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Turismo del Gusto Magazine - Gennaio 2024

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N°24

Rivista bimestrale

Marzo/Aprile 2024

Questo magazine è un allegato del sito www.turismodelgusto.com

Direttore Responsabile Roberto Rabachino

Valentina Ursic

nuova Direttrice Marketing per Rinaldi 1957

La rotta Brouwer per l’Australia

Sagna S.p.A. punta sui vini del Nuovissimo mondo

L’arte di vivere italiano

Prosecco DOC ha voluto regalare alla città di Milano

Le piscine naturali di Gran Canaria

Tesori senza età

Il Lambrusco sostenibile

Cantina Quistello 1928

Editore e Amministrazione ADV SRLS – Torino – Italia



Direttore Responsabile

Roberto Rabachino

direttore@turismodelgusto.com

Redazione Centrale:

Gladys Torres Urday

Paolo Alciati

redazione@turismodelgusto.com

Editore e Amministrazione

ADV SRLS – Torino – Italia

P.IVA 11457360011

qualityadv@turismodelgusto.com

Grafica e Impaginazione

Martina Rabachino

m.rabachino@turismodelgusto.com

Collaborazioni:

Paolo Alciati, Enza D’Amato, Franca Dell’Arciprete Scotti, Silvia

Donatiello, Jimmy Pessina e Redazione Centrale

Immagini:

Paolo Alciati, Franca Dell’Arciprete Scotti, Redazione Centrale,

Enza D’Amato, Jimmy Pessina, Consorzio Tutela Prosecco DOC,

Silvia Donatiello, Giorgio Violino, Sassonia Turismo, Turismo

Gran Canaria, @Feynan

Credit Cover

Foto di Alexandr Ivanov da Pixabay

Questo magazine è un allegato del sito www.turismodelgusto.com.

Il sito viene aggiornato senza alcuna periodicità dichiarata e per questo motivo non

può considerarsi un prodotto editoriale o testata giornalistica come previsto dalla

Legge 8 febbraio 1948, n.4.

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ADV SRLS – Torino – Italia

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Contenuti

#TuttoDrink

#TuttoFood

8 L’arte di vivere italiano è rigorosamente DOC

12 Un anticipo di estate con Spirits&Colori

20 Sagna S.p.A. punta sui vini del Nuovissimo

mondo

26 Il Lambrusco sostenibile

34 Soul Kitchen – Oltre 10 anni di alta cucina

vegetale a Torino


#TuttoOk

#TuttoTravel

44 Un 2024 all’insegna della sostenibilità concreta

48 Wine Cathedrals Experience – narrazione

itinerante nelle storiche cantine di Canelli

54 Valentina Ursic: nuova Direttrice Marketing per

Rinaldi 1957

58 Esplorando la Giordania in Bicicletta: avventura

lungo il percorso del Jordan Bike Trail

66 Rajasthan: terra di re, mitica regione dei

maharaja

72 Lago di Como, ville e giardini da sogno

78 Le piscine naturali di Gran Canaria, tesori senza

età

84 Magica Sassonia


6 TuttoDrink


# TuttoDrink

8 L’arte di vivere italiano è

rigorosamente DOC

12 Un anticipo di estate con

Spirits&Colori

20 Sagna S.p.A. punta sui vini

del Nuovissimo mondo

26 Il Lambrusco sostenibile

TuttoDrink

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8 TuttoDrink


L’arte di vivere italiano è

rigorosamente DOC

Prosecco DOC ha voluto regalare alla città di Milano un nuovo angolo

di bellezza, unico per origine, carattere e stile: una celebrazione del

“Genio Italiano” sospesa tra lo stile Liberty e l’iconicità del brand.

A cura di Redazione Centrale TdG

Leonardo, Galileo, Dante, Verdi, Marconi. Il

genio italiano è un concentrato di fantasia,

curiosità, originalità, destrezza ed eleganza

senza tempo, conosciuto e riconosciuto ai quattro angoli

del globo, che ha contribuito ad alimentare l’iconicità

del Made in Italy.

Un’eredità che continua a essere fonte di innovazione

e ispirazione in tutti i settori, dalla moda al design, dalla

tecnologia alla gastronomia, a testimonianza costante

di quanto creatività ed eccellenza siano parte del DNA

degli abitanti del Belpaese.

L’arte di vivere italiano, senza tempo e contemporanea,

appartiene a chi si fa simbolo internazionale di

cultura, arte e natura. Ne è un esempio Prosecco DOC,

un’autentica eccellenza che nasce da un territorio unico

al mondo e che vive di un’ispirazione al classico orientata

a futuro, che oggi conquista Milano con un’opera

d’arte altrettanto unica.

L’incontro tra Arte e Genio

Per celebrare l’“Italian Genio”, Prosecco DOC ha realizzato

uno spettacolare murale, inaugurato durante

la Fashion Week in Via Canonica 37, nel cuore della

vibrante capitale della moda. L’autore è Zoow24, artista

– ovviamente italiano – di fama internazionale, che ha

TuttoDrink

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dato vita a una composizione quasi ipnotica, forte di

uno stile classico rivisitato in chiave moderna. L’opera

grazie all’emblematica colorazione dorata e regale del

Prosecco DOC si sposa con il un verde raffinato.

Questo sublime ritratto liberty femminile si veste

quindi con l’incanto cromatico del brand, esplorando

anche l’elegante sinfonia tra l’oro e il nero, simboli

tangibili della sofisticata raffinatezza e dello stile

senza tempo dell’arte di vivere italiana. Il verde scuro

delle bottiglie, con la sua tonalità profonda, conferisce

all’opera una personalità intrinseca, sottolineando il

carattere distintivo del Prosecco DOC, che lo rende

conosciuto e apprezzato ovunque. In questa creazione,

l’ispirazione si materializza con impetuosa spontaneità,

risvegliando l’entusiasmo con la stessa magica

effervescenza delle bollicine.

donna ritratta nel murale, che lascia poi la scena alla

bottiglia di Prosecco per il più classico dei momenti di

festa, quello dello stappo dello spumante, aggiungendo

un tocco di magia e creatività all’esperienza virtuale.

Il Genio Italiano racchiuso in un calice

Il Genio Italiano, racchiuso in ogni calice di Prosecco

DOC, è un’icona di eleganza e raffinatezza nel panorama

enologico internazionale. Nato dalla fusione

tra clima, suolo e tradizione vinicola di Veneto e

Friuli-Venezia Giulia, è un regalo della natura sublimato

dalla creatività umana. Prosecco DOC non solo

celebra il passato, ma proietta il suo sguardo verso

l’alto, condividendo con il mondo un’Italia nuova e

contemporanea. The Italian sparkling art of living,

rigorosamente DOC.

L’iniziativa, senza confini fisici, si diffonde globalmente

attraverso i social network e un coinvolgente

video di Mixed Reality. La tecnologia digitale diventa

in questo senso un ponte virtuale, permettendo a

chiunque di connettersi con la bellezza italiana, in

qualunque momento e da qualunque luogo. Una spettacolare

animazione in 3D dà letteralmente vita alla

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Un mondo unico di tradizioni, bellezza e stile racchiuso

in ogni calice di Prosecco DOC. Ecco perché Prosecco DOC è

un vino speciale che puoi trovare solo in bottiglia. E

proveniente dal territorio unico delle nove province di

Veneto e Friuli-Venezia Giulia: la Dreamland. La regione del

Prosecco DOC ti dà il benvenuto su www.prosecco.wine

OFFICIAL SPARKLING WINE

SPONSOR OF MILANO CORTINA 2026

TuttoDrink

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12 TuttoDrink


Un anticipo di estate

con Spirits&Colori

A cura di Redazione Centrale TdG

Spirits&Colori anticipa la bella stagione al Beer & Food Attraction

con novità assolute nello scenario dei distillati. La tre giorni riminese,

dal 18 al 20 febbraio, si prospetta davvero curiosa e golosa,

tra Tequila Rose, Rum Papa’s Pilar e Lucano 1894.

In uno stand dal sapore di estate, al Pad. C 1 – Stand 167, le notti si tingono

di rosa o dei colori ambrati della stagionatura in botti, ma anche dei

profumi di componenti botaniche gestite da un’esperienza secolare e nuove

interpretazioni. Una visita imperdibile, per chi vuole sperimentare il futuro

del mondo spirits e farsi trovare preparato.

TuttoDrink

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Un anticipo di estate con Spirits&Colori

Al Beer & Food Attraction, a Rimini dal 18 al 20 febbraio, Tequila Rose, Rum Papa’s

Pilar, Lucano Amaro Zero e Giass Gin hanno dato un assaggio della bella stagione in

un’ambientazione marinara tutta da gustare

Non è il surriscaldamento globale a far percepire

anzitempo l’estate, ma lo stand di Spirits&Colori

a Beer & Food Attraction, a Rimini dal 18 al 20 febbraio,

al Pad. C 1 -Stand 167, dove un’ambientazione

marinara, tra sedie a sdraio e calcioballilla, ha fatto

gustare gustare in anteprima le etichette che animeranno

le serate della bella stagione.

L’azienda di Reggio Emilia che rappresenta e cura

il posizionamento di distillati di alta qualità, porta

novità assolute nel panorama degli spirits e della

mixology in Italia che sapranno entusiasmare un

pubblico variegato e molto ampio, dai più giovani

fino ai palati più esperti, senza trascurare proposte

destinate a stupire senza distinzione di genere.

14 TuttoDrink


La notte si tinge di rosa, infatti, con una novità assoluta

portata in Italia da Spirits&Colori: Tequila Rose, l’originale

crema di fragole a base del famoso distillato. Una morbida

crema rosa che riesce ad abbinare le fragole al Tequila, per un

risultato esotico, inaspettato e delizioso, rappresentando

il liquore a base di fragole più venduto al mondo.

A stupire, però, non è solo il contenuto, ma anche una bottiglia

davvero singolare, un “tubino nero”, ossia un vetro

nero che tiene lontana la luce, per garantire la freschezza

e il sapore, mentre le rose argentate richiamano il colore

rosa dato dalle fragole che fanno risaltare questa bottiglia

sullo scaffale o al bar.

Non solo, perché a stupire è anche la modalità di servizio:

quando questa deliziosa crema alle fragole è stata raffreddata

alla perfezione, le rose sulla bottiglia passeranno

dall’argento al caratteristico rosa, segnalando quindi la

giusta temperatura per degustarla in bicchieri liscia, con

ghiaccio oppure per miscelarla in cocktail decisamente

instagrammabili.

TuttoDrink

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Ha meritato una visita allo stand un’etichetta altrettanto

speciale per alzare i calici nel 125° della nascita

di uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi, Ernest

Hemingway. Si parla infatti di Papa’s Pilar, il rum che

rende omaggio alle avventure del grande autore e

avventuriero, ma che vuole essere anche un’ispirazione

per chi, gustandolo, vuole vivere la vita in pieno e non

restare uno spettatore. Hemingway inventò un cocktail

che porta il suo nome “Papa doble” o “Hemingway Special”

e fu ispirazione di molti altri drink.

Del resto, Papa’s Pilar Rum nasce dal reale coinvolgimento

della famiglia Hemingway e un’azienda

statunitense nata dalla passione del mastro distillatore

Ron Call che ha 47 anni di esperienza in questo

campo, settima generazione di una famiglia di

distillatori (fin dal 1870) ancora oggi punto di riferimento

in tutto il mondo. Ron Call è inoltre stato la

mente dietro il successo di Jim Beam.

Bourbon usate una volta, di vino Porto e di Sherry

Oloroso.

Nasce così la duplice collezione che spazia dai Flagship

Rum come il Blonde Rum di 7 anni, il Dark

Rum di 24, il Rum 24 affinato in botti di Sherry o

quello con finish di Rye 24, Limited Edition che richiama

il Proibizionismo americano dove la distillazione

prevedeva un’alta percentuale di segale. La Limited

Annual Release completa la seconda collezione,

caratterizzata dalle due referenze Legacy Edition

21 e 22 anni.

