Turismo del Gusto Magazine - Gennaio 2024
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N°24
Rivista bimestrale
Marzo/Aprile 2024
Questo magazine è un allegato del sito www.turismodelgusto.com
Direttore Responsabile Roberto Rabachino
Valentina Ursic
nuova Direttrice Marketing per Rinaldi 1957
La rotta Brouwer per l’Australia
Sagna S.p.A. punta sui vini del Nuovissimo mondo
L’arte di vivere italiano
Prosecco DOC ha voluto regalare alla città di Milano
Le piscine naturali di Gran Canaria
Tesori senza età
Il Lambrusco sostenibile
Cantina Quistello 1928
Editore e Amministrazione ADV SRLS – Torino – Italia
Direttore Responsabile
Roberto Rabachino
direttore@turismodelgusto.com
Redazione Centrale:
Gladys Torres Urday
Paolo Alciati
redazione@turismodelgusto.com
Editore e Amministrazione
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Grafica e Impaginazione
Martina Rabachino
m.rabachino@turismodelgusto.com
Collaborazioni:
Paolo Alciati, Enza D’Amato, Franca Dell’Arciprete Scotti, Silvia
Donatiello, Jimmy Pessina e Redazione Centrale
Immagini:
Paolo Alciati, Franca Dell’Arciprete Scotti, Redazione Centrale,
Enza D’Amato, Jimmy Pessina, Consorzio Tutela Prosecco DOC,
Silvia Donatiello, Giorgio Violino, Sassonia Turismo, Turismo
Gran Canaria, @Feynan
Credit Cover
Foto di Alexandr Ivanov da Pixabay
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Contenuti
#TuttoDrink
#TuttoFood
8 L’arte di vivere italiano è rigorosamente DOC
12 Un anticipo di estate con Spirits&Colori
20 Sagna S.p.A. punta sui vini del Nuovissimo
mondo
26 Il Lambrusco sostenibile
34 Soul Kitchen – Oltre 10 anni di alta cucina
vegetale a Torino
#TuttoOk
#TuttoTravel
44 Un 2024 all’insegna della sostenibilità concreta
48 Wine Cathedrals Experience – narrazione
itinerante nelle storiche cantine di Canelli
54 Valentina Ursic: nuova Direttrice Marketing per
Rinaldi 1957
58 Esplorando la Giordania in Bicicletta: avventura
lungo il percorso del Jordan Bike Trail
66 Rajasthan: terra di re, mitica regione dei
maharaja
72 Lago di Como, ville e giardini da sogno
78 Le piscine naturali di Gran Canaria, tesori senza
età
84 Magica Sassonia
6 TuttoDrink
# TuttoDrink
8 L’arte di vivere italiano è
rigorosamente DOC
12 Un anticipo di estate con
Spirits&Colori
20 Sagna S.p.A. punta sui vini
del Nuovissimo mondo
26 Il Lambrusco sostenibile
TuttoDrink
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8 TuttoDrink
L’arte di vivere italiano è
rigorosamente DOC
Prosecco DOC ha voluto regalare alla città di Milano un nuovo angolo
di bellezza, unico per origine, carattere e stile: una celebrazione del
“Genio Italiano” sospesa tra lo stile Liberty e l’iconicità del brand.
A cura di Redazione Centrale TdG
Leonardo, Galileo, Dante, Verdi, Marconi. Il
genio italiano è un concentrato di fantasia,
curiosità, originalità, destrezza ed eleganza
senza tempo, conosciuto e riconosciuto ai quattro angoli
del globo, che ha contribuito ad alimentare l’iconicità
del Made in Italy.
Un’eredità che continua a essere fonte di innovazione
e ispirazione in tutti i settori, dalla moda al design, dalla
tecnologia alla gastronomia, a testimonianza costante
di quanto creatività ed eccellenza siano parte del DNA
degli abitanti del Belpaese.
L’arte di vivere italiano, senza tempo e contemporanea,
appartiene a chi si fa simbolo internazionale di
cultura, arte e natura. Ne è un esempio Prosecco DOC,
un’autentica eccellenza che nasce da un territorio unico
al mondo e che vive di un’ispirazione al classico orientata
a futuro, che oggi conquista Milano con un’opera
d’arte altrettanto unica.
L’incontro tra Arte e Genio
Per celebrare l’“Italian Genio”, Prosecco DOC ha realizzato
uno spettacolare murale, inaugurato durante
la Fashion Week in Via Canonica 37, nel cuore della
vibrante capitale della moda. L’autore è Zoow24, artista
– ovviamente italiano – di fama internazionale, che ha
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dato vita a una composizione quasi ipnotica, forte di
uno stile classico rivisitato in chiave moderna. L’opera
grazie all’emblematica colorazione dorata e regale del
Prosecco DOC si sposa con il un verde raffinato.
Questo sublime ritratto liberty femminile si veste
quindi con l’incanto cromatico del brand, esplorando
anche l’elegante sinfonia tra l’oro e il nero, simboli
tangibili della sofisticata raffinatezza e dello stile
senza tempo dell’arte di vivere italiana. Il verde scuro
delle bottiglie, con la sua tonalità profonda, conferisce
all’opera una personalità intrinseca, sottolineando il
carattere distintivo del Prosecco DOC, che lo rende
conosciuto e apprezzato ovunque. In questa creazione,
l’ispirazione si materializza con impetuosa spontaneità,
risvegliando l’entusiasmo con la stessa magica
effervescenza delle bollicine.
donna ritratta nel murale, che lascia poi la scena alla
bottiglia di Prosecco per il più classico dei momenti di
festa, quello dello stappo dello spumante, aggiungendo
un tocco di magia e creatività all’esperienza virtuale.
Il Genio Italiano racchiuso in un calice
Il Genio Italiano, racchiuso in ogni calice di Prosecco
DOC, è un’icona di eleganza e raffinatezza nel panorama
enologico internazionale. Nato dalla fusione
tra clima, suolo e tradizione vinicola di Veneto e
Friuli-Venezia Giulia, è un regalo della natura sublimato
dalla creatività umana. Prosecco DOC non solo
celebra il passato, ma proietta il suo sguardo verso
l’alto, condividendo con il mondo un’Italia nuova e
contemporanea. The Italian sparkling art of living,
rigorosamente DOC.
L’iniziativa, senza confini fisici, si diffonde globalmente
attraverso i social network e un coinvolgente
video di Mixed Reality. La tecnologia digitale diventa
in questo senso un ponte virtuale, permettendo a
chiunque di connettersi con la bellezza italiana, in
qualunque momento e da qualunque luogo. Una spettacolare
animazione in 3D dà letteralmente vita alla
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Un mondo unico di tradizioni, bellezza e stile racchiuso
in ogni calice di Prosecco DOC. Ecco perché Prosecco DOC è
un vino speciale che puoi trovare solo in bottiglia. E
proveniente dal territorio unico delle nove province di
Veneto e Friuli-Venezia Giulia: la Dreamland. La regione del
Prosecco DOC ti dà il benvenuto su www.prosecco.wine
OFFICIAL SPARKLING WINE
SPONSOR OF MILANO CORTINA 2026
TuttoDrink
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Un anticipo di estate
con Spirits&Colori
A cura di Redazione Centrale TdG
Spirits&Colori anticipa la bella stagione al Beer & Food Attraction
con novità assolute nello scenario dei distillati. La tre giorni riminese,
dal 18 al 20 febbraio, si prospetta davvero curiosa e golosa,
tra Tequila Rose, Rum Papa’s Pilar e Lucano 1894.
In uno stand dal sapore di estate, al Pad. C 1 – Stand 167, le notti si tingono
di rosa o dei colori ambrati della stagionatura in botti, ma anche dei
profumi di componenti botaniche gestite da un’esperienza secolare e nuove
interpretazioni. Una visita imperdibile, per chi vuole sperimentare il futuro
del mondo spirits e farsi trovare preparato.
TuttoDrink
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Un anticipo di estate con Spirits&Colori
Al Beer & Food Attraction, a Rimini dal 18 al 20 febbraio, Tequila Rose, Rum Papa’s
Pilar, Lucano Amaro Zero e Giass Gin hanno dato un assaggio della bella stagione in
un’ambientazione marinara tutta da gustare
Non è il surriscaldamento globale a far percepire
anzitempo l’estate, ma lo stand di Spirits&Colori
a Beer & Food Attraction, a Rimini dal 18 al 20 febbraio,
al Pad. C 1 -Stand 167, dove un’ambientazione
marinara, tra sedie a sdraio e calcioballilla, ha fatto
gustare gustare in anteprima le etichette che animeranno
le serate della bella stagione.
L’azienda di Reggio Emilia che rappresenta e cura
il posizionamento di distillati di alta qualità, porta
novità assolute nel panorama degli spirits e della
mixology in Italia che sapranno entusiasmare un
pubblico variegato e molto ampio, dai più giovani
fino ai palati più esperti, senza trascurare proposte
destinate a stupire senza distinzione di genere.
14 TuttoDrink
La notte si tinge di rosa, infatti, con una novità assoluta
portata in Italia da Spirits&Colori: Tequila Rose, l’originale
crema di fragole a base del famoso distillato. Una morbida
crema rosa che riesce ad abbinare le fragole al Tequila, per un
risultato esotico, inaspettato e delizioso, rappresentando
il liquore a base di fragole più venduto al mondo.
A stupire, però, non è solo il contenuto, ma anche una bottiglia
davvero singolare, un “tubino nero”, ossia un vetro
nero che tiene lontana la luce, per garantire la freschezza
e il sapore, mentre le rose argentate richiamano il colore
rosa dato dalle fragole che fanno risaltare questa bottiglia
sullo scaffale o al bar.
Non solo, perché a stupire è anche la modalità di servizio:
quando questa deliziosa crema alle fragole è stata raffreddata
alla perfezione, le rose sulla bottiglia passeranno
dall’argento al caratteristico rosa, segnalando quindi la
giusta temperatura per degustarla in bicchieri liscia, con
ghiaccio oppure per miscelarla in cocktail decisamente
instagrammabili.
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Ha meritato una visita allo stand un’etichetta altrettanto
speciale per alzare i calici nel 125° della nascita
di uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi, Ernest
Hemingway. Si parla infatti di Papa’s Pilar, il rum che
rende omaggio alle avventure del grande autore e
avventuriero, ma che vuole essere anche un’ispirazione
per chi, gustandolo, vuole vivere la vita in pieno e non
restare uno spettatore. Hemingway inventò un cocktail
che porta il suo nome “Papa doble” o “Hemingway Special”
e fu ispirazione di molti altri drink.
Del resto, Papa’s Pilar Rum nasce dal reale coinvolgimento
della famiglia Hemingway e un’azienda
statunitense nata dalla passione del mastro distillatore
Ron Call che ha 47 anni di esperienza in questo
campo, settima generazione di una famiglia di
distillatori (fin dal 1870) ancora oggi punto di riferimento
in tutto il mondo. Ron Call è inoltre stato la
mente dietro il successo di Jim Beam.
Bourbon usate una volta, di vino Porto e di Sherry
Oloroso.
Nasce così la duplice collezione che spazia dai Flagship
Rum come il Blonde Rum di 7 anni, il Dark
Rum di 24, il Rum 24 affinato in botti di Sherry o
quello con finish di Rye 24, Limited Edition che richiama
il Proibizionismo americano dove la distillazione
prevedeva un’alta percentuale di segale. La Limited
Annual Release completa la seconda collezione,
caratterizzata dalle due referenze Legacy Edition
21 e 22 anni.
