Makinglife N.6 2023
Per quanto sgradito e il più possibile evitato, il conflitto è un elemento naturale delle interazioni umane e non può - né dovrebbe - essere eluso. Se affrontato attivamente e precocemente, invece, può offrire interessanti opportunità di imparare, crescere e innovare.
Per quanto sgradito e il più possibile evitato, il conflitto è un elemento naturale delle interazioni umane e non può - né dovrebbe - essere eluso. Se affrontato attivamente e precocemente, invece, può offrire interessanti opportunità di imparare, crescere e innovare.
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makinglife | dicembre <strong>2023</strong> | numero sei<br />
GUERRA E PACE<br />
PharmaFuture & Health
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INDICE<br />
Pharma Novel<br />
Commenti<br />
01 02 03<br />
Gestione del conflitto<br />
Una questione di cuore<br />
7<br />
Nella lotta all’AMR<br />
vince la guerra<br />
Le sfide della<br />
globalizzazione<br />
La pace attraverso<br />
una dichiarazione di<br />
indipendenza<br />
12<br />
14<br />
16<br />
L’unione fa la scienza<br />
Equilibri naturali<br />
La cultura positiva del<br />
conflitto<br />
App-gression<br />
Lavorare stanca...<br />
e stressa<br />
18<br />
22<br />
26<br />
32<br />
34<br />
4
makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />
Supply chain innovation<br />
Supply Chain ESG<br />
Legal<br />
Pharmatelling<br />
04 05<br />
Ripensare la supply<br />
chain<br />
Laboratorio di<br />
innovazione<br />
40<br />
42<br />
Il sistema linfatico del<br />
Paese<br />
Sostenibilità della<br />
supply chain<br />
52<br />
54<br />
06<br />
La riforma dei<br />
regolamenti europei<br />
La sostenibilità nella<br />
filiera farmaceutica<br />
62<br />
66<br />
07<br />
Misure a lungo termine<br />
per le carenze di<br />
farmaci critici<br />
80<br />
Smart supply chain<br />
44<br />
Bisogna aver coraggio<br />
58<br />
Medi-theft<br />
48<br />
5
info@makinglife.it
makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />
PHARMA<br />
NOVEL<br />
Mario Addis<br />
Questioni di cuore<br />
7
8
makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />
9
10
makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />
11
Nella lotta all’AMR<br />
vince la guerra<br />
Cristiana Bernini<br />
12<br />
Dal 1945, mai tante guerre<br />
come ora. La tragedia che<br />
oggi si sta consumando nella<br />
Striscia di Gaza si aggiunge<br />
a una lista di 59 conflitti<br />
già mappati dall’Onu al 21<br />
settembre, data dell’ultima<br />
Giornata internazionale<br />
della pace: secondo i dati<br />
delle Nazioni Unite nessun<br />
continente è risparmiato da<br />
scontri armati e nel 2022 due<br />
miliardi di persone vivevano in<br />
aree di guerra.<br />
Oltre ai morti e ai feriti<br />
causati da bombardamenti<br />
e attacchi armati, le guerre<br />
generano conseguenze<br />
sanitarie molto più ampie<br />
derivanti dall’inagibilità delle<br />
strutture ospedaliere e di<br />
cura, dall’indisponibilità di<br />
personale, dalle precarie<br />
condizioni igienico-sanitarie,<br />
dalla mancanza di acqua<br />
e cibo, dalla carenza o<br />
assenza di farmaci. Tra<br />
gli altri allarmi lanciati da<br />
Medici senza frontiere –<br />
anche rispetto all’attuale<br />
situazione a Gaza – vi sono<br />
quelli relativi alla scarsità di<br />
farmaci, che causa elevati<br />
tassi di infezione tra i feriti,<br />
e all’utilizzo inappropriato<br />
di antibiotici a largo spettro,<br />
con un conseguente aumento<br />
del rischio di resistenza<br />
antimicrobica (AMR). Secondo<br />
i dati dell’Associazione,<br />
ad esempio, oltre il 60%<br />
dei pazienti ricoverati<br />
nell’ospedale di Aden, in<br />
Yemen, ha sviluppato una<br />
resistenza agli antibiotici.<br />
“Alcuni pazienti – si legge in<br />
un comunicato – necessitano<br />
di isolamento immediato<br />
per evitare la diffusione di<br />
batteri che ancora non hanno<br />
un trattamento antibiotico”.<br />
Condizioni che difficilmente<br />
si possono realizzare in zone<br />
massacrate dalla guerra.<br />
Come è noto, l’AMR è<br />
un’emergenza globale che<br />
causa, nel solo SEE (spazio<br />
economico europeo), oltre<br />
35.000 morti all’anno – di cui,<br />
tra l’altro, un terzo in Italia<br />
– e che non sembra volersi<br />
arrestare: i dati pubblicati<br />
alla vigilia della Settimana<br />
mondiale di sensibilizzazione<br />
sulla resistenza antimicrobica<br />
<strong>2023</strong> dal Centro europeo per<br />
la prevenzione e il controllo<br />
delle malattie (Ecdc)<br />
mostrano<br />
che, dopo una<br />
riduzione del<br />
2,5% tra il 2019<br />
e il 2022, l’uso<br />
complessivo di antibiotici<br />
in Europa è nuovamente<br />
aumentato nel 2022 (l’obiettivo<br />
fissato dal Consiglio europeo<br />
prevede di ridurre l’uso di<br />
antimicrobici del 20% entro il<br />
2030). La ripresa del consumo<br />
è stata attribuita al fatto che<br />
molti europei hanno ripreso<br />
lo stile di vita precedente alla<br />
pandemia di Covid-19. Ma lo<br />
scenario di guerra che si è<br />
delineato in Ucraina potrebbe<br />
aver contribuito a tale<br />
fenomeno?<br />
Al World health summit<br />
dell’ottobre dello scorso<br />
anno, Laura Jung, clinica e<br />
ricercatrice sulla resistenza<br />
agli antibiotici presso il<br />
Centro medico dell’Università<br />
di Lipsia, in Germania,<br />
testimoniava che “le infezioni<br />
più resistenti che stiamo<br />
vedendo in ospedale hanno
makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />
colpito persone provenienti<br />
dall’Ucraina ferite in battaglia,<br />
curate negli ospedali da<br />
campo e poi arrivate in<br />
Germania o nell’Europa<br />
centrale”.<br />
Le guerre creano<br />
indubbiamente le condizioni<br />
affinché le infezioni meno<br />
rispondenti ai farmaci si<br />
diffondano, dalle aree coinvolte<br />
nel conflitto, in tutto il mondo.<br />
Le testimonianze scientifiche<br />
che collegano le ferite di<br />
guerra con la resistenza<br />
antimicrobica hanno iniziato<br />
a essere raccolte negli<br />
ultimi vent’anni ma un ruolo<br />
essenziale nello sviluppo<br />
dell’antimicrobicoresistenza<br />
lo ebbe già la Seconda guerra<br />
mondiale, con la produzione<br />
su scala industriale e l’utilizzo<br />
massiccio di arsenicali,<br />
sulfamidici e disinfettanti<br />
QAC (composti di ammonio<br />
quaternario usati per la pulizia<br />
e la disinfezione), nonché con<br />
l’introduzione di massa della<br />
penicillina come profilassi e<br />
nel trattamento dei soldati.<br />
Nel 2009 sono state pubblicate<br />
su Militar medicine<br />
le evidenze<br />
che le vittime<br />
statunitensi dei<br />
combattimenti in<br />
Iraq e Afghanistan<br />
sviluppavano infezioni da<br />
batteri multiresistenti (MDR) a<br />
seguito di ferite riportate nelle<br />
operazioni Iraqi freedom (OIF)<br />
ed Enduring freedom (OEF).<br />
Nonostante le procedure<br />
aggressive di controllo<br />
delle infezioni all’interno<br />
delle strutture di ricovero<br />
delle vittime, si registrava<br />
una continua trasmissione<br />
nosocomiale e una crescente<br />
resistenza antimicrobica per<br />
alcuni agenti patogeni.<br />
Sono sempre fonti della<br />
medicina militare statunitense<br />
a fornire le maggiori<br />
informazioni relative alla<br />
resistenza antimicrobica<br />
sviluppatasi a partire dagli<br />
anni ’80 in Iraq: nonostante<br />
la ritrosia delle istituzioni<br />
irachene a fornire dati in<br />
merito, uno studio di un team<br />
internazionale pubblicato<br />
nel 2022 sul British medical<br />
journal<br />
global health<br />
ha dimostrato<br />
come guerra<br />
e conflitti<br />
siano fattori<br />
determinanti per<br />
l’intensificarsi della resistenza<br />
antimicrobica in Medio Oriente.<br />
I ricercatori hanno analizzato<br />
in particolare il ruolo che la<br />
contaminazione ambientale<br />
da metalli pesanti – il cui<br />
utilizzo nella costruzione di<br />
armi e proiettili è aumentato<br />
dalla fine del secondo conflitto<br />
mondiale – potrebbe svolgere<br />
nell’innescare la resistenza<br />
antimicrobica attraverso un<br />
meccanismo di “co-selezione”.<br />
Tornando al conflitto in<br />
Ucraina, sebbene i dati<br />
sull’attuale conflitto non siano<br />
ancora disponibili, un articolo<br />
pubblicato su The Lancet<br />
infectious diseases<br />
nell’aprile di<br />
quest’anno a<br />
firma di Nicola<br />
Petrosillo, Eskild<br />
Petersen e Sergii<br />
Antoniak ricorda<br />
che gli studi condotti dal 2014<br />
(anno di inizio del conflitto) al<br />
2020 mostrano che l’incidenza<br />
di batteri multiresistenti in<br />
feriti di guerra ricoverati<br />
in ospedali militari ucraini<br />
è stata superiore a quella<br />
riscontrata in ospedali<br />
civili (sia ucraini che di<br />
altri Paesi europei). Dal 24<br />
febbraio 2022, data dell’inizio<br />
dell’attacco armato su<br />
larga scala da parte della<br />
Federazione Russa, il numero<br />
di vittime, pur controverso,<br />
è indubbiamente molto<br />
elevato. Da marzo 2022 i<br />
Centri europei per il controllo<br />
delle malattie hanno<br />
avvertito che le persone con<br />
ferite traumatiche in Ucraina<br />
potrebbero avere batteri<br />
multiresistenti e hanno<br />
raccomandato isolamento<br />
preventivo e screening per<br />
evitare il trasporto di tali<br />
batteri insieme ai pazienti<br />
trasferiti dagli ospedali nelle<br />
zone di guerra. Gli autori<br />
concludono che le infezioni<br />
associate alla guerra e<br />
l’AMR avranno un impatto<br />
drammatico sulla salute<br />
delle persone all’interno<br />
e all’esterno del Paese,<br />
creando un vasto serbatoio<br />
di infezioni da batteri Gramnegativi<br />
multiresistenti in<br />
Ucraina e in Russia, con<br />
il potenziale di ulteriore<br />
diffusione.<br />
In un momento in cui i<br />
segnali di una progressiva<br />
estensione dei conflitti a<br />
livello globale sono sempre<br />
più evidenti, comprendere il<br />
legame tra AMR e guerre è<br />
uno degli elementi essenziali<br />
per arginare una delle molte<br />
conseguenze irreparabili che<br />
ogni guerra porta con sé e<br />
diffonde nel mondo intero.<br />
13
14<br />
LE SFIDE DELLA<br />
GLOBALIZZAZIONE<br />
ALLE SUPPLY CHAIN<br />
DEL PRODOTTO<br />
FARMACEUTICO<br />
Gabriele Costantino<br />
Dipartimento di Scienze degli Alimenti e del Farmaco<br />
Università di Parma<br />
gabriele.costantino@unipr.it<br />
I primi anni del XXI secolo hanno<br />
testimoniato l’inizio di un processo<br />
apparentemente irreversibile – come<br />
sembrava in quegli anni – definito<br />
globalizzazione. Sebbene il termine sia<br />
ampiamente usato, la sua definizione<br />
formale è complessa e può essere<br />
inteso come una serie di processi che<br />
delineano una trasformazione nella<br />
organizzazione spaziale di relazioni e<br />
scambi sociali, che a sua volta genera<br />
flussi e relazioni di attività, interazioni<br />
ed esercizio di potere a livello<br />
interregionale e intercontinentale.<br />
Innescata dagli eventi politici<br />
successivi alla fine della cosiddetta<br />
guerra fredda, con la apparente<br />
normalizzazione dei rapporti del<br />
mondo occidentale con la ex Unione<br />
Sovietica e, soprattutto, con la<br />
Cina, e dalla conclusione del lungo<br />
processo di decolonizzazione di<br />
giganti demografici quali India e<br />
Brasile, la globalizzazione è diventata<br />
rapidamente un paradigma di sviluppo<br />
industriale e commerciale. L’industria<br />
farmaceutica non si è sottratta a<br />
questa opportunità, in un momento<br />
– tra l’altro – in cui la ricerca della<br />
riduzione dei costi, della stabilizzazione<br />
dei profitti e dell’arricchimento della<br />
pipeline con nuovi prodotti brevettati<br />
portò – alla fine del secolo scorso – a<br />
un’operazione di fusioni e acquisizioni il<br />
cui valore finanziario superò il prodotto<br />
interno lordo di molti Paesi a media<br />
industrializzazione. E così, a partire dai<br />
primi anni del XXI secolo, si è assistito<br />
alla globalizzazione dell’industria<br />
farmaceutica. Fenomeno, quello<br />
della globalizzazione dell’industria<br />
farmaceutica, che può esser declinato<br />
in tre ambiti. Delocalizzazione<br />
transnazionale e transcontinentale<br />
(in genere verso Paesi a basso tasso<br />
di industrializzazione o di sviluppo)<br />
di alcune attività da parte di aziende<br />
localizzate in Europa o Stati Uniti;<br />
creazione di aziende transnazionali<br />
non identificabili con una particolare<br />
localizzazione geografica; ampliamento<br />
del mercato del prodotto farmaceutico.<br />
Che queste tre tendenze abbiano<br />
portato effettivamente a riduzione di<br />
costi, efficientamento del processo,<br />
aumento della pipeline di discovery e<br />
sviluppo non è ovvio. Ad esempio, per<br />
quanto riguarda la prima condizione, in<br />
realtà la delocalizzazione ha riguardato<br />
nella grande maggioranza dei casi<br />
solo le attività di produzione, mentre<br />
le attività di ricerca e sviluppo sono<br />
state generalmente mantenute nei<br />
Paesi di origine. Anche l’espansione<br />
del mercato farmaceutico non<br />
sembra aver seguito la tendenza alla<br />
globalizzazione e al cambio di struttura<br />
demografica, essendo i consumatori di<br />
prodotti branded ancora largamente
makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />
situati nel Nord del mondo e la pipeline<br />
di sviluppo ancora fortemente guidata<br />
da risposte a bisogni clinici dei Paesi<br />
a forte industrializzazione. Tuttavia,<br />
il fenomeno della globalizzazione<br />
dell’industria farmaceutica ha lasciato<br />
tracce ben importanti. Ad esempio, la<br />
nascita di imprese di produzione di Api<br />
e di generici in Paesi in via di sviluppo,<br />
dall’India al Brasile, ma oramai<br />
anche in molti Paesi africani quali<br />
Egitto, Nigeria, Sud-Africa, Marocco.<br />
La nascita di un settore chimicofarmaceutico,<br />
seppur non orientato ad<br />
attività R&D in contesti a basso costo<br />
di manodopera e di produzione, ha<br />
senza dubbio innescato la nascita di<br />
una supply chain – se non globale –<br />
sicuramente transnazionale.<br />
Dopo circa 20 anni del nuovo secolo<br />
si può osservare come il fenomeno<br />
della globalizzazione ponga sfide molto<br />
impegnative. La pandemia Covid ha<br />
mostrato in tutta la sua drammaticità<br />
il rischio industriale associato a supply<br />
chain estese. Le tensioni internazionali<br />
che si stanno manifestando in questi<br />
ultimi anni indicano che l’idea di<br />
un mercato globale si scontra con<br />
l’esistenza di confini e di conflitti.<br />
E infine, ma non certo ultimo, il<br />
consolidamento – in Paesi in via di<br />
sviluppo – di mercati nazionali (ma<br />
estremamente estesi) che competono<br />
con le supply chain “originarie”.<br />
Questi aspetti naturalmente riguardano<br />
molti ambiti industriali ma acquistano<br />
particolare rilevanza per l’industria<br />
farmaceutica, i cui prodotti sono<br />
soggetti a due ulteriori vincoli: il primo<br />
è quella della deperibilità, il secondo è<br />
quello della compliance regolatoria.<br />
Le rotture di stock e la carenza<br />
di farmaci anche essenziali sono<br />
diventate sempre più frequenti, anche<br />
in Europa, e dimostrano come la<br />
gestione della supply chain richieda<br />
un rapido adattamento a condizioni<br />
sempre mutabili.<br />
Uno dei problemi forse meno<br />
conosciuti dall’opinione pubblica<br />
ma potenzialmente più rischioso è<br />
l’introduzione dolosa – in una supply<br />
chain regolata e approvata – di<br />
farmaci, eccipienti, principi attivi<br />
contraffatti o substandard. Sebbene<br />
il numero di report di farmaci<br />
contraffatti introdotti in supply chain<br />
regolate sia estremamente variabile<br />
geograficamente (Cina, Russia, India,<br />
ma anche USA, rappresentano i<br />
casi principali, mentre gran parte<br />
dei Paesi della UE non riporta casi),<br />
la contraffazione o la falsificazione<br />
di un farmaco hanno una valenza<br />
ben più grave di quella di altri beni<br />
di largo consumo, sia per il diretto<br />
rischio per la salute, sia per il fatto<br />
che il consumatore ripone la sua<br />
fiducia nell’integrità del prodotto<br />
che sta assumendo. Acquistare<br />
da un distributore autorizzato un<br />
prodotto farmaceutico confezionato<br />
è per molti garanzia assoluta di<br />
affidabilità. L’introduzione di farmaci<br />
contraffatti o falsificati non è soltanto<br />
conseguenza dell’esternalizzazione<br />
della filiera di produzione verso<br />
mercati meno controllati, ma dipende<br />
anche dall’illecita sottrazione di<br />
farmaci da strutture ospedaliere<br />
e dalle vendite attraverso canali<br />
informatici. Il packaging è, in<br />
definitiva, il vero e proprio biglietto<br />
da visita del prodotto farmaceutico.<br />
Noi riponiamo fiducia nel prodotto<br />
perché ne riconosciamo la forma con<br />
cui si presenta. Ma il problema della<br />
falsificazione rende indispensabile<br />
che il “biglietto da visita” si trasformi<br />
in vera e propria carta d’identità, in<br />
cui vengono conservati in maniera<br />
digitale tutti i dati relativi all’intera<br />
filiera produttiva e distributiva.<br />
Le applicazioni della blockchain<br />
associate all’intelligenza artificiale<br />
rappresentano un’opportunità di<br />
grande rilievo per mantenere la fiducia<br />
del consumatore e dei sistemi nazionali<br />
nei confronti delle supply chain<br />
transnazionali e rappresentano anche<br />
un modo efficiente per il controllo<br />
delle scadenze, delle condizioni di<br />
conservazione e di integrità di principi<br />
attivi ed eccipienti. Il packaging del<br />
farmaco, quindi, dovrà rappresentare<br />
un valore pari al farmaco stesso<br />
nella preservazione della fiducia e<br />
nell’assicurazione di qualità.<br />
15
Fare esplodere la<br />
pace attraverso una<br />
“Dichiarazione di<br />
Interdipendenza”<br />
Antonio Maturo<br />
Professore di Sociologia della Salute<br />
Università di Bologna, Campus della Romagna<br />
Il conflitto è presente a ogni livello della società. Ci sono conflitti<br />
sul luogo di lavoro tra manager e sottoposti, ci sono conflitti tra<br />
medici e infermieri, ci sono conflitti tra professioni differenti. Poi<br />
purtroppo vi sono conflitti anche tra Stati. Oggi ne siamo testimoni<br />
diretti. Siamo sgomenti, ma soprattutto sorpresi. Non eravamo<br />
più abituati a questa possibilità: ci avevano fatto credere<br />
che stessimo vivendo nella Fine della Storia.<br />
I conflitti interpersonali appaiono inevitabili e fino a un certo<br />
grado possono essere gestiti e, anzi, possono essere anche salutari:<br />
un franco scambio di opinioni, argomentazioni e, se c’è la<br />
volontà, superamento e sintesi finale. I conflitti tra gli Stati, anzi<br />
chiamiamole con il loro nome: le guerre, sono inaccettabili. Qui<br />
le persone che prendono decisioni hanno studiato, sono abituate<br />
a dialogare. Si tratta di persone che sanno che ci saranno conseguenze<br />
disastrose e nonostante questo decidono di agire per<br />
causare il più alto numero di morti alla controparte.<br />
Dunque, abbiamo appurato che per conflitto si può intendere<br />
una situazione posta lungo un continuum che va dalla discussione<br />
franca e accesa fino alla distruzione reciproca (ma più spesso<br />
alla distruzione di chi non ha deciso per il conflitto). Nella sua<br />
versione positiva, il conflitto può essere il primo passo verso la<br />
cooperazione. Molti autori vedono queste due situazioni come<br />
contrapposte, e di fatto lo sono, ma possono anche presentarsi<br />
lungo una successione temporale, indubbiamente evolutiva. La<br />
cooperazione fiorisce laddove due attori, o più, si accorgono che<br />
facendo qualcosa insieme ottengono molto di più di quanto non<br />
avrebbero se procedessero separati. In Italia abbiamo qualcosa<br />
di molto peculiare, come raccontano coloro che si occupano<br />
di economia solidale, abbiamo l’impresa sociale. Cooperative<br />
che lavorano per sostenere persone in difficoltà, spesso malate,<br />
collaborando con lo Stato e agendo sul mercato. Entrano nel<br />
mercato e fanno impresa. Un esempio di cooperazione molto<br />
positiva.<br />
Il riconoscimento dell’identità dell’Altro è fondamentale per ridurre<br />
le possibilità del conflitto. Possiamo fare due esempi. Il<br />
primo esempio è quello dei campi di concentramento nazisti.<br />
Come ci ricorda il filosofo sociale Axel Honneth, la prima cosa<br />
che accadeva agli ebrei (e agli zingari, agli omosessuali, agli<br />
oppositori politici) era la privazione della loro identità. Appena<br />
entravano, veniva tolto loro il nome e divenivano un numero tatuato<br />
sul braccio. L’altro esempio, meno estremo ma comunque<br />
drammatico, viene fatto dal sociologo Erving Goffman. In un suo<br />
libro sulle istituzioni totali, Goffman ricordava che negli anni Cinquanta,<br />
nei manicomi americani, i pazienti erano delle “non-persone”:<br />
i sanitari parlavano di loro come se non fossero presenti.<br />
In sintonia, si riveda l’inossidabile film Qualcuno volò sul nido del<br />
cuculo. Ma questi due esempi trascendono addirittura il conflitto<br />
perché siamo all’annichilimento dell’Altro.<br />
16
makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />
Invece, nell’ambito della sociologia della salute possiamo fare<br />
riferimento al conflitto sociale. La causa principale del conflitto<br />
sociale è la diseguaglianza. In una società nella quale le<br />
classi sociali sono distanti tra loro e dove vi è scarsa mobilità<br />
sociale si generano invidia, violenza e cultura della sopraffazione.<br />
In questa società domina il capitale sociale bonding (quello<br />
del clan) e langue il capitale sociale bridging (la possibilità che<br />
interagiscano persone di classi sociali differenti). Manca inoltre<br />
una componente fondamentale della società che è la fiducia.<br />
Una mancanza che genera costi sociali, ma anche economici,<br />
enormi. Senza fiducia bisogna proteggersi in tutte le dimensioni:<br />
fisiche e giuridiche. Se ho una bicicletta devo comprare due<br />
lucchetti, se ho un’azienda devo tutelare ogni scambio con un<br />
contratto, nella mia casa devo mettere le grate e le telecamere.<br />
In queste società anche la salute ne risente. Sono più diffusi stili<br />
di vita malsani e comportamenti violenti. Anche le diseguaglianze<br />
sanitarie sono amplificate, con i fattori socio-economici che<br />
pesano in modo sproporzionato sui poveri e che li conducono a<br />
pessime condizioni di salute molto più che nelle società maggiormente<br />
egualitarie. E l’accesso alle cure è solo formale.<br />
Non vi è una cura che possa guarirci dal conflitto e, se ci guardiamo<br />
intorno, sembra che la società sia un corpo che non riesce<br />
a disfarsi di questa malattia cronica. Un sistema che non<br />
apprende dai propri errori. Forse l’unica pallottola magica che<br />
potrebbe farci rinsavire è la consapevolezza della nostra interdipendenza.<br />
Per raggiungerla servono più connessioni, più comunicazioni<br />
e più relazioni. Il sociologo-medico Nicholas Christakis<br />
dell’Università di Yale ha preso molto sul serio la forza<br />
delle connessioni sociali e ha dimostrato come le abitudini si<br />
trasmettano attraverso le relazioni di conoscenza, amicizia e parentela.<br />
Ad esempio, ha mostrato che se un amico di un nostro<br />
amico, una persona che noi neppure conosciamo, smette di fumare,<br />
anche noi abbiamo il 25% di possibilità di smettere (il nostro<br />
amico il 50%). Inoltre, attraverso le reti sociali si diffondono<br />
anche i cambiamenti del peso corporeo (diventare più magri o<br />
più grassi) e addirittura i divorzi! Nel suo libro, intitolato coerentemente<br />
Connected: the amazing power of social network and<br />
how they shape our life (che si può tradurre con “Connessi: lo<br />
stupefacente potere delle reti sociali e come danno forma alla<br />
nostra vita”), Christakis alla fine si domanda come utilizzare a<br />
vantaggio dell’umanità le connessioni. E risponde che ci si deve<br />
impegnare a diffondere il bene e la gentilezza, perché lungo le<br />
connessioni queste dimensioni si amplificano e generano valore.<br />
Nella Dichiarazione di Interdipendenza le connessioni sociali<br />
debbono avere il posto d’onore. Insomma, riprendendo un’altra<br />
dichiarazione, la Dichiarazione di Siviglia: “La stessa specie che<br />
ha inventato la guerra, ora può inventare la pace”.<br />
17
L’unione fa<br />
la scienza<br />
LA COOPERAZIONE È<br />
IMPRESCINDIBILE NELLA<br />
RICERCA SCIENTIFICA<br />
E PER LA SUA MASSIMA<br />
EFFICACIA ESIGE UNA<br />
RESPONSABILITÀ ETICA<br />
Elena Cattaneo, professoressa ordinaria all’Università di Milano, ricercatrice sulle malattie neurodegenerative<br />
(in particolare la malattia di Huntington) e dal 2013 Senatrice a vita della Repubblica<br />
Paolo Egasti<br />
Dalla sua nascita la scienza<br />
progredisce accumulando<br />
e combinando il lavoro<br />
e le esperienze di molti<br />
nel corso del tempo. Ogni<br />
nuovo studioso, anziché<br />
ricominciare ogni volta da<br />
zero, si può appoggiare<br />
sul lavoro di chi lo ha<br />
preceduto, ampliando così<br />
continuamente il corpo<br />
generale delle nuove<br />
acquisizioni.<br />
Ormai da tempo, e sempre<br />
di più, le conoscenze non<br />
solo vengono trasmesse<br />
alle successive generazioni<br />
di scienziati, ma vengono<br />
condivise in tempo<br />
reale tra diversi gruppi,<br />
in collaborazioni dove<br />
ciascuno contribuisce<br />
apportando competenze,<br />
scoperte, strumenti, e<br />
fornendo stimoli e soluzioni<br />
agli altri.<br />
In questo periodo di<br />
grandi trasformazioni, le<br />
partnership sono centrali<br />
per l’avanzamento del<br />
sapere scientifico.<br />
Di questo parliamo<br />
con Elena Cattaneo,<br />
professoressa ordinaria<br />
all’Università di Milano,<br />
ricercatrice sulle malattie<br />
neurodegenerative (in<br />
particolare la malattia di<br />
Huntington) e dal 2013<br />
Senatrice a vita della<br />
Repubblica.<br />
Che cosa si intende per<br />
etica della cooperazione<br />
nella ricerca scientifica?<br />
Il Nobel per la medicina<br />
Jacques Monod scriveva<br />
che quando facciamo<br />
ricerca nei nostri laboratori<br />
e scopriamo cose che<br />
nessuno ancora conosce,<br />
lo facciamo sulla base<br />
di un impegno tacito e<br />
non negoziabile a essere<br />
sinceri, a dire come stanno<br />
le cose, a riportare i fatti,<br />
a difendere per tutti la<br />
libertà che permette a<br />
ogni idea razionale di<br />
essere messa a confronto<br />
con le altre e valutata.<br />
Questa è la principale<br />
sfida dell’etica della<br />
18
makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />
scienza: raccontare come<br />
stanno le cose intorno<br />
a noi, senza omissioni<br />
o condizionamenti. Una<br />
responsabilità che non<br />
viene meno in ambito<br />
internazionale, come<br />
base dei programmi di<br />
cooperazione tra università<br />
e centri di ricerca.<br />
Qual è il ruolo della<br />
cooperazione nel contesto<br />
internazionale?<br />
Ritengo che la<br />
cooperazione scientifica<br />
sia ormai un elemento<br />
essenziale di ogni progetto<br />
di ricerca che operi alla<br />
frontiera della conoscenza.<br />
C’è naturalmente una<br />
considerazione di tipo<br />
scientifico in quanto<br />
spesso è dal confronto<br />
che nascono le idee più<br />
ambizione e le scoperte<br />
più innovative. Inoltre,<br />
alcune imprese conoscitive<br />
sarebbero fisicamente<br />
ed economicamente<br />
impossibili da portare<br />
a termine senza la<br />
collaborazione con colleghi,<br />
enti e infrastrutture di<br />
ricerca in tutto il mondo.<br />
Ad esempio, non sarebbe<br />
stato possibile ottenere<br />
l’immagine di un buco<br />
nero senza i telescopi<br />
interconnessi del progetto<br />
internazionale EHT sparsi<br />
in tutto il mondo, dagli USA<br />
al Cile, dalla Groenlandia<br />
al Messico, dall’Europa al<br />
Polo Sud. Ma c’è anche<br />
una dimensione culturale<br />
altrettanto importante che<br />