Come Hemingway si procurava le sue avventure,

anche Ron Call seleziona a mano alcuni dei rum più

ricercati da tutta la regione caraibica, in base alla

loro età, carattere e profilo aromatico: Barbados, Repubblica

Dominicana, Panama, Venezuela. C’è inoltre

la Distilleria di Key West, seconda casa dello scrittore,

ad arricchire ulteriormente il prodotto finale. I rum

invecchiati in modo accurato vengono uniti ad

arte attraverso l’antico sistema solera, in botti di

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Non solo estero in questo anticipo di estate, ma anche

la grande tradizione italiana con la collaborazione tra

Spirits&Colori e Lucano 1894 per la distribuzione

nel settore Ho.Re.Ca su tutto il territorio italiano di

Lucano Amaro Zero e Giass Gin, le nuove etichette

del portfolio Lucano 1894.

Lucano Amaro Zero, lanciato per la prima volta nel

2022, è una rivoluzionaria interpretazione senza

alcool del celebre Amaro Lucano. Un prodotto unico

in versione alcol free, pensato per rispondere alle esigenze

di un consumatore che non vuole rinunciare al

gusto unico dell’amaro, da consumare anche in quelle

occasioni in cui non si può o non si vuole bere alcol.

Con la sua delicata tonalità aranciata, all’avvicinarsi

al naso manifesta da subito la sua essenza mediterranea:

i profumi di mirto, rosmarino e agrumi si fondono con

eleganza alla nota di camomilla. Il risultato finale è un

gusto intenso e amaricante, che ricorda le gradevoli

note agrumate e floreali. È perfetto per essere gustato

liscio freddo o con ghiaccio, oppure mixato per la creazione

di cocktail e aperitivi analcolici freschi, realizzati

con un pizzico di modernità.

TuttoDrink

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Gin Giass è l’ultima recente acquisizione del Gruppo

Lucano. Si tratta di un dry premium gin, realizzato con

diciotto componenti botaniche e ingredienti naturali,

senza l’aggiunta di nessun elemento artificiale. Il risultato

è un prodotto aromatico, elegante e sorprendentemente

versatile che può essere apprezzato da solo o

in cocktail ricercati e assolutamente inediti.

Un prodotto che stupisce per la sua reinterpretazione

moderna del London Dry Gin. Un distillato dalle

sfumature eclettiche e sorprendenti, con un finale

netto e rinfrescante che lascia un’immediata sensazione

di freschezza. La selezione delle erbe officinali utilizzate

per la sua creazione è stata effettuata con estrema

cura per raggiungere un equilibrio perfetto tra note

floreali, fruttate e speziate.

Tra le principali componenti botaniche spiccano il

ginepro, il coriandolo e l’angelica, unite a ingredienti

naturali come la scorza d’arancia, i petali di rosa e di

arancio, il finocchio, il cardamomo e la cassia. L’aggiunta

di karkadè, cipero, menta, verbena citrus, melissa e timo

dona una straordinaria esplosione di sapori e profumi,

rendendo la degustazione un percorso sensoriale unico,

ideale per coloro che cercano un’esperienza innovativa

e di altissima qualità.

Partito da un liquore nato dalla più profonda tradizione

locale, Gruppo Lucano rappresenta una delle

più importanti realtà nazionali nella produzione e

commercializzazione di spirits, che ha saputo mantenere

il suo “spirito” fondato sul rispetto della passione

famigliare e della terra in cui è nato.

L’accordo di distribuzione esclusiva nazionale

consente di portare queste due straordinarie creazioni,

in purezza e in ambito mixology, a una vasta

platea di barman e bartender da anni sensibili alle proposte

del distributore emiliano, punto di riferimento

grazie a un catalogo di prodotti in cui trovano posto

solo realtà in cui si fondono originalità, artigianalità,

innovazione, creatività e territorio.

Etichette originali e pregiate, quelle presentate

da Spirits&Colori all’evento che riunisce in un solo

appuntamento la più completa offerta nazionale e in-

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ternazionale di birre, bevande, food e tendenze, nate

per stupire e vivere momenti importanti attraverso

diverse modalità di consumo e utilizzo.

Spirits&Colori è un’azienda italiana con sede a

Reggio Emilia specializzata dal 2016 nella selezione,

importazione e distribuzione sul territorio nazionale

di distillati destinati a cocktail bar, trendy lounge bars e

ristoranti. Il suo catalogo comprende un assortimento di

elevata ricercatezza, caratterizzato da piccoli produttori

di acclarata qualità a livello mondiali, capaci di stupire

con i propri distillati i palati più esigenti.

Spirits&Colori Srl

Via del Chionso, 14 – Reggio Emilia

www.spiritsecolori.it

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Sagna S.p.A. punta sui vini

del Nuovissimo mondo

La rotta Brouwer per l’Australia. Sagna S.p.A. punta sui vini del

Nuovissimo mondo. 3 nuove aziende selezionate, in esclusiva, per

il mercato italiano

A cura di Redazione Centrale TdG

Assieme alla Nuova Zelanda, l’Australia rientra

tra i paesi più emergenti quando si parla di

vino. Per tantissimi motivi: in prima istanza,

funge da ottimo veicolo anche per il turismo, sia

interno – di tipo dunque escursionistico – sia esterno,

dall’Europa e paesi decisamente più vicini.

Ma soprattutto per gli aspetti orografici e i suoi climi,

che favoriscono la coltivazione della vite. Lo avevano

già capito a fine del settecento. Più precisamente nel

1778, anno in cui si registra l’arrivo della vite. Dopo un

primo sviluppo, grazie ai primi enologi arrivati dalla

Germania, la viticoltura subisce una battuta d’arresto

per poi ripartire dalla metà del secolo scorso.

Il sesto paese più grande al mondo, con i suoi 8 milioni

di chilometri quadrati, con i suoi Quasi 150mila

gli ettari vitati è l’8° produttore di vino per volumi. C’è

poi un prestigioso primato: la già grande presenza di

piante pre-fillossera.

Nel 2009 è stata istituita la Barossa Old Vine Charter

(BOVC), un progetto a salvaguardia dei vitigni e vigneti

che attualmente sono catalogati così:

• BAROSSA OLD VINE (piante con età pari o superiore

a 35 anni);

• BAROSSA SURVIVOR VINE (piante con età pari o

superiore a 70 anni);

20 TuttoDrink


• BAROSSA CENTENARIAN VINE (piante con età

pari superiore a 100 anni).

• BAROSSAANCESTORVINE (piante con età pari o

superiore a 125 anni).

A fare da contraltare a questo importante patrimonio

genetico c’è un grande spirito d’avanguardia, tantissime

le sperimentazioni: su tutte c’è l’uso del tappo a

vite – il 90% delle bottiglie australiane sono chiuse con

lo screw cap.

Oggetto di interesse in questo approfondimento è

l’ampia zona del sud-est del paese, in cui troviamo Adelaide

Hills, Barossa Valley, Clare Valley e Yarra Valley,

che si contraddistingue per il suo clima caldo e secco,

le forti escursioni termiche e un’altimetria dei vigneti

piuttosto elevata: 500 metri slm. Qui, le più coltivate

sono il Sauvignon Blanc seguito dallo Chardonnay,

il Pinot nero, la Shiraz (Syrah), Riesling, Grenache,

Cabernet Sauvignon.

In Australia non esistono le DOP, ma un sistema di

qualità delle uve e le GI, le Geographical Indication: ne

esistono 64 dal 1998; è consentita l’irrigazione sebbene

non siano molte le aziende che la pratichino. Stagioni

inverse da quelle che conosciamo, in questo periodo è

tempo di vendemmia!

ADELAIDE HILLS

Nei suoi 70 chilometri di vigneto, tra Mount Lofty

Ranges a est di Adelaide, troviamo 2 sotto regioni:

Lenswood e Piccadilly Valley. Le piante raggiungono

fino ai 650 metri slm, si tratta di una zona collinare a

14 chilometri dalla costa del Golfo di St.Vincent, che

beneficiano così di un clima mediterraneo.

BAROSSA VALLEY

Con i suoi 11654mila ettari di vigneto, è la zona più

grande e tra le più note dell’Australia. Qui, alcune piante

risalgono al 1840. L’altitudine dei vigneti si sviluppa

TuttoDrink

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dai 112 ai 597metri slm (53% <280 metri slm). Il clima

è molto caldo e secco, la produzione si concentra in

vini a base Chardonnay, Riesling e Sémillon ma anche

Grenache e Mourvèdre. I suoli sono di matrice sabbioso

e limosa, con strati di argille nere.

CLARE VALLEY

È un’area tra le più antiche d’Australia, le prime vinificazioni

risalgono al 1850. I 40 chilometri di vigneti

sono piantati a Riesling, Chardonnay, Grenache, Shiraz

(Syrah) e Cabernet Sauvignon. Suoli molto drenanti e

profondi, sono ricchi di sabbia e argilla (rosse, grigie e

verdi), dopo i 90 cm si registra un’importante presenza

di calcare.

YARRA VALLEY VICTORIA

Con i suoi 2500 ettari, è la prima regione vinicola

della Victoria nonché la più antica dell’Australia, con i

suoi 170 anni di storia. La prima vigna piantata risale

al 1838. Un’area ricca di microclimi, generalmente

freschi: più freddi di Bordeaux, ma più caldi di Borgogna.

L’altitudine dei vigneti va dai 50 ai 430 metri

slm; le precipitazioni medie variano dai 750 e 950 mm

annui. I suoli sabbiosi e argillosi, con marne rosse e un

drenaggio naturale.

In questo contesto, Sagna S.p.A., storica azienda di

importazione e distribuzione torinese, ha selezionato

per il mercato italiano 3 diverse aziende in ossequio

al percorso che contraddistingue l’azienda dal 1928:

promuovere le migliori eccellenze del mondo enoico

al settore dell’Ho.Re.Ca.

SAINT&SCHOLAR

Nella zona dell’Adelaide Hills, si tratta di un progetto

giovanissimo (prima annata 2017), che propone vini

appropriabili già nei primi anni dall’imbottigliamento.

Si opta per la sola chiusura col tappo a vite. Il core della

produzione è il Sauvignon Blanc, ma non mancano

produzioni più contenute (3000 bottiglie) da singole

vigne, come il fragrante Pinot nero. Di proprietà di

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Ed Peter, Dirk Wiedmann e Reid Bosward, l’azienda

consta di 49 ettari di vigneti a corpo unico. I vini sono a

firma di Stephen Dew (enologo che vanta un’esperienza

presso il Domaine Prieure Roch).

KAESLER

La famiglia Kaesler è pioniera in Barossa Valley, l’impianto

delle viti risale al 1893. Il Kaesler “Old Bastard”

Barossa Shiraz è uno dei vini australiani più ricercati,

le viti di 125 anni di età, pre-fillossera, rappresentano

il fiore all’occhiello tra le produzioni della gamma

Kaesler. Syrah dal grandissimo potenziale evolutivo.

28 ettari di vigneti su suoli sabbioso-limoso per circa

25 cm, più in profondità si trovano strati di argilla (40

cm) e calcare (90 cm).

La presenza di umidità è ideale in questo clima caldo

e secco. In vigna si pratica una “agricoltura rigenerativa”,

che preserva il suolo e lo migliora. La presenza di

carbonio organico è passata da 0,3% all’1,4% (l’obiettivo

è rimuovere il carbonio dall’atmosfera per restituirlo

al suolo). Anche qui, nel team aziendale troviamo l’enologo

Stephen Dew Stephen Dew, che si cimenta in

una bellissima espressione di Grenache: “The Fave”, dà

il “the favourite”, il favorito, da uve piantate nel1930 e

nel 2002 su suolo argilloso. L’approccio è borgognone,

con fermentazione a grappolo intero e un affinamento

in barrique di rovere francese.

STONEHORSE

Di fatto è una Business unit di Kaesler, ma siamo nella

Clare Valley. I primi proprietari dei vigneti Kaesler,

originari dello stato della Slesia, sono arrivati in zona

Barossa Valley all’inizio degli anni ’40 dell’Ottocento,

occupando nei decenni successivi 96 acri di terra. Nel

1983 iniziano a piantare Shiraz, Grenache, Mourvedre.