Come Hemingway si procurava le sue avventure,
anche Ron Call seleziona a mano alcuni dei rum più
ricercati da tutta la regione caraibica, in base alla
loro età, carattere e profilo aromatico: Barbados, Repubblica
Dominicana, Panama, Venezuela. C’è inoltre
la Distilleria di Key West, seconda casa dello scrittore,
ad arricchire ulteriormente il prodotto finale. I rum
invecchiati in modo accurato vengono uniti ad
arte attraverso l’antico sistema solera, in botti di
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Non solo estero in questo anticipo di estate, ma anche
la grande tradizione italiana con la collaborazione tra
Spirits&Colori e Lucano 1894 per la distribuzione
nel settore Ho.Re.Ca su tutto il territorio italiano di
Lucano Amaro Zero e Giass Gin, le nuove etichette
del portfolio Lucano 1894.
Lucano Amaro Zero, lanciato per la prima volta nel
2022, è una rivoluzionaria interpretazione senza
alcool del celebre Amaro Lucano. Un prodotto unico
in versione alcol free, pensato per rispondere alle esigenze
di un consumatore che non vuole rinunciare al
gusto unico dell’amaro, da consumare anche in quelle
occasioni in cui non si può o non si vuole bere alcol.
Con la sua delicata tonalità aranciata, all’avvicinarsi
al naso manifesta da subito la sua essenza mediterranea:
i profumi di mirto, rosmarino e agrumi si fondono con
eleganza alla nota di camomilla. Il risultato finale è un
gusto intenso e amaricante, che ricorda le gradevoli
note agrumate e floreali. È perfetto per essere gustato
liscio freddo o con ghiaccio, oppure mixato per la creazione
di cocktail e aperitivi analcolici freschi, realizzati
con un pizzico di modernità.
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Gin Giass è l’ultima recente acquisizione del Gruppo
Lucano. Si tratta di un dry premium gin, realizzato con
diciotto componenti botaniche e ingredienti naturali,
senza l’aggiunta di nessun elemento artificiale. Il risultato
è un prodotto aromatico, elegante e sorprendentemente
versatile che può essere apprezzato da solo o
in cocktail ricercati e assolutamente inediti.
Un prodotto che stupisce per la sua reinterpretazione
moderna del London Dry Gin. Un distillato dalle
sfumature eclettiche e sorprendenti, con un finale
netto e rinfrescante che lascia un’immediata sensazione
di freschezza. La selezione delle erbe officinali utilizzate
per la sua creazione è stata effettuata con estrema
cura per raggiungere un equilibrio perfetto tra note
floreali, fruttate e speziate.
Tra le principali componenti botaniche spiccano il
ginepro, il coriandolo e l’angelica, unite a ingredienti
naturali come la scorza d’arancia, i petali di rosa e di
arancio, il finocchio, il cardamomo e la cassia. L’aggiunta
di karkadè, cipero, menta, verbena citrus, melissa e timo
dona una straordinaria esplosione di sapori e profumi,
rendendo la degustazione un percorso sensoriale unico,
ideale per coloro che cercano un’esperienza innovativa
e di altissima qualità.
Partito da un liquore nato dalla più profonda tradizione
locale, Gruppo Lucano rappresenta una delle
più importanti realtà nazionali nella produzione e
commercializzazione di spirits, che ha saputo mantenere
il suo “spirito” fondato sul rispetto della passione
famigliare e della terra in cui è nato.
L’accordo di distribuzione esclusiva nazionale
consente di portare queste due straordinarie creazioni,
in purezza e in ambito mixology, a una vasta
platea di barman e bartender da anni sensibili alle proposte
del distributore emiliano, punto di riferimento
grazie a un catalogo di prodotti in cui trovano posto
solo realtà in cui si fondono originalità, artigianalità,
innovazione, creatività e territorio.
Etichette originali e pregiate, quelle presentate
da Spirits&Colori all’evento che riunisce in un solo
appuntamento la più completa offerta nazionale e in-
18 TuttoDrink
ternazionale di birre, bevande, food e tendenze, nate
per stupire e vivere momenti importanti attraverso
diverse modalità di consumo e utilizzo.
Spirits&Colori è un’azienda italiana con sede a
Reggio Emilia specializzata dal 2016 nella selezione,
importazione e distribuzione sul territorio nazionale
di distillati destinati a cocktail bar, trendy lounge bars e
ristoranti. Il suo catalogo comprende un assortimento di
elevata ricercatezza, caratterizzato da piccoli produttori
di acclarata qualità a livello mondiali, capaci di stupire
con i propri distillati i palati più esigenti.
Spirits&Colori Srl
Via del Chionso, 14 – Reggio Emilia
www.spiritsecolori.it
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Sagna S.p.A. punta sui vini
del Nuovissimo mondo
La rotta Brouwer per l’Australia. Sagna S.p.A. punta sui vini del
Nuovissimo mondo. 3 nuove aziende selezionate, in esclusiva, per
il mercato italiano
A cura di Redazione Centrale TdG
Assieme alla Nuova Zelanda, l’Australia rientra
tra i paesi più emergenti quando si parla di
vino. Per tantissimi motivi: in prima istanza,
funge da ottimo veicolo anche per il turismo, sia
interno – di tipo dunque escursionistico – sia esterno,
dall’Europa e paesi decisamente più vicini.
Ma soprattutto per gli aspetti orografici e i suoi climi,
che favoriscono la coltivazione della vite. Lo avevano
già capito a fine del settecento. Più precisamente nel
1778, anno in cui si registra l’arrivo della vite. Dopo un
primo sviluppo, grazie ai primi enologi arrivati dalla
Germania, la viticoltura subisce una battuta d’arresto
per poi ripartire dalla metà del secolo scorso.
Il sesto paese più grande al mondo, con i suoi 8 milioni
di chilometri quadrati, con i suoi Quasi 150mila
gli ettari vitati è l’8° produttore di vino per volumi. C’è
poi un prestigioso primato: la già grande presenza di
piante pre-fillossera.
Nel 2009 è stata istituita la Barossa Old Vine Charter
(BOVC), un progetto a salvaguardia dei vitigni e vigneti
che attualmente sono catalogati così:
• BAROSSA OLD VINE (piante con età pari o superiore
a 35 anni);
• BAROSSA SURVIVOR VINE (piante con età pari o
superiore a 70 anni);
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• BAROSSA CENTENARIAN VINE (piante con età
pari superiore a 100 anni).
• BAROSSAANCESTORVINE (piante con età pari o
superiore a 125 anni).
A fare da contraltare a questo importante patrimonio
genetico c’è un grande spirito d’avanguardia, tantissime
le sperimentazioni: su tutte c’è l’uso del tappo a
vite – il 90% delle bottiglie australiane sono chiuse con
lo screw cap.
Oggetto di interesse in questo approfondimento è
l’ampia zona del sud-est del paese, in cui troviamo Adelaide
Hills, Barossa Valley, Clare Valley e Yarra Valley,
che si contraddistingue per il suo clima caldo e secco,
le forti escursioni termiche e un’altimetria dei vigneti
piuttosto elevata: 500 metri slm. Qui, le più coltivate
sono il Sauvignon Blanc seguito dallo Chardonnay,
il Pinot nero, la Shiraz (Syrah), Riesling, Grenache,
Cabernet Sauvignon.
In Australia non esistono le DOP, ma un sistema di
qualità delle uve e le GI, le Geographical Indication: ne
esistono 64 dal 1998; è consentita l’irrigazione sebbene
non siano molte le aziende che la pratichino. Stagioni
inverse da quelle che conosciamo, in questo periodo è
tempo di vendemmia!
ADELAIDE HILLS
Nei suoi 70 chilometri di vigneto, tra Mount Lofty
Ranges a est di Adelaide, troviamo 2 sotto regioni:
Lenswood e Piccadilly Valley. Le piante raggiungono
fino ai 650 metri slm, si tratta di una zona collinare a
14 chilometri dalla costa del Golfo di St.Vincent, che
beneficiano così di un clima mediterraneo.
BAROSSA VALLEY
Con i suoi 11654mila ettari di vigneto, è la zona più
grande e tra le più note dell’Australia. Qui, alcune piante
risalgono al 1840. L’altitudine dei vigneti si sviluppa
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21
dai 112 ai 597metri slm (53% <280 metri slm). Il clima
è molto caldo e secco, la produzione si concentra in
vini a base Chardonnay, Riesling e Sémillon ma anche
Grenache e Mourvèdre. I suoli sono di matrice sabbioso
e limosa, con strati di argille nere.
CLARE VALLEY
È un’area tra le più antiche d’Australia, le prime vinificazioni
risalgono al 1850. I 40 chilometri di vigneti
sono piantati a Riesling, Chardonnay, Grenache, Shiraz
(Syrah) e Cabernet Sauvignon. Suoli molto drenanti e
profondi, sono ricchi di sabbia e argilla (rosse, grigie e
verdi), dopo i 90 cm si registra un’importante presenza
di calcare.
YARRA VALLEY VICTORIA
Con i suoi 2500 ettari, è la prima regione vinicola
della Victoria nonché la più antica dell’Australia, con i
suoi 170 anni di storia. La prima vigna piantata risale
al 1838. Un’area ricca di microclimi, generalmente
freschi: più freddi di Bordeaux, ma più caldi di Borgogna.
L’altitudine dei vigneti va dai 50 ai 430 metri
slm; le precipitazioni medie variano dai 750 e 950 mm
annui. I suoli sabbiosi e argillosi, con marne rosse e un
drenaggio naturale.
In questo contesto, Sagna S.p.A., storica azienda di
importazione e distribuzione torinese, ha selezionato
per il mercato italiano 3 diverse aziende in ossequio
al percorso che contraddistingue l’azienda dal 1928:
promuovere le migliori eccellenze del mondo enoico
al settore dell’Ho.Re.Ca.
SAINT&SCHOLAR
Nella zona dell’Adelaide Hills, si tratta di un progetto
giovanissimo (prima annata 2017), che propone vini
appropriabili già nei primi anni dall’imbottigliamento.
Si opta per la sola chiusura col tappo a vite. Il core della
produzione è il Sauvignon Blanc, ma non mancano
produzioni più contenute (3000 bottiglie) da singole
vigne, come il fragrante Pinot nero. Di proprietà di
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Ed Peter, Dirk Wiedmann e Reid Bosward, l’azienda
consta di 49 ettari di vigneti a corpo unico. I vini sono a
firma di Stephen Dew (enologo che vanta un’esperienza
presso il Domaine Prieure Roch).
KAESLER
La famiglia Kaesler è pioniera in Barossa Valley, l’impianto
delle viti risale al 1893. Il Kaesler “Old Bastard”
Barossa Shiraz è uno dei vini australiani più ricercati,
le viti di 125 anni di età, pre-fillossera, rappresentano
il fiore all’occhiello tra le produzioni della gamma
Kaesler. Syrah dal grandissimo potenziale evolutivo.
28 ettari di vigneti su suoli sabbioso-limoso per circa
25 cm, più in profondità si trovano strati di argilla (40
cm) e calcare (90 cm).
La presenza di umidità è ideale in questo clima caldo
e secco. In vigna si pratica una “agricoltura rigenerativa”,
che preserva il suolo e lo migliora. La presenza di
carbonio organico è passata da 0,3% all’1,4% (l’obiettivo
è rimuovere il carbonio dall’atmosfera per restituirlo
al suolo). Anche qui, nel team aziendale troviamo l’enologo
Stephen Dew Stephen Dew, che si cimenta in
una bellissima espressione di Grenache: “The Fave”, dà
il “the favourite”, il favorito, da uve piantate nel1930 e
nel 2002 su suolo argilloso. L’approccio è borgognone,
con fermentazione a grappolo intero e un affinamento
in barrique di rovere francese.
STONEHORSE
Di fatto è una Business unit di Kaesler, ma siamo nella
Clare Valley. I primi proprietari dei vigneti Kaesler,
originari dello stato della Slesia, sono arrivati in zona
Barossa Valley all’inizio degli anni ’40 dell’Ottocento,
occupando nei decenni successivi 96 acri di terra. Nel
1983 iniziano a piantare Shiraz, Grenache, Mourvedre.
