05.12.2023 Views

Makinglife N.6 2023

Per quanto sgradito e il più possibile evitato, il conflitto è un elemento naturale delle interazioni umane e non può - né dovrebbe - essere eluso. Se affrontato attivamente e precocemente, invece, può offrire interessanti opportunità di imparare, crescere e innovare.

Per quanto sgradito e il più possibile evitato, il conflitto è un elemento naturale delle interazioni umane e non può - né dovrebbe - essere eluso. Se affrontato attivamente e precocemente, invece, può offrire interessanti opportunità di imparare, crescere e innovare.

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

makinglife | dicembre <strong>2023</strong> | numero sei<br />

GUERRA E PACE<br />

PharmaFuture & Health


Abbonamento<br />

annuale 6 uscite<br />

49€<br />

SCOPRI TUTTI I DETTAGLI SU<br />

makinglife.it/abbonamenti<br />

PER INFORMAZIONI SCRIVI A<br />

abbonamenti@makinglife.it<br />

è la community dell’innovazione<br />

nell’healthcare<br />

e ne governa il cambiamento


LifeBee is a consulting and digital boutique supporting<br />

Life Sciences companies in their path towards:<br />

FOCUS ON GxP REGULATED AREAS<br />

DIGITAL CONSULTING • Program & Quality Management • Cultural Change • Procedure<br />

training Master & Plan • Data Migration Strategy • Workflow Analysis & Optimization<br />

Quick Win Project Management • DIGITAL SOLUTIONS • Automation Integration<br />

Manufacturing Execution • Electronic Batch Recording Visual & Plant Intelligence • Serialization<br />

and Track & Trace • Warehouse & Material Handling • Regulatory • Extended EudraVigilance<br />

Medicinal Product Dictionary (XEVMPD) • Identification of Medical Products (IDMP) Pharmacovigilance<br />

PV System Master File (PSMF) • Trial Master File (eTMF ) Quality Assurance • Laboratories<br />

eLogbook • Document Management • Training • Management • GxP Data Migrations<br />

eValidation LifeCycle • Project & Portfolio • IT Service Management • Advanced Analytics<br />

www.lifebee.com


INDICE<br />

Pharma Novel<br />

Commenti<br />

01 02 03<br />

Gestione del conflitto<br />

Una questione di cuore<br />

7<br />

Nella lotta all’AMR<br />

vince la guerra<br />

Le sfide della<br />

globalizzazione<br />

La pace attraverso<br />

una dichiarazione di<br />

indipendenza<br />

12<br />

14<br />

16<br />

L’unione fa la scienza<br />

Equilibri naturali<br />

La cultura positiva del<br />

conflitto<br />

App-gression<br />

Lavorare stanca...<br />

e stressa<br />

18<br />

22<br />

26<br />

32<br />

34<br />

4


makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />

Supply chain innovation<br />

Supply Chain ESG<br />

Legal<br />

Pharmatelling<br />

04 05<br />

Ripensare la supply<br />

chain<br />

Laboratorio di<br />

innovazione<br />

40<br />

42<br />

Il sistema linfatico del<br />

Paese<br />

Sostenibilità della<br />

supply chain<br />

52<br />

54<br />

06<br />

La riforma dei<br />

regolamenti europei<br />

La sostenibilità nella<br />

filiera farmaceutica<br />

62<br />

66<br />

07<br />

Misure a lungo termine<br />

per le carenze di<br />

farmaci critici<br />

80<br />

Smart supply chain<br />

44<br />

Bisogna aver coraggio<br />

58<br />

Medi-theft<br />

48<br />

5


info@makinglife.it


makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />

PHARMA<br />

NOVEL<br />

Mario Addis<br />

Questioni di cuore<br />

7


8


makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />

9


10


makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />

11


Nella lotta all’AMR<br />

vince la guerra<br />

Cristiana Bernini<br />

12<br />

Dal 1945, mai tante guerre<br />

come ora. La tragedia che<br />

oggi si sta consumando nella<br />

Striscia di Gaza si aggiunge<br />

a una lista di 59 conflitti<br />

già mappati dall’Onu al 21<br />

settembre, data dell’ultima<br />

Giornata internazionale<br />

della pace: secondo i dati<br />

delle Nazioni Unite nessun<br />

continente è risparmiato da<br />

scontri armati e nel 2022 due<br />

miliardi di persone vivevano in<br />

aree di guerra.<br />

Oltre ai morti e ai feriti<br />

causati da bombardamenti<br />

e attacchi armati, le guerre<br />

generano conseguenze<br />

sanitarie molto più ampie<br />

derivanti dall’inagibilità delle<br />

strutture ospedaliere e di<br />

cura, dall’indisponibilità di<br />

personale, dalle precarie<br />

condizioni igienico-sanitarie,<br />

dalla mancanza di acqua<br />

e cibo, dalla carenza o<br />

assenza di farmaci. Tra<br />

gli altri allarmi lanciati da<br />

Medici senza frontiere –<br />

anche rispetto all’attuale<br />

situazione a Gaza – vi sono<br />

quelli relativi alla scarsità di<br />

farmaci, che causa elevati<br />

tassi di infezione tra i feriti,<br />

e all’utilizzo inappropriato<br />

di antibiotici a largo spettro,<br />

con un conseguente aumento<br />

del rischio di resistenza<br />

antimicrobica (AMR). Secondo<br />

i dati dell’Associazione,<br />

ad esempio, oltre il 60%<br />

dei pazienti ricoverati<br />

nell’ospedale di Aden, in<br />

Yemen, ha sviluppato una<br />

resistenza agli antibiotici.<br />

“Alcuni pazienti – si legge in<br />

un comunicato – necessitano<br />

di isolamento immediato<br />

per evitare la diffusione di<br />

batteri che ancora non hanno<br />

un trattamento antibiotico”.<br />

Condizioni che difficilmente<br />

si possono realizzare in zone<br />

massacrate dalla guerra.<br />

Come è noto, l’AMR è<br />

un’emergenza globale che<br />

causa, nel solo SEE (spazio<br />

economico europeo), oltre<br />

35.000 morti all’anno – di cui,<br />

tra l’altro, un terzo in Italia<br />

– e che non sembra volersi<br />

arrestare: i dati pubblicati<br />

alla vigilia della Settimana<br />

mondiale di sensibilizzazione<br />

sulla resistenza antimicrobica<br />

<strong>2023</strong> dal Centro europeo per<br />

la prevenzione e il controllo<br />

delle malattie (Ecdc)<br />

mostrano<br />

che, dopo una<br />

riduzione del<br />

2,5% tra il 2019<br />

e il 2022, l’uso<br />

complessivo di antibiotici<br />

in Europa è nuovamente<br />

aumentato nel 2022 (l’obiettivo<br />

fissato dal Consiglio europeo<br />

prevede di ridurre l’uso di<br />

antimicrobici del 20% entro il<br />

2030). La ripresa del consumo<br />

è stata attribuita al fatto che<br />

molti europei hanno ripreso<br />

lo stile di vita precedente alla<br />

pandemia di Covid-19. Ma lo<br />

scenario di guerra che si è<br />

delineato in Ucraina potrebbe<br />

aver contribuito a tale<br />

fenomeno?<br />

Al World health summit<br />

dell’ottobre dello scorso<br />

anno, Laura Jung, clinica e<br />

ricercatrice sulla resistenza<br />

agli antibiotici presso il<br />

Centro medico dell’Università<br />

di Lipsia, in Germania,<br />

testimoniava che “le infezioni<br />

più resistenti che stiamo<br />

vedendo in ospedale hanno


makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />

colpito persone provenienti<br />

dall’Ucraina ferite in battaglia,<br />

curate negli ospedali da<br />

campo e poi arrivate in<br />

Germania o nell’Europa<br />

centrale”.<br />

Le guerre creano<br />

indubbiamente le condizioni<br />

affinché le infezioni meno<br />

rispondenti ai farmaci si<br />

diffondano, dalle aree coinvolte<br />

nel conflitto, in tutto il mondo.<br />

Le testimonianze scientifiche<br />

che collegano le ferite di<br />

guerra con la resistenza<br />

antimicrobica hanno iniziato<br />

a essere raccolte negli<br />

ultimi vent’anni ma un ruolo<br />

essenziale nello sviluppo<br />

dell’antimicrobicoresistenza<br />

lo ebbe già la Seconda guerra<br />

mondiale, con la produzione<br />

su scala industriale e l’utilizzo<br />

massiccio di arsenicali,<br />

sulfamidici e disinfettanti<br />

QAC (composti di ammonio<br />

quaternario usati per la pulizia<br />

e la disinfezione), nonché con<br />

l’introduzione di massa della<br />

penicillina come profilassi e<br />

nel trattamento dei soldati.<br />

Nel 2009 sono state pubblicate<br />

su Militar medicine<br />

le evidenze<br />

che le vittime<br />

statunitensi dei<br />

combattimenti in<br />

Iraq e Afghanistan<br />

sviluppavano infezioni da<br />

batteri multiresistenti (MDR) a<br />

seguito di ferite riportate nelle<br />

operazioni Iraqi freedom (OIF)<br />

ed Enduring freedom (OEF).<br />

Nonostante le procedure<br />

aggressive di controllo<br />

delle infezioni all’interno<br />

delle strutture di ricovero<br />

delle vittime, si registrava<br />

una continua trasmissione<br />

nosocomiale e una crescente<br />

resistenza antimicrobica per<br />

alcuni agenti patogeni.<br />

Sono sempre fonti della<br />

medicina militare statunitense<br />

a fornire le maggiori<br />

informazioni relative alla<br />

resistenza antimicrobica<br />

sviluppatasi a partire dagli<br />

anni ’80 in Iraq: nonostante<br />

la ritrosia delle istituzioni<br />

irachene a fornire dati in<br />

merito, uno studio di un team<br />

internazionale pubblicato<br />

nel 2022 sul British medical<br />

journal<br />

global health<br />

ha dimostrato<br />

come guerra<br />

e conflitti<br />

siano fattori<br />

determinanti per<br />

l’intensificarsi della resistenza<br />

antimicrobica in Medio Oriente.<br />

I ricercatori hanno analizzato<br />

in particolare il ruolo che la<br />

contaminazione ambientale<br />

da metalli pesanti – il cui<br />

utilizzo nella costruzione di<br />

armi e proiettili è aumentato<br />

dalla fine del secondo conflitto<br />

mondiale – potrebbe svolgere<br />

nell’innescare la resistenza<br />

antimicrobica attraverso un<br />

meccanismo di “co-selezione”.<br />

Tornando al conflitto in<br />

Ucraina, sebbene i dati<br />

sull’attuale conflitto non siano<br />

ancora disponibili, un articolo<br />

pubblicato su The Lancet<br />

infectious diseases<br />

nell’aprile di<br />

quest’anno a<br />

firma di Nicola<br />

Petrosillo, Eskild<br />

Petersen e Sergii<br />

Antoniak ricorda<br />

che gli studi condotti dal 2014<br />

(anno di inizio del conflitto) al<br />

2020 mostrano che l’incidenza<br />

di batteri multiresistenti in<br />

feriti di guerra ricoverati<br />

in ospedali militari ucraini<br />

è stata superiore a quella<br />

riscontrata in ospedali<br />

civili (sia ucraini che di<br />

altri Paesi europei). Dal 24<br />

febbraio 2022, data dell’inizio<br />

dell’attacco armato su<br />

larga scala da parte della<br />

Federazione Russa, il numero<br />

di vittime, pur controverso,<br />

è indubbiamente molto<br />

elevato. Da marzo 2022 i<br />

Centri europei per il controllo<br />

delle malattie hanno<br />

avvertito che le persone con<br />

ferite traumatiche in Ucraina<br />

potrebbero avere batteri<br />

multiresistenti e hanno<br />

raccomandato isolamento<br />

preventivo e screening per<br />

evitare il trasporto di tali<br />

batteri insieme ai pazienti<br />

trasferiti dagli ospedali nelle<br />

zone di guerra. Gli autori<br />

concludono che le infezioni<br />

associate alla guerra e<br />

l’AMR avranno un impatto<br />

drammatico sulla salute<br />

delle persone all’interno<br />

e all’esterno del Paese,<br />

creando un vasto serbatoio<br />

di infezioni da batteri Gramnegativi<br />

multiresistenti in<br />

Ucraina e in Russia, con<br />

il potenziale di ulteriore<br />

diffusione.<br />

In un momento in cui i<br />

segnali di una progressiva<br />

estensione dei conflitti a<br />

livello globale sono sempre<br />

più evidenti, comprendere il<br />

legame tra AMR e guerre è<br />

uno degli elementi essenziali<br />

per arginare una delle molte<br />

conseguenze irreparabili che<br />

ogni guerra porta con sé e<br />

diffonde nel mondo intero.<br />

13


14<br />

LE SFIDE DELLA<br />

GLOBALIZZAZIONE<br />

ALLE SUPPLY CHAIN<br />

DEL PRODOTTO<br />

FARMACEUTICO<br />

Gabriele Costantino<br />

Dipartimento di Scienze degli Alimenti e del Farmaco<br />

Università di Parma<br />

gabriele.costantino@unipr.it<br />

I primi anni del XXI secolo hanno<br />

testimoniato l’inizio di un processo<br />

apparentemente irreversibile – come<br />

sembrava in quegli anni – definito<br />

globalizzazione. Sebbene il termine sia<br />

ampiamente usato, la sua definizione<br />

formale è complessa e può essere<br />

inteso come una serie di processi che<br />

delineano una trasformazione nella<br />

organizzazione spaziale di relazioni e<br />

scambi sociali, che a sua volta genera<br />

flussi e relazioni di attività, interazioni<br />

ed esercizio di potere a livello<br />

interregionale e intercontinentale.<br />

Innescata dagli eventi politici<br />

successivi alla fine della cosiddetta<br />

guerra fredda, con la apparente<br />

normalizzazione dei rapporti del<br />

mondo occidentale con la ex Unione<br />

Sovietica e, soprattutto, con la<br />

Cina, e dalla conclusione del lungo<br />

processo di decolonizzazione di<br />

giganti demografici quali India e<br />

Brasile, la globalizzazione è diventata<br />

rapidamente un paradigma di sviluppo<br />

industriale e commerciale. L’industria<br />

farmaceutica non si è sottratta a<br />

questa opportunità, in un momento<br />

– tra l’altro – in cui la ricerca della<br />

riduzione dei costi, della stabilizzazione<br />

dei profitti e dell’arricchimento della<br />

pipeline con nuovi prodotti brevettati<br />

portò – alla fine del secolo scorso – a<br />

un’operazione di fusioni e acquisizioni il<br />

cui valore finanziario superò il prodotto<br />

interno lordo di molti Paesi a media<br />

industrializzazione. E così, a partire dai<br />

primi anni del XXI secolo, si è assistito<br />

alla globalizzazione dell’industria<br />

farmaceutica. Fenomeno, quello<br />

della globalizzazione dell’industria<br />

farmaceutica, che può esser declinato<br />

in tre ambiti. Delocalizzazione<br />

transnazionale e transcontinentale<br />

(in genere verso Paesi a basso tasso<br />

di industrializzazione o di sviluppo)<br />

di alcune attività da parte di aziende<br />

localizzate in Europa o Stati Uniti;<br />

creazione di aziende transnazionali<br />

non identificabili con una particolare<br />

localizzazione geografica; ampliamento<br />

del mercato del prodotto farmaceutico.<br />

Che queste tre tendenze abbiano<br />

portato effettivamente a riduzione di<br />

costi, efficientamento del processo,<br />

aumento della pipeline di discovery e<br />

sviluppo non è ovvio. Ad esempio, per<br />

quanto riguarda la prima condizione, in<br />

realtà la delocalizzazione ha riguardato<br />

nella grande maggioranza dei casi<br />

solo le attività di produzione, mentre<br />

le attività di ricerca e sviluppo sono<br />

state generalmente mantenute nei<br />

Paesi di origine. Anche l’espansione<br />

del mercato farmaceutico non<br />

sembra aver seguito la tendenza alla<br />

globalizzazione e al cambio di struttura<br />

demografica, essendo i consumatori di<br />

prodotti branded ancora largamente


makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />

situati nel Nord del mondo e la pipeline<br />

di sviluppo ancora fortemente guidata<br />

da risposte a bisogni clinici dei Paesi<br />

a forte industrializzazione. Tuttavia,<br />

il fenomeno della globalizzazione<br />

dell’industria farmaceutica ha lasciato<br />

tracce ben importanti. Ad esempio, la<br />

nascita di imprese di produzione di Api<br />

e di generici in Paesi in via di sviluppo,<br />

dall’India al Brasile, ma oramai<br />

anche in molti Paesi africani quali<br />

Egitto, Nigeria, Sud-Africa, Marocco.<br />

La nascita di un settore chimicofarmaceutico,<br />

seppur non orientato ad<br />

attività R&D in contesti a basso costo<br />

di manodopera e di produzione, ha<br />

senza dubbio innescato la nascita di<br />

una supply chain – se non globale –<br />

sicuramente transnazionale.<br />

Dopo circa 20 anni del nuovo secolo<br />

si può osservare come il fenomeno<br />

della globalizzazione ponga sfide molto<br />

impegnative. La pandemia Covid ha<br />

mostrato in tutta la sua drammaticità<br />

il rischio industriale associato a supply<br />

chain estese. Le tensioni internazionali<br />

che si stanno manifestando in questi<br />

ultimi anni indicano che l’idea di<br />

un mercato globale si scontra con<br />

l’esistenza di confini e di conflitti.<br />

E infine, ma non certo ultimo, il<br />

consolidamento – in Paesi in via di<br />

sviluppo – di mercati nazionali (ma<br />

estremamente estesi) che competono<br />

con le supply chain “originarie”.<br />

Questi aspetti naturalmente riguardano<br />

molti ambiti industriali ma acquistano<br />

particolare rilevanza per l’industria<br />

farmaceutica, i cui prodotti sono<br />

soggetti a due ulteriori vincoli: il primo<br />

è quella della deperibilità, il secondo è<br />

quello della compliance regolatoria.<br />

Le rotture di stock e la carenza<br />

di farmaci anche essenziali sono<br />

diventate sempre più frequenti, anche<br />

in Europa, e dimostrano come la<br />

gestione della supply chain richieda<br />

un rapido adattamento a condizioni<br />

sempre mutabili.<br />

Uno dei problemi forse meno<br />

conosciuti dall’opinione pubblica<br />

ma potenzialmente più rischioso è<br />

l’introduzione dolosa – in una supply<br />

chain regolata e approvata – di<br />

farmaci, eccipienti, principi attivi<br />

contraffatti o substandard. Sebbene<br />

il numero di report di farmaci<br />

contraffatti introdotti in supply chain<br />

regolate sia estremamente variabile<br />

geograficamente (Cina, Russia, India,<br />

ma anche USA, rappresentano i<br />

casi principali, mentre gran parte<br />

dei Paesi della UE non riporta casi),<br />

la contraffazione o la falsificazione<br />

di un farmaco hanno una valenza<br />

ben più grave di quella di altri beni<br />

di largo consumo, sia per il diretto<br />

rischio per la salute, sia per il fatto<br />

che il consumatore ripone la sua<br />

fiducia nell’integrità del prodotto<br />

che sta assumendo. Acquistare<br />

da un distributore autorizzato un<br />

prodotto farmaceutico confezionato<br />

è per molti garanzia assoluta di<br />

affidabilità. L’introduzione di farmaci<br />

contraffatti o falsificati non è soltanto<br />

conseguenza dell’esternalizzazione<br />

della filiera di produzione verso<br />

mercati meno controllati, ma dipende<br />

anche dall’illecita sottrazione di<br />

farmaci da strutture ospedaliere<br />

e dalle vendite attraverso canali<br />

informatici. Il packaging è, in<br />

definitiva, il vero e proprio biglietto<br />

da visita del prodotto farmaceutico.<br />

Noi riponiamo fiducia nel prodotto<br />

perché ne riconosciamo la forma con<br />

cui si presenta. Ma il problema della<br />

falsificazione rende indispensabile<br />

che il “biglietto da visita” si trasformi<br />

in vera e propria carta d’identità, in<br />

cui vengono conservati in maniera<br />

digitale tutti i dati relativi all’intera<br />

filiera produttiva e distributiva.<br />

Le applicazioni della blockchain<br />

associate all’intelligenza artificiale<br />

rappresentano un’opportunità di<br />

grande rilievo per mantenere la fiducia<br />

del consumatore e dei sistemi nazionali<br />

nei confronti delle supply chain<br />

transnazionali e rappresentano anche<br />

un modo efficiente per il controllo<br />

delle scadenze, delle condizioni di<br />

conservazione e di integrità di principi<br />

attivi ed eccipienti. Il packaging del<br />

farmaco, quindi, dovrà rappresentare<br />

un valore pari al farmaco stesso<br />

nella preservazione della fiducia e<br />

nell’assicurazione di qualità.<br />

15


Fare esplodere la<br />

pace attraverso una<br />

“Dichiarazione di<br />

Interdipendenza”<br />

Antonio Maturo<br />

Professore di Sociologia della Salute<br />

Università di Bologna, Campus della Romagna<br />

Il conflitto è presente a ogni livello della società. Ci sono conflitti<br />

sul luogo di lavoro tra manager e sottoposti, ci sono conflitti tra<br />

medici e infermieri, ci sono conflitti tra professioni differenti. Poi<br />

purtroppo vi sono conflitti anche tra Stati. Oggi ne siamo testimoni<br />

diretti. Siamo sgomenti, ma soprattutto sorpresi. Non eravamo<br />

più abituati a questa possibilità: ci avevano fatto credere<br />

che stessimo vivendo nella Fine della Storia.<br />

I conflitti interpersonali appaiono inevitabili e fino a un certo<br />

grado possono essere gestiti e, anzi, possono essere anche salutari:<br />

un franco scambio di opinioni, argomentazioni e, se c’è la<br />

volontà, superamento e sintesi finale. I conflitti tra gli Stati, anzi<br />

chiamiamole con il loro nome: le guerre, sono inaccettabili. Qui<br />

le persone che prendono decisioni hanno studiato, sono abituate<br />

a dialogare. Si tratta di persone che sanno che ci saranno conseguenze<br />

disastrose e nonostante questo decidono di agire per<br />

causare il più alto numero di morti alla controparte.<br />

Dunque, abbiamo appurato che per conflitto si può intendere<br />

una situazione posta lungo un continuum che va dalla discussione<br />

franca e accesa fino alla distruzione reciproca (ma più spesso<br />

alla distruzione di chi non ha deciso per il conflitto). Nella sua<br />

versione positiva, il conflitto può essere il primo passo verso la<br />

cooperazione. Molti autori vedono queste due situazioni come<br />

contrapposte, e di fatto lo sono, ma possono anche presentarsi<br />

lungo una successione temporale, indubbiamente evolutiva. La<br />

cooperazione fiorisce laddove due attori, o più, si accorgono che<br />

facendo qualcosa insieme ottengono molto di più di quanto non<br />

avrebbero se procedessero separati. In Italia abbiamo qualcosa<br />

di molto peculiare, come raccontano coloro che si occupano<br />

di economia solidale, abbiamo l’impresa sociale. Cooperative<br />

che lavorano per sostenere persone in difficoltà, spesso malate,<br />

collaborando con lo Stato e agendo sul mercato. Entrano nel<br />

mercato e fanno impresa. Un esempio di cooperazione molto<br />

positiva.<br />

Il riconoscimento dell’identità dell’Altro è fondamentale per ridurre<br />

le possibilità del conflitto. Possiamo fare due esempi. Il<br />

primo esempio è quello dei campi di concentramento nazisti.<br />

Come ci ricorda il filosofo sociale Axel Honneth, la prima cosa<br />

che accadeva agli ebrei (e agli zingari, agli omosessuali, agli<br />

oppositori politici) era la privazione della loro identità. Appena<br />

entravano, veniva tolto loro il nome e divenivano un numero tatuato<br />

sul braccio. L’altro esempio, meno estremo ma comunque<br />

drammatico, viene fatto dal sociologo Erving Goffman. In un suo<br />

libro sulle istituzioni totali, Goffman ricordava che negli anni Cinquanta,<br />

nei manicomi americani, i pazienti erano delle “non-persone”:<br />

i sanitari parlavano di loro come se non fossero presenti.<br />

In sintonia, si riveda l’inossidabile film Qualcuno volò sul nido del<br />

cuculo. Ma questi due esempi trascendono addirittura il conflitto<br />

perché siamo all’annichilimento dell’Altro.<br />

16


makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />

Invece, nell’ambito della sociologia della salute possiamo fare<br />

riferimento al conflitto sociale. La causa principale del conflitto<br />

sociale è la diseguaglianza. In una società nella quale le<br />

classi sociali sono distanti tra loro e dove vi è scarsa mobilità<br />

sociale si generano invidia, violenza e cultura della sopraffazione.<br />

In questa società domina il capitale sociale bonding (quello<br />

del clan) e langue il capitale sociale bridging (la possibilità che<br />

interagiscano persone di classi sociali differenti). Manca inoltre<br />

una componente fondamentale della società che è la fiducia.<br />

Una mancanza che genera costi sociali, ma anche economici,<br />

enormi. Senza fiducia bisogna proteggersi in tutte le dimensioni:<br />

fisiche e giuridiche. Se ho una bicicletta devo comprare due<br />

lucchetti, se ho un’azienda devo tutelare ogni scambio con un<br />

contratto, nella mia casa devo mettere le grate e le telecamere.<br />

In queste società anche la salute ne risente. Sono più diffusi stili<br />

di vita malsani e comportamenti violenti. Anche le diseguaglianze<br />

sanitarie sono amplificate, con i fattori socio-economici che<br />

pesano in modo sproporzionato sui poveri e che li conducono a<br />

pessime condizioni di salute molto più che nelle società maggiormente<br />

egualitarie. E l’accesso alle cure è solo formale.<br />

Non vi è una cura che possa guarirci dal conflitto e, se ci guardiamo<br />

intorno, sembra che la società sia un corpo che non riesce<br />

a disfarsi di questa malattia cronica. Un sistema che non<br />

apprende dai propri errori. Forse l’unica pallottola magica che<br />

potrebbe farci rinsavire è la consapevolezza della nostra interdipendenza.<br />

Per raggiungerla servono più connessioni, più comunicazioni<br />

e più relazioni. Il sociologo-medico Nicholas Christakis<br />

dell’Università di Yale ha preso molto sul serio la forza<br />

delle connessioni sociali e ha dimostrato come le abitudini si<br />

trasmettano attraverso le relazioni di conoscenza, amicizia e parentela.<br />

Ad esempio, ha mostrato che se un amico di un nostro<br />

amico, una persona che noi neppure conosciamo, smette di fumare,<br />

anche noi abbiamo il 25% di possibilità di smettere (il nostro<br />

amico il 50%). Inoltre, attraverso le reti sociali si diffondono<br />

anche i cambiamenti del peso corporeo (diventare più magri o<br />

più grassi) e addirittura i divorzi! Nel suo libro, intitolato coerentemente<br />

Connected: the amazing power of social network and<br />

how they shape our life (che si può tradurre con “Connessi: lo<br />

stupefacente potere delle reti sociali e come danno forma alla<br />

nostra vita”), Christakis alla fine si domanda come utilizzare a<br />

vantaggio dell’umanità le connessioni. E risponde che ci si deve<br />

impegnare a diffondere il bene e la gentilezza, perché lungo le<br />

connessioni queste dimensioni si amplificano e generano valore.<br />

Nella Dichiarazione di Interdipendenza le connessioni sociali<br />

debbono avere il posto d’onore. Insomma, riprendendo un’altra<br />

dichiarazione, la Dichiarazione di Siviglia: “La stessa specie che<br />

ha inventato la guerra, ora può inventare la pace”.<br />

17


L’unione fa<br />

la scienza<br />

LA COOPERAZIONE È<br />

IMPRESCINDIBILE NELLA<br />

RICERCA SCIENTIFICA<br />

E PER LA SUA MASSIMA<br />

EFFICACIA ESIGE UNA<br />

RESPONSABILITÀ ETICA<br />

Elena Cattaneo, professoressa ordinaria all’Università di Milano, ricercatrice sulle malattie neurodegenerative<br />

(in particolare la malattia di Huntington) e dal 2013 Senatrice a vita della Repubblica<br />