deriva dalle conseguenze di<br />
una scoperta, che possono<br />
rendere necessaria<br />
una regolamentazione<br />
a livello internazionale<br />
nell’interesse dei cittadini.<br />
Nel 2014, in quanto<br />
coordinatrice del<br />
consorzio europeo<br />
NeuroStemcellrepair,<br />
insieme al coordinatore<br />
del consorzio Transeuro,<br />
entrambi dedicati allo<br />
studio delle staminali<br />
come possibile base per<br />
il trattamento di malattie<br />
neurodegenerative come<br />
Parkinson e Huntington,<br />
abbiamo coinvolto<br />
ricercatori dal Giappone,<br />
Stati Uniti, Regno Unito,<br />
Germania e Italia per<br />
creare il consorzio globale<br />
GForce. L’obiettivo di<br />
questa iniziativa era<br />
stimolare la collaborazione<br />
tra i gruppi che nel mondo<br />
lavorano con staminali<br />
pluripotenti su queste<br />
malattie e condividere<br />
gli sforzi, in termini<br />
di ricerca, test clinici,<br />
confronto con le agenzie di<br />
regolamentazione e dibattiti<br />
etici, al fine di tradurre<br />
eventuali nuove terapie<br />
cellulari nella pratica<br />
clinica dei pazienti affetti da<br />
disturbi neurodegenerativi.<br />
Infine, non bisogna<br />
sottovalutare gli effetti<br />
“politici” della cooperazione<br />
scientifica. Non di rado,<br />
iniziative scientifiche che<br />
mettono a fattor comune<br />
risorse e intelligenze di<br />
nazionalità diverse per un<br />
fine condiviso riescono a<br />
“<br />
LA COOPERAZIONE<br />
SCIENTIFICA È ORMAI<br />
UN ELEMENTO<br />
ESSENZIALE DI OGNI<br />
PROGETTO DI RICERCA<br />
CHE OPERI ALLA<br />
FRONTIERA DELLA<br />
CONOSCENZA<br />
essere fattori di distensione<br />
politica internazionale<br />
anche tra soggetti e stati<br />
tra loro “ostili” per ragioni<br />
geopolitiche.<br />
Si pensi al Cern, alla<br />
moltitudine di nazionalità<br />
degli scienziati che vi<br />
operano. Creare luoghi in<br />
cui ci si possa spogliare<br />
dell’appartenenza nazionale<br />
per esaltare la dimensione<br />
di una comunità globale<br />
è un obiettivo prezioso<br />
che credo valga la pena di<br />
perseguire, soprattutto e<br />
con maggior forza quando<br />
nel mondo sembrano<br />
esser ripresi a spirare<br />
nuovi venti di guerra.<br />
Del resto, la diplomazia<br />
della cooperazione<br />
scientifica è un “asset”<br />
a cui tutti gli stati fanno<br />
riferimento anche<br />
dotandosi di personale<br />
specializzato presente<br />
nell’organigramma della<br />
rete diplomatica.<br />
Quali sono gli strumenti con<br />
cui può essere favorito lo<br />
scambio di informazioni? E<br />
lo scambio e la mobilità dei<br />
ricercatori?<br />
Gli strumenti sono<br />
molteplici, sia a livello<br />
istituzionale che dei singoli<br />
enti: accordi bilaterali,<br />
protocolli, consorzi. Ogni<br />
iniziativa deve essere la<br />
benvenuta perché, in un<br />
mondo costantemente<br />
interconnesso come il<br />
nostro, la collaborazione<br />
nella ricerca si tradurrà in<br />
un beneficio per tutti.<br />
Al di là dei singoli strumenti,<br />
lo sforzo in più richiesto alle<br />
nostre istituzioni, politiche e<br />
scientifiche, è immaginare<br />
scenari futuri e alimentare<br />
quei settori che più di altri<br />
potranno andare incontro<br />
ai problemi del domani:<br />
lo studio del genoma, di<br />
sistemi più sostenibili e di<br />
fonti energetiche alternative<br />
sono solo alcuni degli<br />
ambiti su cui si aspettano<br />
con più urgenza risposte<br />
per garantire un futuro<br />
di benessere alle future<br />
generazioni.<br />
Quali sono gli accordi,<br />
anche a livello politico,<br />
che favoriscono la<br />
cooperazione?<br />
Sempre più spesso la<br />
dimensione dei problemi<br />
19
da affrontare sconsiglia<br />
l’approccio bilaterale tra<br />
stati, essendo manifesto il<br />
disallineamento tra risorse<br />
(umane ed economiche)<br />
disponibili e l’obiettivo<br />
scientifico perseguito.<br />
La dimensione europea,<br />
per quel che ci riguarda, è<br />
l’unità scientifica “minima”<br />
a cui fare riferimento.<br />
Ovviamente nulla<br />
impedisce – ed è anzi<br />
auspicabile – che<br />
nell’ambito di programmi<br />
macro di collaborazione e<br />
cooperazione scientifica<br />
si sviluppino forme di<br />
collaborazione multilaterali<br />
(con specifici progetti,<br />
protocolli d’intesa,<br />
scambi didattici etc.) che,<br />
attraverso la mobilità<br />
di persone e idee, diano<br />
gambe a progetti e ricerche<br />
che altrimenti, anche se<br />
ben pianificate sulla carta,<br />
corrono il rischio di non<br />
trovare mai la luce.<br />
Ad esempio, in ambito<br />
sanitario, come si evince<br />
dalla prima relazione<br />
biennale sull’attuazione<br />
dell’approccio globale alla<br />
ricerca e all’innovazione<br />
della Commissione<br />
europea al Consiglio e<br />
al Parlamento europeo<br />
del 29 giugno scorso,<br />
“[la Commissione ha]<br />
promosso il coordinamento<br />
internazionale degli studi<br />
di piattaforme europee<br />
finanziate dall’Unione<br />
attraverso il Consiglio<br />
di coordinamento delle<br />
sperimentazioni, ha<br />
proseguito la cooperazione<br />
con l’acceleratore per<br />
l’accesso agli strumenti<br />
Covid-19 (acceleratore<br />
ACT), ha finanziato la<br />
ricerca sulla Covid-19 e<br />
SE PER VALORIZZARE I<br />
“GIACIMENTI” DI DATI<br />
PUBBLICI SERVONO<br />
INVESTIMENTI<br />
PRIVATI, SI DEVE<br />
CONTEMPERARE<br />
L’INTERESSE DEL<br />
PRIVATO CON IL FINE<br />
DI SALUTE PUBBLICA E<br />
AVANZAMENTO SOCIALE<br />
A CUI È PREORDINATA<br />
LA RICERCA<br />
“<br />
altre malattie infettive e ha<br />
sostenuto la Coalizione per<br />
l’innovazione in materia di<br />
preparazione alle epidemie<br />
(CEPI).<br />
L’UE ha istituito il<br />
terzo programma del<br />
partenariato Europa-<br />
Paesi in via di sviluppo per<br />
gli studi clinici (EDCTP)<br />
come impresa comune<br />
nell’ambito di Orizzonte<br />
Europa per affrontare<br />
le malattie infettive e<br />
le emergenze di sanità<br />
pubblica nell’Africa<br />
subsahariana”.<br />
Esistono ambiti della<br />
ricerca scientifica in cui la<br />
cooperazione assume un<br />
ruolo più importante che in<br />
altri?<br />
Ho fatto già l’esempio<br />
del consorzio EHT che<br />
ha permesso di ottenere<br />
le prime e uniche due<br />
immagini di un buco nero<br />
attraverso radiotelescopi<br />
lontani migliaia di<br />
chilometri ma puntati<br />
verso la stessa sorgente.<br />
Restando all’ambito<br />
dell’astrofisica, un altro<br />
esempio è l’impresa<br />
realizzata dai due<br />
interferometri Virgo –<br />
progetto a sua volta nato<br />
da una collaborazione<br />
internazionale tra fisici<br />
e ingegneri appartenenti<br />
a venti diversi gruppi<br />
di ricerca europei e<br />
localizzato in provincia<br />
di Pisa – e LIGO, negli<br />
Stati Uniti: insieme hanno<br />
permesso di registrare<br />
per la prima volta il<br />
passaggio di un’onda<br />
gravitazionale. Sarebbe<br />
stato impossibile per un<br />
singolo Paese o gruppo<br />
di ricerca raggiungere<br />
questi risultati. Così<br />
come non potremmo<br />
mai conoscere tutti i<br />
segreti del Dna umano<br />
senza collaborazione<br />
fra studiosi. Non a caso<br />
il progetto “Genoma<br />
umano”, iniziato negli anni<br />
’90, è tra gli antesignani<br />
dei programmi di<br />
cooperazione scientifica e<br />
ancora oggi le scoperte più<br />
rivoluzionarie in ambito<br />
genomico continuano<br />
ad arrivare da consorzi<br />
internazionali. L’ultima è<br />
quella del pangenoma che<br />
permette di confrontare<br />
in parallelo un grande<br />
numero di sequenze<br />
genetiche umane di<br />
diverse popolazioni umane<br />
per cogliere somiglianze e<br />
differenze.<br />
Le piattaforme allo studio<br />
in ambito biomedico per<br />
la condivisione di dati e<br />
cooperazione tra i grossi<br />
gruppi, anche tra privato<br />
e pubblico, porteranno un<br />
avanzamento scientifico e<br />
un vantaggio per i pazienti?<br />
Le piattaforme sono<br />
grandi opportunità di<br />
conoscenza e avanzamento<br />
scientifico ma – specie<br />
a valle di collaborazioni<br />
tra pubblico e privato – è<br />
necessario essere chiari<br />
e ragionare bene su ogni<br />
aspetto della filiera dei<br />
dati di cui si alimentano<br />
e della titolarità degli<br />
“output” che si generano. I<br />
dati, la loro aggregazione,<br />
archiviazione, disponibilità<br />
e utilizzabilità sono – è<br />
notorio – il petrolio della<br />
moderna economia. Molto<br />
spesso la fonte che ne<br />
genera la maggior quantità<br />
e sistematicità origina da<br />
enti e strutture pubbliche.<br />
Se i “giacimenti” di dati<br />
pubblici, in particolare<br />
quelli sanitari, per essere<br />
valorizzati comportano<br />
investimenti ingenti che ad<br />
oggi solo i privati possono<br />
garantire, si pone il<br />
problema di come – ferme<br />
restando le garanzie di<br />
riservatezza del singolo<br />
cittadino – costruire<br />
un assetto di interessi<br />
economici e sociali che<br />
siano desiderabili da tutti.<br />
Si deve cioè prevedere la<br />
possibilità di contemperare<br />
l’interesse del privato<br />
alla remunerazione<br />
dell’investimento con il<br />
fine di salute pubblica e<br />
avanzamento sociale a cui<br />
è preordinata la ricerca<br />
scientifica.<br />
20
makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />
Breaking ground with unprecedented continuous processing capabilities,<br />
Nebula is a multi-chamber decontamination tunnel which integrates<br />
seamlessly with IMA Life aseptic fill-finish lines. Responding to the latest<br />
Annex 1 guidelines, Nebula accomplishes 6-log decontamination using<br />
HC-VPHP while material crosses the tunnel in a matter of seconds.<br />
Secure sterility and accelerate your aseptic.<br />
ima.it/pharma<br />
21
EQUILIBRI<br />
NATURALI<br />
Egoismo e conflitto sono elementi inscindibili<br />
da ogni essere vivente ma la natura offre<br />
molti esempi di come il compromesso possa<br />
condurre a un equilibrio vantaggioso per tutti<br />
Simone Montonati<br />
22<br />
« Noi siamo macchine<br />
da sopravvivenza, robot<br />
semoventi programmati<br />
ciecamente per preservare<br />
quelle molecole egoiste<br />
note sotto il nome di geni».<br />
Con queste parole Richard<br />
Dawkins introduceva nel<br />
1976 la nota teoria del “gene<br />
egoista”, secondo la quale i<br />
geni sono l’unita base su cui<br />
agisce la selezione naturale (e<br />
non l’individuo né tantomeno<br />
la specie) e su di essi agisce<br />
una spinta evolutiva che<br />
ne favorisce “uno spietato<br />
egoismo”. L’egoismo del<br />
gene provocherà in genere<br />
un comportamento egoistico<br />
anche dell’individuo e<br />
l’interazione tra individui<br />
intrinsecamente egoisti<br />
condurrà sovente al conflitto.<br />
Ciononostante, non sempre lo<br />
scontro in natura è la migliore<br />
delle opzioni, anzi, e “la<br />
decisione se combattere o no<br />
dovrebbe idealmente essere<br />
preceduta da un complesso<br />
calcolo “costo-beneficio,<br />
anche se inconscio”. Molto<br />
spesso, infatti, gli organismi<br />
ricorrono a meccanismi molto<br />
complessi per garantire<br />
l’equilibro tra le parti. In<br />
ogni caso, come spiega lo<br />
stesso Dawkins, noi esseri<br />
umani dovremmo “cercare<br />
di insegnare generosità e<br />
altruismo, perché siamo nati<br />
egoisti. Bisogna cercare di<br />
capire gli scopi dei nostri geni<br />
Maurizio Casiraghi, docente di zoologia e prorettore<br />
alla didattica all’Università di Milano Bicocca<br />
egoisti, per poter almeno<br />
avere la possibilità di alterare<br />
i loro disegni, qualcosa a<br />
cui nessun’altra specie ha<br />
mai aspirato”. Abbiamo<br />
approfondito questi temi con<br />
Maurizio Casiraghi, docente<br />
di zoologia e prorettore alla<br />
didattica all’Università di<br />
Milano Bicocca che in questa<br />
intervista illustra anche i<br />
meccanismi con cui individui<br />
e specie trovano un equilibrio<br />
nel conflitto.<br />
Dovremmo davvero prendere<br />
spunto dalle specie animali<br />
e vegetali per imparare a<br />
gestire i conflitti?<br />
La tua domanda mi dà<br />
modo di chiarire un punto<br />
importante. È innegabile che<br />
la natura possa rappresentare<br />
per gli esseri umani una<br />
fonte di ispirazione, ma è<br />
importante procedere con<br />
cautela. Darwin stesso, pur<br />
avendo compreso il processo
makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />
evolutivo, non riteneva che<br />
questo dovesse determinare<br />
la società in cui viviamo,<br />
apprezzava semmai la<br />
capacità umana di distaccarsi<br />
dai meccanismi naturali.<br />
Io penso che dovremmo<br />
utilizzare la nostra storia<br />
evolutiva per comprendere le<br />
nostre origini, che sono senza<br />
dubbio significative. Tuttavia,<br />
è fondamentale interrogarci<br />
su come interpretiamo queste<br />
informazioni perché quando il<br />
riferimento al mondo naturale<br />
porta a conclusioni positive,<br />
che possiamo considerare<br />
etiche, sembra tutto<br />
semplice ma non è sempre<br />
così, a volte ci troviamo di<br />
fronte a questioni delicate.<br />
Facciamo un esempio: la<br />
Storia ci ha mostrato le<br />
atrocità compiute sulla<br />
base della discriminazione<br />
razziale, eppure la biologia<br />
ci insegna che le razze, in<br />
senso biologico, non esistono.<br />
Questa è una rivelazione che<br />
ha entusiasmato molti, anche<br />
tra i genetisti.<br />
Ma facciamo un esercizio<br />
provocatorio: se fosse stato<br />
il contrario? Se le differenze<br />
tra le popolazioni avessero<br />
supportato l’esistenza di<br />
diverse razze (proprio quelle lì<br />
basate quasi esclusivamente<br />
sul colore della pelle), come<br />
in altre specie animali, quale<br />
sarebbe stata la nostra<br />
risposta? Il razzismo sarebbe<br />
stato giustificato?<br />
Ecco il mio punto è questo:<br />
lo studio della biologia è<br />
utile per capire l’origine<br />
dei nostri comportamenti,<br />
dei nostri modi di vivere e<br />
di alcuni istinti ma quando<br />
si tratta di tradurre queste<br />
comprensioni in principi etici<br />
o politici, è lì che invito alla<br />
prudenza. Non è detto che ciò<br />
che deriva dalla natura debba<br />
“<br />
Lo studio<br />
della biologia<br />
è utile per<br />
capire l’origine<br />
dei nostri<br />
comportamenti,<br />
dei modi di<br />
vivere e di alcuni<br />
istinti ma è bene<br />
essere prudenti<br />
prima di<br />
tradurre queste<br />
comprensioni in<br />
principi etici<br />
o politici<br />
automaticamente insegnarci<br />
come vivere.<br />
Esiste comunque anche il<br />
problema opposto, quello di<br />
considerarci esseri superiori<br />
ormai affrancati dagli istinti<br />
animali.<br />
Sono d’accordo, ma<br />
comprendere la natura di<br />
certi fenomeni è essenziale<br />
per poterli poi trascendere.<br />
Non siamo più semplici<br />
creature guidate unicamente<br />
dall’istinto, ma esseri capaci<br />
di riflessione. Proprio<br />
recentemente, durante una<br />
presentazione del mio libro a<br />
Firenze (“Sempre più soli. Il<br />
pianeta alle soglie della sesta<br />
estinzione” NdR), è emersa<br />
una riflessione interessante<br />
su questo tema, applicata<br />
al campo della politica: io<br />
considero criticabile la politica<br />
attuale perché sembra ridursi<br />
a una mera esposizione di<br />
opinioni personali dei politici<br />
che, però, non dovrebbero<br />
essere al centro del<br />
dibattito: i politici dovrebbero<br />
rappresentare i cittadini e<br />
agire sulla base di interessi<br />
collettivi, non delle proprie<br />
considerazioni. Prendiamo, ad<br />
esempio, la legge sull’aborto.<br />
Io la considero una conquista<br />
civile e politica notevole,<br />
specialmente perché fu<br />
promulgata da un governo<br />
democristiano, agli antipodi<br />
di quel tipo di rivendicazione<br />
sociale. Credo che molti dei<br />
politici che la votarono fossero<br />
personalmente contrari, ma<br />
hanno compreso e assunto<br />
il loro ruolo, rappresentando<br />
l’interesse nazionale piuttosto<br />
che le loro convinzioni<br />
personali. Oggi, mi sembra<br />
che questa consapevolezza<br />
non ci sia.<br />
In un ambiente con elevata<br />
competizione e in crisi<br />
di sistema come quello<br />
attuale ci si aspetta che sia<br />
favorita la cooperazione o un<br />
comportamento egoistico?<br />
In contesti dove le risorse<br />
sono limitate i modelli<br />
evolutivi possono divergere<br />
notevolmente e le strategie<br />
di sopravvivenza possono<br />
polarizzarsi. Da un lato,<br />
alcuni individui potrebbero<br />
tentare di monopolizzare le<br />
risorse disponibili, dall’altro<br />
potrebbero emergere<br />
strategie più collaborative<br />
e funzionali per l’accesso<br />
a queste risorse. In realtà,<br />
se da un punto di vista<br />
teorico potremmo aspettarci<br />
entrambe le risposte, nella<br />
pratica è improbabile che si<br />
verifichi un’unica soluzione<br />
dominante. L’evoluzione è<br />
un processo sperimentale:<br />
alcune soluzioni hanno<br />
successo, altre meno e di rado<br />
la sopravvivenza è legata a<br />
un’unica strategia. In genere<br />
nei processi evolutivi non<br />
vengono favorite posizioni<br />
estreme (che comunque<br />
sono sempre presenti). Più<br />
spesso, le variazioni sono<br />
sottili e gli elementi possono<br />
coesistere, senza che uno<br />
prenda il sopravvento: tutte<br />
le soluzioni hanno elementi<br />
positivi e altri negativi. Questo<br />
ci porta a rivalutare il concetto<br />
di sub-ottimalità. Un tempo si<br />
pensava che solo le soluzioni<br />
ottimali persistessero nel<br />
tempo, mentre quelle subottimali<br />
fossero destinate a<br />
scomparire. Ora sappiamo<br />
che la realtà è più complessa:<br />
anche le condizioni subottimali<br />
possono avere un<br />
ruolo stabile e funzionale<br />
all’interno di un ecosistema.<br />
Come si trova un equilibrio<br />
nel conflitto?<br />
Quando parliamo di conflitto, è<br />
importante definire il contesto.<br />
Ad esempio possiamo iniziare<br />
a distinguere se l’interazione<br />
avviene tra specie o tra<br />
individui all’interno della<br />
stessa specie.<br />
In entrambi i casi le dinamiche<br />
possono essere complesse.<br />
Prendiamo ad esempio alcuni<br />
affascinanti studi sui primati,<br />
in particolare sugli scimpanzé,<br />
che hanno mostrato come<br />
questi animali gestiscano<br />
dinamiche gerarchiche<br />
sorprendentemente simili alle<br />
nostre. In un esperimento,<br />
gli scimpanzé venivano divisi<br />
in due gabbie separate da<br />
un divisorio, con un cassetto<br />
contenente cibo che poteva<br />
essere aperto da entrambi<br />
i lati. La configurazione<br />
23
variava: da una parte il<br />
maschio dominante e<br />
dall’altra potevano esserci la<br />
femmina alfa o un maschio<br />
subordinato. Come previsto,<br />
il maschio alfa tendeva ad<br />
accaparrarsi il cibo per primo<br />
e in maggiori quantità.<br />
Tuttavia, la politica sociale<br />
degli scimpanzé è complessa:<br />
se il maschio dominante<br />
avesse consumato tutto il<br />
cibo senza condividerlo con<br />
un maschio subordinato, ciò<br />
avrebbe generato tensioni<br />
all’interno del gruppo,<br />
dovuta alla percezione di un<br />
comportamento dispotico da<br />
parte del maschio alfa.<br />
L’esperimento ha rivelato<br />
che il maschio dominante,<br />
rispettando queste<br />
dinamiche, tendeva a non<br />
appropriarsi di tutto il<br />
cibo. Alle femmine, inoltre,<br />
lasciava una porzione di<br />
cibo maggiore rispetto al<br />
maschio non dominante, in<br />
virtù del loro ruolo potenziale<br />
di madri. Con i maschi<br />
subordinati condivideva<br />
meno, mantenendo<br />
l’equilibrio gerarchico.<br />
Il concetto quindi è che le<br />
interazioni sono complesse e<br />
fortemente influenzate dalle<br />
capacità cognitive e dal livello<br />
evolutivo della specie.<br />
A livello di specie invece?<br />
Anche a livello di specie<br />
il conflitto può trovare<br />
un equilibrio tra le parti,<br />
ad esempio nei casi di<br />
simbiosi. Spesso pensiamo<br />
alla simbiosi come a una<br />
relazione armoniosa, ma<br />
di solito è il risultato di un<br />
equilibrio in cui ogni parte<br />
persegue principalmente<br />
il proprio interesse: il<br />
fatto che le specie non si<br />
danneggino reciprocamente<br />
è un comportamento<br />
altrettanto egoistico che<br />
garantisce a entrambe le<br />
parti di mantenere attivo<br />
il rapporto continuando<br />
a trarne vantaggio. La<br />
risoluzione del conflitto<br />
in simbiosi è un esempio<br />
di come l’ottimizzazione<br />
degli interessi individuali<br />
possa portare a un beneficio<br />
reciproco.<br />
Quindi in fondo la simbiosi<br />
in natura qualcosa può<br />
insegnarci rispetto al<br />
conflitto...<br />
L’equilibrio che emerge<br />
nelle relazioni simbiotiche<br />
è affascinante perché<br />
ci fa rendere conto che,<br />
nonostante la nostra natura<br />
egoistica – una caratteristica<br />
intrinseca a tutti gli esseri<br />
viventi – è possibile trovare<br />
un equilibrio. Questo<br />
equilibrio non elimina<br />
l’egoismo, ma lo gestisce<br />
attraverso il compromesso.<br />
In natura osserviamo che<br />
anche organismi semplici<br />
e dal comportamento<br />
meccanico riescono a<br />
negoziare e a coesistere in<br />
maniera funzionale.<br />
Certo, non tutti gli<br />
esperimenti di simbiosi<br />
hanno successo, alcuni hanno<br />
fallito e noi non li vediamo.<br />
Ma quelli che sopravvivono lo<br />
fanno non perché aboliscono<br />
l’egoismo, bensì perché<br />
imparano a controllarlo, a<br />
“<br />
La<br />
risoluzione<br />
del conflitto<br />
in simbiosi è<br />
un esempio<br />
di come<br />
l’ottimizzazione<br />
degli interessi<br />
individuali<br />
possa portare<br />
a un beneficio<br />
reciproco<br />
trovare un punto di incontro.<br />
Nell’introduzione al tuo libro<br />
racconti che ognuno di noi<br />
ospita nel suo organismo una<br />
vasta comunità microbica<br />
(circa 1.000 specie) con<br />
cui intrattiene diverse<br />
relazioni di scambio. In<br />
questo contesto, dovremmo<br />
considerare che l’evoluzione<br />
avvenga come insieme di<br />
comunità o come singoli<br />
individui?<br />
Questa è la domanda delle<br />
domande, perché ci siamo<br />
resi conto solo da poco che<br />
l’evoluzione è più complessa<br />
di come la immaginavamo e<br />
che l’ambiente ha un impatto<br />
più significativo di quanto<br />
si pensasse in precedenza.<br />
Capire il punto di equilibrio tra<br />
individualità e comunità è il<br />
nodo centrale della questione.<br />
Il concetto è che noi siamo<br />
contemporaneamente sia<br />
individui che comunità. Da<br />
un lato, ogni organismo è<br />
un individuo con un proprio<br />
genoma che si evolve<br />
attraverso mutazioni e<br />
selezione naturale. Questo<br />
è il livello di evoluzione che<br />
Darwin ha descritto, dove le<br />
variazioni sono registrate a<br />
livello dei geni e si diffondono<br />
o spariscono nelle popolazioni.<br />
Dall’altro lato, gli organismi<br />
non vivono isolati, ma in<br />
comunità dove interagiscono<br />
con altri organismi, con<br />
membri della stessa specie<br />
ma anche con l’ambiente<br />
inorganico. Queste interazioni<br />
possono influenzare<br />
l’evoluzione in modi che non<br />
sono direttamente codificati<br />
nei geni di un individuo,<br />
un livello oggi chiamato<br />
“epigenetico”. L’epigenetica<br />
e le relazioni simbiotiche<br />
stanno espandendo la<br />
nostra comprensione<br />
dell’adattamento evolutivo.<br />
C’è – giusto per restare<br />
in tema – una sorta di<br />
conflitto tra le teorie di<br />
Darwin, che enfatizzano la<br />
selezione naturale basata<br />
sulla variabilità genetica e<br />
l’adattamento dei singoli<br />
individui, e le idee di<br />
Lamarck, che proponevano<br />
l’adattamento come risultato<br />
di caratteristiche acquisite<br />
per rispondere alle necessità<br />
ambientali. Semplificando,<br />
potremmo dire che il modello<br />
evolutivo darwiniano ha al suo<br />
interno anche meccanismi<br />
di tipo lamarckiano: sebbene<br />
i meccanismi descritti da<br />
Darwin rimangano centrali,<br />
l’interazione con l’ambiente<br />
potrebbe avere un ruolo<br />
altrettanto significativo.<br />
24
makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />
25
La cultura positiva<br />
del conflitto<br />
IL CONFLICT MANAGEMENT DEVE PUNTARE NON ALLA<br />
PREVENZIONE DEL CONFLITTO O AL SUO SPEGNIMENTO,<br />
MA ALLA SUA EVOLUZIONE VERSO LO SCAMBIO VIRTUOSO<br />
NELL’AMBITO DI TEAM DI LAVORO ETEROGENEI<br />
Monica Torriani<br />
26
makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />
Lo stress negli ambienti di lavoro può<br />
essere alla base di cali significativi in<br />
termini di rendimento e di soddisfazione<br />
professionale e tensioni nei team,<br />
nonché di problemi di salute psicologica<br />
e fisica dei dipendenti. Ciò si traduce in<br />
un rimaneggiamento della produttività<br />
aziendale e nella penalizzazione del<br />
benessere delle persone coinvolte.<br />
Comprendere quali sono i meccanismi<br />
alla base di questi fenomeni rende<br />
possibile, da parte delle direzioni<br />
Risorse umane (Human resources, HR),<br />
la realizzazione di un intervento precoce<br />
finalizzato alla prevenzione delle perdite<br />
economiche derivanti e alla protezione<br />
della salute individuale.<br />
L’UOMO, ANIMALE<br />
NATURALMENTE<br />
RELAZIONALE<br />
Com’è noto, le neuroscienze pongono al<br />
centro del dibattito sul funzionamento<br />
del cervello la prospettiva sociale<br />
dell’uomo. Corroborato anche dalla<br />
scoperta dei neuroni specchio, il<br />
concetto di Homo sapiens come<br />
animale naturalmente relazionale<br />
concentra un’importanza cruciale nelle<br />
divisioni che in azienda si occupano di<br />
relazioni umane.<br />
La natura sociale dell’uomo ci<br />
impedisce di immaginarci come<br />
individui singoli, imponendo di<br />
considerare la reciprocità che ci<br />
connette agli altri esseri umani.<br />
Nondimeno, la nostra capacità di<br />
intessere relazioni più o meno virtuose<br />
dipende anche dal contesto socioculturale<br />
in cui siamo cresciuti.<br />
Tuttavia, l’uomo non è l’unico<br />
animale a possedere i neuroni<br />
specchio, elementi che la scienza ha<br />
dimostrato essere presenti anche nelle<br />
scimmie, ad esempio. Cosa, allora, ci<br />
contraddistingue dagli altri animali?<br />
Come consentono di affermare le<br />
neuroscienze, è la capacità non tanto<br />
di allacciare ma di sospendere le<br />
relazioni e porci su un piano differente.<br />
L’uomo è l’unico essere vivente che<br />
può sentirsi solo anche all’interno di un<br />
nutrito gruppo di simili, l’unico in grado<br />
di sperimentare e comprendere la<br />
differenza fra “solitario” e “solo”.<br />
IL CONFLITTO<br />
NON È EVITABILE<br />
Il conflitto interpersonale è definito<br />
come un fattore di stress sociale che<br />
misura il disaccordo fra le parti.<br />
Stante la definizione, risulta impossibile<br />
pensare di eliminarlo e illogico<br />
immaginare di prevenirlo. Il punto,<br />
infatti, non è evitare di porsi in quella<br />
prospettiva, ma imparare a coglierne<br />
i primi segnali e a viverli come un<br />
campanello d’allarme che impone un<br />
innalzamento dei livelli di attenzione.<br />
Il conflitto negli ambienti di lavoro deve<br />
essere opportunamente gestito per<br />
evitare le conseguenze potenzialmente<br />
nefaste sui singoli e sull’azienda. Le<br />
dinamiche aziendali devono essere<br />
orientate a salvaguardare il benessere<br />
e la produttività del team, a prevenire<br />
ripercussioni sull’immagine che<br />
possono determinare un danno alla<br />
reputation e, in ultima analisi, un<br />
aumento della difficoltà ad attrarre<br />
talenti e una penalizzazione dei rapporti<br />
con gli stakeholder.<br />
DINAMICHE VARIABILI<br />
Il conflitto che nasce all’interno di<br />
un’azienda rientra nelle dinamiche<br />
intra-gruppo, rappresentate nella loro<br />
globalità dall’insieme delle interazioni<br />
e relazioni fra colleghi. Ha origine da<br />