A lato della vite anche allevamenti equini e bovini. Da
qui il nome “Stonehorse”. Quella adibita a scuderia oggi
ospita locali di degustazione e vinificazione. L’impianto
di nuove superfici vitate si è protratto più recentemente,
a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 del 900. Ancora una volta,
in cantina troviamo Stephen Dew (enologo anche del
TuttoDrink
23
Domaine Prieure Roch) che si concentra su Syrah e
Cabernet Sauvignon proponendone versioni eleganti
e di buona struttura.
YARRA YERING
Una delle aziende più attenzione d’Australia, per
la grandissima qualità dei vini, che nella Yarra Valley
si producono dal 1800. Viticoltura poi interrottasi a
causa delle crisi economiche e i conflitti mondiali. Poi
ripresa grazie al Dott. Bailey Carrodus, che dopo le
lauree in orticoltura ed enologia, si dedica alla ricerca*
sulla fisiologia vegetale al Queens College, Università
di Oxford nel 1965.
*Un college residenziale nel Queens, che tuttora porta il nome
di “Carrodus Quad” in suo onore. Ebbene, è il 1969 quando ai
piedi delle Warramate Hills Bailey trova il sito perfetto per
piantare la vite. Pendii dolci, al riparo da gelate su terreni limosi
con ghiaia ed una esposizione a sud /est. Si ispira al Bordeaux,
nel1973 in quello chiamato “1° blocco di vigneto Yarra Yering”
produce il Dry RedWine No.1 (Cabernet Sauvignon 60% Merlot
24% Malbec 11% Petit Verdot 5%). In seguito si guarda alla
Borgogna, lo Chardonnay in purezza fermenta in botti di rovere
francese (barrique da 228 L e 500 L, 25% nuove), la sua tensione
minerale e la sua opulenza misurata avvolgono il palato, il gusto
conquista per sapidità e persistenza.
Il protocollo produttivo prevede l’uso di raspi variabile,
estrazioni delicate, macerazioni brevi e la malolattica in barrique
francesi. In cantina c’è l’enologa Sarah Crowe (Australian
Winemaker of the year nel 2017).
24 TuttoDrink
LA CONDIVISIONE DEL GUSTO
DRY - CELLAR
intenso e speziato
UN - OAKED
ampio e consistente
Distribuito da Sagna S.p.A.@sagnadal1928
BERE RESPONSABILMENTE
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Il Lambrusco sostenibile
In Cantina Quistello 1928, da sempre crediamo nel valore dello sviluppo sostenibile:
innoviamo e investiamo in tecnologie e progetti che testimoniano
questo nostro impegno, la determinazione aziendale ad affrontare le innumerevoli
sfide che oggi il mercato propone.
A cura di Redazione Centrale TdG
Un’azienda che si vuole porre come modello di
crescita economica e al contempo sostenibile
nei confronti dell’ambiente, delle persone e
della comunità in cui opera. Il 2023 si è confermato come
l’anno in cui la coscienza collettiva è diventata consapevole
dell’importanza della sostenibilità ambientale.
Temi come la lotta al cambiamento climatico e alle
sue conseguenze, l’economia circolare, l’approvvigionamento
di energie da fonti rinnovabili, sono stati
finalmente posti all’attenzione dell’opinione pubblica
e delle Istituzioni Internazionali. Per quanto riguarda
le aziende vitivinicole come la nostra, soprattutto il
concetto di tutela dell’ambiente è entrato in modo
preponderante a far parte del quotidiano. Non poteva
essere altrimenti, visto che lavoriamo a stretto contatto
con la natura ogni giorno e godiamo di uno dei frutti
più preziosi di questo nostro territorio: l’uva.
In quest’ottica ci siamo impegnati su più fronti:
contratto di fornitura energia elettrica 100% green da
fonti rinnovabili, recupero e riutilizzo delle bottiglie,
del cartone e delle cassette porta bottiglie, e la riduzione
dell’utilizzo di detergenti.
Molta attenzione viene posta verso le persone che
ne fanno parte. Vengono rispettate tutte le normative
relative alla sicurezza sul lavoro e da sempre si investe
nella formazione dei nostri dipendenti. La nostra
responsabilità sociale non si limita alla produzione.
Sosteniamo attivamente le comunità locali attraverso
progetti sociali, iniziative culturali e programmi di
sviluppo economico, creando valore aggiunto e promuovendo
la prosperità condivisa
Con il nostro impegno per la sostenibilità, vogliamo
essere un modello di eccellenza nel settore vinicolo
e ispirare altri a seguire il nostro esempio. La nostra
cantina è più di un luogo di produzione di vino: è un
custode del territorio, un promotore del benessere
sociale e un pioniere della sostenibilità.
Lo sguardo ai bisogni del presente
e al futuro
Forte è l’impegno della Cantina di Quistello nell’azione
di rinnovamento sia nella produzione che nel rapporto
commerciale con i consumatori. La parola d’ordine è
“salubrità” nella conduzione dei vigneti mediante l’uso
di tecniche improntate al rispetto dell’ambiente, dei
produttori e del consumatore ovvero ottenere uve con
il più basso tenore di residui chimici da trasformare in
un vino sempre più salubre.
Altro valore che la cooperativa persegue è quello etico
a 360 gradi coinvolgendo gli attori della filiera in modo
diretto e indiretto; oggi si parla di Cantina Sostenibile e
26 TuttoDrink
TuttoDrink
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di Prodotto Sostenibile. Un percorso tracciato in questi
anni quale espressione di un modo di essere. Dunque
una realtà cooperativa che considera la tradizione una
innovazione, proprio quell’innovazione che la conduce
verso il futuro sia prossimo che di lungo periodo.
Questa filosofia si concretizza nel suo Lambrusco
che intende portare in dote alle generazioni che verranno.
Novità che in chiave più moderna ha segnato il
divenire del Lambrusco Mantovano e di Quistello è il
recupero dell’autoctono vitigno Lambrusco Grappello
Ruberti, oggi riconosciuto come il vitigno proveniente
da quell’uva selvatica che dà origine a tutta la famiglia
dei Lambruschi.
La Cantina di Quistello lo ha saputo interpretare al
meglio rendendolo il biglietto da visita non solo per
l’area quistellese ove fonda le sue radici e in cui manifesta
la sua migliore performance, ma anche per tutto
l’Oltrepò mantovano.
Il logo aziendale
Giuseppe Gorni, artista locale di natura eclettica, ha
realizzato il logo della cantina raffigurante una donna
intenta a raccogliere l’uva con la tipica veste utilizzata in
quel periodo storico (1920 circa; epoca in cui gli uomini
erano in maggior parte arruolati dalla guerra lasciando
alle donne la conduzione dei terreni) per vendemmiare.
Allo stesso tempo la figura incappucciata richiama ai
monaci benedettini che hanno contribuito allo sviluppo
della vite del Lambrusco.
Info: www.cantinasocialequistello.it
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34 Soul Kitchen – Oltre 10 anni
di alta cucina vegetale a Torino
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Soul Kitchen – Oltre 10 anni
di alta cucina vegetale a Torino
Il locale di Via Santa Giulia 2 è ampio, accogliente, con pareti rustiche
dipinte con colori naturali sui toni del beige, giallino e grigio
e scaffali neri pieni di bottiglie di vino incassati nei muri
A cura di Paolo Alciati e Enza D’Amato
Non è una moda, è una filosofia di vita. Forse è
anche il futuro della ristorazione, sicuramente
diventerà una protagonista sempre più
importante e non più un semplice “accompagnamento”.
Stiamo parlando della cucina vegetale – qualcuno
la chiama anche cucina botanica – e in ogni caso non
è nostra intenzione racchiuderla nelle due classiche
definizioni di cucina vegetariana o vegana.
Non siamo vegetariani, né tantomeno vegani, ma
amiamo i vegetali, siamo perciò davvero interessati al
genere di cucina che li utilizza e abbiamo quindi accettato
con grande piacere il recente invito a gustare l’arte
culinaria di Luca Andrè, chef-patron di Soul Kitchen,
dal 2013 punto di riferimento assoluto dell’alta cucina
vegetale in Torino.
Il locale di Via Santa Giulia 2 è ampio, accogliente,
con pareti rustiche dipinte con colori naturali sui toni
del beige, giallino e grigio e scaffali neri pieni di bottiglie
di vino incassati nei muri. I tavoli sono ben spaziati
tra loro, con tovaglie grigie (finalmente, ci diciamo
…vista l’attuale e pessima moda del tavolo “nudo”, o
parzialmente coperto con una mini tovaglietta) ed
elegantemente illuminati da raffinate lampade-spot a
cono nere con interno dorato per amplificare l’illuminazione
supportata anche da appliques alle pareti. Nel
complesso un locale piacevole e invitante.
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Lo chef Luca, che ci accoglie con una vigorosa stretta
di mano e un sorriso che illumina la faccia da bravo
ragazzo, ha il physique du rôle e gli immancabili tatuaggi
di cui sono ricoperti i giovani cuochi al giorno
d’oggi e non rispecchia certo lo stereotipo del vegano
magrissimo e debole ma piuttosto uno dei protagonisti
di “The Game Changers”, il film-documentario che
racconta la vita di atleti professionisti che hanno scelto
di adottare una dieta completamente a base vegetale.
Lo ascoltiamo con attenzione mentre ci introduce
al percorso enogastronomico “Experience 8” che ci
attende e ci incuriosisce molto: “È nato come un menù
dal taglio estremamente turistico, soprattutto straniero – ci
spiega Luca Andrè – vista la nostra clientela principalmente
americana e svizzera a cui piace l’idea del vegetale, ma ovviamente
abbiamo anche una clientela locale. Per tutti abbiamo
costruito un percorso di abbinamento con vini solo piemontesi,
molto apprezzato. Gli americani prediligono la singola bottiglia,
anche importante come un Barbaresco o un Barolo, d’altronde
abbiamo oltre 300 etichette di vini “etici” in carta…”
I “fingers” di benvenuto sono esteticamente bellissimi.
Si inizia con quelli caldi, un arancino riso, zafferano
e tartufo, un cubo di polenta croccante con cremoso
al pepe nero e germoglio di fagiolo verde giapponese
Mungo e un cannolo di patata ripieno di un fermentato
di frutta secca e fermenti probiotici.
Segue una golosa “montanarina”, ma con una salsa
de-tonnata, pomodorino confit e germogli di borragine;
il formaggio vegetale che assaggiamo successivamente
è davvero particolare: creato con farina di ceci a pasta
dura simile nella consistenza ad un Parmigiano giovane
accompagnato da una composta di ciliege, tabasco e
un acidulato di umeboshi, l’aceto giapponese ottenuto
dalla fermentazione delle prugne. Per ultimo, la tipica
oliva pugliese “Bella di Cerignola”, soda e gustosa
con cremoso all’aglio e germoglio di carota e un cubo
di mela marinata in Crodino, olio e sale, con crema
salata di aglio e capperi e germoglio di pisello verde,
un finale fresco che pulisce il palato e ben predispone
ai piatti successivi.
L’inizio è ottimo, siamo entusiasti
Il primo pairing è lo “sbagliato ma buono” (ed è
buono davvero!), un cocktail a base di due vermouth
totalmente analcolici con sentori primari basati uno
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sulle spezie e l’altro sulla rosa canina con l’aggiunta
di un Gin anch’esso analcolico; l’assemblaggio dona la
sensazione di un Negroni, ma senza le “conseguenze”
dei 28° alcolici che a stomaco vuoto avrebbero fatto
dei danni.
La prima delle portate salate è “Fungos et tubera”,
due tipologie di funghi prataioli, uno arrostito sulla
griglia dopo una cottura in forno a vapore coperto di
erbe e macerato 72 ore al freddo mentre il secondo subisce
una fermentazione lattica, sono accompagnati da
una spugna al prezzemolo, dei germogli di nasturzio a
dare un po’ di piccantezza e tartufo nero sia lamellato
sia lavorato ad aria. Gran piatto!