Paolo Egasti<br />

Dalla sua nascita la scienza<br />

progredisce accumulando<br />

e combinando il lavoro<br />

e le esperienze di molti<br />

nel corso del tempo. Ogni<br />

nuovo studioso, anziché<br />

ricominciare ogni volta da<br />

zero, si può appoggiare<br />

sul lavoro di chi lo ha<br />

preceduto, ampliando così<br />

continuamente il corpo<br />

generale delle nuove<br />

acquisizioni.<br />

Ormai da tempo, e sempre<br />

di più, le conoscenze non<br />

solo vengono trasmesse<br />

alle successive generazioni<br />

di scienziati, ma vengono<br />

condivise in tempo<br />

reale tra diversi gruppi,<br />

in collaborazioni dove<br />

ciascuno contribuisce<br />

apportando competenze,<br />

scoperte, strumenti, e<br />

fornendo stimoli e soluzioni<br />

agli altri.<br />

In questo periodo di<br />

grandi trasformazioni, le<br />

partnership sono centrali<br />

per l’avanzamento del<br />

sapere scientifico.<br />

Di questo parliamo<br />

con Elena Cattaneo,<br />

professoressa ordinaria<br />

all’Università di Milano,<br />

ricercatrice sulle malattie<br />

neurodegenerative (in<br />

particolare la malattia di<br />

Huntington) e dal 2013<br />

Senatrice a vita della<br />

Repubblica.<br />

Che cosa si intende per<br />

etica della cooperazione<br />

nella ricerca scientifica?<br />

Il Nobel per la medicina<br />

Jacques Monod scriveva<br />

che quando facciamo<br />

ricerca nei nostri laboratori<br />

e scopriamo cose che<br />

nessuno ancora conosce,<br />

lo facciamo sulla base<br />

di un impegno tacito e<br />

non negoziabile a essere<br />

sinceri, a dire come stanno<br />

le cose, a riportare i fatti,<br />

a difendere per tutti la<br />

libertà che permette a<br />

ogni idea razionale di<br />

essere messa a confronto<br />

con le altre e valutata.<br />

Questa è la principale<br />

sfida dell’etica della<br />

18


makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />

scienza: raccontare come<br />

stanno le cose intorno<br />

a noi, senza omissioni<br />

o condizionamenti. Una<br />

responsabilità che non<br />

viene meno in ambito<br />

internazionale, come<br />

base dei programmi di<br />

cooperazione tra università<br />

e centri di ricerca.<br />

Qual è il ruolo della<br />

cooperazione nel contesto<br />

internazionale?<br />

Ritengo che la<br />

cooperazione scientifica<br />

sia ormai un elemento<br />

essenziale di ogni progetto<br />

di ricerca che operi alla<br />

frontiera della conoscenza.<br />

C’è naturalmente una<br />

considerazione di tipo<br />

scientifico in quanto<br />

spesso è dal confronto<br />

che nascono le idee più<br />

ambizione e le scoperte<br />

più innovative. Inoltre,<br />

alcune imprese conoscitive<br />

sarebbero fisicamente<br />

ed economicamente<br />

impossibili da portare<br />

a termine senza la<br />

collaborazione con colleghi,<br />

enti e infrastrutture di<br />

ricerca in tutto il mondo.<br />

Ad esempio, non sarebbe<br />

stato possibile ottenere<br />

l’immagine di un buco<br />

nero senza i telescopi<br />

interconnessi del progetto<br />

internazionale EHT sparsi<br />

in tutto il mondo, dagli USA<br />

al Cile, dalla Groenlandia<br />

al Messico, dall’Europa al<br />

Polo Sud. Ma c’è anche<br />

una dimensione culturale<br />

altrettanto importante che<br />

deriva dalle conseguenze di<br />

una scoperta, che possono<br />

rendere necessaria<br />

una regolamentazione<br />

a livello internazionale<br />

nell’interesse dei cittadini.<br />

Nel 2014, in quanto<br />

coordinatrice del<br />

consorzio europeo<br />

NeuroStemcellrepair,<br />

insieme al coordinatore<br />

del consorzio Transeuro,<br />

entrambi dedicati allo<br />

studio delle staminali<br />

come possibile base per<br />

il trattamento di malattie<br />

neurodegenerative come<br />

Parkinson e Huntington,<br />

abbiamo coinvolto<br />

ricercatori dal Giappone,<br />

Stati Uniti, Regno Unito,<br />

Germania e Italia per<br />

creare il consorzio globale<br />

GForce. L’obiettivo di<br />

questa iniziativa era<br />

stimolare la collaborazione<br />

tra i gruppi che nel mondo<br />

lavorano con staminali<br />

pluripotenti su queste<br />

malattie e condividere<br />

gli sforzi, in termini<br />

di ricerca, test clinici,<br />

confronto con le agenzie di<br />

regolamentazione e dibattiti<br />

etici, al fine di tradurre<br />

eventuali nuove terapie<br />

cellulari nella pratica<br />

clinica dei pazienti affetti da<br />

disturbi neurodegenerativi.<br />

Infine, non bisogna<br />

sottovalutare gli effetti<br />

“politici” della cooperazione<br />

scientifica. Non di rado,<br />

iniziative scientifiche che<br />

mettono a fattor comune<br />

risorse e intelligenze di<br />

nazionalità diverse per un<br />

fine condiviso riescono a<br />

“<br />

LA COOPERAZIONE<br />

SCIENTIFICA È ORMAI<br />

UN ELEMENTO<br />

ESSENZIALE DI OGNI<br />

PROGETTO DI RICERCA<br />

CHE OPERI ALLA<br />

FRONTIERA DELLA<br />

CONOSCENZA<br />

essere fattori di distensione<br />

politica internazionale<br />

anche tra soggetti e stati<br />

tra loro “ostili” per ragioni<br />

geopolitiche.<br />

Si pensi al Cern, alla<br />

moltitudine di nazionalità<br />

degli scienziati che vi<br />

operano. Creare luoghi in<br />

cui ci si possa spogliare<br />

dell’appartenenza nazionale<br />

per esaltare la dimensione<br />

di una comunità globale<br />

è un obiettivo prezioso<br />

che credo valga la pena di<br />

perseguire, soprattutto e<br />

con maggior forza quando<br />

nel mondo sembrano<br />

esser ripresi a spirare<br />

nuovi venti di guerra.<br />

Del resto, la diplomazia<br />

della cooperazione<br />

scientifica è un “asset”<br />

a cui tutti gli stati fanno<br />

riferimento anche<br />

dotandosi di personale<br />

specializzato presente<br />

nell’organigramma della<br />

rete diplomatica.<br />

Quali sono gli strumenti con<br />

cui può essere favorito lo<br />

scambio di informazioni? E<br />

lo scambio e la mobilità dei<br />

ricercatori?<br />

Gli strumenti sono<br />

molteplici, sia a livello<br />

istituzionale che dei singoli<br />

enti: accordi bilaterali,<br />

protocolli, consorzi. Ogni<br />

iniziativa deve essere la<br />

benvenuta perché, in un<br />

mondo costantemente<br />

interconnesso come il<br />

nostro, la collaborazione<br />

nella ricerca si tradurrà in<br />

un beneficio per tutti.<br />

Al di là dei singoli strumenti,<br />

lo sforzo in più richiesto alle<br />

nostre istituzioni, politiche e<br />

scientifiche, è immaginare<br />

scenari futuri e alimentare<br />

quei settori che più di altri<br />

potranno andare incontro<br />

ai problemi del domani:<br />

lo studio del genoma, di<br />

sistemi più sostenibili e di<br />

fonti energetiche alternative<br />

sono solo alcuni degli<br />

ambiti su cui si aspettano<br />

con più urgenza risposte<br />

per garantire un futuro<br />

di benessere alle future<br />

generazioni.<br />

Quali sono gli accordi,<br />

anche a livello politico,<br />

che favoriscono la<br />

cooperazione?<br />

Sempre più spesso la<br />

dimensione dei problemi<br />

19


da affrontare sconsiglia<br />

l’approccio bilaterale tra<br />

stati, essendo manifesto il<br />

disallineamento tra risorse<br />

(umane ed economiche)<br />

disponibili e l’obiettivo<br />

scientifico perseguito.<br />

La dimensione europea,<br />

per quel che ci riguarda, è<br />

l’unità scientifica “minima”<br />

a cui fare riferimento.<br />

Ovviamente nulla<br />

impedisce – ed è anzi<br />

auspicabile – che<br />

nell’ambito di programmi<br />

macro di collaborazione e<br />

cooperazione scientifica<br />

si sviluppino forme di<br />

collaborazione multilaterali<br />

(con specifici progetti,<br />

protocolli d’intesa,<br />

scambi didattici etc.) che,<br />

attraverso la mobilità<br />

di persone e idee, diano<br />

gambe a progetti e ricerche<br />

che altrimenti, anche se<br />

ben pianificate sulla carta,<br />

corrono il rischio di non<br />

trovare mai la luce.<br />

Ad esempio, in ambito<br />

sanitario, come si evince<br />

dalla prima relazione<br />

biennale sull’attuazione<br />

dell’approccio globale alla<br />

ricerca e all’innovazione<br />

della Commissione<br />

europea al Consiglio e<br />

al Parlamento europeo<br />

del 29 giugno scorso,<br />

“[la Commissione ha]<br />

promosso il coordinamento<br />

internazionale degli studi<br />

di piattaforme europee<br />

finanziate dall’Unione<br />

attraverso il Consiglio<br />

di coordinamento delle<br />

sperimentazioni, ha<br />

proseguito la cooperazione<br />

con l’acceleratore per<br />

l’accesso agli strumenti<br />

Covid-19 (acceleratore<br />

ACT), ha finanziato la<br />

ricerca sulla Covid-19 e<br />

SE PER VALORIZZARE I<br />

“GIACIMENTI” DI DATI<br />

PUBBLICI SERVONO<br />

INVESTIMENTI<br />

PRIVATI, SI DEVE<br />

CONTEMPERARE<br />

L’INTERESSE DEL<br />

PRIVATO CON IL FINE<br />

DI SALUTE PUBBLICA E<br />

AVANZAMENTO SOCIALE<br />

A CUI È PREORDINATA<br />

LA RICERCA<br />

“<br />

altre malattie infettive e ha<br />

sostenuto la Coalizione per<br />

l’innovazione in materia di<br />

preparazione alle epidemie<br />

(CEPI).<br />

L’UE ha istituito il<br />

terzo programma del<br />

partenariato Europa-<br />

Paesi in via di sviluppo per<br />

gli studi clinici (EDCTP)<br />

come impresa comune<br />

nell’ambito di Orizzonte<br />

Europa per affrontare<br />

le malattie infettive e<br />

le emergenze di sanità<br />

pubblica nell’Africa<br />

subsahariana”.<br />

Esistono ambiti della<br />

ricerca scientifica in cui la<br />

cooperazione assume un<br />

ruolo più importante che in<br />

altri?<br />

Ho fatto già l’esempio<br />

del consorzio EHT che<br />

ha permesso di ottenere<br />

le prime e uniche due<br />

immagini di un buco nero<br />

attraverso radiotelescopi<br />

lontani migliaia di<br />

chilometri ma puntati<br />

verso la stessa sorgente.<br />

Restando all’ambito<br />

dell’astrofisica, un altro<br />

esempio è l’impresa<br />

realizzata dai due<br />

interferometri Virgo –<br />

progetto a sua volta nato<br />

da una collaborazione<br />

internazionale tra fisici<br />

e ingegneri appartenenti<br />

a venti diversi gruppi<br />

di ricerca europei e<br />

localizzato in provincia<br />

di Pisa – e LIGO, negli<br />

Stati Uniti: insieme hanno<br />

permesso di registrare<br />

per la prima volta il<br />

passaggio di un’onda<br />

gravitazionale. Sarebbe<br />

stato impossibile per un<br />

singolo Paese o gruppo<br />

di ricerca raggiungere<br />

questi risultati. Così<br />

come non potremmo<br />

mai conoscere tutti i<br />

segreti del Dna umano<br />

senza collaborazione<br />

fra studiosi. Non a caso<br />

il progetto “Genoma<br />

umano”, iniziato negli anni<br />

’90, è tra gli antesignani<br />

dei programmi di<br />

cooperazione scientifica e<br />

ancora oggi le scoperte più<br />

rivoluzionarie in ambito<br />

genomico continuano<br />

ad arrivare da consorzi<br />

internazionali. L’ultima è<br />

quella del pangenoma che<br />

permette di confrontare<br />

in parallelo un grande<br />

numero di sequenze<br />

genetiche umane di<br />

diverse popolazioni umane<br />

per cogliere somiglianze e<br />

differenze.<br />

Le piattaforme allo studio<br />

in ambito biomedico per<br />

la condivisione di dati e<br />

cooperazione tra i grossi<br />

gruppi, anche tra privato<br />

e pubblico, porteranno un<br />

avanzamento scientifico e<br />

un vantaggio per i pazienti?<br />

Le piattaforme sono<br />

grandi opportunità di<br />

conoscenza e avanzamento<br />

scientifico ma – specie<br />

a valle di collaborazioni<br />

tra pubblico e privato – è<br />

necessario essere chiari<br />

e ragionare bene su ogni<br />

aspetto della filiera dei<br />

dati di cui si alimentano<br />

e della titolarità degli<br />

“output” che si generano. I<br />

dati, la loro aggregazione,<br />

archiviazione, disponibilità<br />

e utilizzabilità sono – è<br />

notorio – il petrolio della<br />

moderna economia. Molto<br />

spesso la fonte che ne<br />

genera la maggior quantità<br />

e sistematicità origina da<br />

enti e strutture pubbliche.<br />

Se i “giacimenti” di dati<br />

pubblici, in particolare<br />

quelli sanitari, per essere<br />

valorizzati comportano<br />

investimenti ingenti che ad<br />

oggi solo i privati possono<br />

garantire, si pone il<br />

problema di come – ferme<br />

restando le garanzie di<br />

riservatezza del singolo<br />

cittadino – costruire<br />

un assetto di interessi<br />

economici e sociali che<br />

siano desiderabili da tutti.<br />

Si deve cioè prevedere la<br />

possibilità di contemperare<br />

l’interesse del privato<br />

alla remunerazione<br />

dell’investimento con il<br />

fine di salute pubblica e<br />

avanzamento sociale a cui<br />

è preordinata la ricerca<br />

scientifica.<br />

20


makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />

Breaking ground with unprecedented continuous processing capabilities,<br />

Nebula is a multi-chamber decontamination tunnel which integrates<br />

seamlessly with IMA Life aseptic fill-finish lines. Responding to the latest<br />

