buon grado di affidabilità, anche se<br />

per raggiungere la perfezione, manca ancora<br />

qualche tassello. <strong>La</strong> storia di questo<br />

congegno parte da molto lontano; come<br />

spesso accade è stato frutto di una felice<br />

intuizione, non ancora corrisposta dalla<br />

tecnologia, che aveva bisogno di crescere<br />

e si è dovuto attendere un po' di tempo<br />

prima che un apparecchio emettesse il famoso<br />

“beep”.<br />

Nel 1940, un ufficiale <strong>del</strong>l’esercito svizzero,<br />

Fritz Bachler, ritenne necessario individuare<br />

altri mezzi di localizzazione di un travolto<br />

da valanga dato che al tempo esistevano<br />

solo le Unità Cinofile in grado di compiere<br />

questo lavoro, prima di lasciar posto alle<br />

sonde, quasi sempre per recuperare un<br />

morto. Ma il cane, per quanto addestrato<br />

doveva, e deve, essere trasportato sullo<br />

scenario con inevitabile dilatazione dei<br />

tempi e tutti i conseguenti effetti negativi.<br />

Per la verità esisteva un altro infelice sistema<br />

che ebbe una certa diffusione: il<br />

cordino da valanga. Si trattava di una cordicella<br />

di pochi millimetri di diametro e di<br />

una quindicina di metri di lunghezza, che<br />

legata alla vita <strong>del</strong>lo scialpinista veniva srotolato<br />

in caso di attraversamento di pendii<br />

pericolosi. Se travolti avrebbe funzionato<br />

da “filo di Arianna” portando i soccorritori<br />

sull'infortunato. I mo<strong>del</strong>li più chic avevano<br />

<strong>del</strong>le piccole tacche in metallo con indicata<br />

la distanza in metri. Ingombrante e inopportuno,<br />

non si conosce nessuno che sia<br />

mai stato individuato con questo metodo.<br />

Il sistema dà però l'idea di come si brancolasse<br />

nel buio nei tempi addietro per tentare<br />

di recuperare al più presto un travolto<br />

da valanga.<br />

Bachler lavorò su un concetto <strong>del</strong> tutto<br />

nuovo e cioè dotare le persone di un determinato<br />

“distintivo” da indossare che<br />

potesse essere rilevato da un apposito<br />

apparecchio ricevente. I primi studi furono<br />

compiuti sulla frequenza di 150 Khz, in<br />

grado di individuare un sepolto a circa 10<br />

metri di distanza, un buon inizio ma ancora<br />

troppo poco. Si dovettero attendere<br />

una ventina di anni perché altri ricercatori<br />

sviluppassero dei dispositivi magnetici da<br />

porre addosso alle persone, ad esempio<br />

negli scarponi, come il sistema Varian o la<br />

più nota sonda Forster, che però avevano<br />

portate assai limitate. Quest'ultima diede<br />

buoni risultati in interventi reali come nella<br />

localizzazione di auto, quindi di grosse<br />

masse metalliche, travolte da valanghe<br />

catastrofiche quali quelle di Solda e <strong>del</strong><br />

Skadi (da Backcountry magazine)


ARTVa<br />

Brennero a metà degli anni '70, ma poi il<br />

progetto, per evidenti ragioni pratiche,<br />

venne abbandonato.<br />

<strong>La</strong> sperimentazione comunque a piccoli<br />

passi andava avanti nel vecchio continente<br />

ad opera soprattutto di svizzeri e austriaci<br />

ma ci fu anche un progetto inglese, lo Skilok,<br />

che non operava oltre i 7 metri. Se in<br />

Europa forse si pensava di essere i primi<br />

<strong>del</strong>la classe, dall’altra parte <strong>del</strong>l’oceano non<br />