Segue un classicone: “Porro e tartufo”, ma con la
novità dei pop-corn come parte croccante. Piatto gustoso,
simpatico e originale. Per queste due portate gli
abbinamenti della giovane e preparata sommelier di
sala privilegiano degli interessanti vini biodinamici.
Pani e focacce sono home-made con farine di tipo 1,
semola, segale e il loro lievito madre.
Con “Il quinto gusto” lo chef apre al mondo dell’umami,
presentando un raviolo multiplo ripieno di funghi
porcini accompagnato da tre salse, al whisky torbato,
ai funghi porcini e all’aglio nero fermentato. La croccantezza
è garantita dalla nocciola di Langa; il piatto è
completato da una polvere di cipollotto verde. Davvero
molto interessante, con il sapore spinto a livelli intensi,
tra profumo, acidità e grande persistenza gustativa.
Un altro splendido primo piatto che ci viene proposto
è “Chicchi a confronto”, risotto preparato con
un grande Carnaroli vercellese mantecato con crema
di zucca mantovana arrostita al forno, burro di mandorle,
polvere di limone fresco, trito di salvia in accostamento
con una parte aromatica, la polvere di caffè,
e una sapida, la polvere di miso. Un Sangiovese della
zona del Chianti fiorentino – annata 2016 – è l’ottimo
abbinamento proposto: rosa canina, amarena e sentori
di caffè e tabacco emergono prendendo per mano gli
articolati sapori del risotto.
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Barolo di Serralunga d’Alba del 2019, giovane, ma già
interessante con il suo bouquet fruttato, intenso, la struttura
importante anche se con tannini ancora austeri e
da ammorbidire. In genere questi vini si accompagnano
a dei piatti di carne importanti, ma in questo ristorante
la carne non si mangia…quindi?
Quindi lo chef decide di stupirci uscendo dal percorso
del menù Experience 8 per presentarci un piatto
innovativo, soprattutto per noi che non siamo abituali
frequentatori…il “Langarolo”, un brasato con riduzione
di Barbera d’Asti, tartufo, nocciola Piemonte IGP accompagnato
con un morbido di patate e una spolverata di
cacao amaro. L’innovazione è data dal fatto che la carne
è 100% veg prodotta da Redefine Meat e stampata
in 3D con ingredienti vegetali: proteine di piselli, olio
di cocco e barbabietola per dare colore e aromaticità.
L’aspetto è quello di un cubetto di bollito con le tipiche
fibre della carne ben visibili e una bella crosticina data
dalla brasatura.
Al primo assaggio sembra proprio di masticare la
carne, pur se di consistenza un po’ troppo gommosa, e
anche il sapore iniziale lo ricorda, ma rimaniamo un po’
perplessi dal secondo boccone in poi poiché, essendo
profani e un po’ condizionati dalle (insane?) abitudini
da carnivori, ricerchiamo un gusto che non c’è – e non
può esserci – inoltre rimane in bocca un sapore finale
leggermente dolciastro, pure se la riduzione di Barbera
assolve bene il suo sapido e gustoso compito. Ovviamente
questa insolita sensazione la comunichiamo allo
chef e lo sommergiamo di domande su una cosa così
inusuale, la prima e per noi più importante è: perché
un vegano, con scelta di alimentazione plant-based,
dovrebbe desiderare questo prodotto?
E chef Andrè – che ha fatto questa scelta etica ben
23 anni fa – spiega che “molti che hanno fatto la mia stessa
scelta non hanno rinnegato il prodotto animale in quanto
gusto, ma in quanto scelta etica. Quindi i profumi della carne
alla brace o del formaggio non li demonizzano, ma li pospongono
nei confronti della scelta primaria e nel momento in cui
trovano un prodotto che dal punto di vista gustativo, visivo,
38 TuttoFood Per la prossima portata arriva sulla nostra tavola un
olfattivo e soprattutto etico li appaga, viene naturale l’idea di
non scartarlo a priori ma di provarlo e, nella maggior parte dei
casi, viene accettato, piace e scelgono di tornare per mangiarlo
nuovamente. Io parto da un’idea di proporre una cucina fatta di
vegetali che va oltre una scelta basata su termini che oggi non uso
neanche più, come vegano o vegetariano, utilizzati eticamente
per distinguersi dagli altri. Io, ripeto, faccio una cucina 100%
vegetale che sposa innovazione e tecnica, una cucina che evolve.
Oggi siamo al primo step di questa tipologia di prodotti, dato
che l’allevamento di grandi quantitativi di bestiame non è più
sostenibile. Al momento il costo è elevato, ma nei prossimi anni
diminuirà sensibilmente con l’aumentare del consumo”.
Soddisfatte le nostre curiosità, Andrè ci presenta il
pre-dessert per pulire il palato dal sapido del “Langarolo”
e prepararlo alla portata dolce: quenelle di mela
verde e bergamotto, con croccante di mandorle, gel al
sedano, scorzetta di limone sciroppata e un germoglio
di basilico-limone.
superflui, ma con mente aperta all’innovazione.
Un plauso meritato sia alla brigata di cucina, che ha
creato piatti d’effetto, gustosi e ben curati nelle presentazioni,
sia ai ragazzi in sala, preparati, educati e
molto attenti nell’anticipare con garbo le nostre piccole
esigenze momentanee senza essere da noi sollecitati.
Come folgorati sulla via di Damasco, ringraziamo Luca
Andrè…da oggi siamo un po’ più vegetariani e un po’
meno carnivori.
SOUL KITCHEN
Via Santa Giulia, 2 – Torino
Tel. 011 884700
www.thesoulkitchen.it
Infine la “Trilogia di Langa”: biscotto alla nocciola,
crema pasticcera con pralinato alle nocciole Piemonte
IGP, fettine di caco-mela fresco, una meringa vegetale
aromatizzata alla carruba, tartufo nero uncinato e una
salsina a base di caco, vaniglia e poche gocce di succo
d’arancia…fantastico! L’inconsueto abbinamento – ma
in questa splendida serata l’insolito è oramai regola, lo
attendiamo e non stupisce più – è con un distillato di
foglie di fico, con note erbacee, agrumate, ammandorlate
e floreali che evocano antichi liquori artigianali, come
i rosoli, gli arquebuse et similia delle nostre nonne.
Immancabili, poi, le piacevoli coccole finali: gelatina
al mango con cioccolato fondente, cheesecake all’albicocca
su frolla sablé a base frutta secca, un gianduiotto
con pasta di miso a dare sapidità e spolveratina di cacao
amaro a chiudere una esperienza gastronomica di
grande soddisfazione per questa tipologia di cucina mai
da noi sufficientemente approfondita (colpa nostra!).
Materie prime d’eccellenza, maniacale attenzione agli
ingredienti con una giusta concessione alle contaminazioni
orientali senza cedere alle mode del momento,
altissima tecnica per piatti mai banali né ornati di orpelli
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44 Un 2024 all’insegna della
sostenibilità concreta
48 Wine Cathedrals
Experience – narrazione
itinerante nelle storiche cantine
di Canelli
54 Valentina Ursic: nuova
Direttrice Marketing per Rinaldi
1957
58 Esplorando la Giordania
in Bicicletta: avventura lungo il
percorso del Jordan Bike Trail
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Un 2024 all’insegna della
sostenibilità concreta
A cura di Redazione Centrale Tdg
44 TuttoOk
Si allarga il bacino di collaborazioni del progetto ETICO
con l’entrata di ABEO, associazione che supporta il Reparto
di Oncoematologia Pediatrica di Verona
Una nuova e recente collaborazione in materia
di sostenibilità sociale illumina il 2024
del progetto ETICO, di Amorim Cork Italia.
L’iniziativa si occupa dal 2011 della raccolta di tappi
in sughero usati in tutta Italia, per ridurre l’impatto
ambientale, trasformarli in nuova materia prima e
condividere i benefici di questa operazione con realtà
che si occupano di progetti sociali.
Tra queste, ora, rientra ABEO, Associazione Bambino
Emopatico Oncologico, che dal 1988 promuove
iniziative sotto il profilo della prevenzione, del percorso
di cura in ospedale e della socializzazione, sostenendo
dal punto di vista morale e materiale i piccoli pazienti
e le loro famiglie.
intesa come reinserimento in una vita normale.
Il box ETICO, riconoscibile punto di raccolta dei
tappi in sughero usati che dà il via alla filiera sostenibile
gestita da Amorim Cork Italia, è presente, così,
presso la sede dell’associazione, in via G. Mameli 61, a
Verona, (VR). Un 2024 che prende letteralmente vita
da buoni propositi, per dare sollievo anche nella più
inconcepibile sofferenza.
Per approfondimenti:
Tel: 045 855 0808 | abeo@abeo-vr.it | www.abeo-vr.it
«La collaborazione con l’associazione di solidarietà
ABEO nasce da una visione – afferma l’a.d. Amorim
Cork Italia, Carlos Veloso dos Santos – : aiutare e
sostenere le famiglie di bambini affetti da tumori e
leucemie. Un intento delicato e di profondo impegno,
che siamo onorati di supportare grazie al nostro progetto,
capillare in tutta Italia, “Etico, la seconda vita dei
tappi in sughero”».
Oltre a sostenere il Servizio Sanitario Nazionale nel
far fronte ai bisogni materiali del Reparto di Oncoematologia
Pediatrica, sia tramite l’acquisto di strumenti
elettromedicali o beni necessari sia tramite l’istituzione
di borse di studio e/o l’inserimento di personale di supporto,
ABEO ha avviato nei primi anni duemila anche
progetti mirati alla cura dell’ospitalità e dell’accoglienza
delle famiglie, costrette a dover fronteggiare questo
terribile percorso. Il coinvolgimento di ABEO nel coadiuvare
lo sviluppo del Reparto diventa così importante
da portare l’associazione ad essere riconosciuta nel
2010 dall’AOUI di Verona, come unica Associazione di
riferimento del Reparto di Oncoematologia Pediatrica
dell’Ospedale della Donna e del Bambino di Borgo
Trento a Verona, atta a svolgere attività di sostegno per
le famiglie di bambini affetti da tumore, promuovendo
e sostenendo tutte le iniziative previste per questo
tipo di percorso, sotto il profilo della prevenzione, del
trattamento, della riabilitazione e della socializzazione
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Il Gruppo Amorim è la prima azienda al mondo
nella produzione di tappi in sughero, in grado di coprire
da sola nel 2022 il 45% del mercato mondiale di questo
comparto e il 28% del mercato globale di chiusure per
vino; conta un totale di 56 filiali di cui 22 distribuite nei
principali Paesi produttori di vino. Il Gruppo Amorim
esporta in più di 100 Paesi e ha le sue aziende in 28 Paesi
nei cinque continenti.
Amorim Cork Italia, con sede a Conegliano (Treviso),
filiale italiana del Gruppo Amorim, si è confermata nel
2022 azienda leader del mercato del Paese. Con i suoi
75 dipendenti, nel 2022 ha registrato oltre 667 milioni
di tappi venduti per un fatturato di 75,1 milioni di euro,
pari al +6,5% rispetto all’anno precedente.
La leadership di Amorim è dovuta ad una solida rete
tecnico-commerciale distribuita su tutto il territorio
della penisola, ad un efficace servizio di assistenza pre e
post vendita ma anche all’avanguardia dei suoi sistemi
produttivi e gestionali e soprattutto del suo reparto
Ricerca&Sviluppo, al quale si associa una spiccata
sensibilità per la tutela dell’ambiente e in particolare
per la salvaguardia delle foreste da sughero. Accento
vigoroso anche quello sulle risorse umane, con una
serie di iniziative di work-life balance per una migliore
armonia tra vita personale e lavorativa della grande
famiglia Amorim.
Tra gli ultimi grandi traguardi raggiunti, infine, il
compimento perfetto dell’economia circolare grazie alla
linea SUBER, arredo di design nato dalla granina dei
tappi raccolti dalle onlus del progetto ETICO (di Amorim
stessa) e riciclati. Un’opera di sostenibilità divenuta
anche culturale grazie alla Mostra “SUG_HERO – Metaforme
– Le mille vite di uno straordinario dono della
natura, il sughero”, esposizione nata per valorizzare e
testimoniare i valori che animano l’azienda.