Annex 1 guidelines, Nebula accomplishes 6-log decontamination using<br />

HC-VPHP while material crosses the tunnel in a matter of seconds.<br />

Secure sterility and accelerate your aseptic.<br />

ima.it/pharma<br />

21


EQUILIBRI<br />

NATURALI<br />

Egoismo e conflitto sono elementi inscindibili<br />

da ogni essere vivente ma la natura offre<br />

molti esempi di come il compromesso possa<br />

condurre a un equilibrio vantaggioso per tutti<br />

Simone Montonati<br />

22<br />

« Noi siamo macchine<br />

da sopravvivenza, robot<br />

semoventi programmati<br />

ciecamente per preservare<br />

quelle molecole egoiste<br />

note sotto il nome di geni».<br />

Con queste parole Richard<br />

Dawkins introduceva nel<br />

1976 la nota teoria del “gene<br />

egoista”, secondo la quale i<br />

geni sono l’unita base su cui<br />

agisce la selezione naturale (e<br />

non l’individuo né tantomeno<br />

la specie) e su di essi agisce<br />

una spinta evolutiva che<br />

ne favorisce “uno spietato<br />

egoismo”. L’egoismo del<br />

gene provocherà in genere<br />

un comportamento egoistico<br />

anche dell’individuo e<br />

l’interazione tra individui<br />

intrinsecamente egoisti<br />

condurrà sovente al conflitto.<br />

Ciononostante, non sempre lo<br />

scontro in natura è la migliore<br />

delle opzioni, anzi, e “la<br />

decisione se combattere o no<br />

dovrebbe idealmente essere<br />

preceduta da un complesso<br />

calcolo “costo-beneficio,<br />

anche se inconscio”. Molto<br />

spesso, infatti, gli organismi<br />

ricorrono a meccanismi molto<br />

complessi per garantire<br />

l’equilibro tra le parti. In<br />

ogni caso, come spiega lo<br />

stesso Dawkins, noi esseri<br />

umani dovremmo “cercare<br />

di insegnare generosità e<br />

altruismo, perché siamo nati<br />

egoisti. Bisogna cercare di<br />

capire gli scopi dei nostri geni<br />

Maurizio Casiraghi, docente di zoologia e prorettore<br />

alla didattica all’Università di Milano Bicocca<br />

egoisti, per poter almeno<br />

avere la possibilità di alterare<br />

i loro disegni, qualcosa a<br />

cui nessun’altra specie ha<br />

mai aspirato”. Abbiamo<br />

approfondito questi temi con<br />

Maurizio Casiraghi, docente<br />

di zoologia e prorettore alla<br />

didattica all’Università di<br />

Milano Bicocca che in questa<br />

intervista illustra anche i<br />

meccanismi con cui individui<br />

e specie trovano un equilibrio<br />

nel conflitto.<br />

Dovremmo davvero prendere<br />

spunto dalle specie animali<br />

e vegetali per imparare a<br />

gestire i conflitti?<br />

La tua domanda mi dà<br />

modo di chiarire un punto<br />

importante. È innegabile che<br />

la natura possa rappresentare<br />

per gli esseri umani una<br />

fonte di ispirazione, ma è<br />

importante procedere con<br />

cautela. Darwin stesso, pur<br />

avendo compreso il processo


makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />

evolutivo, non riteneva che<br />

questo dovesse determinare<br />

la società in cui viviamo,<br />

apprezzava semmai la<br />

capacità umana di distaccarsi<br />

dai meccanismi naturali.<br />

Io penso che dovremmo<br />

utilizzare la nostra storia<br />

evolutiva per comprendere le<br />

nostre origini, che sono senza<br />

dubbio significative. Tuttavia,<br />

è fondamentale interrogarci<br />

su come interpretiamo queste<br />

informazioni perché quando il<br />

riferimento al mondo naturale<br />

porta a conclusioni positive,<br />

che possiamo considerare<br />

etiche, sembra tutto<br />

semplice ma non è sempre<br />

così, a volte ci troviamo di<br />

fronte a questioni delicate.<br />

Facciamo un esempio: la<br />

Storia ci ha mostrato le<br />

atrocità compiute sulla<br />

base della discriminazione<br />

razziale, eppure la biologia<br />

ci insegna che le razze, in<br />

senso biologico, non esistono.<br />

Questa è una rivelazione che<br />

ha entusiasmato molti, anche<br />

tra i genetisti.<br />

Ma facciamo un esercizio<br />

provocatorio: se fosse stato<br />

il contrario? Se le differenze<br />

tra le popolazioni avessero<br />

supportato l’esistenza di<br />

diverse razze (proprio quelle lì<br />

basate quasi esclusivamente<br />

sul colore della pelle), come<br />

in altre specie animali, quale<br />

sarebbe stata la nostra<br />

risposta? Il razzismo sarebbe<br />

stato giustificato?<br />

Ecco il mio punto è questo:<br />

lo studio della biologia è<br />

utile per capire l’origine<br />

dei nostri comportamenti,<br />

dei nostri modi di vivere e<br />

di alcuni istinti ma quando<br />

si tratta di tradurre queste<br />

comprensioni in principi etici<br />

o politici, è lì che invito alla<br />

prudenza. Non è detto che ciò<br />

che deriva dalla natura debba<br />

“<br />

Lo studio<br />

della biologia<br />

è utile per<br />

capire l’origine<br />

dei nostri<br />

comportamenti,<br />

dei modi di<br />

vivere e di alcuni<br />

istinti ma è bene<br />

essere prudenti<br />

prima di<br />

tradurre queste<br />

comprensioni in<br />

principi etici<br />

o politici<br />

automaticamente insegnarci<br />

come vivere.<br />

Esiste comunque anche il<br />

problema opposto, quello di<br />

considerarci esseri superiori<br />

ormai affrancati dagli istinti<br />

animali.<br />

Sono d’accordo, ma<br />

comprendere la natura di<br />

certi fenomeni è essenziale<br />

per poterli poi trascendere.<br />

Non siamo più semplici<br />

creature guidate unicamente<br />

dall’istinto, ma esseri capaci<br />

di riflessione. Proprio<br />

recentemente, durante una<br />

presentazione del mio libro a<br />

Firenze (“Sempre più soli. Il<br />

pianeta alle soglie della sesta<br />

estinzione” NdR), è emersa<br />

una riflessione interessante<br />

su questo tema, applicata<br />

al campo della politica: io<br />

considero criticabile la politica<br />

attuale perché sembra ridursi<br />

a una mera esposizione di<br />

opinioni personali dei politici<br />

che, però, non dovrebbero<br />

essere al centro del<br />

dibattito: i politici dovrebbero<br />

rappresentare i cittadini e<br />

agire sulla base di interessi<br />

collettivi, non delle proprie<br />

considerazioni. Prendiamo, ad<br />

esempio, la legge sull’aborto.<br />

Io la considero una conquista<br />

civile e politica notevole,<br />

specialmente perché fu<br />

promulgata da un governo<br />

democristiano, agli antipodi<br />

di quel tipo di rivendicazione<br />

sociale. Credo che molti dei<br />

politici che la votarono fossero<br />

personalmente contrari, ma<br />

hanno compreso e assunto<br />

il loro ruolo, rappresentando<br />

l’interesse nazionale piuttosto<br />

che le loro convinzioni<br />

personali. Oggi, mi sembra<br />

che questa consapevolezza<br />

non ci sia.<br />

In un ambiente con elevata<br />

competizione e in crisi<br />

di sistema come quello<br />

attuale ci si aspetta che sia<br />

favorita la cooperazione o un<br />

comportamento egoistico?<br />

In contesti dove le risorse<br />

sono limitate i modelli<br />

evolutivi possono divergere<br />

notevolmente e le strategie<br />

di sopravvivenza possono<br />

polarizzarsi. Da un lato,<br />

alcuni individui potrebbero<br />

tentare di monopolizzare le<br />

risorse disponibili, dall’altro<br />

potrebbero emergere<br />

strategie più collaborative<br />

e funzionali per l’accesso<br />

a queste risorse. In realtà,<br />

se da un punto di vista<br />

teorico potremmo aspettarci<br />

entrambe le risposte, nella<br />

pratica è improbabile che si<br />

verifichi un’unica soluzione<br />

dominante. L’evoluzione è<br />

un processo sperimentale:<br />

alcune soluzioni hanno<br />

successo, altre meno e di rado<br />

la sopravvivenza è legata a<br />

un’unica strategia. In genere<br />

nei processi evolutivi non<br />

vengono favorite posizioni<br />

estreme (che comunque<br />

sono sempre presenti). Più<br />

spesso, le variazioni sono<br />

sottili e gli elementi possono<br />

coesistere, senza che uno<br />

prenda il sopravvento: tutte<br />

le soluzioni hanno elementi<br />

positivi e altri negativi. Questo<br />

ci porta a rivalutare il concetto<br />

di sub-ottimalità. Un tempo si<br />

pensava che solo le soluzioni<br />

ottimali persistessero nel<br />

tempo, mentre quelle subottimali<br />

fossero destinate a<br />

scomparire. Ora sappiamo<br />

che la realtà è più complessa:<br />

anche le condizioni subottimali<br />

possono avere un<br />

ruolo stabile e funzionale<br />

all’interno di un ecosistema.<br />

Come si trova un equilibrio<br />

nel conflitto?<br />

Quando parliamo di conflitto, è<br />

importante definire il contesto.<br />

Ad esempio possiamo iniziare<br />

a distinguere se l’interazione<br />

avviene tra specie o tra<br />

individui all’interno della<br />

stessa specie.<br />

In entrambi i casi le dinamiche<br />

possono essere complesse.<br />

Prendiamo ad esempio alcuni<br />

affascinanti studi sui primati,<br />

in particolare sugli scimpanzé,<br />

che hanno mostrato come<br />

questi animali gestiscano<br />

dinamiche gerarchiche<br />

sorprendentemente simili alle<br />

nostre. In un esperimento,<br />

gli scimpanzé venivano divisi<br />

in due gabbie separate da<br />

un divisorio, con un cassetto<br />

contenente cibo che poteva<br />

essere aperto da entrambi<br />

i lati. La configurazione<br />

23


variava: da una parte il<br />

maschio dominante e<br />

dall’altra potevano esserci la<br />

femmina alfa o un maschio<br />

subordinato. Come previsto,<br />

il maschio alfa tendeva ad<br />

accaparrarsi il cibo per primo<br />

e in maggiori quantità.<br />

Tuttavia, la politica sociale<br />

degli scimpanzé è complessa:<br />

se il maschio dominante<br />

avesse consumato tutto il<br />

cibo senza condividerlo con<br />

un maschio subordinato, ciò<br />

avrebbe generato tensioni<br />

all’interno del gruppo,<br />

dovuta alla percezione di un<br />

comportamento dispotico da<br />

parte del maschio alfa.<br />

L’esperimento ha rivelato<br />

che il maschio dominante,<br />

rispettando queste<br />

dinamiche, tendeva a non<br />

appropriarsi di tutto il<br />

cibo. Alle femmine, inoltre,<br />

lasciava una porzione di<br />

cibo maggiore rispetto al<br />

maschio non dominante, in<br />

virtù del loro ruolo potenziale<br />

di madri. Con i maschi<br />

subordinati condivideva<br />

meno, mantenendo<br />

l’equilibrio gerarchico.<br />

Il concetto quindi è che le<br />

interazioni sono complesse e<br />

fortemente influenzate dalle<br />

capacità cognitive e dal livello<br />

evolutivo della specie.<br />

A livello di specie invece?<br />

Anche a livello di specie<br />

il conflitto può trovare<br />

un equilibrio tra le parti,<br />

ad esempio nei casi di<br />

simbiosi. Spesso pensiamo<br />

alla simbiosi come a una<br />

relazione armoniosa, ma<br />

di solito è il risultato di un<br />

equilibrio in cui ogni parte<br />

persegue principalmente<br />

il proprio interesse: il<br />

fatto che le specie non si<br />

danneggino reciprocamente<br />

è un comportamento<br />

altrettanto egoistico che<br />

garantisce a entrambe le<br />

parti di mantenere attivo<br />

il rapporto continuando<br />

a trarne vantaggio. La<br />

risoluzione del conflitto<br />

in simbiosi è un esempio<br />

di come l’ottimizzazione<br />

degli interessi individuali<br />

possa portare a un beneficio<br />

reciproco.<br />

Quindi in fondo la simbiosi<br />

in natura qualcosa può<br />

insegnarci rispetto al<br />

conflitto...<br />

L’equilibrio che emerge<br />

nelle relazioni simbiotiche<br />

è affascinante perché<br />

ci fa rendere conto che,<br />

nonostante la nostra natura<br />

egoistica – una caratteristica<br />

intrinseca a tutti gli esseri<br />

viventi – è possibile trovare<br />

un equilibrio. Questo<br />

equilibrio non elimina<br />

l’egoismo, ma lo gestisce<br />

attraverso il compromesso.<br />

In natura osserviamo che<br />

anche organismi semplici<br />

e dal comportamento<br />

meccanico riescono a<br />

negoziare e a coesistere in<br />

maniera funzionale.<br />

Certo, non tutti gli<br />

esperimenti di simbiosi<br />

hanno successo, alcuni hanno<br />

fallito e noi non li vediamo.<br />

Ma quelli che sopravvivono lo<br />

fanno non perché aboliscono<br />

l’egoismo, bensì perché<br />

imparano a controllarlo, a<br />

“<br />

La<br />

risoluzione<br />

del conflitto<br />

in simbiosi è<br />

un esempio<br />

di come<br />

l’ottimizzazione<br />

degli interessi<br />

individuali<br />

possa portare<br />

a un beneficio<br />

reciproco<br />

trovare un punto di incontro.<br />

Nell’introduzione al tuo libro<br />

racconti che ognuno di noi<br />

ospita nel suo organismo una<br />

vasta comunità microbica<br />

(circa 1.000 specie) con<br />

cui intrattiene diverse<br />

relazioni di scambio. In<br />

questo contesto, dovremmo<br />

considerare che l’evoluzione<br />

avvenga come insieme di<br />

comunità o come singoli<br />

individui?<br />

Questa è la domanda delle<br />

domande, perché ci siamo<br />

resi conto solo da poco che<br />

l’evoluzione è più complessa<br />

di come la immaginavamo e<br />

che l’ambiente ha un impatto<br />

più significativo di quanto<br />

si pensasse in precedenza.<br />

Capire il punto di equilibrio tra<br />

individualità e comunità è il<br />

nodo centrale della questione.<br />

Il concetto è che noi siamo<br />

contemporaneamente sia<br />

individui che comunità. Da<br />

un lato, ogni organismo è<br />

un individuo con un proprio<br />

genoma che si evolve<br />

attraverso mutazioni e<br />

selezione naturale. Questo<br />

è il livello di evoluzione che<br />

Darwin ha descritto, dove le<br />

variazioni sono registrate a<br />

livello dei geni e si diffondono<br />

o spariscono nelle popolazioni.<br />

Dall’altro lato, gli organismi<br />

non vivono isolati, ma in<br />

comunità dove interagiscono<br />

con altri organismi, con<br />

membri della stessa specie<br />

ma anche con l’ambiente<br />

inorganico. Queste interazioni<br />

possono influenzare<br />

l’evoluzione in modi che non<br />

sono direttamente codificati<br />

nei geni di un individuo,<br />

un livello oggi chiamato<br />

“epigenetico”. L’epigenetica<br />

e le relazioni simbiotiche<br />

stanno espandendo la<br />

nostra comprensione<br />

dell’adattamento evolutivo.<br />

C’è – giusto per restare<br />

in tema – una sorta di<br />

conflitto tra le teorie di<br />

Darwin, che enfatizzano la<br />

selezione naturale basata<br />

sulla variabilità genetica e<br />

l’adattamento dei singoli<br />

individui, e le idee di<br />

Lamarck, che proponevano<br />

l’adattamento come risultato<br />

di caratteristiche acquisite<br />

per rispondere alle necessità<br />

ambientali. Semplificando,<br />

potremmo dire che il modello<br />

evolutivo darwiniano ha al suo<br />

interno anche meccanismi<br />

di tipo lamarckiano: sebbene<br />

i meccanismi descritti da<br />

Darwin rimangano centrali,<br />

l’interazione con l’ambiente<br />

potrebbe avere un ruolo<br />

altrettanto significativo.<br />

24


makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />

25


La cultura positiva<br />

del conflitto<br />

IL CONFLICT MANAGEMENT DEVE PUNTARE NON ALLA<br />

PREVENZIONE DEL CONFLITTO O AL SUO SPEGNIMENTO,<br />

MA ALLA SUA EVOLUZIONE VERSO LO SCAMBIO VIRTUOSO<br />

NELL’AMBITO DI TEAM DI LAVORO ETEROGENEI<br />

Monica Torriani<br />

26


makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />

Lo stress negli ambienti di lavoro può<br />

essere alla base di cali significativi in<br />

termini di rendimento e di soddisfazione<br />

professionale e tensioni nei team,<br />

nonché di problemi di salute psicologica<br />

e fisica dei dipendenti. Ciò si traduce in<br />

un rimaneggiamento della produttività<br />

aziendale e nella penalizzazione del<br />

benessere delle persone coinvolte.<br />

Comprendere quali sono i meccanismi<br />

alla base di questi fenomeni rende<br />

possibile, da parte delle direzioni<br />

Risorse umane (Human resources, HR),<br />

la realizzazione di un intervento precoce<br />

finalizzato alla prevenzione delle perdite<br />

economiche derivanti e alla protezione<br />

della salute individuale.<br />

L’UOMO, ANIMALE<br />

NATURALMENTE<br />

RELAZIONALE<br />

Com’è noto, le neuroscienze pongono al<br />

centro del dibattito sul funzionamento<br />

del cervello la prospettiva sociale<br />

dell’uomo. Corroborato anche dalla<br />

scoperta dei neuroni specchio, il<br />

concetto di Homo sapiens come<br />

animale naturalmente relazionale<br />

concentra un’importanza cruciale nelle<br />

divisioni che in azienda si occupano di<br />

relazioni umane.<br />

La natura sociale dell’uomo ci<br />

impedisce di immaginarci come<br />

individui singoli, imponendo di<br />

considerare la reciprocità che ci<br />

connette agli altri esseri umani.<br />

Nondimeno, la nostra capacità di<br />

intessere relazioni più o meno virtuose<br />

dipende anche dal contesto socioculturale<br />

in cui siamo cresciuti.<br />

Tuttavia, l’uomo non è l’unico<br />

animale a possedere i neuroni<br />

specchio, elementi che la scienza ha<br />

dimostrato essere presenti anche nelle<br />

scimmie, ad esempio. Cosa, allora, ci<br />

contraddistingue dagli altri animali?<br />

Come consentono di affermare le<br />

neuroscienze, è la capacità non tanto<br />

di allacciare ma di sospendere le<br />

relazioni e porci su un piano differente.<br />

L’uomo è l’unico essere vivente che<br />

può sentirsi solo anche all’interno di un<br />

nutrito gruppo di simili, l’unico in grado<br />

di sperimentare e comprendere la<br />

differenza fra “solitario” e “solo”.<br />

IL CONFLITTO<br />

NON È EVITABILE<br />

Il conflitto interpersonale è definito<br />

come un fattore di stress sociale che<br />

misura il disaccordo fra le parti.<br />

Stante la definizione, risulta impossibile<br />

pensare di eliminarlo e illogico<br />

immaginare di prevenirlo. Il punto,<br />

infatti, non è evitare di porsi in quella<br />

prospettiva, ma imparare a coglierne<br />

i primi segnali e a viverli come un<br />

campanello d’allarme che impone un<br />

innalzamento dei livelli di attenzione.<br />

Il conflitto negli ambienti di lavoro deve<br />

essere opportunamente gestito per<br />

evitare le conseguenze potenzialmente<br />

nefaste sui singoli e sull’azienda. Le<br />

dinamiche aziendali devono essere<br />

orientate a salvaguardare il benessere<br />

e la produttività del team, a prevenire<br />

ripercussioni sull’immagine che<br />

possono determinare un danno alla<br />

reputation e, in ultima analisi, un<br />

aumento della difficoltà ad attrarre<br />

talenti e una penalizzazione dei rapporti<br />

con gli stakeholder.<br />

DINAMICHE VARIABILI<br />

Il conflitto che nasce all’interno di<br />

un’azienda rientra nelle dinamiche<br />

intra-gruppo, rappresentate nella loro<br />

globalità dall’insieme delle interazioni<br />

e relazioni fra colleghi. Ha origine da<br />

disaccordi e differenze di vedute fra<br />

elementi che appartengono alla stessa<br />

organizzazione in termini di obiettivi,<br />

funzioni e ripartizione e gestione delle<br />

attività lavorative. Talvolta può essere<br />

scatenato o favorito dalla mancanza<br />

di una corretta comunicazione e<br />

quindi da problemi di comprensione<br />

e malintesi che generano uno stato di<br />

insoddisfazione. Comunque si manifesti,<br />

se non vengono presi provvedimenti<br />

specifici porta al deterioramento<br />

dell’ambiente di lavoro, che assume<br />

caratteristiche di ostilità.<br />

Il clima di tensione che si è venuto a<br />

stabilire spinge il singolo individuo a<br />

mettersi sulle difensive negli scambi<br />

con i colleghi, atteggiamento che<br />

peggiora la situazione ed esaspera il<br />

conflitto.<br />

Gli effetti negativi così subentrati<br />

possono portare allo sviluppo di<br />

comportamenti aggressivi, sentimenti<br />

di autosvalutazione, difficoltà di<br />

concentrazione, irritabilità e a sintomi<br />

fisici quali emicrania, insonnia, difficoltà<br />

di digestione. Tali sintomi psicologici,<br />

fisici e comportamentali inquadrano nel<br />

loro complesso il cosiddetto disturbo<br />

da stress lavoro correlato, il quale a sua<br />

volta può sfociare nel burnout.<br />

Il malessere che caratterizza lo<br />

stato di conflittualità rende difficile<br />

la percezione oggettiva dei fatti<br />

come tali e, per contro, ne promuove<br />

l’interpretazione soggettiva sulla base<br />

di impressioni e sentimenti. I problemi<br />

non vengono così identificati e analizzati<br />

per ciò che sono effettivamente ma<br />

per le emozioni che suscitano: nei<br />

membri del gruppo di lavoro si fa<br />

strada la convinzione che il dialogo<br />

sia infruttuoso e frustrante (“a cosa<br />

servono queste riunioni?”), il team si<br />

polarizza su due fronti contrapposti e il<br />

dialogo si interrompe.<br />

Con la soggettività dell’approccio, sono<br />

le emozioni ad avere il ruolo dirimente:<br />

ciò rende complessa la gestione di<br />

questi fenomeni, perché ne amplifica<br />

il livello di variabilità interpersonale.<br />

Lo stress personale e lavorativo viene<br />

vissuto in maniera molto differente a<br />

livello individuale, dal momento che<br />

l’esperienza che ciascuno ne registra è<br />

funzione delle emozioni generate.<br />

Si avvia così un circolo vizioso che<br />

27


Soft<br />

skills<br />

alimenta i dissapori e va a scapito della<br />

produttività e del benessere dei singoli.<br />

ACCOGLIERE<br />

IL CAMBIAMENTO<br />

È FACILE SOLO<br />

A PAROLE<br />

Gli studi effettuati in ambito risorse<br />

umane mostrano come le persone<br />

trascorrano gran parte del tempo<br />

dedicato al lavoro nel tentativo di<br />

risolvere conflitti nati nell’ambiente<br />

professionale. Del resto, si tratta di uno<br />

dei problemi che giunge più spesso<br />

all’attenzione dei manager e dei<br />

responsabili HR.<br />

Perché tutte queste attenzioni, da<br />

cosa sono giustificate? I conflitti<br />

rappresentano delle discontinuità<br />

nelle relazioni: interrompono la<br />

routine, perturbano l’ordine esistente<br />

e costringono a definirne uno nuovo.<br />

Tuttavia, per creare i paradigmi utili<br />

a gestire la situazione in divenire non<br />

possiamo fare riferimento a regole<br />

preimpostate, che mal si adatterebbero<br />

Abilità che fanno riferimento alle<br />

capacità relazionali e di interazione e<br />

ai comportamenti che caratterizzano<br />

il modo in cui ci si pone nel contesto<br />

lavorativo.<br />

Non sono strettamente legate a un<br />

ruolo professionale, ma risultano<br />

fondamentali nell’interazione con gli<br />

altri. Sono aspetti molto difficili da sviluppare solo attraverso<br />

l’esperienza professionale e la formazione perché derivano dal<br />

contesto socio-culturale in cui un individuo è nato e vissuto.<br />

alle diverse esigenze e ai differenti<br />

contesti: siamo costretti ad appellarci<br />

alle nostre risorse interiori. Ecco<br />

perché la capacità di gestire il conflitto<br />

dipende in larga parte dalla capacità<br />

di accogliere il cambiamento senza<br />

opporsi e senza tentare disperatamente<br />

di ripristinare un equilibrio ormai<br />

irrecuperabile.<br />

Ma, malgrado ciò che siamo portati<br />

a credere, la mente è ostile alle<br />

novità: accetta il cambiamento solo<br />

quando non è incoerente rispetto alle<br />

convinzioni o a esperienze passate e<br />

si affida volentieri al pilota automatico<br />

delle decisioni istintive (che hanno<br />

origine dal cosiddetto cervello rettiliano)<br />

quando si trova ad affrontare vicende<br />

potenzialmente dolorose, con l’unico<br />

scopo di assicurare la sopravvivenza del<br />

singolo.<br />

CONTRAPPOSIZIONE<br />

VERSO CHI?<br />

Nei casi sopra citati, ben poco può<br />

la motivazione: se il cervello tende<br />

per default a scegliere lo schema<br />

che richiede un dispendio energetico<br />

minore, come convincerlo a orientarsi<br />

verso una direzione più onerosa? Una<br />

delle possibili soluzioni è quella di<br />

abituarlo a riconoscere l’avvio di un<br />

processo mentale automatico e al suo<br />

disinnesco.<br />

Perché il singolo individuo sia in<br />

grado di riconoscere e disinnescare<br />

stimoli potenzialmente conflittuali, è<br />

necessario che venga esercitato nella<br />

sua capacità di mettere in dubbio la<br />

propria percezione e i fatti così come<br />

gli vengono presentati e di attivare<br />

una forma di autocontrollo sui propri<br />

comportamenti. Due aspetti che<br />

afferiscono alla corteccia prefrontale,<br />

la parte più recente del cervello, tipica<br />

degli esseri superiori.<br />

Accettare un cambiamento ed essere<br />

disposti a rivedere e a ridefinire le<br />

relazioni interpersonali non è quindi<br />

frutto di uno sforzo fra sé e gli altri,<br />

ma fra due componenti di sé. Una<br />

contrapposizione fra le esigenze<br />

dell’individuo e del suo interlocutore,<br />

del gruppo esteso, una continua<br />

oscillazione fra il bisogno di farsi<br />

rispettare (“non posso cedere sempre”)<br />

e la necessità di concedere spazio ai<br />

colleghi (“dopotutto, non sono l’unico<br />

in azienda ad avere il diritto di essere<br />

ascoltato”), di tutelare le proprie<br />

aspettative rendendo possibile il<br />

raggiungimento degli obiettivi aziendali.<br />

L’IMPORTANZA<br />

DELLE SOFT SKILLS<br />

All’interno delle organizzazioni, il<br />

conflitto può essere alla base della<br />

crescita e del miglioramento del gruppo<br />

e dei suoi componenti oppure il punto di<br />

inizio di una crisi irreversibile, che porta<br />

al progressivo deterioramento del clima<br />

nell’ambiente di lavoro. Fra i fattori che<br />

influenzano il suo andamento e che,<br />

pertanto, possono fare la differenza<br />

nell’esito globale, gli esperti segnalano<br />

lo stile di leadership aziendale, la<br />

28


makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />

complessità del lavoro, la dimensione<br />

dell’azienda e il livello di coesione<br />

interna del gruppo.<br />

Le neuroscienze avvertono anche<br />

sulla necessità di non investire troppe<br />

aspettative sui risultati ottenibili<br />

attraverso l’erogazione di iniziative<br />

di formazione: non si può imparare<br />

a gestire efficacemente i conflitti dai<br />

libri o da regole preimpostate, ma<br />

solo facendo leva sulle proprie risorse<br />

interne, alimentando e sperimentando<br />

la propria creatività. La gestione<br />

dei conflitti fa, pertanto, molto più<br />

riferimento alle soft skills di quanto si<br />

pensi.<br />

In questo quadro, l’impegno delle<br />

strutture HR dovrà pertanto essere<br />

rivolto alla comprensione del grado<br />

di resistenza al cambiamento<br />

dell’organizzazione e delle persone che<br />

la compongono, alla messa in opera di<br />

strategie di attivazione dei dubbi, dello<br />

spirito critico e del pensiero laterale e<br />

di strumenti in grado di supportare le<br />

persone nella gestione del conflitto.<br />

Occorre, parallelamente, individuare e<br />

monitorare gli indicatori del conflitto<br />

in fase latente e, in prima istanza,<br />

distinguere fra conflitto interpersonale<br />

effettivo (personality-based conflict) e<br />

Team<br />

building<br />

task conflict, il conflitto strettamente<br />

legato al progetto che esula da queste<br />

dinamiche.<br />

Il compito della divisione HR<br />

deve essere incentrato sulla<br />

sensibilizzazione verso la necessità<br />

di apprendere e praticare l’ascolto<br />

attivo. La comunicazione basata<br />

prevalentemente su e-mail e sms<br />

spegne il dialogo e favorisce l’innesco<br />

degli automatismi mentali; per questo,<br />

è opportuno promuovere gli scambi<br />

verbali e il lavoro (per quanto possibile)<br />

in presenza, al fine di lasciare spazio<br />

anche agli aspetti paraverbali della<br />

comunicazione.<br />

Di grande importanza anche lo<br />

sviluppo di aspetti quali assertività<br />

ed empatia, la capacità di arricchire il<br />

dialogo con domande costruttive e di<br />

fornire all’interlocutore un feedback<br />

specifico (sia esso positivo o negativo),<br />

tutti strumenti utili per supportare un<br />

efficace conflict management.<br />

IL BICCHIERE<br />

MEZZO PIENO<br />

Uno degli aspetti più frequentemente<br />

Per aumentare il livello di engagement<br />

dei dipendenti e prevenire le<br />

ripercussioni negative dei conflitti<br />

in azienda vengono organizzate<br />

iniziative mirate alla promozione<br />

dell’integrazione fra i singoli e, uscendo<br />

dai consueti schemi tipici dell’ambiente<br />

di lavoro, della creazione di una<br />

comunicazione più autentica e meno mediata.<br />

Attraverso attività di team experience, team game e role-playing<br />

game, tali progetti stimolano il miglioramento delle performance di<br />

gruppo.<br />

all’origine di conflitti aziendali è<br />

costituito dalla responsabilità, associato<br />

a un concetto con valenza almeno<br />

duplice.<br />

In termini generali, la visuale da cui<br />

viene più spesso percepito è quella<br />

del peso: attribuire una responsabilità<br />

vuol dire identificare il responsabile del<br />

fallimento di un’iniziativa, individuare<br />

un responsabile significa nell’accezione<br />

comune trovare il capro espiatorio di un<br />

fallimento.<br />

Ma se ci spostiamo, possiamo<br />

cogliere un’altra prospettiva, quella<br />

dell’empowerment. Allora, assumersi<br />

una responsabilità è essere<br />

sufficientemente maturi per diventare<br />

riferimento per l’intera squadra e<br />

comportarsi da responsabili costituisce<br />

un presupposto per un avanzamento di<br />

carriera.<br />

COSTRUIRE<br />

O DEMOLIRE:<br />

L’AMBIVALENZA<br />

DEL CONFLITTO<br />

Un altro punto di attenzione riguarda<br />

la capacità di distinguere fra<br />

conflitti potenzialmente costruttivi<br />

(o cooperativi, come vengono più<br />

appropriatamente definiti) e dissidi che<br />

possono solo generare conseguenze<br />

negative per i singoli e per il team.<br />

Nel primo caso, la comunicazione fra<br />

i soggetti coinvolti è tesa alla ricerca<br />

di una soluzione e l’obiettivo comune<br />

non viene perso di vista nel lungo<br />

periodo. Nel secondo, la comunicazione<br />

è finalizzata a imporre ciascuno le<br />

proprie opinioni, ad avere la meglio<br />

sugli altri o, al contrario, ad assumere<br />

un atteggiamento vittimistico.<br />

Studiare i due approcci e imparare<br />

a differenziarli consente di capire in<br />

quali divisioni dell’azienda potenziare il<br />

monitoraggio e permette la tempestiva<br />

messa in atto di soluzioni correttive.<br />

29


Il<br />

gruppo<br />

Viene definito come un insieme di tre o più individui che interagiscono e<br />

dipendono gli uni dagli altri per il raggiungimento di un obiettivo comune<br />

e che si riconoscono e sono riconosciuti come entità sociale unica.<br />

Se negli anni ’80 era il 20% delle attività di un’organizzazione a svolgersi<br />

in team, negli ultimi anni questa quota ha superato ampiamente l’80%.<br />

Questo fenomeno è desiderato, perché permette di ottenere un vantaggio<br />

di tipo cognitivo (quello di mettere a fattor comune le conoscenze<br />

individuali) e un vantaggio di tipo motivazionale (legato alle dinamiche<br />

competitive che si stabiliscono nella squadra).<br />

La coesione è l’espressione del legame che unisce i componenti del gruppo: maggiore è la sua<br />

intensità e maggiore sarà il grado di influenza che il gruppo esercita sul comportamento dei singoli.<br />

Un gruppo che funziona supera con successo le diverse fasi di evoluzione previste dal<br />