si stava con le mani in mano e ben presto<br />

si concretizzò la nascita <strong>del</strong> primo dispositivo<br />

pronto per essere commercializzato al<br />

grande pubblico.<br />

John <strong>La</strong>wton era un ingegnere elettronico<br />

presso il Cornell Aeronautical <strong>La</strong>boratory,<br />

a Buffalo nello stato di New York, pilota di<br />

aerei, come volontario era pattugliatore<br />

in un vicino comprensorio sciistico; un<br />

giorno incontrò un suo conoscente, Ed<br />

<strong>La</strong>Chapelle, che stava sperimentando una<br />

tecnica per la ricerca in valanga e aveva<br />

creato un trasmettitore radio portatile. Si<br />

offrì di collaborare per ridurre l’ingombro<br />

<strong>del</strong>l’apparecchio, che al momento sembrava<br />

avesse dimensioni mostruose, e assieme<br />

ad altri amici potenziarono il progetto che<br />

prese vita nei laboratori <strong>del</strong>la ditta, che tra<br />

l'altro viveva di finanziamenti <strong>del</strong> ministero<br />

<strong>del</strong>la difesa. Poi come nella migliore tradizione<br />

<strong>del</strong> “sogno americano” fu creata una<br />

società, la <strong>La</strong>wtronics Inc., che vide la luce<br />

nello scantinato <strong>del</strong>la casa di <strong>La</strong>wton.<br />

Si giunse così al 1968 quando il primo apparecchio<br />

fu brevettato e dedicato ad una<br />

figura <strong>del</strong>la mitologia norrena: la dea <strong>del</strong>la<br />

neve e <strong>del</strong>le montagne Skadi; essa si muoveva<br />

leggiadra sugli sci per cacciare nelle<br />

sconfinate steppe <strong>del</strong> Nord. Ebbe un matrimonio<br />

organizzato e altrettanto sfortunato<br />

con il dio <strong>del</strong> mare Nioror. Così diversi, per<br />

convivere dovevano trovare un compromesso,<br />

decisero quindi di abitare per nove<br />

giorni al mare e per altrettanti in montagna.<br />

Primi apparecchi: il Readar<br />

Ma uno non riusciva a dormire per gli ululati<br />

dei lupi, l'altra per lo stridere dei gabbiani,<br />

fu così che mestamente decisero di<br />

tornare ognuno al proprio paese, anche se<br />

Skadi si consolò molto presto fra le braccia<br />

<strong>del</strong> supremo dio Odino.<br />

Lo Skadi all'inizio fu uno scatolotto di plastica<br />

rossa con scritte gialle lungo circa 18<br />

cm. per 3 di larghezza e 3 di altezza, pesava<br />

intorno ai 450 grammi; per via dei suoi angoli<br />

arrotondati venne subito bonariamente<br />

battezzato dagli addetti ai lavori come<br />

“hot dog”. Trasmetteva e riceveva sulla fre-


TECNO&LOGICA<br />

quenza di 2,275 Khz, ritenuta allora ottimale<br />

perché facilmente udibile dall'orecchio<br />

umano senza troppi accorgimenti tecnici<br />

e quindi più leggero ma soprattutto poco<br />

influenzabile da fattori esterni e, sulla carta,<br />

garantiva una localizzazione a 30 metri.<br />

Primi apparecchi: Pieps1, Pieps2,Pieps3<br />

<strong>La</strong> <strong>rivista</strong> "Summit" nel novembre <strong>del</strong> 1971<br />