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La tecnologia più ecologica e più efficace
al mondo contro il TCA per i tappi in
sughero naturale.
Ispirato dallo straordinario lavoro che la Natura ha fatto con il sughero, abbiamo creato Naturity®, un processo
interamente naturale che rimuove il TCA e altri composti di deviazioni sensoriali dai nostri tappi in sughero naturale.
Sviluppato dall’Università NOVA di Lisbona e da Amorim Cork, Naturity® è una tecnologia rivoluzionaria progettata
per massimizzare la performance dei nostri tappi senza comprometterne la natura. Grazie ad un processo avanzato
che combina tempi, pressione, temperatura e acqua purificata, siamo ora in grado di separare le molecole del TCA e
altre molecole volatili dalla struttura cellulare dei tappi in sughero naturale, attraverso un metodo non invasivo che
mantiene intatte le caratteristiche cruciali di questo materiale unico.
amorimcorkitalia
La scelta naturale
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Wine Cathedrals Experience – narrazione
itinerante nelle storiche cantine
di Canelli
“Canelli è tutta circondata da colli su cui fassi grandissima quantità di
vino da l’industria delli habitatori: certi Moscatelli delicatissimi e perfetti,
e boni vini vermigli, che tutti vanno in botalli a migliaia nel dedalo
di cunicoli e crottini ascosi sotto alle case.”
A cura di Paolo Alciati & Enza D’Amato
Comincia così, con la lettura di un brano tratto da un documento seicentesco,
la Landscape Storymovers® Experience, interessantissima
mattinata in quel di Canelli, in provincia di Asti, alla scoperta delle
storiche Cattedrali Sotterranee del vino – Patrimonio Mondiale dell’Umanità
Unesco dal 2014 – che sono le cantine Coppo, Contratto e Bosca, scavate tra il
XVI e il XIX secolo nel tufo calcareo e che scendono sino a 40 metri nel sottosuolo
attraversando la collina canellese e l’intera città per oltre 20 km.
Autentici capolavori di ingegneria, le “Cattedrali” sono eccezionali testimonianze
architettoniche del patrimonio vinicolo piemontese che emozionano il
visitatore in un lungo percorso che si snoda attraverso tre delle quattro cantine
di questa bella cittadina, patria del primo spumante metodo classico italiano.
L’idea di questa affascinante esperienza immersiva nel territorio è di Fabio
Fassio ed Elena Romano che hanno ispirato un gruppo di giovani ed entusiasti
“Storymovers”®, parola che racchiude in sé la meritevole e complessa opera
di accompagnatori, guide turistiche, cicloturistiche, naturalistiche ed equestri
con una formazione specifica sulle tecniche di narrazione teatrale apprese con
il Teatro degli Acerbi di Asti.
A metà tra una visita guidata e una passeggiata teatrale, le Landscape Storymovers®
Experience sono lo strumento scelto per far immergere i turisti nel
paesaggio di Langhe e Monferrato, con la narrazione delle tradizioni e delle
storie delle sue genti corroborate da golose esperienze gastronomiche. Una
bella iniziativa che ripercorre le passeggiate nelle terre di Cesare Pavese, la
ricerca dei fossili dove una volta c’era il mare, una scarpinata nell’Oasi WWF
di Loazzolo o nei vigneti di Nizza Monferrato o, ed è questo il caso, nella terra
del Moscato, a Canelli.
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Per calarsi nelle ragioni della nascita di queste storiche
cantine non si può prescindere da una breve introduzione
sulla storia dello spumante, detto inizialmente
“Metodo Champenoise” e ora “Metodo Classico”.
Le cantine di Canelli iniziarono ad essere realizzate
sottoterra a partire dalla fine del 1700 perché la roccia
tufacea, di cui è ricco il sottosuolo locale, deriva da
eruzioni vulcaniche, è morbida e quindi si presta facilmente
ad essere scavata, ma l’aspetto principale è che
mantiene una temperatura costante tra 13 e 18 gradi C,
ideale per il vino. In realtà l’espansione delle gallerie
iniziò nell’Ottocento, ossia nel periodo in cui Canelli
cominciava ad essere conosciuta come la “capitale dello
spumante italiano” per la produzione di Moscato d’Asti
e Asti Spumante, grazie alla grande concentrazione
di vigneti di questa dolcissima uva sulle colline che la
circondano.
Il primo “Spumante Italiano”, realizzato col metodo
della rifermentazione in bottiglia, nacque nel 1865
proprio a Canelli, per opera di Carlo Gancia che aveva
fondato lì la sua cantina nel 1850. Un paio d’anni prima,
nel 1848, il giovane enologo Carlo era andato a lavorare
in Francia, a Reims – città sede delle più famose case
di produzione di Champagne – dove trascorse alcuni
anni apprendendo le tecniche di lavorazione di questo
straordinario vino apprezzato in tutto il mondo.
Rientrato in Italia rielaborò le nozioni apprese applicandole
alle uve moscato tipiche della sua zona; il
successo del “Moscato Champagne” – così venne chiamato
– fu immediato nonostante che il vino realizzato
risultasse più dolciastro del “cugino” d’oltralpe, anche
se pochi sanno che fin dopo la metà dell’ottocento pure
lo Champagne era più dolce e sciropposo. Fu Madame
Pommery nel 1874, alle soglie della Belle Époque, a
proporre il primo champagne vinificato secco.
Dopo quella prima positiva impresa, Gancia ipotizzò
che oltre che con l’uva moscato questo vino con le bolle
si potesse fare anche con altri vitigni e diede inizio a
sperimentazioni con Pinot nero e Chardonnay realizzando
il primo vero Spumante secco italiano.
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Resa giustizia alla storia, la visita parte dal cortile
dell’Enoteca Regionale di Canelli e dell’Astesana, che
è anche il luogo dove si trova l’Osteria dei Meravigliati
che accoglie poi il turista per rifocillarlo a chiusura
del tour. La prima sosta è nella storica cantina della
famiglia Coppo, costruita lontano dal fiume che attraversa
Canelli, il Belbo, che con le sue esondazioni
periodiche tanti danni ha arrecato nel corso degli anni
a tutta l’industria locale del vino: ai bottai canellesi, i
bravissimi artigiani che costruivano, con ferro, fuoco e
fatica, i grandi contenitori in legno per i vini – le botti
di vari formati – e che la forza delle acque, quando
allagavano i loro depositi vicini al fiume, trascinava
letteralmente via, ma anche ai produttori stessi che ogni
dieci/vent’anni vedevano svanire sotto la fanghiglia del
fiume centinaia e centinaia di bottiglie messe a dimora
nelle cantine troppo vicine al Belbo.
la vita piuttosto avventurosa della famiglia fondatrice,
che diventa anche fornitore ufficiale dei Savoia e di Vittorio
Emanuele III. La cantina passa successivamente
in mano alla famiglia Bocchino (grappa) che inizia una
notevole opera di ristrutturazione e infine, dal 2011,
alla famiglia Rivetti, già proprietari della cantina La
Spinetta.
La bella Cantina Coppo si sviluppa per ben 5 mila
metri quadrati per una profondità che, nel suo punto
più basso, raggiunge i 40 metri. Dopo le piccole e grandi
botti utilizzate per i famosi vini fermi, bianchi e rossi, ci
si imbatte nelle prime “pupitres”, le tipiche rastrelliere
in legno utilizzate per il “remuage” delle bottiglie di
spumante grazie a una rotazione periodica di 1/8 di giro
e l’inclinazione per far scivolare nel collo della bottiglia
il sedimento prodotto nel corso della rifermentazione
e procedere alla successiva sboccatura o dégorgement.
Il remuage manuale dura 4-6 settimane e prevede in
media 25 giri per bottiglia. Un professionista “remueur”
riesce a muovere circa 75/80.000 bottiglie al giorno!
Un’importante curiosità: un francese – l’abate Dom
Pierre Pérignon – inventò lo Champagne e un altro
francese – Antoine Muller, della Maison Veuve Clicquot
Ponsardin – inventò la tavola da remuage, un tavolo da
cucina con fori obliqui. Fu poi il Sig. Michelot, anche
lui francese che, depositandone il brevettò nel 1864, la
perfezionò trasformandola nelle attuali pupitres.
Il percorso continua alla Cantina Contratto, fondata
nel 1867. Le note storiche si susseguono ad aneddoti e le
Storymovers che ci accompagnano e ci guidano rendono
ancora più interessante tutto il tragitto. Scopriamo così
Questa meravigliosa Cattedrale, anch’essa scavata
interamente a mano sotto il fianco della collina soprastante
la città di Canelli, si estende per circa 5.000
metri quadrati e raggiunge una profondità massima
di 38 metri.
Percorriamo gli affascinanti saloni in mattoni con
soffitti a volta dopo aver ammirato due tra i più storici
e famosi manifesti pubblicitari della cantina, opera del
celebre illustratore Leonetto Cappiello. Gli originali,
del 1922 e del 1925, hanno raggiunto tra i collezionisti
quotazioni di migliaia di euro… Dall’annata 2007 queste
figure femminili sono diventate i soggetti delle etichette
dei loro vini e dei liquori.
Attraversando queste maestose sale capiamo perché
vengono chiamate Cattedrali: un’aura religiosa, quasi
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magica le pervade, inconsciamente si parla sottovoce,
rispettosi e anche un po’ intimoriti da tanta imponenza.
E dato che ogni cattedrale ha il suo officiante, da una
fila di ordinate pupitres spunta Mauro Ferrero, uno
degli ultimi “champagnisti” che dal 1978 cura amorevolmente
tutte le bottiglie di spumante infilate a testa
in giù nelle rastrelliere.
Ha infatti il delicato compito di gestire il remuage
manuale del milione e mezzo di bottiglie che riposano
silenziose al buio. Una persona straordinaria, di valore e
di grande empatia che racconta con entusiasmo i segreti
della fermentazione in bottiglia e i mille aneddoti che
l’esperienza di ben 46 anni vissuti nell’immensità di
quelle sale, nell’assenza di rumori e quasi in solitudine,
gli ha procurato. E la velocità e la precisione con cui
ruota le bottiglie fa rimanere incantati…si sente solo un
leggero tintinnio: “sono i suoni del remuage – spiega Mauro
Ferrero, perché – nel silenzio della cantina il remuage è musica!”
lo stare a tavola con un amico davanti a una bottiglia
di vino… e non c’è nulla di più bello che rilassarsi in
buona compagnia, davanti ad un piatto di ottimi “plin”
e pensare a Dom Pérignon – Dio l’abbia in gloria – che,
davanti a una flûte di dorato Champagne si divertiva a
“guardare la danza degli atomi spumeggianti”. Anche
questa è meraviglia! Prosit!
LANDSCAPE STORYMOVERS® EXPERIENCE
Info: +39 329 228 5564
www.landscapestorymovers.it
Last but not least, eccoci da Bosca, la più antica delle
Cattedrali che, con una meritoria opera di Pia, Polina
e Luigi – i tre fratelli al comando di quest’azienda di
respiro mondiale e pronipoti del fondatore Pietro – è
stata trasformata in un teatro d’eccezione: il percorso di
visita tra botti e pupitres in questo santuario enologico è
disseminato di installazioni di artisti che testimoniano
sia i momenti belli sia quelli tragici vissuti dalla cantina
nei quasi duecento anni di storia, dalla parete con 1.831
bottiglie per celebrare l’anno di fondazione – appunto
il 1831 – alla formula chimica della fermentazione del
vino, dalla storia narrata e documentata dell’azienda
per passare alle terribili alluvioni, del 1910, del 1948
e l’ultima del 1994 a memoria della quale è stata conservata
una stanza con le bottiglie ricoperte di fango.