disaccordi e differenze di vedute fra<br />
elementi che appartengono alla stessa<br />
organizzazione in termini di obiettivi,<br />
funzioni e ripartizione e gestione delle<br />
attività lavorative. Talvolta può essere<br />
scatenato o favorito dalla mancanza<br />
di una corretta comunicazione e<br />
quindi da problemi di comprensione<br />
e malintesi che generano uno stato di<br />
insoddisfazione. Comunque si manifesti,<br />
se non vengono presi provvedimenti<br />
specifici porta al deterioramento<br />
dell’ambiente di lavoro, che assume<br />
caratteristiche di ostilità.<br />
Il clima di tensione che si è venuto a<br />
stabilire spinge il singolo individuo a<br />
mettersi sulle difensive negli scambi<br />
con i colleghi, atteggiamento che<br />
peggiora la situazione ed esaspera il<br />
conflitto.<br />
Gli effetti negativi così subentrati<br />
possono portare allo sviluppo di<br />
comportamenti aggressivi, sentimenti<br />
di autosvalutazione, difficoltà di<br />
concentrazione, irritabilità e a sintomi<br />
fisici quali emicrania, insonnia, difficoltà<br />
di digestione. Tali sintomi psicologici,<br />
fisici e comportamentali inquadrano nel<br />
loro complesso il cosiddetto disturbo<br />
da stress lavoro correlato, il quale a sua<br />
volta può sfociare nel burnout.<br />
Il malessere che caratterizza lo<br />
stato di conflittualità rende difficile<br />
la percezione oggettiva dei fatti<br />
come tali e, per contro, ne promuove<br />
l’interpretazione soggettiva sulla base<br />
di impressioni e sentimenti. I problemi<br />
non vengono così identificati e analizzati<br />
per ciò che sono effettivamente ma<br />
per le emozioni che suscitano: nei<br />
membri del gruppo di lavoro si fa<br />
strada la convinzione che il dialogo<br />
sia infruttuoso e frustrante (“a cosa<br />
servono queste riunioni?”), il team si<br />
polarizza su due fronti contrapposti e il<br />
dialogo si interrompe.<br />
Con la soggettività dell’approccio, sono<br />
le emozioni ad avere il ruolo dirimente:<br />
ciò rende complessa la gestione di<br />
questi fenomeni, perché ne amplifica<br />
il livello di variabilità interpersonale.<br />
Lo stress personale e lavorativo viene<br />
vissuto in maniera molto differente a<br />
livello individuale, dal momento che<br />
l’esperienza che ciascuno ne registra è<br />
funzione delle emozioni generate.<br />
Si avvia così un circolo vizioso che<br />
27
Soft<br />
skills<br />
alimenta i dissapori e va a scapito della<br />
produttività e del benessere dei singoli.<br />
ACCOGLIERE<br />
IL CAMBIAMENTO<br />
È FACILE SOLO<br />
A PAROLE<br />
Gli studi effettuati in ambito risorse<br />
umane mostrano come le persone<br />
trascorrano gran parte del tempo<br />
dedicato al lavoro nel tentativo di<br />
risolvere conflitti nati nell’ambiente<br />
professionale. Del resto, si tratta di uno<br />
dei problemi che giunge più spesso<br />
all’attenzione dei manager e dei<br />
responsabili HR.<br />
Perché tutte queste attenzioni, da<br />
cosa sono giustificate? I conflitti<br />
rappresentano delle discontinuità<br />
nelle relazioni: interrompono la<br />
routine, perturbano l’ordine esistente<br />
e costringono a definirne uno nuovo.<br />
Tuttavia, per creare i paradigmi utili<br />
a gestire la situazione in divenire non<br />
possiamo fare riferimento a regole<br />
preimpostate, che mal si adatterebbero<br />
Abilità che fanno riferimento alle<br />
capacità relazionali e di interazione e<br />
ai comportamenti che caratterizzano<br />
il modo in cui ci si pone nel contesto<br />
lavorativo.<br />
Non sono strettamente legate a un<br />
ruolo professionale, ma risultano<br />
fondamentali nell’interazione con gli<br />
altri. Sono aspetti molto difficili da sviluppare solo attraverso<br />
l’esperienza professionale e la formazione perché derivano dal<br />
contesto socio-culturale in cui un individuo è nato e vissuto.<br />
alle diverse esigenze e ai differenti<br />
contesti: siamo costretti ad appellarci<br />
alle nostre risorse interiori. Ecco<br />
perché la capacità di gestire il conflitto<br />
dipende in larga parte dalla capacità<br />
di accogliere il cambiamento senza<br />
opporsi e senza tentare disperatamente<br />
di ripristinare un equilibrio ormai<br />
irrecuperabile.<br />
Ma, malgrado ciò che siamo portati<br />
a credere, la mente è ostile alle<br />
novità: accetta il cambiamento solo<br />
quando non è incoerente rispetto alle<br />
convinzioni o a esperienze passate e<br />
si affida volentieri al pilota automatico<br />
delle decisioni istintive (che hanno<br />
origine dal cosiddetto cervello rettiliano)<br />
quando si trova ad affrontare vicende<br />
potenzialmente dolorose, con l’unico<br />
scopo di assicurare la sopravvivenza del<br />
singolo.<br />
CONTRAPPOSIZIONE<br />
VERSO CHI?<br />
Nei casi sopra citati, ben poco può<br />
la motivazione: se il cervello tende<br />
per default a scegliere lo schema<br />
che richiede un dispendio energetico<br />
minore, come convincerlo a orientarsi<br />
verso una direzione più onerosa? Una<br />
delle possibili soluzioni è quella di<br />
abituarlo a riconoscere l’avvio di un<br />
processo mentale automatico e al suo<br />
disinnesco.<br />
Perché il singolo individuo sia in<br />
grado di riconoscere e disinnescare<br />
stimoli potenzialmente conflittuali, è<br />
necessario che venga esercitato nella<br />
sua capacità di mettere in dubbio la<br />
propria percezione e i fatti così come<br />
gli vengono presentati e di attivare<br />
una forma di autocontrollo sui propri<br />
comportamenti. Due aspetti che<br />
afferiscono alla corteccia prefrontale,<br />
la parte più recente del cervello, tipica<br />
degli esseri superiori.<br />
Accettare un cambiamento ed essere<br />
disposti a rivedere e a ridefinire le<br />
relazioni interpersonali non è quindi<br />
frutto di uno sforzo fra sé e gli altri,<br />
ma fra due componenti di sé. Una<br />
contrapposizione fra le esigenze<br />
dell’individuo e del suo interlocutore,<br />
del gruppo esteso, una continua<br />
oscillazione fra il bisogno di farsi<br />
rispettare (“non posso cedere sempre”)<br />
e la necessità di concedere spazio ai<br />
colleghi (“dopotutto, non sono l’unico<br />
in azienda ad avere il diritto di essere<br />
ascoltato”), di tutelare le proprie<br />
aspettative rendendo possibile il<br />
raggiungimento degli obiettivi aziendali.<br />
L’IMPORTANZA<br />
DELLE SOFT SKILLS<br />
All’interno delle organizzazioni, il<br />
conflitto può essere alla base della<br />
crescita e del miglioramento del gruppo<br />
e dei suoi componenti oppure il punto di<br />
inizio di una crisi irreversibile, che porta<br />
al progressivo deterioramento del clima<br />
nell’ambiente di lavoro. Fra i fattori che<br />
influenzano il suo andamento e che,<br />
pertanto, possono fare la differenza<br />
nell’esito globale, gli esperti segnalano<br />
lo stile di leadership aziendale, la<br />
28
makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />
complessità del lavoro, la dimensione<br />
dell’azienda e il livello di coesione<br />
interna del gruppo.<br />
Le neuroscienze avvertono anche<br />
sulla necessità di non investire troppe<br />
aspettative sui risultati ottenibili<br />
attraverso l’erogazione di iniziative<br />
di formazione: non si può imparare<br />
a gestire efficacemente i conflitti dai<br />
libri o da regole preimpostate, ma<br />
solo facendo leva sulle proprie risorse<br />
interne, alimentando e sperimentando<br />
la propria creatività. La gestione<br />
dei conflitti fa, pertanto, molto più<br />
riferimento alle soft skills di quanto si<br />
pensi.<br />
In questo quadro, l’impegno delle<br />
strutture HR dovrà pertanto essere<br />
rivolto alla comprensione del grado<br />
di resistenza al cambiamento<br />
dell’organizzazione e delle persone che<br />
la compongono, alla messa in opera di<br />
strategie di attivazione dei dubbi, dello<br />
spirito critico e del pensiero laterale e<br />
di strumenti in grado di supportare le<br />
persone nella gestione del conflitto.<br />
Occorre, parallelamente, individuare e<br />
monitorare gli indicatori del conflitto<br />
in fase latente e, in prima istanza,<br />
distinguere fra conflitto interpersonale<br />
effettivo (personality-based conflict) e<br />
Team<br />
building<br />
task conflict, il conflitto strettamente<br />
legato al progetto che esula da queste<br />
dinamiche.<br />
Il compito della divisione HR<br />
deve essere incentrato sulla<br />
sensibilizzazione verso la necessità<br />
di apprendere e praticare l’ascolto<br />
attivo. La comunicazione basata<br />
prevalentemente su e-mail e sms<br />
spegne il dialogo e favorisce l’innesco<br />
degli automatismi mentali; per questo,<br />
è opportuno promuovere gli scambi<br />
verbali e il lavoro (per quanto possibile)<br />
in presenza, al fine di lasciare spazio<br />
anche agli aspetti paraverbali della<br />
comunicazione.<br />
Di grande importanza anche lo<br />
sviluppo di aspetti quali assertività<br />
ed empatia, la capacità di arricchire il<br />
dialogo con domande costruttive e di<br />
fornire all’interlocutore un feedback<br />
specifico (sia esso positivo o negativo),<br />
tutti strumenti utili per supportare un<br />
efficace conflict management.<br />
IL BICCHIERE<br />
MEZZO PIENO<br />
Uno degli aspetti più frequentemente<br />
Per aumentare il livello di engagement<br />
dei dipendenti e prevenire le<br />
ripercussioni negative dei conflitti<br />
in azienda vengono organizzate<br />
iniziative mirate alla promozione<br />
dell’integrazione fra i singoli e, uscendo<br />
dai consueti schemi tipici dell’ambiente<br />
di lavoro, della creazione di una<br />
comunicazione più autentica e meno mediata.<br />
Attraverso attività di team experience, team game e role-playing<br />
game, tali progetti stimolano il miglioramento delle performance di<br />
gruppo.<br />
all’origine di conflitti aziendali è<br />
costituito dalla responsabilità, associato<br />
a un concetto con valenza almeno<br />
duplice.<br />
In termini generali, la visuale da cui<br />
viene più spesso percepito è quella<br />
del peso: attribuire una responsabilità<br />
vuol dire identificare il responsabile del<br />
fallimento di un’iniziativa, individuare<br />
un responsabile significa nell’accezione<br />
comune trovare il capro espiatorio di un<br />
fallimento.<br />
Ma se ci spostiamo, possiamo<br />
cogliere un’altra prospettiva, quella<br />
dell’empowerment. Allora, assumersi<br />
una responsabilità è essere<br />
sufficientemente maturi per diventare<br />
riferimento per l’intera squadra e<br />
comportarsi da responsabili costituisce<br />
un presupposto per un avanzamento di<br />
carriera.<br />
COSTRUIRE<br />
O DEMOLIRE:<br />
L’AMBIVALENZA<br />
DEL CONFLITTO<br />
Un altro punto di attenzione riguarda<br />
la capacità di distinguere fra<br />
conflitti potenzialmente costruttivi<br />
(o cooperativi, come vengono più<br />
appropriatamente definiti) e dissidi che<br />
possono solo generare conseguenze<br />
negative per i singoli e per il team.<br />
Nel primo caso, la comunicazione fra<br />
i soggetti coinvolti è tesa alla ricerca<br />
di una soluzione e l’obiettivo comune<br />
non viene perso di vista nel lungo<br />
periodo. Nel secondo, la comunicazione<br />
è finalizzata a imporre ciascuno le<br />
proprie opinioni, ad avere la meglio<br />
sugli altri o, al contrario, ad assumere<br />
un atteggiamento vittimistico.<br />
Studiare i due approcci e imparare<br />
a differenziarli consente di capire in<br />
quali divisioni dell’azienda potenziare il<br />
monitoraggio e permette la tempestiva<br />
messa in atto di soluzioni correttive.<br />
29
Il<br />
gruppo<br />
Viene definito come un insieme di tre o più individui che interagiscono e<br />
dipendono gli uni dagli altri per il raggiungimento di un obiettivo comune<br />
e che si riconoscono e sono riconosciuti come entità sociale unica.<br />
Se negli anni ’80 era il 20% delle attività di un’organizzazione a svolgersi<br />
in team, negli ultimi anni questa quota ha superato ampiamente l’80%.<br />
Questo fenomeno è desiderato, perché permette di ottenere un vantaggio<br />
di tipo cognitivo (quello di mettere a fattor comune le conoscenze<br />
individuali) e un vantaggio di tipo motivazionale (legato alle dinamiche<br />
competitive che si stabiliscono nella squadra).<br />
La coesione è l’espressione del legame che unisce i componenti del gruppo: maggiore è la sua<br />
intensità e maggiore sarà il grado di influenza che il gruppo esercita sul comportamento dei singoli.<br />
Un gruppo che funziona supera con successo le diverse fasi di evoluzione previste dal<br />
Modello di Tuckman:<br />
Forming<br />
vengono<br />
stabiliti obiettivi<br />
condivisi<br />
Storming<br />
è la fase in cui vengono<br />
espresse le idee dei<br />
singoli, ancora in una<br />
forma poco ordinata e<br />
conflittuale<br />
Norming<br />
vengono condivise<br />
norme al fine di<br />
raggiungere conclusioni<br />
e assumere<br />
decisioni<br />
Performing<br />
la collaborazione<br />
consente di<br />
raggiungere gli<br />
obiettivi prefissati di<br />
performance<br />
Adjourning<br />
vengono raccolti i<br />
feedback del gruppo<br />
per massimizzare<br />
l’apprendimento in vista<br />
di progetti futuri<br />
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IL CONFLITTO ORA È VIA ZOOM<br />
IL LAVORO DA REMOTO È ORMAI SEMPRE PIÙ DIFFUSO GRAZIE AI SUOI<br />
MOLTEPLICI ASPETTI POSITIVI, MA SPESSO AUMENTA IL NUMERO<br />
DI CONFLITTI TRA IL PERSONALE AZIENDALE. COME POSSONO I<br />
DIRIGENTI AFFRONTARE QUESTE CRISI A DISTANZA?<br />
Elena Botti<br />
Il lavoro da remoto è lo svolgimento da<br />
parte dei dipendenti del proprio lavoro<br />
da una posizione diversa dal tradizionale<br />
ufficio centrale gestito dal datore di<br />
lavoro. Questo metodo lavorativo sta<br />
prendendo sempre più piede, soprattutto<br />
a seguito dell’emergenza da Covid-19,<br />
che ha obbligato a trovare rapidamente<br />
soluzioni alternative al lavoro in<br />
presenza per garantire la sicurezza e la<br />
salute dei dipendenti.<br />
Ancora adesso, però, terminata la<br />
pandemia, il lavoro da remoto è<br />
rimasto negli schemi lavorativi di<br />
moltissime aziende. La sua popolarità<br />
è specialmente dovuta al fatto che i<br />
dipendenti, potendo determinare i propri<br />
orari e non dovendo perdere del tempo<br />
per raggiungere l’ufficio, risultano<br />
molto più produttivi, di conseguenza<br />
apportando anche un beneficio<br />
all’azienda stessa.<br />
Tuttavia, nonostante il lavoro da remoto<br />
porti molti vantaggi, non si può ignorare<br />
che a esso siano legate anche diverse<br />
problematiche.<br />
Tra queste complicazioni primeggia<br />
il conflitto all’interno del personale<br />
aziendale. Dato, però, che i dati sul<br />
conflitto sul posto di lavoro sono scarsi,<br />
non si può dire con certezza se le<br />
dispute a distanza siano così comuni<br />
come quelle che avvengono in presenza<br />
in ufficio.<br />
CONFLITTI<br />
IN AUMENTO<br />
Recentemente, MyPerfectResume ha<br />
condotto uno studio su un campione<br />
di 1.000 lavoratori americani,<br />
interrogandosi sugli attori, sulle<br />
cause scatenanti e soprattutto sulle<br />
conseguenze che derivano da questi<br />
conflitti. Il quadro generale appare<br />
allarmante e sembra richiedere un<br />
32
makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />
intervento immediato da parte dei<br />
dirigenti delle aziende per mitigare la<br />
situazione.<br />
Infatti, dalla ricerca si evince che<br />
l’80% dei professionisti da remoto ha<br />
affrontato conflitti sul posto di lavoro<br />
e che essi avvengono principalmente<br />
tra colleghi (nel 65% dei casi) e<br />
direttamente con il capo (19%). Le<br />
cause delle discussioni sono risultate<br />
principalmente tre, in egual misura: lo<br />
stress per il lavoro, la mancanza di team<br />
work e i toni scortesi utilizzati nello<br />
scambio di comunicazioni.<br />
Quest’ultimo punto, in particolare, è<br />
stato analizzato più nel dettaglio, per<br />
cercare di capirne le cause scatenanti.<br />
Beth Wonson, specialista di conflitti sul<br />
posto di lavoro presso Beth Wonson<br />
& Co. afferma: “I conflitti sul posto<br />
di lavoro, che sono sempre esistiti,<br />
stanno aumentando in una realtà da<br />
remoto perché le persone che non<br />
possono più vedersi fisicamente,<br />
quando condividono le informazioni o<br />
risolvono i problemi perdono i dati che<br />
provengono dal linguaggio del corpo e<br />
dall’osservazione”.<br />
In mancanza di un’interazione faccia<br />
a faccia, infatti, risulta molto più facile<br />
interpretare in maniera erronea le<br />
intenzioni, le azioni o le reazioni dei<br />
colleghi. Seppure si tratti nella maggior<br />
parte dei casi di fraintendimenti, questo<br />
si traduce spesso in una comunicazione<br />
più cruda, che può anche degenerare<br />
rapidamente in messaggi scortesi che<br />
vanno oltre l’aspetto lavorativo.<br />
CONSEGUENZE SERIE<br />
di essi è stato rimproverato o ammonito,<br />
il 33% è stato licenziato. Solo il 14% non<br />
ha subito nessun tipo di conseguenza.<br />
Per cercare di risolvere i conflitti sul<br />
luogo di lavoro da remoto, con membri<br />
del team che lavorano in un ambiente<br />
in cui non è possibile interagire di<br />
persona, i manager devono affinare<br />
le loro capacità di comunicazione e di<br />
team-building. In particolare, sono stati<br />
raccolti alcuni consigli che possono<br />
essere messi in atto per cercare di<br />
mitigare questi scontri.<br />
IL RUOLO DELLA<br />
COMUNICAZIONE<br />
Tra i più popolari risulta la necessità di<br />
riunioni settimanali e revisioni mensili<br />
che possano rendere tutti responsabili<br />
e informati su ciò che accade negli altri<br />
reparti di un’azienda, contribuendo a<br />
CON CHI HANNO<br />
AVUTO CONFLITTI?<br />
ridurre fraintendimenti e conflitti sul<br />
posto di lavoro. Questo atteggiamento<br />
proattivo di adottare per tempo un buon<br />
piano di comunicazione a lungo termine<br />
può aiutare a prevenire i conflitti di<br />
lavoro virtuali.<br />
Questo si traduce anche nell’avere una<br />
politica a “porte aperte”, che permetta<br />
ai dipendenti di discutere di qualsiasi<br />
cosa li turbi, garantendo relazioni sane<br />
all’interno dello staff, tramite riunioni di<br />
gruppo e individuali per sviluppare un<br />
ambiente di lavoro sicuro.<br />
In conclusione, possiamo affermare<br />
che la comunicazione è la strategia<br />
vincente per risolvere questi conflitti.<br />
Investire nella gestione dei dipendenti<br />
e nella formazione alla comunicazione,<br />
sfruttando il più possibile le risorse<br />
umane e i supervisori è un modo<br />
fondamentale per evitare che<br />
incomprensioni degenerino a tal punto<br />
che i dipendenti si sentano obbligati a<br />
lasciare il loro posto di lavoro.<br />
L’ 80% DEI PROFESSIONISTI CHE<br />
LAVORANO DA REMOTO HA VISSUTO<br />
CONFLITTI SUL LAVORO<br />
In particolare, la maggior parte (46%) di<br />
questi scambi aggressivi prende posto<br />
proprio sulle working app destinate<br />
alla comunicazione lavorativa, secondo<br />
quella che viene chiamata app-gression.<br />
Qualitativamente, il peso dispregiativo<br />
di questi messaggi è incommensurabile<br />
e molti dipendenti hanno raccontato di<br />
essere stati umiliati di fronte ad altri,<br />
anche con insulti di stampo sessista o<br />
razzista.<br />
Queste azioni hanno spesso delle<br />
conseguenze, anche serie: il 62% dei<br />
litigiosi ha ricevuto ripercussioni; il 53%<br />
COLLEGHI<br />
SUPERIORI<br />
MANAGER ESTERNI<br />
PERSONALE DI ALTRE AZIENDE<br />
<br />
<br />
<br />
33
LAVORARE<br />
STANCA…<br />
E STRESSA<br />
Il benessere psicologico dei propri<br />
dipendenti è un fattore a cui le aziende<br />
dovranno porre sempre maggiore<br />
attenzione. Anche le Pmi<br />
Giulio Divo<br />
Lorenza Pastore, senior training manager di Mindwork<br />
società italiana di consulenza psicologica online<br />
Negli ultimi due anni,<br />
cioè riemersi dal periodo<br />
post pandemico, il tema<br />
della salute mentale è<br />
esploso in tutta la sua<br />
stringente attualità. I primi<br />
segnali, almeno sui media<br />
generalisti, si sono avuti<br />
quando si è cominciato a<br />
parlare in maniera diffusa<br />
del fenomeno delle “great<br />
resignation”, abbastanza<br />
specifico della generazione<br />
Z, che può essere riassunto<br />
nel seguente modo:<br />
l’abbandono della carriera<br />
causato da una frattura<br />
insanabile tra i valori<br />
personali e quelli aziendali.<br />
Ovviamente il discorso<br />
valoriale non va enfatizzato<br />
eccessivamente, perché<br />
al fenomeno delle “grandi<br />
dimissioni” concorrono<br />
più fattori, non ultimo il<br />
desiderio di cogliere nuove<br />
opportunità (specialmente<br />
all’interno del contesto<br />
UE, secondo una ricerca<br />
di HR trends e salary<br />
survey) e conseguire una<br />
migliore retribuzione (è la<br />
spiegazione addotta dal 40%<br />
degli intervistati secondo<br />
un’indagine promossa<br />
dall’Employer brand<br />
research di Randstad).<br />
Resta il fatto che, secondo<br />
il Randstad Workmonitor, il<br />
29% dei lavoratori italiani<br />
34
makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />
sta cercando attivamente un<br />
impiego diverso da quello<br />
attualmente coperto e la<br />
percentuale sale al 38%<br />
nella fascia di età compresa<br />
tra 25 e 34 anni. Ma non<br />
è tutto: sempre secondo<br />
questa indagine, il 36% dei<br />
lavoratori appartenenti alla<br />
cosiddetta Z generation<br />
ha già, di fatto, lasciato<br />
almeno un posto di lavoro<br />
perché lo ha considerato<br />
incompatibile con le<br />
esigenze della vita privata.<br />
MEGLIO<br />
DISOCCUPATI<br />
CHE INFELICI<br />
Ci troviamo quindi di fronte<br />
a numeri importantissimi,<br />
che trovano la loro<br />
conferma quando veniamo<br />
a sapere che il 76% del<br />
totale della forza lavoro<br />
fa parte di generazioni<br />
sensibili agli argomenti<br />
connessi al benessere nel<br />
luogo di impiego, sempre<br />
secondo HR trends e salary,<br />
e che il 25% di essa è<br />
disposta, almeno in linea<br />
teorica, a sopportare più<br />
facilmente un periodo di<br />
disoccupazione rispetto<br />
all’infelicità lavorativa.<br />
Che cosa si intende, però,<br />
con la parola “infelicità”?<br />
La risposta ha una sua<br />
complessità che può<br />
diventare plausibile<br />
con una descrizione di<br />
contesto. Al di là della<br />
ovvia tematica di una<br />
retribuzione commisurata<br />
“<br />
Il malessere<br />
emotivo ha<br />
portato alle<br />
dimissioni un<br />
under 34 su due.<br />
L’attenzione<br />
al benessere<br />
psicologico è<br />
considerato un<br />
benefit<br />
a ruolo, esperienza e<br />
aspettative, dobbiamo<br />
prendere in considerazione<br />
la motivazione al lavoro,<br />
intesa nella sua dimensione<br />
sociale e non solo di<br />
carriera individuale:<br />
si è creata, nel tempo<br />
(la pandemia ha solo<br />
catalizzato tendenze già in<br />
atto) la netta percezione<br />
di come esista un “bene<br />
comune” di tipo ambientale,<br />
sociale, umano che<br />
dovrebbe essere messo<br />
al centro delle mission<br />
aziendali. Allo stesso modo<br />
viene percepito anche il<br />
valore della sostenibilità<br />
come requisito relativo<br />
dell’impresa per cui si<br />
lavora. Poi, a fronte del<br />
fenomeno – già citato e<br />
più tipicamente italiano –<br />
della ricerca di un migliore<br />
trattamento economico<br />
(nell’ultimo anno solo il<br />
19% dei lavoratori italiani<br />
ha avuto un aumento di<br />
stipendio. E ricordiamo che<br />
dal 2021 a oggi la crescita<br />
dell’inflazione ha gravato<br />
come la peggiore delle<br />
tasse, con una ricaduta<br />
generalizzata che ha<br />
penalizzato soprattutto<br />
i redditi medio-bassi),<br />
possiamo anche aggiungere<br />
un altro dato di fatto: dopo<br />
l’esperienza di smart<br />
working del periodo<br />
pandemico, a cui non ha<br />
seguito il temuto calo della<br />
produttività, molti lavoratori<br />
si sono chiesti come mai<br />
la presenza in ufficio sia<br />
da considerare sempre<br />
e comunque obbligata,<br />
quando le stesse mansioni<br />
possono essere svolte<br />
da remoto ed esistono<br />
strumenti tecnologici – e<br />
“<br />
L’80% di<br />
lavoratrici e<br />
lavoratori ha<br />
sperimentato<br />
almeno un<br />
sintomo correlato<br />
a fenomeni di<br />
burnout<br />
legislativi – adatti per<br />
ridefinire le modalità di<br />
svolgimento del proprio<br />
impegno professionale.<br />
UN MALESSERE<br />
A CUI NON È<br />
STATO POSTO<br />
UN ARGINE<br />
In generale, come hanno<br />
risposto le aziende a questi<br />
fenomeni di “insofferenza<br />
lavorativa”? I dati forniti<br />
da Randstad attraverso<br />
l’Employer brand research<br />
spiegano che per lo più<br />
sono state poste in essere<br />
tre modalità di azione e<br />
comunicazione mirate<br />
alla fidelizzazione del<br />
dipendente: in primo luogo<br />
si agisce ricordandogli la<br />
solidità finanziaria. Si fa<br />
poi leva, quando possibile,<br />
sulla comodità di ubicazione<br />
degli uffici e si fa presente<br />
come un posto di lavoro a<br />
lungo termine garantisca<br />
una sicurezza economica<br />
indispensabile per il<br />
mantenimento del tenore<br />
di vita. Non è detto che la<br />
ricerca fotografi la verità di<br />
tutte le politiche aziendali: le<br />
azioni sono probabilmente<br />
più complesse, meno pigre<br />
e meglio strutturate di così.<br />
Ma egualmente è importante<br />
riportare il percepito, perché<br />
rappresenta il termometro<br />
di una situazione di grave<br />
difficoltà culturale, sociale<br />
e – finalmente arriviamo al<br />
punto – emotiva.<br />
35
SOFFERENZA<br />
EMOTIVA<br />
SUL LAVORO<br />
Secondo l’AXA Study of<br />
mind mental health and<br />
wellbeing del 2022, solo il<br />
37% dei lavoratori dichiara<br />
di ricevere un sostegno<br />
adeguato, in termini di<br />
salute mentale, da parte<br />
dell’azienda in cui svolge<br />
il proprio lavoro. Se da un<br />
lato si potrebbe considerare<br />
positiva una statistica<br />
per cui quasi quattro<br />
lavoratori su dieci sono ben<br />
assistiti in termini di salute<br />
psicologica, dobbiamo<br />
considerare quale sia la<br />
domanda correlata alla<br />
salute psicologica stessa:<br />
il report DOXA-Mindork<br />
spiega come l’80% di<br />
lavoratrici e lavoratori<br />
abbia sperimentato almeno<br />
un sintomo correlato<br />
a fenomeni di burnout.<br />
Il malessere emotivo<br />
rappresenta la causa che<br />
ha portato (statisticamente)<br />
alle dimissioni almeno<br />
un under 34 su due e,<br />
oggi, la scelta del posto di<br />
lavoro tiene conto anche<br />
dell’attenzione al benessere<br />
psicologico, che viene<br />
ormai considerato una<br />
sorta di benefit importante<br />
quanto un computer, i<br />
buoni pasto, l’automobile<br />
e altri. Lo scenario così<br />
disegnato ci dice molto<br />
chiaramente come ci sia<br />
bisogno di intercettare<br />
il malessere emotivo e<br />
psicologico all’interno<br />
degli ambienti di lavoro. E<br />
per fare ciò è necessario<br />
creare una vera rivoluzione<br />
“<br />
La sofferenza<br />
psicologica<br />
non danneggia<br />
solo il singolo,<br />
ma anche<br />
l’azienda perché<br />
depotenzia il<br />
talento<br />
culturale per cui diviene<br />
necessario fare propri due<br />
concetti fondamentali:<br />
l’ambiente ove si svolge<br />
la professione è un luogo<br />
in cui spendiamo tanto<br />
tempo. E, al pari di una<br />
relazione, non è possibile<br />
resistere in questo<br />
ambiente se è saturo di<br />
negatività, tensione e la<br />
modalità di relazione tra<br />
gli attori è tossica. Allo<br />
stesso modo, in questi<br />
ultimi anni il lavoratore<br />
non riesce più a vivere la<br />
sua situazione emotiva<br />
come fatto privato. E la<br />
sofferenza psicologica non<br />
danneggia solo il singolo,<br />
ma anche l’azienda perché<br />
depotenzia il talento, la<br />
produttività, l’armonia<br />
dell’ambiente con i colleghi<br />
e provoca una perdita di<br />