pubblicò quella che si può ritenere la prima<br />

pubblicità di un apparecchio ARTVa.<br />

Niente foto, niente slogan di grido, ma poche<br />

e pacate righe, quasi più un'informativa<br />

che un invito a comprare: “Un leggero<br />

trasmettitore-ricevitore piccolo abbastanza<br />

per essere portato addosso ed è stato<br />

sviluppato come dispositivo di sicurezza<br />

per chi si muove in territori percorsi dalle<br />

valanghe. Ogni membro di una comitiva<br />

porta con sé un trasmettitore - ricevitore<br />

in trasmissione. Se qualcuno viene sepolto,<br />

il sopravvissuto cambia immediatamente<br />

il proprio apparecchio in ricezione<br />

a ricerca. Numerosi test sul campo<br />

dimostrano che con un po' di pratica un<br />

ricercatore può trovare un trasmettitore<br />

sepolto in meno di 10 minuti. L'apparecchio<br />

è chiamato “Skadi” ed è disponibile<br />

da <strong>La</strong>wtronics, 326 Walton Bufalo, N.Y.<br />

14226”. Era venduto a circa 250 euro <strong>del</strong><br />

giorno d'oggi.<br />

"Summit" era un bel mensile americano<br />

dedicato all'alpinismo, pubblicato dal 1955<br />

al 1989, e diretto da due intraprendenti<br />

donne: Jene Crenshaw e Helen Kilness, che<br />

in anni in cui l'emancipazione femminile<br />

faticava ad emergere erano preoccupate<br />

che nessuno avrebbe comprato la <strong>rivista</strong><br />

se i lettori avessero saputo che era diretta<br />

da donne, tanto che agli inizi firmavano gli<br />

articoli non con il nome completo ma con<br />

pseudonimi. Con lungimiranza il periodico<br />

dava spazio ad articoli a firma di pietre<br />

miliari <strong>del</strong>la scalata, come Royal Robbins,<br />

accanto a gente più o meno comune: l’importante<br />

era che gli scritti fossero ben fatti.<br />

Contribuì senza dubbio ad inaugurare la<br />

rivoluzione mondiale <strong>del</strong>l'arrampicata dei<br />

primi anni '70, iniziata proprio sul granito<br />

americano.<br />

Il primo caso di salvataggio di un travolto<br />

localizzato con uno Skadi risale al 10 gennaio<br />

1972 nella catena montuosa dei Bugaboos,<br />

in Canada. Una comitiva di sciatori stava<br />

scendendo un pendio quando vennero travolti<br />

da una valanga, uno semi sommerso<br />

se la cavò con quattro costole rotte e un<br />

polmone perforato, l'altro finì sotto un metro<br />

di neve, ma praticamente incolume. Fu<br />

localizzato ed estratto in 10 minuti grazie al<br />

piccolo dispositivo. Per sua ammissione se<br />

la ricerca avesse dovuto affidarsi ai metodi<br />

tradizionali sicuramente sarebbe morto.<br />

Skadi fu un fulmine a ciel sereno che scatenò<br />

la corsa, vuoi perché qualcuno fiutò<br />

l’affare, vuoi perché i tempi erano maturi<br />

e i progetti non potevano più stare nei cassetti.<br />

Iniziò l’Esercito svizzero che diede<br />

mandato, e un bel po’ di soldi, alla ditta<br />

Autophon che realizzò un apparecchio in<br />

grado di lavorare sui 457 Khz, con una portata<br />

utile di 40 metri, distanza poi raddoppiata<br />

con il successivo mo<strong>del</strong>lo: il Barryvox<br />

VS 68, che per quel periodo fu la Ferrari<br />

degli apparecchi A.R.T.Va. Nel 1971 l’azienda<br />

austriaca Motronic presentò il PIEPS 1,<br />

che funzionava sulla frequenza <strong>del</strong>lo Skadi<br />

e che, come filosofia commerciale, si indirizzava<br />

al mercato sportivo: un apparecchio<br />

economico che potesse interessare<br />

una fascia più ampia di pubblico, rispetto<br />

al mo<strong>del</strong>lo svizzero più caro ma rivolto ai<br />

professionisti <strong>del</strong>la montagna.


Queste due visioni portavano però al loro<br />

interno il grosso ostacolo <strong>del</strong>le frequenze<br />

di funzionamento: da un lato apparecchi<br />

a 2,275 Khz dall'altra a 457 Khz che non<br />

comunicavano fra loro. Problema non da<br />

poco per le squadre di soccorso che in caso<br />

di ricerca avrebbero dovuto avere dispositivi<br />

diversi. Furono commercializzati anche<br />

apparecchi a doppia frequenza, come in<br />

Germania l'Ortovox e il Ruf 2, in Austria il<br />

Pieps 3 e DF, e in Francia l'ARVA 4000 ma<br />

tutti con scarsi risultati. <strong>La</strong> realtà era che in<br />

America la frequenza sui 457 Khz era sotto<br />

la giurisdizione governativa che, tra l’altro,<br />

aveva indirettamente finanziato lo Skadi.<br />

Finalmente grazie alla CISA, Commissione<br />

Internazionale per il <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong>, composta<br />