Modello di Tuckman:<br />

Forming<br />

vengono<br />

stabiliti obiettivi<br />

condivisi<br />

Storming<br />

è la fase in cui vengono<br />

espresse le idee dei<br />

singoli, ancora in una<br />

forma poco ordinata e<br />

conflittuale<br />

Norming<br />

vengono condivise<br />

norme al fine di<br />

raggiungere conclusioni<br />

e assumere<br />

decisioni<br />

Performing<br />

la collaborazione<br />

consente di<br />

raggiungere gli<br />

obiettivi prefissati di<br />

performance<br />

Adjourning<br />

vengono raccolti i<br />

feedback del gruppo<br />

per massimizzare<br />

l’apprendimento in vista<br />

di progetti futuri<br />

30


YEARS<br />

Novinox è un’azienda specializzata<br />

nella progettazione, costruzione ed installazione<br />

di apparecchiature per l’industria farmaceutica,<br />

chimica, cosmetica ed alimentare.<br />

PROGETTAZIONE COSTRUZIONE INSTALLAZIONE ASSISTENZA<br />

POST VENDITA<br />

L’esperienza, l’afdabilità e la qualità<br />

sono le caratteristiche che rendono<br />

Novinox un leader nel settore.<br />

MESCOLATORI A NASTRO<br />

MESCOLATORI A “V” E BICONO<br />

DISSOLUTORI E FUSORI<br />

DISSOLUTORI PER PREPARAZIONI STERILI<br />

TURBOEMULSORI PER CREME - GEL<br />

COLONNE DI SOLLEVAMENTO<br />

GRANULATORI / CALIBRATORI OSCILLANTI<br />

IMPIANTI DI PROCESSO<br />

IMPORTATORI ESCLUSIVI<br />

novinox s.r.l.<br />

Via San Martino, 10<br />

20834 Nova Milanese - MB<br />

www.novinox.com<br />

TABLET COATER, MIXER,<br />

FLUID BED SYSTEM


IL CONFLITTO ORA È VIA ZOOM<br />

IL LAVORO DA REMOTO È ORMAI SEMPRE PIÙ DIFFUSO GRAZIE AI SUOI<br />

MOLTEPLICI ASPETTI POSITIVI, MA SPESSO AUMENTA IL NUMERO<br />

DI CONFLITTI TRA IL PERSONALE AZIENDALE. COME POSSONO I<br />

DIRIGENTI AFFRONTARE QUESTE CRISI A DISTANZA?<br />

Elena Botti<br />

Il lavoro da remoto è lo svolgimento da<br />

parte dei dipendenti del proprio lavoro<br />

da una posizione diversa dal tradizionale<br />

ufficio centrale gestito dal datore di<br />

lavoro. Questo metodo lavorativo sta<br />

prendendo sempre più piede, soprattutto<br />

a seguito dell’emergenza da Covid-19,<br />

che ha obbligato a trovare rapidamente<br />

soluzioni alternative al lavoro in<br />

presenza per garantire la sicurezza e la<br />

salute dei dipendenti.<br />

Ancora adesso, però, terminata la<br />

pandemia, il lavoro da remoto è<br />

rimasto negli schemi lavorativi di<br />

moltissime aziende. La sua popolarità<br />

è specialmente dovuta al fatto che i<br />

dipendenti, potendo determinare i propri<br />

orari e non dovendo perdere del tempo<br />

per raggiungere l’ufficio, risultano<br />

molto più produttivi, di conseguenza<br />

apportando anche un beneficio<br />

all’azienda stessa.<br />

Tuttavia, nonostante il lavoro da remoto<br />

porti molti vantaggi, non si può ignorare<br />

che a esso siano legate anche diverse<br />

problematiche.<br />

Tra queste complicazioni primeggia<br />

il conflitto all’interno del personale<br />

aziendale. Dato, però, che i dati sul<br />

conflitto sul posto di lavoro sono scarsi,<br />

non si può dire con certezza se le<br />

dispute a distanza siano così comuni<br />

come quelle che avvengono in presenza<br />

in ufficio.<br />

CONFLITTI<br />

IN AUMENTO<br />

Recentemente, MyPerfectResume ha<br />

condotto uno studio su un campione<br />

di 1.000 lavoratori americani,<br />

interrogandosi sugli attori, sulle<br />

cause scatenanti e soprattutto sulle<br />

conseguenze che derivano da questi<br />

conflitti. Il quadro generale appare<br />

allarmante e sembra richiedere un<br />

32


makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />

intervento immediato da parte dei<br />

dirigenti delle aziende per mitigare la<br />

situazione.<br />

Infatti, dalla ricerca si evince che<br />

l’80% dei professionisti da remoto ha<br />

affrontato conflitti sul posto di lavoro<br />

e che essi avvengono principalmente<br />

tra colleghi (nel 65% dei casi) e<br />

direttamente con il capo (19%). Le<br />

cause delle discussioni sono risultate<br />

principalmente tre, in egual misura: lo<br />

stress per il lavoro, la mancanza di team<br />

work e i toni scortesi utilizzati nello<br />

scambio di comunicazioni.<br />

Quest’ultimo punto, in particolare, è<br />

stato analizzato più nel dettaglio, per<br />

cercare di capirne le cause scatenanti.<br />

Beth Wonson, specialista di conflitti sul<br />

posto di lavoro presso Beth Wonson<br />

& Co. afferma: “I conflitti sul posto<br />

di lavoro, che sono sempre esistiti,<br />

stanno aumentando in una realtà da<br />

remoto perché le persone che non<br />

possono più vedersi fisicamente,<br />

quando condividono le informazioni o<br />

risolvono i problemi perdono i dati che<br />

provengono dal linguaggio del corpo e<br />

dall’osservazione”.<br />

In mancanza di un’interazione faccia<br />

a faccia, infatti, risulta molto più facile<br />

interpretare in maniera erronea le<br />

intenzioni, le azioni o le reazioni dei<br />

colleghi. Seppure si tratti nella maggior<br />

parte dei casi di fraintendimenti, questo<br />

si traduce spesso in una comunicazione<br />

più cruda, che può anche degenerare<br />

rapidamente in messaggi scortesi che<br />

vanno oltre l’aspetto lavorativo.<br />

CONSEGUENZE SERIE<br />

di essi è stato rimproverato o ammonito,<br />

il 33% è stato licenziato. Solo il 14% non<br />

ha subito nessun tipo di conseguenza.<br />

Per cercare di risolvere i conflitti sul<br />

luogo di lavoro da remoto, con membri<br />

del team che lavorano in un ambiente<br />

in cui non è possibile interagire di<br />

persona, i manager devono affinare<br />

le loro capacità di comunicazione e di<br />

team-building. In particolare, sono stati<br />

raccolti alcuni consigli che possono<br />

essere messi in atto per cercare di<br />

mitigare questi scontri.<br />

IL RUOLO DELLA<br />

COMUNICAZIONE<br />

Tra i più popolari risulta la necessità di<br />

riunioni settimanali e revisioni mensili<br />

che possano rendere tutti responsabili<br />

e informati su ciò che accade negli altri<br />

reparti di un’azienda, contribuendo a<br />

CON CHI HANNO<br />

AVUTO CONFLITTI?<br />

ridurre fraintendimenti e conflitti sul<br />

posto di lavoro. Questo atteggiamento<br />

proattivo di adottare per tempo un buon<br />

piano di comunicazione a lungo termine<br />

può aiutare a prevenire i conflitti di<br />

lavoro virtuali.<br />

Questo si traduce anche nell’avere una<br />

politica a “porte aperte”, che permetta<br />

ai dipendenti di discutere di qualsiasi<br />

cosa li turbi, garantendo relazioni sane<br />

all’interno dello staff, tramite riunioni di<br />

gruppo e individuali per sviluppare un<br />

ambiente di lavoro sicuro.<br />

In conclusione, possiamo affermare<br />

che la comunicazione è la strategia<br />

vincente per risolvere questi conflitti.<br />

Investire nella gestione dei dipendenti<br />

e nella formazione alla comunicazione,<br />

sfruttando il più possibile le risorse<br />

umane e i supervisori è un modo<br />

fondamentale per evitare che<br />

incomprensioni degenerino a tal punto<br />

che i dipendenti si sentano obbligati a<br />

lasciare il loro posto di lavoro.<br />

L’ 80% DEI PROFESSIONISTI CHE<br />

LAVORANO DA REMOTO HA VISSUTO<br />

CONFLITTI SUL LAVORO<br />

In particolare, la maggior parte (46%) di<br />

questi scambi aggressivi prende posto<br />

proprio sulle working app destinate<br />

alla comunicazione lavorativa, secondo<br />

quella che viene chiamata app-gression.<br />

Qualitativamente, il peso dispregiativo<br />

di questi messaggi è incommensurabile<br />

e molti dipendenti hanno raccontato di<br />

essere stati umiliati di fronte ad altri,<br />

anche con insulti di stampo sessista o<br />

razzista.<br />

Queste azioni hanno spesso delle<br />

conseguenze, anche serie: il 62% dei<br />

litigiosi ha ricevuto ripercussioni; il 53%<br />

COLLEGHI<br />

SUPERIORI<br />

MANAGER ESTERNI<br />

PERSONALE DI ALTRE AZIENDE<br />

<br />

<br />

<br />

33


LAVORARE<br />

STANCA…<br />

E STRESSA<br />

Il benessere psicologico dei propri<br />

dipendenti è un fattore a cui le aziende<br />

dovranno porre sempre maggiore<br />

attenzione. Anche le Pmi<br />

Giulio Divo<br />

Lorenza Pastore, senior training manager di Mindwork<br />

società italiana di consulenza psicologica online<br />

Negli ultimi due anni,<br />

cioè riemersi dal periodo<br />

post pandemico, il tema<br />

della salute mentale è<br />

esploso in tutta la sua<br />

stringente attualità. I primi<br />

segnali, almeno sui media<br />

generalisti, si sono avuti<br />

quando si è cominciato a<br />

parlare in maniera diffusa<br />

del fenomeno delle “great<br />

resignation”, abbastanza<br />

specifico della generazione<br />

Z, che può essere riassunto<br />

nel seguente modo:<br />

l’abbandono della carriera<br />

causato da una frattura<br />

insanabile tra i valori<br />

personali e quelli aziendali.<br />

Ovviamente il discorso<br />

valoriale non va enfatizzato<br />

eccessivamente, perché<br />

al fenomeno delle “grandi<br />

dimissioni” concorrono<br />

più fattori, non ultimo il<br />

desiderio di cogliere nuove<br />

opportunità (specialmente<br />

all’interno del contesto<br />

UE, secondo una ricerca<br />

di HR trends e salary<br />

survey) e conseguire una<br />

migliore retribuzione (è la<br />

spiegazione addotta dal 40%<br />

degli intervistati secondo<br />

un’indagine promossa<br />

dall’Employer brand<br />

research di Randstad).<br />

Resta il fatto che, secondo<br />

il Randstad Workmonitor, il<br />

29% dei lavoratori italiani<br />

34


makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />

sta cercando attivamente un<br />

impiego diverso da quello<br />

attualmente coperto e la<br />

percentuale sale al 38%<br />

nella fascia di età compresa<br />

tra 25 e 34 anni. Ma non<br />

è tutto: sempre secondo<br />

questa indagine, il 36% dei<br />

lavoratori appartenenti alla<br />

cosiddetta Z generation<br />

ha già, di fatto, lasciato<br />

almeno un posto di lavoro<br />

perché lo ha considerato<br />

incompatibile con le<br />

esigenze della vita privata.<br />

MEGLIO<br />

DISOCCUPATI<br />

CHE INFELICI<br />

Ci troviamo quindi di fronte<br />

a numeri importantissimi,<br />

che trovano la loro<br />

conferma quando veniamo<br />

a sapere che il 76% del<br />

totale della forza lavoro<br />

fa parte di generazioni<br />

sensibili agli argomenti<br />

connessi al benessere nel<br />

luogo di impiego, sempre<br />

secondo HR trends e salary,<br />

e che il 25% di essa è<br />

disposta, almeno in linea<br />

teorica, a sopportare più<br />

facilmente un periodo di<br />

disoccupazione rispetto<br />

all’infelicità lavorativa.<br />

Che cosa si intende, però,<br />

con la parola “infelicità”?<br />

La risposta ha una sua<br />

complessità che può<br />

diventare plausibile<br />

con una descrizione di<br />

contesto. Al di là della<br />

ovvia tematica di una<br />

retribuzione commisurata<br />

“<br />

Il malessere<br />

emotivo ha<br />

portato alle<br />

dimissioni un<br />

under 34 su due.<br />

L’attenzione<br />

al benessere<br />

psicologico è<br />

considerato un<br />

benefit<br />

a ruolo, esperienza e<br />

aspettative, dobbiamo<br />

prendere in considerazione<br />

la motivazione al lavoro,<br />

intesa nella sua dimensione<br />

sociale e non solo di<br />

carriera individuale:<br />

si è creata, nel tempo<br />

(la pandemia ha solo<br />

catalizzato tendenze già in<br />

atto) la netta percezione<br />

di come esista un “bene<br />

comune” di tipo ambientale,<br />

sociale, umano che<br />

dovrebbe essere messo<br />

al centro delle mission<br />

aziendali. Allo stesso modo<br />

viene percepito anche il<br />

valore della sostenibilità<br />

come requisito relativo<br />

dell’impresa per cui si<br />

lavora. Poi, a fronte del<br />

fenomeno – già citato e<br />

più tipicamente italiano –<br />

della ricerca di un migliore<br />

trattamento economico<br />

(nell’ultimo anno solo il<br />

19% dei lavoratori italiani<br />

ha avuto un aumento di<br />

stipendio. E ricordiamo che<br />

dal 2021 a oggi la crescita<br />

dell’inflazione ha gravato<br />

come la peggiore delle<br />

tasse, con una ricaduta<br />

generalizzata che ha<br />

penalizzato soprattutto<br />

i redditi medio-bassi),<br />

possiamo anche aggiungere<br />

un altro dato di fatto: dopo<br />

l’esperienza di smart<br />

working del periodo<br />

pandemico, a cui non ha<br />

seguito il temuto calo della<br />

produttività, molti lavoratori<br />

si sono chiesti come mai<br />

la presenza in ufficio sia<br />

da considerare sempre<br />

e comunque obbligata,<br />

quando le stesse mansioni<br />

possono essere svolte<br />

da remoto ed esistono<br />

strumenti tecnologici – e<br />

“<br />

L’80% di<br />

lavoratrici e<br />

lavoratori ha<br />

sperimentato<br />

almeno un<br />

sintomo correlato<br />

a fenomeni di<br />

burnout<br />

legislativi – adatti per<br />

ridefinire le modalità di<br />

svolgimento del proprio<br />

impegno professionale.<br />

UN MALESSERE<br />

A CUI NON È<br />

STATO POSTO<br />

UN ARGINE<br />

In generale, come hanno<br />

risposto le aziende a questi<br />

fenomeni di “insofferenza<br />

lavorativa”? I dati forniti<br />

da Randstad attraverso<br />

l’Employer brand research<br />

spiegano che per lo più<br />

sono state poste in essere<br />

tre modalità di azione e<br />

comunicazione mirate<br />

alla fidelizzazione del<br />

dipendente: in primo luogo<br />

si agisce ricordandogli la<br />

solidità finanziaria. Si fa<br />

poi leva, quando possibile,<br />

sulla comodità di ubicazione<br />

degli uffici e si fa presente<br />

come un posto di lavoro a<br />

lungo termine garantisca<br />

una sicurezza economica<br />

indispensabile per il<br />

mantenimento del tenore<br />

di vita. Non è detto che la<br />

ricerca fotografi la verità di<br />

tutte le politiche aziendali: le<br />

azioni sono probabilmente<br />

più complesse, meno pigre<br />

e meglio strutturate di così.<br />

Ma egualmente è importante<br />

riportare il percepito, perché<br />

rappresenta il termometro<br />

di una situazione di grave<br />

difficoltà culturale, sociale<br />

e – finalmente arriviamo al<br />

punto – emotiva.<br />

35


SOFFERENZA<br />

EMOTIVA<br />

SUL LAVORO<br />

Secondo l’AXA Study of<br />

mind mental health and<br />

wellbeing del 2022, solo il<br />

37% dei lavoratori dichiara<br />

di ricevere un sostegno<br />

adeguato, in termini di<br />

salute mentale, da parte<br />

dell’azienda in cui svolge<br />

il proprio lavoro. Se da un<br />

lato si potrebbe considerare<br />

positiva una statistica<br />

per cui quasi quattro<br />

lavoratori su dieci sono ben<br />

assistiti in termini di salute<br />

psicologica, dobbiamo<br />

considerare quale sia la<br />

domanda correlata alla<br />

salute psicologica stessa:<br />

il report DOXA-Mindork<br />

spiega come l’80% di<br />

lavoratrici e lavoratori<br />

abbia sperimentato almeno<br />

un sintomo correlato<br />

a fenomeni di burnout.<br />

Il malessere emotivo<br />

rappresenta la causa che<br />

ha portato (statisticamente)<br />

alle dimissioni almeno<br />

un under 34 su due e,<br />

oggi, la scelta del posto di<br />

lavoro tiene conto anche<br />

dell’attenzione al benessere<br />

psicologico, che viene<br />

ormai considerato una<br />

sorta di benefit importante<br />

quanto un computer, i<br />

buoni pasto, l’automobile<br />

e altri. Lo scenario così<br />

disegnato ci dice molto<br />

chiaramente come ci sia<br />

bisogno di intercettare<br />

il malessere emotivo e<br />

psicologico all’interno<br />

degli ambienti di lavoro. E<br />

per fare ciò è necessario<br />

creare una vera rivoluzione<br />

“<br />

La sofferenza<br />

psicologica<br />

non danneggia<br />

solo il singolo,<br />

ma anche<br />

l’azienda perché<br />

depotenzia il<br />

talento<br />

culturale per cui diviene<br />

necessario fare propri due<br />

concetti fondamentali:<br />

l’ambiente ove si svolge<br />

la professione è un luogo<br />

in cui spendiamo tanto<br />

tempo. E, al pari di una<br />

relazione, non è possibile<br />

resistere in questo<br />

ambiente se è saturo di<br />

negatività, tensione e la<br />

modalità di relazione tra<br />

gli attori è tossica. Allo<br />

stesso modo, in questi<br />

ultimi anni il lavoratore<br />

non riesce più a vivere la<br />

sua situazione emotiva<br />

come fatto privato. E la<br />

sofferenza psicologica non<br />

danneggia solo il singolo,<br />

ma anche l’azienda perché<br />

depotenzia il talento, la<br />

produttività, l’armonia<br />

dell’ambiente con i colleghi<br />

e provoca una perdita di<br />

risorse intellettuali, attratte<br />

da realtà più attente e<br />

inclusive nei confronti delle<br />

necessità psicologiche.<br />

Vale allora la pena<br />

approfondire il discorso<br />

con chi si occupa di fornire<br />

consulenza finalizzata<br />

a progetti mirati a<br />

implementare il benessere<br />

psicologico di lavoratrici e<br />

lavoratori. E così abbiamo<br />

chiesto a Lorenza Pastore,<br />

senior training manager di<br />

Mindwork, in che modo le<br />

aziende stanno cercando di<br />

arginare questi fenomeni<br />

che, come abbiamo visto,<br />

sono ampi, generalizzati e<br />

hanno ricadute importanti<br />

anche sul valore generato<br />

da chi, in azienda, lavora.<br />

Mindwork è una società<br />

italiana di consulenza<br />

psicologica online,<br />

dedicata alle medie e<br />

grandi imprese, nata<br />

nel 2019 per potenziare<br />

la consapevolezza del<br />

benessere psicologico in<br />

azienda.<br />

«Coltivare il benessere<br />

psicologico deve<br />

essere considerato una<br />

componente strategica<br />

dell’azienda – spiega<br />

Pastore. – Per farlo<br />

noi agiamo su tre<br />

direzioni, parallelamente:<br />

offriamo il servizio di<br />

supporto psicologico<br />

in videochiamata,<br />

comunicazione interna<br />

ed esterna al fine di<br />

promuovere iniziative<br />

dedicate al benessere<br />

psicologico, e svolgiamo<br />

attività di formazione<br />

e psicoeducazione che<br />

possono essere dedicate<br />

all’intera popolazione<br />

organizzativa così come<br />

a target specifici. Il<br />

tutto avendo sempre<br />

ben chiaro che per<br />

promuovere efficacemente<br />

le cultura del benessere<br />

bisogna comunicare<br />

bene e impegnarsi per<br />

far comprendere come<br />

il supporto psicologico<br />

possa aiutare il benessere<br />

dell’individuo anche<br />

all’interno del mondo del<br />

lavoro, dato che ormai non<br />

è più possibile scindere<br />

l’identità personale tra<br />

tempo dedicato al lavoro e<br />

il tempo personale».<br />

In quest’ultimo periodo<br />

il tema del benessere<br />

psicologico è davvero<br />

sulla bocca di tutti. Dal<br />

vostro osservatorio, voi<br />

avete visto una crescita di<br />

attenzione da parte delle<br />

aziende?<br />

Sì, lo abbiamo visto.<br />

Come Mindwork, insieme<br />

a BVA Doxa monitoriamo<br />

costantemente attraverso<br />

rapporti annuali il tema del<br />

benessere psicologico nelle<br />

realtà aziendali italiane.<br />

I dati <strong>2023</strong> fotografano un<br />

malessere cronicizzato,<br />

con tre persone su quattro<br />

che hanno dichiarato<br />

sintomi di burnout e uno<br />

su cinque che, addirittura,<br />

ha avuto una diagnosi<br />

della sindrome. Questo<br />

si traduce, nella pratica,<br />

con persone che lasciano<br />

il lavoro. Lo scenario è<br />

quindi complesso e le<br />

aziende oggi si rendono<br />

sempre più conto di come<br />

anche esse siano attrici del<br />

benessere psicologico delle<br />

persone. Il punto è che fino<br />

a pochi anni fa il benessere<br />

psicologico veniva<br />

considerato una questione<br />

privata e questi erano<br />

temi che non entravano<br />

36


makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />

in azienda. Oggi tutto è<br />

cambiato e con grande<br />

rapidità: le persone sono<br />

più attente al loro stato<br />

emotivo e psicologico e così<br />

anche le aziende stanno<br />

imparando a comprendere<br />

che l’individuo è uno,<br />

unico e non divisibile in<br />

compartimenti stagni.<br />

Quindi, se l’individuo non<br />

sta bene, nemmeno il<br />

lavoratore può stare bene.<br />

A ciò dobbiamo aggiungere<br />

un’altra considerazione<br />

importante: nel luogo del<br />

lavoro si passa gran parte<br />

del proprio quotidiano. Lì<br />

si creano relazioni e di<br />

conseguenza può essere<br />

il luogo dove acquisire<br />

consapevolezza su questi<br />

temi, conoscersi meglio<br />

e anche trovare una<br />

risposta a un eventuale<br />

disagio. Non è un caso<br />

che il 96% del campione<br />

intervistato nell’ultimo<br />

rapporto attribuisca grande<br />

importanza all’attenzione<br />

al benessere psicologico da<br />

parte delle aziende. E allo<br />

stesso modo, nella ricerca<br />

del lavoro, il 74% dichiara<br />

di preferire aziende attente<br />

a questi temi e dotate di<br />

servizi e attenzioni rispetto<br />

al tema in questione.<br />

La sofferenza<br />

psicologica ha in sé<br />

alcune specificità: non è<br />

visibile ed è difficilmente<br />

“confessabile”. Possiamo<br />

interpretarlo anche<br />

come problema culturale<br />

simile ad altri problemi di<br />

integrazione?<br />

Oggi in Italia esiste ancora<br />

uno stigma verso il mondo<br />

della psicologia, verso il<br />

malessere psicologico e<br />

anche verso chi ricorre a<br />

un sostegno psicologico. È<br />

proprio per questo che noi<br />

facciamo comunicazione e<br />

andiamo ad agire anche in<br />

termini di consapevolezza<br />

per spiegare che cosa sia<br />

la sofferenza psicologica,<br />

spiegando che il benessere<br />

e il malessere non sono due<br />

stati opposti e incompatibili,<br />

come un codice binario, ma<br />

sono estremi di un percorso<br />

che prevede anche soste<br />

intermedie e viaggi di<br />

andata e ritorno. La<br />

mancanza di un parametro<br />

oggettivo deve diventare<br />

un falso problema, perché<br />

tante persone reagiscono<br />

in modo diverso anche di<br />

fronte a problemi visibili<br />

e misurabili. Peraltro il<br />

malessere psicologico<br />

non è davvero invisibile:<br />

bisogna però imparare a<br />

interpretarne i segnali.<br />

Dal nostro punto di vista,<br />

quindi, è impossibile<br />

pensare al disagio<br />

psicologico solo ed<br />

esclusivamente come a<br />

un fatto sanitario. È anche<br />

un dato esistenziale, in<br />

continuo mutamento. A noi<br />

il compito di aumentare la<br />

consapevolezza sul tema<br />

e aiutare tutti a prendere<br />

coscienza che il benessere,<br />

di per sé, non coincide<br />

con l’assoluta assenza di<br />

malessere.<br />

Negli annunci di lavoro<br />

il supporto psicologico è<br />

sempre più presente. Dato<br />

che il tema è molto “caldo”<br />

anche mediaticamente,<br />

non esiste il pericolo di<br />

“<br />

Prendere<br />

coscienza che il<br />

benessere, di per<br />

sé, non coincide<br />

con l’assoluta<br />

assenza di<br />

malessere<br />

wellbeing-washing?<br />

La possibilità che<br />

determinate aziende<br />

lo facciano solo come<br />

operazione di facciata non è<br />

peregrina. Tuttavia io penso<br />

che se una azienda offre<br />

un servizio tanto articolato,<br />

significa che sta prendendo<br />

coscienza di come il<br />

benessere psicologico dei<br />

lavoratori sia importante<br />

anche per l’azienda stessa.<br />

La cosa che però credo sia<br />

importante è che questi<br />

servizi siano ben promossi<br />

all’interno delle realtà<br />

Il pericolo, quindi, non<br />

è paragonabile al green<br />

washing, quanto al fatto<br />

che queste operazioni<br />

non siano compiute a<br />

tutto tondo, supportate da<br />

un’azione strategica e una<br />

comunicazione adeguata<br />

e che finiscano con il non<br />

avere l’efficacia desiderata.<br />

Non c’è il rischio che le<br />

Pmi vengano tagliate<br />

fuori dal mutamento di<br />

paradigma?<br />

Le grandi aziende hanno<br />

budget importanti che<br />

possono quindi destinare a<br />

grandi progetti. La Pmi, in<br />

genere, può investire meno<br />

risorse in progetti di questo<br />

genere.<br />

Tuttavia c’è un elemento<br />

che deve essere preso in<br />

considerazione: il tema si<br />

sta facendo sempre più<br />

importante da ormai cinque<br />

o sei anni e, quindi, si è<br />

preparato il terreno perché<br />

questa cultura venga<br />

assorbita in tutti i contesti<br />

aziendali e non.<br />

Questo significa che<br />

anche nelle Pmi il tema<br />

è importante e non va<br />

trascurato anche in virtù<br />

del fatto che esiste il<br />

pericolo concreto di perdita<br />

di talenti, che potrebbero<br />

invece essere attratti da<br />

realtà più strutturate,<br />

che dimostrano maggiore<br />

attenzione a questi temi.<br />

La mancanza di fondi<br />

da investire, peraltro,<br />

può essere compensata<br />

dal fatto che potrebbero<br />

bastare azioni limitate per<br />

ottenere enormi vantaggi<br />

e cambiamenti importanti,<br />

anche perché l’ambiente è<br />

spesso meno strutturato e i<br />

rapporti interni sono meno<br />

gerarchizzati. Ormai, io<br />

penso che non ci possano<br />

più essere aziende in cui<br />

si possa fare a meno di<br />

pensare al benessere<br />

psicologico dei propri<br />

dipendenti. È un aspetto<br />

di evoluzione del sistema<br />

e come tale va percepito,<br />

compreso e integrato.<br />

37


COMUNICARE LA CRISI<br />

NELLA GESTIONE DI UNA CRISI, LA CORRETTA<br />

COMUNICAZIONE RAPPRESENTA UNO DEI PRINCIPALI<br />

STRUMENTI PER GIUNGERE A UNA SOLUZIONE<br />

POSITIVA, SOPRATTUTTO NEL SETTORE HEALTHCARE<br />

Non bisogna mai sprecare una buona<br />

crisi, diceva Winston Churchill, e non<br />

aveva torto. Insieme agli evidenti rischi,<br />

infatti, ogni situazione di crisi nasconde<br />

anche un’importante opportunità. Come<br />

spiega Patrick Lagadec, ricercatore<br />

francese tra i massimi esperti mondiali<br />

in gestione di crisi, si tratta di “un<br />

momento di verità, che mette alla<br />

prova capacità e valori”. Secondo<br />

l’esperto, è in queste situazioni che<br />

emergono gli elementi fondanti di un<br />

individuo o di un’organizzazione, quelli<br />

che lo definiscono e su cui si basano<br />

reputazione, credibilità e fiducia. Al di<br />

là del grado di responsabilità, infatti,<br />

un soggetto può trovarsi coinvolto in<br />

eventi il cui impatto negativo sulla sua<br />

reputazione è strettamente correlato al<br />

livello di visibilità all’esterno.<br />

L’inazione, l’attesa, il ritardo non sono<br />

un’opzione, soprattutto per un’azienda.<br />

Se lasciata a sé stessa, infatti, una crisi<br />

finisce in balia di due forze straordinarie<br />

che ne amplificano l’impatto negativo:<br />

i media e l’opinione pubblica. I media<br />

cercano incessantemente “la notizia”,<br />

che per essere tale deve essere carica di<br />

novità e muovere l’interesse della gente.<br />

Le crisi rappresentano una grandissima<br />

opportunità mediatica proprio per<br />

quell’elemento di straordinarietà<br />

intrinseco in ognuna di esse. L’evento<br />

viene percepita attraverso l’impatto<br />

mediatico che genera e interpretato con<br />

chiavi di lettura differenti, a volte parziali,<br />

incomplete o manipolate.<br />

L’episodio scatenante potrebbe anche<br />

essere gestito ma è l’eco che questo<br />

evento genera che mina la reputazione<br />

del soggetto coinvolto – sia individuo<br />

o organizzazione – e la fiducia a esso<br />

concessa.<br />

L’IMPORTANZA DI<br />

UNA COMUNICAZIONE<br />

ESPERTA<br />

Non c’è gestione di crisi senza<br />

comunicazione – afferma Patrick Trancu<br />

nel suo libro Lo Stato in Crisi – ma in<br />

questi casi la comunicazione “non è<br />

l’azione del comunicare, è comunicare<br />

l’azione”. È una comunicazione che<br />

accompagna costantemente le azioni<br />

intraprese dall’organizzazione e “mira<br />

a indirizzare, modulare o trasformare i<br />

comportamenti nell’interesse comune”.<br />

Saper governare al meglio una crisi<br />

riveste sempre più importanza per<br />

le imprese di ogni settore, ma nel<br />

complesso mondo dell’healthcare<br />

conoscere il processo intero per gestirlo<br />

in modo efficace diventa essenziale. La<br />

salute è un bene pubblico, sociale. Ogni<br />

azienda che si occupa di healthcare, ogni<br />

ente preposto alla salvaguardia della<br />

salute pubblica dovrebbe essere in grado<br />

di saper gestire la comunicazione in una<br />

situazione di crisi, per comunicarne lo<br />

sviluppo o la sua risoluzione.<br />

Se è vero, infatti, che ogni situazione<br />

di crisi andrebbe resa nota – perché la<br />

mancanza di comunicazione potrebbe<br />

aggravare le problematiche di sicurezza<br />

– la gestione della comunicazione di<br />

crisi nel contesto della salute non può<br />

essere improvvisata ma deve essere<br />

organizzata e governata grazie a<br />

strumenti e mezzi appropriati, costruiti<br />

possibilmente nel tempo.<br />

Laura Cappelletti<br />

È in questo contesto che nasce il corso<br />

“Crisis management | Comunicare in<br />

situazioni di rischio e di crisi”, ideato<br />

da <strong>Makinglife</strong> e condotto da Laura<br />

Cappelletti, esperta di comunicazione<br />

e relazioni pubbliche nel settore<br />

farmaceutico, per illustrare i<br />

meccanismi che generano una crisi<br />

e gli strumenti per poterla gestire in<br />

modo efficace. Dopo aver illustrato i<br />

processi generali che agiscono nelle<br />

situazioni di crisi, il corso approfondisce<br />

aspetti specifici dell’ambito Healthcare<br />

e analizza il legame diretto con fattori<br />

come reputazione e fiducia e le strategie<br />

per gestire e guidare i possibili sviluppi.<br />

Il corso è disponibile sulla piattaforma<br />

Making Education:<br />

CRISIS MANAGEMENT<br />

COMUNICARE IN SITUAZIONI<br />

DI RISCHIO E DI CRISI<br />

LAURA CAPPELLETTI<br />

makingeducation<br />

38


makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />

39


Ripensare<br />

la supply chain<br />

del pharma<br />

La profonda trasformazione in corso nella medicina<br />

sta spingendo l’assistenza sanitaria a un livello<br />

superiore. Anche la filiera di distribuzione dovrà<br />

dimostrarsi all’altezza di questo cambiamento<br />

40<br />

Avv. Mila De Iure<br />

Direttore generale ASSORAM<br />

Il Covid-19 è stato un importante stress<br />

test per tutta la supply chain di prodotti<br />

della salute ed è servito a comprendere<br />

limiti e potenzialità di un comparto<br />

essenziale per il benessere dei cittadini.<br />

Per fronteggiare in poco tempo una<br />

minaccia sconosciuta, ricercatori da<br />

tutto il mondo hanno cooperato in uno<br />

sforzo senza precedenti, coadiuvati<br />

dalla rapida adozione di tecnologie<br />

come l’intelligenza artificiale, il<br />

machine learning e l’IoT. Nel corso<br />

di questi anni, resi poi ulteriormente<br />

complessi dall’inflazione e dal conflitto<br />

in Ucraina, anche produzione, logistica<br />

e dispensazione hanno accelerato i<br />

processi di digitalizzazione in atto da<br />

tempo, dimostrando di poter superare<br />

sfide impreviste utilizzando le nuove<br />

tecnologie per adattare i propri processi<br />

al contesto mutevole.<br />

La corsa ai vaccini, pur con le dovute<br />

specificità del caso, è l’esempio<br />

di quanto possa andare veloce il<br />

progresso scientifico oggi.<br />

Adesso, con la pandemia alle spalle<br />

e la minaccia dall’Oms di potenziali<br />

futuri eventi disruptive, la medicina sta<br />

vivendo una trasformazione profonda,<br />

sulla spinta di diversi trend:<br />

la centralità del paziente,<br />

strettamente connessa alla diffusione<br />

della telemedicina e delle piattaforme<br />

di e-commerce;<br />

la personalizzazione della cura;<br />

la ricerca di nuovi equilibri e<br />

processi, per far fronte a nuovi eventi<br />

disruptive;<br />

la sostenibilità ambientale e sociale,<br />

un processo che dovrà coinvolgere tutti<br />

gli operatori.<br />

Questi fattori stanno spingendo<br />

l’assistenza medica a un livello<br />

superiore e ciò richiederà la creazione<br />

di supply chain resilienti e in grado di<br />

offrire servizi di pari livello.<br />

LA CENTRALITÀ<br />

DEL PAZIENTE<br />

Con l’affinarsi delle tecniche di ricerca<br />

e analisi dei dati, la medicina si sta<br />

spostando da una produzione di massa<br />

a una terapia sempre più su misura.<br />

Questa rinnovata attenzione<br />

all’individuo ha viaggiato di pari passo<br />

con l’invecchiamento della popolazione<br />

mondiale, il crescente interesse delle<br />

persone ai temi legati alla salute e<br />

un’ampia disponibilità di informazioni<br />

su terapie e farmaci, grazie anche ai<br />

dispositivi indossabili.<br />

Si tratta di quello che è stato<br />

definito healthcare consumerism,<br />

il consumismo applicato al settore<br />

salute: i pazienti rivendicano un ruolo<br />

più attivo nella gestione della propria<br />

salute ed è un fenomeno con cui tutti i<br />

comparti della filiera, dalla produzione<br />

alla dispensazione, devono fare i<br />

conti. Infatti è mutata la domanda:<br />

i consumatori si aspettano di poter<br />

trovare anche nel comparto health la


makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />

stessa varietà di scelta e di prezzo e gli<br />

stessi livelli di servizio che trovano in<br />

altri settori.<br />

In questo contesto si inserisce anche<br />

il crescente uso degli e-commerce<br />

per l’acquisto di farmaci da banco,<br />

dispositivi medici, integratori e<br />

cosmetici: una tendenza che si riteneva<br />

passeggera, legata al lockdown e alla<br />

pandemia e che, invece, nel 2022 è<br />

ancora in forte crescita (+ 24% rispetto<br />

all’anno 2021 secondo i dati del report<br />

di Iqvia).<br />

La necessità di garantire la consegna<br />

del prodotto in tempi brevi richiede<br />

un vasto assortimento a disposizione.<br />

La logistica diventa quindi un driver<br />

fondamentale in questo mercato.<br />

In una ricerca di BD Rowa tra marzo e<br />

aprile 2022 su diversi grandi player del<br />

settore, metà del campione raccontava<br />

di aver già separato la gestione<br />

logistica degli ordini e-commerce da<br />

quella del canale farmacia tradizionale,<br />

ma i volumi crescenti continuavano a<br />

richiedere spazi maggiori e investimenti<br />

mirati all’automazione dei processi e a<br />

un uso maggiore di processi di analisi<br />

dei dati per valutare i KPI.<br />

LE TERAPIE<br />

SU MISURA<br />

Emblema del progressivo abbandono<br />

del modello di produzione di massa nel<br />

settore health sono i nuovi approcci<br />

terapeutici: i farmaci biosimilari e le<br />

terapie avanzate geniche e cellulari<br />

(Atmp).<br />

Pur avendo origini e principi diversi,<br />

sono prodotti delicati, con processi<br />

produttivi costosi e rivolti a nicchie<br />

ridotte di pazienti con malattie rare o<br />

per le quali le cure standard non hanno<br />

funzionato.<br />

Nonostante ciò, si tratta di due mercati<br />

fortemente in crescita:<br />

secondo una ricerca di Iqvia per la<br />

Commissione europea (dicembre 2022)<br />

i farmaci biologici rappresentano il<br />

35% della spesa farmaceutica europea,<br />

con un Cagr (Compound Annual<br />

Growth rate: tasso di crescita annuale<br />

composto) del 11,3% negli ultimi cinque<br />

anni;<br />

sono 18, invece, gli Atmp<br />

attualmente in commercio in Europa, di<br />

cui otto sono rimborsati e in commercio<br />

in Italia. A livello globale si stima che<br />

il mercato, che nel 2020 valeva 7,9<br />

miliardi di dollari, avrà una crescita con<br />

un Cagr del 13,2%, raggiungendo così<br />

i 21 miliardi entro il 2028 (dati <strong>2023</strong><br />

– Fonte: VI report italiano sugli Atmp<br />

realizzato da Atmp Forum).<br />

Queste terapie, che in larga parte<br />

si basano su una cold chain severa,<br />

stanno reinventando i flussi tradizionali,<br />

imponendo una logistica sempre più<br />

versatile, ma accurata.<br />

Con l’aumento della domanda, alla<br />

logistica verranno richiesti processi<br />

sempre più profilati: l’automazione di<br />

alcune fasi di stoccaggio e trasporto,<br />

per poter abbattere i costi del servizio;<br />

monitoraggio tramite sensori e alert e<br />

la visione end-to-end dei relativi dati,<br />

per garantire integrità e sicurezza<br />

di materiale così delicato e costoso;<br />

potenziamento della cold-chain per far<br />

fronte a una mole crescente di prodotti<br />

da gestire.<br />