E dopo passeggiate, curiosità e letture, come in tutte
le più belle esperienze, la degna conclusione è a tavola
e infatti la magia continua all’Osteria dei Meravigliati,
nella suggestiva sala avvolti dall’opera di Antonio Catalano
che ha decorato pareti e soffitto con i “Meravigliati”,
azzurre figure oniriche che si sono “ammalate”
di meraviglia per le cose semplici e naturali: le nuvole
portate dal vento, il sole, le foglie che cadono, la luna,
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Valentina Ursic: nuova Direttrice
Marketing per Rinaldi 1957
La nuova direttrice marketing entra nella società bolognese di distribuzione di prodotti
alcolici dopo anni di esperienza in Italia e nel mondo. Gli obiettivi dichiarati
sono rafforzare il settore “wine” ed espandere l’area relativi agli “spirits” soprattutto
alla luce delle tendenze emergenti tra i consumatori.
A cura di Redazione Centrale TdG
Con oltre 20 anni di esperienza nell’ambito
wine and spirits accumulati in Italia e nel
mondo, Valentina Ursic è stata nominata
Direttrice Marketing di Rinaldi 1957, l’azienda bolognese
impegnata nella distribuzione su scala nazionale
di prodotti alcolici.
L’ingresso di Valentina Ursic in Rinaldi 1957 si allinea
con i dichiarati obiettivi aziendali di rafforzamento
del settore vini ed espansione dell’area spirits per il
2024. Nel campo degli spirits, Rinaldi 1957 si sta muovendo
in risposta alle nuove esigenze di un mercato
che sempre più desidera cimentarsi e approcciarsi a
prodotti di qualità.
I cosiddetti “novelty seeker” sono infatti mossi dal
desiderio di avvicinarsi al mondo degli spirits, come
whiskey, grappe, rum, cognac, armagnac che non siano
più solo e semplici fine pasto, ma delle vere e proprie
“coccole con cui concludere la giornata”, come spiega
Valentina Ursic che si dice entusiasta del nuovo incarico
e pienamente allineata con quella che è la
mission aziendale.
“Oggi il consumatore non esce per il semplice atto di bere,
ma per vivere un’esperienza. In particolare, si sta rafforzando
il legame con maitre e barman che, grazie alla loro conoscenza,
sono in grado di fornire anche qualche chicca in più in termini di
storytelling”- spiega Valentina Ursic, che, nella sua idea
di innovazione in termini di marketing, ha intenzione
per questo di lasciare grande spazio a masterclass ed
eventi che avvicinino il consumatore al prodotto, alla
sua storia, al suo territorio di origine.
Di qui, la ricerca di nuove referenze ad hoc da inserire
nel portfolio Rinaldi che esaltino proprio la
territorialità e non solo nel mondo degli spirits, ma
anche nel settore enoico. Valentina Ursic, d’altro canto,
vanta anche un curriculum di tutto rispetto per quanto
riguarda il vino.
Le sue origini affondano proprio in una famiglia
di produttori vitivinicoli sloveni e Valentina Ursic è
“letteralmente cresciuta con il profumo del mosto”
che l’ha portata, nel tempo, a ottenere le qualifiche di
sommelier AIS, degustatrice ufficiale AIS e giudice
in Friuli Venezia Giulia nell’assegnazione del premio
“Tre Bicchieri” targato Gambero Rosso.
Ad affiancare Valentina Ursic in questo innovamento
del portfolio e della visione, Monica Traversa- nuova
Senior Brand Manager– Valentina Tamburi, Brand
Manager– e i Brand Ambassador Paolo Vercellis e
Carmen Popa.
“Credo molto nella forza del team e del lavoro di squadra per
fare la differenza e ci tengo ad esaltare il contributo di ciascuno”
aggiunge ancora Valentina Ursic, che anticipa anche
l’ingresso imminente in Rinaldi di un nuovo Brand
Ambassador che si occuperà della promozione dei
prodotti distribuiti nel Sud Italia e di un nuovo Junior
Brand Manager.
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Goriziana classe 1974, diplomatasi in “Scienze diplomatiche
internazionali”, si è specializzata successivamente
nel settore marketing, digital marketing e comunicazione.
Da alcuni anni segue percorsi di crescita
personale, che l’hanno portata ad ottenere il titolo di
Lifestyle Coach.
Proprio per questo motivo nutre profondo rispetto
per la vita privata dei membri del suo team di lavoro,
lasciandogli il giusto spazio di tempo per coltivare i
propri hobby e stare con la famiglia. Tramite alcune
piccole sessioni orarie settimanale, Valentina Ursic si
impegna nel focalizzarsi sulle soft skills dei membri
del gruppo operativo, così da garantire una crescita
sul lato professionale e personale.
Oltre alle esperienze in qualità di Brand e Co-Marketing
Manager per Stock Spirits Group, si segnalano
attività di Marketing & Export Manager presso
Tenuta Luisa (2009-2017) e Castello di Spessa (2017-
2021). Il citato triennio 2021-2024 targato Distillerie
Bonollo Umberto in qualità di Marketing and Digital
Marketing Manager è l’ultima esperienza da segnalare
prima dell’approdo in Rinaldi 1957.
Rinaldi 1957 è società di distribuzioni di prodotti
alcolici situata a Bologna.
Info:
tel. 051 421 7811
info@rinaldi1957.it
https://www.rinaldi1957.it
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www.rinaldi1957.it
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Esplorando la Giordania in
Bicicletta: avventura lungo il
percorso del Jordan Bike Trail
La Giordania, con la sua ricca storia, paesaggi mozzafiato e
ospitalità calorosa, offre un’esperienza unica per gli amanti
del cicloturismo
A cura di Silvia Donatiello
Uno dei modi più avvincenti per esplorare
questa terra affascinante è attraverso il Jordan
Bike Trail, un itinerario che attraversa
deserti spettacolari, canyon maestosi, città antiche e
comunità rurali.
Un percorso eccezionale
Il Jordan Bike Trail è uno dei percorsi ciclistici più
avvincenti al mondo, estendendosi per oltre 730 chilometri
e di 20.000 metri di dislivello, attraverso la
variegata geografia della Giordania. Il percorso, formato
da 12 micro-tappe, inizia nella città settentrionale di
Umm Qais, vicino al confine con la Siria, e si snoda
attraverso paesaggi spettacolari fino alla città portuale
di Aqaba, sul Mar Rosso. Lungo il percorso, i ciclisti
avranno l’opportunità di esplorare riserve naturali, siti
archeologici, villaggi tradizionali e molto altro ancora.
Avventura e Cultura
Il Jordan Bike Trail offre un’esperienza ciclistica
senza pari, combinando l’emozione dell’avventura con
la scoperta della ricca cultura e storia della Giordania.
Lungo il percorso, che inizia con dolci colline, uliveti e
fattorie nel nord, i ciclisti passeranno vicino a siti iconici
come Petra, la città antica scavata nella roccia, il Mar
Morto, il punto più basso della Terra, e il Wadi Rum, un
deserto spettacolare noto per le sue formazioni rocciose
monolitiche e i tramonti mozzafiato.
Sfide e Opportunità
Mentre il Jordan Bike Trail offre paesaggi spettacolari
e un’esperienza culturale unica, non mancano
le sfide lungo il percorso. Un percorso fatto di terreni
variabili, dalla sabbia del deserto alle strade sterrate e
ai sentieri rocciosi. Tuttavia, le sfide sono compensate
dalle opportunità di scoprire luoghi remoti e autentici,
incontrare persone cordiali lungo il percorso e vivere
un senso di realizzazione personale mentre si superano
i propri limiti.
Un’Esperienza Indimenticabile
Per gli amanti del cicloturismo in cerca di un’avventura
unica e stimolante, il Jordan Bike Trail offre
un’esperienza indimenticabile. Attraverso paesaggi
mozzafiato, incontri culturali e sfide personali, i ciclisti
avranno l’opportunità di scoprire la vera essenza della
Giordania mentre pedalandosi attraverso il cuore di
questo affascinante paese del Medio Oriente.
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Preparazione e Logistica
Prima di intraprendere l’avventura lungo il Jordan
Bike Trail, è essenziale pianificare attentamente
e prepararsi adeguatamente. Attrezzatura giusta per
affrontare le varie condizioni del terreno, comprese le
biciclette adatte al fuoristrada, abbigliamento tecnico
e attrezzatura per il campeggio sono indispensabili.
Inoltre, è consigliabile pianificare le tappe e organizzare
il trasporto dei bagagli lungo il percorso.
Approfondimenti
Sul sito https://jordanbiketrail.com/ si trovano informazioni
dettagliate: per ogni tappa ci sono le difficoltà
dei percorsi, le distanze e il tempo medio di percorrenza,
mappe, file GPX per l’orientamento, dati altimetrici,
luoghi di ristoro e per pernottare, trasporti, suggerimenti,
descrizione dei luoghi di maggior interesse che
s’incontrano lungo il percorso.
L’organizzazione del Jordan Bike Trail si propone
anche di suggerire itinerari alternativi, per chi non ha
molto tempo a disposizione, e di fornire le principali
informazioni sull’organizzazione prima di partire. Nel
sito sono presenti anche gli operatori locali che organizzano
i percorsi e noleggi di biciclette e le indicazioni per
acquisire mappe e itinerari su carta stampata presso gli
uffici del Jordan Bike Trail di Amman. Si può scegliere
tra un viaggio con il supporto logistico o un’avventura
minimalista in totale autonomia o una delle tante
possibilità che stanno in mezzo a queste due opzioni.
È un percorso adatto a chi ha buon allenamento ed
esperienza, ma i paesaggi e le persone che si incontrano
ripagano della fatica. Per pianificare il viaggio e chiedere
informazioni prima della partenza si può consultare il
sito https://jordanbiketrail.com/ – www.visitjordan.com
E se volete saperne di più, la Giordania sarà presente
alla Fiera del Cicloturismo che si terrà a Bologna dal 5
al 7 aprile 2024.
Info: www.fieradelcicloturismo.it
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66 Rajasthan: terra di re,
mitica regione dei maharaja
72 Lago di Como, ville e
giardini da sogno
78 Le piscine naturali di Gran
Canaria, tesori senza età
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Rajasthan: terra di re,
mitica regione dei maharaja
Il Rajasthan è uno Stato poco popolato (4.500.000), e Jaipur sembra
poco affollata e rilassata, nonostante la popolazione e di circa
2.500.000 di abitanti
A cura di Jimmy Pessina
Il suo nome: Rajasthan, significa letteralmente
“dimora di re”: A Jaipur, la capitale, e nelle principali
città (Jodhpur, Bikaner, Udaipur) le fastose
residenze dei maharaja sono, infatti, l’elemento architettonico
di maggior spicco, insieme alle imponenti
fortezze costruite in arenaria rossa, a volte in rovina,
che testimoniano il suo passato battagliero.
Il Rajasthan, nella parte nordovest dell’India, era la
patria dei principi “raiput” (dal sanscrito “raja putra”,
figlio di re), una stirpe di guerrieri che governò questo
territorio per un millennio circa, seguendo un codice
d’onore e cavalleresco simile a quello dei cavalieri
medievali europei. I rajaput non erano mai in pace: se
no si fossero scontrati con gli invasori provenienti da
altre terre, si sarebbero accaniti fra loro.
Quando però, alla fine del Dodicesimo secolo, iniziarono
le razzie degli invasori musulmani, alcuni
provenienti dall’Asia centrale mongola, e per questo
detti mogol, i principi decisero di allearsi perché il
pericolo era estremo.
Il sostegno finanziario alle loro guerre di difesa veniva
in special modo dai monti Aravalli, ricchi di ferro,
rame e piombo. Alcune antiche tradizioni del Rajasthan
sono legate all’attitudine guerresca dei loro signori.
L’usanza più inumana era quella dei suicidi di massa.