A lato della vite anche allevamenti equini e bovini. Da

qui il nome “Stonehorse”. Quella adibita a scuderia oggi

ospita locali di degustazione e vinificazione. L’impianto

di nuove superfici vitate si è protratto più recentemente,

a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 del 900. Ancora una volta,

in cantina troviamo Stephen Dew (enologo anche del

TuttoDrink

23


Domaine Prieure Roch) che si concentra su Syrah e

Cabernet Sauvignon proponendone versioni eleganti

e di buona struttura.

YARRA YERING

Una delle aziende più attenzione d’Australia, per

la grandissima qualità dei vini, che nella Yarra Valley

si producono dal 1800. Viticoltura poi interrottasi a

causa delle crisi economiche e i conflitti mondiali. Poi

ripresa grazie al Dott. Bailey Carrodus, che dopo le

lauree in orticoltura ed enologia, si dedica alla ricerca*

sulla fisiologia vegetale al Queens College, Università

di Oxford nel 1965.

*Un college residenziale nel Queens, che tuttora porta il nome

di “Carrodus Quad” in suo onore. Ebbene, è il 1969 quando ai

piedi delle Warramate Hills Bailey trova il sito perfetto per

piantare la vite. Pendii dolci, al riparo da gelate su terreni limosi

con ghiaia ed una esposizione a sud /est. Si ispira al Bordeaux,

nel1973 in quello chiamato “1° blocco di vigneto Yarra Yering”

produce il Dry RedWine No.1 (Cabernet Sauvignon 60% Merlot

24% Malbec 11% Petit Verdot 5%). In seguito si guarda alla

Borgogna, lo Chardonnay in purezza fermenta in botti di rovere

francese (barrique da 228 L e 500 L, 25% nuove), la sua tensione

minerale e la sua opulenza misurata avvolgono il palato, il gusto

conquista per sapidità e persistenza.

Il protocollo produttivo prevede l’uso di raspi variabile,

estrazioni delicate, macerazioni brevi e la malolattica in barrique

francesi. In cantina c’è l’enologa Sarah Crowe (Australian

Winemaker of the year nel 2017).

24 TuttoDrink


LA CONDIVISIONE DEL GUSTO

DRY - CELLAR

intenso e speziato

UN - OAKED

ampio e consistente

Distribuito da Sagna S.p.A.@sagnadal1928

BERE RESPONSABILMENTE

TuttoDrink

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Il Lambrusco sostenibile

In Cantina Quistello 1928, da sempre crediamo nel valore dello sviluppo sostenibile:

innoviamo e investiamo in tecnologie e progetti che testimoniano

questo nostro impegno, la determinazione aziendale ad affrontare le innumerevoli

sfide che oggi il mercato propone.

A cura di Redazione Centrale TdG

Un’azienda che si vuole porre come modello di

crescita economica e al contempo sostenibile

nei confronti dell’ambiente, delle persone e

della comunità in cui opera. Il 2023 si è confermato come

l’anno in cui la coscienza collettiva è diventata consapevole

dell’importanza della sostenibilità ambientale.

Temi come la lotta al cambiamento climatico e alle

sue conseguenze, l’economia circolare, l’approvvigionamento

di energie da fonti rinnovabili, sono stati

finalmente posti all’attenzione dell’opinione pubblica

e delle Istituzioni Internazionali. Per quanto riguarda

le aziende vitivinicole come la nostra, soprattutto il

concetto di tutela dell’ambiente è entrato in modo

preponderante a far parte del quotidiano. Non poteva

essere altrimenti, visto che lavoriamo a stretto contatto

con la natura ogni giorno e godiamo di uno dei frutti

più preziosi di questo nostro territorio: l’uva.

In quest’ottica ci siamo impegnati su più fronti:

contratto di fornitura energia elettrica 100% green da

fonti rinnovabili, recupero e riutilizzo delle bottiglie,

del cartone e delle cassette porta bottiglie, e la riduzione

dell’utilizzo di detergenti.

Molta attenzione viene posta verso le persone che

ne fanno parte. Vengono rispettate tutte le normative

relative alla sicurezza sul lavoro e da sempre si investe

nella formazione dei nostri dipendenti. La nostra

responsabilità sociale non si limita alla produzione.

Sosteniamo attivamente le comunità locali attraverso

progetti sociali, iniziative culturali e programmi di

sviluppo economico, creando valore aggiunto e promuovendo

la prosperità condivisa

Con il nostro impegno per la sostenibilità, vogliamo

essere un modello di eccellenza nel settore vinicolo

e ispirare altri a seguire il nostro esempio. La nostra

cantina è più di un luogo di produzione di vino: è un

custode del territorio, un promotore del benessere

sociale e un pioniere della sostenibilità.

Lo sguardo ai bisogni del presente

e al futuro

Forte è l’impegno della Cantina di Quistello nell’azione

di rinnovamento sia nella produzione che nel rapporto

commerciale con i consumatori. La parola d’ordine è

“salubrità” nella conduzione dei vigneti mediante l’uso

di tecniche improntate al rispetto dell’ambiente, dei

produttori e del consumatore ovvero ottenere uve con

il più basso tenore di residui chimici da trasformare in

un vino sempre più salubre.

Altro valore che la cooperativa persegue è quello etico

a 360 gradi coinvolgendo gli attori della filiera in modo

diretto e indiretto; oggi si parla di Cantina Sostenibile e

26 TuttoDrink


TuttoDrink

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di Prodotto Sostenibile. Un percorso tracciato in questi

anni quale espressione di un modo di essere. Dunque

una realtà cooperativa che considera la tradizione una

innovazione, proprio quell’innovazione che la conduce

verso il futuro sia prossimo che di lungo periodo.

Questa filosofia si concretizza nel suo Lambrusco

che intende portare in dote alle generazioni che verranno.

Novità che in chiave più moderna ha segnato il

divenire del Lambrusco Mantovano e di Quistello è il

recupero dell’autoctono vitigno Lambrusco Grappello

Ruberti, oggi riconosciuto come il vitigno proveniente

da quell’uva selvatica che dà origine a tutta la famiglia

dei Lambruschi.

La Cantina di Quistello lo ha saputo interpretare al

meglio rendendolo il biglietto da visita non solo per

l’area quistellese ove fonda le sue radici e in cui manifesta

la sua migliore performance, ma anche per tutto

l’Oltrepò mantovano.

Il logo aziendale

Giuseppe Gorni, artista locale di natura eclettica, ha

realizzato il logo della cantina raffigurante una donna

intenta a raccogliere l’uva con la tipica veste utilizzata in

quel periodo storico (1920 circa; epoca in cui gli uomini

erano in maggior parte arruolati dalla guerra lasciando

alle donne la conduzione dei terreni) per vendemmiare.

Allo stesso tempo la figura incappucciata richiama ai

monaci benedettini che hanno contribuito allo sviluppo

della vite del Lambrusco.

Info: www.cantinasocialequistello.it

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34 Soul Kitchen – Oltre 10 anni

di alta cucina vegetale a Torino

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Soul Kitchen – Oltre 10 anni

di alta cucina vegetale a Torino

Il locale di Via Santa Giulia 2 è ampio, accogliente, con pareti rustiche

dipinte con colori naturali sui toni del beige, giallino e grigio

e scaffali neri pieni di bottiglie di vino incassati nei muri

A cura di Paolo Alciati e Enza D’Amato

Non è una moda, è una filosofia di vita. Forse è

anche il futuro della ristorazione, sicuramente

diventerà una protagonista sempre più

importante e non più un semplice “accompagnamento”.

Stiamo parlando della cucina vegetale – qualcuno

la chiama anche cucina botanica – e in ogni caso non

è nostra intenzione racchiuderla nelle due classiche

definizioni di cucina vegetariana o vegana.

Non siamo vegetariani, né tantomeno vegani, ma

amiamo i vegetali, siamo perciò davvero interessati al

genere di cucina che li utilizza e abbiamo quindi accettato

con grande piacere il recente invito a gustare l’arte

culinaria di Luca Andrè, chef-patron di Soul Kitchen,

dal 2013 punto di riferimento assoluto dell’alta cucina

vegetale in Torino.

Il locale di Via Santa Giulia 2 è ampio, accogliente,

con pareti rustiche dipinte con colori naturali sui toni

del beige, giallino e grigio e scaffali neri pieni di bottiglie

di vino incassati nei muri. I tavoli sono ben spaziati

tra loro, con tovaglie grigie (finalmente, ci diciamo

…vista l’attuale e pessima moda del tavolo “nudo”, o

parzialmente coperto con una mini tovaglietta) ed

elegantemente illuminati da raffinate lampade-spot a

cono nere con interno dorato per amplificare l’illuminazione

supportata anche da appliques alle pareti. Nel

complesso un locale piacevole e invitante.

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Lo chef Luca, che ci accoglie con una vigorosa stretta

di mano e un sorriso che illumina la faccia da bravo

ragazzo, ha il physique du rôle e gli immancabili tatuaggi

di cui sono ricoperti i giovani cuochi al giorno

d’oggi e non rispecchia certo lo stereotipo del vegano

magrissimo e debole ma piuttosto uno dei protagonisti

di “The Game Changers”, il film-documentario che

racconta la vita di atleti professionisti che hanno scelto

di adottare una dieta completamente a base vegetale.

Lo ascoltiamo con attenzione mentre ci introduce

al percorso enogastronomico “Experience 8” che ci

attende e ci incuriosisce molto: “È nato come un menù

dal taglio estremamente turistico, soprattutto straniero – ci

spiega Luca Andrè – vista la nostra clientela principalmente

americana e svizzera a cui piace l’idea del vegetale, ma ovviamente

abbiamo anche una clientela locale. Per tutti abbiamo

costruito un percorso di abbinamento con vini solo piemontesi,

molto apprezzato. Gli americani prediligono la singola bottiglia,

anche importante come un Barbaresco o un Barolo, d’altronde

abbiamo oltre 300 etichette di vini “etici” in carta…”

I “fingers” di benvenuto sono esteticamente bellissimi.

Si inizia con quelli caldi, un arancino riso, zafferano

e tartufo, un cubo di polenta croccante con cremoso

al pepe nero e germoglio di fagiolo verde giapponese

Mungo e un cannolo di patata ripieno di un fermentato

di frutta secca e fermenti probiotici.

Segue una golosa “montanarina”, ma con una salsa

de-tonnata, pomodorino confit e germogli di borragine;

il formaggio vegetale che assaggiamo successivamente

è davvero particolare: creato con farina di ceci a pasta

dura simile nella consistenza ad un Parmigiano giovane

accompagnato da una composta di ciliege, tabasco e

un acidulato di umeboshi, l’aceto giapponese ottenuto

dalla fermentazione delle prugne. Per ultimo, la tipica

oliva pugliese “Bella di Cerignola”, soda e gustosa

con cremoso all’aglio e germoglio di carota e un cubo

di mela marinata in Crodino, olio e sale, con crema

salata di aglio e capperi e germoglio di pisello verde,

un finale fresco che pulisce il palato e ben predispone

ai piatti successivi.

L’inizio è ottimo, siamo entusiasti

Il primo pairing è lo “sbagliato ma buono” (ed è

buono davvero!), un cocktail a base di due vermouth

totalmente analcolici con sentori primari basati uno

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sulle spezie e l’altro sulla rosa canina con l’aggiunta

di un Gin anch’esso analcolico; l’assemblaggio dona la

sensazione di un Negroni, ma senza le “conseguenze”

dei 28° alcolici che a stomaco vuoto avrebbero fatto

dei danni.

La prima delle portate salate è “Fungos et tubera”,

due tipologie di funghi prataioli, uno arrostito sulla

griglia dopo una cottura in forno a vapore coperto di

erbe e macerato 72 ore al freddo mentre il secondo subisce

una fermentazione lattica, sono accompagnati da

una spugna al prezzemolo, dei germogli di nasturzio a

dare un po’ di piccantezza e tartufo nero sia lamellato

sia lavorato ad aria. Gran piatto!