risorse intellettuali, attratte<br />
da realtà più attente e<br />
inclusive nei confronti delle<br />
necessità psicologiche.<br />
Vale allora la pena<br />
approfondire il discorso<br />
con chi si occupa di fornire<br />
consulenza finalizzata<br />
a progetti mirati a<br />
implementare il benessere<br />
psicologico di lavoratrici e<br />
lavoratori. E così abbiamo<br />
chiesto a Lorenza Pastore,<br />
senior training manager di<br />
Mindwork, in che modo le<br />
aziende stanno cercando di<br />
arginare questi fenomeni<br />
che, come abbiamo visto,<br />
sono ampi, generalizzati e<br />
hanno ricadute importanti<br />
anche sul valore generato<br />
da chi, in azienda, lavora.<br />
Mindwork è una società<br />
italiana di consulenza<br />
psicologica online,<br />
dedicata alle medie e<br />
grandi imprese, nata<br />
nel 2019 per potenziare<br />
la consapevolezza del<br />
benessere psicologico in<br />
azienda.<br />
«Coltivare il benessere<br />
psicologico deve<br />
essere considerato una<br />
componente strategica<br />
dell’azienda – spiega<br />
Pastore. – Per farlo<br />
noi agiamo su tre<br />
direzioni, parallelamente:<br />
offriamo il servizio di<br />
supporto psicologico<br />
in videochiamata,<br />
comunicazione interna<br />
ed esterna al fine di<br />
promuovere iniziative<br />
dedicate al benessere<br />
psicologico, e svolgiamo<br />
attività di formazione<br />
e psicoeducazione che<br />
possono essere dedicate<br />
all’intera popolazione<br />
organizzativa così come<br />
a target specifici. Il<br />
tutto avendo sempre<br />
ben chiaro che per<br />
promuovere efficacemente<br />
le cultura del benessere<br />
bisogna comunicare<br />
bene e impegnarsi per<br />
far comprendere come<br />
il supporto psicologico<br />
possa aiutare il benessere<br />
dell’individuo anche<br />
all’interno del mondo del<br />
lavoro, dato che ormai non<br />
è più possibile scindere<br />
l’identità personale tra<br />
tempo dedicato al lavoro e<br />
il tempo personale».<br />
In quest’ultimo periodo<br />
il tema del benessere<br />
psicologico è davvero<br />
sulla bocca di tutti. Dal<br />
vostro osservatorio, voi<br />
avete visto una crescita di<br />
attenzione da parte delle<br />
aziende?<br />
Sì, lo abbiamo visto.<br />
Come Mindwork, insieme<br />
a BVA Doxa monitoriamo<br />
costantemente attraverso<br />
rapporti annuali il tema del<br />
benessere psicologico nelle<br />
realtà aziendali italiane.<br />
I dati <strong>2023</strong> fotografano un<br />
malessere cronicizzato,<br />
con tre persone su quattro<br />
che hanno dichiarato<br />
sintomi di burnout e uno<br />
su cinque che, addirittura,<br />
ha avuto una diagnosi<br />
della sindrome. Questo<br />
si traduce, nella pratica,<br />
con persone che lasciano<br />
il lavoro. Lo scenario è<br />
quindi complesso e le<br />
aziende oggi si rendono<br />
sempre più conto di come<br />
anche esse siano attrici del<br />
benessere psicologico delle<br />
persone. Il punto è che fino<br />
a pochi anni fa il benessere<br />
psicologico veniva<br />
considerato una questione<br />
privata e questi erano<br />
temi che non entravano<br />
36
makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />
in azienda. Oggi tutto è<br />
cambiato e con grande<br />
rapidità: le persone sono<br />
più attente al loro stato<br />
emotivo e psicologico e così<br />
anche le aziende stanno<br />
imparando a comprendere<br />
che l’individuo è uno,<br />
unico e non divisibile in<br />
compartimenti stagni.<br />
Quindi, se l’individuo non<br />
sta bene, nemmeno il<br />
lavoratore può stare bene.<br />
A ciò dobbiamo aggiungere<br />
un’altra considerazione<br />
importante: nel luogo del<br />
lavoro si passa gran parte<br />
del proprio quotidiano. Lì<br />
si creano relazioni e di<br />
conseguenza può essere<br />
il luogo dove acquisire<br />
consapevolezza su questi<br />
temi, conoscersi meglio<br />
e anche trovare una<br />
risposta a un eventuale<br />
disagio. Non è un caso<br />
che il 96% del campione<br />
intervistato nell’ultimo<br />
rapporto attribuisca grande<br />
importanza all’attenzione<br />
al benessere psicologico da<br />
parte delle aziende. E allo<br />
stesso modo, nella ricerca<br />
del lavoro, il 74% dichiara<br />
di preferire aziende attente<br />
a questi temi e dotate di<br />
servizi e attenzioni rispetto<br />
al tema in questione.<br />
La sofferenza<br />
psicologica ha in sé<br />
alcune specificità: non è<br />
visibile ed è difficilmente<br />
“confessabile”. Possiamo<br />
interpretarlo anche<br />
come problema culturale<br />
simile ad altri problemi di<br />
integrazione?<br />
Oggi in Italia esiste ancora<br />
uno stigma verso il mondo<br />
della psicologia, verso il<br />
malessere psicologico e<br />
anche verso chi ricorre a<br />
un sostegno psicologico. È<br />
proprio per questo che noi<br />
facciamo comunicazione e<br />
andiamo ad agire anche in<br />
termini di consapevolezza<br />
per spiegare che cosa sia<br />
la sofferenza psicologica,<br />
spiegando che il benessere<br />
e il malessere non sono due<br />
stati opposti e incompatibili,<br />
come un codice binario, ma<br />
sono estremi di un percorso<br />
che prevede anche soste<br />
intermedie e viaggi di<br />
andata e ritorno. La<br />
mancanza di un parametro<br />
oggettivo deve diventare<br />
un falso problema, perché<br />
tante persone reagiscono<br />
in modo diverso anche di<br />
fronte a problemi visibili<br />
e misurabili. Peraltro il<br />
malessere psicologico<br />
non è davvero invisibile:<br />
bisogna però imparare a<br />
interpretarne i segnali.<br />
Dal nostro punto di vista,<br />
quindi, è impossibile<br />
pensare al disagio<br />
psicologico solo ed<br />
esclusivamente come a<br />
un fatto sanitario. È anche<br />
un dato esistenziale, in<br />
continuo mutamento. A noi<br />
il compito di aumentare la<br />
consapevolezza sul tema<br />
e aiutare tutti a prendere<br />
coscienza che il benessere,<br />
di per sé, non coincide<br />
con l’assoluta assenza di<br />
malessere.<br />
Negli annunci di lavoro<br />
il supporto psicologico è<br />
sempre più presente. Dato<br />
che il tema è molto “caldo”<br />
anche mediaticamente,<br />
non esiste il pericolo di<br />
“<br />
Prendere<br />
coscienza che il<br />
benessere, di per<br />
sé, non coincide<br />
con l’assoluta<br />
assenza di<br />
malessere<br />
wellbeing-washing?<br />
La possibilità che<br />
determinate aziende<br />
lo facciano solo come<br />
operazione di facciata non è<br />
peregrina. Tuttavia io penso<br />
che se una azienda offre<br />
un servizio tanto articolato,<br />
significa che sta prendendo<br />
coscienza di come il<br />
benessere psicologico dei<br />
lavoratori sia importante<br />
anche per l’azienda stessa.<br />
La cosa che però credo sia<br />
importante è che questi<br />
servizi siano ben promossi<br />
all’interno delle realtà<br />
Il pericolo, quindi, non<br />
è paragonabile al green<br />
washing, quanto al fatto<br />
che queste operazioni<br />
non siano compiute a<br />
tutto tondo, supportate da<br />
un’azione strategica e una<br />
comunicazione adeguata<br />
e che finiscano con il non<br />
avere l’efficacia desiderata.<br />
Non c’è il rischio che le<br />
Pmi vengano tagliate<br />
fuori dal mutamento di<br />
paradigma?<br />
Le grandi aziende hanno<br />
budget importanti che<br />
possono quindi destinare a<br />
grandi progetti. La Pmi, in<br />
genere, può investire meno<br />
risorse in progetti di questo<br />
genere.<br />
Tuttavia c’è un elemento<br />
che deve essere preso in<br />
considerazione: il tema si<br />
sta facendo sempre più<br />
importante da ormai cinque<br />
o sei anni e, quindi, si è<br />
preparato il terreno perché<br />
questa cultura venga<br />
assorbita in tutti i contesti<br />
aziendali e non.<br />
Questo significa che<br />
anche nelle Pmi il tema<br />
è importante e non va<br />
trascurato anche in virtù<br />
del fatto che esiste il<br />
pericolo concreto di perdita<br />
di talenti, che potrebbero<br />
invece essere attratti da<br />
realtà più strutturate,<br />
che dimostrano maggiore<br />
attenzione a questi temi.<br />
La mancanza di fondi<br />
da investire, peraltro,<br />
può essere compensata<br />
dal fatto che potrebbero<br />
bastare azioni limitate per<br />
ottenere enormi vantaggi<br />
e cambiamenti importanti,<br />
anche perché l’ambiente è<br />
spesso meno strutturato e i<br />
rapporti interni sono meno<br />
gerarchizzati. Ormai, io<br />
penso che non ci possano<br />
più essere aziende in cui<br />
si possa fare a meno di<br />
pensare al benessere<br />
psicologico dei propri<br />
dipendenti. È un aspetto<br />
di evoluzione del sistema<br />
e come tale va percepito,<br />
compreso e integrato.<br />
37
COMUNICARE LA CRISI<br />
NELLA GESTIONE DI UNA CRISI, LA CORRETTA<br />
COMUNICAZIONE RAPPRESENTA UNO DEI PRINCIPALI<br />
STRUMENTI PER GIUNGERE A UNA SOLUZIONE<br />
POSITIVA, SOPRATTUTTO NEL SETTORE HEALTHCARE<br />
Non bisogna mai sprecare una buona<br />
crisi, diceva Winston Churchill, e non<br />
aveva torto. Insieme agli evidenti rischi,<br />
infatti, ogni situazione di crisi nasconde<br />
anche un’importante opportunità. Come<br />
spiega Patrick Lagadec, ricercatore<br />
francese tra i massimi esperti mondiali<br />
in gestione di crisi, si tratta di “un<br />
momento di verità, che mette alla<br />
prova capacità e valori”. Secondo<br />
l’esperto, è in queste situazioni che<br />
emergono gli elementi fondanti di un<br />
individuo o di un’organizzazione, quelli<br />
che lo definiscono e su cui si basano<br />
reputazione, credibilità e fiducia. Al di<br />
là del grado di responsabilità, infatti,<br />
un soggetto può trovarsi coinvolto in<br />
eventi il cui impatto negativo sulla sua<br />
reputazione è strettamente correlato al<br />
livello di visibilità all’esterno.<br />
L’inazione, l’attesa, il ritardo non sono<br />
un’opzione, soprattutto per un’azienda.<br />
Se lasciata a sé stessa, infatti, una crisi<br />
finisce in balia di due forze straordinarie<br />
che ne amplificano l’impatto negativo:<br />
i media e l’opinione pubblica. I media<br />
cercano incessantemente “la notizia”,<br />
che per essere tale deve essere carica di<br />
novità e muovere l’interesse della gente.<br />
Le crisi rappresentano una grandissima<br />
opportunità mediatica proprio per<br />
quell’elemento di straordinarietà<br />
intrinseco in ognuna di esse. L’evento<br />
viene percepita attraverso l’impatto<br />
mediatico che genera e interpretato con<br />
chiavi di lettura differenti, a volte parziali,<br />
incomplete o manipolate.<br />
L’episodio scatenante potrebbe anche<br />
essere gestito ma è l’eco che questo<br />
evento genera che mina la reputazione<br />
del soggetto coinvolto – sia individuo<br />
o organizzazione – e la fiducia a esso<br />
concessa.<br />
L’IMPORTANZA DI<br />
UNA COMUNICAZIONE<br />
ESPERTA<br />
Non c’è gestione di crisi senza<br />
comunicazione – afferma Patrick Trancu<br />
nel suo libro Lo Stato in Crisi – ma in<br />
questi casi la comunicazione “non è<br />
l’azione del comunicare, è comunicare<br />
l’azione”. È una comunicazione che<br />
accompagna costantemente le azioni<br />
intraprese dall’organizzazione e “mira<br />
a indirizzare, modulare o trasformare i<br />
comportamenti nell’interesse comune”.<br />
Saper governare al meglio una crisi<br />
riveste sempre più importanza per<br />
le imprese di ogni settore, ma nel<br />
complesso mondo dell’healthcare<br />
conoscere il processo intero per gestirlo<br />
in modo efficace diventa essenziale. La<br />
salute è un bene pubblico, sociale. Ogni<br />
azienda che si occupa di healthcare, ogni<br />
ente preposto alla salvaguardia della<br />
salute pubblica dovrebbe essere in grado<br />
di saper gestire la comunicazione in una<br />
situazione di crisi, per comunicarne lo<br />
sviluppo o la sua risoluzione.<br />
Se è vero, infatti, che ogni situazione<br />
di crisi andrebbe resa nota – perché la<br />
mancanza di comunicazione potrebbe<br />
aggravare le problematiche di sicurezza<br />
– la gestione della comunicazione di<br />
crisi nel contesto della salute non può<br />
essere improvvisata ma deve essere<br />
organizzata e governata grazie a<br />
strumenti e mezzi appropriati, costruiti<br />
possibilmente nel tempo.<br />
Laura Cappelletti<br />
È in questo contesto che nasce il corso<br />
“Crisis management | Comunicare in<br />
situazioni di rischio e di crisi”, ideato<br />
da <strong>Makinglife</strong> e condotto da Laura<br />
Cappelletti, esperta di comunicazione<br />
e relazioni pubbliche nel settore<br />
farmaceutico, per illustrare i<br />
meccanismi che generano una crisi<br />
e gli strumenti per poterla gestire in<br />
modo efficace. Dopo aver illustrato i<br />
processi generali che agiscono nelle<br />
situazioni di crisi, il corso approfondisce<br />
aspetti specifici dell’ambito Healthcare<br />
e analizza il legame diretto con fattori<br />
come reputazione e fiducia e le strategie<br />
per gestire e guidare i possibili sviluppi.<br />
Il corso è disponibile sulla piattaforma<br />
Making Education:<br />
CRISIS MANAGEMENT<br />
COMUNICARE IN SITUAZIONI<br />
DI RISCHIO E DI CRISI<br />
LAURA CAPPELLETTI<br />
makingeducation<br />
38
makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />
39
Ripensare<br />
la supply chain<br />
del pharma<br />
La profonda trasformazione in corso nella medicina<br />
sta spingendo l’assistenza sanitaria a un livello<br />
superiore. Anche la filiera di distribuzione dovrà<br />
dimostrarsi all’altezza di questo cambiamento<br />
40<br />
Avv. Mila De Iure<br />
Direttore generale ASSORAM<br />
Il Covid-19 è stato un importante stress<br />
test per tutta la supply chain di prodotti<br />
della salute ed è servito a comprendere<br />
limiti e potenzialità di un comparto<br />
essenziale per il benessere dei cittadini.<br />
Per fronteggiare in poco tempo una<br />
minaccia sconosciuta, ricercatori da<br />
tutto il mondo hanno cooperato in uno<br />
sforzo senza precedenti, coadiuvati<br />
dalla rapida adozione di tecnologie<br />
come l’intelligenza artificiale, il<br />
machine learning e l’IoT. Nel corso<br />
di questi anni, resi poi ulteriormente<br />
complessi dall’inflazione e dal conflitto<br />
in Ucraina, anche produzione, logistica<br />
e dispensazione hanno accelerato i<br />
processi di digitalizzazione in atto da<br />
tempo, dimostrando di poter superare<br />
sfide impreviste utilizzando le nuove<br />
tecnologie per adattare i propri processi<br />
al contesto mutevole.<br />
La corsa ai vaccini, pur con le dovute<br />
specificità del caso, è l’esempio<br />
di quanto possa andare veloce il<br />
progresso scientifico oggi.<br />
Adesso, con la pandemia alle spalle<br />
e la minaccia dall’Oms di potenziali<br />
futuri eventi disruptive, la medicina sta<br />
vivendo una trasformazione profonda,<br />
sulla spinta di diversi trend:<br />
la centralità del paziente,<br />
strettamente connessa alla diffusione<br />
della telemedicina e delle piattaforme<br />
di e-commerce;<br />
la personalizzazione della cura;<br />
la ricerca di nuovi equilibri e<br />
processi, per far fronte a nuovi eventi<br />
disruptive;<br />
la sostenibilità ambientale e sociale,<br />
un processo che dovrà coinvolgere tutti<br />
gli operatori.<br />
Questi fattori stanno spingendo<br />
l’assistenza medica a un livello<br />
superiore e ciò richiederà la creazione<br />
di supply chain resilienti e in grado di<br />
offrire servizi di pari livello.<br />
LA CENTRALITÀ<br />
DEL PAZIENTE<br />
Con l’affinarsi delle tecniche di ricerca<br />
e analisi dei dati, la medicina si sta<br />
spostando da una produzione di massa<br />
a una terapia sempre più su misura.<br />
Questa rinnovata attenzione<br />
all’individuo ha viaggiato di pari passo<br />
con l’invecchiamento della popolazione<br />
mondiale, il crescente interesse delle<br />
persone ai temi legati alla salute e<br />
un’ampia disponibilità di informazioni<br />
su terapie e farmaci, grazie anche ai<br />
dispositivi indossabili.<br />
Si tratta di quello che è stato<br />
definito healthcare consumerism,<br />
il consumismo applicato al settore<br />
salute: i pazienti rivendicano un ruolo<br />
più attivo nella gestione della propria<br />
salute ed è un fenomeno con cui tutti i<br />
comparti della filiera, dalla produzione<br />
alla dispensazione, devono fare i<br />
conti. Infatti è mutata la domanda:<br />
i consumatori si aspettano di poter<br />
trovare anche nel comparto health la
makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />
stessa varietà di scelta e di prezzo e gli<br />
stessi livelli di servizio che trovano in<br />
altri settori.<br />
In questo contesto si inserisce anche<br />
il crescente uso degli e-commerce<br />
per l’acquisto di farmaci da banco,<br />
dispositivi medici, integratori e<br />
cosmetici: una tendenza che si riteneva<br />
passeggera, legata al lockdown e alla<br />
pandemia e che, invece, nel 2022 è<br />
ancora in forte crescita (+ 24% rispetto<br />
all’anno 2021 secondo i dati del report<br />
di Iqvia).<br />
La necessità di garantire la consegna<br />
del prodotto in tempi brevi richiede<br />
un vasto assortimento a disposizione.<br />
La logistica diventa quindi un driver<br />
fondamentale in questo mercato.<br />
In una ricerca di BD Rowa tra marzo e<br />
aprile 2022 su diversi grandi player del<br />
settore, metà del campione raccontava<br />
di aver già separato la gestione<br />
logistica degli ordini e-commerce da<br />
quella del canale farmacia tradizionale,<br />
ma i volumi crescenti continuavano a<br />
richiedere spazi maggiori e investimenti<br />
mirati all’automazione dei processi e a<br />
un uso maggiore di processi di analisi<br />
dei dati per valutare i KPI.<br />
LE TERAPIE<br />
SU MISURA<br />
Emblema del progressivo abbandono<br />
del modello di produzione di massa nel<br />
settore health sono i nuovi approcci<br />
terapeutici: i farmaci biosimilari e le<br />
terapie avanzate geniche e cellulari<br />
(Atmp).<br />
Pur avendo origini e principi diversi,<br />
sono prodotti delicati, con processi<br />
produttivi costosi e rivolti a nicchie<br />
ridotte di pazienti con malattie rare o<br />
per le quali le cure standard non hanno<br />
funzionato.<br />
Nonostante ciò, si tratta di due mercati<br />
fortemente in crescita:<br />
secondo una ricerca di Iqvia per la<br />
Commissione europea (dicembre 2022)<br />
i farmaci biologici rappresentano il<br />
35% della spesa farmaceutica europea,<br />
con un Cagr (Compound Annual<br />
Growth rate: tasso di crescita annuale<br />
composto) del 11,3% negli ultimi cinque<br />
anni;<br />
sono 18, invece, gli Atmp<br />
attualmente in commercio in Europa, di<br />
cui otto sono rimborsati e in commercio<br />
in Italia. A livello globale si stima che<br />
il mercato, che nel 2020 valeva 7,9<br />
miliardi di dollari, avrà una crescita con<br />
un Cagr del 13,2%, raggiungendo così<br />
i 21 miliardi entro il 2028 (dati <strong>2023</strong><br />
– Fonte: VI report italiano sugli Atmp<br />
realizzato da Atmp Forum).<br />
Queste terapie, che in larga parte<br />
si basano su una cold chain severa,<br />
stanno reinventando i flussi tradizionali,<br />
imponendo una logistica sempre più<br />
versatile, ma accurata.<br />
Con l’aumento della domanda, alla<br />
logistica verranno richiesti processi<br />
sempre più profilati: l’automazione di<br />
alcune fasi di stoccaggio e trasporto,<br />
per poter abbattere i costi del servizio;<br />
monitoraggio tramite sensori e alert e<br />
la visione end-to-end dei relativi dati,<br />
per garantire integrità e sicurezza<br />
di materiale così delicato e costoso;<br />
potenziamento della cold-chain per far<br />
fronte a una mole crescente di prodotti<br />
da gestire.<br />
Nel caso delle Atmp tutto ciò dovrà<br />
avvenire con estrema versatilità,<br />
tenendo conto di una domanda volatile<br />
e di una supply chain bidirezionale, che<br />
è impegnata sia nella fase di consegna<br />
del materiale genetico del paziente<br />
al centro produttivo, sia nella fase<br />
di trasporto del farmaco dal centro<br />
produttivo al laboratorio dell’ospedale o<br />
della clinica dove si trova il paziente.<br />
La sfida del futuro è quindi sia<br />
tecnologica che gestionale.<br />
UNA FILIERA<br />
ALLA RICERCA<br />
DI RESILIENZA<br />
La pandemia ha portato con sé<br />
lo stravolgimento degli equilibri<br />
globali. Severi lockdown in alcune<br />
aree del mondo dove si concentrava<br />
la produzione dei principi attivi e<br />
l’improvviso aumento dei costi produttivi<br />
hanno messo a rischio la produzione di<br />
farmaci e dispositivi medici, con serie<br />
ripercussioni sulla disponibilità di molti<br />
prodotti.<br />
L’aumento dei costi produttivi, la carenza<br />
di container e il blocco della produzione<br />
di alcune apparecchiature, dovuto alla<br />
carenza di microchip, hanno avuto<br />
pesanti ripercussioni sulla logistica e<br />
sul trasporto di prodotti della salute.<br />
Tutti i comparti hanno compiuto grandi<br />
sforzi per individuare un equilibrio tra<br />
la sostenibilità economica e l’obbligo,<br />
normativo ma anche sociale, di non<br />
interrompere i processi di produzione,<br />
stoccaggio e dispensazione di beni di<br />
prima necessità per i cittadini.<br />
Adesso la filiera è chiamata a una<br />
riflessione collettiva, bisogna ripensare<br />
le supply chain alla luce di queste<br />
criticità emerse durante il Covid e<br />
trovare nuovi equilibri a tutela del<br />
benessere collettivo.<br />
DELINEARE INSIEME<br />
IL FUTURO DELLA<br />
FILIERA<br />
In questo mondo connesso e<br />
digitalizzato, dove i farmaci passano<br />
in poco tempo dal clic del mouse alla<br />
mano del paziente, sarà necessaria una<br />
cooperazione sempre maggiore tra i<br />
comparti della filiera per poter costruire<br />
catene di approvvigionamento resilienti<br />
e sostenibili e garantire ai pazienti<br />
l’accesso a cure innovative.<br />
Per questo motivo ASSORAM ha<br />
organizzato un evento di confronto sul<br />
futuro della logistica health, che vedrà<br />
produzione, logistica e dispensazione<br />
confrontarsi sui progetti innovativi<br />
di ogni comparto per valutare nuove<br />
strategie su ambiti d’azione comuni. “La<br />
logistica health del futuro”, organizzato<br />
in collaborazione con Federated<br />
Innovation @MIND, si terrà mercoledì<br />
13 dicembre <strong>2023</strong> presso la Pitch<br />
Arena del Pavilion, nella cornice del<br />
Milano Innovation District. All’evento si<br />
accederà su invito ma sarà trasmesso in<br />
streaming.<br />
41
La supply chain<br />
farmaceutica<br />
come laboratorio<br />
di innovazione<br />
Tutti i processi della filiera del pharma<br />
sono oggi strettamente legati alla<br />
tecnologia ma per gestirli al meglio<br />
serve personale formato e informato sia<br />
dal punto di vista tecnico che normativo<br />
Alfredo Colella<br />
L’incidente avvenuto il 10 novembre<br />
<strong>2023</strong>, quando un attacco informatico<br />
alla società di logistica internazionale<br />
DP World Australia ha bloccato per i<br />
tre giorni successivi i porti di Sidney,<br />
Melbourne, Brisbane e Fremantle,<br />
è solo l’ultimo di una lunga serie di<br />
casi che rivelano quanto il settore<br />
logistico sia oggi fra quelli esposti a<br />
un maggiore rischio di vulnerabilità.<br />
Una vulnerabilità che è strettamente<br />
legata alla rapida digitalizzazione<br />
della filiera, che ha subito<br />
un’accelerazione incontrollata<br />
nel periodo pandemico e che<br />
oggi da una parte consente di<br />
ottenere performance e risultati<br />
inimmaginabili fino a pochi anni<br />
fa, dall’altra richiede chiaramente<br />
competenze e sistemi di controlli<br />
adeguati.<br />
In particolare la supply chain<br />
farmaceutica è al centro di una<br />
profonda trasformazione, grazie<br />
all’adozione sempre più diffusa di<br />
tecnologie innovative: una vera e<br />
propria rivoluzione volta a ottimizzare<br />
i processi, garantire maggiore<br />
sicurezza, certificare la tracciabilità:<br />
elementi cruciali per la fornitura di<br />
farmaci sicuri ed efficaci e per la<br />
creazione di un sistema più resiliente,<br />
affidabile e centrato sul paziente<br />
quale ultimo e più importante anello<br />
della catena.<br />
Dalla ricerca e sviluppo (R&S) di<br />
nuovi farmaci alla produzione su<br />
larga scala, dalla distribuzione<br />
su vasti territori alla consegna al<br />
paziente finale, tutti i processi sono<br />
strettamente legati alla tecnologia<br />
e rendono la supply chain un vero e<br />
proprio laboratorio di innovazione.<br />
SMART AUTOMATION<br />
E BLOCKCHAIN<br />
L’industria 4.0 sta impattando<br />
significativamente la produzione<br />
farmaceutica: l’introduzione di smart<br />
automation e l’uso diffuso di robotica<br />
riducono sensibilmente il rischio<br />
di errori umani e aumentano la<br />
precisione nella produzione. I sistemi<br />
di monitoraggio continuo permettono<br />
un controllo in tempo reale dei<br />
processi, garantendo la qualità e la<br />
coerenza dei farmaci prodotti.<br />
La più utilizzata metodologia<br />
strategica per migliorare<br />
notevolmente l’efficienza e le<br />
prestazioni dell’intera rete di fornitura<br />
è l’Ottimizzazione: attraverso lo<br />
studio e l’analisi dei big data, vengono<br />
rapidamente identificati obiettivi,<br />
vincoli e risorse che, elaborati con<br />
un modello matematico-statistico,<br />
permettono di comprendere con<br />
estrema chiarezza l’evoluzione<br />
del contesto in cui si opera e di<br />
fornire al management aziendale le<br />
informazioni necessarie a prendere<br />
decisioni più coerenti con tale<br />
evoluzione.<br />
Per quanto riguarda la tracciabilità<br />
e il problema della contraffazione<br />
di farmaci, è ormai consolidato<br />
l’utilizzo della tecnologia blockchain<br />
che, implementando registri<br />
decentralizzati e immutabili, registra<br />
e certifica in modo sicuro ogni<br />
passaggio lungo l’intera supply chain,<br />
dalla produzione alla distribuzione,<br />
garantendo l’autenticità dei prodotti<br />
farmaceutici e prevenendo le frodi.<br />
Un altro topic della supply chain<br />
farmaceutica riguarda il monitoraggio<br />
in tempo reale di prodotti sensibili<br />
come i farmaci: in tale ambito<br />
le maggiori innovazioni arrivano<br />
42
makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />
dall’Internet delle cose (IoT). I sensori<br />
IoT misurano parametri critici quali la<br />
temperatura o l’umidità, assicurando<br />
che i farmaci vengano trasportati e<br />
conservati nelle condizioni ottimali.<br />
AI, AR E MACHINE<br />
LEARNING<br />
Non può mancare nel “tecno-kit” del<br />
Supply chain manager quella che oggi<br />
è la tecnologia più mainstream, e a<br />
piena ragione: l’intelligenza artificiale<br />
(artificial intelligence, AI).<br />
Le sue applicazioni in questo<br />
settore sono innumerevoli, a<br />
partire dall’utilizzo nella gestione<br />
dell’inventario: analizzando i dati<br />
storici e le previsioni di domanda<br />
l’AI procede a ottimizzare le scorte,<br />
ridurre gli sprechi e garantire la<br />
disponibilità di farmaci in base alla<br />
necessità. È nello specifico il machine<br />
learning la tecnologia di riferimento<br />
nel supply chain management,<br />
cioè quella parte dell’intelligenza<br />
artificiale che attraverso l’analisi<br />
dei dati permette di apprendere e<br />
affinare la performance in modo<br />
reiterato e continuo, costruendo<br />
modelli previsionali talmente accurati<br />
da rendere queste “intelligenze”<br />
in grado di prendere le decisioni<br />
autonomamente.<br />
A livello pratico, l’adozione di tali<br />
tecnologie induce a rendere sempre<br />
più efficienti la previsione della<br />
domanda, l’ottimizzazione delle rotte<br />
di trasporto, i movimenti spaziali (per<br />
esempio dei robot mobili utilizzati nei<br />
magazzini), la manutenzione avanzata<br />
per i macchinari.<br />
Un elemento tecnologico oggi meno<br />
diffuso ma in forte crescita (anche<br />
grazie alla messa sul mercato di<br />
visori sempre più performanti) è<br />
quello della realtà aumentata (AR),<br />
che trova applicazioni innovative nella<br />