Se l’esito di una battaglia fosse apparito senza speranza,
donne e bambini si sarebbero gettate in un rogo acceso
all’interno della fortezza, mentre gli uomini marciavano
contro il nemico pronti a morire. Il rapporto con i
minacciosi mogol fu caratterizzato da scontri e alleanze
fino all’inizio del Diciottesimo secolo, momento in cui
la potenza musulmana cominciò a diminuire.
Nel 1727 il maharaja Jay Singh fondò Jaipur, la nuova,
elegante e razionale capitale del Rajasthan. In questo
periodo anche l’arte della pittura miniata – che nella
regione aveva da molti secoli una grande scuola – attraversò
un momento particolarmente fecondo. Durante
la colonizzazione inglese il Rajsthan perse il carattere
battagliero, ma continuò a essere un insieme staterelli,
governati ciascuno dal suo maharaja e legati politicamente
alla corona britannica. Gli inglesi operavano
su tutta l’India, un pesante controllo economico, ma
in genere non interferivano nelle abitudini e nelle
tradizioni.
Nel Rajasthan, però proibirono nel 1829 la crudele
usanza del “sati”, il rogo delle vedove sulla pira che cremava
le spoglie del marito. Tuttavia, questa abitudine
esiste ancor oggi, dato che la vita delle vedove è molto
difficile: non possono risposarsi e sono trattate come
delle “senza caste”. Dal punto di vista geografico il
Rajasthan è in linea di massima arido e inospitale, con
pianure, catene montuose, laghi artificiali e sterminate
aree desertiche scarsamente popolate. Tuttavia, la re-
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gione dove gli abitanti indossano i costumi più sontuosi
e colorati dell’India: in una terra dove prevalgono il
monotono paesaggio del deserto e il colore sbiadito della
sabbia, la popolazione ha contrastato questa uniformità
con la varietà e lo splendore degli abiti.
Le donne indossano anche raffinati e pesanti gioielli
d’argento, che non tolgono mai, neppure durante i lavori
più umili. Gli uomini di questa regione sono riconoscibili
per i vistosi mustacchi e i voluminosi turbanti di
vari colori, uno per ogni distretto dello Stato. Questo
copricapo, comunque, ha anche una funzione pratica.
Srotolato, diventa una specie di corda, lunga anche
trenta metri, legando un secchio al quale si attinge acqua
dai pozzi. Più la zona è arida, più profondi i pozzi,
più lunga la striscia di stoffa del turbante. Attualmente
il Rajasthan è tra le zone più frequentate dai turisti.
Qui non c’è la miseria disperata di città come Calcutta;
la vita nei villaggi è abbastanza ordinata e i maharaja,
per “sopravvivere”, hanno spesso trasformato le loro
sfarzose residenze in musei, alberghi o fondazioni:
Jaipur, capitale di questo che è il secondo Stato in ordine
di estensione dell’Unione Indiana, sorge a circa 250 chilometri
da Delhi, ed è una tappa essenziale i viaggiatori.
È una città pianificata secondo le cosmologie indù: tutte
le strade, molto più ampie e tranquille di quelle della
città della pianura del Gange, hanno un orientamento
sud-ovest o nord-sud. Viene chiamata anche “la città
rosa”, per il colore del tufo con il quale sono costruiti
gi edifici della vecchia città murata.
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Un mondo unico di tradizioni, bellezza e stile racchiuso
in ogni calice di Prosecco DOC. Ecco perché Prosecco DOC è
un vino speciale che puoi trovare solo in bottiglia. E
proveniente dal territorio unico delle nove province di
Veneto e Friuli-Venezia Giulia: la Dreamland. La regione del
Prosecco DOC ti dà il benvenuto su www.prosecco.wine
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Lago di Como, ville e
giardini da sogno
Il triangolo d’oro del turismo internazionale
A cura di Jimmy Pessina
Ville d’epoca, status symbol nei tempi d’oro
per generazioni di industriali e signori della
seta. Buen ritiro della tranquilla borghesia
lombarda, e dai turisti internazionali innamorati della
bella Italia. Così è sempre stato il Lago di Como, un
luogo rassicurante, forse un po’ imbalsamato, lontano
dai riflettori delle cronache mondane.
Sta di fatto che è diventata una della meta più alla
moda del globo, con sorpresa degli stessi comaschi, da
quando George Clooney ha comprato Villa Oleandra a
Laglio, attirando dalla California alle sponde lariane,
la star system hollywoodiana.
Poiché l’attore ha acquistato casa in riva al lago, nel
linguaggio di agenti comaschi e lecchesi è entrato un
nuovo termine, “effetto Clooney” a indicare la curva
compulsiva dei prezzi. Il mercato è destinato a salire
ancora, poiché gli immobili sono diventati oggetto del
desiderio dei protagonisti dello jet set internazionale,
come Brad Pitt, Julia Roberts, Madonna, è stata spesso
ospite di Donatella Versace a Villa Fontanelle, a Moltrasio,
Anche Silvio Berlusconi, si era interessato per
Villa Pizzo, una dimora di grande charme, che sorge
accanto alla celebre Villa d’Este, a Cernobbio.
La limitata estensione del territorio costiero, non deve
trarre in inganno perché in poche altre località italiane
si può trovare una tale varietà di tipologie ambientali,
di panorami, d’insediamenti umani. In una manciata
di chilometri si passa dall’alta montagna al lago, dalla
vallata alpina selvaggia alla collina, dall’area urbana
ai villaggi di poche case, dalle piste da sci alle oasi
faunistiche. Lepri, fagiani, cervi, camosci, stambecchi,
uccelli rapaci popolano queste valli, ancora integre
nel loro stato di conservazione. Le splendide dimore,
costellanti il Lario e la Brianza, incastonate in lussureggianti
giardini, sono la migliore testimonianza del
fascino che, nel tempo, la provincia di Como ha saputo
tutelare e accrescere.
Caratteristica particolare dei giardini è la presenza
di piante tipiche di zone calde, come l’alloro, l’ulivo e
di essenze tropicali che prosperano grazie al clima del
lago, particolarmente mite. Fu proprio agli albori del
1800 che Bellagio diventò, tra le prime nel mondo, una
vera località turistica internazionale che ancora oggi,
mantiene intatto le caratteristiche dell’antico borgo,
restando il più possibile fedele a sé tessa.
Meta di tutti i turisti dell’area lariana, considerata
la vera perla dl lago di Como che perpetua l’elogio di
Stendhal: “La più bella veduta che esista al mondo, dopo
il Golfo di Napoli”, ambientando qui alcuni passaggi del
suo romanzo “La Certosa di Parma” nel 1817. Da sempre
poeti e artisti ne sono rimasti affascinati a partire da
Plinio il giovane, passando da Flaubert, Liszt, per citarne
alcuni, fino ai giorni nostri con Clooney. Tra le più
famose prestigiose ville con i giardini del lago di Como,
c’è senz’altro Villa Serbelloni. La villa fu costruita nel
‘400 per Marchesino Stanga, modificata nel ‘500 dalla
famiglia Sfondrati e passò, alla fine del ‘700, ai duchi
Serbelloni che lasciarono intatta la costruzione, ma
ampliarono il maestoso parco.
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L’estensione si sviluppa sulla parte alta del promontorio
di Bellagio con oltre 18 km di viali e sentieri che
permettono di ammirare la grande quantità di piante,
anche rare ed esotiche, che crescono nelle terrazze digradanti
verso il lago. La villa ospitò molti personaggi
illustri: da Leonardo da Vinci all’imperatore Massimiliano
I, da Silvio Pellico alla Regina Vittoria, da Manzoni a
Parini, che vi trascorse lunghi periodi come precettore
dei figli del duca.
Oggi Villa Serbelloni appartiene alla Fondazione
Rockefeller che vi ospita artisti e scienziati di tutto il
mondo. Le altre ville prestigiose che meritano attenzione,
spicca Villa Olmo, sicuramente la dimora neoclassica
più imponente della città di Como. Tra i suoi ospiti più
illustri si annoverano Napoleone e Garibaldi.
Colico è un centro turistico molto importante per il
Lario, in tempi moderni per la scuola di vela e le ottime
risorse ricettive presenti e monumentali costruzioni. Di
rigore un trasferimento all’Abbazia di Piona che sorge
ai piedi del monte Legnone, sulla collina di Olgiasca.
Le prime fonti storiche attestano la presenza in questo
territorio di una comunità monastica risalgono al sec.
VII. Entrando nel severo complesso si possono visitare:
la Chiesa, il Chiostro, la Sala Capitolare e passeggiare
fra gli splendidi giardini. Un consiglio: è delizioso assaggiare
gli ottimi prodotti “creati” dai laboriosi monaci
che lavorano i terreni circostanti e vivono nell’Abbazia.
Beati loro.
A citare anche Villa Monastero a Varenna, derivante
dalla continua ristrutturazione dell’antico monastero
cistercense femminile di Santa Maria risalente al 1208.
Da visitare e ammirare altri inestimabili gioielli. A
Cernobbio, che dista pochi passi da Como, la villa più
famosa è senza dubbio Villa d’Este, oggi trasformata
nel Gran Hotel Villa d’Este. A Tremezzo ha imposto
nome alla Riviera Tramezzina, la struttura più celebre
è Villa Carlotta. Menaggio, con il suo microclima mite,
derivante dall’ottima esposizione al sole, consente la
vita a una flora sorprendente ed esotica. Tra le tante
ville patrizie segnaliamo Villa Mylius Vigoni.
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FONDATA NEL 1945 È CON ROMANO CHE SI PERFEZIONA LA QUALITÀ DI GRAPPE
PRODOTTE A NEIVE IN TIRATURA LIMITATISSIMA CON UN SISTEMA DI LAVORAZIONE
CHE VIENE TUTTORA SCRUPOLOSAMENTE SEGUITO: METODO DI “CONCIA” DELLE VINACCE
E LO STESSO ALAMBICCO DISCONTINUO IN RAME, UNO DEI POCHISSIMI ANCORA ATTIVI
A FUOCO DIRETTO.
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TESORO NAZIONALE VIVENTE, RE SENZA CORONA
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Le piscine naturali di Gran Canaria,
tesori senza età
La costa di Gran Canaria è ricca di luoghi tra la terra e il mare dove il tempo
si ferma e dove le persone possono scoprire la vera dimensione dell’esistenza
sull’isola circondate da sorprendenti forme di vita del litorale.
A cura di Silvia Donatiello
La profondità di una pozza è relativa. In ogni
piscina naturale che si trova sulla costa di Gran
Canaria c’è spazio per tutta la felicità del mondo.
I bambini lo sanno bene. La costa dell’isola è piena
di questi luoghi a metà strada tra la terra e il mare.
Sono gli occhi cristallini dell’oceano e a Gran Canaria
vi aspettano con il loro sguardo azzurro in quasi tutti i
luoghi, affinché possiate dimenticare le ore che passano,
immersi in pura felicità.
Il tempo si ferma ai bordi di queste piscine naturali.
È come se volesse imitare i burgaos, le minuscole lumache
di mare. Tuttavia, i bambini più piccoli non ci
metteranno molto a capire che i burgaos si muovono
davvero. Lentamente, con la pazienza di chi vive ai
margini dell’infinito Atlantico. A volte, quando c’è un
deposito di sabbia sul fondo della piscina, lasciano una
scia sinuosa. È quella che alcuni chiamano “la danza
del burgao“.
Ogni pozza è un piccolo parco a tema. Mamma e
papà possono sistemarsi su una delle pietre vulcaniche
modellate dal mare, mentre i bambini continuano a
scoprire che a Gran Canaria le piscine naturali offrono
sempre molto di più di quello che sembra a prima vista.
Ci si unisce a loro e si gioca gettando sassi in mare.
Forse hanno già imparato a scegliere le pietre più piatte
e a lanciarle in modo che saltino sul mare. Il sole vi
saluta e tinge la superficie della piscina naturale che
avete scelto quel giorno, prima di giallo e poi di rosso.
Perché le piscine naturali di Gran Canaria sono anche
una tela su cui la magica luce dell’isola lascia il segno.