Segue un classicone: “Porro e tartufo”, ma con la

novità dei pop-corn come parte croccante. Piatto gustoso,

simpatico e originale. Per queste due portate gli

abbinamenti della giovane e preparata sommelier di

sala privilegiano degli interessanti vini biodinamici.

Pani e focacce sono home-made con farine di tipo 1,

semola, segale e il loro lievito madre.

Con “Il quinto gusto” lo chef apre al mondo dell’umami,

presentando un raviolo multiplo ripieno di funghi

porcini accompagnato da tre salse, al whisky torbato,

ai funghi porcini e all’aglio nero fermentato. La croccantezza

è garantita dalla nocciola di Langa; il piatto è

completato da una polvere di cipollotto verde. Davvero

molto interessante, con il sapore spinto a livelli intensi,

tra profumo, acidità e grande persistenza gustativa.

Un altro splendido primo piatto che ci viene proposto

è “Chicchi a confronto”, risotto preparato con

un grande Carnaroli vercellese mantecato con crema

di zucca mantovana arrostita al forno, burro di mandorle,

polvere di limone fresco, trito di salvia in accostamento

con una parte aromatica, la polvere di caffè,

e una sapida, la polvere di miso. Un Sangiovese della

zona del Chianti fiorentino – annata 2016 – è l’ottimo

abbinamento proposto: rosa canina, amarena e sentori

di caffè e tabacco emergono prendendo per mano gli

articolati sapori del risotto.

TuttoFood

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Barolo di Serralunga d’Alba del 2019, giovane, ma già

interessante con il suo bouquet fruttato, intenso, la struttura

importante anche se con tannini ancora austeri e

da ammorbidire. In genere questi vini si accompagnano

a dei piatti di carne importanti, ma in questo ristorante

la carne non si mangia…quindi?

Quindi lo chef decide di stupirci uscendo dal percorso

del menù Experience 8 per presentarci un piatto

innovativo, soprattutto per noi che non siamo abituali

frequentatori…il “Langarolo”, un brasato con riduzione

di Barbera d’Asti, tartufo, nocciola Piemonte IGP accompagnato

con un morbido di patate e una spolverata di

cacao amaro. L’innovazione è data dal fatto che la carne

è 100% veg prodotta da Redefine Meat e stampata

in 3D con ingredienti vegetali: proteine di piselli, olio

di cocco e barbabietola per dare colore e aromaticità.

L’aspetto è quello di un cubetto di bollito con le tipiche

fibre della carne ben visibili e una bella crosticina data

dalla brasatura.

Al primo assaggio sembra proprio di masticare la

carne, pur se di consistenza un po’ troppo gommosa, e

anche il sapore iniziale lo ricorda, ma rimaniamo un po’

perplessi dal secondo boccone in poi poiché, essendo

profani e un po’ condizionati dalle (insane?) abitudini

da carnivori, ricerchiamo un gusto che non c’è – e non

può esserci – inoltre rimane in bocca un sapore finale

leggermente dolciastro, pure se la riduzione di Barbera

assolve bene il suo sapido e gustoso compito. Ovviamente

questa insolita sensazione la comunichiamo allo

chef e lo sommergiamo di domande su una cosa così

inusuale, la prima e per noi più importante è: perché

un vegano, con scelta di alimentazione plant-based,

dovrebbe desiderare questo prodotto?

E chef Andrè – che ha fatto questa scelta etica ben

23 anni fa – spiega che “molti che hanno fatto la mia stessa

scelta non hanno rinnegato il prodotto animale in quanto

gusto, ma in quanto scelta etica. Quindi i profumi della carne

alla brace o del formaggio non li demonizzano, ma li pospongono

nei confronti della scelta primaria e nel momento in cui

trovano un prodotto che dal punto di vista gustativo, visivo,

38 TuttoFood Per la prossima portata arriva sulla nostra tavola un


olfattivo e soprattutto etico li appaga, viene naturale l’idea di

non scartarlo a priori ma di provarlo e, nella maggior parte dei

casi, viene accettato, piace e scelgono di tornare per mangiarlo

nuovamente. Io parto da un’idea di proporre una cucina fatta di

vegetali che va oltre una scelta basata su termini che oggi non uso

neanche più, come vegano o vegetariano, utilizzati eticamente

per distinguersi dagli altri. Io, ripeto, faccio una cucina 100%

vegetale che sposa innovazione e tecnica, una cucina che evolve.

Oggi siamo al primo step di questa tipologia di prodotti, dato

che l’allevamento di grandi quantitativi di bestiame non è più

sostenibile. Al momento il costo è elevato, ma nei prossimi anni

diminuirà sensibilmente con l’aumentare del consumo”.

Soddisfatte le nostre curiosità, Andrè ci presenta il

pre-dessert per pulire il palato dal sapido del “Langarolo”

e prepararlo alla portata dolce: quenelle di mela

verde e bergamotto, con croccante di mandorle, gel al

sedano, scorzetta di limone sciroppata e un germoglio

di basilico-limone.

superflui, ma con mente aperta all’innovazione.

Un plauso meritato sia alla brigata di cucina, che ha

creato piatti d’effetto, gustosi e ben curati nelle presentazioni,

sia ai ragazzi in sala, preparati, educati e

molto attenti nell’anticipare con garbo le nostre piccole

esigenze momentanee senza essere da noi sollecitati.

Come folgorati sulla via di Damasco, ringraziamo Luca

Andrè…da oggi siamo un po’ più vegetariani e un po’

meno carnivori.

SOUL KITCHEN

Via Santa Giulia, 2 – Torino

Tel. 011 884700

www.thesoulkitchen.it

Infine la “Trilogia di Langa”: biscotto alla nocciola,

crema pasticcera con pralinato alle nocciole Piemonte

IGP, fettine di caco-mela fresco, una meringa vegetale

aromatizzata alla carruba, tartufo nero uncinato e una

salsina a base di caco, vaniglia e poche gocce di succo

d’arancia…fantastico! L’inconsueto abbinamento – ma

in questa splendida serata l’insolito è oramai regola, lo

attendiamo e non stupisce più – è con un distillato di

foglie di fico, con note erbacee, agrumate, ammandorlate

e floreali che evocano antichi liquori artigianali, come

i rosoli, gli arquebuse et similia delle nostre nonne.

Immancabili, poi, le piacevoli coccole finali: gelatina

al mango con cioccolato fondente, cheesecake all’albicocca

su frolla sablé a base frutta secca, un gianduiotto

con pasta di miso a dare sapidità e spolveratina di cacao

amaro a chiudere una esperienza gastronomica di

grande soddisfazione per questa tipologia di cucina mai

da noi sufficientemente approfondita (colpa nostra!).

Materie prime d’eccellenza, maniacale attenzione agli

ingredienti con una giusta concessione alle contaminazioni

orientali senza cedere alle mode del momento,

altissima tecnica per piatti mai banali né ornati di orpelli

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TuttoOk

44 Un 2024 all’insegna della

sostenibilità concreta

48 Wine Cathedrals

Experience – narrazione

itinerante nelle storiche cantine

di Canelli

54 Valentina Ursic: nuova

Direttrice Marketing per Rinaldi

1957

58 Esplorando la Giordania

in Bicicletta: avventura lungo il

percorso del Jordan Bike Trail

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Un 2024 all’insegna della

sostenibilità concreta

A cura di Redazione Centrale Tdg

44 TuttoOk

Si allarga il bacino di collaborazioni del progetto ETICO

con l’entrata di ABEO, associazione che supporta il Reparto

di Oncoematologia Pediatrica di Verona


Una nuova e recente collaborazione in materia

di sostenibilità sociale illumina il 2024

del progetto ETICO, di Amorim Cork Italia.

L’iniziativa si occupa dal 2011 della raccolta di tappi

in sughero usati in tutta Italia, per ridurre l’impatto

ambientale, trasformarli in nuova materia prima e

condividere i benefici di questa operazione con realtà

che si occupano di progetti sociali.

Tra queste, ora, rientra ABEO, Associazione Bambino

Emopatico Oncologico, che dal 1988 promuove

iniziative sotto il profilo della prevenzione, del percorso

di cura in ospedale e della socializzazione, sostenendo

dal punto di vista morale e materiale i piccoli pazienti

e le loro famiglie.

intesa come reinserimento in una vita normale.

Il box ETICO, riconoscibile punto di raccolta dei

tappi in sughero usati che dà il via alla filiera sostenibile

gestita da Amorim Cork Italia, è presente, così,

presso la sede dell’associazione, in via G. Mameli 61, a

Verona, (VR). Un 2024 che prende letteralmente vita

da buoni propositi, per dare sollievo anche nella più

inconcepibile sofferenza.

Per approfondimenti:

Tel: 045 855 0808 | abeo@abeo-vr.it | www.abeo-vr.it

«La collaborazione con l’associazione di solidarietà

ABEO nasce da una visione – afferma l’a.d. Amorim

Cork Italia, Carlos Veloso dos Santos – : aiutare e

sostenere le famiglie di bambini affetti da tumori e

leucemie. Un intento delicato e di profondo impegno,

che siamo onorati di supportare grazie al nostro progetto,

capillare in tutta Italia, “Etico, la seconda vita dei

tappi in sughero”».

Oltre a sostenere il Servizio Sanitario Nazionale nel

far fronte ai bisogni materiali del Reparto di Oncoematologia

Pediatrica, sia tramite l’acquisto di strumenti

elettromedicali o beni necessari sia tramite l’istituzione

di borse di studio e/o l’inserimento di personale di supporto,

ABEO ha avviato nei primi anni duemila anche

progetti mirati alla cura dell’ospitalità e dell’accoglienza

delle famiglie, costrette a dover fronteggiare questo

terribile percorso. Il coinvolgimento di ABEO nel coadiuvare

lo sviluppo del Reparto diventa così importante

da portare l’associazione ad essere riconosciuta nel

2010 dall’AOUI di Verona, come unica Associazione di

riferimento del Reparto di Oncoematologia Pediatrica

dell’Ospedale della Donna e del Bambino di Borgo

Trento a Verona, atta a svolgere attività di sostegno per

le famiglie di bambini affetti da tumore, promuovendo

e sostenendo tutte le iniziative previste per questo

tipo di percorso, sotto il profilo della prevenzione, del

trattamento, della riabilitazione e della socializzazione

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Il Gruppo Amorim è la prima azienda al mondo

nella produzione di tappi in sughero, in grado di coprire

da sola nel 2022 il 45% del mercato mondiale di questo

comparto e il 28% del mercato globale di chiusure per

vino; conta un totale di 56 filiali di cui 22 distribuite nei

principali Paesi produttori di vino. Il Gruppo Amorim

esporta in più di 100 Paesi e ha le sue aziende in 28 Paesi

nei cinque continenti.

Amorim Cork Italia, con sede a Conegliano (Treviso),

filiale italiana del Gruppo Amorim, si è confermata nel

2022 azienda leader del mercato del Paese. Con i suoi

75 dipendenti, nel 2022 ha registrato oltre 667 milioni

di tappi venduti per un fatturato di 75,1 milioni di euro,

pari al +6,5% rispetto all’anno precedente.

La leadership di Amorim è dovuta ad una solida rete

tecnico-commerciale distribuita su tutto il territorio

della penisola, ad un efficace servizio di assistenza pre e

post vendita ma anche all’avanguardia dei suoi sistemi

produttivi e gestionali e soprattutto del suo reparto

Ricerca&Sviluppo, al quale si associa una spiccata

sensibilità per la tutela dell’ambiente e in particolare

per la salvaguardia delle foreste da sughero. Accento

vigoroso anche quello sulle risorse umane, con una

serie di iniziative di work-life balance per una migliore

armonia tra vita personale e lavorativa della grande

famiglia Amorim.