da 85 Organizzazioni di 34 paesi di<br />

tutto il mondo, nel 1984, dopo lunghi anni<br />

di lavori e trattative, definì che l'unica e miglior<br />

frequenza per gli apparecchi ARTVa<br />

fosse la 457 Khz, che garantiva standard di<br />

trasmissione e ricezione più efficaci rispetto<br />

a frequenza più basse. <strong>La</strong> decisione venne<br />

poi ratificata, e quindi ufficializzata, dal<br />

Comitato Europeo di normazione (CEN)<br />

nel settembre <strong>del</strong> 1991.<br />

<strong>La</strong> tecnologia proseguì sulla strada proponendo<br />

nuovi apparecchi sempre più sofisticati, ma<br />

ancora una volta, come successo con lo Skadi,<br />

il grande salto di qualità di questi strumenti fu<br />

di appannaggio di una ditta americana, la BCA,<br />

che propose il primo apparecchio digitale a<br />

doppia antenna: il Tracker DTS, nell'anno di<br />

grazia 1997: storie <strong>del</strong> secolo scorso.<br />

Primi apparecchi: il Barrivox V68 qui nella versione già evoluta in arancione mentre i primi mo<strong>del</strong>li, pressoché<br />

identici, erano di colore giallo. Per anni fu la “Ferrari” degli apparecchi analogici.


LA RUBRICA SANITARIA<br />

Perché ci si fa male in montagna<br />

a cura di Gianluca Facchetti, Istruttore Scuola Nazionale Medici Alpini (SNaMed)<br />

Foto di Luca Tondat<br />

<strong>La</strong> prima causa d’incidente in montagna sono le cadute<br />

o le scivolate che hanno come conseguenza dei traumi<br />

(47,9% <strong>del</strong>le chiamate di soccorso al CNSAS nel 2022).<br />

Possiamo suddividere questi ultimi in base alle forze in<br />

gioco: ad alta o bassa energia. Evidentemente differenti<br />

saranno cadute da più di 5 metri rispetto all’inciampare e<br />

cadere sul sentiero; maggiore è l’altezza da cui si precipita<br />

e maggiori saranno le lesioni possibili, come differenti<br />

risulteranno i danni in base alla superficie sulla quale s’impatta.<br />

Procurarsi una distorsione di caviglia o un politrauma<br />

serio dipenderà dalle energie in gioco, ma la gestione<br />

sanitaria sarà diversissima. Nel caso <strong>del</strong>la distorsione bisognerà<br />

semplicemente immobilizzare l’arto ed evacuare<br />

l’infortunato, invece un politrauma con magari sospetto<br />

di lesione vertebrale o addirittura midollare necessiterà di<br />

una restrizione importante dei movimenti <strong>del</strong> paziente e<br />

di una rapida medicalizzazione, nonché di un trasferimento<br />

urgente verso un centro traumatologico. Il fai da te non<br />

è mai consigliabile, soprattutto quando elevate energie<br />

hanno prodotto danni importanti.<br />

Indispensabile chiamare il soccorso con il numero unico<br />

112/118 (o tramite applicazioni quali Georesq).<br />

Durante la chiamata è bene mantenere la calma, rispondere<br />

alle domande <strong>del</strong>l’operatore di centrale operativa e controllare<br />

che il telefono rimanga libero e sotto copertura<br />

telefonica in caso doveste essere ricontattati. È importante<br />

prepararsi a fornire le seguenti indicazioni:<br />

• localizzazione <strong>del</strong>l’evento: nome <strong>del</strong>la cima e <strong>del</strong> luogo,<br />

coordinate geografiche, altitudine, numero sentiero,<br />

presenza di rifugi o malghe<br />

• cosa è successo: descrizione <strong>del</strong>l’evento che evidenzi<br />

le energie in gioco<br />

• condizioni <strong>del</strong>l’infortunato: perde sangue? È cosciente?<br />

Respira? Ci sono traumi evidenti? Dove ha dolore?<br />

Nell’attesa dei soccorsi:<br />

• fermare eventuali emorragie;<br />

• evitare di spostare o muovere impropriamente il ferito;<br />

• continuare a controllare i parametri vitali;<br />

• fondamentale prevenire l’ipotermia tramite opportune<br />

protezioni termiche.<br />

<strong>La</strong> seconda causa di interventi in montagna comprende<br />

le problematiche mediche racchiuse nella parola “malore”<br />

(12,7% <strong>del</strong>le chiamate di soccorso al CNSAS nel 2022).<br />

Tra i malori figurano l’infarto cardiaco, l’ictus cerebrale,<br />

la crisi asmatica e tutte quelle patologie mediche a manifestazione<br />

improvvisa e spesso drammatica. Difficile fornire<br />

suggerimenti medici validi per ogni singolo malore.<br />

Importante ricordare la necessità di fermarsi e allertare<br />

il 112/118 specificando la sintomatologia osservabile (ad<br />

esempio: colore <strong>del</strong>la cute, respiro accelerato, mani al to-<br />