Nel caso delle Atmp tutto ciò dovrà<br />

avvenire con estrema versatilità,<br />

tenendo conto di una domanda volatile<br />

e di una supply chain bidirezionale, che<br />

è impegnata sia nella fase di consegna<br />

del materiale genetico del paziente<br />

al centro produttivo, sia nella fase<br />

di trasporto del farmaco dal centro<br />

produttivo al laboratorio dell’ospedale o<br />

della clinica dove si trova il paziente.<br />

La sfida del futuro è quindi sia<br />

tecnologica che gestionale.<br />

UNA FILIERA<br />

ALLA RICERCA<br />

DI RESILIENZA<br />

La pandemia ha portato con sé<br />

lo stravolgimento degli equilibri<br />

globali. Severi lockdown in alcune<br />

aree del mondo dove si concentrava<br />

la produzione dei principi attivi e<br />

l’improvviso aumento dei costi produttivi<br />

hanno messo a rischio la produzione di<br />

farmaci e dispositivi medici, con serie<br />

ripercussioni sulla disponibilità di molti<br />

prodotti.<br />

L’aumento dei costi produttivi, la carenza<br />

di container e il blocco della produzione<br />

di alcune apparecchiature, dovuto alla<br />

carenza di microchip, hanno avuto<br />

pesanti ripercussioni sulla logistica e<br />

sul trasporto di prodotti della salute.<br />

Tutti i comparti hanno compiuto grandi<br />

sforzi per individuare un equilibrio tra<br />

la sostenibilità economica e l’obbligo,<br />

normativo ma anche sociale, di non<br />

interrompere i processi di produzione,<br />

stoccaggio e dispensazione di beni di<br />

prima necessità per i cittadini.<br />

Adesso la filiera è chiamata a una<br />

riflessione collettiva, bisogna ripensare<br />

le supply chain alla luce di queste<br />

criticità emerse durante il Covid e<br />

trovare nuovi equilibri a tutela del<br />

benessere collettivo.<br />

DELINEARE INSIEME<br />

IL FUTURO DELLA<br />

FILIERA<br />

In questo mondo connesso e<br />

digitalizzato, dove i farmaci passano<br />

in poco tempo dal clic del mouse alla<br />

mano del paziente, sarà necessaria una<br />

cooperazione sempre maggiore tra i<br />

comparti della filiera per poter costruire<br />

catene di approvvigionamento resilienti<br />

e sostenibili e garantire ai pazienti<br />

l’accesso a cure innovative.<br />

Per questo motivo ASSORAM ha<br />

organizzato un evento di confronto sul<br />

futuro della logistica health, che vedrà<br />

produzione, logistica e dispensazione<br />

confrontarsi sui progetti innovativi<br />

di ogni comparto per valutare nuove<br />

strategie su ambiti d’azione comuni. “La<br />

logistica health del futuro”, organizzato<br />

in collaborazione con Federated<br />

Innovation @MIND, si terrà mercoledì<br />

13 dicembre <strong>2023</strong> presso la Pitch<br />

Arena del Pavilion, nella cornice del<br />

Milano Innovation District. All’evento si<br />

accederà su invito ma sarà trasmesso in<br />

streaming.<br />

41


La supply chain<br />

farmaceutica<br />

come laboratorio<br />

di innovazione<br />

Tutti i processi della filiera del pharma<br />

sono oggi strettamente legati alla<br />

tecnologia ma per gestirli al meglio<br />

serve personale formato e informato sia<br />

dal punto di vista tecnico che normativo<br />

Alfredo Colella<br />

L’incidente avvenuto il 10 novembre<br />

<strong>2023</strong>, quando un attacco informatico<br />

alla società di logistica internazionale<br />

DP World Australia ha bloccato per i<br />

tre giorni successivi i porti di Sidney,<br />

Melbourne, Brisbane e Fremantle,<br />

è solo l’ultimo di una lunga serie di<br />

casi che rivelano quanto il settore<br />

logistico sia oggi fra quelli esposti a<br />

un maggiore rischio di vulnerabilità.<br />

Una vulnerabilità che è strettamente<br />

legata alla rapida digitalizzazione<br />

della filiera, che ha subito<br />

un’accelerazione incontrollata<br />

nel periodo pandemico e che<br />

oggi da una parte consente di<br />

ottenere performance e risultati<br />

inimmaginabili fino a pochi anni<br />

fa, dall’altra richiede chiaramente<br />

competenze e sistemi di controlli<br />

adeguati.<br />

In particolare la supply chain<br />

farmaceutica è al centro di una<br />

profonda trasformazione, grazie<br />

all’adozione sempre più diffusa di<br />

tecnologie innovative: una vera e<br />

propria rivoluzione volta a ottimizzare<br />

i processi, garantire maggiore<br />

sicurezza, certificare la tracciabilità:<br />

elementi cruciali per la fornitura di<br />

farmaci sicuri ed efficaci e per la<br />

creazione di un sistema più resiliente,<br />

affidabile e centrato sul paziente<br />

quale ultimo e più importante anello<br />

della catena.<br />

Dalla ricerca e sviluppo (R&S) di<br />

nuovi farmaci alla produzione su<br />

larga scala, dalla distribuzione<br />

su vasti territori alla consegna al<br />

paziente finale, tutti i processi sono<br />

strettamente legati alla tecnologia<br />

e rendono la supply chain un vero e<br />

proprio laboratorio di innovazione.<br />

SMART AUTOMATION<br />

E BLOCKCHAIN<br />

L’industria 4.0 sta impattando<br />

significativamente la produzione<br />

farmaceutica: l’introduzione di smart<br />

automation e l’uso diffuso di robotica<br />

riducono sensibilmente il rischio<br />

di errori umani e aumentano la<br />

precisione nella produzione. I sistemi<br />

di monitoraggio continuo permettono<br />

un controllo in tempo reale dei<br />

processi, garantendo la qualità e la<br />

coerenza dei farmaci prodotti.<br />

La più utilizzata metodologia<br />

strategica per migliorare<br />

notevolmente l’efficienza e le<br />

prestazioni dell’intera rete di fornitura<br />

è l’Ottimizzazione: attraverso lo<br />

studio e l’analisi dei big data, vengono<br />

rapidamente identificati obiettivi,<br />

vincoli e risorse che, elaborati con<br />

un modello matematico-statistico,<br />

permettono di comprendere con<br />

estrema chiarezza l’evoluzione<br />

del contesto in cui si opera e di<br />

fornire al management aziendale le<br />

informazioni necessarie a prendere<br />

decisioni più coerenti con tale<br />

evoluzione.<br />

Per quanto riguarda la tracciabilità<br />

e il problema della contraffazione<br />

di farmaci, è ormai consolidato<br />

l’utilizzo della tecnologia blockchain<br />

che, implementando registri<br />

decentralizzati e immutabili, registra<br />

e certifica in modo sicuro ogni<br />

passaggio lungo l’intera supply chain,<br />

dalla produzione alla distribuzione,<br />

garantendo l’autenticità dei prodotti<br />

farmaceutici e prevenendo le frodi.<br />

Un altro topic della supply chain<br />

farmaceutica riguarda il monitoraggio<br />

in tempo reale di prodotti sensibili<br />

come i farmaci: in tale ambito<br />

le maggiori innovazioni arrivano<br />

42


makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />

dall’Internet delle cose (IoT). I sensori<br />

IoT misurano parametri critici quali la<br />

temperatura o l’umidità, assicurando<br />

che i farmaci vengano trasportati e<br />

conservati nelle condizioni ottimali.<br />

AI, AR E MACHINE<br />

LEARNING<br />

Non può mancare nel “tecno-kit” del<br />

Supply chain manager quella che oggi<br />

è la tecnologia più mainstream, e a<br />

piena ragione: l’intelligenza artificiale<br />

(artificial intelligence, AI).<br />

Le sue applicazioni in questo<br />

settore sono innumerevoli, a<br />

partire dall’utilizzo nella gestione<br />

dell’inventario: analizzando i dati<br />

storici e le previsioni di domanda<br />

l’AI procede a ottimizzare le scorte,<br />

ridurre gli sprechi e garantire la<br />

disponibilità di farmaci in base alla<br />

necessità. È nello specifico il machine<br />

learning la tecnologia di riferimento<br />

nel supply chain management,<br />

cioè quella parte dell’intelligenza<br />

artificiale che attraverso l’analisi<br />

dei dati permette di apprendere e<br />

affinare la performance in modo<br />

reiterato e continuo, costruendo<br />

modelli previsionali talmente accurati<br />

da rendere queste “intelligenze”<br />

in grado di prendere le decisioni<br />

autonomamente.<br />

A livello pratico, l’adozione di tali<br />

tecnologie induce a rendere sempre<br />

più efficienti la previsione della<br />

domanda, l’ottimizzazione delle rotte<br />

di trasporto, i movimenti spaziali (per<br />

esempio dei robot mobili utilizzati nei<br />

magazzini), la manutenzione avanzata<br />

per i macchinari.<br />

Un elemento tecnologico oggi meno<br />

diffuso ma in forte crescita (anche<br />

grazie alla messa sul mercato di<br />

visori sempre più performanti) è<br />

quello della realtà aumentata (AR),<br />

che trova applicazioni innovative nella<br />

logistica farmaceutica nell’ambito<br />

soprattutto della preparazione degli<br />

ordini e dell’imballaggio: utilizzando<br />

dispositivi AR gli operatori possono<br />

visualizzare istruzioni dettagliate e<br />

informazioni sui prodotti, riducendo<br />

gli errori e aumentando l’efficienza.<br />

SICUREZZA<br />

INFORMATICA<br />

Infine, last but not least (anzi,<br />

torniamo al punto da cui eravamo<br />

partiti) non si può parlare di supply<br />

chain senza parlare di cybersecurity:<br />

proteggere i dati sensibili, dalle<br />

informazioni sulla produzione<br />

ai dettagli della distribuzione, è<br />

essenziale per prevenire accessi non<br />

autorizzati e garantire la sicurezza<br />

dell’intero sistema.<br />

I dati sul tema non sono rassicuranti<br />

e impongono non solo una riflessione,<br />

ma un intervento rapido di messa<br />

in sicurezza: secondo il Sole 24Ore,<br />

al 27 dicembre 2022, gli attacchi<br />

informatici rilevati in Italia sono stati<br />

pari a 12.947 – più del doppio dei<br />

5.334 dell’anno prima – e gli alert<br />

diramati nel 2022 sono stati 113.226:<br />

più di 300 al giorno.<br />

Nel settore logistico, la situazione<br />

è ancora più critica: circa tre<br />

aziende su cinque hanno subito<br />

una o più violazioni informatiche<br />

nell’ultimo anno (Armis Cyber<br />

Warfare State and Trends Report:<br />

2022-<strong>2023</strong>) e, come segnala Gartner,<br />

il 56% dei clienti (B2B e B2C) sta<br />

esprimendo “frequente interesse e<br />

preoccupazione” per la sicurezza<br />

informatica delle organizzazioni con<br />

cui fanno affari.<br />

Le ragioni per cui è soprattutto<br />

la supply chain a essere sotto<br />

attacco sono molteplici: in primis,<br />

la logistica può funzionare<br />

solo tramite la condivisione di<br />

informazioni con i fornitori, pratica<br />

che aumenta il margine di rischio di<br />

compromissione. Inoltre, la tendenza<br />

alla globalizzazione, con entità<br />

numerose e sparse in tutto il mondo,<br />

ha aumentato il numero di punti di<br />

esposizione .<br />

Infine, come abbiamo velocemente<br />

visto, l’uso massiccio e in rapida<br />

evoluzione di nuove tecnologie può<br />

aumentare le aree potenzialmente<br />

attaccabili dall’esterno.<br />

Uno scenario così complesso e<br />

delicato richiede alle imprese di<br />

affidarsi a personale formato e<br />

informato, capace di implementare le<br />

soluzioni infrastrutturali adeguati e di<br />

conoscere le pratiche di gestione più<br />

corrette, sia dal punto di vista tecnico<br />

che normativo.<br />

UN CORSO DEDICATO<br />

<strong>Makinglife</strong> propone sulla propria<br />

piattaforma MakingEducation un<br />

percorso dedicato al management<br />

della supply chain farmaceutica, con<br />

un corso specifico disponibile on<br />

demand.<br />

Il docente è Luca De Toro, esperto di<br />

logistica, trasporti e buone pratiche di<br />

distribuzione farmaceutica e fondatore<br />

di HSC S.p.A., azienda di supply chain<br />

strategy.<br />

Il corso – Good distribution practices<br />

| Come gestire la filiera del farmaco<br />

– fornisce una panoramica completa<br />

delle best practices per l’applicazione<br />

dei processi e per la verifica della<br />

conformità a tutti i livelli della catena<br />

di fornitura e approvvigionamento,<br />

con particolare focus sulla mappatura<br />

dei processi e sulla definizione della<br />

responsabilità nello stoccaggio e nel<br />

trasporto.<br />

Il corso è progettato per coinvolgere<br />

manager, supervisori, responsabili di<br />

processo e, per i suoi approfondimenti<br />

anche profondamente operativi, tutti<br />

gli altri membri del personale addetti<br />

alle attività di stoccaggio farmaceutico,<br />

al trasporto e ai vari processi propri<br />

della catena di distribuzione di farmaci<br />

e di sostanze attive.<br />

Corso in:<br />

GOOD DISTRIBUTION PRACTICES<br />

COME GESTIRE LA FILIERA DEL<br />

FARMACO | LUCA DE TORO<br />

makingeducation<br />

43


Smart supply chain<br />

L’intelligenza artificiale può fornire un contributo<br />

significativo alla filiera del pharma rendendo più<br />

efficiente la gestione delle scorte, ottimizzando i<br />

percorsi di trasporto, riducendo i costi e i tempi di<br />

inattività, e aumentando la capacità di prevenire<br />

interruzioni e carenze<br />

Simone Montonati<br />

44


makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />

Nonostante l’improvvisa<br />

accelerazione digitale imposta<br />

dalla crisi del Covid-19, molte delle<br />

fragilità della filiera farmaceutica<br />

drammaticamente emerse nel<br />

periodo di emergenza sono rimaste<br />

irrisolte. Sebbene alcuni nodi<br />

rientrino in una più ampia azione di<br />

strategia geopolitica degli organismi<br />

nazionali e internazionali – come<br />

l’eccessiva dipendenza del mercato<br />

dai prodotti di Cina e India – altri<br />

aspetti devono essere affrontati<br />

direttamente dall’industria. La<br />

loro gestione, infatti, è cruciale<br />

per garantire la resilienza di una<br />

filiera già di per se articolata, in un<br />

contesto globale che, oltre a non aver<br />

trovato una “new normality”, si sta<br />

preparando a nuove emergenze.<br />

Accanto alla catena di crisi<br />

geopolitiche, infatti, si fa sempre più<br />

insistente la previsione di una nuova<br />

pandemia che potrebbe verificarsi a<br />

breve, se non a brevissimo termine.<br />

Il direttore generale dell’Oms,<br />

Tedros Adhanom Ghebreyesus,<br />

ha recentemente condiviso le sue<br />

preoccupazioni per la minaccia<br />

di un’altra variante che possa<br />

provocare “nuovi picchi di malattia<br />

e morte” e quella dell’emergere di<br />

un altro patogeno con un potenziale<br />

ancora più letale. Alcuni analisti della<br />

Casa Bianca hanno quantificato il<br />

rischio di una nuova epidemia entro il<br />

2025 in una percentuale variabile tra<br />

il 20% e il 40%.<br />

Queste incertezze rendono ancor<br />

più complicata una fase già<br />

caratterizzata da una profonda<br />

trasformazione e da nuove<br />

emergenti necessità come la<br />

gestione dei parametri ambientali<br />

o la conservazione e il trasporto di<br />

prodotti sensibili alla temperatura,<br />

ad esempio i vaccini e i biologici.<br />

Un panorama che impone<br />

alle aziende di assicurarsi il<br />

maggior controllo possibile su<br />

una filiera iperstratificata che<br />

coinvolge centinaia di fornitori<br />

in decine di Paesi con strutture<br />

e regolamentazioni in gran parte<br />

diverse.<br />

In una situazione che presenta una<br />

moltitudine di variabili distribuite<br />

in rete, sistemi interallacciati e<br />

una mole inquantificabile di dati<br />

da gestire, di solito si chiama in<br />

causa l’intelligenza artificiale (AI).<br />

Anche nel contesto della supply<br />

chain farmaceutica, in effetti, l’AI<br />

può coprire un ruolo significativo<br />

contribuendo all’ottimizzazione dei<br />

percorsi di trasporto, la gestione<br />

delle scorte in tempo reale e a un<br />

controllo di produzione più accurato e<br />

tempestivo. Compagnie come Pfizer,<br />

Amgen, GSK, Merck e Roche sfruttano<br />

già soluzioni di intelligenza artificiale<br />

per prevedere interruzioni della<br />

catena di fornitura, ottimizzare i livelli<br />

di inventario e migliorare i processi<br />

produttivi.<br />

AI E DISTRIBUZIONE<br />

Una delle più frequenti criticità che il<br />

mercato deve affrontare è lo shortage<br />

di farmaci: già prima del Covid, il<br />

95% degli intervistati in un’indagine<br />

condotta in 39 Paesi europei indicava<br />

la carenza di farmaci come ostacolo<br />

al processo ottimale di cura. Nel<br />

2020, con la pandemia, un terzo dei<br />

Paesi europei ha segnalato carenze<br />

per almeno 400 farmaci e in un<br />

periodo di soli 9 mesi, cinque stati<br />

hanno pubblicato complessivamente<br />

oltre 5.000 segnalazioni di carenza<br />

(Finlandia, Svezia, Norvegia, Spagna<br />

e Stati Uniti). Uno altro studio<br />

afferma che anche negli Usa “le<br />

carenze attuali sono le più alte in un<br />

decennio”. Naturalmente su questo<br />

fattore pesa la dipendenza da Paesi<br />

terzi ma nell’ottica di ottimizzare<br />

l’ottimizzabile, la predictive analytics<br />

può fornire il suo contributo. Ad<br />

esempio può essere usata per<br />

prevedere con maggior dettaglio la<br />

domanda di prodotti, permettendo<br />

alle aziende di calibrare i sistemi<br />

di inventario e mantenere livelli di<br />

stock adeguati riducendo i rischi<br />

di scorte insufficienti o eccessive.<br />

Secondo quanto riportato da<br />

un fornitore di servizi digitali,<br />

l’introduzione di sistemi di machine<br />

learning basati sul cloud di AWS (i<br />

servizi web di Amazon) ha permesso<br />

a una big pharma di ridurre gli<br />

errori di previsione di circa il 15%,<br />

risparmiando il 2,5% sui costi e<br />

aumentando i ricavi dell’1,5% (circa<br />

600 milioni di dollari). Nella sua<br />

forma più semplice, l’intelligenza<br />

artificiale prevede quali articoli<br />

saranno immagazzinati più a lungo e<br />

li posiziona di conseguenza. Forbes<br />

riporta il caso di un fornitore di<br />

alimenti nella cold supply chain che<br />

in questo modo ha aumentato la sua<br />

produttività del 20%.<br />

Anche la mancata ottimizzazione<br />

dei mezzi di trasporto e delle rotte<br />

può essere costosa: uno studio<br />

condotto da McKinsey ha calcolato<br />

che le inefficienze della supply<br />

chain farmaceutica aumentano i<br />

costi fino al 30%. Gli algoritmi AI<br />

permettono di identificare i mezzi e<br />

le rotte di trasporto più economici<br />

ed efficienti, tenendo conto di fattori<br />

come le caratteristiche geografiche,<br />

le condizioni meteorologiche e i<br />

pattern logistici. Secondo Analytics<br />

Insight, il mercato globale dell’AI nel<br />

settore dei trasporti sta crescendo a<br />

un tasso annuo composto del 15,8% e<br />

dovrebbe raggiungere i 3,8 miliardi di<br />

dollari nel 2025.<br />

45


GESTIRE IL<br />

FLUSSO DI DATI<br />

Le supply chain del settore<br />

farmaceutico generano anche enormi<br />

volumi di dati, che possono crescere<br />

esponenzialmente con l’incremento<br />

delle fonti di informazioni. Si tratta<br />

di un problema che investe tutti i<br />

settori.<br />

La International data corporation<br />

(IDC) prevede che la ”datasfera”<br />

globale quadruplicherà dai valori del<br />

2019 raggiungendo i 175 ZB entro il<br />

2025 (un Zettabyte, ZB, è equivalente<br />

a mille miliardi di Gigabyte).<br />

Utilizzando strumenti di analisi basati<br />

sull’AI, come il machine learning e<br />

il natural language processing, le<br />

aziende possono individuare relazioni<br />

nascoste in questo magma di dati e<br />

utilizzarle per effettuare previsioni.<br />

Un’applicazione di organizzazione,<br />

etichettatura, pulizia e analisi<br />

dei dati biomedici e sanitari, ad<br />

esempio, impiega solo 12 minuti<br />

per analizzare 1,2 milioni di varianti<br />

associate a una malattia in 155<br />

pazienti. E le performance di queste<br />

macchine continuano a migliorare<br />

esponenzialmente. Per addestrare<br />

una rete neurale al livello di AlexNet<br />

(una delle più note) oggi basta il 2%<br />

della potenza di calcolo necessaria<br />

nel 2012, una progressione che<br />

supera la Legge di Moore (formulata<br />

dal co-fondatore di Intel, prevede<br />

un raddoppio delle prestazioni dei<br />

computer ogni due anni, allo stesso<br />

costo).<br />

OTTIMIZZAZIONE<br />

DELLA PRODUZIONE<br />

Un altro interessante contributo<br />

dell’AI riguarda le fasi di produzione,<br />

dove la capacità di analizzare i dati<br />

in tempo reale permette di prendere<br />

decisioni immediate riguardo la<br />

programmazione delle attività, i<br />

livelli di inventario e la logistica.<br />

Gli algoritmi possono analizzare<br />

i dati dai sensori sugli impianti<br />

per prevedere il momento della<br />

manutenzione, riducendo i tempi di<br />

inattività e migliorando l’efficacia<br />

delle apparecchiature ma sono anche<br />

in grado di analizzare le immagini<br />

dei prodotti per individuarne<br />

difetti, in modo analogo all’analisi<br />

delle immagini radiologiche per<br />

la diagnostica. Il contributo di un<br />

sistema di manutenzione predittiva<br />

può essere significativo: uno studio<br />

di McKinsey ha stimato che queste<br />

tecnologie possono incrementare la<br />

produttività dal 50 al 100% e persino<br />

tra il 150-200% in laboratori con<br />

“prestazioni medie”.<br />

L’automazione può ridurre gli errori<br />

manuali e la variabilità, garantendo<br />

una migliore qualità e conformità,<br />

con una riduzione delle deviazioni<br />

complessive del 65% e tempi più<br />

rapidi del 90%. Secondo un fornitore<br />

di software industriale, l’analisi<br />

predittiva ha permesso di ridurre<br />

le interruzioni della filiera di una<br />

società farmaceutica risparmiando<br />

il 60% dei costi di manutenzione e il<br />

50% delle spese in conto capitale.<br />

La rivoluzione AI nei magazzini<br />

Come afferma il report di Assoram “Intelligenza artificiale in sanità”, già<br />

prima della pandemia gli algoritmi AI avevano trovato ampio spazio nei<br />

magazzini. Il machine learning, in particolare, ha avuto un effetto “disruptive”<br />

promuovendo la transizione dalle warehouse tradizionali ai magazzini<br />

intelligenti, dove la scena è dominata da robot e sistemi automatizzati,<br />

gestiti da software avanzati e integrati con tecnologie all’avanguardia come<br />

l’intelligenza artificiale, la realtà aumentata e l’internet delle cose (IIOT).<br />

Particolarmente diffusi nei magazzini logistici sono gli RPA, “Robotic process<br />

automation”, tecnologie software che automatizzano attività e processi<br />

ripetitivi come il tracciamento e la lettura dello stato della spedizione. Dotati<br />

di una loro autonomia decisionale, possono anche occuparsi dell’inserimento<br />

di dati, trasferendo le informazioni da una applicazione a un’altra, e di<br />

aggiornare i dettagli di consegna su tutti i sistemi rilevanti. “Un vero e proprio<br />

cambio di prospettiva – lo definisce il report – in cui non si programma più<br />

il bot, ma si definiscono i confini dentro cui farlo operare con autonomia<br />

decisionale”. L’automazione dei processi nel settore della salute ha portato<br />

miglioramenti significativi agli operatori logistici, come una migliore<br />

gestione delle scorte – in termini di razionalità di approvvigionamento<br />

e di abbattimento dei fenomeni di overstocking per alcuni prodotti – e<br />

l’organizzazione intelligente del picking e del posizionamento dei pallet.<br />

Oltre ai benefici diretti in termini di efficienza ed efficacia dei processi, le<br />

metodologie di AI integrate coi sistemi RPA permettono di aumentare la<br />

customer satisfaction e per questo sono sempre più utilizzate dalle imprese<br />

italiane. Secondo uno studio dell’Osservatorio artificial intelligence del<br />

Politecnico di Milano, più della metà delle 235 imprese analizzate ha avviato<br />

un progetto di RPA/AI anche se la percentuale dei progetti realmente attivi si<br />

ferma al 21%.<br />

46


makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />

47


Medi-theft<br />

un progetto<br />

per contrastare<br />

il crimine<br />

farmaceutico<br />

Valentina Guidi<br />

L’Italia ha raggiunto un<br />

livello di eccellenza nella<br />

lotta alle vendite illegali di<br />

prodotti medicinali ed è ora<br />

un punto di riferimento su<br />

scala globale<br />

Domenico Di Giorgio, dirigente dell’Ufficio qualità dei<br />

prodotti e contrasto al crimine farmaceutico dell’Aifa<br />

I crimini legati ai<br />

prodotti farmaceutici<br />

sono un problema la<br />

cui diffusione potrebbe<br />

essere sottovalutata. Come<br />

evidenziato dalla ricerca The<br />

theft of medicines in the EU,<br />

condotta dal centro di ricerca<br />

TRANSCRIME dell’Università<br />

Cattolica del Sacro Cuore<br />

di Milano, la raccolta dati al<br />

riguardo è spesso lacunosa e<br />

la reale entità del problema<br />

è con ogni probabilità<br />

sottostimata. A questo<br />

riguardo lo studio sottolinea<br />

come si riscontrino sempre<br />

più casi di farmaci persi<br />

lungo la catena distributiva,<br />

che non vengono però<br />

segnalati come prodotti<br />

rubati né gestiti come tali.<br />

La risonanza mediatica<br />

generalmente riservata a<br />

questo problema inoltre<br />

è decisamente scarsa,<br />

nonostante le perdite<br />

economiche legate ai crimini<br />

farmaceutici siano spesso<br />

tutt’altro che irrilevanti.<br />

Che si tratti di furto su<br />

commissione oppure<br />

finalizzato al riciclaggio, alla<br />

vendita su mercati esteri,<br />

online o per passaparola, la<br />

supply chain farmaceutica<br />

offre diversi punti deboli.<br />

Magazzini di appoggio,<br />

terzisti, farmacie, mezzi<br />

di trasporto: la catena di<br />

distribuzione del farmaco<br />

è un sistema spesso molto<br />

articolato, che può risultare<br />

48


makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />

sensibile a un tipo di crimine<br />

pericoloso sia per le aziende,<br />

sia per i consumatori.<br />

A livello europeo l’Italia<br />

è capofila per l’efficacia<br />

del contrasto al crimine<br />

farmaceutico e proprio per<br />

questo nel novembre 2021<br />

ha preso forma il progetto<br />

MEDI-THEFT, coordinato<br />

da Aifa e conclusosi a<br />

ottobre <strong>2023</strong>, che si è posto<br />

l’obiettivo di diffondere<br />

le buone pratiche che<br />

caratterizzano il nostro<br />

sistema nazionale al resto<br />

dell’Unione europea.<br />

In particolare, il progetto<br />

puntava ad aumentare<br />

l’efficacia delle indagini, dei<br />

processi di analisi strategica<br />

e della cooperazione<br />

internazionale tra pubblico<br />

e privato, grazie a una<br />

piattaforma dalla triplice<br />

funzione: raccogliere e<br />

analizzare i dati relativi<br />

ai crimini farmaceutici in<br />

un’ottica di prevenzione,<br />

evitare un nuovo accesso nel<br />

mercato dei farmaci rubati<br />

attraverso la creazione<br />

di indicatori tempestivi<br />

di rischio e migliorare la<br />

sinergia internazionale e<br />

tra pubblico e privato. Per<br />

approfondire il passato e il<br />

futuro del progetto MEDI-<br />

THEFT abbiamo avuto il<br />

piacere di porre alcune<br />

domande a Domenico Di<br />

Giorgio, dirigente dell’Ufficio<br />

qualità dei prodotti e<br />

contrasto al crimine<br />

farmaceutico dell’Aifa.<br />

Il furto di farmaci è un<br />

problema di cui non si<br />

sente spesso parlare. Da<br />

“<br />

A livello<br />

europeo l’Italia<br />

è capofila per<br />

l’efficacia<br />

del contrasto<br />

al crimine<br />

farmaceutico e<br />

questo progetto<br />

mira a diffondere<br />

le buone pratiche<br />

al resto dell’UE<br />

dove nasce l’esigenza di un<br />

progetto dedicato al crimine<br />

organizzato nel mondo<br />

farmaceutico?<br />

Aifa si occupa del contrasto<br />

al crimine farmaceutico<br />

da quasi vent’anni, quando<br />

supportò la fondazione<br />

di “Impact”, la task-force<br />

anticontraffazione dell’Oms.<br />

Già allora c’era la chiara<br />

percezione della crescente<br />

incidenza anche sui mercati<br />

europei di fenomeni illegali<br />

di varia natura, come la<br />

falsificazione: la Falsified<br />

medicines directive<br />

pubblicata dalla CE nel<br />

2011, alla cui negoziazione<br />

Aifa ha partecipato<br />

attivamente, testimonia<br />

quanto la sensibilità<br />

delle istituzioni rispetto a<br />

questo tipo di pericoli sia<br />

progressivamente cresciuta.<br />

Le indagini coordinate<br />

da Aifa dal 2014 per la<br />

cosiddetta Operazione<br />

Volcano hanno evidenziato<br />

come il furto e il riciclaggio<br />

di farmaci rappresentino<br />

la principale forma di<br />

falsificazione sul mercato<br />

europeo: i medicinali<br />

vengono sottratti dai<br />

criminali agli ospedali<br />

del nostro e di altri Paesi,<br />

manipolati e conservati in<br />

condizioni inidonee e ripuliti<br />

attraverso fatture che ne<br />

mascherano la provenienza<br />

illegale, generando pericolo<br />

per i pazienti di tutti quei<br />

Paesi dove la filiera è più<br />

permeabile di quella italiana.<br />

Il razionale del progetto<br />

MEDI-THEFT è proprio<br />

l’implementazione in tutti i<br />

Paesi di sistemi di sicurezza<br />

come quelli che proteggono<br />

da anni la rete italiana:<br />

chiudere i canali di vendita<br />

“<br />

Il furto e il<br />

riciclaggio<br />

di farmaci<br />

rappresentano<br />

la principale<br />

forma di<br />

falsificazione<br />

sul mercato<br />

europeo<br />

è la migliore maniera per<br />

scoraggiare i criminali che<br />

si dedicano al furto e al<br />

riciclaggio di farmaci, ma il<br />

meccanismo può funzionare<br />

soltanto se si chiudono<br />

tutti i canali, ovvero se si<br />

riesce a bloccare anche i<br />

mercati esteri con gli stessi<br />

accorgimenti in uso da anni<br />

in Italia.<br />

La sinergia tra tutte le<br />

parti coinvolte risulta<br />

quindi fondamentale. Qual<br />

è il ruolo degli attori della<br />

filiera nel contrasto al<br />

traffico illecito di farmaci?<br />

L’Italia ha implementato in<br />

maniera convinta e rapida gli<br />

strumenti che permettono<br />

una collaborazione<br />

tempestiva e trasparente<br />

tra amministrazioni e<br />

stakeholder privati su questi<br />

temi. La task-force IMPACT<br />

Italia, operativa dal 2006,<br />

formalmente strutturata nel<br />

2007 e infine consolidata<br />

nella task-force nazionale<br />

antifalsificazione col<br />

recepimento della Direttiva<br />

2011/62, si è affiancata ad<br />

altri tavoli tecnici tematici.<br />

Esempi sono quello per<br />

il contrasto ai furti di<br />

farmaci o la conferenza dei<br />

servizi sulla vendita web<br />

illegale, che permettono<br />

una cooperazione<br />

sistematica non solo su<br />

iniziative di formazione e<br />

informazione della rete e<br />

del pubblico, ma anche su<br />

indagini e attività mirate<br />

a bloccare le evoluzioni<br />

criminali che vediamo a<br />

livello internazionale. La<br />

condivisione rapida di segnali<br />

49


e casistiche e il supporto<br />

alle attività che Aifa,<br />

Carabinieri NAS e ministero<br />

della Salute portano avanti<br />

sul tema è garantita da<br />

questi strumenti ormai<br />

consolidati: gli attori<br />

della filiera possono<br />

fare riferimento alle loro<br />

associazioni e ai canali di<br />

comunicazione con Aifa per<br />

poter partecipare in maniera<br />

operativa al contrasto ai<br />

traffici illeciti.<br />

Per quanto riguarda il<br />

ruolo specifico delle realtà<br />

farmaceutiche, quali<br />

strumenti vengono offerti<br />

alle aziende per tutelarsi e<br />

combattere questo genere<br />

di crimine?<br />

In Italia abbiamo già<br />

sistemi di sicurezza che<br />

garantiscono la rete dalle<br />

infiltrazioni. La tracciabilità<br />

del farmaco con sistema<br />

bollino, attivo ormai<br />

da quasi vent’anni, la<br />

presenza di una forza di<br />

polizia specializzata che<br />

è un unicum in Europa,<br />

cioè i Carabinieri NAS, e la<br />

collaborazione consolidata<br />

e operativa tra istituzioni<br />

e stakeholder privati sul<br />

tema sono tutti parte di un<br />

quadro complessivo molto<br />

rassicurante.<br />

Non a caso, i criminali che si<br />

sono dedicati in questi anni<br />

all’infiltrazione di prodotti<br />

illegali hanno utilizzato il<br />

nostro Paese al più come<br />

fonte di prodotti da rubare<br />

per tentare di accedere ad<br />

altri mercati e non come<br />

mercato. Questo proprio<br />

per la solidità della nostra<br />

rete, che è molto poco<br />

permeabile ai tentativi di<br />

immissione in commercio di<br />

“<br />

Se l’azione<br />

di contrasto<br />

non è condotta<br />

in parallelo tra<br />

tutti i Paesi,<br />

si rischia di<br />

ottenere risultati<br />

limitati senza<br />

eradicare il<br />

fenomeno<br />

prodotti non autorizzati.<br />

Il nostro Paese dunque<br />

ha un sistema molto<br />

sviluppato di contrasto<br />

a questo genere di<br />

criminalità. Come si pone a<br />

livello europeo?<br />

L’Italia è il punto di<br />

riferimento, e non solo a<br />

livello europeo. Progetti<br />

come Fakeshare I e II o<br />

MEDI-THEFT, tutti sviluppati<br />

e guidati da Aifa, sono solo<br />

alcuni dei numerosi attestati<br />

del livello di eccellenza<br />

raggiunto dal nostro Paese<br />

nel settore, sia sul fronte<br />

pubblico che su quello<br />

privato.<br />

Parliamo di MEDI-THEFT.<br />

Il progetto volge alla sua<br />

conclusione: quali sono i<br />

risultati più importanti che<br />

avete raggiunto?<br />

L’obiettivo principale del<br />

progetto era il supporto<br />

all’implementazione delle<br />

buone pratiche italiane<br />

negli altri Paesi europei:<br />

come spiegato prima, se<br />

l’azione di contrasto non è<br />

condotta in parallelo tra tutti<br />

i Paesi, il rischio è quello di<br />

ottenere risultati limitati,<br />

che spostano magari i<br />

criminali dall’Italia ad altri<br />

Stati membri, senza però<br />

eradicare il fenomeno.<br />

Il coinvolgimento operativo<br />

e attivo di istituzioni<br />

internazionali come l’EDQM,<br />

che sta lavorando a una<br />

possibile risoluzione sul<br />

tema prendendo le mosse<br />

dal lavoro italiano, e<br />

quello sempre più forte<br />

della rete delle aziende a<br />

livello europeo, sembrano<br />

poter garantire un futuro<br />

significativo al progetto<br />

MEDI-THEFT. L’attenzione<br />

registrata in aree più<br />

esposte, come quelle<br />

“<br />

Mentre noi<br />

sviluppiamo<br />

strumenti di<br />

contrasto, le<br />

organizzazioni<br />

criminali<br />

cercano<br />

simmetricamente<br />

di definire nuove<br />

vie che tutelino<br />

il loro mercato<br />

illegale<br />

balcaniche, dà inoltre<br />

una spinta ulteriore<br />

all’evoluzione dell’iniziativa,<br />

con sviluppi già<br />

programmati che speriamo<br />

di poter consolidare nei<br />

prossimi mesi.<br />

Visto il buon esito di<br />

MEDI-THEFT, quali sono le<br />

tematiche che non avete<br />

avuto modo di approfondire<br />

ma che sarebbe utile<br />

affrontare in futuro?<br />

Il lavoro di implementazione<br />

deve proseguire, perché<br />

ci confrontiamo con una<br />

controparte che si evolve<br />

per cercare di evitare gli<br />

ostacoli che costruiamo.<br />

Come spiegato nella<br />

pubblicazione sulle buone<br />

pratiche, che abbiamo<br />

anche inserito nella<br />

Libreria dello Stato grazie<br />

alla collaborazione col<br />

Poligrafico, il furto di<br />

farmaci è un fenomeno<br />

purtroppo naturale visto<br />

l’alto valore dei prodotti,<br />

la loro conservazione in<br />

strutture poco protette<br />

e l’accessibilità ai<br />

canali di riciclaggio. Di<br />

conseguenza via via che<br />

noi sviluppiamo strumenti,<br />

le organizzazioni criminali<br />

cercano simmetricamente<br />

di definire nuove vie che<br />

tutelino il loro mercato<br />

illegale. Per questo, di là dai<br />

temi che approfondiremo<br />

ulteriormente, è importante<br />

tenere presente che si tratta<br />

di un processo in continua<br />

evoluzione. Ma siamo<br />

certi che il rafforzamento<br />

della collaborazione<br />

internazionale ci permetterà<br />

di costruire ostacoli sempre<br />

più difficili da eludere.<br />

50


IL PUNTO FERMO PER LA TUA EVOLUZIONE<br />

GESTISCI IN MODO EFFICIENTE<br />

OGNI FASE DELLA PRODUZIONE<br />

OMEOPATICA CON PARCEL.<br />

Ottimizza le fasi produttive<br />

Gestisce la qualità<br />

Monitora le conformità<br />

ERP LIMS WMS QMS I 4.0<br />

DISPONIBILE ANCHE IN CLOUD.<br />

Contattaci, valutiamo insieme<br />

una dimostrazione gratuita.<br />

02.6074791<br />

www.pipeline.it/parcel | info@pipeline.it<br />

Da oltre 30 anni, sviluppiamo software per le aziende che vogliono crescere.


