Turismo del Gusto Magazine - Settembre 2023
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N°21
Rivista bimestrale
Settembre/Ottobre 2023
Questo magazine è un allegato del sito www.turismodelgusto.com
Direttore Responsabile Roberto Rabachino
Prosecco DOC
sport e territorio
Emanuele Balestra
Hotel Barrière Le Majestic di Cannes
SANTOMMASO 10
molto più che un ristorante, la storia di una
grande famiglia
La maison Pierre Ferraud & Fils
fondata nel 1882
Firgas
la città dell’acqua, del gofio, dei murales
e della musica
Editore e Amministrazione ADV SRLS – Torino – Italia
Direttore Responsabile
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Redazione Centrale:
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Collaborazioni:
Paolo Alciati, Enza D’Amato, Franca Dell’Arciprete Scotti, Silvia
Donatiello, Jimmy Pessina e Redazione Centrale
Immagini:
Paolo Alciati, Franca Dell’Arciprete Scotti, Redazione Centrale,
Jimmy Pessina, Consorzio Tutela Prosecco DOC, Silvia Donatiello
e Wikipedia.
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Contenuti
#TuttoDrink
#TuttoFood
8 I profumi commestibili di Emanuele Balestra
all’Hotel Barrière Le Majestic di Cannes
14 Rhum J.M Vieux Agricole Terroir Volcanique
20 La maison Pierre Ferraud & Fils
26 Due distillerie si aggiungono alla Selezione
Rinaldi 1957
34 SANTOMMASO 10 – Molto più che un
ristorante, la storia di una grande famiglia
44 Nel cuore del Monferrato astigiano
#TuttoOk
#TuttoTravel
54 Prosecco DOC, sport e territorio 60 Itinerari in Provincia di Brescia, Capitale
Italiana della Cultura 2023
66 Umbria di charme
72 Atene: la storia
78 Abu Dabi, la capitale degli Emirati Arabi Uniti
84 Firgas, la città dell’acqua, del gofio, dei murales
e della musica
90 Alla scoperta di borghi, oasi e ristoranti tra
Basilicata e Campania
6 TuttoDrink
#
8
TuttoDrink
I profumi commestibili
di Emanuele Balestra all’Hotel
Barrière Le Majestic di Cannes
14 Rhum J.M Vieux Agricole
Terroir Volcanique
20 La maison Pierre Ferraud
& Fils
26 Due distillerie si
aggiungono alla Selezione
Rinaldi 1957
TuttoDrink
7
8 TuttoDrink
I profumi commestibili di
Emanuele Balestra all’Hotel
Barrière Le Majestic di Cannes
A cura di Paolo Alciati
Non chiamatelo alchimista! “… Sono un barman.”
spiega Emanuele Balestra – chef-bartender
del Barrière Le Majestic, hotel 5 stelle sulla
Croisette di Cannes – personaggio ormai conosciuto in
tutto il mondo sia dai professionisti della cocktellerie, sia
da chi frequenta i locali che offrono queste affascinanti
esperienze degustative.
poi il ritorno a Bruxelles e a 29 anni vola dall’altra parte
dell’oceano per fare l’head barman al Trump Tower
di Chicago “… Nella terra dei Manhattan, Cosmopolitan,
Sazerac e Old Fashioned”, racconta con entusiasmo. Nei
due anni di permanenza scopre anche gli intensi sapori
dei sakè giapponesi e dei migliori bourbon e rye whisky
al mondo.
Lombardo di nascita, fin da piccolo comincia ad
ambientarsi con i profumi anzi, con gli “odori”, come lui
stesso racconta, nella cucina della trattoria di famiglia.
A 19 anni – come riporta nel suo libro “Majestic Cocktails
by Emanuele Balestra” – decide di partire per esplorare il
mondo: “… Viaggiare non solo allarga la mente, è anche un buon
allenamento per i barmen. Avevo una solida conoscenza della
preparazione dei cocktail quando sono uscito di casa. L’Italia,
la culla del Bellini, dello Spritz, dell’Americano e del Negroni,
la terra dei migliori vermouth del mondo, la casa natale degli
amari e di numerosi liquori uno più delizioso dell’altro, mi ha
insegnato moltissimo. Ma ho arricchito la mia conoscenza in
ogni paese che ho visitato, ottenendo esperienze professionali
ben oltre quello che il mio paese natale avrebbe mai potuto
fornire da solo”.