66


ace, difficoltà a muovere un arto, etc.), la storia clinica <strong>del</strong><br />

paziente e i farmaci che assume, per poter dare un quadro<br />

chiaro alla Centrale Operativa che deve organizzare le<br />

squadre di soccorso. Nel frattempo posizionare la persona<br />

come meglio desidera avendo cura di isolarlo termicamente<br />

in modo tale da evitargli perdite di calore e continuare a<br />

controllare i parametri vitali.<br />

<strong>La</strong> terza causa di chiamata è lo sfinimento fisico. Essere<br />

sfiniti testimonia un’errata valutazione <strong>del</strong>l’impegno fisico<br />

necessario a compiere il proprio itinerario in montagna<br />

o la sottovalutazione <strong>del</strong>le<br />

componenti ambientali<br />

e/o metereologiche previste<br />

(2,2% <strong>del</strong>le chiamate<br />

di soccorso al CNSAS nel<br />

2022). Non necessariamente<br />

il non essere più in grado<br />

fisicamente di portare a<br />

termine il proprio itinerario<br />

è da considerare come<br />

un’emergenza sanitaria, ma<br />

può diventarlo se i tempi di<br />

recupero si allungano, se le<br />

condizioni meteo e di temperatura<br />

peggiorano, se<br />

gli equipaggiamenti <strong>del</strong> pericolante non sono adeguati al<br />

contesto. I tempi d’intervento sono una variabile fondamentale<br />

per la buona riuscita di un soccorso. Fondamentale<br />

è indossare un abbigliamento e calzature adeguate,<br />

avere con sé acqua, cibo, capi termici, valutare attentamente<br />

le condizioni meteo e le proprie condizioni fisiche.<br />

ALTRE CAUSE DI CHIAMATA:<br />

• la caduta sassi (0,9% <strong>del</strong>le chiamate di soccorso al<br />

CNSAS nel 2022) è un’evenienza statisticamente poco<br />

frequente, ma possibile. Essere colpiti da un sasso


LA RUBRICA SANITARIA<br />

staccatosi dall’alto corrisponde ad un possibile danno<br />

di tipo traumatico di varia gravità in relazione alla massa,<br />

ma soprattutto alla forza che lo stesso acquisisce. Più<br />

cade dall’alto più sarà veloce e maggiore energia dovrà<br />

dissipare al momento <strong>del</strong>l’impatto. Sassi piccoli che<br />

cadono da molto in alto possono provocare danni importanti:<br />

sono in grado di rompere un casco e se non<br />

lo si indossa produrre danni notevoli sul sito corporeo<br />

d’impatto. Disastrosi risultano i possibili danni causati<br />

da sassi molto grandi, che si staccano o sono disgaggiati<br />

dall’alto. <strong>La</strong> priorità è, se possibile, mettersi in una zona<br />