Tra gli ultimi grandi traguardi raggiunti, infine, il

compimento perfetto dell’economia circolare grazie alla

linea SUBER, arredo di design nato dalla granina dei

tappi raccolti dalle onlus del progetto ETICO (di Amorim

stessa) e riciclati. Un’opera di sostenibilità divenuta

anche culturale grazie alla Mostra “SUG_HERO – Metaforme

– Le mille vite di uno straordinario dono della

natura, il sughero”, esposizione nata per valorizzare e

testimoniare i valori che animano l’azienda.

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La tecnologia più ecologica e più efficace

al mondo contro il TCA per i tappi in

sughero naturale.

Ispirato dallo straordinario lavoro che la Natura ha fatto con il sughero, abbiamo creato Naturity®, un processo

interamente naturale che rimuove il TCA e altri composti di deviazioni sensoriali dai nostri tappi in sughero naturale.

Sviluppato dall’Università NOVA di Lisbona e da Amorim Cork, Naturity® è una tecnologia rivoluzionaria progettata

per massimizzare la performance dei nostri tappi senza comprometterne la natura. Grazie ad un processo avanzato

che combina tempi, pressione, temperatura e acqua purificata, siamo ora in grado di separare le molecole del TCA e

altre molecole volatili dalla struttura cellulare dei tappi in sughero naturale, attraverso un metodo non invasivo che

mantiene intatte le caratteristiche cruciali di questo materiale unico.

amorimcorkitalia

La scelta naturale

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Wine Cathedrals Experience – narrazione

itinerante nelle storiche cantine

di Canelli

“Canelli è tutta circondata da colli su cui fassi grandissima quantità di

vino da l’industria delli habitatori: certi Moscatelli delicatissimi e perfetti,

e boni vini vermigli, che tutti vanno in botalli a migliaia nel dedalo

di cunicoli e crottini ascosi sotto alle case.”

A cura di Paolo Alciati & Enza D’Amato

Comincia così, con la lettura di un brano tratto da un documento seicentesco,

la Landscape Storymovers® Experience, interessantissima

mattinata in quel di Canelli, in provincia di Asti, alla scoperta delle

storiche Cattedrali Sotterranee del vino – Patrimonio Mondiale dell’Umanità

Unesco dal 2014 – che sono le cantine Coppo, Contratto e Bosca, scavate tra il

XVI e il XIX secolo nel tufo calcareo e che scendono sino a 40 metri nel sottosuolo

attraversando la collina canellese e l’intera città per oltre 20 km.

Autentici capolavori di ingegneria, le “Cattedrali” sono eccezionali testimonianze

architettoniche del patrimonio vinicolo piemontese che emozionano il

visitatore in un lungo percorso che si snoda attraverso tre delle quattro cantine

di questa bella cittadina, patria del primo spumante metodo classico italiano.

L’idea di questa affascinante esperienza immersiva nel territorio è di Fabio

Fassio ed Elena Romano che hanno ispirato un gruppo di giovani ed entusiasti

“Storymovers”®, parola che racchiude in sé la meritevole e complessa opera

di accompagnatori, guide turistiche, cicloturistiche, naturalistiche ed equestri

con una formazione specifica sulle tecniche di narrazione teatrale apprese con

il Teatro degli Acerbi di Asti.

A metà tra una visita guidata e una passeggiata teatrale, le Landscape Storymovers®

Experience sono lo strumento scelto per far immergere i turisti nel

paesaggio di Langhe e Monferrato, con la narrazione delle tradizioni e delle

storie delle sue genti corroborate da golose esperienze gastronomiche. Una

bella iniziativa che ripercorre le passeggiate nelle terre di Cesare Pavese, la

ricerca dei fossili dove una volta c’era il mare, una scarpinata nell’Oasi WWF

di Loazzolo o nei vigneti di Nizza Monferrato o, ed è questo il caso, nella terra

del Moscato, a Canelli.

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Per calarsi nelle ragioni della nascita di queste storiche

cantine non si può prescindere da una breve introduzione

sulla storia dello spumante, detto inizialmente

“Metodo Champenoise” e ora “Metodo Classico”.

Le cantine di Canelli iniziarono ad essere realizzate

sottoterra a partire dalla fine del 1700 perché la roccia

tufacea, di cui è ricco il sottosuolo locale, deriva da

eruzioni vulcaniche, è morbida e quindi si presta facilmente

ad essere scavata, ma l’aspetto principale è che

mantiene una temperatura costante tra 13 e 18 gradi C,

ideale per il vino. In realtà l’espansione delle gallerie

iniziò nell’Ottocento, ossia nel periodo in cui Canelli

cominciava ad essere conosciuta come la “capitale dello

spumante italiano” per la produzione di Moscato d’Asti

e Asti Spumante, grazie alla grande concentrazione

di vigneti di questa dolcissima uva sulle colline che la

circondano.

Il primo “Spumante Italiano”, realizzato col metodo

della rifermentazione in bottiglia, nacque nel 1865

proprio a Canelli, per opera di Carlo Gancia che aveva

fondato lì la sua cantina nel 1850. Un paio d’anni prima,

nel 1848, il giovane enologo Carlo era andato a lavorare

in Francia, a Reims – città sede delle più famose case

di produzione di Champagne – dove trascorse alcuni

anni apprendendo le tecniche di lavorazione di questo

straordinario vino apprezzato in tutto il mondo.

Rientrato in Italia rielaborò le nozioni apprese applicandole

alle uve moscato tipiche della sua zona; il

successo del “Moscato Champagne” – così venne chiamato

– fu immediato nonostante che il vino realizzato

risultasse più dolciastro del “cugino” d’oltralpe, anche

se pochi sanno che fin dopo la metà dell’ottocento pure

lo Champagne era più dolce e sciropposo. Fu Madame

Pommery nel 1874, alle soglie della Belle Époque, a

proporre il primo champagne vinificato secco.

Dopo quella prima positiva impresa, Gancia ipotizzò

che oltre che con l’uva moscato questo vino con le bolle

si potesse fare anche con altri vitigni e diede inizio a

sperimentazioni con Pinot nero e Chardonnay realizzando

il primo vero Spumante secco italiano.

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Resa giustizia alla storia, la visita parte dal cortile

dell’Enoteca Regionale di Canelli e dell’Astesana, che

è anche il luogo dove si trova l’Osteria dei Meravigliati

che accoglie poi il turista per rifocillarlo a chiusura

del tour. La prima sosta è nella storica cantina della

famiglia Coppo, costruita lontano dal fiume che attraversa

Canelli, il Belbo, che con le sue esondazioni

periodiche tanti danni ha arrecato nel corso degli anni

a tutta l’industria locale del vino: ai bottai canellesi, i

bravissimi artigiani che costruivano, con ferro, fuoco e

fatica, i grandi contenitori in legno per i vini – le botti

di vari formati – e che la forza delle acque, quando

allagavano i loro depositi vicini al fiume, trascinava

letteralmente via, ma anche ai produttori stessi che ogni

dieci/vent’anni vedevano svanire sotto la fanghiglia del

fiume centinaia e centinaia di bottiglie messe a dimora

nelle cantine troppo vicine al Belbo.

la vita piuttosto avventurosa della famiglia fondatrice,

che diventa anche fornitore ufficiale dei Savoia e di Vittorio

Emanuele III. La cantina passa successivamente

in mano alla famiglia Bocchino (grappa) che inizia una

notevole opera di ristrutturazione e infine, dal 2011,

alla famiglia Rivetti, già proprietari della cantina La

Spinetta.

La bella Cantina Coppo si sviluppa per ben 5 mila

metri quadrati per una profondità che, nel suo punto

più basso, raggiunge i 40 metri. Dopo le piccole e grandi

botti utilizzate per i famosi vini fermi, bianchi e rossi, ci

si imbatte nelle prime “pupitres”, le tipiche rastrelliere

in legno utilizzate per il “remuage” delle bottiglie di

spumante grazie a una rotazione periodica di 1/8 di giro

e l’inclinazione per far scivolare nel collo della bottiglia

il sedimento prodotto nel corso della rifermentazione

e procedere alla successiva sboccatura o dégorgement.

Il remuage manuale dura 4-6 settimane e prevede in

media 25 giri per bottiglia. Un professionista “remueur”

riesce a muovere circa 75/80.000 bottiglie al giorno!

Un’importante curiosità: un francese – l’abate Dom

Pierre Pérignon – inventò lo Champagne e un altro

francese – Antoine Muller, della Maison Veuve Clicquot

Ponsardin – inventò la tavola da remuage, un tavolo da

cucina con fori obliqui. Fu poi il Sig. Michelot, anche

lui francese che, depositandone il brevettò nel 1864, la

perfezionò trasformandola nelle attuali pupitres.

Il percorso continua alla Cantina Contratto, fondata

nel 1867. Le note storiche si susseguono ad aneddoti e le

Storymovers che ci accompagnano e ci guidano rendono

ancora più interessante tutto il tragitto. Scopriamo così

Questa meravigliosa Cattedrale, anch’essa scavata

interamente a mano sotto il fianco della collina soprastante

la città di Canelli, si estende per circa 5.000

metri quadrati e raggiunge una profondità massima

di 38 metri.

Percorriamo gli affascinanti saloni in mattoni con

soffitti a volta dopo aver ammirato due tra i più storici

e famosi manifesti pubblicitari della cantina, opera del

celebre illustratore Leonetto Cappiello. Gli originali,

del 1922 e del 1925, hanno raggiunto tra i collezionisti

quotazioni di migliaia di euro… Dall’annata 2007 queste

figure femminili sono diventate i soggetti delle etichette

dei loro vini e dei liquori.

Attraversando queste maestose sale capiamo perché

vengono chiamate Cattedrali: un’aura religiosa, quasi

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magica le pervade, inconsciamente si parla sottovoce,

rispettosi e anche un po’ intimoriti da tanta imponenza.

E dato che ogni cattedrale ha il suo officiante, da una

fila di ordinate pupitres spunta Mauro Ferrero, uno

degli ultimi “champagnisti” che dal 1978 cura amorevolmente

tutte le bottiglie di spumante infilate a testa

in giù nelle rastrelliere.

Ha infatti il delicato compito di gestire il remuage

manuale del milione e mezzo di bottiglie che riposano

silenziose al buio. Una persona straordinaria, di valore e

di grande empatia che racconta con entusiasmo i segreti

della fermentazione in bottiglia e i mille aneddoti che

l’esperienza di ben 46 anni vissuti nell’immensità di

quelle sale, nell’assenza di rumori e quasi in solitudine,

gli ha procurato. E la velocità e la precisione con cui

ruota le bottiglie fa rimanere incantati…si sente solo un

leggero tintinnio: “sono i suoni del remuage – spiega Mauro

Ferrero, perché – nel silenzio della cantina il remuage è musica!”

lo stare a tavola con un amico davanti a una bottiglia

di vino… e non c’è nulla di più bello che rilassarsi in

buona compagnia, davanti ad un piatto di ottimi “plin”

e pensare a Dom Pérignon – Dio l’abbia in gloria – che,

davanti a una flûte di dorato Champagne si divertiva a

“guardare la danza degli atomi spumeggianti”. Anche

questa è meraviglia! Prosit!

LANDSCAPE STORYMOVERS® EXPERIENCE

Info: +39 329 228 5564

www.landscapestorymovers.it

Last but not least, eccoci da Bosca, la più antica delle

Cattedrali che, con una meritoria opera di Pia, Polina

e Luigi – i tre fratelli al comando di quest’azienda di

respiro mondiale e pronipoti del fondatore Pietro – è

stata trasformata in un teatro d’eccezione: il percorso di

visita tra botti e pupitres in questo santuario enologico è

disseminato di installazioni di artisti che testimoniano

sia i momenti belli sia quelli tragici vissuti dalla cantina

nei quasi duecento anni di storia, dalla parete con 1.831

bottiglie per celebrare l’anno di fondazione – appunto

il 1831 – alla formula chimica della fermentazione del

vino, dalla storia narrata e documentata dell’azienda

per passare alle terribili alluvioni, del 1910, del 1948

e l’ultima del 1994 a memoria della quale è stata conservata

una stanza con le bottiglie ricoperte di fango.