L’esperienza la consolida nella prestigiosa catena
degli hotel Hilton, prima a Bruxelles poi a Glasgow, in
Scozia, dove, frequentando le migliori distillerie, affina
la conoscenza dei whisky e delle differenti tecniche
di produzione. Ma per Emanuele non è sufficiente: si
imbarca su una nave da crociera di lusso in Polinesia per
avere la possibilità di scoprire i cocktail a base di rum
e frutti tropicali, un’ulteriore esperienza in Australia,
TuttoDrink
9
Ed è a quel punto che riceve un’offerta impossibile da
rifiutare, la supervisione dei bar all’interno dell’hotel
La Mamounia a Marrakesh, uno dei più importanti e
prestigiosi luxury hotel di tutto il Marocco. Per Balestra
è una specie di paradiso: gli effluvi delle spezie, dalla
curcuma allo zafferano, la paprika, lo zenzero, il
coriandolo, il cumino, l’anice, gli infiniti profumi di
questo paese incantevole, le erbe come la menta e il
prezzemolo sono parte del suo formativo percorso di
apprendimento al loro utilizzo, una scuola con una
didattica non scritta, che dura tutti i quattro anni della
sua permanenza, ma che gli è rimasta tutt’ora nel cuore.
cambio il mio berretto da barman con un cappello da giardiniere
o un velo da apicoltore, così posso aggiungere miele profumato
alla mia tavolozza di aromi per cocktail”.
Arriva il 2014 e, dopo una breve permanenza all’Hotel
Constance Prince Maurice, alle isole Mauritius, arriva
la svolta: lo chiama l’Hotel Barrière Le Majestic sulla
Croisette di Cannes e gli offre la direzione del Bar Le
Fouquet’s Cannes, nel cuore di questo storico e splendido
hotel proprio di fronte all’infinito blu del mare, costruito
in stile Art Déco nel 1926 e amato e frequentato dalle più
importanti celebrities e star internazionali del cinema.
Un hotel prestigioso nel cuore della Côte d’Azur, cosa
si può volere di piu? Un luogo di lavoro spettacolare e
coinvolgente! Talmente coinvolgente che Emanuele
intravede la possibilità concreta di realizzare il suo
sogno: sviluppare la botanica impiantando oltre 70
tipologie di piante dalle quali ricavare in estrazione,
con la macchina ad ultrasuoni nel suo laboratorio, le
molecole aromatiche per realizzare veri e propri profumi
commestibili da utilizzare per integrare e arricchire i
cocktails da lui preparati.
E poiché le piante rappresentano la parte più
importante della sua impostazione lavorativa, la sua
materia prima di rara qualità, ha posizionato sul tetto
dell’hotel quattro alveari che ospitano circa 200.000
api della specie ApisMellifera per creare un ecosistema
sano e assolutamente green: “… Accostiamo piante note per
respingere i parassiti ad altre più fragili.” – spiega Emanuele
– “Attiriamo anche insetti utili, come coccinelle, libellule, vespe
e api per sradicare i parassiti e impollinare le nostre colture. A
tal fine manteniamo una casetta per insetti, un piccolo rifugio
rivestito con diversi tipi di legno che, riscaldandosi al sole, esala
profumi che attirano i nostri insetti “partner”. Quasi ogni giorno
10 TuttoDrink
TuttoDrink
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Sempre sul tetto ha organizzato anche un piccolo
orto con alcune tipologie di piante aromatiche, anche
se il giardino organico principale è all’ingresso, vicino
alla piscina, in un percorso profumato e aromatico con
piante come il basilico thailandese, la salvia profumata
alla frutta, l’ibisco, il timo giamaicano, la maggiorana,
l’angelica, il rabarbaro, la verbena, rosa centifolia
(utilizzata anche per il profumo più famoso al mondo),
il geranio rosa, la melissa, la camomilla romana, il
bergamotto, il limone di Mentone, il kumquat e tante
altre tipologie. “… Queste piante si trovano nelle mie ricette
sotto forma di gelatine, bitter, infusi, acque aromatizzate, cubetti
di ghiaccio rotondi e miele profumato. Ingredienti fatti in casa
che aggiungono sapori insoliti ai cocktail classici, conferendo
loro qualità nuove, sottili e complesse simili a quelle che si
trovano nel vino”.
indicazioni. Poi versa tutto in una flûte che termina
con un taglio diagonale, accorgimento per esaltare al
massimo il profumo del vino che si sta degustando, ma
anche perché il perlage porterà in superficie gli aromi di
gin e verbena esaltandone la parte olfattiva. Annodato
allo stelo del calice c’è un elegante nastro di seta su cui
viene vaporizzato il profumo di arancia amara per
ricordare gli aromi del gin. In questo modo il profumo
viene diffuso anche nel bicchiere.