logistica farmaceutica nell’ambito<br />
soprattutto della preparazione degli<br />
ordini e dell’imballaggio: utilizzando<br />
dispositivi AR gli operatori possono<br />
visualizzare istruzioni dettagliate e<br />
informazioni sui prodotti, riducendo<br />
gli errori e aumentando l’efficienza.<br />
SICUREZZA<br />
INFORMATICA<br />
Infine, last but not least (anzi,<br />
torniamo al punto da cui eravamo<br />
partiti) non si può parlare di supply<br />
chain senza parlare di cybersecurity:<br />
proteggere i dati sensibili, dalle<br />
informazioni sulla produzione<br />
ai dettagli della distribuzione, è<br />
essenziale per prevenire accessi non<br />
autorizzati e garantire la sicurezza<br />
dell’intero sistema.<br />
I dati sul tema non sono rassicuranti<br />
e impongono non solo una riflessione,<br />
ma un intervento rapido di messa<br />
in sicurezza: secondo il Sole 24Ore,<br />
al 27 dicembre 2022, gli attacchi<br />
informatici rilevati in Italia sono stati<br />
pari a 12.947 – più del doppio dei<br />
5.334 dell’anno prima – e gli alert<br />
diramati nel 2022 sono stati 113.226:<br />
più di 300 al giorno.<br />
Nel settore logistico, la situazione<br />
è ancora più critica: circa tre<br />
aziende su cinque hanno subito<br />
una o più violazioni informatiche<br />
nell’ultimo anno (Armis Cyber<br />
Warfare State and Trends Report:<br />
2022-<strong>2023</strong>) e, come segnala Gartner,<br />
il 56% dei clienti (B2B e B2C) sta<br />
esprimendo “frequente interesse e<br />
preoccupazione” per la sicurezza<br />
informatica delle organizzazioni con<br />
cui fanno affari.<br />
Le ragioni per cui è soprattutto<br />
la supply chain a essere sotto<br />
attacco sono molteplici: in primis,<br />
la logistica può funzionare<br />
solo tramite la condivisione di<br />
informazioni con i fornitori, pratica<br />
che aumenta il margine di rischio di<br />
compromissione. Inoltre, la tendenza<br />
alla globalizzazione, con entità<br />
numerose e sparse in tutto il mondo,<br />
ha aumentato il numero di punti di<br />
esposizione .<br />
Infine, come abbiamo velocemente<br />
visto, l’uso massiccio e in rapida<br />
evoluzione di nuove tecnologie può<br />
aumentare le aree potenzialmente<br />
attaccabili dall’esterno.<br />
Uno scenario così complesso e<br />
delicato richiede alle imprese di<br />
affidarsi a personale formato e<br />
informato, capace di implementare le<br />
soluzioni infrastrutturali adeguati e di<br />
conoscere le pratiche di gestione più<br />
corrette, sia dal punto di vista tecnico<br />
che normativo.<br />
UN CORSO DEDICATO<br />
<strong>Makinglife</strong> propone sulla propria<br />
piattaforma MakingEducation un<br />
percorso dedicato al management<br />
della supply chain farmaceutica, con<br />
un corso specifico disponibile on<br />
demand.<br />
Il docente è Luca De Toro, esperto di<br />
logistica, trasporti e buone pratiche di<br />
distribuzione farmaceutica e fondatore<br />
di HSC S.p.A., azienda di supply chain<br />
strategy.<br />
Il corso – Good distribution practices<br />
| Come gestire la filiera del farmaco<br />
– fornisce una panoramica completa<br />
delle best practices per l’applicazione<br />
dei processi e per la verifica della<br />
conformità a tutti i livelli della catena<br />
di fornitura e approvvigionamento,<br />
con particolare focus sulla mappatura<br />
dei processi e sulla definizione della<br />
responsabilità nello stoccaggio e nel<br />
trasporto.<br />
Il corso è progettato per coinvolgere<br />
manager, supervisori, responsabili di<br />
processo e, per i suoi approfondimenti<br />
anche profondamente operativi, tutti<br />
gli altri membri del personale addetti<br />
alle attività di stoccaggio farmaceutico,<br />
al trasporto e ai vari processi propri<br />
della catena di distribuzione di farmaci<br />
e di sostanze attive.<br />
Corso in:<br />
GOOD DISTRIBUTION PRACTICES<br />
COME GESTIRE LA FILIERA DEL<br />
FARMACO | LUCA DE TORO<br />
makingeducation<br />
43
Smart supply chain<br />
L’intelligenza artificiale può fornire un contributo<br />
significativo alla filiera del pharma rendendo più<br />
efficiente la gestione delle scorte, ottimizzando i<br />
percorsi di trasporto, riducendo i costi e i tempi di<br />
inattività, e aumentando la capacità di prevenire<br />
interruzioni e carenze<br />
Simone Montonati<br />
44
makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />
Nonostante l’improvvisa<br />
accelerazione digitale imposta<br />
dalla crisi del Covid-19, molte delle<br />
fragilità della filiera farmaceutica<br />
drammaticamente emerse nel<br />
periodo di emergenza sono rimaste<br />
irrisolte. Sebbene alcuni nodi<br />
rientrino in una più ampia azione di<br />
strategia geopolitica degli organismi<br />
nazionali e internazionali – come<br />
l’eccessiva dipendenza del mercato<br />
dai prodotti di Cina e India – altri<br />
aspetti devono essere affrontati<br />
direttamente dall’industria. La<br />
loro gestione, infatti, è cruciale<br />
per garantire la resilienza di una<br />
filiera già di per se articolata, in un<br />
contesto globale che, oltre a non aver<br />
trovato una “new normality”, si sta<br />
preparando a nuove emergenze.<br />
Accanto alla catena di crisi<br />
geopolitiche, infatti, si fa sempre più<br />
insistente la previsione di una nuova<br />
pandemia che potrebbe verificarsi a<br />
breve, se non a brevissimo termine.<br />
Il direttore generale dell’Oms,<br />
Tedros Adhanom Ghebreyesus,<br />
ha recentemente condiviso le sue<br />
preoccupazioni per la minaccia<br />
di un’altra variante che possa<br />
provocare “nuovi picchi di malattia<br />
e morte” e quella dell’emergere di<br />
un altro patogeno con un potenziale<br />
ancora più letale. Alcuni analisti della<br />
Casa Bianca hanno quantificato il<br />
rischio di una nuova epidemia entro il<br />
2025 in una percentuale variabile tra<br />
il 20% e il 40%.<br />
Queste incertezze rendono ancor<br />
più complicata una fase già<br />
caratterizzata da una profonda<br />
trasformazione e da nuove<br />
emergenti necessità come la<br />
gestione dei parametri ambientali<br />
o la conservazione e il trasporto di<br />
prodotti sensibili alla temperatura,<br />
ad esempio i vaccini e i biologici.<br />
Un panorama che impone<br />
alle aziende di assicurarsi il<br />
maggior controllo possibile su<br />
una filiera iperstratificata che<br />
coinvolge centinaia di fornitori<br />
in decine di Paesi con strutture<br />
e regolamentazioni in gran parte<br />
diverse.<br />
In una situazione che presenta una<br />
moltitudine di variabili distribuite<br />
in rete, sistemi interallacciati e<br />
una mole inquantificabile di dati<br />
da gestire, di solito si chiama in<br />
causa l’intelligenza artificiale (AI).<br />
Anche nel contesto della supply<br />
chain farmaceutica, in effetti, l’AI<br />
può coprire un ruolo significativo<br />
contribuendo all’ottimizzazione dei<br />
percorsi di trasporto, la gestione<br />
delle scorte in tempo reale e a un<br />
controllo di produzione più accurato e<br />
tempestivo. Compagnie come Pfizer,<br />
Amgen, GSK, Merck e Roche sfruttano<br />
già soluzioni di intelligenza artificiale<br />
per prevedere interruzioni della<br />
catena di fornitura, ottimizzare i livelli<br />
di inventario e migliorare i processi<br />
produttivi.<br />
AI E DISTRIBUZIONE<br />
Una delle più frequenti criticità che il<br />
mercato deve affrontare è lo shortage<br />
di farmaci: già prima del Covid, il<br />
95% degli intervistati in un’indagine<br />
condotta in 39 Paesi europei indicava<br />
la carenza di farmaci come ostacolo<br />
al processo ottimale di cura. Nel<br />
2020, con la pandemia, un terzo dei<br />
Paesi europei ha segnalato carenze<br />
per almeno 400 farmaci e in un<br />
periodo di soli 9 mesi, cinque stati<br />
hanno pubblicato complessivamente<br />
oltre 5.000 segnalazioni di carenza<br />
(Finlandia, Svezia, Norvegia, Spagna<br />
e Stati Uniti). Uno altro studio<br />
afferma che anche negli Usa “le<br />
carenze attuali sono le più alte in un<br />
decennio”. Naturalmente su questo<br />
fattore pesa la dipendenza da Paesi<br />
terzi ma nell’ottica di ottimizzare<br />
l’ottimizzabile, la predictive analytics<br />
può fornire il suo contributo. Ad<br />
esempio può essere usata per<br />
prevedere con maggior dettaglio la<br />
domanda di prodotti, permettendo<br />
alle aziende di calibrare i sistemi<br />
di inventario e mantenere livelli di<br />
stock adeguati riducendo i rischi<br />
di scorte insufficienti o eccessive.<br />
Secondo quanto riportato da<br />
un fornitore di servizi digitali,<br />
l’introduzione di sistemi di machine<br />
learning basati sul cloud di AWS (i<br />
servizi web di Amazon) ha permesso<br />
a una big pharma di ridurre gli<br />
errori di previsione di circa il 15%,<br />
risparmiando il 2,5% sui costi e<br />
aumentando i ricavi dell’1,5% (circa<br />
600 milioni di dollari). Nella sua<br />
forma più semplice, l’intelligenza<br />
artificiale prevede quali articoli<br />
saranno immagazzinati più a lungo e<br />
li posiziona di conseguenza. Forbes<br />
riporta il caso di un fornitore di<br />
alimenti nella cold supply chain che<br />
in questo modo ha aumentato la sua<br />
produttività del 20%.<br />
Anche la mancata ottimizzazione<br />
dei mezzi di trasporto e delle rotte<br />
può essere costosa: uno studio<br />
condotto da McKinsey ha calcolato<br />
che le inefficienze della supply<br />
chain farmaceutica aumentano i<br />
costi fino al 30%. Gli algoritmi AI<br />
permettono di identificare i mezzi e<br />
le rotte di trasporto più economici<br />
ed efficienti, tenendo conto di fattori<br />
come le caratteristiche geografiche,<br />
le condizioni meteorologiche e i<br />
pattern logistici. Secondo Analytics<br />
Insight, il mercato globale dell’AI nel<br />
settore dei trasporti sta crescendo a<br />
un tasso annuo composto del 15,8% e<br />
dovrebbe raggiungere i 3,8 miliardi di<br />
dollari nel 2025.<br />
45
GESTIRE IL<br />
FLUSSO DI DATI<br />
Le supply chain del settore<br />
farmaceutico generano anche enormi<br />
volumi di dati, che possono crescere<br />
esponenzialmente con l’incremento<br />
delle fonti di informazioni. Si tratta<br />
di un problema che investe tutti i<br />
settori.<br />
La International data corporation<br />
(IDC) prevede che la ”datasfera”<br />
globale quadruplicherà dai valori del<br />
2019 raggiungendo i 175 ZB entro il<br />
2025 (un Zettabyte, ZB, è equivalente<br />
a mille miliardi di Gigabyte).<br />
Utilizzando strumenti di analisi basati<br />
sull’AI, come il machine learning e<br />
il natural language processing, le<br />
aziende possono individuare relazioni<br />
nascoste in questo magma di dati e<br />
utilizzarle per effettuare previsioni.<br />
Un’applicazione di organizzazione,<br />
etichettatura, pulizia e analisi<br />
dei dati biomedici e sanitari, ad<br />
esempio, impiega solo 12 minuti<br />
per analizzare 1,2 milioni di varianti<br />
associate a una malattia in 155<br />
pazienti. E le performance di queste<br />
macchine continuano a migliorare<br />
esponenzialmente. Per addestrare<br />
una rete neurale al livello di AlexNet<br />
(una delle più note) oggi basta il 2%<br />
della potenza di calcolo necessaria<br />
nel 2012, una progressione che<br />
supera la Legge di Moore (formulata<br />
dal co-fondatore di Intel, prevede<br />
un raddoppio delle prestazioni dei<br />
computer ogni due anni, allo stesso<br />
costo).<br />
OTTIMIZZAZIONE<br />
DELLA PRODUZIONE<br />
Un altro interessante contributo<br />
dell’AI riguarda le fasi di produzione,<br />
dove la capacità di analizzare i dati<br />
in tempo reale permette di prendere<br />
decisioni immediate riguardo la<br />
programmazione delle attività, i<br />
livelli di inventario e la logistica.<br />
Gli algoritmi possono analizzare<br />
i dati dai sensori sugli impianti<br />
per prevedere il momento della<br />
manutenzione, riducendo i tempi di<br />
inattività e migliorando l’efficacia<br />
delle apparecchiature ma sono anche<br />
in grado di analizzare le immagini<br />
dei prodotti per individuarne<br />
difetti, in modo analogo all’analisi<br />
delle immagini radiologiche per<br />
la diagnostica. Il contributo di un<br />
sistema di manutenzione predittiva<br />
può essere significativo: uno studio<br />
di McKinsey ha stimato che queste<br />
tecnologie possono incrementare la<br />
produttività dal 50 al 100% e persino<br />
tra il 150-200% in laboratori con<br />
“prestazioni medie”.<br />
L’automazione può ridurre gli errori<br />
manuali e la variabilità, garantendo<br />
una migliore qualità e conformità,<br />
con una riduzione delle deviazioni<br />
complessive del 65% e tempi più<br />
rapidi del 90%. Secondo un fornitore<br />
di software industriale, l’analisi<br />
predittiva ha permesso di ridurre<br />
le interruzioni della filiera di una<br />
società farmaceutica risparmiando<br />
il 60% dei costi di manutenzione e il<br />
50% delle spese in conto capitale.<br />
La rivoluzione AI nei magazzini<br />
Come afferma il report di Assoram “Intelligenza artificiale in sanità”, già<br />
prima della pandemia gli algoritmi AI avevano trovato ampio spazio nei<br />
magazzini. Il machine learning, in particolare, ha avuto un effetto “disruptive”<br />
promuovendo la transizione dalle warehouse tradizionali ai magazzini<br />
intelligenti, dove la scena è dominata da robot e sistemi automatizzati,<br />
gestiti da software avanzati e integrati con tecnologie all’avanguardia come<br />
l’intelligenza artificiale, la realtà aumentata e l’internet delle cose (IIOT).<br />
Particolarmente diffusi nei magazzini logistici sono gli RPA, “Robotic process<br />
automation”, tecnologie software che automatizzano attività e processi<br />
ripetitivi come il tracciamento e la lettura dello stato della spedizione. Dotati<br />
di una loro autonomia decisionale, possono anche occuparsi dell’inserimento<br />
di dati, trasferendo le informazioni da una applicazione a un’altra, e di<br />
aggiornare i dettagli di consegna su tutti i sistemi rilevanti. “Un vero e proprio<br />
cambio di prospettiva – lo definisce il report – in cui non si programma più<br />
il bot, ma si definiscono i confini dentro cui farlo operare con autonomia<br />
decisionale”. L’automazione dei processi nel settore della salute ha portato<br />
miglioramenti significativi agli operatori logistici, come una migliore<br />
gestione delle scorte – in termini di razionalità di approvvigionamento<br />
e di abbattimento dei fenomeni di overstocking per alcuni prodotti – e<br />
l’organizzazione intelligente del picking e del posizionamento dei pallet.<br />
Oltre ai benefici diretti in termini di efficienza ed efficacia dei processi, le<br />
metodologie di AI integrate coi sistemi RPA permettono di aumentare la<br />
customer satisfaction e per questo sono sempre più utilizzate dalle imprese<br />
italiane. Secondo uno studio dell’Osservatorio artificial intelligence del<br />
Politecnico di Milano, più della metà delle 235 imprese analizzate ha avviato<br />
un progetto di RPA/AI anche se la percentuale dei progetti realmente attivi si<br />
ferma al 21%.<br />
46
makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />
47
Medi-theft<br />
un progetto<br />
per contrastare<br />
il crimine<br />
farmaceutico<br />
Valentina Guidi<br />
L’Italia ha raggiunto un<br />
livello di eccellenza nella<br />
lotta alle vendite illegali di<br />
prodotti medicinali ed è ora<br />
un punto di riferimento su<br />
scala globale<br />
Domenico Di Giorgio, dirigente dell’Ufficio qualità dei<br />
prodotti e contrasto al crimine farmaceutico dell’Aifa<br />
I crimini legati ai<br />
prodotti farmaceutici<br />
sono un problema la<br />
cui diffusione potrebbe<br />
essere sottovalutata. Come<br />
evidenziato dalla ricerca The<br />
theft of medicines in the EU,<br />
condotta dal centro di ricerca<br />
TRANSCRIME dell’Università<br />
Cattolica del Sacro Cuore<br />
di Milano, la raccolta dati al<br />
riguardo è spesso lacunosa e<br />
la reale entità del problema<br />
è con ogni probabilità<br />
sottostimata. A questo<br />
riguardo lo studio sottolinea<br />
come si riscontrino sempre<br />
più casi di farmaci persi<br />
lungo la catena distributiva,<br />
che non vengono però<br />
segnalati come prodotti<br />
rubati né gestiti come tali.<br />
La risonanza mediatica<br />
generalmente riservata a<br />
questo problema inoltre<br />
è decisamente scarsa,<br />
nonostante le perdite<br />
economiche legate ai crimini<br />
farmaceutici siano spesso<br />
tutt’altro che irrilevanti.<br />
Che si tratti di furto su<br />
commissione oppure<br />
finalizzato al riciclaggio, alla<br />
vendita su mercati esteri,<br />
online o per passaparola, la<br />
supply chain farmaceutica<br />
offre diversi punti deboli.<br />
Magazzini di appoggio,<br />
terzisti, farmacie, mezzi<br />
di trasporto: la catena di<br />
distribuzione del farmaco<br />
è un sistema spesso molto<br />
articolato, che può risultare<br />
48
makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />
sensibile a un tipo di crimine<br />
pericoloso sia per le aziende,<br />
sia per i consumatori.<br />
A livello europeo l’Italia<br />
è capofila per l’efficacia<br />
del contrasto al crimine<br />
farmaceutico e proprio per<br />
questo nel novembre 2021<br />
ha preso forma il progetto<br />
MEDI-THEFT, coordinato<br />
da Aifa e conclusosi a<br />
ottobre <strong>2023</strong>, che si è posto<br />
l’obiettivo di diffondere<br />
le buone pratiche che<br />
caratterizzano il nostro<br />
sistema nazionale al resto<br />
dell’Unione europea.<br />
In particolare, il progetto<br />
puntava ad aumentare<br />
l’efficacia delle indagini, dei<br />
processi di analisi strategica<br />
e della cooperazione<br />
internazionale tra pubblico<br />
e privato, grazie a una<br />
piattaforma dalla triplice<br />
funzione: raccogliere e<br />
analizzare i dati relativi<br />
ai crimini farmaceutici in<br />
un’ottica di prevenzione,<br />
evitare un nuovo accesso nel<br />
mercato dei farmaci rubati<br />
attraverso la creazione<br />
di indicatori tempestivi<br />
di rischio e migliorare la<br />
sinergia internazionale e<br />
tra pubblico e privato. Per<br />
approfondire il passato e il<br />
futuro del progetto MEDI-<br />
THEFT abbiamo avuto il<br />
piacere di porre alcune<br />
domande a Domenico Di<br />
Giorgio, dirigente dell’Ufficio<br />
qualità dei prodotti e<br />
contrasto al crimine<br />
farmaceutico dell’Aifa.<br />
Il furto di farmaci è un<br />
problema di cui non si<br />
sente spesso parlare. Da<br />
“<br />
A livello<br />
europeo l’Italia<br />
è capofila per<br />
l’efficacia<br />
del contrasto<br />
al crimine<br />
farmaceutico e<br />
questo progetto<br />
mira a diffondere<br />
le buone pratiche<br />
al resto dell’UE<br />
dove nasce l’esigenza di un<br />
progetto dedicato al crimine<br />
organizzato nel mondo<br />
farmaceutico?<br />
Aifa si occupa del contrasto<br />
al crimine farmaceutico<br />
da quasi vent’anni, quando<br />
supportò la fondazione<br />
di “Impact”, la task-force<br />
anticontraffazione dell’Oms.<br />
Già allora c’era la chiara<br />
percezione della crescente<br />
incidenza anche sui mercati<br />
europei di fenomeni illegali<br />
di varia natura, come la<br />
falsificazione: la Falsified<br />
medicines directive<br />
pubblicata dalla CE nel<br />
2011, alla cui negoziazione<br />
Aifa ha partecipato<br />
attivamente, testimonia<br />
quanto la sensibilità<br />
delle istituzioni rispetto a<br />
questo tipo di pericoli sia<br />
progressivamente cresciuta.<br />
Le indagini coordinate<br />
da Aifa dal 2014 per la<br />
cosiddetta Operazione<br />
Volcano hanno evidenziato<br />
come il furto e il riciclaggio<br />
di farmaci rappresentino<br />
la principale forma di<br />
falsificazione sul mercato<br />
europeo: i medicinali<br />
vengono sottratti dai<br />
criminali agli ospedali<br />
del nostro e di altri Paesi,<br />
manipolati e conservati in<br />
condizioni inidonee e ripuliti<br />
attraverso fatture che ne<br />
mascherano la provenienza<br />
illegale, generando pericolo<br />
per i pazienti di tutti quei<br />
Paesi dove la filiera è più<br />
permeabile di quella italiana.<br />
Il razionale del progetto<br />
MEDI-THEFT è proprio<br />
l’implementazione in tutti i<br />
Paesi di sistemi di sicurezza<br />
come quelli che proteggono<br />
da anni la rete italiana:<br />
chiudere i canali di vendita<br />
“<br />
Il furto e il<br />
riciclaggio<br />
di farmaci<br />
rappresentano<br />
la principale<br />
forma di<br />
falsificazione<br />
sul mercato<br />
europeo<br />
è la migliore maniera per<br />
scoraggiare i criminali che<br />
si dedicano al furto e al<br />
riciclaggio di farmaci, ma il<br />
meccanismo può funzionare<br />
soltanto se si chiudono<br />
tutti i canali, ovvero se si<br />
riesce a bloccare anche i<br />
mercati esteri con gli stessi<br />
accorgimenti in uso da anni<br />
in Italia.<br />
La sinergia tra tutte le<br />
parti coinvolte risulta<br />
quindi fondamentale. Qual<br />
è il ruolo degli attori della<br />
filiera nel contrasto al<br />
traffico illecito di farmaci?<br />
L’Italia ha implementato in<br />
maniera convinta e rapida gli<br />
strumenti che permettono<br />
una collaborazione<br />
tempestiva e trasparente<br />
tra amministrazioni e<br />
stakeholder privati su questi<br />
temi. La task-force IMPACT<br />
Italia, operativa dal 2006,<br />
formalmente strutturata nel<br />
2007 e infine consolidata<br />
nella task-force nazionale<br />
antifalsificazione col<br />
recepimento della Direttiva<br />
2011/62, si è affiancata ad<br />
altri tavoli tecnici tematici.<br />
Esempi sono quello per<br />
il contrasto ai furti di<br />
farmaci o la conferenza dei<br />
servizi sulla vendita web<br />
illegale, che permettono<br />
una cooperazione<br />
sistematica non solo su<br />
iniziative di formazione e<br />
informazione della rete e<br />
del pubblico, ma anche su<br />
indagini e attività mirate<br />
a bloccare le evoluzioni<br />
criminali che vediamo a<br />
livello internazionale. La<br />
condivisione rapida di segnali<br />
49
e casistiche e il supporto<br />
alle attività che Aifa,<br />
Carabinieri NAS e ministero<br />
della Salute portano avanti<br />
sul tema è garantita da<br />
questi strumenti ormai<br />
consolidati: gli attori<br />
della filiera possono<br />
fare riferimento alle loro<br />
associazioni e ai canali di<br />
comunicazione con Aifa per<br />
poter partecipare in maniera<br />
operativa al contrasto ai<br />
traffici illeciti.<br />
Per quanto riguarda il<br />
ruolo specifico delle realtà<br />
farmaceutiche, quali<br />
strumenti vengono offerti<br />
alle aziende per tutelarsi e<br />
combattere questo genere<br />
di crimine?<br />
In Italia abbiamo già<br />
sistemi di sicurezza che<br />
garantiscono la rete dalle<br />
infiltrazioni. La tracciabilità<br />
del farmaco con sistema<br />
bollino, attivo ormai<br />
da quasi vent’anni, la<br />
presenza di una forza di<br />
polizia specializzata che<br />
è un unicum in Europa,<br />
cioè i Carabinieri NAS, e la<br />
collaborazione consolidata<br />
e operativa tra istituzioni<br />
e stakeholder privati sul<br />
tema sono tutti parte di un<br />
quadro complessivo molto<br />
rassicurante.<br />
Non a caso, i criminali che si<br />
sono dedicati in questi anni<br />
all’infiltrazione di prodotti<br />
illegali hanno utilizzato il<br />
nostro Paese al più come<br />
fonte di prodotti da rubare<br />
per tentare di accedere ad<br />
altri mercati e non come<br />
mercato. Questo proprio<br />
per la solidità della nostra<br />
rete, che è molto poco<br />
permeabile ai tentativi di<br />
immissione in commercio di<br />
“<br />
Se l’azione<br />
di contrasto<br />
non è condotta<br />
in parallelo tra<br />
tutti i Paesi,<br />
si rischia di<br />
ottenere risultati<br />
limitati senza<br />
eradicare il<br />
fenomeno<br />
prodotti non autorizzati.<br />
Il nostro Paese dunque<br />
ha un sistema molto<br />
sviluppato di contrasto<br />
a questo genere di<br />
criminalità. Come si pone a<br />
livello europeo?<br />
L’Italia è il punto di<br />
riferimento, e non solo a<br />
livello europeo. Progetti<br />
come Fakeshare I e II o<br />
MEDI-THEFT, tutti sviluppati<br />
e guidati da Aifa, sono solo<br />
alcuni dei numerosi attestati<br />
del livello di eccellenza<br />
raggiunto dal nostro Paese<br />
nel settore, sia sul fronte<br />
pubblico che su quello<br />
privato.<br />
Parliamo di MEDI-THEFT.<br />
Il progetto volge alla sua<br />
conclusione: quali sono i<br />
risultati più importanti che<br />
avete raggiunto?<br />
L’obiettivo principale del<br />
progetto era il supporto<br />
all’implementazione delle<br />
buone pratiche italiane<br />
negli altri Paesi europei:<br />
come spiegato prima, se<br />
l’azione di contrasto non è<br />
condotta in parallelo tra tutti<br />
i Paesi, il rischio è quello di<br />
ottenere risultati limitati,<br />
che spostano magari i<br />
criminali dall’Italia ad altri<br />
Stati membri, senza però<br />
eradicare il fenomeno.<br />
Il coinvolgimento operativo<br />
e attivo di istituzioni<br />
internazionali come l’EDQM,<br />
che sta lavorando a una<br />
possibile risoluzione sul<br />
tema prendendo le mosse<br />
dal lavoro italiano, e<br />
quello sempre più forte<br />
della rete delle aziende a<br />
livello europeo, sembrano<br />
poter garantire un futuro<br />
significativo al progetto<br />
MEDI-THEFT. L’attenzione<br />
registrata in aree più<br />
esposte, come quelle<br />
“<br />
Mentre noi<br />
sviluppiamo<br />
strumenti di<br />
contrasto, le<br />
organizzazioni<br />
criminali<br />
cercano<br />
simmetricamente<br />
di definire nuove<br />
vie che tutelino<br />
il loro mercato<br />
illegale<br />
balcaniche, dà inoltre<br />
una spinta ulteriore<br />
all’evoluzione dell’iniziativa,<br />
con sviluppi già<br />
programmati che speriamo<br />
di poter consolidare nei<br />
prossimi mesi.<br />
Visto il buon esito di<br />
MEDI-THEFT, quali sono le<br />
tematiche che non avete<br />
avuto modo di approfondire<br />
ma che sarebbe utile<br />
affrontare in futuro?<br />
Il lavoro di implementazione<br />
deve proseguire, perché<br />
ci confrontiamo con una<br />
controparte che si evolve<br />
per cercare di evitare gli<br />
ostacoli che costruiamo.<br />
Come spiegato nella<br />
pubblicazione sulle buone<br />
pratiche, che abbiamo<br />
anche inserito nella<br />
Libreria dello Stato grazie<br />
alla collaborazione col<br />
Poligrafico, il furto di<br />
farmaci è un fenomeno<br />
purtroppo naturale visto<br />
l’alto valore dei prodotti,<br />
la loro conservazione in<br />
strutture poco protette<br />
e l’accessibilità ai<br />
canali di riciclaggio. Di<br />
conseguenza via via che<br />
noi sviluppiamo strumenti,<br />
le organizzazioni criminali<br />
cercano simmetricamente<br />
di definire nuove vie che<br />
tutelino il loro mercato<br />
illegale. Per questo, di là dai<br />
temi che approfondiremo<br />
ulteriormente, è importante<br />
tenere presente che si tratta<br />
di un processo in continua<br />
evoluzione. Ma siamo<br />
certi che il rafforzamento<br />
della collaborazione<br />
internazionale ci permetterà<br />
di costruire ostacoli sempre<br />
più difficili da eludere.<br />
50
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LA LOGISTICA<br />
IL SISTEMA LINFATICO DEL PAESE<br />
Monica Torriani<br />
I MOMENTI DI CRISI STRESSANO<br />
LA RESISTENZA DELLE<br />
ORGANIZZAZIONI MA È NELLA<br />
DIFFICOLTÀ CHE EMERGONO LE<br />
CARATTERISTICHE MIGLIORI<br />
La pandemia e una<br />
congiuntura internazionale<br />
che sta esacerbando conflitti<br />
mai sopiti hanno inasprito il<br />
contesto in tutti i settori.<br />
Tuttavia, esistono<br />
comparti industriali che,<br />
inevitabilmente, stanno<br />
sopportando un carico<br />
maggiore di altri e che, per<br />
sopravvivere e crescere,<br />
sono costretti a riorientare la<br />
propria strategia aziendale<br />
esplorando territori inusuali.<br />
La supply chain del farmaco<br />
è fra questi: ne abbiamo<br />
parlato con Monica Mutti,<br />
amministratore delegato di<br />
STM Pharma PRO.<br />
Si tratta di un momento<br />
particolare per la logistica,<br />
fra crisi energetica, crescita<br />
dell’inflazione e necessità<br />
