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con i biancoscudati allo stadio Appiani.<br />
Il rientro di Turchetto sul campo avviene in concomitanza della<br />
prima panchina di Mido Bimbi in un Brescia-Palermo 4-2 nel<br />
quale, alla faccia dell’inattività, Turchetto sigla una tripletta.<br />
Tanto rammarico per quella serie A nella quale per ovvi motivi<br />
non ha potuto essere protagonista fino in fondo, ma soprattutto<br />
per una retrocessione assurda con tante vittorie in trasferta,<br />
solitamente un bel lasciapassare per la salvezza, ma con un solo<br />
successo tra le mura amiche in tutta la stagione.<br />
Via da Brescia, dopo l’iniziale interesse in sede di mercato di<br />
Varese, Bologna e Milan, finisce a Vicenza, poi Catania, Avellino<br />
e chiude la carriera nel Città di Castello<br />
A livello calcistico, da rondinella riconosce la straordinaria<br />
bravura di Virginio De Paoli. Menziona come fosse dotato di<br />
un tiro squassante e della capacità di fare gol che sembravano<br />
impossibili. Egidio Salvi, a suo dire era invece quello più<br />
fantasioso, uno che sapeva far divertire il pubblico con le sue<br />
funamboliche giocate. Riconosce anche lui come altri giocatori<br />
dell’epoca la signorilità di Gigi Simoni, incontrato in varie<br />
occasioni dopo aver appeso le scarpe al chiodo.<br />
Turchetto e De Paoli<br />
Tra i tanti difensori avversari che gli hanno dato filo da torcere<br />
ricorda in particolare Francesco Morini, uno che “ti aumentava la<br />
maglia di due taglie”.<br />
Il calcio di oggi lo segue poco; definisce stucchevole quando<br />
dalla riga di fondo le squadre indietreggiano fino al portiere.<br />
Nel momento della nostra chiacchierata la sua attenzione è<br />
puntata verso la Coppa D’Africa dove vede un calcio più atletico<br />
e coinvolgente. “La colpa degli allenatori attuali è aver tolto la<br />
fantasia al gioco in nome della tattica”.<br />
Turchetto e Menichelli in abiti civili 69/70<br />
“Si, ho fatto la carriera che dovevo fare, nessun rimpianto. Gli<br />
infortuni mi hanno condizionato e anche riprendere sempre<br />
diventava difficile. Gli interventi al menisco non erano come<br />
oggi, ti ingessavano per oltre un mese. Qualcosa in più avrei<br />
forse potuto fare se l’allenatore della Lazio Juan Carlos Lorenzo<br />
(l’allenatore “stregone” dedito ai riti propiziatori) col quale mi<br />
sentivo spesso, fosse riuscito a portarmi alla sua corte come lo<br />
stesso mister aspirava, ma a causa delle difficoltà finanziarie<br />
della società biancoceleste il trasferimento non fu possibile”.<br />
Un sincero grazie per la grande disponibilità e la simpatia<br />
dimostrataci a Claudio e Cristina.<br />
A cura di:<br />
Mauro Agretti e Guido Franchi<br />
Turchetto in ritiro a Castel Lodrone<br />
12<br />
Brescia Stadio