E dopo passeggiate, curiosità e letture, come in tutte

le più belle esperienze, la degna conclusione è a tavola

e infatti la magia continua all’Osteria dei Meravigliati,

nella suggestiva sala avvolti dall’opera di Antonio Catalano

che ha decorato pareti e soffitto con i “Meravigliati”,

azzurre figure oniriche che si sono “ammalate”

di meraviglia per le cose semplici e naturali: le nuvole

portate dal vento, il sole, le foglie che cadono, la luna,

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Valentina Ursic: nuova Direttrice

Marketing per Rinaldi 1957

La nuova direttrice marketing entra nella società bolognese di distribuzione di prodotti

alcolici dopo anni di esperienza in Italia e nel mondo. Gli obiettivi dichiarati

sono rafforzare il settore “wine” ed espandere l’area relativi agli “spirits” soprattutto

alla luce delle tendenze emergenti tra i consumatori.

A cura di Redazione Centrale TdG

Con oltre 20 anni di esperienza nell’ambito

wine and spirits accumulati in Italia e nel

mondo, Valentina Ursic è stata nominata

Direttrice Marketing di Rinaldi 1957, l’azienda bolognese

impegnata nella distribuzione su scala nazionale

di prodotti alcolici.

L’ingresso di Valentina Ursic in Rinaldi 1957 si allinea

con i dichiarati obiettivi aziendali di rafforzamento

del settore vini ed espansione dell’area spirits per il

2024. Nel campo degli spirits, Rinaldi 1957 si sta muovendo

in risposta alle nuove esigenze di un mercato

che sempre più desidera cimentarsi e approcciarsi a

prodotti di qualità.

I cosiddetti “novelty seeker” sono infatti mossi dal

desiderio di avvicinarsi al mondo degli spirits, come

whiskey, grappe, rum, cognac, armagnac che non siano

più solo e semplici fine pasto, ma delle vere e proprie

“coccole con cui concludere la giornata”, come spiega

Valentina Ursic che si dice entusiasta del nuovo incarico

e pienamente allineata con quella che è la

mission aziendale.

“Oggi il consumatore non esce per il semplice atto di bere,

ma per vivere un’esperienza. In particolare, si sta rafforzando

il legame con maitre e barman che, grazie alla loro conoscenza,

sono in grado di fornire anche qualche chicca in più in termini di

storytelling”- spiega Valentina Ursic, che, nella sua idea

di innovazione in termini di marketing, ha intenzione

per questo di lasciare grande spazio a masterclass ed

eventi che avvicinino il consumatore al prodotto, alla

sua storia, al suo territorio di origine.

Di qui, la ricerca di nuove referenze ad hoc da inserire

nel portfolio Rinaldi che esaltino proprio la

territorialità e non solo nel mondo degli spirits, ma

anche nel settore enoico. Valentina Ursic, d’altro canto,

vanta anche un curriculum di tutto rispetto per quanto

riguarda il vino.

Le sue origini affondano proprio in una famiglia

di produttori vitivinicoli sloveni e Valentina Ursic è

“letteralmente cresciuta con il profumo del mosto”

che l’ha portata, nel tempo, a ottenere le qualifiche di

sommelier AIS, degustatrice ufficiale AIS e giudice

in Friuli Venezia Giulia nell’assegnazione del premio

“Tre Bicchieri” targato Gambero Rosso.

Ad affiancare Valentina Ursic in questo innovamento

del portfolio e della visione, Monica Traversa- nuova

Senior Brand Manager– Valentina Tamburi, Brand

Manager– e i Brand Ambassador Paolo Vercellis e

Carmen Popa.

“Credo molto nella forza del team e del lavoro di squadra per

fare la differenza e ci tengo ad esaltare il contributo di ciascuno”

aggiunge ancora Valentina Ursic, che anticipa anche

l’ingresso imminente in Rinaldi di un nuovo Brand

Ambassador che si occuperà della promozione dei

prodotti distribuiti nel Sud Italia e di un nuovo Junior

Brand Manager.

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Goriziana classe 1974, diplomatasi in “Scienze diplomatiche

internazionali”, si è specializzata successivamente

nel settore marketing, digital marketing e comunicazione.

Da alcuni anni segue percorsi di crescita

personale, che l’hanno portata ad ottenere il titolo di

Lifestyle Coach.

Proprio per questo motivo nutre profondo rispetto

per la vita privata dei membri del suo team di lavoro,

lasciandogli il giusto spazio di tempo per coltivare i

propri hobby e stare con la famiglia. Tramite alcune

piccole sessioni orarie settimanale, Valentina Ursic si

impegna nel focalizzarsi sulle soft skills dei membri

del gruppo operativo, così da garantire una crescita

sul lato professionale e personale.

Oltre alle esperienze in qualità di Brand e Co-Marketing

Manager per Stock Spirits Group, si segnalano

attività di Marketing & Export Manager presso

Tenuta Luisa (2009-2017) e Castello di Spessa (2017-

2021). Il citato triennio 2021-2024 targato Distillerie

Bonollo Umberto in qualità di Marketing and Digital

Marketing Manager è l’ultima esperienza da segnalare

prima dell’approdo in Rinaldi 1957.

Rinaldi 1957 è società di distribuzioni di prodotti

alcolici situata a Bologna.

Info:

tel. 051 421 7811

info@rinaldi1957.it

https://www.rinaldi1957.it

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www.rinaldi1957.it

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Esplorando la Giordania in

Bicicletta: avventura lungo il

percorso del Jordan Bike Trail

La Giordania, con la sua ricca storia, paesaggi mozzafiato e

ospitalità calorosa, offre un’esperienza unica per gli amanti

del cicloturismo

A cura di Silvia Donatiello

Uno dei modi più avvincenti per esplorare

questa terra affascinante è attraverso il Jordan

Bike Trail, un itinerario che attraversa

deserti spettacolari, canyon maestosi, città antiche e

comunità rurali.

Un percorso eccezionale

Il Jordan Bike Trail è uno dei percorsi ciclistici più

avvincenti al mondo, estendendosi per oltre 730 chilometri

e di 20.000 metri di dislivello, attraverso la

variegata geografia della Giordania. Il percorso, formato

da 12 micro-tappe, inizia nella città settentrionale di

Umm Qais, vicino al confine con la Siria, e si snoda

attraverso paesaggi spettacolari fino alla città portuale

di Aqaba, sul Mar Rosso. Lungo il percorso, i ciclisti

avranno l’opportunità di esplorare riserve naturali, siti

archeologici, villaggi tradizionali e molto altro ancora.

Avventura e Cultura

Il Jordan Bike Trail offre un’esperienza ciclistica

senza pari, combinando l’emozione dell’avventura con

la scoperta della ricca cultura e storia della Giordania.

Lungo il percorso, che inizia con dolci colline, uliveti e

fattorie nel nord, i ciclisti passeranno vicino a siti iconici

come Petra, la città antica scavata nella roccia, il Mar

Morto, il punto più basso della Terra, e il Wadi Rum, un

deserto spettacolare noto per le sue formazioni rocciose

monolitiche e i tramonti mozzafiato.

Sfide e Opportunità

Mentre il Jordan Bike Trail offre paesaggi spettacolari

e un’esperienza culturale unica, non mancano

le sfide lungo il percorso. Un percorso fatto di terreni

variabili, dalla sabbia del deserto alle strade sterrate e

ai sentieri rocciosi. Tuttavia, le sfide sono compensate

dalle opportunità di scoprire luoghi remoti e autentici,

incontrare persone cordiali lungo il percorso e vivere

un senso di realizzazione personale mentre si superano

i propri limiti.

Un’Esperienza Indimenticabile

Per gli amanti del cicloturismo in cerca di un’avventura

unica e stimolante, il Jordan Bike Trail offre

un’esperienza indimenticabile. Attraverso paesaggi

mozzafiato, incontri culturali e sfide personali, i ciclisti

avranno l’opportunità di scoprire la vera essenza della

Giordania mentre pedalandosi attraverso il cuore di

questo affascinante paese del Medio Oriente.

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Preparazione e Logistica

Prima di intraprendere l’avventura lungo il Jordan

Bike Trail, è essenziale pianificare attentamente

e prepararsi adeguatamente. Attrezzatura giusta per

affrontare le varie condizioni del terreno, comprese le

biciclette adatte al fuoristrada, abbigliamento tecnico

e attrezzatura per il campeggio sono indispensabili.

Inoltre, è consigliabile pianificare le tappe e organizzare

il trasporto dei bagagli lungo il percorso.

Approfondimenti

Sul sito https://jordanbiketrail.com/ si trovano informazioni

dettagliate: per ogni tappa ci sono le difficoltà

dei percorsi, le distanze e il tempo medio di percorrenza,

mappe, file GPX per l’orientamento, dati altimetrici,

luoghi di ristoro e per pernottare, trasporti, suggerimenti,

descrizione dei luoghi di maggior interesse che

s’incontrano lungo il percorso.

L’organizzazione del Jordan Bike Trail si propone

anche di suggerire itinerari alternativi, per chi non ha

molto tempo a disposizione, e di fornire le principali

informazioni sull’organizzazione prima di partire. Nel

sito sono presenti anche gli operatori locali che organizzano

i percorsi e noleggi di biciclette e le indicazioni per

acquisire mappe e itinerari su carta stampata presso gli

uffici del Jordan Bike Trail di Amman. Si può scegliere

tra un viaggio con il supporto logistico o un’avventura

minimalista in totale autonomia o una delle tante

possibilità che stanno in mezzo a queste due opzioni.

È un percorso adatto a chi ha buon allenamento ed

esperienza, ma i paesaggi e le persone che si incontrano

ripagano della fatica. Per pianificare il viaggio e chiedere

informazioni prima della partenza si può consultare il

sito https://jordanbiketrail.com/ – www.visitjordan.com

E se volete saperne di più, la Giordania sarà presente

alla Fiera del Cicloturismo che si terrà a Bologna dal 5

al 7 aprile 2024.

Info: www.fieradelcicloturismo.it

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66 Rajasthan: terra di re,

mitica regione dei maharaja

72 Lago di Como, ville e

giardini da sogno

78 Le piscine naturali di Gran

Canaria, tesori senza età

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Rajasthan: terra di re,

mitica regione dei maharaja

Il Rajasthan è uno Stato poco popolato (4.500.000), e Jaipur sembra

poco affollata e rilassata, nonostante la popolazione e di circa

2.500.000 di abitanti

A cura di Jimmy Pessina

Il suo nome: Rajasthan, significa letteralmente

“dimora di re”: A Jaipur, la capitale, e nelle principali

città (Jodhpur, Bikaner, Udaipur) le fastose

residenze dei maharaja sono, infatti, l’elemento architettonico

di maggior spicco, insieme alle imponenti

fortezze costruite in arenaria rossa, a volte in rovina,

che testimoniano il suo passato battagliero.

Il Rajasthan, nella parte nordovest dell’India, era la

patria dei principi “raiput” (dal sanscrito “raja putra”,

figlio di re), una stirpe di guerrieri che governò questo

territorio per un millennio circa, seguendo un codice

d’onore e cavalleresco simile a quello dei cavalieri

medievali europei. I rajaput non erano mai in pace: se

no si fossero scontrati con gli invasori provenienti da

altre terre, si sarebbero accaniti fra loro.

Quando però, alla fine del Dodicesimo secolo, iniziarono

le razzie degli invasori musulmani, alcuni

provenienti dall’Asia centrale mongola, e per questo

detti mogol, i principi decisero di allearsi perché il

pericolo era estremo.

Il sostegno finanziario alle loro guerre di difesa veniva

in special modo dai monti Aravalli, ricchi di ferro,

rame e piombo. Alcune antiche tradizioni del Rajasthan

sono legate all’attitudine guerresca dei loro signori.

L’usanza più inumana era quella dei suicidi di massa.

Se l’esito di una battaglia fosse apparito senza speranza,

donne e bambini si sarebbero gettate in un rogo acceso

all’interno della fortezza, mentre gli uomini marciavano

contro il nemico pronti a morire. Il rapporto con i

minacciosi mogol fu caratterizzato da scontri e alleanze

fino all’inizio del Diciottesimo secolo, momento in cui

la potenza musulmana cominciò a diminuire.