LA LOGISTICA<br />

IL SISTEMA LINFATICO DEL PAESE<br />

Monica Torriani<br />

I MOMENTI DI CRISI STRESSANO<br />

LA RESISTENZA DELLE<br />

ORGANIZZAZIONI MA È NELLA<br />

DIFFICOLTÀ CHE EMERGONO LE<br />

CARATTERISTICHE MIGLIORI<br />

La pandemia e una<br />

congiuntura internazionale<br />

che sta esacerbando conflitti<br />

mai sopiti hanno inasprito il<br />

contesto in tutti i settori.<br />

Tuttavia, esistono<br />

comparti industriali che,<br />

inevitabilmente, stanno<br />

sopportando un carico<br />

maggiore di altri e che, per<br />

sopravvivere e crescere,<br />

sono costretti a riorientare la<br />

propria strategia aziendale<br />

esplorando territori inusuali.<br />

La supply chain del farmaco<br />

è fra questi: ne abbiamo<br />

parlato con Monica Mutti,<br />

amministratore delegato di<br />

STM Pharma PRO.<br />

Si tratta di un momento<br />

particolare per la logistica,<br />

fra crisi energetica, crescita<br />

dell’inflazione e necessità<br />

di adeguare la supply<br />

chain a nuovi standard di<br />

sostenibilità. Ma il vostro è<br />

un comparto molto robusto:<br />

su quali punti di forza fate<br />

leva?<br />

Guardi, per prima cosa<br />

ritengo sia opportuno<br />

ricordare che veniamo da una<br />

pandemia: non ne parliamo<br />

più perché fortunatamente<br />

ce la siamo lasciata alle<br />

spalle, ma credo che da<br />

lì sia partita un’ondata di<br />

forte cambiamento. Intanto,<br />

l’emergenza sanitaria ci ha<br />

permesso di riconoscere<br />

che ci sono comparti le cui<br />

complessità non vengono<br />

sempre percepite in modo<br />

chiaro ma che nei momenti<br />

di difficoltà esprimono un<br />

contributo in grado di fare<br />

la differenza: uno di questi<br />

Monica Mutti | Amministratore delegato<br />

di STM Pharma PRO<br />

è la logistica, il sistema<br />

linfatico che ha consentito ai<br />

farmaci, quando tutto il resto<br />

era fermo, di circolare fino<br />

agli scaffali delle farmacie<br />

e negli ospedali e, quindi, di<br />

raggiungere i pazienti. Noi<br />

siamo stati fra le aziende<br />

che hanno lavorato anche<br />

in quel periodo e abbiamo<br />

dovuto mettere in atto una<br />

serie di attività fino ad allora<br />

sconosciute per garantire la<br />

continuità del servizio, non<br />

ultima la riorganizzazione<br />

completa all’interno dei<br />

magazzini. Non ancora<br />

terminata quell’esperienza,<br />

ci siamo trovati a dover<br />

fronteggiare gli effetti di una<br />

guerra che ha provocato<br />

all’interno di tutto il comparto<br />

industriale fortissimi<br />

scossoni: il balzo dei prezzi<br />

delle materie prime e<br />

dell’energia ci ha toccati<br />

52


makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />

da vicino, perché le nostre<br />

sono aziende energivore.<br />

Tutto ciò, in un contesto nel<br />

quale i nostri clienti, ovvero<br />

le aziende mandanti del<br />

farmaco, incontrano pesanti<br />

vincoli nella determinazione<br />

del prezzo del prodotto,<br />

in particolare per quanto<br />

riguarda il farmaco soggetto<br />

a obbligo di prescrizione<br />

e rimborsato dal SSN, e<br />

non possono ribaltare sul<br />

cliente finale gli incrementi<br />

dei costi sostenuti. Inseriti<br />

in questo framework,<br />

abbiamo necessariamente<br />

dovuto trovare dei margini<br />

di efficienza nell’ambito<br />

dei processi interni. E poi,<br />

vede, lo dico spesso alle<br />

mie persone: nei momenti<br />

in cui non è più possibile, a<br />

causa di fattori contingenti,<br />

ripercorrere le stesse<br />

strade emergono percorsi<br />

alternativi che magari erano<br />

lì, davanti ai nostri occhi,<br />

ma che solo la difficoltà ci<br />

permette di vedere. Come<br />

singole aziende abbiamo<br />

fatto ciò che era nelle nostre<br />

possibilità per recuperare<br />

margini di efficienza interna,<br />

ma la chiave del successo<br />

di tutto il comparto è nel<br />

fare sistema, collaborare<br />

in maniera trasparente con<br />

fornitori e clienti nell’ottica di<br />

individuare soluzioni win-win.<br />

Vi sono aspetti<br />

strategici nella supply<br />

chain farmaceutica<br />

per i quali ogni tipo di<br />

adeguamento a requisiti<br />

più stringenti risulta<br />

essere inevitabilmente più<br />

complesso: un esempio è<br />

costituito dalla catena del<br />

freddo, in particolare per<br />

gli operatori che, come<br />

voi, gestiscono anche<br />

la logistica dei farmaci<br />

sperimentali. Come si<br />

stanno riorganizzando le<br />

aziende del settore per<br />

soddisfare i vincoli di<br />

sostenibilità ambientale ma<br />

anche economica?<br />

Il trade off è sempre<br />

complesso. Siamo impegnati<br />

da un lato a fronteggiare<br />

una criticità drammatica<br />

rappresentata dall’aumento<br />

dei costi e dall’altro a<br />

promuovere politiche<br />

green che garantiscano la<br />

sostenibilità ambientale.<br />

Un aspetto, quest’ultimo,<br />

che, non illudiamoci<br />

del contrario, ci impone<br />

investimenti importanti.<br />

La nostra azienda è stata<br />

impegnata quest’anno, e<br />

lo sarà anche nei prossimi,<br />

nella ricerca di soluzioni<br />

sostenibili che, a lungo<br />

termine, consentano a tutto il<br />

sistema anche di risparmiare<br />

risorse economiche. Nel<br />

2022 abbiamo ultimato<br />

il relamping con sistemi<br />

led nei nostri magazzini e<br />

stiamo proseguendo con<br />

l’installazione degli impianti<br />

fotovoltaici. Già in passato,<br />

ancora prima che arrivassi<br />

io, STM aveva intrapreso un<br />

percorso di efficientamento<br />

energetico. Le cito degli<br />

esempi: il nostro magazzino<br />

di Grezzago ospita un<br />

impianto geotermico; quello<br />

di Pozzuoli ha da anni un<br />

impianto fotovoltaico; nella<br />

scelta degli imballaggi<br />

abbiamo sempre prediletto<br />

i materiali di recupero<br />

e, per quanto riguarda i<br />

riempitivi all’interno dei<br />

colli, stiamo utilizzando una<br />

plastica riciclata al 50%.<br />

Siamo comunque sempre<br />

alla ricerca di soluzioni che<br />

ci aiutino a minimizzare<br />

l’impatto ambientale, che<br />

riteniamo essere uno degli<br />

aspetti più delicati e di<br />

responsabilità per tutte le<br />

aziende, non solo nel nostro<br />

comparto.<br />

Essere dotati di sistemi<br />

flessibili è un importante<br />

vantaggio per andare<br />

incontro alle esigenze di un<br />

mercato caratterizzato da<br />

equilibri molto poco stabili:<br />

cosa si intende per logistica<br />

personalizzata?<br />

Come operatore logistico,<br />

negli anni abbiamo subito<br />

grandi cambiamenti. Lei<br />

citava poco fa la normativa,<br />

che nel caso del settore<br />

farmaceutico sappiamo<br />

essere storicamente molto<br />

stringente e che, negli ultimi<br />

anni, si è ulteriormente<br />

evoluta. Basti pensare alla<br />

normativa sulle Gdp, non<br />

ancora recepita in Italia ma<br />

che dal 2013 rappresenta per<br />

noi un punto di riferimento:<br />

lavorando con aziende<br />

che hanno sedi all’estero,<br />

abbiamo infatti comunque<br />

dovuto adeguare i nostri<br />

sistemi qualità e le nostre<br />

procedure interne. Più in<br />

generale, la capacità di<br />

andare incontro alle esigenze<br />

del cliente, anche in termini<br />

di nuovi servizi offerti, fa<br />

la differenza. Il mercato<br />

cambia molto rapidamente.<br />

Pensiamo all’e-commerce<br />

che, per gli standard<br />

offerti, pur impattando solo<br />

indirettamente sul farmaco,<br />

ha alzato significativamente<br />

le aspettative del cliente<br />

finale. Oggi noi ci proponiamo<br />

alle aziende con una gamma<br />

di servizi che 10-15 anni fa<br />

non erano inclusi nella nostra<br />

service offering e che sono<br />

ora diventati una necessità:<br />

far fronte alle richieste dei<br />

clienti con la costruzione<br />

di un servizio tailor made<br />

costituisce la nostra value<br />

proposition. Rispetto ad<br />

altre aziende del settore, di<br />

dimensioni molto più grandi<br />

della nostra, non possiamo<br />

contare tanto sull’economia<br />

di scala ma cerchiamo<br />

di essere vincenti nella<br />

competizione offrendo un<br />

servizio ad alto valore e che<br />

contempli attività a valore<br />

aggiunto che intercettino i<br />

loro bisogni.<br />

Lei ha una solida esperienza<br />

nel campo della logistica:<br />

è amministratore delegato<br />

di STM Pharma PRO ma è<br />

anche stata vice presidente<br />

di Assoram: come vede la<br />

presenza femminile nel top<br />

management del settore?<br />

Faticosa. Io parlo da un<br />

podio privilegiato: la<br />

nostra azienda ha due<br />

amministratori delegati a<br />

capo delle due business<br />

unit (IMP e Logistica), e sono<br />

in entrambi casi donna.<br />

Noi rappresentiamo una<br />

voce fuori dal coro rispetto<br />

a tante altre aziende del<br />

settore. Peraltro, l’operation<br />

manager della BU Logistica<br />

è anch’esso una donna. La<br />

nostra azienda ha pertanto<br />

una componente femminile<br />

molto rappresentata e<br />

che riesce ad esprimere<br />

un’impronta ben recepibile<br />

dall’esterno. In generale,<br />

però, nel nostro mondo è<br />

raro vedere una donna in<br />

posizione apicale, soprattutto<br />

se sceglie di non rinunciare<br />

a essere mamma e se non<br />

è più supportata dal punto<br />

di vista familiare. Purtroppo,<br />

il nostro Paese non offre<br />

grande sostegno in termini<br />

di welfare. Basti pensare al<br />

numero di posti disponibili<br />

negli asili nido, sempre<br />

molto inferiore rispetto alle<br />

richieste.<br />

53


Sostenibilità nella supply<br />

chain farmaceutica<br />

Il 71% delle emissioni del comparto sanitario deriva<br />

dalla catena di approvvigionamento ma negli ultimi<br />

anni normative più stringenti e pressione sociale<br />

hanno indotto le aziende a moltiplicare il loro<br />

impegno per la sostenibilità<br />

Avv. Mila De Iure<br />

Direttore generale ASSORAM<br />

Il 22 febbraio 2022, con la<br />

pubblicazione in Gazzetta Ufficiale<br />

della Legge Costituzionale n. 1 del<br />

2022, l’Italia inserisce nei principi<br />

fondamentali della carta costituzionale<br />

all’art. 9 “la tutela dell’ambiente, della<br />

biodiversità e degli ecosistemi, anche<br />

nell’interesse delle future generazioni”.<br />

Si fa ancora di più: al titolo III, sui<br />

rapporti economici, un nuovo art. 41<br />

precisa che l’iniziativa economica<br />

privata “non può tuttavia svolgersi<br />

in contrasto con l’utilità sociale o in<br />

modo da recare danno alla salute,<br />

all’ambiente, alla sicurezza, alla<br />

libertà, alla dignità umana”.<br />

Non si può fare impresa recando<br />

danno alla salute e all’ambiente: lo<br />

dice il testo normativo più importante<br />

che esista nel nostro Paese,<br />

l’architrave della Repubblica, la base<br />

su cui poggiano tutte le altre norme.<br />

Le epidemie e l’insorgere di nuovi<br />

malanni legati ai cambiamenti<br />

climatici ci dimostrano che la salute<br />

dei cittadini è strettamente legata a<br />

quella del Pianeta.<br />

La rinnovata sensibilità su questo<br />

fronte è evidenziata anche dal<br />

Rapporto Nazionale 2022 OsMed<br />

“L’uso dei Farmaci in Italia” che per la<br />

prima volta quest’anno ha introdotto<br />

una nuova sezione dedicata all’analisi<br />

del potenziale impatto ambientale<br />

di una serie di principi attivi ad alto<br />

utilizzo o ad alto rischio di tossicità<br />

ambientale, con l’obiettivo principale<br />

di fornire una panoramica informativa<br />

e sensibilizzare il pubblico, inclusi gli<br />

operatori sanitari, sulla problematica<br />

emergente dell’impatto che i farmaci<br />

hanno sull’ambiente.<br />

A partire dal 2006, l’Agenzia europea<br />

per i medicinali ha introdotto<br />

l’obbligo per le case farmaceutiche<br />

di presentare una valutazione del<br />

rischio ambientale durante il processo<br />

di autorizzazione all’immissione in<br />

commercio di un farmaco. Questa<br />

valutazione, che fa parte del Rapporto<br />

54


makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />

pubblico europeo di valutazione di<br />

ciascun farmaco, dovrebbe fornire<br />

informazioni sulla tossicità del<br />

principio attivo per gli organismi<br />

acquatici, nonché informazioni sul<br />

rischio atteso in base ai consumi<br />

previsti. Inoltre, nel 2008 la<br />

Commissione europea ha istituito un<br />

sistema di monitoraggio obbligatorio<br />

delle acque superficiali per le<br />

sostanze chimiche potenzialmente<br />

dannose per l’ambiente denominato<br />

Watch List. Questa campagna di<br />

monitoraggio è stata avviata nel 2015<br />

e l’elenco delle sostanze incluse viene<br />

periodicamente rivisto ogni due o tre<br />

anni. Tra le sostanze monitorate, sono<br />

inclusi anche alcuni farmaci a uso<br />

umano.<br />

Rischio ambientale per alcuni farmaci a<br />

maggior consumo in Italia (2022)<br />

Ibuprofene<br />

Diclofenac<br />

Ketoprofene<br />

Acido Acetilsalicilico<br />

Olmesartan<br />

Ramipril<br />

Il colore rappresenta la categoria di rischio: rosso quando alto (rapporto PEC/PNEC>10), arancione<br />

quando moderato (rapporto PEC/PNEC>1), verde quando basso (rapporto PEC/PNEC≤1)<br />

55


56<br />

SOSTENIBILITÀ<br />

DI FILIERA<br />

La supply chain farmaceutica cosa<br />

sta facendo, visto che il primo<br />

comandamento per le imprese è<br />

diventato proprio quello di non recare<br />

danno alla salute, all’ambiente, alla<br />

sicurezza, alla libertà, alla dignità<br />

umana? Come stanno promuovendo<br />

responsabilità sociale, attenzione<br />

all’ambiente, governance di processo<br />

(ESG)?<br />

Il settore sanitario è responsabile del<br />

4,4% delle emissioni globali, stando a<br />

un’analisi del 2019 dei collettivi Arup<br />

e HCHW - Health care without harm.<br />

Il comparto europeo è tra i tre più<br />

inquinanti del mondo, dopo Stati Uniti<br />

e Cina.<br />

Questa filiera, che ha il nobile<br />

obiettivo di tutelare e migliorare il<br />

benessere dei cittadini, non poteva<br />

rimanere immobile dinnanzi alla<br />

constatazione di essere tra i comparti<br />

più inquinanti a livello globale. Infatti<br />

negli ultimi anni, complici anche una<br />

normativa via via più stringente e una<br />

nuova sensibilità sociale, l’impegno<br />

delle aziende in questa direzione è<br />

notevolmente cresciuto.<br />

ASSORAM, associazione nazionale che<br />

rappresenta la distribuzione primaria<br />

di prodotti della salute, da anni è<br />

impegnata nella sensibilizzazione<br />

degli operatori associati sulle<br />

tematiche ESG osservando player<br />

che sono molto avanti in termini<br />

ambientali, sociali e di governance ma<br />

al contempo una filiera che nel suo<br />

complesso mostra ancora sacche di<br />

inefficienza che rischiano di inficiare<br />

il risultato complessivo. Nonostante<br />

quindi il dibattito sia sempre più attivo<br />

e la normativa sempre più stringente,<br />

emerge un disorientamento<br />

soprattutto delle Pmi nel trovare<br />

ricette virtuose ed economicamente<br />

sostenibili. Tra i problemi rilevanti,<br />

anche la carenza di risorse già<br />

formate sul tema che scoraggiano<br />

dall’intraprendere questo percorso.<br />

Occorre considerare questi temi come<br />

di filiera e non di singolo comparto,<br />

rafforzare la strategia d’insieme,<br />

possibilmente con regole condivise:<br />

una supply chain più sostenibile deve<br />

essere progettata insieme, tra aziende<br />

che se ne servono e aziende che la<br />

erogano.<br />

RIDUZIONE<br />

DEI RIFIUTI<br />

Il logistico è per definizione attento<br />

alla riduzione degli sprechi ma<br />

nel nostro settore tutto questo<br />

deve dialogare con temi legati a<br />

una regolamentazione stringente<br />

a tutela della sicurezza dei<br />

prodotti farmaceutici, cosmetici,<br />

medical device, integratori stoccati<br />

e trasportati. Ogni categoria<br />

merceologica ha le sue specificità e<br />

l’interesse prevalente alla tutela della<br />

salute pubblica non ammette alcuna<br />

attività di saving che possa mettere<br />

a rischio la sicurezza dei prodotti<br />

health. In tal senso, in una logica di<br />

filiera collaborativa, va intensificata<br />

la gestione del rischio condivisa tra<br />

mandanti e operatori logistici per<br />

effettuare tutte le ottimizzazioni<br />

consentite dalla normativa di settore.<br />

L’Organizzazione mondiale della<br />

sanità stima che su scala globale il<br />

settore sanitario produca 300 milioni<br />

di tonnellate di rifiuti di plastica.<br />

Ed è proprio sulla riduzione dei rifiuti,<br />

in particolare della plastica degli<br />

imballaggi, che si sta concentrando<br />

l’attenzione dei committenti. Come<br />

evidenzia l’Osservatorio Contract<br />

Logistics del Politecnico di Milano<br />

in un approfondimento sulla green<br />

logistics, i committenti si stanno<br />

concentrando maggiormente su<br />

progetti di revisione del network e<br />

sull’adozione di soluzioni di packaging<br />

più sostenibili.<br />

Per il packaging sono principalmente<br />

tre gli approcci più diffusi: packaging<br />

realizzati con materiali riciclati,<br />

packaging bio-based realizzati con<br />

bioplastiche, packaging cosiddetti<br />

“Closed-Loop” (rigenerati attraverso<br />

il riciclo e il riutilizzo di materiale<br />

di scarto del packaging precedente,<br />

per creare una nuova versione dello<br />

stesso prodotto, di qualità pari al<br />

corrispettivo vergine e utilizzabile<br />

per la stessa finalità). Le criticità<br />

da risolvere non riguardano solo<br />

la sostenibilità economica di<br />

questi prodotti, ma, nel caso dei<br />

farmaci, la loro compliance a una<br />

normativa stringente e la garanzia di<br />

elevatissimi livelli di protezione.<br />

Le attenzioni dei committenti sono<br />

focalizzate anche sulle attività di<br />

revisione del network perché queste<br />

hanno un impatto notevole sui bilanci<br />

di sostenibilità delle imprese.<br />

Infatti, secondo il già citato report di<br />

HCWH, il 71% delle emissioni globali<br />

del comparto sanitario deriva dalla<br />

catena di approvvigionamento. È la<br />

tipologia di inquinamento che rientra<br />

nello Scope 3 e riguarda tutte le<br />

emissioni indirette provenienti dalla<br />

catena del valore di un’azienda.<br />

LE EMISSIONI<br />

INDIRETTE<br />

Il GHG Protocol corporate standard<br />

classifica l’impatto ambientale<br />

in: Scope 1, Scope 2, Scope 3. Lo<br />

Scope 1 comprende le emissioni<br />

dirette derivanti da fonti controllate<br />

o di proprietà, mentre lo Scope 2<br />

comprende le emissioni indirette<br />

derivanti dalla generazione di<br />

elettricità, vapore, riscaldamento<br />

e raffreddamento acquistati e<br />

consumati dall’azienda oggetto di<br />

analisi.<br />

Lo Scope 3, invece, racchiude tutte<br />

quelle emissioni indirette generate<br />

da fonti che non sono sotto il diretto<br />

controllo aziendale. Tra le categorie<br />

da prendere in considerazione per


makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />

misurare correttamente le emissioni<br />

legate allo Scope 3 troviamo: il<br />

trasporto e la distribuzione dei<br />

prodotti dell’azienda oggetto di<br />

indagine, incluso lo stoccaggio in<br />

veicoli e strutture non di proprietà o<br />

controllate dall’azienda, ma anche il<br />

trasporto e la distribuzione di prodotti<br />

e servizi acquistati dall’azienda, il<br />

trattamento dei rifiuti generati e la<br />

movimentazione dei dipendenti.<br />

Risulta evidente quanto sia complessa<br />

la valutazione di questa categoria di<br />

emissioni. Ciononostante le aziende<br />

non possono più permettersi di<br />

escluderle o di ignorarle. Non è più<br />

sufficiente considerare solo le attività<br />

sotto il proprio controllo diretto:<br />

affrontare l’impatto ambientale della<br />

propria supply chain è indispensabile<br />

per una transizione concreta verso<br />

l’obiettivo net-zero.<br />

La rinnovata sensibilità su questi<br />

temi e la normativa gradualmente<br />

più stringente obbligheranno i<br />

produttori di farmaci e altri prodotti<br />

della salute a scegliere i propri<br />

partner commerciali anche in base<br />

alla loro carbon footprint. Quindi,<br />

nei prossimi anni, la sostenibilità<br />

diventerà un driver di mercato<br />

importantissimo per le aziende della<br />

logistica, che dovranno trovare un<br />

nuovo equilibrio tra remunerazione<br />

e sostenibilità economica dei servizi<br />

offerti, digitalizzazione, compliance<br />

normativa ai crescenti obblighi<br />

europei e sicurezza dei prodotti.<br />

Sostenibilità sociale e di governance<br />

Anche se l’acronimo ESG compirà vent’anni nel 2024, ancora troppo spesso quando si parla di sostenibilità ci si<br />

riferisce solo a quella ambientale. Il modello ESG, infatti, prende in considerazione anche l’analisi dell’impatto<br />

sociale dell’impresa e della governance aziendale.<br />

La nostra società è di fronte a una sfida sociale che riflette decenni di disuguaglianze. Questa sfida si ripercuote<br />

anche nel mondo del lavoro, dove si sente parlare sempre più di diversità, equità e inclusione (D&I) come di<br />

un importante opportunità per le aziende. I luoghi di lavoro più diversificati e inclusivi dimostrano un impegno<br />

maggiore dei dipendenti, più elevati livelli di innovazione, migliori tassi di fidelizzazione e maggiori profitti.<br />

Le aziende che stanno sposando principi di diversità e inclusione permettono e favoriscono la nascita di diverse<br />

realtà. Una di queste è rappresentata dai gruppi ERG (Employee resource group): si tratta di gruppi di risorse per<br />

dipendenti che uniscono persone accomunate dallo stesso interesse. Non si limitano a promuovere un ambiente<br />

inclusivo, ma organizzano anche attività di mentoring, networking e sviluppo professionale.<br />

Da una analisi dei bilanci di sostenibilità volontari di aziende operanti nella filiera health italiana, non sono pochi i<br />

casi di gruppi ERG, principalmente sui seguenti temi: LGBTQ+, Women Leaders, minoranze etniche, disabilità. A<br />

queste iniziative vengono spesso affiancate formazioni sui temi proposti dai gruppi per favorire un clima di lavoro<br />

sereno e inclusivo, donazioni a favore di associazioni impegnate sui temi approfonditi dai gruppi, giornate di<br />

sensibilizzazione rivolte ad altri operatori della filiera.<br />

Quello che non verrà fatto con le modalità scelte dalle singole aziende, verrà imposto dalla legge e dal mercato.<br />

L’Unione europea ha approvato nel novembre del 2022 la Corporate sustainability reporting directive che prescrive<br />

l’inserimento in bilancio degli impegni ESG. La direttiva entra in vigore quest’anno per i bilanci che verranno<br />

presentati nel 2024 per le aziende di maggiori dimensioni. Certo, questo vale solo per l’Ue ma riguarderà nel giro di<br />

tre anni circa 50mila imprese. E se si decidesse di delocalizzare una produzione inquinante altrove? Sarà difficile fare<br />

i furbi perché in sostanza bisognerà certificare la filiera in cui si è inseriti con oneri di tracciabilità e documentabilità.<br />

Bisognerà certificare dove quella merce è stata prodotta, da chi, come e con quali passaggi<br />

è stata trasportata in Europa. Un obbligo oneroso che potrebbe, incrementando i<br />

costi dai Paesi low cost, facilitare lo sviluppo in loco delle produzioni, favorendo<br />

almeno un certo reshoring.<br />

Responsabilità sociale, sostenibilità, formazione del personale, sicurezza<br />

e legalità sono temi cruciali, su cui si giocherà non solo la credibilità,<br />

ma anche la competitività e l’attrattività delle aziende della nostra<br />

filiera.<br />

Il percorso ESG non sarà facile da realizzare ma indietro non si torna.<br />

57


BISOGNA AVERE CORAGGIO<br />

Caterina Lucchini<br />

Big data, AI, ESG stanno<br />

imponendo una rivoluzione<br />

ma per sfruttarne il vantaggio<br />

competitivo servono scelte radicali<br />

La supply chain del<br />

mondo farmaceutico<br />

sta affrontando molte<br />

trasformazioni legate<br />

all’innovazione tecnologica.<br />

In che modo questa<br />

evoluzione sta impattando<br />

sui professionisti che ci<br />

lavorano? Ne abbiamo<br />

discusso insieme a<br />

Gianluca Raisoni, partner<br />

Healthcare practice presso<br />

Spencer Stuart.<br />

La logistica farmaceutica<br />

è in grande espansione<br />

(secondo il Grand review<br />

search a un ritmo annuale<br />

del 3,5% fino al 2025):<br />

quali sono le principali<br />

innovazioni che ne guidano<br />

il cambiamento?<br />

La prima cosa che<br />

58


makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />

dobbiamo tenere a mente<br />

è che quello che stiamo<br />

osservando non è un mondo<br />

in evoluzione, ma un mondo<br />

che si sta letteralmente<br />

stravolgendo. Siamo infatti<br />

in un momento di svolta<br />

particolarmente importante<br />

per tanti settori, compreso<br />

quello della supply chain.<br />

Big data, intelligenza<br />

artificiale, digitalizzazione,<br />

etica e sostenibilità (ovvero<br />

le ESG - environmental,<br />

social, and corporate<br />

governance, Ndr) sono le<br />

parole chiave intorno alle<br />

quali sta ruotando questa<br />

rivoluzione.<br />

La logistica del prossimo<br />

futuro sarà governata da<br />

pilastri totalmente diversi,<br />

basati ad esempio sul<br />

digital manufacturing:<br />

come ci si prepara a<br />

questo cambiamento?<br />

CHIEF DIGITAL OFFICER (CDO)<br />

È il manager dedicato alla data strategy aziendale.<br />

Il CDO si occupa della trasformazione digitale e della strategia digitale<br />

aziendale. È responsabile nel guidare l’innovazione digitale e nello<br />

sviluppo di nuove strategie per sfruttare al meglio le opportunità offerte<br />

dalla tecnologia e dai canali digitali. Il CDO gioca un ruolo chiave per<br />

aiutare l’organizzazione ad adattarsi ai cambiamenti tecnologici e digitali<br />

adottando nuovi processi, modelli di business e strategie di marketing<br />

basati sul digitale.<br />

Ha il compito di identificare le opportunità di miglioramento attraverso<br />

l’utilizzo delle tecnologie digitali, di sviluppare e implementare soluzioni<br />