di adeguare la supply<br />
chain a nuovi standard di<br />
sostenibilità. Ma il vostro è<br />
un comparto molto robusto:<br />
su quali punti di forza fate<br />
leva?<br />
Guardi, per prima cosa<br />
ritengo sia opportuno<br />
ricordare che veniamo da una<br />
pandemia: non ne parliamo<br />
più perché fortunatamente<br />
ce la siamo lasciata alle<br />
spalle, ma credo che da<br />
lì sia partita un’ondata di<br />
forte cambiamento. Intanto,<br />
l’emergenza sanitaria ci ha<br />
permesso di riconoscere<br />
che ci sono comparti le cui<br />
complessità non vengono<br />
sempre percepite in modo<br />
chiaro ma che nei momenti<br />
di difficoltà esprimono un<br />
contributo in grado di fare<br />
la differenza: uno di questi<br />
Monica Mutti | Amministratore delegato<br />
di STM Pharma PRO<br />
è la logistica, il sistema<br />
linfatico che ha consentito ai<br />
farmaci, quando tutto il resto<br />
era fermo, di circolare fino<br />
agli scaffali delle farmacie<br />
e negli ospedali e, quindi, di<br />
raggiungere i pazienti. Noi<br />
siamo stati fra le aziende<br />
che hanno lavorato anche<br />
in quel periodo e abbiamo<br />
dovuto mettere in atto una<br />
serie di attività fino ad allora<br />
sconosciute per garantire la<br />
continuità del servizio, non<br />
ultima la riorganizzazione<br />
completa all’interno dei<br />
magazzini. Non ancora<br />
terminata quell’esperienza,<br />
ci siamo trovati a dover<br />
fronteggiare gli effetti di una<br />
guerra che ha provocato<br />
all’interno di tutto il comparto<br />
industriale fortissimi<br />
scossoni: il balzo dei prezzi<br />
delle materie prime e<br />
dell’energia ci ha toccati<br />
52
makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />
da vicino, perché le nostre<br />
sono aziende energivore.<br />
Tutto ciò, in un contesto nel<br />
quale i nostri clienti, ovvero<br />
le aziende mandanti del<br />
farmaco, incontrano pesanti<br />
vincoli nella determinazione<br />
del prezzo del prodotto,<br />
in particolare per quanto<br />
riguarda il farmaco soggetto<br />
a obbligo di prescrizione<br />
e rimborsato dal SSN, e<br />
non possono ribaltare sul<br />
cliente finale gli incrementi<br />
dei costi sostenuti. Inseriti<br />
in questo framework,<br />
abbiamo necessariamente<br />
dovuto trovare dei margini<br />
di efficienza nell’ambito<br />
dei processi interni. E poi,<br />
vede, lo dico spesso alle<br />
mie persone: nei momenti<br />
in cui non è più possibile, a<br />
causa di fattori contingenti,<br />
ripercorrere le stesse<br />
strade emergono percorsi<br />
alternativi che magari erano<br />
lì, davanti ai nostri occhi,<br />
ma che solo la difficoltà ci<br />
permette di vedere. Come<br />
singole aziende abbiamo<br />
fatto ciò che era nelle nostre<br />
possibilità per recuperare<br />
margini di efficienza interna,<br />
ma la chiave del successo<br />
di tutto il comparto è nel<br />
fare sistema, collaborare<br />
in maniera trasparente con<br />
fornitori e clienti nell’ottica di<br />
individuare soluzioni win-win.<br />
Vi sono aspetti<br />
strategici nella supply<br />
chain farmaceutica<br />
per i quali ogni tipo di<br />
adeguamento a requisiti<br />
più stringenti risulta<br />
essere inevitabilmente più<br />
complesso: un esempio è<br />
costituito dalla catena del<br />
freddo, in particolare per<br />
gli operatori che, come<br />
voi, gestiscono anche<br />
la logistica dei farmaci<br />
sperimentali. Come si<br />
stanno riorganizzando le<br />
aziende del settore per<br />
soddisfare i vincoli di<br />
sostenibilità ambientale ma<br />
anche economica?<br />
Il trade off è sempre<br />
complesso. Siamo impegnati<br />
da un lato a fronteggiare<br />
una criticità drammatica<br />
rappresentata dall’aumento<br />
dei costi e dall’altro a<br />
promuovere politiche<br />
green che garantiscano la<br />
sostenibilità ambientale.<br />
Un aspetto, quest’ultimo,<br />
che, non illudiamoci<br />
del contrario, ci impone<br />
investimenti importanti.<br />
La nostra azienda è stata<br />
impegnata quest’anno, e<br />
lo sarà anche nei prossimi,<br />
nella ricerca di soluzioni<br />
sostenibili che, a lungo<br />
termine, consentano a tutto il<br />
sistema anche di risparmiare<br />
risorse economiche. Nel<br />
2022 abbiamo ultimato<br />
il relamping con sistemi<br />
led nei nostri magazzini e<br />
stiamo proseguendo con<br />
l’installazione degli impianti<br />
fotovoltaici. Già in passato,<br />
ancora prima che arrivassi<br />
io, STM aveva intrapreso un<br />
percorso di efficientamento<br />
energetico. Le cito degli<br />
esempi: il nostro magazzino<br />
di Grezzago ospita un<br />
impianto geotermico; quello<br />
di Pozzuoli ha da anni un<br />
impianto fotovoltaico; nella<br />
scelta degli imballaggi<br />
abbiamo sempre prediletto<br />
i materiali di recupero<br />
e, per quanto riguarda i<br />
riempitivi all’interno dei<br />
colli, stiamo utilizzando una<br />
plastica riciclata al 50%.<br />
Siamo comunque sempre<br />
alla ricerca di soluzioni che<br />
ci aiutino a minimizzare<br />
l’impatto ambientale, che<br />
riteniamo essere uno degli<br />
aspetti più delicati e di<br />
responsabilità per tutte le<br />
aziende, non solo nel nostro<br />
comparto.<br />
Essere dotati di sistemi<br />
flessibili è un importante<br />
vantaggio per andare<br />
incontro alle esigenze di un<br />
mercato caratterizzato da<br />
equilibri molto poco stabili:<br />
cosa si intende per logistica<br />
personalizzata?<br />
Come operatore logistico,<br />
negli anni abbiamo subito<br />
grandi cambiamenti. Lei<br />
citava poco fa la normativa,<br />
che nel caso del settore<br />
farmaceutico sappiamo<br />
essere storicamente molto<br />
stringente e che, negli ultimi<br />
anni, si è ulteriormente<br />
evoluta. Basti pensare alla<br />
normativa sulle Gdp, non<br />
ancora recepita in Italia ma<br />
che dal 2013 rappresenta per<br />
noi un punto di riferimento:<br />
lavorando con aziende<br />
che hanno sedi all’estero,<br />
abbiamo infatti comunque<br />
dovuto adeguare i nostri<br />
sistemi qualità e le nostre<br />
procedure interne. Più in<br />
generale, la capacità di<br />
andare incontro alle esigenze<br />
del cliente, anche in termini<br />
di nuovi servizi offerti, fa<br />
la differenza. Il mercato<br />
cambia molto rapidamente.<br />
Pensiamo all’e-commerce<br />
che, per gli standard<br />
offerti, pur impattando solo<br />
indirettamente sul farmaco,<br />
ha alzato significativamente<br />
le aspettative del cliente<br />
finale. Oggi noi ci proponiamo<br />
alle aziende con una gamma<br />
di servizi che 10-15 anni fa<br />
non erano inclusi nella nostra<br />
service offering e che sono<br />
ora diventati una necessità:<br />
far fronte alle richieste dei<br />
clienti con la costruzione<br />
di un servizio tailor made<br />
costituisce la nostra value<br />
proposition. Rispetto ad<br />
altre aziende del settore, di<br />
dimensioni molto più grandi<br />
della nostra, non possiamo<br />
contare tanto sull’economia<br />
di scala ma cerchiamo<br />
di essere vincenti nella<br />
competizione offrendo un<br />
servizio ad alto valore e che<br />
contempli attività a valore<br />
aggiunto che intercettino i<br />
loro bisogni.<br />
Lei ha una solida esperienza<br />
nel campo della logistica:<br />
è amministratore delegato<br />
di STM Pharma PRO ma è<br />
anche stata vice presidente<br />
di Assoram: come vede la<br />
presenza femminile nel top<br />
management del settore?<br />
Faticosa. Io parlo da un<br />
podio privilegiato: la<br />
nostra azienda ha due<br />
amministratori delegati a<br />
capo delle due business<br />
unit (IMP e Logistica), e sono<br />
in entrambi casi donna.<br />
Noi rappresentiamo una<br />
voce fuori dal coro rispetto<br />
a tante altre aziende del<br />
settore. Peraltro, l’operation<br />
manager della BU Logistica<br />
è anch’esso una donna. La<br />
nostra azienda ha pertanto<br />
una componente femminile<br />
molto rappresentata e<br />
che riesce ad esprimere<br />
un’impronta ben recepibile<br />
dall’esterno. In generale,<br />
però, nel nostro mondo è<br />
raro vedere una donna in<br />
posizione apicale, soprattutto<br />
se sceglie di non rinunciare<br />
a essere mamma e se non<br />
è più supportata dal punto<br />
di vista familiare. Purtroppo,<br />
il nostro Paese non offre<br />
grande sostegno in termini<br />
di welfare. Basti pensare al<br />
numero di posti disponibili<br />
negli asili nido, sempre<br />
molto inferiore rispetto alle<br />
richieste.<br />
53
Sostenibilità nella supply<br />
chain farmaceutica<br />
Il 71% delle emissioni del comparto sanitario deriva<br />
dalla catena di approvvigionamento ma negli ultimi<br />
anni normative più stringenti e pressione sociale<br />
hanno indotto le aziende a moltiplicare il loro<br />
impegno per la sostenibilità<br />
Avv. Mila De Iure<br />
Direttore generale ASSORAM<br />
Il 22 febbraio 2022, con la<br />
pubblicazione in Gazzetta Ufficiale<br />
della Legge Costituzionale n. 1 del<br />
2022, l’Italia inserisce nei principi<br />
fondamentali della carta costituzionale<br />
all’art. 9 “la tutela dell’ambiente, della<br />
biodiversità e degli ecosistemi, anche<br />
nell’interesse delle future generazioni”.<br />
Si fa ancora di più: al titolo III, sui<br />
rapporti economici, un nuovo art. 41<br />
precisa che l’iniziativa economica<br />
privata “non può tuttavia svolgersi<br />
in contrasto con l’utilità sociale o in<br />
modo da recare danno alla salute,<br />
all’ambiente, alla sicurezza, alla<br />
libertà, alla dignità umana”.<br />
Non si può fare impresa recando<br />
danno alla salute e all’ambiente: lo<br />
dice il testo normativo più importante<br />
che esista nel nostro Paese,<br />
l’architrave della Repubblica, la base<br />
su cui poggiano tutte le altre norme.<br />
Le epidemie e l’insorgere di nuovi<br />
malanni legati ai cambiamenti<br />
climatici ci dimostrano che la salute<br />
dei cittadini è strettamente legata a<br />
quella del Pianeta.<br />
La rinnovata sensibilità su questo<br />
fronte è evidenziata anche dal<br />
Rapporto Nazionale 2022 OsMed<br />
“L’uso dei Farmaci in Italia” che per la<br />
prima volta quest’anno ha introdotto<br />
una nuova sezione dedicata all’analisi<br />
del potenziale impatto ambientale<br />
di una serie di principi attivi ad alto<br />
utilizzo o ad alto rischio di tossicità<br />
ambientale, con l’obiettivo principale<br />
di fornire una panoramica informativa<br />
e sensibilizzare il pubblico, inclusi gli<br />
operatori sanitari, sulla problematica<br />
emergente dell’impatto che i farmaci<br />
hanno sull’ambiente.<br />
A partire dal 2006, l’Agenzia europea<br />
per i medicinali ha introdotto<br />
l’obbligo per le case farmaceutiche<br />
di presentare una valutazione del<br />
rischio ambientale durante il processo<br />
di autorizzazione all’immissione in<br />
commercio di un farmaco. Questa<br />
valutazione, che fa parte del Rapporto<br />
54
makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />
pubblico europeo di valutazione di<br />
ciascun farmaco, dovrebbe fornire<br />
informazioni sulla tossicità del<br />
principio attivo per gli organismi<br />
acquatici, nonché informazioni sul<br />
rischio atteso in base ai consumi<br />
previsti. Inoltre, nel 2008 la<br />
Commissione europea ha istituito un<br />
sistema di monitoraggio obbligatorio<br />
delle acque superficiali per le<br />
sostanze chimiche potenzialmente<br />
dannose per l’ambiente denominato<br />
Watch List. Questa campagna di<br />
monitoraggio è stata avviata nel 2015<br />
e l’elenco delle sostanze incluse viene<br />
periodicamente rivisto ogni due o tre<br />
anni. Tra le sostanze monitorate, sono<br />
inclusi anche alcuni farmaci a uso<br />
umano.<br />
Rischio ambientale per alcuni farmaci a<br />
maggior consumo in Italia (2022)<br />
Ibuprofene<br />
Diclofenac<br />
Ketoprofene<br />
Acido Acetilsalicilico<br />
Olmesartan<br />
Ramipril<br />
Il colore rappresenta la categoria di rischio: rosso quando alto (rapporto PEC/PNEC>10), arancione<br />
quando moderato (rapporto PEC/PNEC>1), verde quando basso (rapporto PEC/PNEC≤1)<br />
55
56<br />
SOSTENIBILITÀ<br />
DI FILIERA<br />
La supply chain farmaceutica cosa<br />
sta facendo, visto che il primo<br />
comandamento per le imprese è<br />
diventato proprio quello di non recare<br />
danno alla salute, all’ambiente, alla<br />
sicurezza, alla libertà, alla dignità<br />
umana? Come stanno promuovendo<br />
responsabilità sociale, attenzione<br />
all’ambiente, governance di processo<br />
(ESG)?<br />
Il settore sanitario è responsabile del<br />
4,4% delle emissioni globali, stando a<br />
un’analisi del 2019 dei collettivi Arup<br />
e HCHW - Health care without harm.<br />
Il comparto europeo è tra i tre più<br />
inquinanti del mondo, dopo Stati Uniti<br />
e Cina.<br />
Questa filiera, che ha il nobile<br />
obiettivo di tutelare e migliorare il<br />
benessere dei cittadini, non poteva<br />
rimanere immobile dinnanzi alla<br />
constatazione di essere tra i comparti<br />
più inquinanti a livello globale. Infatti<br />
negli ultimi anni, complici anche una<br />
normativa via via più stringente e una<br />
nuova sensibilità sociale, l’impegno<br />
delle aziende in questa direzione è<br />
notevolmente cresciuto.<br />
ASSORAM, associazione nazionale che<br />
rappresenta la distribuzione primaria<br />
di prodotti della salute, da anni è<br />
impegnata nella sensibilizzazione<br />
degli operatori associati sulle<br />
tematiche ESG osservando player<br />
che sono molto avanti in termini<br />
ambientali, sociali e di governance ma<br />
al contempo una filiera che nel suo<br />
complesso mostra ancora sacche di<br />
inefficienza che rischiano di inficiare<br />
il risultato complessivo. Nonostante<br />
quindi il dibattito sia sempre più attivo<br />
e la normativa sempre più stringente,<br />
emerge un disorientamento<br />
soprattutto delle Pmi nel trovare<br />
ricette virtuose ed economicamente<br />
sostenibili. Tra i problemi rilevanti,<br />
anche la carenza di risorse già<br />
formate sul tema che scoraggiano<br />
dall’intraprendere questo percorso.<br />
Occorre considerare questi temi come<br />
di filiera e non di singolo comparto,<br />
rafforzare la strategia d’insieme,<br />
possibilmente con regole condivise:<br />
una supply chain più sostenibile deve<br />
essere progettata insieme, tra aziende<br />
che se ne servono e aziende che la<br />
erogano.<br />
RIDUZIONE<br />
DEI RIFIUTI<br />
Il logistico è per definizione attento<br />
alla riduzione degli sprechi ma<br />
nel nostro settore tutto questo<br />
deve dialogare con temi legati a<br />
una regolamentazione stringente<br />
a tutela della sicurezza dei<br />
prodotti farmaceutici, cosmetici,<br />
medical device, integratori stoccati<br />
e trasportati. Ogni categoria<br />
merceologica ha le sue specificità e<br />
l’interesse prevalente alla tutela della<br />
salute pubblica non ammette alcuna<br />
attività di saving che possa mettere<br />
a rischio la sicurezza dei prodotti<br />
health. In tal senso, in una logica di<br />
filiera collaborativa, va intensificata<br />
la gestione del rischio condivisa tra<br />
mandanti e operatori logistici per<br />
effettuare tutte le ottimizzazioni<br />
consentite dalla normativa di settore.<br />
L’Organizzazione mondiale della<br />
sanità stima che su scala globale il<br />
settore sanitario produca 300 milioni<br />
di tonnellate di rifiuti di plastica.<br />
Ed è proprio sulla riduzione dei rifiuti,<br />
in particolare della plastica degli<br />
imballaggi, che si sta concentrando<br />
l’attenzione dei committenti. Come<br />
evidenzia l’Osservatorio Contract<br />
Logistics del Politecnico di Milano<br />
in un approfondimento sulla green<br />
logistics, i committenti si stanno<br />
concentrando maggiormente su<br />
progetti di revisione del network e<br />
sull’adozione di soluzioni di packaging<br />
più sostenibili.<br />
Per il packaging sono principalmente<br />
tre gli approcci più diffusi: packaging<br />
realizzati con materiali riciclati,<br />
packaging bio-based realizzati con<br />
bioplastiche, packaging cosiddetti<br />
“Closed-Loop” (rigenerati attraverso<br />
il riciclo e il riutilizzo di materiale<br />
di scarto del packaging precedente,<br />
per creare una nuova versione dello<br />
stesso prodotto, di qualità pari al<br />
corrispettivo vergine e utilizzabile<br />
per la stessa finalità). Le criticità<br />
da risolvere non riguardano solo<br />
la sostenibilità economica di<br />
questi prodotti, ma, nel caso dei<br />
farmaci, la loro compliance a una<br />
normativa stringente e la garanzia di<br />
elevatissimi livelli di protezione.<br />
Le attenzioni dei committenti sono<br />
focalizzate anche sulle attività di<br />
revisione del network perché queste<br />
hanno un impatto notevole sui bilanci<br />
di sostenibilità delle imprese.<br />
Infatti, secondo il già citato report di<br />
HCWH, il 71% delle emissioni globali<br />
del comparto sanitario deriva dalla<br />
catena di approvvigionamento. È la<br />
tipologia di inquinamento che rientra<br />
nello Scope 3 e riguarda tutte le<br />
emissioni indirette provenienti dalla<br />
catena del valore di un’azienda.<br />
LE EMISSIONI<br />
INDIRETTE<br />
Il GHG Protocol corporate standard<br />
classifica l’impatto ambientale<br />
in: Scope 1, Scope 2, Scope 3. Lo<br />
Scope 1 comprende le emissioni<br />
dirette derivanti da fonti controllate<br />
o di proprietà, mentre lo Scope 2<br />
comprende le emissioni indirette<br />
derivanti dalla generazione di<br />
elettricità, vapore, riscaldamento<br />
e raffreddamento acquistati e<br />
consumati dall’azienda oggetto di<br />
analisi.<br />
Lo Scope 3, invece, racchiude tutte<br />
quelle emissioni indirette generate<br />
da fonti che non sono sotto il diretto<br />
controllo aziendale. Tra le categorie<br />
da prendere in considerazione per
makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />
misurare correttamente le emissioni<br />
legate allo Scope 3 troviamo: il<br />
trasporto e la distribuzione dei<br />
prodotti dell’azienda oggetto di<br />
indagine, incluso lo stoccaggio in<br />
veicoli e strutture non di proprietà o<br />
controllate dall’azienda, ma anche il<br />
trasporto e la distribuzione di prodotti<br />
e servizi acquistati dall’azienda, il<br />
trattamento dei rifiuti generati e la<br />
movimentazione dei dipendenti.<br />
Risulta evidente quanto sia complessa<br />
la valutazione di questa categoria di<br />
emissioni. Ciononostante le aziende<br />
non possono più permettersi di<br />
escluderle o di ignorarle. Non è più<br />
sufficiente considerare solo le attività<br />
sotto il proprio controllo diretto:<br />
affrontare l’impatto ambientale della<br />
propria supply chain è indispensabile<br />
per una transizione concreta verso<br />
l’obiettivo net-zero.<br />
La rinnovata sensibilità su questi<br />
temi e la normativa gradualmente<br />
più stringente obbligheranno i<br />
produttori di farmaci e altri prodotti<br />
della salute a scegliere i propri<br />
partner commerciali anche in base<br />
alla loro carbon footprint. Quindi,<br />
nei prossimi anni, la sostenibilità<br />
diventerà un driver di mercato<br />
importantissimo per le aziende della<br />
logistica, che dovranno trovare un<br />
nuovo equilibrio tra remunerazione<br />
e sostenibilità economica dei servizi<br />
offerti, digitalizzazione, compliance<br />
normativa ai crescenti obblighi<br />
europei e sicurezza dei prodotti.<br />
Sostenibilità sociale e di governance<br />
Anche se l’acronimo ESG compirà vent’anni nel 2024, ancora troppo spesso quando si parla di sostenibilità ci si<br />
riferisce solo a quella ambientale. Il modello ESG, infatti, prende in considerazione anche l’analisi dell’impatto<br />
sociale dell’impresa e della governance aziendale.<br />
La nostra società è di fronte a una sfida sociale che riflette decenni di disuguaglianze. Questa sfida si ripercuote<br />
anche nel mondo del lavoro, dove si sente parlare sempre più di diversità, equità e inclusione (D&I) come di<br />
un importante opportunità per le aziende. I luoghi di lavoro più diversificati e inclusivi dimostrano un impegno<br />
maggiore dei dipendenti, più elevati livelli di innovazione, migliori tassi di fidelizzazione e maggiori profitti.<br />
Le aziende che stanno sposando principi di diversità e inclusione permettono e favoriscono la nascita di diverse<br />
realtà. Una di queste è rappresentata dai gruppi ERG (Employee resource group): si tratta di gruppi di risorse per<br />
dipendenti che uniscono persone accomunate dallo stesso interesse. Non si limitano a promuovere un ambiente<br />
inclusivo, ma organizzano anche attività di mentoring, networking e sviluppo professionale.<br />
Da una analisi dei bilanci di sostenibilità volontari di aziende operanti nella filiera health italiana, non sono pochi i<br />
casi di gruppi ERG, principalmente sui seguenti temi: LGBTQ+, Women Leaders, minoranze etniche, disabilità. A<br />
queste iniziative vengono spesso affiancate formazioni sui temi proposti dai gruppi per favorire un clima di lavoro<br />
sereno e inclusivo, donazioni a favore di associazioni impegnate sui temi approfonditi dai gruppi, giornate di<br />
sensibilizzazione rivolte ad altri operatori della filiera.<br />
Quello che non verrà fatto con le modalità scelte dalle singole aziende, verrà imposto dalla legge e dal mercato.<br />
L’Unione europea ha approvato nel novembre del 2022 la Corporate sustainability reporting directive che prescrive<br />
l’inserimento in bilancio degli impegni ESG. La direttiva entra in vigore quest’anno per i bilanci che verranno<br />
presentati nel 2024 per le aziende di maggiori dimensioni. Certo, questo vale solo per l’Ue ma riguarderà nel giro di<br />
tre anni circa 50mila imprese. E se si decidesse di delocalizzare una produzione inquinante altrove? Sarà difficile fare<br />
i furbi perché in sostanza bisognerà certificare la filiera in cui si è inseriti con oneri di tracciabilità e documentabilità.<br />
Bisognerà certificare dove quella merce è stata prodotta, da chi, come e con quali passaggi<br />
è stata trasportata in Europa. Un obbligo oneroso che potrebbe, incrementando i<br />
costi dai Paesi low cost, facilitare lo sviluppo in loco delle produzioni, favorendo<br />
almeno un certo reshoring.<br />
Responsabilità sociale, sostenibilità, formazione del personale, sicurezza<br />
e legalità sono temi cruciali, su cui si giocherà non solo la credibilità,<br />
ma anche la competitività e l’attrattività delle aziende della nostra<br />
filiera.<br />
Il percorso ESG non sarà facile da realizzare ma indietro non si torna.<br />
57
BISOGNA AVERE CORAGGIO<br />
Caterina Lucchini<br />
Big data, AI, ESG stanno<br />
imponendo una rivoluzione<br />
ma per sfruttarne il vantaggio<br />
competitivo servono scelte radicali<br />
La supply chain del<br />
mondo farmaceutico<br />
sta affrontando molte<br />
trasformazioni legate<br />
all’innovazione tecnologica.<br />
In che modo questa<br />
evoluzione sta impattando<br />
sui professionisti che ci<br />
lavorano? Ne abbiamo<br />
discusso insieme a<br />
Gianluca Raisoni, partner<br />
Healthcare practice presso<br />
Spencer Stuart.<br />
La logistica farmaceutica<br />
è in grande espansione<br />
(secondo il Grand review<br />
search a un ritmo annuale<br />
del 3,5% fino al 2025):<br />
quali sono le principali<br />
innovazioni che ne guidano<br />
il cambiamento?<br />
La prima cosa che<br />
58
makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />
dobbiamo tenere a mente<br />
è che quello che stiamo<br />
osservando non è un mondo<br />
in evoluzione, ma un mondo<br />
che si sta letteralmente<br />
stravolgendo. Siamo infatti<br />
in un momento di svolta<br />
particolarmente importante<br />
per tanti settori, compreso<br />
quello della supply chain.<br />
Big data, intelligenza<br />
artificiale, digitalizzazione,<br />
etica e sostenibilità (ovvero<br />
le ESG - environmental,<br />
social, and corporate<br />
governance, Ndr) sono le<br />
parole chiave intorno alle<br />
quali sta ruotando questa<br />
rivoluzione.<br />
La logistica del prossimo<br />
futuro sarà governata da<br />
pilastri totalmente diversi,<br />
basati ad esempio sul<br />
digital manufacturing:<br />
come ci si prepara a<br />
questo cambiamento?<br />
CHIEF DIGITAL OFFICER (CDO)<br />
È il manager dedicato alla data strategy aziendale.<br />
Il CDO si occupa della trasformazione digitale e della strategia digitale<br />
aziendale. È responsabile nel guidare l’innovazione digitale e nello<br />
sviluppo di nuove strategie per sfruttare al meglio le opportunità offerte<br />
dalla tecnologia e dai canali digitali. Il CDO gioca un ruolo chiave per<br />
aiutare l’organizzazione ad adattarsi ai cambiamenti tecnologici e digitali<br />
adottando nuovi processi, modelli di business e strategie di marketing<br />
basati sul digitale.<br />
Ha il compito di identificare le opportunità di miglioramento attraverso<br />
l’utilizzo delle tecnologie digitali, di sviluppare e implementare soluzioni<br />
innovative per soddisfare le esigenze dei clienti e di aiutare l’azienda a<br />
rimanere competitiva sul mercato.<br />
Le responsabilità del CDO possono variare in base all’azienda, ma<br />
solitamente includono:<br />
definizione di una visione digitale aziendale<br />
gestione di partnership strategiche con fornitori di tecnologia<br />
supervisione dello sviluppo e implementazione di iniziative digitali<br />
analisi e la valutazione delle performance digitali<br />
Quello che primariamente<br />
deve cambiare è la<br />
“<br />
Non è in<br />
corso<br />
un’evoluzione,<br />
ma un vero<br />
e proprio<br />
stravolgimento<br />
della logistica del<br />
farmaco<br />
percezione delle risorse<br />
che abbiamo a disposizione.<br />
I nuovi ambiti che abbiamo<br />
citato prima creano valore,<br />
vantaggio competitivo, ma<br />
bisogna crederci. Solo le<br />
aziende che realmente<br />
saranno in grado di<br />
abbracciare i cambi di<br />
paradigma creati dalla<br />
tecnologia e affronteranno<br />
realmente i processi<br />
collegati alla sostenibilità<br />
avranno una maggiore<br />
capacità economica e un<br />
vantaggio competitivo. La<br />
partita che si gioca oggi<br />
avrà ripercussioni per i<br />
prossimi dieci o quindici<br />
anni e per giocarla al<br />
meglio credo la parola<br />
d’ordine sia: coraggio.<br />
Bisogna infatti, a mio<br />
avviso, avere il coraggio<br />
di sofisticarsi, avere il<br />
coraggio di anticipare i<br />
tempi per guadagnare<br />
vantaggio competitivo,<br />
avere il coraggio di<br />
assumere nuove figure<br />
professionali, avere il<br />
coraggio di investire in<br />
corsi di formazione.<br />
In altre parole, sapere<br />
essere distruptive,<br />
visionari, veloci e<br />
trasversali, credendo nel<br />
valore dell’investimento<br />
in ambito digital ed<br />
ESG come volàno per lo<br />
stravolgimento al quale<br />
stiamo assistendo.<br />
Intorno alla supply chain<br />
del farmaco ruotano molte<br />
figure professionali.<br />
Secondo lei, quali saranno<br />
nel corso dei prossimi anni<br />
le posizioni “a rischio”,<br />
quali resteranno stabili<br />
e quali saranno “nuove”<br />
rispetto al contesto?<br />
Io non credo che ci sarà<br />
un problema di perdita di<br />
posti di lavoro. Certamente<br />
ci sarà un’evoluzione,<br />
un cambiamento e<br />
una sofisticazione dei<br />
processi e di conseguenza<br />
un adattamento delle<br />
professionalità. Dal mio<br />
punto di vista alcune delle<br />
59
includono i Chief<br />
digital officer, i Chief<br />
transformation officer, i<br />
PMO di tutte le attività e<br />
tutte le professionalità<br />
a valle di queste figure<br />
apicali). Se nel proprio<br />
settore specifico queste<br />
figure mancano, si deve<br />
avere il coraggio di andare<br />
a cercarle altrove: in<br />
Amazon, Google, Microsoft<br />
ad esempio. Non è infatti<br />
detto che sia un limite<br />
non conoscere il mondo<br />
della logistica del farmaco,<br />
mentre quello che conta è<br />
avere le competenze per<br />
poter ridisegnare i processi<br />
secondo paradigmi mai<br />
sperimentati prima. Io<br />
credo che su queste figure<br />
l’azienda dovrebbe essere<br />