Nel 1727 il maharaja Jay Singh fondò Jaipur, la nuova,

elegante e razionale capitale del Rajasthan. In questo

periodo anche l’arte della pittura miniata – che nella

regione aveva da molti secoli una grande scuola – attraversò

un momento particolarmente fecondo. Durante

la colonizzazione inglese il Rajsthan perse il carattere

battagliero, ma continuò a essere un insieme staterelli,

governati ciascuno dal suo maharaja e legati politicamente

alla corona britannica. Gli inglesi operavano

su tutta l’India, un pesante controllo economico, ma

in genere non interferivano nelle abitudini e nelle

tradizioni.

Nel Rajasthan, però proibirono nel 1829 la crudele

usanza del “sati”, il rogo delle vedove sulla pira che cremava

le spoglie del marito. Tuttavia, questa abitudine

esiste ancor oggi, dato che la vita delle vedove è molto

difficile: non possono risposarsi e sono trattate come

delle “senza caste”. Dal punto di vista geografico il

Rajasthan è in linea di massima arido e inospitale, con

pianure, catene montuose, laghi artificiali e sterminate

aree desertiche scarsamente popolate. Tuttavia, la re-

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gione dove gli abitanti indossano i costumi più sontuosi

e colorati dell’India: in una terra dove prevalgono il

monotono paesaggio del deserto e il colore sbiadito della

sabbia, la popolazione ha contrastato questa uniformità

con la varietà e lo splendore degli abiti.

Le donne indossano anche raffinati e pesanti gioielli

d’argento, che non tolgono mai, neppure durante i lavori

più umili. Gli uomini di questa regione sono riconoscibili

per i vistosi mustacchi e i voluminosi turbanti di

vari colori, uno per ogni distretto dello Stato. Questo

copricapo, comunque, ha anche una funzione pratica.

Srotolato, diventa una specie di corda, lunga anche

trenta metri, legando un secchio al quale si attinge acqua

dai pozzi. Più la zona è arida, più profondi i pozzi,

più lunga la striscia di stoffa del turbante. Attualmente

il Rajasthan è tra le zone più frequentate dai turisti.

Qui non c’è la miseria disperata di città come Calcutta;

la vita nei villaggi è abbastanza ordinata e i maharaja,

per “sopravvivere”, hanno spesso trasformato le loro

sfarzose residenze in musei, alberghi o fondazioni:

Jaipur, capitale di questo che è il secondo Stato in ordine

di estensione dell’Unione Indiana, sorge a circa 250 chilometri

da Delhi, ed è una tappa essenziale i viaggiatori.

È una città pianificata secondo le cosmologie indù: tutte

le strade, molto più ampie e tranquille di quelle della

città della pianura del Gange, hanno un orientamento

sud-ovest o nord-sud. Viene chiamata anche “la città

rosa”, per il colore del tufo con il quale sono costruiti

gi edifici della vecchia città murata.

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Un mondo unico di tradizioni, bellezza e stile racchiuso

in ogni calice di Prosecco DOC. Ecco perché Prosecco DOC è

un vino speciale che puoi trovare solo in bottiglia. E

proveniente dal territorio unico delle nove province di

Veneto e Friuli-Venezia Giulia: la Dreamland. La regione del

Prosecco DOC ti dà il benvenuto su www.prosecco.wine

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Lago di Como, ville e

giardini da sogno

Il triangolo d’oro del turismo internazionale

A cura di Jimmy Pessina

Ville d’epoca, status symbol nei tempi d’oro

per generazioni di industriali e signori della

seta. Buen ritiro della tranquilla borghesia

lombarda, e dai turisti internazionali innamorati della

bella Italia. Così è sempre stato il Lago di Como, un

luogo rassicurante, forse un po’ imbalsamato, lontano

dai riflettori delle cronache mondane.

Sta di fatto che è diventata una della meta più alla

moda del globo, con sorpresa degli stessi comaschi, da

quando George Clooney ha comprato Villa Oleandra a

Laglio, attirando dalla California alle sponde lariane,

la star system hollywoodiana.

Poiché l’attore ha acquistato casa in riva al lago, nel

linguaggio di agenti comaschi e lecchesi è entrato un

nuovo termine, “effetto Clooney” a indicare la curva

compulsiva dei prezzi. Il mercato è destinato a salire

ancora, poiché gli immobili sono diventati oggetto del

desiderio dei protagonisti dello jet set internazionale,

come Brad Pitt, Julia Roberts, Madonna, è stata spesso

ospite di Donatella Versace a Villa Fontanelle, a Moltrasio,

Anche Silvio Berlusconi, si era interessato per

Villa Pizzo, una dimora di grande charme, che sorge

accanto alla celebre Villa d’Este, a Cernobbio.

La limitata estensione del territorio costiero, non deve

trarre in inganno perché in poche altre località italiane

si può trovare una tale varietà di tipologie ambientali,

di panorami, d’insediamenti umani. In una manciata

di chilometri si passa dall’alta montagna al lago, dalla

vallata alpina selvaggia alla collina, dall’area urbana

ai villaggi di poche case, dalle piste da sci alle oasi

faunistiche. Lepri, fagiani, cervi, camosci, stambecchi,

uccelli rapaci popolano queste valli, ancora integre

nel loro stato di conservazione. Le splendide dimore,

costellanti il Lario e la Brianza, incastonate in lussureggianti

giardini, sono la migliore testimonianza del

fascino che, nel tempo, la provincia di Como ha saputo

tutelare e accrescere.

Caratteristica particolare dei giardini è la presenza

di piante tipiche di zone calde, come l’alloro, l’ulivo e

di essenze tropicali che prosperano grazie al clima del

lago, particolarmente mite. Fu proprio agli albori del

1800 che Bellagio diventò, tra le prime nel mondo, una

vera località turistica internazionale che ancora oggi,

mantiene intatto le caratteristiche dell’antico borgo,

restando il più possibile fedele a sé tessa.

Meta di tutti i turisti dell’area lariana, considerata

la vera perla dl lago di Como che perpetua l’elogio di

Stendhal: “La più bella veduta che esista al mondo, dopo

il Golfo di Napoli”, ambientando qui alcuni passaggi del

suo romanzo “La Certosa di Parma” nel 1817. Da sempre

poeti e artisti ne sono rimasti affascinati a partire da

Plinio il giovane, passando da Flaubert, Liszt, per citarne

alcuni, fino ai giorni nostri con Clooney. Tra le più

famose prestigiose ville con i giardini del lago di Como,

c’è senz’altro Villa Serbelloni. La villa fu costruita nel

‘400 per Marchesino Stanga, modificata nel ‘500 dalla

famiglia Sfondrati e passò, alla fine del ‘700, ai duchi

Serbelloni che lasciarono intatta la costruzione, ma

ampliarono il maestoso parco.

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L’estensione si sviluppa sulla parte alta del promontorio

di Bellagio con oltre 18 km di viali e sentieri che

permettono di ammirare la grande quantità di piante,

anche rare ed esotiche, che crescono nelle terrazze digradanti

verso il lago. La villa ospitò molti personaggi

illustri: da Leonardo da Vinci all’imperatore Massimiliano

I, da Silvio Pellico alla Regina Vittoria, da Manzoni a

Parini, che vi trascorse lunghi periodi come precettore

dei figli del duca.

Oggi Villa Serbelloni appartiene alla Fondazione

Rockefeller che vi ospita artisti e scienziati di tutto il

mondo. Le altre ville prestigiose che meritano attenzione,

spicca Villa Olmo, sicuramente la dimora neoclassica

più imponente della città di Como. Tra i suoi ospiti più

illustri si annoverano Napoleone e Garibaldi.

Colico è un centro turistico molto importante per il

Lario, in tempi moderni per la scuola di vela e le ottime

risorse ricettive presenti e monumentali costruzioni. Di

rigore un trasferimento all’Abbazia di Piona che sorge

ai piedi del monte Legnone, sulla collina di Olgiasca.

Le prime fonti storiche attestano la presenza in questo

territorio di una comunità monastica risalgono al sec.

VII. Entrando nel severo complesso si possono visitare:

la Chiesa, il Chiostro, la Sala Capitolare e passeggiare

fra gli splendidi giardini. Un consiglio: è delizioso assaggiare

gli ottimi prodotti “creati” dai laboriosi monaci

che lavorano i terreni circostanti e vivono nell’Abbazia.

Beati loro.

A citare anche Villa Monastero a Varenna, derivante

dalla continua ristrutturazione dell’antico monastero

cistercense femminile di Santa Maria risalente al 1208.

Da visitare e ammirare altri inestimabili gioielli. A

Cernobbio, che dista pochi passi da Como, la villa più

famosa è senza dubbio Villa d’Este, oggi trasformata

nel Gran Hotel Villa d’Este. A Tremezzo ha imposto

nome alla Riviera Tramezzina, la struttura più celebre

è Villa Carlotta. Menaggio, con il suo microclima mite,

derivante dall’ottima esposizione al sole, consente la

vita a una flora sorprendente ed esotica. Tra le tante

ville patrizie segnaliamo Villa Mylius Vigoni.

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FONDATA NEL 1945 È CON ROMANO CHE SI PERFEZIONA LA QUALITÀ DI GRAPPE

PRODOTTE A NEIVE IN TIRATURA LIMITATISSIMA CON UN SISTEMA DI LAVORAZIONE

CHE VIENE TUTTORA SCRUPOLOSAMENTE SEGUITO: METODO DI “CONCIA” DELLE VINACCE

E LO STESSO ALAMBICCO DISCONTINUO IN RAME, UNO DEI POCHISSIMI ANCORA ATTIVI

A FUOCO DIRETTO.

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Le piscine naturali di Gran Canaria,

tesori senza età

La costa di Gran Canaria è ricca di luoghi tra la terra e il mare dove il tempo

si ferma e dove le persone possono scoprire la vera dimensione dell’esistenza

sull’isola circondate da sorprendenti forme di vita del litorale.

A cura di Silvia Donatiello

La profondità di una pozza è relativa. In ogni

piscina naturale che si trova sulla costa di Gran

Canaria c’è spazio per tutta la felicità del mondo.

I bambini lo sanno bene. La costa dell’isola è piena

di questi luoghi a metà strada tra la terra e il mare.

Sono gli occhi cristallini dell’oceano e a Gran Canaria

vi aspettano con il loro sguardo azzurro in quasi tutti i

luoghi, affinché possiate dimenticare le ore che passano,

immersi in pura felicità.

Il tempo si ferma ai bordi di queste piscine naturali.

È come se volesse imitare i burgaos, le minuscole lumache

di mare. Tuttavia, i bambini più piccoli non ci

metteranno molto a capire che i burgaos si muovono

davvero. Lentamente, con la pazienza di chi vive ai

margini dell’infinito Atlantico. A volte, quando c’è un

deposito di sabbia sul fondo della piscina, lasciano una

scia sinuosa. È quella che alcuni chiamano “la danza

del burgao“.

Ogni pozza è un piccolo parco a tema. Mamma e

papà possono sistemarsi su una delle pietre vulcaniche

modellate dal mare, mentre i bambini continuano a

scoprire che a Gran Canaria le piscine naturali offrono

sempre molto di più di quello che sembra a prima vista.

Ci si unisce a loro e si gioca gettando sassi in mare.

Forse hanno già imparato a scegliere le pietre più piatte

e a lanciarle in modo che saltino sul mare. Il sole vi

saluta e tinge la superficie della piscina naturale che

avete scelto quel giorno, prima di giallo e poi di rosso.

Perché le piscine naturali di Gran Canaria sono anche

una tela su cui la magica luce dell’isola lascia il segno.

Finisce la giornata, quella in cui voi e la vostra famiglia

avete scoperto la vera profondità di una pozza di acqua

di mare.

Per esempio, gli occhi di qualcuno che sembra essersi

appena svegliato da un sonno profondo e che ti guardano

curiosi dall’acqua. Sono i cabosos, pesci tozzi, comuni

nelle lagune intertidali di Gran Canaria. Sembrano

osservare tutto, compresi i paguri che si muovono e

persino i gabbiani che volano sopra di noi.