innovative per soddisfare le esigenze dei clienti e di aiutare l’azienda a<br />

rimanere competitiva sul mercato.<br />

Le responsabilità del CDO possono variare in base all’azienda, ma<br />

solitamente includono:<br />

definizione di una visione digitale aziendale<br />

gestione di partnership strategiche con fornitori di tecnologia<br />

supervisione dello sviluppo e implementazione di iniziative digitali<br />

analisi e la valutazione delle performance digitali<br />

Quello che primariamente<br />

deve cambiare è la<br />

“<br />

Non è in<br />

corso<br />

un’evoluzione,<br />

ma un vero<br />

e proprio<br />

stravolgimento<br />

della logistica del<br />

farmaco<br />

percezione delle risorse<br />

che abbiamo a disposizione.<br />

I nuovi ambiti che abbiamo<br />

citato prima creano valore,<br />

vantaggio competitivo, ma<br />

bisogna crederci. Solo le<br />

aziende che realmente<br />

saranno in grado di<br />

abbracciare i cambi di<br />

paradigma creati dalla<br />

tecnologia e affronteranno<br />

realmente i processi<br />

collegati alla sostenibilità<br />

avranno una maggiore<br />

capacità economica e un<br />

vantaggio competitivo. La<br />

partita che si gioca oggi<br />

avrà ripercussioni per i<br />

prossimi dieci o quindici<br />

anni e per giocarla al<br />

meglio credo la parola<br />

d’ordine sia: coraggio.<br />

Bisogna infatti, a mio<br />

avviso, avere il coraggio<br />

di sofisticarsi, avere il<br />

coraggio di anticipare i<br />

tempi per guadagnare<br />

vantaggio competitivo,<br />

avere il coraggio di<br />

assumere nuove figure<br />

professionali, avere il<br />

coraggio di investire in<br />

corsi di formazione.<br />

In altre parole, sapere<br />

essere distruptive,<br />

visionari, veloci e<br />

trasversali, credendo nel<br />

valore dell’investimento<br />

in ambito digital ed<br />

ESG come volàno per lo<br />

stravolgimento al quale<br />

stiamo assistendo.<br />

Intorno alla supply chain<br />

del farmaco ruotano molte<br />

figure professionali.<br />

Secondo lei, quali saranno<br />

nel corso dei prossimi anni<br />

le posizioni “a rischio”,<br />

quali resteranno stabili<br />

e quali saranno “nuove”<br />

rispetto al contesto?<br />

Io non credo che ci sarà<br />

un problema di perdita di<br />

posti di lavoro. Certamente<br />

ci sarà un’evoluzione,<br />

un cambiamento e<br />

una sofisticazione dei<br />

processi e di conseguenza<br />

un adattamento delle<br />

professionalità. Dal mio<br />

punto di vista alcune delle<br />

59


includono i Chief<br />

digital officer, i Chief<br />

transformation officer, i<br />

PMO di tutte le attività e<br />

tutte le professionalità<br />

a valle di queste figure<br />

apicali). Se nel proprio<br />

settore specifico queste<br />

figure mancano, si deve<br />

avere il coraggio di andare<br />

a cercarle altrove: in<br />

Amazon, Google, Microsoft<br />

ad esempio. Non è infatti<br />

detto che sia un limite<br />

non conoscere il mondo<br />

della logistica del farmaco,<br />

mentre quello che conta è<br />

avere le competenze per<br />

poter ridisegnare i processi<br />

secondo paradigmi mai<br />

sperimentati prima. Io<br />

credo che su queste figure<br />

l’azienda dovrebbe essere<br />

disposta a investire senza<br />

remore; lo stipendio non<br />

deve essere un ostacolo al<br />

processo di trasformazione<br />

evolutiva: per creare<br />

vantaggio occorre creare<br />

una squadra di valore.<br />

“ “<br />

Bisogna<br />

Le figure<br />

avere il coraggio<br />

centrali per il<br />

di stravolgere<br />

cambiamento<br />

i processi<br />

interni cercando<br />

professionalità<br />

ad hoc<br />

figure professionali che<br />

potrebbero stravolgere i<br />

processi nella logistica<br />

I corsi di formazione<br />

possono essere utili per<br />

aumentare le competenze<br />

del personale già<br />

impiegato nella supply<br />

chain?<br />

Certamente. Non ho<br />

competenze specifiche<br />

per segnalare un corso<br />

piuttosto che un altro<br />

ma resto convinto che la<br />

possono essere<br />

ricercate anche<br />

al di fuori del<br />

proprio settore<br />

formazione sia alla base<br />

di qualunque evoluzione<br />

professionale: formazione<br />

e cultura creano valore,<br />

senza dubbio; l’importante<br />

è orientare la formazione<br />

nella direzione corretta.<br />

CHIEF TRANSFORMATION<br />

OFFICER (CTO)<br />

È la figura che guida l’azienda attraverso un processo di<br />

trasformazione.<br />

Il ruolo del CTO è quello di guidare l’azienda attraverso un<br />

processo di trasformazione che consideri la complessità attuale<br />

nel perseguire gli obiettivi strategici a lungo termine. Questa figura<br />

ha la responsabilità di definire la visione, gli obiettivi e le strategie<br />

di trasformazione dell’azienda, nonché di gestire e coordinare<br />

le iniziative di trasformazione. Questa trasformazione oggi deve<br />

considerare l’intera dimensione organizzativa coinvolgendo<br />

molteplici aree funzionali dell’azienda tra cui IT, finanza, risorse<br />

umane e operazioni, per garantire che la trasformazione sia<br />

allineata con gli obiettivi dell’azienda e che sia implementata in<br />

modo coeso ed efficace.<br />

Il CTO e il relativo team devono quindi essere in grado di disegnare<br />

e trasferire in modo chiaro i programmi di trasformazione,<br />

coinvolgendo le persone nei cambiamenti per garantirne<br />

un’adozione diffusa del processo trasformativo.<br />

Un ultimo consiglio?<br />

Mi piacerebbe concludere<br />

citando quello che a mio<br />

avviso è uno dei libri di<br />

riferimento del mondo della<br />

crescita personale: “Le 7<br />

regole per avere successo”<br />

di Stephen Covey. In<br />

particolare, vorrei ricordare<br />

il settimo punto toccato<br />

dall’autore, ovvero “affila<br />

la lama”. Questa metafora<br />

è di grande impatto<br />

perché ci ricorda quanto<br />

sia importante rinnovarsi<br />

costantemente per restare<br />

mentalmente ricettivi,<br />

proprio come un coltello<br />

che per tagliare al meglio<br />

deve essere affilato con<br />

continuità.<br />

60


La riforma dei<br />

regolamenti<br />

europei sui farmaci.<br />

Rivoluzione in arrivo?<br />

LE 3.600 PAGINE DI PROPOSTA DELLA COMMISSIONE EUROPEA PROMETTONO DI<br />

STRAVOLGERE L’IMPIANTO NORMATIVO ESISTENTE MA MOLTI EMENDAMENTI<br />

SONO ALL’ORIZZONTE<br />

Alberto Bobadilla<br />

62


makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />

L’innovazione non è solo scientifica,<br />

ma è anche legata al contesto<br />

normativo che, in Europa, sta vivendo<br />

una stagione di grandi cambiamenti.<br />

E della nuova legislazione europea<br />

del farmaco, ancora in fase di<br />

elaborazione e confronto, ha parlato<br />

Vincenzo Salvatore, avvocato e<br />

professore all’Università dell’Insubria,<br />

al convegno “Innovazione nel<br />

manufacturing farmaceutico italiano”<br />

organizzato da Afi e Ispe Italy e<br />

svoltosi in ottobre a Milano.<br />

«Per promuovere l ‘innovazione<br />

occorre rendere un sistema attrattivo<br />

e per rendere un sistema attrattivo<br />

la disciplina del sistema deve essere<br />

efficiente». Così ha esordito l’esperto;<br />

ma a livello normativo l’Unione<br />

europea ha codificato le disposizioni<br />

che regolano la valutazione e la<br />

commercializzazione dei farmaci con<br />

un sistema di norme che risalgono a<br />

oltre 20 anni fa. Il mondo è cambiato<br />

e nonostante ci siano stati degli<br />

aggiornamenti, l’architettura che<br />

regola il codice del farmaco è ormai<br />

obsoleta.<br />

Era difficile andare a ritoccare questo<br />

complesso di norme che nel tempo<br />

si era stratificato ma la Commissione<br />

europea se ne è incaricata e ha<br />

elaborato un robusto pacchetto di<br />

proposte: 3.600 pagine che promettono<br />

di stravolgere l’impianto normativo<br />

esistente.<br />

Il documento è stato presentato il<br />

26 aprile di quest’anno e punta a<br />

riformare la Direttiva del 2001 e<br />

il Regolamento del 2004: la prima<br />

riguarda prevalentemente le<br />

procedure nazionali, il secondo le<br />

competenze dell’Agenzia europea per i<br />

medicinali (Ema). Il documento è stato<br />

accompagnato da una comunicazione<br />

che sottolinea la necessità di<br />

promuovere la ricerca per combattere<br />

la resistenza antimicrobica,<br />

riconoscendo che la vera minaccia<br />

sanitaria globale è oggi costituita da<br />

un’eventuale pandemia batterica, in<br />

un contesto in cui ormai la maggior<br />

parte della popolazione europea<br />

fatica ad avere strumenti che possano<br />

combattere adeguatamente queste<br />

infezioni.<br />

DISPONIBILITÀ,<br />

ACCESSIBILITÀ,<br />

SOSTENIBILITÀ<br />

I driver del documento sono le<br />

cosiddette tre A, che rappresentano<br />

gli obiettivi da perseguire: availability,<br />

accessibility e affordability. I farmaci<br />

dovrebbero essere disponibili e la<br />

loro commercializzazione dovrebbe<br />

estendersi a tutti gli Stati membri,<br />

mentre spesso le aziende operano<br />

secondo strategie settoriali. C’è poi un<br />

problema di potenziali carenze, che<br />

è diventato particolarmente evidente<br />

proprio in questi ultimi mesi. La<br />

affordability fa invece riferimento ai<br />

costi, che sono sempre più elevati: i<br />

farmaci ottenuti da sintesi chimiche<br />

appaiono destinati a lasciare<br />

sempre più il passo a una medicina<br />

personalizzata e alle terapie avanzate,<br />

che però costano molto di più e<br />

richiedono investimenti.<br />

Come si possono perseguire<br />

di questi obiettivi? «Sembra<br />

necessaria – afferma Salvatore – una<br />

semplificazione del sistema che, però,<br />

può avvenire solo fino a un certo punto,<br />

perché, a differenza di quanto accade<br />

negli Stati Uniti, in Europa non c’è<br />

un’agenzia federale che fa tutto, ma le<br />

autorità regolatorie nazionali restano<br />

competenti per negoziare il prezzo del<br />

rimborso, per le procedure decentrate<br />

o di mutuo di riconoscimento. Abbiamo<br />

insomma un sistema a rete, che per<br />

sua natura è più complesso: per<br />

esempio, a livello europeo non ci si<br />

occupa di prezzi di rimborso, ma si fa<br />

una valutazione meramente scientifica<br />

dei farmaci».<br />

Altri aspetti chiave della riforma<br />

comprendono: l’aumento della<br />

disponibilità dei farmaci pediatrici,<br />

l’accento sulla partecipazione dei<br />

pazienti nei processi di valutazione dei<br />

farmaci, la facilitazione dell’accesso<br />

alle informazioni e alla condivisione<br />

delle conoscenze, l’attenzione<br />

crescente all’impatto ambientale<br />

dei farmaci. Si tratta di temi di forte<br />

caratterizzazione etica, verso i quali la<br />

sensibilità è indubbiamente cresciuta<br />

negli ultimi vent’anni e su cui le<br />

norme attualmente vigenti appaiono<br />

inadeguate.<br />

Per limitarci all’impatto ambientale,<br />

ricordiamo che fino ad oggi<br />

l’Environment risk assessment (Era)<br />

è stato prevalentemente applicato ai<br />

farmaci veterinari, per affrontare il<br />

rischio che le deiezioni contaminino<br />

le falde acquifere. Ma oggi il tema<br />

riguarda sempre di più anche i<br />

farmaci di uso umano ed è anche<br />

legato allo smaltimento. Se la riforma<br />

verrà approvata, l’impegno diventerà<br />

gravoso, perché l’Era sarà obbligatorio<br />

e dovrà essere portato a corredo del<br />

dossier.<br />

COMPETITIVITÀ<br />

Nell’Unione europea, la competitività è<br />

limitata: per fare una sperimentazione<br />

clinica bisogna andare a bussare<br />

alle porte di 27 autorità nazionali<br />

competenti e chiedere il parere di<br />

diversi comitati etici. Per migliorarla,<br />

la Commissione propone di<br />

abbandonare l’approccio che stabilisce<br />

un complesso di norme valido per<br />

tutti, tenendo invece conto delle<br />

diverse specificità, incentivando<br />

i comportamenti più virtuosi, per<br />

esempio con una estensione della<br />

tutela dell’esclusiva di mercato.<br />

Vengono poi introdotte delle modifiche<br />

legate a lezioni apprese negli ultimi<br />

anni: durante la pandemia di Covid-19,<br />

le agenzie regolatorie di Stati Uniti e<br />

Gran Bretagna hanno reso disponibile<br />

il vaccino prima che in Europa<br />

perché avevano un meccanismo che<br />

63


consentiva di rilasciare autorizzazioni<br />

all’immissione in commercio<br />

attraverso una procedura accelerata<br />

in situazioni di emergenza sanitaria.<br />

Ora la proposta di riforma introduce<br />

la Tema, o Temporary emergence<br />

marketing authorization che introduce<br />

appunto la possibilità, in situazione<br />

di emergenza sanitaria dichiarata,<br />

di rilasciare un’autorizzazione<br />

temporanea per l’uso emergenziale<br />

di un prodotto al fine di trattare una<br />

patologia che non trova soluzioni<br />

terapeutiche alternative disponibili sul<br />

mercato.<br />

SEMPLIFICAZIONE<br />

Vengono anche contratti i tempi<br />

accordati alla Commissione, dopo che<br />

è stato espresso un parere positivo<br />

sull’approvazione di un farmaco: oggi<br />

sono 67 giorni e si propone di ridurli a<br />

46. Questi giorni servono a tradurre il<br />

documento in tutte le lingue ufficiali,<br />

ma soprattutto a mandare la bozza<br />

delle decisioni a tutti gli Stati membri,<br />

perché possano fare rilievi o richiedere<br />

un’eventuale convocazione dello<br />

standing committee.<br />

Un’altra novità prevista dalla<br />

Commissione è costituita dalle<br />

sandbox, uno strumento che consente<br />

alle autorità regolatorie di elaborare<br />

una sorta di clausola in bianco:<br />

laddove ci sono delle esigenze<br />

specifiche che non trovano riscontro<br />

o adeguata considerazione da parte<br />

della normativa esistente, si dà la<br />

possibilità di adottare un sistema<br />

regolatorio dedicato a quel particolare<br />

tema, giustificandolo con la specificità<br />

del prodotto. «È rischiosissimo – dice<br />

Salvatore – ed è una di quelle proposte<br />

di cui il Parlamento ha già proposto<br />

l’abolizione».<br />

Altrettanto controversa è la proposta<br />

dell’istituzione di un sistema di<br />

voucher per incentivare la ricerca<br />

Ci sono poi proposte tese a<br />

semplificare il meccanismo di<br />

valutazione e approvazione del<br />

farmaco intervenendo direttamente<br />

sull’organizzazione dell’Ema.<br />

Innanzitutto vengono compressi i<br />

tempi di valutazione, portandoli da<br />

210 a 180 giorni. In secondo luogo,<br />

viene eliminata una serie di comitati<br />

scientifici: oggi Ema ne ha sette e per<br />

valutare un farmaco orfano destinato<br />

alla popolazione pediatrica potrebbe<br />

essere necessario riunire, in tempi<br />

diversi, il Comitato per i medicinali<br />

per uso umano (Chmp), il Comitato<br />

per i prodotti sanguigni (Pdco) e il<br />

Comitato per i farmaci orfani (Comp),<br />

con una dilatazione della procedura.<br />

Si propone allora di tornare alle<br />

origini, quando questi comitati non<br />

c’erano. Viene mantenuto il Comitato<br />

per la valutazione dei rischi legati<br />

alla sicurezza del farmaco perché si<br />

è ritenuto di non dare un segnale di<br />

abbassamento dell’attenzione rispetto<br />

alle criticità che possono derivare dai<br />

profili di sicurezza dei farmaci, ma<br />

tutti gli altri vengono sostanzialmente<br />

declassati, cioè diventano gruppi di<br />

lavoro all’interno del Chmp: in questo<br />

modo ci si avvale dell’apporto di<br />

esperti senza la necessità di convocare<br />

i comitati.<br />

Un percorso accidentato<br />

Nell’Unione europea, la Commissione è la cucina<br />

degli atti normativi, che poi devono essere<br />

approvati dal Parlamento e dal Consiglio, in<br />

rappresentanza, rispettivamente, dei cittadini e<br />

degli Stati membri.<br />

La “Riforma della legislazione farmaceutica e misure<br />

volte a contrastare la resistenza antimicrobica” è<br />

stata presentata il 26 aprile di quest’anno e ora la<br />

procedura legislativa prevede una serie di passaggi<br />

tra il Parlamento e il Consiglio. I tempi, però, sono<br />

stretti: fino alla fine dell’anno il Parlamento è<br />

impegnato nell’istituto di Bilancio e tutto il resto<br />

passa in secondo piano; il prossimo aprile ci sarà<br />

l’ultima seduta utile, perché il 9 giugno si andrà a<br />

votare per il rinnovo del Parlamento.<br />

Poi i tempi si allungherebbero per la nomina di<br />

presidenti, vice-presidenti, gruppi, e componenti<br />

delle Commissioni e il rischio è che si riparta<br />

da zero, tanto più che non è detto che l’attuale<br />

“maggioranza Ursula” si mantenga dopo le elezioni.<br />

L’approvazione in prima lettura garantirebbe invece<br />

la sopravvivenza della proposta, che andrebbe<br />

all’esame del Consiglio europeo.<br />

64


makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />

e lo sviluppo di “farmaci prioritari”,<br />

idonei a combattere la resistenza<br />

antimicrobica. Ciascuno comporta un<br />

anno in più di esclusiva di mercato, se<br />

ne possono accumulare fino a dieci<br />

in 15 anni e sono trasferibili, ossia<br />

possono essere utilizzati per altri<br />

prodotti e persino ceduti a un ‘altra<br />

azienda.<br />

TUTELA<br />

REGOLATORIA<br />

E infine cambia la tutela regolatoria.<br />

Oggi vige il sistema “otto anni più<br />

due più uno”: dopo i primi otto anni<br />

di protezione, se l’azienda che ha<br />

richiesto l’autorizzazione dimostra<br />

che il farmaco è stato sviluppato per<br />

trattare una nuova indicazione o che<br />

esistono nuovi dati che forniscono<br />

un significativo miglioramento<br />

terapeutico, può ottenere una proroga<br />

di ulteriori due anni e, in alcuni casi<br />

specifici, è possibile ottenere un<br />

ulteriore anno se il farmaco è stato<br />

studiato in popolazioni pediatriche.<br />

Ora, la Commissione propone<br />

un sistema diversificato che può<br />

prevedere fino a 24 mesi se un’azienda<br />

si impegna a commercializzare in<br />

tutti gli Stati membri, più sei mesi<br />

se al momento della presentazione<br />

della domanda il farmaco risponde<br />

a un augmented patient need,<br />

un’esigenza terapeutica che non trova<br />

soddisfazione in altri prodotti del<br />

mercato, e una serie di altri periodi<br />

addizionali che possono sommarsi<br />

tra loro. La Commissione stessa<br />

riconosce che si tratta solo di un<br />

suggerimento e ne ha rimandato la<br />

valutazione al Parlamento, ma con<br />

la raccomandazione di perseguire<br />

gli obiettivi di utilità, sostenibilità e<br />

accessibilità, remunerando le aziende<br />

affinché investano nei settori più critici<br />

in termini di preservazione della salute<br />

pubblica.<br />

In arrivo una pioggia<br />

di emendamenti<br />

Come avviene nei parlamenti nazionali, i progetti di<br />

riforma vengono passati alle commissioni parlamentari,<br />

che nominano un relatore. Nel nostro caso ne sono stati<br />

nominati due: un socialista tedesco per la proposta di<br />

regolamento e una popolare danese per la proposta di<br />

direttiva, che hanno esaminato le proposte e hanno iniziato<br />

a proporre emendamenti molto significativi, per cui è<br />

difficile immaginare oggi quale sarà il testo definitivo.<br />

In particolare, appaiono a rischio le sandbox e i voucher<br />

di esclusiva del mercato trasferibili. Al posto dei voucher,<br />

viene proposta l’istituzione di una European medical<br />

facility, cioè di una piattaforma di cui farebbero parte gli<br />

enti regolatori, l’Ema e le autorità nazionali competenti,<br />

per elaborare delle linee guida che facilitino la ricerca e lo<br />

sviluppo di farmaci considerati prioritari.<br />

Si introduce a carico dell’Ema l’obbligo di pubblicazione<br />

integrale – non solo della sintesi – del rapporto di<br />

impatto ambientale. Ci sarà anche l’obbligo di effettuare<br />

studi di efficacia successivi al rilascio dell’autorizzazione<br />

all’immissione in commercio in tutti i casi di rilascio di<br />

autorizzazione condizionata. E si ristabilisce che, anche in<br />

caso di autorizzazione di emergenza, la responsabilità resta<br />

a carico del produttore (qui il riferimento è agli accordi,<br />

durante la pandemia, con cui si erano sollevate le aziende<br />

produttrici dagli eventuali danni derivanti da vaccini<br />

difettosi).<br />

La sorte della riforma, di questi e altri emendamenti, andrà<br />

attentamente monitorata nei prossimi mesi.<br />

«Il diritto è un po’ noioso – dice Vincenzo Salvatore –<br />

ma il quadro normativo che regola l’approvazione e la<br />

commercializzazione dei farmaci in Europa sta cambiando<br />

e vale senz’altro la pena tenere d’occhio le sorti di questa<br />

procedura, che riguarderanno non solo gli addetti ai lavori,<br />

ma tutti i cittadini dell’Unione».<br />

65


Pharma&LifeSciences<br />

Legal view<br />

La sostenibilità<br />

nella filiera farmaceutica<br />

Josephine Romano, Sonia Belloli, Giuseppe Speziale, Francesco Cipriani | Deloitte Legal<br />

Framework normativo<br />

L’attenzione crescente posta nei<br />

confronti delle tematiche legate<br />

alla sostenibilità ha determinato<br />

un rapido sviluppo del framework<br />

normativo di riferimento.<br />

A livello eurocomunitario, il primo<br />

passo è avvenuto l’11 dicembre<br />

2019, quando la Commissione<br />

Europea ha adottato una nuova<br />

strategia sul clima, denominata<br />

“Green Deal europeo”, articolata in<br />

una serie di piani d’azione e volta a<br />

concretizzare l’impegno europeo per<br />

il raggiungimento della neutralità<br />

climatica.<br />

Il Green Deal prende le mosse<br />

dall’Agenda 2030 dell’ONU, di cui<br />

è parte integrante, ma individua<br />

obiettivi aggiuntivi, tra cui quello di<br />

ridurre le emissioni di gas serra del<br />

55% entro il 2030, rispetto ai livelli<br />

registrati nel 1990.<br />

La strategia si compone di diverse<br />

iniziative, dal Regolamento<br />

Sustainable Finance Disclosure<br />

Regulation (“SFDR”) (che disciplina<br />

l’informativa sulla sostenibilità nel<br />

settore dei servizi finanziari), alla<br />

Tassonomia (che individua le attività<br />

ritenute sostenibili dal punto di<br />

vista ambientale), fino alle recenti<br />

direttive in tema di reporting e le<br />

proposte di direttiva in tema di<br />

greenwashing e di gestione della<br />

supply chain, destinate a impattare<br />

significativamente su un svariati<br />

settori di business, tra cui appunto<br />

anche quello farmaceutico.<br />

Con la Direttiva 2014/95/UE, la<br />

Non-financial Reporting Directive<br />

(“NFRD”), è stato introdotto il<br />

Reporting di sostenibilità. In<br />

particolare, è stato richiesto agli<br />

enti di interesse pubblico di redigere<br />

una dichiarazione di carattere non<br />

finanziario, e cioè un documento che<br />

dia conto delle iniziative intraprese<br />

dalla società in tema ESG e delle<br />

relative performance.<br />

Il quadro normativo introdotto dalla<br />

NFRD è successivamente mutato<br />

con l’introduzione della Direttiva<br />

(UE) 2022/2464, la Corporate<br />

Sustainability Reporting Directive<br />

(“CSRD”), entrata in vigore il 5<br />

gennaio <strong>2023</strong> e destinata a impattare<br />

un ampio numero di imprese.<br />

Attraverso la CSRD sono stati<br />

rafforzati gli oneri di trasparenza di<br />

cui alla NFRD e, al contempo, ne è<br />

stato esteso l’ambito di applicazione<br />

soggettiva.<br />

Inoltre, il 23 febbraio 2022 la<br />

Commissione Europea ha presentato<br />

una proposta di Direttiva sulla Due<br />

Diligence di sostenibilità, anche<br />

nota come Corporate Sustainability<br />

Due Diligence (“CSDD”), destinata a<br />

interessare tutte le realtà produttive,<br />

comprese quelle operanti nel pharma<br />

in quanto settore con considerevoli<br />

impatti ambientali.<br />

Sul punto, la proposta prevede<br />

l’obbligo di:<br />

i. adottare un processo di thirdparty<br />

due diligence, identificando<br />

gli impatti negativi reali o potenziali<br />

della supply chain;<br />

ii. sviluppare un action plan per<br />

prevenire e mitigare i potenziali<br />

impatti negativi sull’ambiente e sui<br />

diritti umani;<br />

66


makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />

iii. implementare una procedura<br />

di segnalazione sulle violazioni<br />

riguardanti la catena di fornitura.<br />

L’industria<br />

farmaceutica<br />

L’industria del farmaco è orientata<br />

a un interesse a carattere sociale,<br />

legato alla tutela della “salute<br />

e al benessere della persona”,<br />

principio, questo, ricompreso tra i<br />

17 Sustainable Developement Goals<br />

(“SDGs”) dell’Agenda ONU 2030.<br />

Inoltre, essa risulta tra i settori con<br />

un maggiore impatto ambientale. A<br />

tale riguardo, infatti, già nel marzo<br />

2019 la Commissione Europea<br />

ha pubblicato una comunicazione<br />

(comunicazione COM (2019) 128)<br />

riguardante l’Approccio strategico<br />

dell’Unione europea riguardo<br />

all’impatto ambientale dei farmaci,<br />

con la quale ha evidenziato<br />

come l’industria farmaceutica<br />

contribuisse attivamente al problema<br />

dell’inquinamento, determinando<br />

rischi comprovati per l’ambiente.<br />

Per tale ragione, nel 2020 la<br />

Commissione Europea ha presentato<br />

la Strategia farmaceutica per<br />

l’Europa, complementare al Green<br />

Deal europeo e, più nello specifico,<br />

all’obiettivo “inquinamento zero”<br />

per un ambiente privo di sostanze<br />

nocive. La strategia farmaceutica<br />

pone le basi affinché l’industria<br />

contribuisca alla neutralità climatica<br />

dell’UE attraverso la riduzione delle<br />

emissioni di gas a effetto serra<br />

lungo la catena del valore.<br />

La sostenibilità lungo la supply<br />

chain è, infatti, una delle principali<br />

sfide che le imprese farmaceutiche<br />

devono affrontare per raggiungere<br />

i propri obiettivi ESG. Risulta quindi<br />

fondamentale per le imprese<br />

che operano in tale settore<br />

l’implementazione di strumenti<br />

di governance per la gestione<br />

sostenibile della propria catena di<br />

fornitura.<br />

In tale contesto, si sono ad<br />

esempio sviluppate nuove figure,<br />

dotate di specifiche competenze,<br />

come il Sustainability Manager<br />

o il Chief Sustainability Officer,<br />

con l’obiettivo di supportare e<br />

veicolare l’organo amministrativo<br />

nell’implementazione, monitoraggio<br />

e aggiornamento di piani strategici<br />

orientanti alla sostenibilità. Nelle<br />

imprese caratterizzate da una<br />

maggiore complessità organizzativa<br />

tali compiti possono essere affidati<br />

a comitati endo o extra consiliari.<br />

In conclusione, la definizione di una<br />

solida governance – che può essere<br />

definita come il sistema di strutture,<br />

organi e meccanismi di governo<br />

in grado di regolare e orientare il<br />

processo decisionale del vertice<br />

aziendale verso temi di sostenibilità<br />

– consente di guidare le imprese nel<br />

raggiungimento dei propri obiettivi<br />

di sostenibilità.<br />

67


S4 S<br />

Qualità<br />

Difficile descriverla in modo oggettivo<br />

facile rilevarne la mancanza<br />

Dalla fase progettuale a quella<br />

produttiva, dall’installazione<br />

alla convalida: il controllo della<br />

contaminazione dell’aria nella sua<br />

interezza.<br />

• Progettazione<br />

• Pianificazione<br />

• Ingegneria di base<br />

• Ingegneria di dettaglio<br />

• Construction & Commissioning<br />

• Equipment & Validation<br />

• Turnkey<br />

• Supporto<br />

• Manutenzione<br />

• Utilities<br />

• Analisi dei flussi d’aria per un<br />

controllo della contaminazione<br />

sempre più efficace<br />

CLEAN ROOM . CAPPE . FLUSSI LAMINARI . PASS BOX . DOCCE D’ARIA . PASSA MATERIALI . LAF . GLOVEBOX<br />

www.s4ssrl.it


makinglife | dicembre <strong>2023</strong> | numero sei<br />

PRODUCTION<br />

Pharma Telling & Industry


per<br />

RISCRIVERE<br />

LE REGOLE<br />

NEL CONTROLLO<br />

DELLA CONTAMINAZIONE<br />

Nel complesso e sfidante mondo del settore farmaceutico, elettronico e<br />

medical devices, S4S storica azienda operante nell’ingegneria farmaceutica,<br />

ha saputo distinguersi. Ma cosa la rende diversa?<br />

70<br />

In un’industria in cui la terminologia<br />

tecnica, le specifiche dettagliate<br />

e la documentazione abbondante<br />

sono la norma, S4S emerge<br />

brillantemente grazie alla sua<br />

filosofia pratica e realista. Ma<br />

cosa significa realmente avere un<br />

approccio “meno formale e più<br />

pratico”?<br />

Mentre molti competitor si<br />

appoggiano pesantemente a<br />

voluminosi manuali e documenti che<br />

possono, in alcuni casi, confondere<br />

più che chiarire, S4S ha scelto<br />

una strada diversa. La capacità di<br />

ascoltare e tradurre le esigenze<br />

specifiche dei clienti in soluzioni<br />

concrete è un trait d’union distintivo.<br />

L’approccio è quello di fornire ciò<br />

che è veramente essenziale. Questo<br />

non solo facilita una comunicazione<br />

più chiara e diretta ma garantisce<br />

anche che le soluzioni fornite siano<br />

esattamente ciò di cui si ha bisogno,<br />

per una semplificazione delle fasi<br />

del progetto.<br />

Questo approccio è particolarmente<br />

prezioso per ottimizzare il processo<br />

nelle fasi preliminari e decisionali<br />

con l’obiettivo di essere realmente<br />

problem solving, aiutando il cliente<br />

a evidenziare le reali necessità e<br />

trovare la soluzione. L’approccio è<br />

diverso quando si tratta di affrontare<br />

un audit, sia da agenzie governative<br />

nazionali che internazionali o FDA.<br />

Con S4S, si può essere certi che la<br />

documentazione fornita rispetterà<br />

gli standard richiesti. Un altro plus<br />

dell’azienda è l’importanza che<br />

dà al problem solving. Nelle loro<br />

interazioni con i clienti, le riunioni<br />

non sono mai sessioni passive<br />

di condivisione di informazioni,<br />

ma momenti attivi di risoluzione<br />

dei problemi. Questo significa<br />

che ogni interazione con S4S è<br />

un passo avanti verso l’obiettivo<br />

finale, eliminando inefficienze e<br />

accelerando i tempi di realizzazione,<br />

con un’apertura alla discussione<br />

e all’individuazione precoce delle<br />

criticità per affrontarle insieme. In<br />

sintesi, l’approccio pratico di S4S,<br />

la sua dedizione al problem solving<br />

e la sua capacità di ascolto attivo<br />

fanno di loro non solo un fornitore,<br />

ma un vero e proprio partner<br />

strategico in un settore con molte<br />

criticità.<br />

LA CENTRALITÀ<br />

DEL CLIENTE<br />

Il fulcro del loro processo non è la<br />

tecnologia o le procedure standard,<br />

ma il cliente. S4S considera il<br />

cliente come un partner essenziale,<br />

integrandolo in ogni fase del flusso<br />

di lavoro. Questo significa che ogni<br />

riunione con S4S ha un obiettivo ben<br />

preciso: la risoluzione dei problemi.<br />

Questa approccio problem-solving<br />

non è solo una metodologia, ma una<br />

vera e propria filosofia d’impresa.<br />

E non solo: S4S amplia costantemente<br />

il proprio portafoglio di offerte,<br />

facendo leva su un acuto senso critico<br />

e una profonda esperienza pratica,<br />

differenziandosi dai competitor<br />

che spesso si perdono in eccessive<br />

riflessioni teoriche. E cosa significa<br />

tutto ciò per l’industria farmaceutica,<br />

elettronica e dei dispositivi medici?<br />

Significa avere a disposizione<br />

soluzioni che non solo rispettano tutte<br />

le normative, ma sono anche efficienti,<br />

scalabili e, soprattutto, pronte per<br />

gli audit sia a livello nazionale che<br />

internazionale.


makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />

Un altro punto di forza è la sua<br />

snella struttura interna. Senza<br />

intermediazioni inutili o processi<br />

burocratici che possono rallentare o<br />

complicare le operazioni, garantisce<br />

un contatto diretto e immediato<br />

con le figure interne al gruppo che<br />

seguono quella fase del processo.<br />

L’azienda si avvale di un team di<br />

professionisti smart, sempre pronti<br />

a confrontarsi, adattarsi e innovare,<br />

assicurando una dinamicità senza<br />

pari. Il mondo farmaceutico e dei<br />

dispositivi medici è in costante<br />

evoluzione. Di fronte a nuove sfide<br />

e opportunità, avere un partner<br />

come S4S può fare la differenza.<br />

Non solo per la sua avanzata<br />

tecnologia e soluzioni, ma anche<br />

per la sua visione, il suo approccio<br />

e la sua determinazione nel trovare<br />

sempre la soluzione più efficace e<br />

efficiente. In conclusione, S4S non è<br />

semplicemente un’azienda leader, ma<br />

un vero e proprio game-changer. Con<br />

la sua unica combinazione di pratica,<br />

ascolto attivo e visione innovativa, sta<br />

effettivamente riscrivendo le regole<br />

del gioco, ponendosi come punto<br />

di riferimento per tutti coloro che<br />

operano nel mondo farmaceutico e<br />

dei dispositivi medici ed elettronici.<br />

CONTROLLO<br />

DELLA<br />

CONTAMINAZIONE,<br />

UN PUNTO<br />

CARDINE PER<br />

MOLTI SETTORI<br />

Il controllo della contaminazione<br />

rappresenta una delle pietre miliari<br />

nella garanzia di sicurezza e qualità<br />

nei settori pharma, elettronica<br />

e medical device. In particolare,<br />

all’interno di queste industrie, il<br />

rischio di contaminazione può<br />

compromettere non solo la qualità<br />

del prodotto, ma anche la sicurezza<br />

dell’utente finale. Ecco perché<br />

strumenti come i flussi laminari, i LAF<br />

(Laminar air flow), i glove box, gli<br />

isolatori e i pass box assumono un<br />

ruolo cruciale.<br />

Nel settore farmaceutico, per<br />

esempio, un ambiente sterile<br />

è essenziale per evitare la<br />

contaminazione di farmaci che<br />

potrebbero avere effetti dannosi<br />

se contaminati. Qui, gli isolatori e<br />

i flussi laminari garantiscono che<br />

l’aria, purificata e filtrata, fluisca in<br />

modo uniforme, minimizzando il<br />

rischio di particelle indesiderate. Nel<br />

campo dell’elettronica, particelle<br />

microscopiche possono causare<br />

malfunzionamenti nei dispositivi. I<br />

glove box e i LAF, in questo contesto,<br />

permettono la manipolazione e<br />

l’assemblaggio di componenti<br />

delicati in un ambiente controllato e<br />

privo di contaminazioni. Per quanto<br />

riguarda i medical device, strumenti<br />

come i pass box giocano un ruolo<br />

fondamentale. Questi dispositivi<br />

permettono il trasferimento sicuro<br />

di materiali tra ambienti diversi,<br />

assicurando che i prodotti rimangano<br />

sterili durante tutte le fasi della<br />

produzione. In sintesi, l’importanza<br />

del controllo della contaminazione<br />

e degli strumenti associati non può<br />

essere sottovalutata. Essi sono il cuore<br />

pulsante che garantisce sicurezza,<br />

qualità e affidabilità in settori dove<br />

la precisione è non solo richiesta, ma<br />

fondamentale.<br />

IL SERVIZIO<br />

PRELIMINARE<br />

DI S4S<br />

È in quest’ottica che S4S offre un<br />

servizio in più prima dell’effettiva<br />

implementazione di soluzioni per il<br />

controllo della contaminazione; è<br />

qui che la fase preliminare di analisi<br />

e valutazione riveste un’importanza<br />

fondamentale. S4S è consapevole<br />

dell’importanza di questa fase e offre<br />

un servizio esclusivo di controllo<br />

all’interno dei vostri locali, prima<br />

di avviare qualsiasi intervento.<br />

L’obiettivo principale è assicurarsi<br />

che i flussi d’aria siano ottimizzati e<br />

che ogni angolo delle vostre strutture<br />

sia predisposto per garantire non<br />

solo l’efficienza operativa, ma anche<br />

la piena conformità alle normative<br />

vigenti.<br />

La vasta expertise di S4S nel<br />

monitoraggio e nella gestione della<br />

qualità dell’aria diventa il vostro<br />

principale alleato, trasformando ogni<br />

ambiente produttivo in uno spazio<br />

sicuro e regolamentato. Grazie ad<br />

attrezzature avanzate, il team di S4S<br />

effettua un’analisi approfondita della<br />

qualità dell’aria e dei flussi nelle vostre<br />

aree produttive. Questo consente di<br />

avere una panoramica chiara e precisa<br />

della situazione, evidenziando ogni<br />

minima deviazione o incoerenza.<br />

Questa analisi dettagliata permette<br />

a S4S di calibrare con precisione<br />

le soluzioni da proporre, come<br />

l’integrazione di flussi laminari e<br />

altri strumenti chiave per il controllo<br />

della contaminazione. Il risultato<br />

è una strategia su misura, che<br />

risponde alle esigenze specifiche<br />

del cliente e garantisce un controllo<br />

della contaminazione impeccabile.<br />

In sintesi, il servizio preliminare<br />

offerto da S4S non è solo un valore<br />

aggiunto, ma rappresenta un passo<br />

essenziale per un’ottimizzazione<br />

completa della risposta ai rischi di<br />

contaminazione.<br />

S4S Srl<br />

Via Celotti n°8, 20814 Varedo MB<br />

Tel. +39 03621900102<br />

Email: info@s4ssrl.it<br />

Sito: s4ssrl.it<br />

71


per<br />

Il futuro della sperimentazione<br />

pre-clinica senza la<br />

sperimentazione animale<br />

VitroScreen è stata un<br />

pioniere nell’utilizzo<br />

di sistemi biologici<br />

innovativi proponendo<br />

modelli sperimentali<br />

basati su tessuti umani,<br />

ricostruiti, 3D, etici e<br />

predittivi della risposta<br />

biologica umana<br />

VitroScreen è un laboratorio di<br />

ricerca che realizza studi pre-clinici<br />

di efficacia e sicurezza in vitro basati<br />

sull’uso dei tessuti umani ricostruiti<br />

in vitro: dal 2001 è coerente con<br />

la missione di proporre la migliore<br />

strategia di testing in vitro basata<br />

su modelli sperimentali riproducibili<br />

e predittivi della risposta biologica<br />

nell’uomo. L’attività e l’expertise<br />

riconosciuta del Laboratorio<br />

è legata all’implementazione<br />

di metodi alternativi alla<br />

sperimentazione animale:<br />

VitroScreen ha ottenuto nel 2010<br />

la certificata BPL per gli studi di<br />

tossicologia e nel <strong>2023</strong> la ISO 9001-<br />

2015 e ISO EN 13485 -2018.<br />

Negli anni ha investito per proporre<br />

all’industria farmaceutica una<br />

diversa strategia di sperimentazione<br />

pre-clinica: etica, più vicina<br />

all’uomo e clinicamente rilevante,<br />

con l’obiettivo di promuovere<br />

l’innovazione nei processi di R&D<br />

a diversi livelli, utilizzando modelli<br />

di tessuti umani ricostruiti in 3D<br />

e sistemi microfisiologici, più<br />

predittivi dell’esposizione umana e<br />

delle risposte metaboliche dei vari<br />

organi.<br />

L’ABBANDONO<br />

DELLA<br />

SPERIMENTAZIONE<br />

ANIMALE:<br />

APPLICAZIONE<br />

DELLE 3R<br />

In accordo alla Direttiva<br />

2010/63/UE, il principio delle<br />

3R (Replacement, Reduction<br />

and Refinement) deve essere<br />

preso in considerazione quando<br />

si selezionano gli approcci di<br />

sperimentazione da utilizzare per<br />

le prove di sicurezza dei medicinali<br />

per uso umano e veterinario. Nel<br />

2016 l’EMA ha pubblicato una<br />

linea guida per incoraggiare le<br />

parti interessate e le autorità ad<br />

avviare, sostenere e accettare<br />

lo sviluppo e l’uso di approcci<br />

di sperimentazione basati sulle<br />

3R (EMA/CHMP/CVMP/JEG-<br />

3Rs/450091/2012). In particolare,<br />

per i test di tolleranza locale non<br />

clinica dei medicinali, è stato<br />

introdotto l’uso di metodi in vitro<br />

convalidati e validi come test a sé<br />

stanti o da considerare all’interno<br />

di una strategia di test graduale per<br />

evitare il test di tolleranza locale in<br />

vivo (EMA/CHMP/SWP/2145/2000<br />

Rev. 1, Corr. 1).<br />

EFFICACIA E<br />

MECCANISMO<br />

D’AZIONE<br />

PRECLINICO<br />

VitroScreen ha sviluppato<br />

modelli sperimentali standard<br />

convalidati internamente e modelli<br />

personalizzati applicabili alla fase di<br />

drug discovery coprendo un’ampia<br />

serie di esigenze industriali in<br />

diverse aree terapeutiche.<br />

I protocolli sperimentali per<br />

valutare l’efficacia e la modalità<br />

d’azione (MoA) si basano su un<br />

approccio integrato “Multiple<br />

Endpoint Analysis” (MEA) su<br />

modelli biologici avanzati come i<br />

tessuti umani ricostruiti in 3D.<br />

72


makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />

SICUREZZA E<br />

TOLLERANZA<br />

In linea con la missione e l’esperienza<br />

dell’azienda, supportate anche da<br />

requisiti normativi ed etici, VitroScreen<br />

ha stabilito protocolli standard per<br />

la valutazione della sicurezza basati<br />

su protocolli di esposizione realistici<br />

e predittivi (cioè dosi, esposizioni<br />

acute o ripetute) su tessuti umani<br />

ricostruiti in vitro in 3D per fornire<br />

informazioni quantitative e robuste<br />

sulla tolleranza locale. Tali dati sono<br />

predittivi della risposta umana, più<br />

accurati e discriminanti rispetto alla<br />

sperimentazione animale e forniscono<br />

informazioni meccanicistiche: essendo<br />

più vicini ai tessuti umani in vivo<br />

in termini di morfologia, funzione<br />

di barriera, proprietà biochimiche<br />

e fisiologiche, questi modelli<br />

rappresentano oggi l’alternativa più<br />

promettente agli animali per studiare<br />

la tolleranza locale e per la messa<br />

a punto dei meccanismi di tossicità<br />

(precoce e ritardata).<br />

VANTAGGI<br />

DEI TESSUTI<br />

RICOSTRUITI IN 3D<br />

Derivati da tecnologie sofisticate<br />

e standardizzate e in condizioni<br />

GMP, i modelli di epiteli umani<br />

ricostruiti in vitro sono più vicini in<br />

termini di morfologia (epitelio multistratificato),<br />

proprietà biochimiche e<br />

fisiologiche ai tessuti umani in vivo e<br />

rappresentano oggi l’alternativa più<br />

promettente agli animali, agli espianti<br />

ex vivo e ai monostrati cellulari per<br />

la valutazione in vitro della sicurezza<br />

e dell’efficacia dei prodotti applicati<br />

a livello topico (Gordon et al. 2015).<br />

Il grande vantaggio attribuibile a<br />

questi modelli in vitro è la maggiore<br />

rilevanza biologica e la predittività<br />

derivante dalla presenza di un<br />

tessuto organizzato con diversi strati<br />

cellulari che consente di valutare i<br />

prodotti per via topica alle stesse dosi<br />

utilizzate in vivo. Essendo originati<br />

da diversi tipi di cellule, sono oggi<br />

disponibili in commercio molti<br />

tessuti che consentono di valutare<br />

il comportamento e gli effetti di<br />

sostanze, formulazioni e prodotti<br />

direttamente sul sito in cui si intende<br />

applicarli. Inoltre, la maggiore<br />

sensibilità dei tessuti all’azione tossica<br />

consente di identificare precocemente<br />

i meccanismi di tossicità correlati alle<br />

reazioni infracliniche e di discriminare<br />

meglio il potenziale irritante.<br />

Lista dei vantaggi dei tessuti umani<br />

ricostruiti 3D in particolare per<br />

prodotti destinati a un’azione topica:<br />

Rilevanza: selezionando il<br />

A modello biologicamente<br />

rilevante che riproduce il<br />

tessuto bersaglio per avvicinarsi<br />

all’uomo, il target biologico di<br />

riferimento.<br />

Affidabilità: per poter<br />

B discriminare le differenze<br />

nella risposta biologica<br />

classificando i prodotti.<br />

Predittività: riprodurre<br />

C la risposta mirata in vivo<br />

utilizzando cellule di<br />

origine umana in un sistema 3D<br />

completamente vitale in presenza di<br />

una barriera epiteliale ben formata,<br />

al fine di garantire innanzitutto<br />

un’interazione omeostatica con la<br />

funzione di barriera e in secondo<br />

luogo la biocompatibilità, mimando<br />

condizioni di esposizione realistiche<br />

(topica, sistemica, acuta, ripetuta,<br />

breve, recupero post-trattamento).<br />

Riproducibilità: assicurare la<br />

D ripetizione degli esperimenti<br />

con risultati comparabili. I<br />

tessuti sono riproducibili in termini<br />

di funzionalità e risposta rispetto ai<br />

composti di riferimento.<br />

Alta qualità dei dati: I tessuti<br />

E vengono prodotti, qualificati<br />

e certificati per l’uso da parte<br />

del produttore e sono sottoposti a<br />

controlli di qualità per la morfologia,<br />

le proprietà della funzione barriera, le<br />

contaminazioni microbiche e virali.<br />

F<br />

Reference<br />

Pertinenza: per confermare<br />

la risposta biologica con<br />

sostanze di riferimento.<br />

Etica: un approccio più etico<br />

G per l’identificazione dei<br />

pericoli utilizzando alternative<br />

convalidate dall’UE, eventualmente<br />

descritte nelle linee guida dell’OCSE<br />

e in linea con la Direttiva UE 2010/63<br />

sulla protezione degli animali utilizzati<br />

a fini scientifici e negli studi preclinici<br />

di efficacia (EMA/CHMP/CVMP/JEG-<br />

3Rs/450091/2012 - Guideline on the<br />

principles of regulatory acceptance<br />

of 3Rs (replacement, reduction,<br />

refinement) testing approaches, 15<br />

dicembre 2016).<br />

Flessibilità: consentire<br />

H valutazioni quantitative e<br />

multiparametriche basate<br />

sull’evidenza scientifica e lo stato<br />

dell’arte delle tecnologie di biologia<br />

molecolare (“omics”).<br />

Il valore della<br />

I sperimentazione in vitro:<br />

consentire l’acquisizione<br />

di informazioni fondamentali sul<br />

meccanismo d’azione utili ai fini di<br />

una pianificazione più accurata degli<br />

studi clinici.<br />

VitroScreen S.r.L.<br />

Via Mosè Bianchi, 103<br />

20149, Milano – Italy<br />

+39-02-89077608<br />

infos@vitroscreen.com<br />

www.vitroscreen.com<br />

73


per<br />

SERIALIZZAZIONE, NUOVI ORIZZONTI:<br />

LA TRACCIABILITÀ DEL PRIMARIO<br />

Nel corso di un recente<br />

webinar internazionale<br />

organizzato da ISPE, è<br />

stato presentato lo stato<br />

di avanzamento del<br />

lavoro svolto in ambito di<br />

tracciabilità dei contenitori<br />

primari in vetro.<br />

Si è svolto il 13 settembre <strong>2023</strong> il<br />

webinar promosso ed organizzato da<br />

ISPE, sul tema della Tracciabilità dei<br />

Contenitori Primari, dal titolo “Unique<br />

glass primary containers identification<br />

in pharmaceutical fill & finish<br />

operations: best practice for achieving<br />

product traceability, process visibility<br />

and quality”.<br />

Il webinar nasce dal lavoro svolto<br />

dal 2019 a oggi, da uno specifico<br />

gruppo di lavoro nato in seno a<br />

ISPE (di cui fa parte la comunità<br />

globale “Supply chain, operations<br />

and packaging community of<br />

practice - SCOPE CoP), che ha<br />

coinvolto 57 professionisti provenienti<br />

da 35 aziende internazionali<br />

nell’ecosistema life science (incluse<br />

aziende farmaceutiche, produttori di<br />

packaging primari in vetro, produttori<br />

di macchine per i processi di filling &<br />

visual inspection, produttori RFID e<br />

società di consulenza qualificate).<br />

Questo lavoro è confluito in un primo<br />

ISPE discussion paper, nel 2020,<br />

per poi diventare quella che presto<br />

sarà una linea guida, che mira ad<br />

armonizzare gli attuali standard di<br />

tracciabilità dei contenitori primari.<br />

L’obiettivo è garantire l’unione<br />

tra i diversi stakeholder coinvolti<br />

nell’applicazione della tracciabilità nei<br />

loro processi produttivi, anticipando,<br />

e sperando in qualche modo di poter<br />

influenzare, le future normative sulla<br />

tracciabilità dei farmaci.<br />

Abbiamo approfondito l’argomento<br />

con Teresa Minero e Alessandro<br />

Pelizzi di LifeBee, tra gli organizzatori<br />

e speaker del webinar; Minero è<br />

parte dell’International board of<br />

directors ISPE ed è stata promotrice<br />

dell’iniziativa nel 2019 rimanendo<br />

Active Chair del gruppo di lavoro fino<br />

a oggi; Pelizzi, forte di una profonda<br />

esperienza in tema di serializzazione<br />

maturata in LifeBee, ha rivestito<br />

un ruolo chiave nella gestione del<br />

gruppo di lavoro.<br />

IL CONTESTO<br />

A oggi non esiste una<br />

regolamentazione riguardo la<br />

tracciabilità dei contenitori primari<br />

in vetro per i farmaci parenterali;<br />

se si verifica un problema durante i<br />

processi di forming, filling, inspecting<br />

o packaging, i produttori non sono<br />

in grado di identificare quali prodotti<br />

sono stati interessati. È necessario<br />

quindi intraprendere importanti azioni<br />

correttive (ad esempio, adottando una<br />

politica di segregazione eccessiva o di<br />

scarto dell’intero lotto). Questo porta<br />

le aziende produttrici a confrontarsi<br />

con deviazioni di processo, ma anche<br />

con mancati introiti e possibili carenze<br />

74


makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />

Teresa Minero<br />

di farmaci sul mercato (uno degli<br />

effetti di maggiore impatto).<br />

In questo scenario sono coinvolti<br />

tutti gli attori della catena di<br />

fornitura, dalle autorità regolatorie,<br />

ai produttori, fino ai pazienti. Per<br />

questi motivi si è ritenuto che la<br />

tracciabilità dei contenitori primari<br />

sia una logica conseguenza delle<br />

normative track & trace già in vigore<br />

per il confezionamento secondario:<br />

un identificativo univoco, assegnato<br />

a ogni contenitore, migliorerebbe<br />

l’efficienza e la qualità della<br />

produzione, facilitandone l’analisi e le<br />

azioni correttive.<br />

La tracciabilità dei contenitori primari<br />

potrebbe dunque supportare una<br />

migliore compliance, migliorando<br />

la conoscenza del processo,<br />

riducendo al minimo gli errori sui<br />

prodotti farmaceutici e riducendo i<br />

casi di deviazione. La mancanza di<br />

regolamentazione e un approccio non<br />

armonizzato tra gli attori della filiera<br />

in termini di tracciabilità portano<br />

inevitabilmente a una riduzione<br />

dell’efficienza che viene pagata<br />

dall’intero ecosistema del settore life<br />

science.<br />

IL PRIMO PASSO:<br />

IL “DISCUSSION<br />

PAPER ISPE”<br />

Nel 2020, su proposta di Tod<br />

Urquhart e sponsorizzato da<br />

Teresa Minero, è stato fondato il<br />

primo Gruppo di lavoro sul tema<br />

della tracciabilità dei contenitori<br />

primari per farmaci parenterali<br />

con l’obiettivo di pubblicare un<br />

discussion paper che ponesse le<br />

basi per possibili standard futuri, per<br />

garantire un approccio uniforme e<br />

globalmente strutturato su questa<br />

materia. Il gruppo di lavoro è stato<br />

attivo per i primi otto mesi del<br />

2020 con rappresentanti di una<br />

sezione trasversale di stakeholder<br />

internazionali. Il documento è stato<br />

poi pubblicato all’inizio del 2021<br />

e ha avuto un buon successo tra<br />

gli esperti del settore, ma come<br />

detto è stato solo il primo passo<br />

e così, nel <strong>2023</strong> è stato istituito un<br />

nuovo gruppo di lavoro “Parenteral<br />

container traceability”.<br />

Obiettivo di questo nuovo gruppo<br />

di lavoro è armonizzare, se non<br />

standardizzare, l’approccio<br />

attualmente in essere a livello<br />

globale. Nel gruppo sono presenti<br />

persone provenienti da diverse aree<br />

di processo, da diversi Paesi e con<br />

competenze diverse.<br />

La vision del gruppo è anche<br />

quella di fare il possibile affinché<br />

la proposta di armonizzazione sia<br />

applicabile anche ad altri sottosettori<br />

che possono trovare nella<br />

tracciabilità dei contenitori primari<br />

un valore aggiunto.<br />

La mission è quella di voler<br />

anticipare (e persino influenzare) le<br />

discussioni che gli enti regolatori<br />

stanno già avendo su questo<br />

argomento, definendo così un<br />

approccio olistico nell’uso della<br />

tracciabilità dei contenitori primari,<br />

compresa l’integrazione dei dati<br />

digitali, insieme alla progettazione<br />

di un “modello” che consenta<br />

la fruibilità senza soluzione di<br />

continuità delle informazioni<br />

sull’intera catena del valore.<br />

Obiettivo finale è quindi quello di<br />

emettere una linea guida che agisca<br />

da punto di riferimento su questo<br />

argomento.<br />

Alessandro Pelizzi<br />

IL CONCEPT DELLA<br />

TRACCIABILITÀ DEL<br />

CONTENITORE<br />

PRIMARIO<br />

Il concetto alla base della linea guida<br />

è che la tracciabilità dei contenitori<br />

primari, come logica conseguenza<br />

delle normative track & trace già<br />

in vigore per il confezionamento<br />

secondario, migliorerebbe l’efficienza<br />

e la qualità della produzione fornendo<br />

informazioni su ogni step del<br />

processo. In caso di deviazione, la<br />

tracciabilità del prodotto faciliterebbe<br />

anche l’analisi delle root causes e<br />

le corrispettive azioni correttive.<br />

Quando l’identificativo univoco<br />

si sposta da un processo a quello<br />

successivo, ad esempio dal processo<br />

di filling a quello di visual inspection,<br />

allora può essere riutilizzato per la<br />

tracciabilità del prodotto all’interno<br />

della macchina di inspection e i dati<br />

possono essere memorizzati nel<br />

sistema di tracciabilità. Lo stesso<br />

può accadere in qualsiasi altra<br />

fase del processo. Al termine della<br />

produzione, tutte le informazioni di<br />

tracciabilità possono essere raccolte<br />

per ogni macchina coinvolta nei<br />

processi produttivi e possono quindi<br />

essere unite per fornire un report<br />

completo del lotto per l’intera linea<br />

utilizzando un semplice identificatore<br />

univoco.<br />

75


per<br />

OBIETTIVI DELLA<br />

LINEA GUIDA<br />

L’ambito di applicazione della linea<br />

guida è attualmente focalizzato<br />

sulle operazioni di produzione di<br />

farmaci parenterali/iniettabili per<br />

aumentare l’efficienza e la qualità<br />

all’interno dei diversi processi<br />

produttivi; si parla quindi di supply<br />

chain interna. Un altro punto<br />

importante è che l’applicazione<br />

dell’identificativo univoco, sia la<br />

stampa del codice a barre 2D, sia<br />

l’applicazione dell’RFID, è stata<br />

considerata solo su contenitori<br />

primari in vetro (fiale, cartucce,<br />

siringhe). Per questi motivi, il<br />

documento è stato progettato<br />

da un team di stakeholder<br />

dell’industria manifatturiera dei<br />

farmaci parenterali, iniettabili<br />

(tra cui aziende farmaceutiche,<br />

produttori di contenitori primari in<br />

vetro, fornitori di apparecchiature<br />

di filling & Visual Inspection).<br />

L’ambito di applicazione di<br />

questa linea guida riguarda solo il<br />

contenitore primario in vetro per<br />

i medicinali parenterali, iniettabili<br />

ma si sta facendo il possibile<br />

per far sì che questa proposta di<br />

armonizzazione funzioni anche per<br />

altri sottosettori dei contenitori<br />

primari.<br />

automaticamente la tracciabilità<br />

della catena di fornitura interna<br />

aumentando il controllo in caso di<br />

criticità, facilitando un’analisi<br />

dettagliata delle cause principali.<br />

Con la tracciabilità del<br />

contenitore in ogni fase dei<br />

processi di produzione, l’azienda<br />

farmaceutica sarà anche in grado di<br />

separare meglio la porzione di lotto<br />

interessata da una deviazione e<br />

prevenire il possibile mix-up tra le<br />

produzioni. Questo, ovviamente,<br />

contribuisce ad aumentare<br />

l’efficienza ed eliminare gli sprechi,<br />

migliorando così le performance<br />

ESG e, naturalmente, riducendo i<br />

costi.<br />

Definizione delle basi per una<br />

possibile tracciabilità completa<br />

della catena di fornitura.<br />

Benefici per le autorità<br />

regolatorie e per i pazienti. Il<br />

principale vantaggio per i pazienti è<br />

che, attraverso la riduzione delle<br />

produzioni non conformi, si può<br />

combattere la carenza di farmaci sul<br />

mercato.<br />

Un approccio standard per la<br />

tracciabilità dei container porterà<br />

benefici anche in termini di<br />

compliance e nella conoscenza<br />

del processo durante la<br />

produzione e la catena di<br />

fornitura.<br />

Una riduzione degli sprechi ha<br />

un impatto anche sulla<br />

sostenibilità riducendo le<br />

emissioni di gas serra, quindi non<br />

solo un beneficio per i pazienti,<br />

ma per tutti noi.<br />

Un ulteriore vantaggio per i<br />

pazienti è la possibilità di<br />

utilizzare in modo proattivo<br />

l’identificatore univoco<br />

direttamente sul contenitore<br />

primario per avere informazioni a<br />

supporto di una migliore<br />

condizione di utilizzo sicuro.<br />

La pubblicazione della linea<br />

guida è prevista per marzo 2024.<br />

LIFEBEE: FOCUS SULLA SERIALIZZAZIONE<br />

BENEFICI PER<br />

L’INDUSTRIA<br />

Una panoramica sui principali<br />

benefici per l’industria, ma anche<br />

per gli enti regolatori e per i<br />

pazienti:<br />

Aumento della visibilità della<br />

supply chain interna che, quasi per<br />

definizione, porterà benefici anche<br />

in termini di costi, compliance e<br />

gestione del rischio.<br />

Standardizzazione dell’approccio<br />

tra gli stakeholder, che potenzia<br />

LifeBee | Digitalizing Life Sciences è una società di consulenza che<br />

accompagna le aziende del Life Sciences nel loro percorso verso<br />

digitalizzazione, operational excellence e compliance, con focus sulle<br />

aree regolate GxP quali manufacturing, supply chain & serializzazione,<br />

assicurazione qualità, laboratori, affari regolatori, farmacovigilanza.<br />

Dal 2019 un’intera business unit è dedicata ai progetti di serializzazione:<br />

oltre 30 clienti attivi con oltre 150 progetti condotti in ambito italiano e<br />

internazionale per tutte le principali compliance mondiali, tra cui: Europa,<br />

Stati Uniti, Russia, Uzbekistan, Emirati Arabi, Bahrain, Cina. Tra le attività<br />

in ambito serializzazione, LifeBee conduce studi di fattibilità, analisi di<br />

impatto della serializzazione sui processi produttivi/logistici, software<br />

selection delle principali soluzioni presenti sul mercato e sta supportando<br />

i propri Clienti nell’impostazione e nella conduzione dei progetti/<br />

programmi di serializzazione. LifeBee è inoltre riconosciuta ed è stata<br />

nominata da Gartner come unica società italiana “Representative vendor<br />

for serialization”.<br />

76


makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />

makingeducation<br />

La formazione per i professionisti<br />

del sistema pharma<br />

makingeducation.it<br />

77


per<br />

FARAVELLI E DELTAPHARMA, SUCCESSO E<br />

PROSPETTIVE AL CPHI BARCELLONA <strong>2023</strong><br />

Il CPhI <strong>2023</strong> ha rappresentato un successo significativo per Faravelli<br />

Pharma Division e Deltapharma per presentare la loro offerta e<br />

stabilire nuove connessioni<br />

Il CPhI (Convention on Pharmaceutical<br />

Ingredients) di quest’anno, tenutosi a<br />

Barcellona dal 24 al 26 ottobre, si è<br />

confermato un’importante vetrina per<br />

presentare la vasta gamma di principi<br />

attivi ed eccipienti, consentendo di<br />

stabilire connessioni di rilievo con<br />

professionisti e aziende operanti nel<br />

settore farmaceutico.<br />

L’edizione di quest’anno ha offerto una<br />

piattaforma importante per le aziende<br />

farmaceutiche e i fornitori di servizi<br />

correlati per esplorare e discutere<br />

le tendenze emergenti nel settore<br />

farmaceutico come l’innovazione<br />

nella formulazione dei farmaci,<br />

cruciale per soddisfare le esigenze in<br />

continua evoluzione dei pazienti e per<br />

mantenere una posizione competitiva<br />

nel mercato farmaceutico; l’adozione<br />

di tecnologie avanzate per ottimizzare<br />

la produzione, strumento essenziale<br />

per mantenere l’efficienza operativa<br />

e garantire la qualità del prodotto;<br />

lo sviluppo di farmaci centrato sul<br />

paziente e le partnership per il<br />

successo, un tema particolarmente<br />

rilevante per Faravelli, data la sua<br />

recente acquisizione di Deltapharma.<br />

L’IMPORTANZA<br />

DEL CONFRONTO<br />

Faravelli, presente con successo<br />

in questa industria da diversi<br />

decenni, ha sempre garantito non<br />

solo la qualità delle materie prime,<br />

ma anche un servizio completo e<br />

soluzioni personalizzate e continue,<br />

ottenendo l’apprezzamento delle<br />

aziende del settore.<br />

Il confronto con i clienti ha<br />

evidenziato la richiesta comune<br />

di estendere l’offerta di prodotti,<br />

78


makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />

includendo i principi attivi (APIs)<br />

accanto agli eccipienti, che sono<br />

stati a lungo il fulcro dell’offerta di<br />

Faravelli che nel <strong>2023</strong> celebra con<br />

orgoglio 50 anni di collaborazione<br />

esclusiva con Meggle sul mercato<br />

italiano. La discussione con i<br />

clienti è un aspetto cruciale per<br />

comprendere e rispondere alle<br />

esigenze del mercato. In questo<br />

caso, l’attenzione verso gli APIs<br />

evidenzia una tendenza del mercato<br />

verso una maggiore integrazione e<br />

diversificazione dei prodotti offerti<br />

dai fornitori nel settore farmaceutico.<br />

L’inclusione degli APIs nella gamma<br />

di prodotti permette a Faravelli di<br />

rispondere in modo più completo alle<br />

esigenze dei suoi clienti, offrendo<br />

soluzioni più integrate e competitive.<br />

UN SETTORE<br />

IN CRESCITA<br />

Il settore degli API sta vivendo una<br />

fase di rapida crescita e cambiamento,<br />

con un focus crescente su qualità,<br />

conformità normativa, innovazione<br />

tecnologica e personalizzazione dei<br />

trattamenti.<br />

Secondo alcune proiezioni, il mercato<br />

globale degli ingredienti farmaceutici<br />

attivi (API) dovrebbe raggiungere i<br />

312,37 miliardi di dollari entro il 2028<br />

dai 212,07 miliardi di dollari del 2022,<br />

con una crescita a un ritmo annuale<br />

composto (Cagr) del 6,67%. A questa<br />

crescita contribuiscono diversi fattori<br />

come la diffusione delle malattie<br />

croniche, l’invecchiamento della<br />

popolazione, l’innovazione tecnologica<br />

e l’espansione dei mercati farmaceutici<br />

emergenti. Anche l’innovazione<br />

continua nella produzione e nella<br />

formulazione degli API può giocare un<br />

ruolo cruciale nell’alimentare questa<br />

crescita.<br />

Faravelli ha investito nell’acquisizione di<br />

Deltapharma S.L., azienda specializzata<br />

nella distribuzione di APIs e autorizzata<br />

all’importazione da Paesi extra-UE.<br />

Questa mossa ha rafforzato la presenza<br />

globale di Faravelli, consentendo<br />

importanti sinergie e un potenziamento<br />

delle attività in Spagna.<br />

L’azienda ha inoltre potenziato l’attività<br />

di scouting di fornitori, investendo in<br />

personale specializzato e creando<br />

una rete commerciale competitiva e<br />

capillare attraverso le sue sedi estere.<br />

Nonostante il settore farmaceutico<br />

rimanga tradizionalista, il progetto ha<br />

suscitato un notevole interesse.<br />

Faravelli e Deltapharma ringraziano<br />

tutti i visitatori che sono passati dal loro<br />

stand durante l’evento e confermano<br />

il loro impegno a offrire soluzioni<br />

innovative e di alta qualità nel settore<br />

delle materie prime farmaceutiche.<br />

L’ACQUISIZIONE<br />

DI DELTAPHARMA<br />

In linea con la politica di<br />

diversificazione aziendale, nel 2021<br />

Giusto Faravelli S.p.A.<br />

via Medardo Rosso 8, 20159 Milano (MI)<br />

Tel. +39 02 697171<br />

pharma@faravelli.it<br />

79


EIPG<br />

European Industrial<br />

Pharmacists Group<br />

CE, LE MISURE A LUNGO TERMINE<br />

PER LE CARENZE DI FARMACI CRITICI<br />

Entro la fine del <strong>2023</strong> dovrebbe<br />

essere avviato lo studio<br />

preparatorio per l’analisi delle<br />

potenziali integrazioni alla<br />

normativa europea sui medicinali<br />

critici, come l’EU critical medicines<br />

act. Lo prevede la Commissione<br />

europea nel suo comunicato del<br />

24 ottobre riguardante le azioni<br />

a medio e lungo termine per<br />

prevenire e mitigare le carenze di<br />

farmaci critici.<br />

Per l’inizio del 2024 è invece prevista l’attivazione di una<br />

Alleanza (la “Critical medicines alliance”), che mira a<br />

unire autorità nazionali, industrie, rappresentanti della<br />

società civile, Commissione e agenzie UE per affrontare<br />

in modo coordinato la carenza di medicinali a livello<br />

europeo, rispettando le regole di concorrenza e gli<br />

obblighi internazionali vigenti in Unione. Il primo passo<br />

consisterà nell’analizzare le vulnerabilità che affliggono<br />

la catena di approvvigionamento dei farmaci essenziali,<br />

come la dipendenza eccessiva da pochi fornitori extraeuropei<br />

e la limitata capacità di diversificazione e<br />

produzione. Da questo studio emergeranno i medicinali<br />

più a rischio di carenze e con il maggior impatto sui<br />

sistemi sanitari. L’Alleanza, grazie a questo approccio<br />

basato sui dati, potrà scegliere gli strumenti più efficaci<br />

per contrastare le criticità con strategie per ridurre i<br />

rischi strutturali, come l’incremento della produzione per<br />

i farmaci essenziali, la promozione della diversificazione<br />

delle fonti e, se necessario, la creazione di riserve<br />

strategiche a livello dell’UE.<br />

Le linee d’azione<br />

A livello amministrativo, la Commissione propone di<br />

coordinare gli appalti pubblici europei sia attraverso<br />

l’elaborazione di linee guida e criteri comuni per<br />

l’acquisto di medicinali critici (come la produzione<br />

sostenibile e la priorità di forniture in Europa durante<br />

carenze critiche), sia con incentivi contrattuali a<br />

medio termine per diversificare e attrarre nuovi<br />

investimenti nella produzione in Europa. L’Alleanza<br />

potrebbe contribuire a diversificare le catene di<br />

approvvigionamento globali per i medicinali critici<br />

identificando Paesi prioritari per partnership strategiche.<br />

Un altro obiettivo strategico dovrebbe essere il sostegno<br />

all’innovazione e alla capacità produttiva europea nella<br />

fabbricazione di medicinali e ingredienti critici, in modo<br />

coordinato e competitivo.<br />

Per quanto riguarda la creazione di scorte di medicinali<br />

(stockpiling), alcuni Stati membri hanno già misure<br />

legislative che obbligano gli attori della catena di<br />

approvvigionamento a mantenere scorte di contingenza<br />

ma la Commissione e gli Stati membri dovrebbero<br />

sviluppare un approccio strategico comune a questo tema<br />

80


makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />

entro la prima metà del 2024. Base di partenza potrebbe<br />

essere l’esperienza di strumenti già esistenti come<br />

l’Ucpm (Union civil protection mechanism) e in particolare<br />

il “rescEU”. Quest’ultimo è stata creata dalla Commissione<br />

per offrire una maggiore protezione ai cittadini da disastri<br />

e per gestire i rischi emergenti. Si tratta di una riserva di<br />

capacità europee, interamente finanziata a livello UE, che<br />

gli Stati membri possono utilizzare in caso non siano in<br />

grado di affrontare da soli gli eventi straordinari.<br />

Inoltre, gli Stati membri potrebbero discutere<br />

l’opportunità di sostenere lo sviluppo di tecnologie<br />

verdi avanzate e innovative anche per la produzione di<br />

medicinali non coperti da brevetto, possibilmente come<br />

parte di un nuovo Ipcei (Important project of<br />

common european interest) focalizzato sui medicinali<br />

critici.<br />

Un aspetto come sempre imprescindibile è quello<br />

finanziario. In questo ambito, la comunicazione della<br />

Commissione suggerisce di allineare i finanziamenti<br />

dell’UE con quelli nazionali. Questo offrirebbe al settore<br />

privato maggiore prevedibilità negli investimenti a lungo<br />

termine ed eviterebbe inutili duplicazioni. Tra l’altro<br />

darebbe anche maggiore spazio a “priorità orizzontali”,<br />

come facilitare la partecipazione delle Pmi. Da non<br />

dimenticare che l’UE ha già stanziato circa 4 miliardi<br />

di euro per il supporto al settore dei medicinali e che il<br />

Dispositivo per la ripresa e la resilienza (Rrf, il fondo che<br />

finanzia il Pnrr) mette a disposizione altri 43 miliardi di<br />

euro per il supporto ai sistemi sanitari degli Stati membri.<br />

cruciale per l’innovazione e la crescita.<br />

In questo contesto, l’Unione europea ha adottato l’Agenda<br />

delle competenze (“EU Skills Agenda”) che mira a<br />

riempire il gap formativo in tutta l’Unione. In particolare<br />

ha l’obiettivo di aumentare il numero di laureati in Stem<br />

(Scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) rendendo<br />

più attraenti gli studi e le carriere in questi campi. Ciò<br />

include azioni specifiche per coinvolgere ragazze e donne<br />

e l’incoraggiamento a un approccio didattico trasversale<br />

e innovativo nelle scuole, nella formazione professionale<br />

e nell’istruzione superiore. Dedicato specificamente al<br />

settore industriale, vi è il “Patto per le competenze” (“Pact<br />

for skills”) che vede il coinvolgimento attivo dell’industria<br />

e delle figure chiave dell’educazione e della formazione.<br />

Il Patto pone l’accento su una partnership di competenze<br />

complementari per l’industria della salute, incluso il<br />

settore farmaceutico, con un accordo di partenariato<br />

atteso entro la fine del <strong>2023</strong> e il coinvolgimento attivo<br />

dei membri del Joint industrial cooperation forum, un<br />

sottogruppo del Forum consultivo di Hera (L’Autorità<br />

europea per la preparazione e la risposta alle emergenze<br />

sanitarie), che riunisce rappresentanti degli Stati membri<br />

e dell’industria nell’ambito della preparazione e della<br />

risposta alle crisi sanitarie.<br />

Il ruolo della formazione<br />

La comunicazione della Ue pone l’accento sul costante<br />

cambiamento nelle competenze necessarie per i<br />

produttori farmaceutici in Europa. La digitalizzazione<br />

del settore, in particolare, sta accentuando il<br />

ruolo dell’intelligenza artificiale, della robotica e<br />

dell’elaborazione di big data e la transizione verso la<br />

sostenibilità richiede abilità specifiche come la chimica<br />

verde, l’ingegneria sostenibile, la valutazione del ciclo<br />

di vita, l’approvvigionamento sostenibile e la gestione<br />

dell’energia. Tutto questo in un ambito – quello della<br />

salute – strettamente regolamentato che richiede<br />

professionisti esperti su temi normativi e di quality<br />

assurance and control.<br />

L’industria farmaceutica, inoltre, si distingue per<br />

ruoli ad alta specializzazione e per una densa rete di<br />

collaborazioni internazionali, rendendola fortemente<br />

dipendente dalla mobilità del lavoro. La libera<br />

circolazione dei lavoratori, infatti, rappresenta un aspetto<br />

81


NUMERO 6 - DICEMBRE <strong>2023</strong><br />

Casa editrice<br />

MakingLife Srl<br />

Via Pascoli 60<br />

20133 Milano MI<br />

Tel. 02 36525293<br />

Con il patrocinio di:<br />

Registrazione n.168 del 30/11/2020 presso il Tribunale di Milano<br />

Direttore responsabile Cristiana Bernini<br />

Coordinamento redazionale Simone Montonati | simone.montonati@makinglife.it<br />

Comitato scientifico<br />

Maurizio Battistini<br />

Valeria Brambilla<br />

Giacomo Matteo Bruno<br />

Carla Caramella<br />

Hellas Cena<br />

Bice Conti<br />

Gabriele Costantino<br />

Stefano Govoni<br />

Piero Iamartino<br />

Teresa Minero<br />

Maria Luisa Nolli<br />

Giuseppe Recchia<br />

Art Director Simone Abbatini<br />

Illustrazioni di Mario Addis<br />

Hanno collaborato<br />

Sonia Bellolli<br />

Alberto Bobadilla<br />

Elena Botti<br />

Francesco Cipriani<br />

Alfredo Colella<br />

Gabriele Costantino<br />

Mila De Iure<br />

Giulio Divo<br />

Paolo Egasti<br />

Valentina Guidi<br />

Caterina Lucchini<br />

Antonio Maturo<br />

Simone Montonati<br />

Josephine Romano<br />

Giuseppe Speziale<br />

Monica Torriani<br />

Le aziende che ci sostengono<br />

Aluberg SpA, MC<br />

Bruno Wolhfarth Srl, MC<br />

Co.Ra.Srl, MC<br />

Defil Srl, MC<br />

De Lama SpA, MC<br />

DOC Srl, pag.67<br />

Dos&donts Srl, pag.45, MC<br />

Dott. Bonapace & C. Srl, MC<br />

Dryce Srl, MC<br />

Elis Italia Spa, MC<br />

Ellab A/S, MC<br />

Gammatom Srl, p.27, MC<br />

Giusto Faravelli SpA, MC<br />

IMA SpA, pag.23<br />

Inge SpA, pag.84, MC<br />

Leonardo SpA, pag3.<br />

LifeBee Srl, pag. 83, MC<br />

Lipoid Gmbh, MC<br />

m-Squared Consulting Srl, MC<br />

Marchesini, MC<br />

Novinox Srl, pag. 31, MC<br />

Olon SpA, MC<br />

Pha.se Srl, MC<br />

Pilot Italia SpA, pag.49, MC<br />

Pharma Quality Europe Srl, MC<br />

Pipeline Srl, p.53, MC<br />

PVS Srl, MC<br />

S4S Srl, p.68, MC<br />

SEA Vision Srl, MC<br />

MC<br />

presenti su makingconnect<br />

Responsabile commerciale<br />

Matelda Rucci | matelda.rucci@makinglife,it<br />

Stampa Starprint Srl - via A. Ponchielli 51 - 24125 Bergamo<br />

Abbonamenti Tariffa per l’Italia: cartaceo annuale € 49,00<br />

Per informazioni abbonamenti@makinglife.it<br />

Responsabilità la riproduzione delle illustrazioni e articoli pubblicati dalla rivista e la loro traduzione è riservata e non può avvenire senza espressa<br />

autorizzazione della Casa Editrice. I manoscritti e le illustrazioni inviati alla redazione non saranno restituiti, anche se non pubblicati e la Casa Editrice non<br />

si assume responsabilità nel caso che si tratti di esemplari unici. La Casa Editrice non si assume responsabilità per i casi di eventuali errori contenuti negli<br />

articoli pubblicati o di errori in cui fosse incorsa nella loro riproduzione sulla rivista.


CONOSCERE<br />

[È] PROTEGGERE<br />

La sicurezza è il nostro impegno<br />

Monitoraggio di dati e asset strategici e protezione predittiva e proattiva dalle minacce fisiche e cibernetiche,<br />

digitalizzazione sicura dei processi, comunicazioni critiche. Sono le capacità tecnologiche e operative che Leonardo<br />

mette al servizio di istituzioni, cittadini, infrastrutture e imprese. 137.000 eventi di sicurezza al secondo, 1.800 allarmi<br />

al giorno gestiti dal Global Security Operation Center (SOC) e sistemi per le comunicazioni critiche attivi in oltre 50 paesi.<br />

In un mondo che dipende sempre più dai dati, Leonardo si impegna ogni giorno per valorizzarli e mantenerli sicuri.<br />

leonardo.com


LONG LIFE CAP SEPARATOR SYSTEM<br />

www.inge.it<br />

www.inge-longlife.com

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!