In effetti, seduti al bancone del suo “bar dei
profumi”, la degustazione dei suoi cocktails diventa
una vera e propria esperienza sensoriale…basta
una spruzzata di uno degli aromi da lui ideati che
vieni avvolto da sensazioni di volta in volta fresche,
frizzanti, energizzanti, delicate e inebrianti. Il risultato
è sempre lo stesso: l’olfatto trascende il gusto! Una
singola vaporizzazione di una miscela di verbena e
pesca bianca ti trasforma uno champagne. Chiudi gli
occhi…e assapori qualcosa di assolutamente unico e
indimenticabile!
Per valorizzare ancor di più i cocktails che prepara,
Balestra ha stretto un’importante collaborazione con
i maestri vetrai della famosa Vetreria di Biot, i quali
hanno creato per lui dei bicchieri particolarissimi da lui
stesso progettati, con un alloggio per il naso, in modo da
sentire maggiormente l’intensità del profumo mentre
si degusta il cocktail.
E poteva non pensare anche al vino principe della
Francia? Certo che no! E quindi lo champagne diventa
uno dei componenti del suo cocktail preferito, La Grande
Dame. Per realizzarlo utilizza il Gin 44, prodotto a
Grasse con fiori locali e l’arancia di Cannes, l’aroma alla
verbena, di sua realizzazione, e lo champagne ufficiale
di Le Fouquet’s Cannes, creato anche grazie alle sue
È questa, in pratica, l’applicazione del profumo
commestibile e La Grande Dame è il suo cocktail
del cuore perché l’ha ideato negli anni trascorsi a La
Mamounia utilizzando lo sciroppo di verbena, il gin e
lo champagne. Nel corso della sua lunga carriera è stato
migliorato ma ha sempre mantenuto questo nome,
anche perché La Grande Dame è il soprannome de La
Mamounia, altro pezzo del cuore di Emanuele.
12 TuttoDrink
Per rendere merito alla bravura e alla grande qualità
del lavoro di questo maestro della mixology, bisogna
anche dire che la sua competenza l’ha portato ad essere il
supervisore dei cocktail bar di tutti i diciotto hotel della
catena Barrière in giro per il mondo. Un grandissimo
risultato, assolutamente meritato.
E di fronte ad una flute di La Grande Dame, Emanuele
mi confida ancora: “Il mio sogno era diventare un barman.
Questo sogno è diventato la mia professione. Entra nel nostro
bar e guardati intorno: vedrai persone che chiacchierano, si
sorridono, si scambiano notizie e condividono esperienze. In
altre parole, stanno godendo molto di più di un semplice drink:
stanno assaporando un momento di vera gioia. E quindi non
c’è da stupirsi, osservando tutto questo, che io ami davvero il
mio lavoro!”.
Poi solleva il calice e brinda con me citando un altro
suo famosissimo cocktail: “La vie est belle!”.
A votre santé, monsieur Balestra!
Hôtel Barrière Le Majestic Cannes
www.hotelbarriere/fr/cannes/le-maiestic.html
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Rhum J.M Vieux Agricole
Terroir Volcanique
L’ultimo Rhum Agricole realizzato dalla piccola distilleria a nord dell’isola
della Martinica
A cura di Redazione Centrale Tdg
Terroir Volcanique è un omaggio al luogo in cui
nascono tutti i Rhum J.M: ai piedi del Monte
Pelée sull’Isola della Martinica, dove fiorisce
una natura rigogliosa delimitata da due fiumi, Roches
e Macouba.
Il distillato nasce da una selezione rigorosa della
canna da zucchero coltivata nei pressi di questo vulcano
che, ancora attivo, raggiunge i 1397 metri di altitudine;
alla J.M si producono principalmente tre varietà di
canna: Canne Roseau, Canne Blue e Canne Rouge. La
distilleria ha la particolarità di creare i propri piani
produttivi della canna. Innestato da un nodo, ogni
piede cresce per otto settimane in vivaio prima di essere
piantato per quattro o cinque anni. Ogni anno si effettua
un’unica vendemmia da febbraio a fine giugno.