di sicurezza, allertare il 112/118 e, nell’attesa, effettuare<br />

manovre di primo soccorso: fermare eventuali emorragie,<br />

fare una continua valutazione dei parametri vitali e<br />

garantire un’adeguata protezione termica.<br />

• Un discorso particolare merita il soccorso in valanga<br />

(0,5% <strong>del</strong>le chiamate di soccorso al CNSAS nel 2022),<br />

dove la necessità di trovare e disseppellire rapidamente<br />

il travolto corrisponde alla sua stessa sopravvivenza. <strong>La</strong><br />

componente sanitaria nel soccorso in valanga sarà tanto<br />

più importante e necessaria quanto maggiore sarà stato<br />

il tempo di sepoltura. Individuare, scavare e garantire<br />

la pervietà <strong>del</strong>le vie aeree al travolto rappresentano gli<br />

strumenti di autosoccorso indispensabili per far sopravvivere<br />

il 90% <strong>del</strong>le persone finite sotto una valanga.<br />

• L’evenienza di essere morsi da una vipera (0,1% <strong>del</strong>le<br />

chiamate di soccorso al CNSAS nel 2022) è, fortunatamente,<br />

estremamente rara e normalmente negli adulti<br />

quasi mai mortale. È utile ricordare che il veleno inocu-<br />

68


lato non viaggia attraverso il circolo ematico e, pertanto,<br />

è inutile cercare di “succhiare” via il veleno dalla ferita.<br />

Consigliabile è la disinfezione <strong>del</strong> sito d’inoculazione e<br />

l’immobilizzazione <strong>del</strong>l’arto leso in modo da rallentare<br />

la diffusione <strong>del</strong> veleno per via linfatica. Si è smesso<br />

ormai da molti anni di somministrare sul posto il siero<br />

antiofidico per vari ordini di motivi: è altamente allergizzante,<br />

è termolabile (lasciato nello zaino per ore o<br />

giorni al caldo perde la sua efficacia), non tutti i serpenti<br />

sono vipere.<br />

• <strong>La</strong> folgorazione è un evento particolarmente raro (0,1%<br />

<strong>del</strong>le chiamate di soccorso al CNSAS nel 2022), ma assolutamente<br />

grave qualora il fulmine colpisca direttamente<br />

l’infortunato. Le energie in gioco sono talmente<br />

elevate che raramente si sopravvive ad una folgorazione<br />

diretta. Viceversa se l’energia elettrica prodotta dal<br />

fulmine passa attraverso altri conduttori: cavi di ferrata<br />

o corde, alberi o radici degli stessi e, quindi, subisce<br />

una dissipazione o c’è una distanza tra il punto in cui<br />

il fulmine colpisce e l’astante, i danni possono essere<br />

compatibili con la sopravvivenza. Importante è cercare<br />

di prevenire questi eventi cercando opportuni ripari in<br />

caso di temporali.<br />

Dare <strong>del</strong>le indicazioni sanitarie esaustive partendo dai dati<br />

statistici è complicato e non è l’obiettivo di questo articolo,<br />

che vuole semplicemente dare un valore numerico<br />

alle varie emergenze sanitarie alle quali quotidianamente<br />

il CNSAS è chiamato a rispondere su tutto il territorio<br />

nazionale. Potrebbe essere utile aumentare il livello di<br />

formazione sanitaria dei frequentatori <strong>del</strong>la montagna. Intervenire<br />

presto e bene è il segreto per ridurre le vittime<br />

<strong>del</strong>la montagna.


PILLOLE<br />

In arrivo il 70°<br />

anniversario <strong>del</strong> CNSAS!<br />

di Federico Catania, responsabile<br />

comunicazione CNSAS<br />

Il 2024 sarà un anno importante per il nostro Corpo: il 12 dicembre 1954<br />

il Club <strong>Alpino</strong> Italiano costituiva il Corpo <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> che anno dopo<br />

anno è cresciuto ed è divenuto la realtà che noi tutti oggi conosciamo e<br />

viviamo. 70 anni di storia sono un traguardo importante per un Corpo<br />

come il nostro e per onorare al meglio questo appuntamento, l’ufficio comunicazione<br />

nazionale insieme alla Direzione nazionale e agli addetti comunicazione<br />

territoriali sono al lavoro per uniformare le celebrazioni che saranno<br />

caratterizzate da <strong>del</strong>le linee guida nazionali e da tanti appuntamenti territoriali<br />

spontanei a cura <strong>del</strong>le Stazioni e dei Servizi regionali/provinciali. Presto saranno<br />

disponibili maggiori informazioni, siamo però pronti ad accogliere suggerimenti<br />

e proposte utili a rendere ricco il calendario <strong>del</strong> 70°, consapevoli che il culmine<br />

degli appuntamenti è previsto nell’autunno <strong>del</strong> 2024, a ridosso <strong>del</strong>la data ufficiale<br />

di costituzione <strong>del</strong> CNSAS.<br />

Cosa puoi fare tu? Se vuoi proporre la tua idea scrivici a coordinamentostampa@<br />

cnsas.it, se invece vuoi condividere <strong>del</strong> materiale multimediale inedito relativo al<br />

nostro passato inviaci il tutto a multimedia@cnsas.it<br />

70 PILLOLE


Torna “Ti racconto il mio soccorso”!<br />

Sui canali social <strong>del</strong> CNSAS e sul portale web nazionale trovi tutte le informazioni<br />

relative alla nuova edizione <strong>del</strong> concorso “Ti racconto il mio soccorso”, un contest<br />