Finisce la giornata, quella in cui voi e la vostra famiglia
avete scoperto la vera profondità di una pozza di acqua
di mare.
Per esempio, gli occhi di qualcuno che sembra essersi
appena svegliato da un sonno profondo e che ti guardano
curiosi dall’acqua. Sono i cabosos, pesci tozzi, comuni
nelle lagune intertidali di Gran Canaria. Sembrano
osservare tutto, compresi i paguri che si muovono e
persino i gabbiani che volano sopra di noi.
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Qualche consiglio
Senza dubbio, la piscina naturale più particolare di
Gran Canaria è il Charco de Los Espejos, vicino al faro
di Sardina, nel nord dell’Isola. In un ambiente vulcanico
e selvaggio, questo specchio d’acqua ci mostra un
colore verde smeraldo molto intenso. Inoltre, l’azione
naturale delle onde ci lascia immagini spettacolari con
il faro come protagonista principale.
XX secolo. Dopo il tramonto, quando ci si allontana,
rimane un’eco di risate e di spuma, così come il sale
appare quando il mare evapora.
Info: www.grancanaria.com
Un’altra delle migliori piscine della zona sono le
piscine Roque Prieto, Ideali per fare un tuffo e lasciarsi
stupire dal paesaggio. Ma il nord di Gran Canaria è pieno
di piscine naturali. Ecco un elenco di alcune che, se si ha
tempo, meritano una visita: Los Charcones, il Charco
San Lorenzo, il Charco de Los Cangrejos e Las Salinas
di Agaete, quest’ultime senza dubbio le mie preferite,
specie al tramonto.
La mia preferita, Las Salinas de Agaete
Come un attore che non vuole lasciare il palcoscenico,
anche se la sua scena è finita, il sole sta lentamente lasciando
Agaete, nel nord-ovest di Gran Canaria. Accanto
ad essa, anche la Coda del Drago sta dando gli ultimi
respiri del giorno, mentre le sue scogliere piramidali si
ricoprono dell’oro e del bronzo del tramonto.
Proprio ora, in quel momento di confusione e magia
tra il giorno che sta finendo e la notte che sta arrivando,
il silenzio prevale nelle piscine naturali. L’oceano guarda
in superficie attraverso questi occhi azzurri, piscine
cristalline situate nel punto esatto in cui un giorno la
lava ha raggiunto l’oceano dietro il cui orizzonte il sole
sta per immergersi. Non c’era nessuno a contemplarlo,
ma nell’incontro si creò un’enclave che avrebbe attirato
tutti gli sguardi.
Prima del tramonto, un altro mare, in questo caso di
persone, entra nelle piscine, collegate da tubi vulcanici
e protette dall’assalto delle onde da barriere sormontate
da piloni simili a fortificazioni. Sono chiamate le
piscine delle Salinas de Agaete, perché in effetti c’è stata
una salina tra il XVII secolo e fino a quasi la metà del
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Magica Sassonia
Dalla magnifica capitale Dresda, sempre antica e sempre
nuova, verso il Parco Nazionale della Svizzera Sassone, sulle
orme del pittore romantico Caspar David Friedrich
A cura di Franca Dell’Arciprete Scotti
Quando si attraversa il ponte Augusto sull’Elba
si ha un magnifico colpo d’occhio sul cuore
di Dresda: pinnacoli e cornicioni, riccioli di
pietre, guglie, frontoni a volute e giochi in chiaroscuro,
balaustre di statue e torrioni. E poi le icone del centro
storico: il Duomo, il Castello residenziale, la terrazza
Bruhl, il lungo Corteo dei Principi in porcellana
di Meissen, il famoso Zwinger con i capolavori di
porcellana, di oreficeria e di pittura.
Città regina del Barocco, Dresda è stata una delle
capitali più affascinanti del Nord Europa, arricchita
sfarzosamente dalla dinastia dei Wettin, i Principi
Elettori della Sassonia, che governavano dal 1200.
Anche se terribilmente bombardata nel 1945 dalle
forze alleate e praticamente distrutta, oggi questa
“Firenze sull’Elba” conserva un grande fascino, dopo
la ricostruzione accurata degli anni successivi.Ricostruzione
completata quasi miracolosamente con la
Frauenkirche che, grazie a donazioni provenienti da
tutto il mondo, è stata riaperta nel 2005.
Inoltre il Palazzo Reale, il Residenzschloss ha visto
ultimati proprio nel 2023 i lavori di ricostruzione e
restauro e la storica piazza Neumarkt è stata ultimata
con il complesso barocco del Palais Hoym. Ecco perché
Dresda è tra i 52 luoghi da visitare nel 2024 per il
New York Times, unica città della Germania.
Per gli amanti dell’arte c’è un’altra occasione d’oro
quest’anno. Nel 2024 si celebra il 250° anniversario
della nascita del pittore Caspar David Friedrich. Per
più di 40 anni, Dresda è stata il centro della sua vita:
fu qui che nacquero le principali opere che oggi sono
considerate in tutto il mondo come le più importanti
testimonianze del Romanticismo tedesco.
Le Collezioni d’arte statali di Dresda, con 14 dipinti
e oltre 70 disegni, possiedono una delle più grandi
collezioni delle sue opere. E durante l’anno si svolgerà
un’ampia mostra dedicata al pittore in due sedi, l’Albertinum
e il Kupferstich-Kabinett nel Palazzo Reale.
Ma le opere di Friedrich ci portano a scoprire altri
paesaggi della Sassonia.
Infatti al centro della sua ispirazione ci fu la cosiddetta
Svizzera Sassone, a sud-est di Dresda. Qui, in
questo mistico paesaggio roccioso, realizzò uno dei
dipinti più famosi dell’epoca: “Il viandante sopra il
mare di nebbia”. Un escursionista con redingote e
bastone da passeggio in piedi su una roccia guarda un
paesaggio di cime montuose dalle forme sinuose che
emergono dalla nebbia mattutina. Fiabesca, misteriosa
e viva, quest’opera è stata creata durante un’escursione
al Kaiserkrone. E quindi, seguendo le peregrinazioni
di Friedrich sui sentieri escursionistici della Svizzera
Sassone, possiamo andare alla scoperta di uno dei
paesaggi naturali più spettacolari d’Europa.
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Nel Parco Nazionale della Svizzera Sassone si trova
il Malerweg, il Sentiero dei Pittori Romantici, che
attraversa le montagne di arenaria dell’Elba, presentandosi
incredibilmente suggestivo per la presenza di
gole profonde, di cime sinuose, forme bizzarre, iconiche
formazioni rocciose.
Il cinguettio degli uccelli, il fruscio delle foglie e lo
scricchiolio della foresta sotto ai piedi sono una tregua
da voci, suonerie e dal rumore della strada. Dalle stazioni
ferroviarie di Dresda i treni che portano verso la
regione del silenzio e del turismo lento partono ogni
20 minuti e in poco tempo si giunge a destinazione.
Questo paesaggio, rimasto intatto milioni di anni,
è monumentale e perfetto per una vacanza in tutta
tranquillità. Simbolo iconico del parco è il bastione
roccioso con il famoso ponte in pietra Basteibrucke,
che si può raggiungere solo a piedi lungo un sentiero
ben segnalato. Una novità è la piattaforma panoramica
a oscillazione libera che si apre sopra una profonda
conca, mentre dall’altro lato il fiume Elba scorre 200
metri più in basso.
Proseguendo l’itinerario da visitare ci sono anche il
palcoscenico naturale Felsenbühne Rathen, la montagna
Lilienstein e l’imponente fortezza di Königstein. La
Sassonia dedica a Caspar David Friedrich, nell’anno del
suo 250° anniversario, un ricco programma di mostre,
passeggiate, escursioni, tour in bicicletta e corsi di pittura
in mezzo alla natura, nei luoghi che sono stati per
lui incomparabili fonti di ispirazione.
Nel sito web appositamente creato https://visitsaxony.
com/caspar-david-friedrich, sono elencati viaggi d’avventura,
escursioni a piedi, corsi di pittura ed eventi.
Nel Parco Nazionale della Svizzera Sassone si può
trascorrere un intero week end, per godere silenzio e
lentezza. Sull’Elba ci sono begli alberghi ed eleganti
appartamenti per le vacanze. Incantevole nel distretto
di Bad Schandau e a soli 30 km da Dresda, c’è l‘idilliaco
Bio resort Schmilka, sulla riva destra dell‘Elba. Questo
villaggio di piccole case a graticcio e pittoresche pensio-
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ni è stato concepito nel rispetto dei dettami ecologici.
Dall‘attenzione per i materiali, tutti naturali ed ecosostenibili,
con cui sono costruiti gli edifici, fino alla cucina
dei suoi ristoranti, interamente di produzione organica
e biologica. Ad esempio, la birreria Braumanufaktur
Schmilka produce birre artigianali non filtrate e non
pastorizzate, con materie prime di agricoltura biologica
certificata, e assolutamente da provare sono i prodotti
da forno del mulino storico e panificio Schmilka.
Tutte le info
• www.germany.travel
• www.sassoniaturismo.it
Per chi volesse pernottare a Schmilka, Villa Thusnelda
è una soluzione che combina eleganza e agio in
uno storico edificio, l’Hotel Zur Mühle affascina per
gli interni rustici, completamente in legno, nel pieno
rispetto della tradizione artigianale, mentre più adatto
ai gruppi di giovani ciclisti o escursionisti, il Berghaus
Rauschenstein è un accogliente e caldo ostello anni ‘30.
Invece il borgo e il Castello di Hohnstein (un’antica
fortezza risalente all’anno 1353), attrezzato per ospitare
visitatori, è un angolo privilegiato della Sassonia,
arroccato su un ripido sperone di roccia. Da qui si gode
una vista meravigliosa sulla romantica valle Polenz e
sulla città di Hohnstein.
Turismo slow vuol dire anche bike
tourism
La Via Ciclabile dell’Elba nel tratto sassone è particolarmente
amata dai cicloturisti. Offre una bella varietà
di paesaggi, ottimo manto stradale, grande offerta di
bikehotels e servizi lungo tutta la rete.
Ma soprattutto offre il piacere di scendere dalla sella
e concedersi interessanti e sorprendenti visite culturali,
artistiche ed enogastronomiche. Particolarmente
memorabile è l’arrivo in bicicletta a Dresda, quando
nello skyline del centro storico spicca la cupola della
Frauenkirche. Per godersi su due ruote la dolce vita
della Valle dell’Elba, la varietà dei paesaggi e visitare i
principali tesori custoditi in questo tratto di via ciclabile
lungo 180 km, è consigliato pianificare almeno cinque
tappe. Il percorso sarà così meno impegnativo e molto
interessante.
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JAMES EADIE WHISKY SCOZIA
Nato e cresciuto vicino a Gleneagles,
in Scozia, aveva nel sangue l’arte della
preparazione e della distillazione, era
l’attività di famiglia. Trasferitosi a Burtonon-Trent
per avviare una fabbrica di birra
nel 1854, continuò a miscelare Scotch nello
stesso modo in cui la famiglia Eadie aveva
sempre fatto. Il suo segreto prevedeva un
blend straordinario di tre sole componenti:
whisky eccezionali, legno accuratamente
scelto e anni di esperienza.
L’anno di svolta arriva il 16 maggio del 1877
quando James approfittò della nuova legge
sulla registrazione dei marchi per registrare
un logo semplice ma audace: l’X.
Per rilanciarlo sono stati utilizzati solo whisky
provenienti dalle distillerie in cui James
Eadie acquistava personalmente, incluse
alcune che hanno cessato la produzione.
Tutti i whisky venivano portati a maturazione
in barili di legno prodotti con quercia
americana, oppure in botti che hanno
ospitato sherry.
Il Master Blender - Norman Mathison – con
i suoi 40 anni di esperienza ci regala oggi
un elegante blend dal sapore piacevole che
risale agli anni d’oro dello Scotch whisky.
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