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Terroir Volcanique
Terroir Volcanique rappresenta la perfetta simbiosi
tra l’ambiente che caratterizza la Martinica (vegetazione
lussureggiante di grande diversità, un ecosistema
particolare, suoli fertili, clima tropicale, l’acqua pura
ricca di minerali e filtrata dalle rocce vulcaniche) e la
filosofia produttiva J.M, che prevede l’impiego di un
alambicco tipico creolo, in rame e a doppia colonna cui
segue un invecchiamento di 3 anni in botti di rovere
americano da 200 litri, nuove o usate (che hanno
beneficiato di due tipi di tostatura, intensa ed estrema).
Complesso, intenso e potente, Terroir Volcanique
rivela note fruttate (banana e ananas flambé́ ) e note
mielate, speziate con vaniglia. Potente e goloso,
èimpreziosito da note legnose ed empireumatiche
(pane tostato e nocciola) che gli conferiscono un profilo
aromatico pieno di carattere. Equilibrato, rotondo e
potente sulle calde note legnose ed empireumatiche.
Compaiono poi le spezie dolci e piacevoli (vaniglia e
la noce moscata), il tutto avvolto dalle note fruttate
del naso. Chiude con persistenza e note fruttate e
leggermente tostate.
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RHUM J.M
Fondata a fine del XVIII secolo grazie a Antoine
Leroux-Préville e l’acquisizione di una tenuta di
164 ettari con lo scopo di creare uno zuccherificio
(inizialmente chiamato “Fonds-Préville”).
Un secolo dopo, nel 1845, la tenuta passa a Jean-Marie
Martin che diede nuovo impulso allo zuccherificio
trasformandolo in distilleria. A Saint-Pierre, i Rhum
con la sigla ‘J.M’ riscuotono un grande successo dando
avvio ad una produzione più importante.
Nel 1912 diventa di proprietà della famiglia Crassous
de Médeuil. Le due tenute (Fonds-Préville e Bellevue)
sono state poi accorpate per formarne una unica, estesa
su 400 ettari. Dal 2002 entra nel G.B.H, un’acquisizione
che da lo slancio per la realizzazione di un completo
ammodernamento del sito e far diventar la distilleria
un modello, un gioiello di intelligenza e armonia con
la natura.
Info: www.sagna.it
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La tecnologia più ecologica e più efficace
al mondo contro il TCA per i tappi in
sughero naturale.
Ispirato dallo straordinario lavoro che la Natura ha fatto con il sughero, abbiamo creato Naturity®, un processo
interamente naturale che rimuove il TCA e altri composti di deviazioni sensoriali dai nostri tappi in sughero naturale.
Sviluppato dall’Università NOVA di Lisbona e da Amorim Cork, Naturity® è una tecnologia rivoluzionaria progettata
per massimizzare la performance dei nostri tappi senza comprometterne la natura. Grazie ad un processo avanzato
che combina tempi, pressione, temperatura e acqua purificata, siamo ora in grado di separare le molecole del TCA e
altre molecole volatili dalla struttura cellulare dei tappi in sughero naturale, attraverso un metodo non invasivo che
mantiene intatte le caratteristiche cruciali di questo materiale unico.
amorimcorkitalia
La scelta naturale
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La maison Pierre
Ferraud & Fils
Ferraud, curando direttamente la produzione in ogni sua fase, da
sempre sceglie di vinificare solamente in annate che garantiscono un
elevato standard di qualità, ottenendo in media 1.200.000 bottiglie, che
rappresentano appena l’1% dell’intera produzione della regione
A cura di Redazione Centrale Tdg
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In Italia, come nel resto del mondo, quello
del Beaujolais è noto come Nouveau, un vino
novello ottenuto da macerazione carbonica
totale, prodotto in una piccola denominazione
che, sebbene non sia distante dalla Borgogna in
termini di chilometri, lo è invece da un punto di
vista stilistico.
Per la produzione di vino si impiega
principalmente il Gamay, uva rossa capace di
leggere il suolo e mostrarsi con un carattere fresco,
fruttato ma anche dinamico, strutturato e longevo.
E, sebbene le prime tracce circa la produzione del
vino risalgono a secoli prima, l’Appellation d‘origine
contrôlée Beaujolais è piuttosto recente, del 1935,
a sud della Borgogna.