che raccoglie i racconti <strong>del</strong>le persone che il <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> ha<br />

soccorso negli anni scorsi e che ha l’obiettivo di valorizzare l’operato dei tecnici<br />

volontari così come quello di mettere in circolazione una buona energia e raccogliere<br />

esperienze che possano essere utili ad evitare ad altri eventuali situazioni<br />

incresciose e pericolose.<br />

Grazie Don Hurton!<br />

Il nostro capostazione Don Hurton ha avuto, in tutto il suo percorso di<br />

vita, due capisaldi: la fede in Dio e lo spirito di altruismo, e proprio come<br />

i veri uomini di Dio ha messo a disposizione la propria vita a servizio degli<br />

altri. Delle ferite che la montagna gli ha inferto ha saputo farne tesoro<br />

ed interpretare i valori che muovono la nostra organizzazione, che prima<br />

di tutto svolge un servizio di utilità per il prossimo. Il destino ci ha fatto il<br />

grande regalo di farlo arrivare a Solda dalla Cecoslovacchia, per ironia <strong>del</strong>la sorte proprio per sostituire il parroco<br />

travolto da una valanga. E lui trasse insegnamento da questa tragedia, intuendo l’importanza <strong>del</strong> binomio<br />

cane-uomo in tali situazioni: con fede e lungimiranza è stato precursore di una specializzazione che oggi<br />

è fiore all’occhiello <strong>del</strong> nostro Corpo e senza dubbio ogni persona salvata in valanga da una unità cinofila<br />

deve la propria vita anche al nostro Hurton. «Sei leggendario come l’Ortles», disse di te Monsignor Muser: ora<br />

possiamo dirlo con certezza, perché la tua partenza consegna la tua storia ed i tuoi insegnamenti all’eternità.<br />

Maurizio Dellantonio<br />

OTTOBRE <strong>2023</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

71


Ho fatto il solletico<br />

al cielo.<br />

Il sogno <strong>del</strong>la montagna<br />

a cura di Simone Bobbio, responsabile comunicazione CNSAS Piemonte<br />

Federico Tomasi, oltre a essere un<br />

bambino, è un appassionato di montagna<br />

e un amico <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong><br />

e <strong>Speleologico</strong>. Ha appena 13<br />

anni, ma vanta un curriculum alpinistico<br />

degno di qualsiasi soccorritore<br />

avendo realizzato alla tenera età di 11 anni l’accoppiata<br />

Cervino dalla Cresta <strong>del</strong> Leone e Monviso dalla<br />

cresta est e a 12 anni compiuti il Monte Bianco dalla<br />

lunghissima via italiana. Come se non bastasse, è inviato<br />

<strong>del</strong>la trasmissione di Striscia la Notizia per cui<br />

ha realizzato due interessanti servizi sul CNSAS e recentemente<br />

è diventato anche uno scrittore avendo<br />

dato alle stampe nel mese di maggio il suo primo libro<br />

intitolato “Ho fatto il solletico al cielo”.<br />

Un lavoro scritto a quattro mani con Matteo Faletti,<br />

la guida alpina che lo ha accompagnato nelle sue<br />

imprese, per spiegare e raccontare la passione per<br />

un’attività come l’alpinismo che solitamente non è<br />

facile manifestare a un’età così precoce. Dalla scoperta,<br />

quasi per caso a 9 anni, <strong>del</strong>la bellezza di un’ascensione<br />

oltre i 3.000 metri di quota, fino alle imprese<br />

più prestigiose che qualche critica hanno sollevato<br />

nei confronti dei suoi genitori. Una storia adatta ai<br />

suoi coetanei, ma anche ai loro genitori, che Federico<br />

ha narrato per spiegare le sensazioni e le emozioni<br />

<strong>del</strong>l’andar per i monti senza tralasciare la dimensione<br />

tecnica e fisica degli exploit con importanti riflessioni<br />

sui pericoli e sulle misure di prevenzione che ogni alpinista<br />

dovrebbe andare a rileggersi di tanto in tanto.<br />

Federico Tomasi e Matteo Faletti<br />

Ho fatto il solletico al cielo. Il sogno <strong>del</strong>la<br />

montagna<br />

Electa Junior | 16,90 €<br />

72 PILLOLE


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