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Qualche consiglio

Senza dubbio, la piscina naturale più particolare di

Gran Canaria è il Charco de Los Espejos, vicino al faro

di Sardina, nel nord dell’Isola. In un ambiente vulcanico

e selvaggio, questo specchio d’acqua ci mostra un

colore verde smeraldo molto intenso. Inoltre, l’azione

naturale delle onde ci lascia immagini spettacolari con

il faro come protagonista principale.

XX secolo. Dopo il tramonto, quando ci si allontana,

rimane un’eco di risate e di spuma, così come il sale

appare quando il mare evapora.

Info: www.grancanaria.com

Un’altra delle migliori piscine della zona sono le

piscine Roque Prieto, Ideali per fare un tuffo e lasciarsi

stupire dal paesaggio. Ma il nord di Gran Canaria è pieno

di piscine naturali. Ecco un elenco di alcune che, se si ha

tempo, meritano una visita: Los Charcones, il Charco

San Lorenzo, il Charco de Los Cangrejos e Las Salinas

di Agaete, quest’ultime senza dubbio le mie preferite,

specie al tramonto.

La mia preferita, Las Salinas de Agaete

Come un attore che non vuole lasciare il palcoscenico,

anche se la sua scena è finita, il sole sta lentamente lasciando

Agaete, nel nord-ovest di Gran Canaria. Accanto

ad essa, anche la Coda del Drago sta dando gli ultimi

respiri del giorno, mentre le sue scogliere piramidali si

ricoprono dell’oro e del bronzo del tramonto.

Proprio ora, in quel momento di confusione e magia

tra il giorno che sta finendo e la notte che sta arrivando,

il silenzio prevale nelle piscine naturali. L’oceano guarda

in superficie attraverso questi occhi azzurri, piscine

cristalline situate nel punto esatto in cui un giorno la

lava ha raggiunto l’oceano dietro il cui orizzonte il sole

sta per immergersi. Non c’era nessuno a contemplarlo,

ma nell’incontro si creò un’enclave che avrebbe attirato

tutti gli sguardi.

Prima del tramonto, un altro mare, in questo caso di

persone, entra nelle piscine, collegate da tubi vulcanici

e protette dall’assalto delle onde da barriere sormontate

da piloni simili a fortificazioni. Sono chiamate le

piscine delle Salinas de Agaete, perché in effetti c’è stata

una salina tra il XVII secolo e fino a quasi la metà del

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Magica Sassonia

Dalla magnifica capitale Dresda, sempre antica e sempre

nuova, verso il Parco Nazionale della Svizzera Sassone, sulle

orme del pittore romantico Caspar David Friedrich

A cura di Franca Dell’Arciprete Scotti

Quando si attraversa il ponte Augusto sull’Elba

si ha un magnifico colpo d’occhio sul cuore

di Dresda: pinnacoli e cornicioni, riccioli di

pietre, guglie, frontoni a volute e giochi in chiaroscuro,

balaustre di statue e torrioni. E poi le icone del centro

storico: il Duomo, il Castello residenziale, la terrazza

Bruhl, il lungo Corteo dei Principi in porcellana

di Meissen, il famoso Zwinger con i capolavori di

porcellana, di oreficeria e di pittura.

Città regina del Barocco, Dresda è stata una delle

capitali più affascinanti del Nord Europa, arricchita

sfarzosamente dalla dinastia dei Wettin, i Principi

Elettori della Sassonia, che governavano dal 1200.

Anche se terribilmente bombardata nel 1945 dalle

forze alleate e praticamente distrutta, oggi questa

“Firenze sull’Elba” conserva un grande fascino, dopo

la ricostruzione accurata degli anni successivi.Ricostruzione

completata quasi miracolosamente con la

Frauenkirche che, grazie a donazioni provenienti da

tutto il mondo, è stata riaperta nel 2005.

Inoltre il Palazzo Reale, il Residenzschloss ha visto

ultimati proprio nel 2023 i lavori di ricostruzione e

restauro e la storica piazza Neumarkt è stata ultimata

con il complesso barocco del Palais Hoym. Ecco perché

Dresda è tra i 52 luoghi da visitare nel 2024 per il

New York Times, unica città della Germania.

Per gli amanti dell’arte c’è un’altra occasione d’oro

quest’anno. Nel 2024 si celebra il 250° anniversario

della nascita del pittore Caspar David Friedrich. Per

più di 40 anni, Dresda è stata il centro della sua vita:

fu qui che nacquero le principali opere che oggi sono

considerate in tutto il mondo come le più importanti

testimonianze del Romanticismo tedesco.

Le Collezioni d’arte statali di Dresda, con 14 dipinti

e oltre 70 disegni, possiedono una delle più grandi

collezioni delle sue opere. E durante l’anno si svolgerà

un’ampia mostra dedicata al pittore in due sedi, l’Albertinum

e il Kupferstich-Kabinett nel Palazzo Reale.

Ma le opere di Friedrich ci portano a scoprire altri

paesaggi della Sassonia.

Infatti al centro della sua ispirazione ci fu la cosiddetta

Svizzera Sassone, a sud-est di Dresda. Qui, in

questo mistico paesaggio roccioso, realizzò uno dei

dipinti più famosi dell’epoca: “Il viandante sopra il

mare di nebbia”. Un escursionista con redingote e

bastone da passeggio in piedi su una roccia guarda un

paesaggio di cime montuose dalle forme sinuose che

emergono dalla nebbia mattutina. Fiabesca, misteriosa

e viva, quest’opera è stata creata durante un’escursione

al Kaiserkrone. E quindi, seguendo le peregrinazioni

di Friedrich sui sentieri escursionistici della Svizzera

Sassone, possiamo andare alla scoperta di uno dei

paesaggi naturali più spettacolari d’Europa.

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Nel Parco Nazionale della Svizzera Sassone si trova

il Malerweg, il Sentiero dei Pittori Romantici, che

attraversa le montagne di arenaria dell’Elba, presentandosi

incredibilmente suggestivo per la presenza di

gole profonde, di cime sinuose, forme bizzarre, iconiche

formazioni rocciose.

Il cinguettio degli uccelli, il fruscio delle foglie e lo

scricchiolio della foresta sotto ai piedi sono una tregua

da voci, suonerie e dal rumore della strada. Dalle stazioni

ferroviarie di Dresda i treni che portano verso la

regione del silenzio e del turismo lento partono ogni

20 minuti e in poco tempo si giunge a destinazione.

Questo paesaggio, rimasto intatto milioni di anni,

è monumentale e perfetto per una vacanza in tutta

tranquillità. Simbolo iconico del parco è il bastione

roccioso con il famoso ponte in pietra Basteibrucke,

che si può raggiungere solo a piedi lungo un sentiero

ben segnalato. Una novità è la piattaforma panoramica

a oscillazione libera che si apre sopra una profonda

conca, mentre dall’altro lato il fiume Elba scorre 200

metri più in basso.

Proseguendo l’itinerario da visitare ci sono anche il

palcoscenico naturale Felsenbühne Rathen, la montagna

Lilienstein e l’imponente fortezza di Königstein. La

Sassonia dedica a Caspar David Friedrich, nell’anno del

suo 250° anniversario, un ricco programma di mostre,

passeggiate, escursioni, tour in bicicletta e corsi di pittura

in mezzo alla natura, nei luoghi che sono stati per

lui incomparabili fonti di ispirazione.

Nel sito web appositamente creato https://visitsaxony.

com/caspar-david-friedrich, sono elencati viaggi d’avventura,

escursioni a piedi, corsi di pittura ed eventi.

Nel Parco Nazionale della Svizzera Sassone si può

trascorrere un intero week end, per godere silenzio e

lentezza. Sull’Elba ci sono begli alberghi ed eleganti

appartamenti per le vacanze. Incantevole nel distretto

di Bad Schandau e a soli 30 km da Dresda, c’è l‘idilliaco

Bio resort Schmilka, sulla riva destra dell‘Elba. Questo

villaggio di piccole case a graticcio e pittoresche pensio-

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ni è stato concepito nel rispetto dei dettami ecologici.

Dall‘attenzione per i materiali, tutti naturali ed ecosostenibili,

con cui sono costruiti gli edifici, fino alla cucina

dei suoi ristoranti, interamente di produzione organica

e biologica. Ad esempio, la birreria Braumanufaktur

Schmilka produce birre artigianali non filtrate e non

pastorizzate, con materie prime di agricoltura biologica

certificata, e assolutamente da provare sono i prodotti

da forno del mulino storico e panificio Schmilka.

Tutte le info

• www.germany.travel

• www.sassoniaturismo.it

Per chi volesse pernottare a Schmilka, Villa Thusnelda

è una soluzione che combina eleganza e agio in

uno storico edificio, l’Hotel Zur Mühle affascina per

gli interni rustici, completamente in legno, nel pieno

rispetto della tradizione artigianale, mentre più adatto

ai gruppi di giovani ciclisti o escursionisti, il Berghaus

Rauschenstein è un accogliente e caldo ostello anni ‘30.

Invece il borgo e il Castello di Hohnstein (un’antica

fortezza risalente all’anno 1353), attrezzato per ospitare

visitatori, è un angolo privilegiato della Sassonia,

arroccato su un ripido sperone di roccia. Da qui si gode

una vista meravigliosa sulla romantica valle Polenz e

sulla città di Hohnstein.

Turismo slow vuol dire anche bike

tourism

La Via Ciclabile dell’Elba nel tratto sassone è particolarmente

amata dai cicloturisti. Offre una bella varietà

di paesaggi, ottimo manto stradale, grande offerta di

bikehotels e servizi lungo tutta la rete.

Ma soprattutto offre il piacere di scendere dalla sella

e concedersi interessanti e sorprendenti visite culturali,

artistiche ed enogastronomiche. Particolarmente

memorabile è l’arrivo in bicicletta a Dresda, quando

nello skyline del centro storico spicca la cupola della

Frauenkirche. Per godersi su due ruote la dolce vita

della Valle dell’Elba, la varietà dei paesaggi e visitare i

principali tesori custoditi in questo tratto di via ciclabile

lungo 180 km, è consigliato pianificare almeno cinque

tappe. Il percorso sarà così meno impegnativo e molto

interessante.

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JAMES EADIE WHISKY SCOZIA

Nato e cresciuto vicino a Gleneagles,

in Scozia, aveva nel sangue l’arte della

preparazione e della distillazione, era

l’attività di famiglia. Trasferitosi a Burtonon-Trent

per avviare una fabbrica di birra

nel 1854, continuò a miscelare Scotch nello

stesso modo in cui la famiglia Eadie aveva

sempre fatto. Il suo segreto prevedeva un

blend straordinario di tre sole componenti:

whisky eccezionali, legno accuratamente

scelto e anni di esperienza.

L’anno di svolta arriva il 16 maggio del 1877

quando James approfittò della nuova legge

sulla registrazione dei marchi per registrare

un logo semplice ma audace: l’X.

Per rilanciarlo sono stati utilizzati solo whisky

provenienti dalle distillerie in cui James

Eadie acquistava personalmente, incluse

alcune che hanno cessato la produzione.

Tutti i whisky venivano portati a maturazione

in barili di legno prodotti con quercia

americana, oppure in botti che hanno

ospitato sherry.

Il Master Blender - Norman Mathison – con

i suoi 40 anni di esperienza ci regala oggi

un elegante blend dal sapore piacevole che

risale agli anni d’oro dello Scotch whisky.

BEVI 90 RESPONSABILMENTE

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www.sagna.it | @sagnadal1928


Un mondo unico di tradizioni, bellezza e stile racchiuso

in ogni calice di Prosecco DOC. Ecco perché Prosecco DOC è

un vino speciale che puoi trovare solo in bottiglia. E

proveniente dal territorio unico delle nove province di

Veneto e Friuli-Venezia Giulia: la Dreamland. La regione del

Prosecco DOC ti dà il benvenuto su www.prosecco.wine

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