E se nel corso degli ultimi trent’anni, il successo
di questo areale si deve ai Nouveau, nell’ultima
decade l’attenzione si è spostata sui vini prodotti nei
dieci cru della denominazione definita dalla Revue
du Vin de France come “le plus sensuel des vignobles”,
che si spalma in 50 chilometri, da Mâcon a Lione,
su dolci pendii che passano da un’altitudine di 700
a più di 1000 metri s.l.m. e pendenze fino al 60%.
Sono dieci i diversi cru che, come mosaici,
arricchiscono l’offerta della regione viticola:
Brouilly, Chénas, Chiroubles, Côte de Brouilly,
Fleurie, Saint-Amour, Juliénas, Régnié e più
blasonati Morgon e Moulin-à-Vent. A fianco la
produzione dei rossi si è fatta nel tempo sempre
più strada quella dei bianchi, da uve Chardonnay
per produzioni dall’ottimo rapporto qualità/prezzo.
22 TuttoDrink
Come accade per la Côte d’Or anche qui la
mappatura dei terroir è uno dei punti di forza
nonché di partenza per il racconto dei vini, si
contano infatti 73 tipi diversi di suoli in cui troviamo
a nord, sabbie e graniti mentre a sud parti più ricche
in argilla e calcare, note come “pietre dorate”, ben
visibili tra i filari dei vigneti, formatesi nell’epoca
del Bajociano, oltre 200 milioni di anni fa; quello
che forse non tutti sanno è infatti che quella del
Beaujolais è la zona più antica e complessa, in
termini geologici, della Terra.
Una caratteristica che ha concorso all’ottenimento
nell’aprile 2018, del “Global Geopark”, un
riconoscimento internazionale conferito
dall’UNESCO per una valorizzazione eccezionale
di questo patrimonio viticolo.
TuttoDrink
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LA MAISON PIERRE FERRAUD ET FILS
E in questo contesto si inserisce la Casa Pierre
Ferraud & Fils, fondata nel 1882, a gestione familiare,
da 5 generazioni che produce esclusivamente vini del
Beaujolais, selezionando le migliori parcelle nei cru
tutto intorno alla cantina a Belleville-sur-Saône. Ma
l’azienda, prosperando anche nel terroir del Mâconnais,
produce bianchi nelle zone di Fuissé, Pouilly Fuissé,
Pouilly Vinzelles, Viré Clessé e Saint Véran.
Vini di grande corpo, freschezza e mineralità.
Ma è certamente sull’uva Gamay che si concentra
maggiormente Ferraud, proponendo vini aromatici
e fruttati, come il Beaujolais e il Beaujolais Villages a
cui si affiancano quelli più complessi come il Fleurie e
il Moulin-à-Vent.
da apprezzare maggiormente anche dopo un anno di
affinamento in vetro; e il rosso “Moulin-à-vent” il cui
nome deriva da un antico mulino, l’unico della zona,
di cui resta ancora la torre, al sorso resta generoso ed
asciutto, carico nel colore e nella sua struttura, dagli
aromi di bacche rosse ben mature, un bouquet di rosa
e di violetta.
Distribuito da: www.sagna.it
Ferraud, curando direttamente la produzione in
ogni sua fase, da sempre sceglie di vinificare solamente
in annate che garantiscono un elevato standard di
qualità, ottenendo in media 1.200.000 bottiglie, che
rappresentano appena l’1% dell’intera produzione
della regione. Una produzione destinata all’estero ma
soprattutto al mercato interno, in cui si coltiva ancora
oggi la tradizione dei vini novelli.
In Francia, a differenza del nostro paese, il déblocage,
il giorno in cui letteralmente si sdogana la vendita dei
Beaujolais, è il terzo giovedì del mese di novembre,
in quell’occasione si possono acquistare i vini in cui
si percepiscono aromi spiccati di uva matura e un
bouquet molto floreale. Ed è proprio sul Beaujolais
che la Maison punta proponendone quattro versioni, il
Nouveau Pierre Ferraud, il Village, la Cuvée Nostalgie,
prodotto da vecchie vigne senza filtrazione, e il bianco
Mâcon Villages.