disposta a investire senza<br />
remore; lo stipendio non<br />
deve essere un ostacolo al<br />
processo di trasformazione<br />
evolutiva: per creare<br />
vantaggio occorre creare<br />
una squadra di valore.<br />
“ “<br />
Bisogna<br />
Le figure<br />
avere il coraggio<br />
centrali per il<br />
di stravolgere<br />
cambiamento<br />
i processi<br />
interni cercando<br />
professionalità<br />
ad hoc<br />
figure professionali che<br />
potrebbero stravolgere i<br />
processi nella logistica<br />
I corsi di formazione<br />
possono essere utili per<br />
aumentare le competenze<br />
del personale già<br />
impiegato nella supply<br />
chain?<br />
Certamente. Non ho<br />
competenze specifiche<br />
per segnalare un corso<br />
piuttosto che un altro<br />
ma resto convinto che la<br />
possono essere<br />
ricercate anche<br />
al di fuori del<br />
proprio settore<br />
formazione sia alla base<br />
di qualunque evoluzione<br />
professionale: formazione<br />
e cultura creano valore,<br />
senza dubbio; l’importante<br />
è orientare la formazione<br />
nella direzione corretta.<br />
CHIEF TRANSFORMATION<br />
OFFICER (CTO)<br />
È la figura che guida l’azienda attraverso un processo di<br />
trasformazione.<br />
Il ruolo del CTO è quello di guidare l’azienda attraverso un<br />
processo di trasformazione che consideri la complessità attuale<br />
nel perseguire gli obiettivi strategici a lungo termine. Questa figura<br />
ha la responsabilità di definire la visione, gli obiettivi e le strategie<br />
di trasformazione dell’azienda, nonché di gestire e coordinare<br />
le iniziative di trasformazione. Questa trasformazione oggi deve<br />
considerare l’intera dimensione organizzativa coinvolgendo<br />
molteplici aree funzionali dell’azienda tra cui IT, finanza, risorse<br />
umane e operazioni, per garantire che la trasformazione sia<br />
allineata con gli obiettivi dell’azienda e che sia implementata in<br />
modo coeso ed efficace.<br />
Il CTO e il relativo team devono quindi essere in grado di disegnare<br />
e trasferire in modo chiaro i programmi di trasformazione,<br />
coinvolgendo le persone nei cambiamenti per garantirne<br />
un’adozione diffusa del processo trasformativo.<br />
Un ultimo consiglio?<br />
Mi piacerebbe concludere<br />
citando quello che a mio<br />
avviso è uno dei libri di<br />
riferimento del mondo della<br />
crescita personale: “Le 7<br />
regole per avere successo”<br />
di Stephen Covey. In<br />
particolare, vorrei ricordare<br />
il settimo punto toccato<br />
dall’autore, ovvero “affila<br />
la lama”. Questa metafora<br />
è di grande impatto<br />
perché ci ricorda quanto<br />
sia importante rinnovarsi<br />
costantemente per restare<br />
mentalmente ricettivi,<br />
proprio come un coltello<br />
che per tagliare al meglio<br />
deve essere affilato con<br />
continuità.<br />
60
La riforma dei<br />
regolamenti<br />
europei sui farmaci.<br />
Rivoluzione in arrivo?<br />
LE 3.600 PAGINE DI PROPOSTA DELLA COMMISSIONE EUROPEA PROMETTONO DI<br />
STRAVOLGERE L’IMPIANTO NORMATIVO ESISTENTE MA MOLTI EMENDAMENTI<br />
SONO ALL’ORIZZONTE<br />
Alberto Bobadilla<br />
62
makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />
L’innovazione non è solo scientifica,<br />
ma è anche legata al contesto<br />
normativo che, in Europa, sta vivendo<br />
una stagione di grandi cambiamenti.<br />
E della nuova legislazione europea<br />
del farmaco, ancora in fase di<br />
elaborazione e confronto, ha parlato<br />
Vincenzo Salvatore, avvocato e<br />
professore all’Università dell’Insubria,<br />
al convegno “Innovazione nel<br />
manufacturing farmaceutico italiano”<br />
organizzato da Afi e Ispe Italy e<br />
svoltosi in ottobre a Milano.<br />
«Per promuovere l ‘innovazione<br />
occorre rendere un sistema attrattivo<br />
e per rendere un sistema attrattivo<br />
la disciplina del sistema deve essere<br />
efficiente». Così ha esordito l’esperto;<br />
ma a livello normativo l’Unione<br />
europea ha codificato le disposizioni<br />
che regolano la valutazione e la<br />
commercializzazione dei farmaci con<br />
un sistema di norme che risalgono a<br />
oltre 20 anni fa. Il mondo è cambiato<br />
e nonostante ci siano stati degli<br />
aggiornamenti, l’architettura che<br />
regola il codice del farmaco è ormai<br />
obsoleta.<br />
Era difficile andare a ritoccare questo<br />
complesso di norme che nel tempo<br />
si era stratificato ma la Commissione<br />
europea se ne è incaricata e ha<br />
elaborato un robusto pacchetto di<br />
proposte: 3.600 pagine che promettono<br />
di stravolgere l’impianto normativo<br />
esistente.<br />
Il documento è stato presentato il<br />
26 aprile di quest’anno e punta a<br />
riformare la Direttiva del 2001 e<br />
il Regolamento del 2004: la prima<br />
riguarda prevalentemente le<br />
procedure nazionali, il secondo le<br />
competenze dell’Agenzia europea per i<br />
medicinali (Ema). Il documento è stato<br />
accompagnato da una comunicazione<br />
che sottolinea la necessità di<br />
promuovere la ricerca per combattere<br />
la resistenza antimicrobica,<br />
riconoscendo che la vera minaccia<br />
sanitaria globale è oggi costituita da<br />
un’eventuale pandemia batterica, in<br />
un contesto in cui ormai la maggior<br />
parte della popolazione europea<br />
fatica ad avere strumenti che possano<br />
combattere adeguatamente queste<br />
infezioni.<br />
DISPONIBILITÀ,<br />
ACCESSIBILITÀ,<br />
SOSTENIBILITÀ<br />
I driver del documento sono le<br />
cosiddette tre A, che rappresentano<br />
gli obiettivi da perseguire: availability,<br />
accessibility e affordability. I farmaci<br />
dovrebbero essere disponibili e la<br />
loro commercializzazione dovrebbe<br />
estendersi a tutti gli Stati membri,<br />
mentre spesso le aziende operano<br />
secondo strategie settoriali. C’è poi un<br />
problema di potenziali carenze, che<br />
è diventato particolarmente evidente<br />
proprio in questi ultimi mesi. La<br />
affordability fa invece riferimento ai<br />
costi, che sono sempre più elevati: i<br />
farmaci ottenuti da sintesi chimiche<br />
appaiono destinati a lasciare<br />
sempre più il passo a una medicina<br />
personalizzata e alle terapie avanzate,<br />
che però costano molto di più e<br />
richiedono investimenti.<br />
Come si possono perseguire<br />
di questi obiettivi? «Sembra<br />
necessaria – afferma Salvatore – una<br />
semplificazione del sistema che, però,<br />
può avvenire solo fino a un certo punto,<br />
perché, a differenza di quanto accade<br />
negli Stati Uniti, in Europa non c’è<br />
un’agenzia federale che fa tutto, ma le<br />
autorità regolatorie nazionali restano<br />
competenti per negoziare il prezzo del<br />
rimborso, per le procedure decentrate<br />
o di mutuo di riconoscimento. Abbiamo<br />
insomma un sistema a rete, che per<br />
sua natura è più complesso: per<br />
esempio, a livello europeo non ci si<br />
occupa di prezzi di rimborso, ma si fa<br />
una valutazione meramente scientifica<br />
dei farmaci».<br />
Altri aspetti chiave della riforma<br />
comprendono: l’aumento della<br />
disponibilità dei farmaci pediatrici,<br />
l’accento sulla partecipazione dei<br />
pazienti nei processi di valutazione dei<br />
farmaci, la facilitazione dell’accesso<br />
alle informazioni e alla condivisione<br />
delle conoscenze, l’attenzione<br />
crescente all’impatto ambientale<br />
dei farmaci. Si tratta di temi di forte<br />
caratterizzazione etica, verso i quali la<br />
sensibilità è indubbiamente cresciuta<br />
negli ultimi vent’anni e su cui le<br />
norme attualmente vigenti appaiono<br />
inadeguate.<br />
Per limitarci all’impatto ambientale,<br />
ricordiamo che fino ad oggi<br />
l’Environment risk assessment (Era)<br />
è stato prevalentemente applicato ai<br />
farmaci veterinari, per affrontare il<br />
rischio che le deiezioni contaminino<br />
le falde acquifere. Ma oggi il tema<br />
riguarda sempre di più anche i<br />
farmaci di uso umano ed è anche<br />
legato allo smaltimento. Se la riforma<br />
verrà approvata, l’impegno diventerà<br />
gravoso, perché l’Era sarà obbligatorio<br />
e dovrà essere portato a corredo del<br />
dossier.<br />
COMPETITIVITÀ<br />
Nell’Unione europea, la competitività è<br />
limitata: per fare una sperimentazione<br />
clinica bisogna andare a bussare<br />
alle porte di 27 autorità nazionali<br />
competenti e chiedere il parere di<br />
diversi comitati etici. Per migliorarla,<br />
la Commissione propone di<br />
abbandonare l’approccio che stabilisce<br />
un complesso di norme valido per<br />
tutti, tenendo invece conto delle<br />
diverse specificità, incentivando<br />
i comportamenti più virtuosi, per<br />
esempio con una estensione della<br />
tutela dell’esclusiva di mercato.<br />
Vengono poi introdotte delle modifiche<br />
legate a lezioni apprese negli ultimi<br />
anni: durante la pandemia di Covid-19,<br />
le agenzie regolatorie di Stati Uniti e<br />
Gran Bretagna hanno reso disponibile<br />
il vaccino prima che in Europa<br />
perché avevano un meccanismo che<br />
63
consentiva di rilasciare autorizzazioni<br />
all’immissione in commercio<br />
attraverso una procedura accelerata<br />
in situazioni di emergenza sanitaria.<br />
Ora la proposta di riforma introduce<br />
la Tema, o Temporary emergence<br />
marketing authorization che introduce<br />
appunto la possibilità, in situazione<br />
di emergenza sanitaria dichiarata,<br />
di rilasciare un’autorizzazione<br />
temporanea per l’uso emergenziale<br />
di un prodotto al fine di trattare una<br />
patologia che non trova soluzioni<br />
terapeutiche alternative disponibili sul<br />
mercato.<br />
SEMPLIFICAZIONE<br />
Vengono anche contratti i tempi<br />
accordati alla Commissione, dopo che<br />
è stato espresso un parere positivo<br />
sull’approvazione di un farmaco: oggi<br />
sono 67 giorni e si propone di ridurli a<br />
46. Questi giorni servono a tradurre il<br />
documento in tutte le lingue ufficiali,<br />
ma soprattutto a mandare la bozza<br />
delle decisioni a tutti gli Stati membri,<br />
perché possano fare rilievi o richiedere<br />
un’eventuale convocazione dello<br />
standing committee.<br />
Un’altra novità prevista dalla<br />
Commissione è costituita dalle<br />
sandbox, uno strumento che consente<br />
alle autorità regolatorie di elaborare<br />
una sorta di clausola in bianco:<br />
laddove ci sono delle esigenze<br />
specifiche che non trovano riscontro<br />
o adeguata considerazione da parte<br />
della normativa esistente, si dà la<br />
possibilità di adottare un sistema<br />
regolatorio dedicato a quel particolare<br />
tema, giustificandolo con la specificità<br />
del prodotto. «È rischiosissimo – dice<br />
Salvatore – ed è una di quelle proposte<br />
di cui il Parlamento ha già proposto<br />
l’abolizione».<br />
Altrettanto controversa è la proposta<br />
dell’istituzione di un sistema di<br />
voucher per incentivare la ricerca<br />
Ci sono poi proposte tese a<br />
semplificare il meccanismo di<br />
valutazione e approvazione del<br />
farmaco intervenendo direttamente<br />
sull’organizzazione dell’Ema.<br />
Innanzitutto vengono compressi i<br />
tempi di valutazione, portandoli da<br />
210 a 180 giorni. In secondo luogo,<br />
viene eliminata una serie di comitati<br />
scientifici: oggi Ema ne ha sette e per<br />
valutare un farmaco orfano destinato<br />
alla popolazione pediatrica potrebbe<br />
essere necessario riunire, in tempi<br />
diversi, il Comitato per i medicinali<br />
per uso umano (Chmp), il Comitato<br />
per i prodotti sanguigni (Pdco) e il<br />
Comitato per i farmaci orfani (Comp),<br />
con una dilatazione della procedura.<br />
Si propone allora di tornare alle<br />
origini, quando questi comitati non<br />
c’erano. Viene mantenuto il Comitato<br />
per la valutazione dei rischi legati<br />
alla sicurezza del farmaco perché si<br />
è ritenuto di non dare un segnale di<br />
abbassamento dell’attenzione rispetto<br />
alle criticità che possono derivare dai<br />
profili di sicurezza dei farmaci, ma<br />
tutti gli altri vengono sostanzialmente<br />
declassati, cioè diventano gruppi di<br />
lavoro all’interno del Chmp: in questo<br />
modo ci si avvale dell’apporto di<br />
esperti senza la necessità di convocare<br />
i comitati.<br />
Un percorso accidentato<br />
Nell’Unione europea, la Commissione è la cucina<br />
degli atti normativi, che poi devono essere<br />
approvati dal Parlamento e dal Consiglio, in<br />
rappresentanza, rispettivamente, dei cittadini e<br />
degli Stati membri.<br />
La “Riforma della legislazione farmaceutica e misure<br />
volte a contrastare la resistenza antimicrobica” è<br />
stata presentata il 26 aprile di quest’anno e ora la<br />
procedura legislativa prevede una serie di passaggi<br />
tra il Parlamento e il Consiglio. I tempi, però, sono<br />
stretti: fino alla fine dell’anno il Parlamento è<br />
impegnato nell’istituto di Bilancio e tutto il resto<br />
passa in secondo piano; il prossimo aprile ci sarà<br />
l’ultima seduta utile, perché il 9 giugno si andrà a<br />
votare per il rinnovo del Parlamento.<br />
Poi i tempi si allungherebbero per la nomina di<br />
presidenti, vice-presidenti, gruppi, e componenti<br />
delle Commissioni e il rischio è che si riparta<br />
da zero, tanto più che non è detto che l’attuale<br />
“maggioranza Ursula” si mantenga dopo le elezioni.<br />
L’approvazione in prima lettura garantirebbe invece<br />
la sopravvivenza della proposta, che andrebbe<br />
all’esame del Consiglio europeo.<br />
64
makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />
e lo sviluppo di “farmaci prioritari”,<br />
idonei a combattere la resistenza<br />
antimicrobica. Ciascuno comporta un<br />
anno in più di esclusiva di mercato, se<br />
ne possono accumulare fino a dieci<br />
in 15 anni e sono trasferibili, ossia<br />
possono essere utilizzati per altri<br />
prodotti e persino ceduti a un ‘altra<br />
azienda.<br />
TUTELA<br />
REGOLATORIA<br />
E infine cambia la tutela regolatoria.<br />
Oggi vige il sistema “otto anni più<br />
due più uno”: dopo i primi otto anni<br />
di protezione, se l’azienda che ha<br />
richiesto l’autorizzazione dimostra<br />
che il farmaco è stato sviluppato per<br />
trattare una nuova indicazione o che<br />
esistono nuovi dati che forniscono<br />
un significativo miglioramento<br />
terapeutico, può ottenere una proroga<br />
di ulteriori due anni e, in alcuni casi<br />
specifici, è possibile ottenere un<br />
ulteriore anno se il farmaco è stato<br />
studiato in popolazioni pediatriche.<br />
Ora, la Commissione propone<br />
un sistema diversificato che può<br />
prevedere fino a 24 mesi se un’azienda<br />
si impegna a commercializzare in<br />
tutti gli Stati membri, più sei mesi<br />
se al momento della presentazione<br />
della domanda il farmaco risponde<br />
a un augmented patient need,<br />
un’esigenza terapeutica che non trova<br />
soddisfazione in altri prodotti del<br />
mercato, e una serie di altri periodi<br />
addizionali che possono sommarsi<br />
tra loro. La Commissione stessa<br />
riconosce che si tratta solo di un<br />
suggerimento e ne ha rimandato la<br />
valutazione al Parlamento, ma con<br />
la raccomandazione di perseguire<br />
gli obiettivi di utilità, sostenibilità e<br />
accessibilità, remunerando le aziende<br />
affinché investano nei settori più critici<br />
in termini di preservazione della salute<br />
pubblica.<br />
In arrivo una pioggia<br />
di emendamenti<br />
Come avviene nei parlamenti nazionali, i progetti di<br />
riforma vengono passati alle commissioni parlamentari,<br />
che nominano un relatore. Nel nostro caso ne sono stati<br />
nominati due: un socialista tedesco per la proposta di<br />
regolamento e una popolare danese per la proposta di<br />
direttiva, che hanno esaminato le proposte e hanno iniziato<br />
a proporre emendamenti molto significativi, per cui è<br />
difficile immaginare oggi quale sarà il testo definitivo.<br />
In particolare, appaiono a rischio le sandbox e i voucher<br />
di esclusiva del mercato trasferibili. Al posto dei voucher,<br />
viene proposta l’istituzione di una European medical<br />
facility, cioè di una piattaforma di cui farebbero parte gli<br />
enti regolatori, l’Ema e le autorità nazionali competenti,<br />
per elaborare delle linee guida che facilitino la ricerca e lo<br />
sviluppo di farmaci considerati prioritari.<br />
Si introduce a carico dell’Ema l’obbligo di pubblicazione<br />
integrale – non solo della sintesi – del rapporto di<br />
impatto ambientale. Ci sarà anche l’obbligo di effettuare<br />
studi di efficacia successivi al rilascio dell’autorizzazione<br />
all’immissione in commercio in tutti i casi di rilascio di<br />
autorizzazione condizionata. E si ristabilisce che, anche in<br />
caso di autorizzazione di emergenza, la responsabilità resta<br />
a carico del produttore (qui il riferimento è agli accordi,<br />
durante la pandemia, con cui si erano sollevate le aziende<br />
produttrici dagli eventuali danni derivanti da vaccini<br />
difettosi).<br />
La sorte della riforma, di questi e altri emendamenti, andrà<br />
attentamente monitorata nei prossimi mesi.<br />
«Il diritto è un po’ noioso – dice Vincenzo Salvatore –<br />
ma il quadro normativo che regola l’approvazione e la<br />
commercializzazione dei farmaci in Europa sta cambiando<br />
e vale senz’altro la pena tenere d’occhio le sorti di questa<br />
procedura, che riguarderanno non solo gli addetti ai lavori,<br />
ma tutti i cittadini dell’Unione».<br />
65
Pharma&LifeSciences<br />
Legal view<br />
La sostenibilità<br />
nella filiera farmaceutica<br />
Josephine Romano, Sonia Belloli, Giuseppe Speziale, Francesco Cipriani | Deloitte Legal<br />
Framework normativo<br />
L’attenzione crescente posta nei<br />
confronti delle tematiche legate<br />
alla sostenibilità ha determinato<br />
un rapido sviluppo del framework<br />
normativo di riferimento.<br />
A livello eurocomunitario, il primo<br />
passo è avvenuto l’11 dicembre<br />
2019, quando la Commissione<br />
Europea ha adottato una nuova<br />
strategia sul clima, denominata<br />
“Green Deal europeo”, articolata in<br />
una serie di piani d’azione e volta a<br />
concretizzare l’impegno europeo per<br />
il raggiungimento della neutralità<br />
climatica.<br />
Il Green Deal prende le mosse<br />
dall’Agenda 2030 dell’ONU, di cui<br />
è parte integrante, ma individua<br />
obiettivi aggiuntivi, tra cui quello di<br />
ridurre le emissioni di gas serra del<br />
55% entro il 2030, rispetto ai livelli<br />
registrati nel 1990.<br />
La strategia si compone di diverse<br />
iniziative, dal Regolamento<br />
Sustainable Finance Disclosure<br />
Regulation (“SFDR”) (che disciplina<br />
l’informativa sulla sostenibilità nel<br />
settore dei servizi finanziari), alla<br />
Tassonomia (che individua le attività<br />
ritenute sostenibili dal punto di<br />
vista ambientale), fino alle recenti<br />
direttive in tema di reporting e le<br />
proposte di direttiva in tema di<br />
greenwashing e di gestione della<br />
supply chain, destinate a impattare<br />
significativamente su un svariati<br />
settori di business, tra cui appunto<br />
anche quello farmaceutico.<br />
Con la Direttiva 2014/95/UE, la<br />
Non-financial Reporting Directive<br />
(“NFRD”), è stato introdotto il<br />
Reporting di sostenibilità. In<br />
particolare, è stato richiesto agli<br />
enti di interesse pubblico di redigere<br />
una dichiarazione di carattere non<br />
finanziario, e cioè un documento che<br />
dia conto delle iniziative intraprese<br />
dalla società in tema ESG e delle<br />
relative performance.<br />
Il quadro normativo introdotto dalla<br />
NFRD è successivamente mutato<br />
con l’introduzione della Direttiva<br />
(UE) 2022/2464, la Corporate<br />
Sustainability Reporting Directive<br />
(“CSRD”), entrata in vigore il 5<br />
gennaio <strong>2023</strong> e destinata a impattare<br />
un ampio numero di imprese.<br />
Attraverso la CSRD sono stati<br />
rafforzati gli oneri di trasparenza di<br />
cui alla NFRD e, al contempo, ne è<br />
stato esteso l’ambito di applicazione<br />
soggettiva.<br />
Inoltre, il 23 febbraio 2022 la<br />
Commissione Europea ha presentato<br />
una proposta di Direttiva sulla Due<br />
Diligence di sostenibilità, anche<br />
nota come Corporate Sustainability<br />
Due Diligence (“CSDD”), destinata a<br />
interessare tutte le realtà produttive,<br />
comprese quelle operanti nel pharma<br />
in quanto settore con considerevoli<br />
impatti ambientali.<br />
Sul punto, la proposta prevede<br />
l’obbligo di:<br />
i. adottare un processo di thirdparty<br />
due diligence, identificando<br />
gli impatti negativi reali o potenziali<br />
della supply chain;<br />
ii. sviluppare un action plan per<br />
prevenire e mitigare i potenziali<br />
impatti negativi sull’ambiente e sui<br />
diritti umani;<br />
66
makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />
iii. implementare una procedura<br />
di segnalazione sulle violazioni<br />
riguardanti la catena di fornitura.<br />
L’industria<br />
farmaceutica<br />
L’industria del farmaco è orientata<br />
a un interesse a carattere sociale,<br />
legato alla tutela della “salute<br />
e al benessere della persona”,<br />
principio, questo, ricompreso tra i<br />
17 Sustainable Developement Goals<br />
(“SDGs”) dell’Agenda ONU 2030.<br />
Inoltre, essa risulta tra i settori con<br />
un maggiore impatto ambientale. A<br />
tale riguardo, infatti, già nel marzo<br />
2019 la Commissione Europea<br />
ha pubblicato una comunicazione<br />
(comunicazione COM (2019) 128)<br />
riguardante l’Approccio strategico<br />
dell’Unione europea riguardo<br />
all’impatto ambientale dei farmaci,<br />
con la quale ha evidenziato<br />
come l’industria farmaceutica<br />
contribuisse attivamente al problema<br />
dell’inquinamento, determinando<br />
rischi comprovati per l’ambiente.<br />
Per tale ragione, nel 2020 la<br />
Commissione Europea ha presentato<br />
la Strategia farmaceutica per<br />
l’Europa, complementare al Green<br />
Deal europeo e, più nello specifico,<br />
all’obiettivo “inquinamento zero”<br />
per un ambiente privo di sostanze<br />
nocive. La strategia farmaceutica<br />
pone le basi affinché l’industria<br />
contribuisca alla neutralità climatica<br />
dell’UE attraverso la riduzione delle<br />
emissioni di gas a effetto serra<br />
lungo la catena del valore.<br />
La sostenibilità lungo la supply<br />
chain è, infatti, una delle principali<br />
sfide che le imprese farmaceutiche<br />
devono affrontare per raggiungere<br />
i propri obiettivi ESG. Risulta quindi<br />
fondamentale per le imprese<br />
che operano in tale settore<br />
l’implementazione di strumenti<br />
di governance per la gestione<br />
sostenibile della propria catena di<br />
fornitura.<br />
In tale contesto, si sono ad<br />
esempio sviluppate nuove figure,<br />
dotate di specifiche competenze,<br />
come il Sustainability Manager<br />
o il Chief Sustainability Officer,<br />
con l’obiettivo di supportare e<br />
veicolare l’organo amministrativo<br />
nell’implementazione, monitoraggio<br />
e aggiornamento di piani strategici<br />
orientanti alla sostenibilità. Nelle<br />
imprese caratterizzate da una<br />
maggiore complessità organizzativa<br />
tali compiti possono essere affidati<br />
a comitati endo o extra consiliari.<br />
In conclusione, la definizione di una<br />
solida governance – che può essere<br />
definita come il sistema di strutture,<br />
organi e meccanismi di governo<br />
in grado di regolare e orientare il<br />
processo decisionale del vertice<br />
aziendale verso temi di sostenibilità<br />
– consente di guidare le imprese nel<br />
raggiungimento dei propri obiettivi<br />
di sostenibilità.<br />
67
S4 S<br />
Qualità<br />
Difficile descriverla in modo oggettivo<br />
facile rilevarne la mancanza<br />
Dalla fase progettuale a quella<br />
produttiva, dall’installazione<br />
alla convalida: il controllo della<br />
contaminazione dell’aria nella sua<br />
interezza.<br />
• Progettazione<br />
• Pianificazione<br />
• Ingegneria di base<br />
• Ingegneria di dettaglio<br />
• Construction & Commissioning<br />
• Equipment & Validation<br />
• Turnkey<br />
• Supporto<br />
• Manutenzione<br />
• Utilities<br />
• Analisi dei flussi d’aria per un<br />
controllo della contaminazione<br />
sempre più efficace<br />
CLEAN ROOM . CAPPE . FLUSSI LAMINARI . PASS BOX . DOCCE D’ARIA . PASSA MATERIALI . LAF . GLOVEBOX<br />
www.s4ssrl.it
makinglife | dicembre <strong>2023</strong> | numero sei<br />
PRODUCTION<br />
Pharma Telling & Industry
per<br />
RISCRIVERE<br />
LE REGOLE<br />
NEL CONTROLLO<br />
DELLA CONTAMINAZIONE<br />
Nel complesso e sfidante mondo del settore farmaceutico, elettronico e<br />
medical devices, S4S storica azienda operante nell’ingegneria farmaceutica,<br />
ha saputo distinguersi. Ma cosa la rende diversa?<br />
70<br />
In un’industria in cui la terminologia<br />
tecnica, le specifiche dettagliate<br />
e la documentazione abbondante<br />
sono la norma, S4S emerge<br />
brillantemente grazie alla sua<br />
filosofia pratica e realista. Ma<br />
cosa significa realmente avere un<br />
approccio “meno formale e più<br />
pratico”?<br />
Mentre molti competitor si<br />
appoggiano pesantemente a<br />
voluminosi manuali e documenti che<br />
possono, in alcuni casi, confondere<br />
più che chiarire, S4S ha scelto<br />
una strada diversa. La capacità di<br />
ascoltare e tradurre le esigenze<br />
specifiche dei clienti in soluzioni<br />
concrete è un trait d’union distintivo.<br />
L’approccio è quello di fornire ciò<br />
che è veramente essenziale. Questo<br />
non solo facilita una comunicazione<br />
più chiara e diretta ma garantisce<br />
anche che le soluzioni fornite siano<br />
esattamente ciò di cui si ha bisogno,<br />
per una semplificazione delle fasi<br />
del progetto.<br />
Questo approccio è particolarmente<br />
prezioso per ottimizzare il processo<br />
nelle fasi preliminari e decisionali<br />
con l’obiettivo di essere realmente<br />
problem solving, aiutando il cliente<br />
a evidenziare le reali necessità e<br />
trovare la soluzione. L’approccio è<br />
diverso quando si tratta di affrontare<br />
un audit, sia da agenzie governative<br />
nazionali che internazionali o FDA.<br />
Con S4S, si può essere certi che la<br />
documentazione fornita rispetterà<br />
gli standard richiesti. Un altro plus<br />
dell’azienda è l’importanza che<br />
dà al problem solving. Nelle loro<br />
interazioni con i clienti, le riunioni<br />
non sono mai sessioni passive<br />
di condivisione di informazioni,<br />
ma momenti attivi di risoluzione<br />
dei problemi. Questo significa<br />
che ogni interazione con S4S è<br />
un passo avanti verso l’obiettivo<br />
finale, eliminando inefficienze e<br />
accelerando i tempi di realizzazione,<br />
con un’apertura alla discussione<br />
e all’individuazione precoce delle<br />
criticità per affrontarle insieme. In<br />
sintesi, l’approccio pratico di S4S,<br />
la sua dedizione al problem solving<br />
e la sua capacità di ascolto attivo<br />
fanno di loro non solo un fornitore,<br />
ma un vero e proprio partner<br />
strategico in un settore con molte<br />
criticità.<br />
LA CENTRALITÀ<br />
DEL CLIENTE<br />
Il fulcro del loro processo non è la<br />
tecnologia o le procedure standard,<br />
ma il cliente. S4S considera il<br />
cliente come un partner essenziale,<br />
integrandolo in ogni fase del flusso<br />
di lavoro. Questo significa che ogni<br />
riunione con S4S ha un obiettivo ben<br />
preciso: la risoluzione dei problemi.<br />
Questa approccio problem-solving<br />
non è solo una metodologia, ma una<br />
vera e propria filosofia d’impresa.<br />
E non solo: S4S amplia costantemente<br />
il proprio portafoglio di offerte,<br />
facendo leva su un acuto senso critico<br />
e una profonda esperienza pratica,<br />
differenziandosi dai competitor<br />
che spesso si perdono in eccessive<br />
riflessioni teoriche. E cosa significa<br />
tutto ciò per l’industria farmaceutica,<br />
elettronica e dei dispositivi medici?<br />
Significa avere a disposizione<br />
soluzioni che non solo rispettano tutte<br />
le normative, ma sono anche efficienti,<br />
scalabili e, soprattutto, pronte per<br />
gli audit sia a livello nazionale che<br />
internazionale.
makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />
Un altro punto di forza è la sua<br />
snella struttura interna. Senza<br />
intermediazioni inutili o processi<br />
burocratici che possono rallentare o<br />
complicare le operazioni, garantisce<br />
un contatto diretto e immediato<br />
con le figure interne al gruppo che<br />
seguono quella fase del processo.<br />
L’azienda si avvale di un team di<br />
professionisti smart, sempre pronti<br />
a confrontarsi, adattarsi e innovare,<br />
assicurando una dinamicità senza<br />
pari. Il mondo farmaceutico e dei<br />
dispositivi medici è in costante<br />
evoluzione. Di fronte a nuove sfide<br />
e opportunità, avere un partner<br />
come S4S può fare la differenza.<br />
Non solo per la sua avanzata<br />
tecnologia e soluzioni, ma anche<br />
per la sua visione, il suo approccio<br />
e la sua determinazione nel trovare<br />
sempre la soluzione più efficace e<br />
efficiente. In conclusione, S4S non è<br />
semplicemente un’azienda leader, ma<br />
un vero e proprio game-changer. Con<br />
la sua unica combinazione di pratica,<br />
ascolto attivo e visione innovativa, sta<br />
effettivamente riscrivendo le regole<br />
del gioco, ponendosi come punto<br />
di riferimento per tutti coloro che<br />
operano nel mondo farmaceutico e<br />
dei dispositivi medici ed elettronici.<br />
CONTROLLO<br />
DELLA<br />
CONTAMINAZIONE,<br />
UN PUNTO<br />
CARDINE PER<br />
MOLTI SETTORI<br />
Il controllo della contaminazione<br />
rappresenta una delle pietre miliari<br />
nella garanzia di sicurezza e qualità<br />
nei settori pharma, elettronica<br />
e medical device. In particolare,<br />
all’interno di queste industrie, il<br />
rischio di contaminazione può<br />
compromettere non solo la qualità<br />
del prodotto, ma anche la sicurezza<br />
dell’utente finale. Ecco perché<br />
strumenti come i flussi laminari, i LAF<br />
(Laminar air flow), i glove box, gli<br />
isolatori e i pass box assumono un<br />
ruolo cruciale.<br />
Nel settore farmaceutico, per<br />
esempio, un ambiente sterile<br />
è essenziale per evitare la<br />
contaminazione di farmaci che<br />
potrebbero avere effetti dannosi<br />
se contaminati. Qui, gli isolatori e<br />
i flussi laminari garantiscono che<br />
l’aria, purificata e filtrata, fluisca in<br />
modo uniforme, minimizzando il<br />
rischio di particelle indesiderate. Nel<br />
campo dell’elettronica, particelle<br />
microscopiche possono causare<br />
malfunzionamenti nei dispositivi. I<br />
glove box e i LAF, in questo contesto,<br />
permettono la manipolazione e<br />
l’assemblaggio di componenti<br />
delicati in un ambiente controllato e<br />
privo di contaminazioni. Per quanto<br />
riguarda i medical device, strumenti<br />
come i pass box giocano un ruolo<br />
fondamentale. Questi dispositivi<br />
permettono il trasferimento sicuro<br />
di materiali tra ambienti diversi,<br />
assicurando che i prodotti rimangano<br />
sterili durante tutte le fasi della<br />
produzione. In sintesi, l’importanza<br />
del controllo della contaminazione<br />
e degli strumenti associati non può<br />
essere sottovalutata. Essi sono il cuore<br />
pulsante che garantisce sicurezza,<br />
qualità e affidabilità in settori dove<br />
la precisione è non solo richiesta, ma<br />
fondamentale.<br />
IL SERVIZIO<br />
PRELIMINARE<br />
DI S4S<br />
È in quest’ottica che S4S offre un<br />
servizio in più prima dell’effettiva<br />
implementazione di soluzioni per il<br />
controllo della contaminazione; è<br />
qui che la fase preliminare di analisi<br />
e valutazione riveste un’importanza<br />
fondamentale. S4S è consapevole<br />
dell’importanza di questa fase e offre<br />
un servizio esclusivo di controllo<br />
all’interno dei vostri locali, prima<br />
di avviare qualsiasi intervento.<br />
L’obiettivo principale è assicurarsi<br />
che i flussi d’aria siano ottimizzati e<br />
che ogni angolo delle vostre strutture<br />
sia predisposto per garantire non<br />
solo l’efficienza operativa, ma anche<br />
la piena conformità alle normative<br />
vigenti.<br />
La vasta expertise di S4S nel<br />
monitoraggio e nella gestione della<br />
qualità dell’aria diventa il vostro<br />
principale alleato, trasformando ogni<br />
ambiente produttivo in uno spazio<br />
sicuro e regolamentato. Grazie ad<br />
attrezzature avanzate, il team di S4S<br />
effettua un’analisi approfondita della<br />
qualità dell’aria e dei flussi nelle vostre<br />
aree produttive. Questo consente di<br />
avere una panoramica chiara e precisa<br />
della situazione, evidenziando ogni<br />
minima deviazione o incoerenza.<br />
Questa analisi dettagliata permette<br />
a S4S di calibrare con precisione<br />
le soluzioni da proporre, come<br />
l’integrazione di flussi laminari e<br />
altri strumenti chiave per il controllo<br />
della contaminazione. Il risultato<br />
è una strategia su misura, che<br />
risponde alle esigenze specifiche<br />
del cliente e garantisce un controllo<br />
della contaminazione impeccabile.<br />
In sintesi, il servizio preliminare<br />
offerto da S4S non è solo un valore<br />
aggiunto, ma rappresenta un passo<br />
essenziale per un’ottimizzazione<br />
completa della risposta ai rischi di<br />
contaminazione.<br />
S4S Srl<br />
Via Celotti n°8, 20814 Varedo MB<br />
Tel. +39 03621900102<br />
Email: info@s4ssrl.it<br />
Sito: s4ssrl.it<br />
71
per<br />
Il futuro della sperimentazione<br />
pre-clinica senza la<br />
sperimentazione animale<br />
VitroScreen è stata un<br />
pioniere nell’utilizzo<br />
di sistemi biologici<br />
innovativi proponendo<br />
modelli sperimentali<br />
basati su tessuti umani,<br />
ricostruiti, 3D, etici e<br />
predittivi della risposta<br />
biologica umana<br />
VitroScreen è un laboratorio di<br />
ricerca che realizza studi pre-clinici<br />
di efficacia e sicurezza in vitro basati<br />
sull’uso dei tessuti umani ricostruiti<br />
in vitro: dal 2001 è coerente con<br />
la missione di proporre la migliore<br />
strategia di testing in vitro basata<br />
su modelli sperimentali riproducibili<br />
e predittivi della risposta biologica<br />
nell’uomo. L’attività e l’expertise<br />
riconosciuta del Laboratorio<br />
è legata all’implementazione<br />
di metodi alternativi alla<br />
sperimentazione animale:<br />
VitroScreen ha ottenuto nel 2010<br />
la certificata BPL per gli studi di<br />
tossicologia e nel <strong>2023</strong> la ISO 9001-<br />
2015 e ISO EN 13485 -2018.<br />
Negli anni ha investito per proporre<br />
all’industria farmaceutica una<br />
diversa strategia di sperimentazione<br />
pre-clinica: etica, più vicina<br />
all’uomo e clinicamente rilevante,<br />
con l’obiettivo di promuovere<br />
l’innovazione nei processi di R&D<br />
a diversi livelli, utilizzando modelli<br />
di tessuti umani ricostruiti in 3D<br />
e sistemi microfisiologici, più<br />
predittivi dell’esposizione umana e<br />
delle risposte metaboliche dei vari<br />
organi.<br />
L’ABBANDONO<br />
DELLA<br />
SPERIMENTAZIONE<br />
ANIMALE:<br />
APPLICAZIONE<br />
DELLE 3R<br />
In accordo alla Direttiva<br />
2010/63/UE, il principio delle<br />
3R (Replacement, Reduction<br />
and Refinement) deve essere<br />
preso in considerazione quando<br />
si selezionano gli approcci di<br />
sperimentazione da utilizzare per<br />
le prove di sicurezza dei medicinali<br />
per uso umano e veterinario. Nel<br />
2016 l’EMA ha pubblicato una<br />
linea guida per incoraggiare le<br />
parti interessate e le autorità ad<br />
avviare, sostenere e accettare<br />
lo sviluppo e l’uso di approcci<br />
di sperimentazione basati sulle<br />
3R (EMA/CHMP/CVMP/JEG-<br />
3Rs/450091/2012). In particolare,<br />
per i test di tolleranza locale non<br />
clinica dei medicinali, è stato<br />
introdotto l’uso di metodi in vitro<br />
convalidati e validi come test a sé<br />
stanti o da considerare all’interno<br />
di una strategia di test graduale per<br />
evitare il test di tolleranza locale in<br />
vivo (EMA/CHMP/SWP/2145/2000<br />
Rev. 1, Corr. 1).<br />
EFFICACIA E<br />
MECCANISMO<br />
D’AZIONE<br />
PRECLINICO<br />
VitroScreen ha sviluppato<br />
modelli sperimentali standard<br />
convalidati internamente e modelli<br />
personalizzati applicabili alla fase di<br />
drug discovery coprendo un’ampia<br />
serie di esigenze industriali in<br />
diverse aree terapeutiche.<br />
I protocolli sperimentali per<br />
valutare l’efficacia e la modalità<br />
d’azione (MoA) si basano su un<br />
approccio integrato “Multiple<br />
Endpoint Analysis” (MEA) su<br />
modelli biologici avanzati come i<br />
tessuti umani ricostruiti in 3D.<br />
72
makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />
SICUREZZA E<br />
TOLLERANZA<br />
In linea con la missione e l’esperienza<br />
dell’azienda, supportate anche da<br />
requisiti normativi ed etici, VitroScreen<br />
ha stabilito protocolli standard per<br />
la valutazione della sicurezza basati<br />
su protocolli di esposizione realistici<br />
e predittivi (cioè dosi, esposizioni<br />
acute o ripetute) su tessuti umani<br />
ricostruiti in vitro in 3D per fornire<br />
informazioni quantitative e robuste<br />
sulla tolleranza locale. Tali dati sono<br />
predittivi della risposta umana, più<br />
accurati e discriminanti rispetto alla<br />
sperimentazione animale e forniscono<br />
informazioni meccanicistiche: essendo<br />
più vicini ai tessuti umani in vivo<br />
in termini di morfologia, funzione<br />
di barriera, proprietà biochimiche<br />
e fisiologiche, questi modelli<br />
rappresentano oggi l’alternativa più<br />
promettente agli animali per studiare<br />
la tolleranza locale e per la messa<br />
a punto dei meccanismi di tossicità<br />
(precoce e ritardata).<br />
VANTAGGI<br />
DEI TESSUTI<br />
RICOSTRUITI IN 3D<br />
Derivati da tecnologie sofisticate<br />
e standardizzate e in condizioni<br />
GMP, i modelli di epiteli umani<br />
ricostruiti in vitro sono più vicini in<br />
termini di morfologia (epitelio multistratificato),<br />
proprietà biochimiche e<br />
fisiologiche ai tessuti umani in vivo e<br />
rappresentano oggi l’alternativa più<br />
promettente agli animali, agli espianti<br />
ex vivo e ai monostrati cellulari per<br />
la valutazione in vitro della sicurezza<br />
e dell’efficacia dei prodotti applicati<br />
a livello topico (Gordon et al. 2015).<br />
Il grande vantaggio attribuibile a<br />
questi modelli in vitro è la maggiore<br />
rilevanza biologica e la predittività<br />
derivante dalla presenza di un<br />
tessuto organizzato con diversi strati<br />
cellulari che consente di valutare i<br />
prodotti per via topica alle stesse dosi<br />
utilizzate in vivo. Essendo originati<br />
da diversi tipi di cellule, sono oggi<br />
disponibili in commercio molti<br />
tessuti che consentono di valutare<br />
il comportamento e gli effetti di<br />
sostanze, formulazioni e prodotti<br />
direttamente sul sito in cui si intende<br />
applicarli. Inoltre, la maggiore<br />
sensibilità dei tessuti all’azione tossica<br />
consente di identificare precocemente<br />
i meccanismi di tossicità correlati alle<br />
reazioni infracliniche e di discriminare<br />
meglio il potenziale irritante.<br />
Lista dei vantaggi dei tessuti umani<br />
ricostruiti 3D in particolare per<br />
prodotti destinati a un’azione topica:<br />
Rilevanza: selezionando il<br />
A modello biologicamente<br />
rilevante che riproduce il<br />
tessuto bersaglio per avvicinarsi<br />
all’uomo, il target biologico di<br />
riferimento.<br />
Affidabilità: per poter<br />
B discriminare le differenze<br />
nella risposta biologica<br />
classificando i prodotti.<br />
Predittività: riprodurre<br />
C la risposta mirata in vivo<br />
utilizzando cellule di<br />
origine umana in un sistema 3D<br />
completamente vitale in presenza di<br />
una barriera epiteliale ben formata,<br />
al fine di garantire innanzitutto<br />
un’interazione omeostatica con la<br />
funzione di barriera e in secondo<br />
luogo la biocompatibilità, mimando<br />
condizioni di esposizione realistiche<br />
(topica, sistemica, acuta, ripetuta,<br />
breve, recupero post-trattamento).<br />
Riproducibilità: assicurare la<br />
D ripetizione degli esperimenti<br />
con risultati comparabili. I<br />
tessuti sono riproducibili in termini<br />
di funzionalità e risposta rispetto ai<br />
composti di riferimento.<br />
Alta qualità dei dati: I tessuti<br />
E vengono prodotti, qualificati<br />
e certificati per l’uso da parte<br />
del produttore e sono sottoposti a<br />
controlli di qualità per la morfologia,<br />
le proprietà della funzione barriera, le<br />
contaminazioni microbiche e virali.<br />
F<br />
Reference<br />
Pertinenza: per confermare<br />
la risposta biologica con<br />
sostanze di riferimento.<br />
Etica: un approccio più etico<br />
G per l’identificazione dei<br />
pericoli utilizzando alternative<br />
convalidate dall’UE, eventualmente<br />
descritte nelle linee guida dell’OCSE<br />
e in linea con la Direttiva UE 2010/63<br />
sulla protezione degli animali utilizzati<br />
a fini scientifici e negli studi preclinici<br />
di efficacia (EMA/CHMP/CVMP/JEG-<br />
3Rs/450091/2012 - Guideline on the<br />
principles of regulatory acceptance<br />
of 3Rs (replacement, reduction,<br />
refinement) testing approaches, 15<br />
dicembre 2016).<br />
Flessibilità: consentire<br />
H valutazioni quantitative e<br />
multiparametriche basate<br />
sull’evidenza scientifica e lo stato<br />
dell’arte delle tecnologie di biologia<br />
molecolare (“omics”).<br />
Il valore della<br />
I sperimentazione in vitro:<br />
consentire l’acquisizione<br />
di informazioni fondamentali sul<br />
meccanismo d’azione utili ai fini di<br />
una pianificazione più accurata degli<br />
studi clinici.<br />
VitroScreen S.r.L.<br />
Via Mosè Bianchi, 103<br />
20149, Milano – Italy<br />
+39-02-89077608<br />
infos@vitroscreen.com<br />
www.vitroscreen.com<br />
73
per<br />
SERIALIZZAZIONE, NUOVI ORIZZONTI:<br />
LA TRACCIABILITÀ DEL PRIMARIO<br />
Nel corso di un recente<br />
webinar internazionale<br />
organizzato da ISPE, è<br />
stato presentato lo stato<br />
di avanzamento del<br />
lavoro svolto in ambito di<br />
tracciabilità dei contenitori<br />
primari in vetro.<br />
Si è svolto il 13 settembre <strong>2023</strong> il<br />
webinar promosso ed organizzato da<br />
ISPE, sul tema della Tracciabilità dei<br />
Contenitori Primari, dal titolo “Unique<br />
glass primary containers identification<br />
in pharmaceutical fill & finish<br />
operations: best practice for achieving<br />
product traceability, process visibility<br />
and quality”.<br />
Il webinar nasce dal lavoro svolto<br />
dal 2019 a oggi, da uno specifico<br />
gruppo di lavoro nato in seno a<br />
ISPE (di cui fa parte la comunità<br />
globale “Supply chain, operations<br />
and packaging community of<br />
practice - SCOPE CoP), che ha<br />
coinvolto 57 professionisti provenienti<br />
da 35 aziende internazionali<br />
nell’ecosistema life science (incluse<br />
aziende farmaceutiche, produttori di<br />
packaging primari in vetro, produttori<br />
di macchine per i processi di filling &<br />
visual inspection, produttori RFID e<br />
società di consulenza qualificate).<br />
Questo lavoro è confluito in un primo<br />
ISPE discussion paper, nel 2020,<br />
per poi diventare quella che presto<br />
sarà una linea guida, che mira ad<br />
armonizzare gli attuali standard di<br />
tracciabilità dei contenitori primari.<br />
L’obiettivo è garantire l’unione<br />
tra i diversi stakeholder coinvolti<br />
nell’applicazione della tracciabilità nei<br />
loro processi produttivi, anticipando,<br />
e sperando in qualche modo di poter<br />
influenzare, le future normative sulla<br />
tracciabilità dei farmaci.<br />
Abbiamo approfondito l’argomento<br />
con Teresa Minero e Alessandro<br />
Pelizzi di LifeBee, tra gli organizzatori<br />
e speaker del webinar; Minero è<br />
parte dell’International board of<br />
directors ISPE ed è stata promotrice<br />
dell’iniziativa nel 2019 rimanendo<br />
Active Chair del gruppo di lavoro fino<br />
a oggi; Pelizzi, forte di una profonda<br />
esperienza in tema di serializzazione<br />
maturata in LifeBee, ha rivestito<br />
un ruolo chiave nella gestione del<br />
gruppo di lavoro.<br />
IL CONTESTO<br />
A oggi non esiste una<br />
regolamentazione riguardo la<br />
tracciabilità dei contenitori primari<br />
in vetro per i farmaci parenterali;<br />
se si verifica un problema durante i<br />
processi di forming, filling, inspecting<br />
o packaging, i produttori non sono<br />
in grado di identificare quali prodotti<br />
sono stati interessati. È necessario<br />
quindi intraprendere importanti azioni<br />
correttive (ad esempio, adottando una<br />
politica di segregazione eccessiva o di<br />
scarto dell’intero lotto). Questo porta<br />
le aziende produttrici a confrontarsi<br />
con deviazioni di processo, ma anche<br />
con mancati introiti e possibili carenze<br />
74
makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />
Teresa Minero<br />
di farmaci sul mercato (uno degli<br />
effetti di maggiore impatto).<br />
In questo scenario sono coinvolti<br />
tutti gli attori della catena di<br />
fornitura, dalle autorità regolatorie,<br />
ai produttori, fino ai pazienti. Per<br />
questi motivi si è ritenuto che la<br />
tracciabilità dei contenitori primari<br />
sia una logica conseguenza delle<br />
normative track & trace già in vigore<br />
per il confezionamento secondario:<br />
un identificativo univoco, assegnato<br />
a ogni contenitore, migliorerebbe<br />
l’efficienza e la qualità della<br />
produzione, facilitandone l’analisi e le<br />
azioni correttive.<br />
La tracciabilità dei contenitori primari<br />
potrebbe dunque supportare una<br />
migliore compliance, migliorando<br />
la conoscenza del processo,<br />
riducendo al minimo gli errori sui<br />
prodotti farmaceutici e riducendo i<br />
casi di deviazione. La mancanza di<br />
regolamentazione e un approccio non<br />
armonizzato tra gli attori della filiera<br />
in termini di tracciabilità portano<br />
inevitabilmente a una riduzione<br />
dell’efficienza che viene pagata<br />
dall’intero ecosistema del settore life<br />
science.<br />
IL PRIMO PASSO:<br />
IL “DISCUSSION<br />
PAPER ISPE”<br />
Nel 2020, su proposta di Tod<br />
Urquhart e sponsorizzato da<br />
Teresa Minero, è stato fondato il<br />
primo Gruppo di lavoro sul tema<br />
della tracciabilità dei contenitori<br />
primari per farmaci parenterali<br />
con l’obiettivo di pubblicare un<br />
discussion paper che ponesse le<br />
basi per possibili standard futuri, per<br />
garantire un approccio uniforme e<br />
globalmente strutturato su questa<br />
materia. Il gruppo di lavoro è stato<br />
attivo per i primi otto mesi del<br />
2020 con rappresentanti di una<br />
sezione trasversale di stakeholder<br />
internazionali. Il documento è stato<br />
poi pubblicato all’inizio del 2021<br />
e ha avuto un buon successo tra<br />
gli esperti del settore, ma come<br />
detto è stato solo il primo passo<br />
e così, nel <strong>2023</strong> è stato istituito un<br />
nuovo gruppo di lavoro “Parenteral<br />
container traceability”.<br />
Obiettivo di questo nuovo gruppo<br />
di lavoro è armonizzare, se non<br />
standardizzare, l’approccio<br />
attualmente in essere a livello<br />
globale. Nel gruppo sono presenti<br />
persone provenienti da diverse aree<br />
di processo, da diversi Paesi e con<br />
competenze diverse.<br />
La vision del gruppo è anche<br />
quella di fare il possibile affinché<br />
la proposta di armonizzazione sia<br />
applicabile anche ad altri sottosettori<br />
che possono trovare nella<br />
tracciabilità dei contenitori primari<br />
un valore aggiunto.<br />
La mission è quella di voler<br />
anticipare (e persino influenzare) le<br />
discussioni che gli enti regolatori<br />
stanno già avendo su questo<br />
argomento, definendo così un<br />
approccio olistico nell’uso della<br />
tracciabilità dei contenitori primari,<br />
compresa l’integrazione dei dati<br />
digitali, insieme alla progettazione<br />
di un “modello” che consenta<br />
la fruibilità senza soluzione di<br />
continuità delle informazioni<br />
sull’intera catena del valore.<br />
Obiettivo finale è quindi quello di<br />
emettere una linea guida che agisca<br />
da punto di riferimento su questo<br />
argomento.<br />
Alessandro Pelizzi<br />
IL CONCEPT DELLA<br />
TRACCIABILITÀ DEL<br />
CONTENITORE<br />
PRIMARIO<br />
Il concetto alla base della linea guida<br />
è che la tracciabilità dei contenitori<br />
primari, come logica conseguenza<br />
delle normative track & trace già<br />
in vigore per il confezionamento<br />
secondario, migliorerebbe l’efficienza<br />
e la qualità della produzione fornendo<br />
informazioni su ogni step del<br />
processo. In caso di deviazione, la<br />
tracciabilità del prodotto faciliterebbe<br />
anche l’analisi delle root causes e<br />
le corrispettive azioni correttive.<br />
Quando l’identificativo univoco<br />
si sposta da un processo a quello<br />
successivo, ad esempio dal processo<br />
di filling a quello di visual inspection,<br />
allora può essere riutilizzato per la<br />
tracciabilità del prodotto all’interno<br />
della macchina di inspection e i dati<br />
possono essere memorizzati nel<br />
sistema di tracciabilità. Lo stesso<br />
può accadere in qualsiasi altra<br />
fase del processo. Al termine della<br />
produzione, tutte le informazioni di<br />
tracciabilità possono essere raccolte<br />
per ogni macchina coinvolta nei<br />
processi produttivi e possono quindi<br />
essere unite per fornire un report<br />
completo del lotto per l’intera linea<br />
utilizzando un semplice identificatore<br />
univoco.<br />
75
per<br />
OBIETTIVI DELLA<br />
LINEA GUIDA<br />
L’ambito di applicazione della linea<br />
guida è attualmente focalizzato<br />
sulle operazioni di produzione di<br />
farmaci parenterali/iniettabili per<br />
aumentare l’efficienza e la qualità<br />
all’interno dei diversi processi<br />
produttivi; si parla quindi di supply<br />
chain interna. Un altro punto<br />
importante è che l’applicazione<br />
dell’identificativo univoco, sia la<br />
stampa del codice a barre 2D, sia<br />
l’applicazione dell’RFID, è stata<br />
considerata solo su contenitori<br />
primari in vetro (fiale, cartucce,<br />
siringhe). Per questi motivi, il<br />
documento è stato progettato<br />
da un team di stakeholder<br />
dell’industria manifatturiera dei<br />
farmaci parenterali, iniettabili<br />
(tra cui aziende farmaceutiche,<br />
produttori di contenitori primari in<br />
vetro, fornitori di apparecchiature<br />
di filling & Visual Inspection).<br />
L’ambito di applicazione di<br />
questa linea guida riguarda solo il<br />
contenitore primario in vetro per<br />
i medicinali parenterali, iniettabili<br />
ma si sta facendo il possibile<br />
per far sì che questa proposta di<br />
armonizzazione funzioni anche per<br />
altri sottosettori dei contenitori<br />
primari.<br />
automaticamente la tracciabilità<br />
della catena di fornitura interna<br />
aumentando il controllo in caso di<br />
criticità, facilitando un’analisi<br />
dettagliata delle cause principali.<br />
Con la tracciabilità del<br />
contenitore in ogni fase dei<br />
processi di produzione, l’azienda<br />
farmaceutica sarà anche in grado di<br />
separare meglio la porzione di lotto<br />
interessata da una deviazione e<br />
prevenire il possibile mix-up tra le<br />
produzioni. Questo, ovviamente,<br />
contribuisce ad aumentare<br />
l’efficienza ed eliminare gli sprechi,<br />
migliorando così le performance<br />
ESG e, naturalmente, riducendo i<br />
costi.<br />
Definizione delle basi per una<br />
possibile tracciabilità completa<br />
della catena di fornitura.<br />
Benefici per le autorità<br />
regolatorie e per i pazienti. Il<br />
principale vantaggio per i pazienti è<br />
che, attraverso la riduzione delle<br />
produzioni non conformi, si può<br />
combattere la carenza di farmaci sul<br />
mercato.<br />
Un approccio standard per la<br />
tracciabilità dei container porterà<br />
benefici anche in termini di<br />
compliance e nella conoscenza<br />
del processo durante la<br />
produzione e la catena di<br />
fornitura.<br />
Una riduzione degli sprechi ha<br />
un impatto anche sulla<br />
sostenibilità riducendo le<br />
emissioni di gas serra, quindi non<br />
solo un beneficio per i pazienti,<br />
ma per tutti noi.<br />
Un ulteriore vantaggio per i<br />
pazienti è la possibilità di<br />
utilizzare in modo proattivo<br />
l’identificatore univoco<br />
direttamente sul contenitore<br />
primario per avere informazioni a<br />
supporto di una migliore<br />
condizione di utilizzo sicuro.<br />
La pubblicazione della linea<br />
guida è prevista per marzo 2024.<br />
LIFEBEE: FOCUS SULLA SERIALIZZAZIONE<br />
BENEFICI PER<br />
L’INDUSTRIA<br />
Una panoramica sui principali<br />
benefici per l’industria, ma anche<br />
per gli enti regolatori e per i<br />
pazienti:<br />
Aumento della visibilità della<br />
supply chain interna che, quasi per<br />
definizione, porterà benefici anche<br />
in termini di costi, compliance e<br />
gestione del rischio.<br />
Standardizzazione dell’approccio<br />
tra gli stakeholder, che potenzia<br />
LifeBee | Digitalizing Life Sciences è una società di consulenza che<br />
accompagna le aziende del Life Sciences nel loro percorso verso<br />
digitalizzazione, operational excellence e compliance, con focus sulle<br />
aree regolate GxP quali manufacturing, supply chain & serializzazione,<br />
assicurazione qualità, laboratori, affari regolatori, farmacovigilanza.<br />
Dal 2019 un’intera business unit è dedicata ai progetti di serializzazione:<br />
oltre 30 clienti attivi con oltre 150 progetti condotti in ambito italiano e<br />
internazionale per tutte le principali compliance mondiali, tra cui: Europa,<br />
Stati Uniti, Russia, Uzbekistan, Emirati Arabi, Bahrain, Cina. Tra le attività<br />
in ambito serializzazione, LifeBee conduce studi di fattibilità, analisi di<br />
impatto della serializzazione sui processi produttivi/logistici, software<br />
selection delle principali soluzioni presenti sul mercato e sta supportando<br />
i propri Clienti nell’impostazione e nella conduzione dei progetti/<br />
programmi di serializzazione. LifeBee è inoltre riconosciuta ed è stata<br />
nominata da Gartner come unica società italiana “Representative vendor<br />
for serialization”.<br />
76
makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />
makingeducation<br />
La formazione per i professionisti<br />
del sistema pharma<br />
makingeducation.it<br />
77
per<br />
FARAVELLI E DELTAPHARMA, SUCCESSO E<br />
PROSPETTIVE AL CPHI BARCELLONA <strong>2023</strong><br />
Il CPhI <strong>2023</strong> ha rappresentato un successo significativo per Faravelli<br />
Pharma Division e Deltapharma per presentare la loro offerta e<br />
stabilire nuove connessioni<br />
Il CPhI (Convention on Pharmaceutical<br />
Ingredients) di quest’anno, tenutosi a<br />
Barcellona dal 24 al 26 ottobre, si è<br />
confermato un’importante vetrina per<br />
presentare la vasta gamma di principi<br />
attivi ed eccipienti, consentendo di<br />
stabilire connessioni di rilievo con<br />
professionisti e aziende operanti nel<br />
settore farmaceutico.<br />
L’edizione di quest’anno ha offerto una<br />
piattaforma importante per le aziende<br />
farmaceutiche e i fornitori di servizi<br />
correlati per esplorare e discutere<br />
le tendenze emergenti nel settore<br />
farmaceutico come l’innovazione<br />
nella formulazione dei farmaci,<br />
cruciale per soddisfare le esigenze in<br />
continua evoluzione dei pazienti e per<br />
mantenere una posizione competitiva<br />
nel mercato farmaceutico; l’adozione<br />
di tecnologie avanzate per ottimizzare<br />
la produzione, strumento essenziale<br />
per mantenere l’efficienza operativa<br />
e garantire la qualità del prodotto;<br />
lo sviluppo di farmaci centrato sul<br />
paziente e le partnership per il<br />
successo, un tema particolarmente<br />
rilevante per Faravelli, data la sua<br />
recente acquisizione di Deltapharma.<br />
L’IMPORTANZA<br />
DEL CONFRONTO<br />
Faravelli, presente con successo<br />
in questa industria da diversi<br />
decenni, ha sempre garantito non<br />
solo la qualità delle materie prime,<br />
ma anche un servizio completo e<br />
soluzioni personalizzate e continue,<br />
ottenendo l’apprezzamento delle<br />
aziende del settore.<br />
Il confronto con i clienti ha<br />
evidenziato la richiesta comune<br />
di estendere l’offerta di prodotti,<br />
78
makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />
includendo i principi attivi (APIs)<br />
accanto agli eccipienti, che sono<br />
stati a lungo il fulcro dell’offerta di<br />
Faravelli che nel <strong>2023</strong> celebra con<br />
orgoglio 50 anni di collaborazione<br />
esclusiva con Meggle sul mercato<br />
italiano. La discussione con i<br />
clienti è un aspetto cruciale per<br />
comprendere e rispondere alle<br />
esigenze del mercato. In questo<br />
caso, l’attenzione verso gli APIs<br />
evidenzia una tendenza del mercato<br />
verso una maggiore integrazione e<br />
diversificazione dei prodotti offerti<br />
dai fornitori nel settore farmaceutico.<br />
L’inclusione degli APIs nella gamma<br />
di prodotti permette a Faravelli di<br />
rispondere in modo più completo alle<br />
esigenze dei suoi clienti, offrendo<br />
soluzioni più integrate e competitive.<br />
UN SETTORE<br />
IN CRESCITA<br />
Il settore degli API sta vivendo una<br />
fase di rapida crescita e cambiamento,<br />
con un focus crescente su qualità,<br />
conformità normativa, innovazione<br />
tecnologica e personalizzazione dei<br />
trattamenti.<br />
Secondo alcune proiezioni, il mercato<br />
globale degli ingredienti farmaceutici<br />
attivi (API) dovrebbe raggiungere i<br />
312,37 miliardi di dollari entro il 2028<br />
dai 212,07 miliardi di dollari del 2022,<br />
con una crescita a un ritmo annuale<br />
composto (Cagr) del 6,67%. A questa<br />
crescita contribuiscono diversi fattori<br />
come la diffusione delle malattie<br />
croniche, l’invecchiamento della<br />
popolazione, l’innovazione tecnologica<br />
e l’espansione dei mercati farmaceutici<br />
emergenti. Anche l’innovazione<br />
continua nella produzione e nella<br />
formulazione degli API può giocare un<br />
ruolo cruciale nell’alimentare questa<br />
crescita.<br />
Faravelli ha investito nell’acquisizione di<br />
Deltapharma S.L., azienda specializzata<br />
nella distribuzione di APIs e autorizzata<br />
all’importazione da Paesi extra-UE.<br />
Questa mossa ha rafforzato la presenza<br />
globale di Faravelli, consentendo<br />
importanti sinergie e un potenziamento<br />
delle attività in Spagna.<br />
L’azienda ha inoltre potenziato l’attività<br />
di scouting di fornitori, investendo in<br />
personale specializzato e creando<br />
una rete commerciale competitiva e<br />
capillare attraverso le sue sedi estere.<br />
Nonostante il settore farmaceutico<br />
rimanga tradizionalista, il progetto ha<br />
suscitato un notevole interesse.<br />
Faravelli e Deltapharma ringraziano<br />
tutti i visitatori che sono passati dal loro<br />
stand durante l’evento e confermano<br />
il loro impegno a offrire soluzioni<br />
innovative e di alta qualità nel settore<br />
delle materie prime farmaceutiche.<br />
L’ACQUISIZIONE<br />
DI DELTAPHARMA<br />
In linea con la politica di<br />
diversificazione aziendale, nel 2021<br />
Giusto Faravelli S.p.A.<br />
via Medardo Rosso 8, 20159 Milano (MI)<br />
Tel. +39 02 697171<br />
pharma@faravelli.it<br />
79
EIPG<br />
European Industrial<br />
Pharmacists Group<br />
CE, LE MISURE A LUNGO TERMINE<br />
PER LE CARENZE DI FARMACI CRITICI<br />
Entro la fine del <strong>2023</strong> dovrebbe<br />
essere avviato lo studio<br />
preparatorio per l’analisi delle<br />
potenziali integrazioni alla<br />
normativa europea sui medicinali<br />
critici, come l’EU critical medicines<br />
act. Lo prevede la Commissione<br />
europea nel suo comunicato del<br />
24 ottobre riguardante le azioni<br />
a medio e lungo termine per<br />
prevenire e mitigare le carenze di<br />
farmaci critici.<br />
Per l’inizio del 2024 è invece prevista l’attivazione di una<br />
Alleanza (la “Critical medicines alliance”), che mira a<br />
unire autorità nazionali, industrie, rappresentanti della<br />
società civile, Commissione e agenzie UE per affrontare<br />
in modo coordinato la carenza di medicinali a livello<br />
europeo, rispettando le regole di concorrenza e gli<br />
obblighi internazionali vigenti in Unione. Il primo passo<br />
consisterà nell’analizzare le vulnerabilità che affliggono<br />
la catena di approvvigionamento dei farmaci essenziali,<br />
come la dipendenza eccessiva da pochi fornitori extraeuropei<br />
e la limitata capacità di diversificazione e<br />
produzione. Da questo studio emergeranno i medicinali<br />
più a rischio di carenze e con il maggior impatto sui<br />
sistemi sanitari. L’Alleanza, grazie a questo approccio<br />
basato sui dati, potrà scegliere gli strumenti più efficaci<br />
per contrastare le criticità con strategie per ridurre i<br />
rischi strutturali, come l’incremento della produzione per<br />
i farmaci essenziali, la promozione della diversificazione<br />
delle fonti e, se necessario, la creazione di riserve<br />
strategiche a livello dell’UE.<br />
Le linee d’azione<br />
A livello amministrativo, la Commissione propone di<br />
coordinare gli appalti pubblici europei sia attraverso<br />
l’elaborazione di linee guida e criteri comuni per<br />
l’acquisto di medicinali critici (come la produzione<br />
sostenibile e la priorità di forniture in Europa durante<br />
carenze critiche), sia con incentivi contrattuali a<br />
medio termine per diversificare e attrarre nuovi<br />
investimenti nella produzione in Europa. L’Alleanza<br />
potrebbe contribuire a diversificare le catene di<br />
approvvigionamento globali per i medicinali critici<br />
identificando Paesi prioritari per partnership strategiche.<br />
Un altro obiettivo strategico dovrebbe essere il sostegno<br />
all’innovazione e alla capacità produttiva europea nella<br />
fabbricazione di medicinali e ingredienti critici, in modo<br />
coordinato e competitivo.<br />
Per quanto riguarda la creazione di scorte di medicinali<br />
(stockpiling), alcuni Stati membri hanno già misure<br />
legislative che obbligano gli attori della catena di<br />
approvvigionamento a mantenere scorte di contingenza<br />
ma la Commissione e gli Stati membri dovrebbero<br />
sviluppare un approccio strategico comune a questo tema<br />
80
makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />
entro la prima metà del 2024. Base di partenza potrebbe<br />
essere l’esperienza di strumenti già esistenti come<br />
l’Ucpm (Union civil protection mechanism) e in particolare<br />
il “rescEU”. Quest’ultimo è stata creata dalla Commissione<br />
per offrire una maggiore protezione ai cittadini da disastri<br />
e per gestire i rischi emergenti. Si tratta di una riserva di<br />
capacità europee, interamente finanziata a livello UE, che<br />
gli Stati membri possono utilizzare in caso non siano in<br />
grado di affrontare da soli gli eventi straordinari.<br />
Inoltre, gli Stati membri potrebbero discutere<br />
l’opportunità di sostenere lo sviluppo di tecnologie<br />
verdi avanzate e innovative anche per la produzione di<br />
medicinali non coperti da brevetto, possibilmente come<br />
parte di un nuovo Ipcei (Important project of<br />
common european interest) focalizzato sui medicinali<br />
critici.<br />
Un aspetto come sempre imprescindibile è quello<br />
finanziario. In questo ambito, la comunicazione della<br />
Commissione suggerisce di allineare i finanziamenti<br />
dell’UE con quelli nazionali. Questo offrirebbe al settore<br />
privato maggiore prevedibilità negli investimenti a lungo<br />
termine ed eviterebbe inutili duplicazioni. Tra l’altro<br />
darebbe anche maggiore spazio a “priorità orizzontali”,<br />
come facilitare la partecipazione delle Pmi. Da non<br />
dimenticare che l’UE ha già stanziato circa 4 miliardi<br />
di euro per il supporto al settore dei medicinali e che il<br />
Dispositivo per la ripresa e la resilienza (Rrf, il fondo che<br />
finanzia il Pnrr) mette a disposizione altri 43 miliardi di<br />
euro per il supporto ai sistemi sanitari degli Stati membri.<br />
cruciale per l’innovazione e la crescita.<br />
In questo contesto, l’Unione europea ha adottato l’Agenda<br />
delle competenze (“EU Skills Agenda”) che mira a<br />
riempire il gap formativo in tutta l’Unione. In particolare<br />
ha l’obiettivo di aumentare il numero di laureati in Stem<br />
(Scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) rendendo<br />
più attraenti gli studi e le carriere in questi campi. Ciò<br />
include azioni specifiche per coinvolgere ragazze e donne<br />
e l’incoraggiamento a un approccio didattico trasversale<br />
e innovativo nelle scuole, nella formazione professionale<br />
e nell’istruzione superiore. Dedicato specificamente al<br />
settore industriale, vi è il “Patto per le competenze” (“Pact<br />
for skills”) che vede il coinvolgimento attivo dell’industria<br />
e delle figure chiave dell’educazione e della formazione.<br />
Il Patto pone l’accento su una partnership di competenze<br />
complementari per l’industria della salute, incluso il<br />
settore farmaceutico, con un accordo di partenariato<br />
atteso entro la fine del <strong>2023</strong> e il coinvolgimento attivo<br />
dei membri del Joint industrial cooperation forum, un<br />
sottogruppo del Forum consultivo di Hera (L’Autorità<br />
europea per la preparazione e la risposta alle emergenze<br />
sanitarie), che riunisce rappresentanti degli Stati membri<br />
e dell’industria nell’ambito della preparazione e della<br />
risposta alle crisi sanitarie.<br />
Il ruolo della formazione<br />
La comunicazione della Ue pone l’accento sul costante<br />
cambiamento nelle competenze necessarie per i<br />
produttori farmaceutici in Europa. La digitalizzazione<br />
del settore, in particolare, sta accentuando il<br />
ruolo dell’intelligenza artificiale, della robotica e<br />
dell’elaborazione di big data e la transizione verso la<br />
sostenibilità richiede abilità specifiche come la chimica<br />
verde, l’ingegneria sostenibile, la valutazione del ciclo<br />
di vita, l’approvvigionamento sostenibile e la gestione<br />
dell’energia. Tutto questo in un ambito – quello della<br />
salute – strettamente regolamentato che richiede<br />
professionisti esperti su temi normativi e di quality<br />
assurance and control.<br />
L’industria farmaceutica, inoltre, si distingue per<br />
ruoli ad alta specializzazione e per una densa rete di<br />
collaborazioni internazionali, rendendola fortemente<br />
dipendente dalla mobilità del lavoro. La libera<br />
circolazione dei lavoratori, infatti, rappresenta un aspetto<br />
81
NUMERO 6 - DICEMBRE <strong>2023</strong><br />
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