Ci entusiasmano il Beaujolais Villages Pierre Ferraud,
un vino estremamente piacevole e più immediato,
dall’intenso profumo fruttato. Le sue caratteristiche
di freschezza ed il suo spiccato bouquet lo rendono
facilmente accostabile ad una grande quantità di piatti,
24 TuttoDrink
G R A P P A
G RAP PA A L
G R A P P A A L
GRAP P A
P A G L IER I N A 4 5 °
B ARB A R E SCO 4 2 °
B A R O L O 42°
AMB R A T A 50 °
BEVI RESPONSABILMENTE
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26 TuttoDrink
Due distillerie si aggiungono
alla Selezione Rinaldi 1957
Arran e Lagg: altre due distillerie si aggiungono alla Selezione Rinaldi 1957
In distribuzione anche i brand Machrie Moor e Robert Burns: sempre di Isle
of Arran
A cura di Redazione Centrale Tdg
Il fiorire di micro-distillerie è un fenomeno che
ha riguardato la Scozia negli ultimi due decenni.
Isle of Arran è stata la prima ad aprire nel corso
di questo nuovo interessante fenomeno.
Lo ha fatto proprio sull’isola da cui prende il nome,
nell’estremo sud delle Islands scozzesi, nel 1995 dopo
150 anni circa dalle ultime distillerie attive. Infatti,
Arran in passato era già luogo di distillazione, spesso
clandestina e non legale, soprattutto nella parte più a
sud. Nel XIX secolo si contavano 50 alambicchi illegali
al lavoro sull’Isola.
Vista la vicinanza a Glasgow, infatti, Arran era
il luogo perfetto per poter produrre il whisky e poi
commercializzarlo in città o sfruttare la logistica che la
stessa poteva offrire. Questa è la ragione per cui oggi la
distilleria, pur essendo una delle più piccole in Scozia,
accoglie oltre 60.000 visitatori annuali.
L’isola di Arran si raggiunge con un viaggio di due ore
da Glasgow cui fa seguito una traversata in traghetto
di cinquanta minuti difficilmente dimenticabile e
accompagnata da un panorama che fa mancare il fiato.
Con le sue montagne, vallate, cascate, boschi, laghi
e castelli reali, Arran incorpora tutti gli scenari della
Scozia dalle Highlands alle Lowlands. Per questo
viene chiamata affettuosamente dai locali “la Scozia
in miniatura”.
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Aperta nel 1993, Isle of Arran ha iniziato la
produzione nell’agosto del 1995 e rilasciato il primo
imbottigliamento di whisky di tre anni nel 1998 cui
hanno fatto seguito le numerose edizioni successive. La
distilleria sperimenta con sempre maggiore successo
maturazioni in diverse tipologie di botti, tra cui quelle
di molti vini europei.
La fermentazione a Lagg dura come minimo 72 ore e
avviene in 4 washbacks di legno di pino dell’Oregon. La
distillazione avviene in un paio di alambicchi grandi,
questi hanno un collo lungo con angolo stretto – il
contatto col rame è minimizzato così da ottenere uno
spirito più duro. Ci sono 3 magazzini a Lagg e le botti
vengono riempite settimanalmente.
La gamma di Isle of Arran è ampia ed è ora distribuita
in Italia da Rinaldi 1957. Harold Currie, fondatore della
compagnia ed ex direttore generale di Chivas Brothers,
e’ considerato un pioniere nel campo del whisky. Decise
di aprire una distilleria 26 anni fa quando, ai tempi,
la domanda era scarsissima e la maggior parte delle
distillerie decideva di spegnere gli alambicchi per
sempre.
Lochranza può vantare anche la vicinanza a una
delle fonti d’acqua più pure dell’intera Scozia, Loch
na Davie. Si tratta di un lago naturale le cui preziose
acque vengono purificate da sette cascate naturali e
dall’azione del granito rosso. L’acqua arriva direttamente
in distilleria pronta per essere utilizzata senza alcun
bisogno di filtrazioni o correzioni.
Il territorio è perfetto per l’invecchiamento del
whisky, infatti la calda corrente del Golfo influisce
sulla maturazione delle botti, mentre la penisola di
Kintyre ha funzione di riparo sulla costa ovest. È un’isola
montagnosa e di origine vulcanica, contrariamente
a molte altre isole che sono piatte. Il clima è quindi
completamente diverso da altre isole. Crescono palme
sulla costa meridionale mentre ci sono montagne
innevate a nord.
Nel 2019 si è aggiunta alla prima distilleria anche
quella di Lagg. la Distilleria, a sud dell’isola di Arran,
ha rilasciato le prime bottiglie l’anno scorso e sono
disponibili in Italia i nuovi straordinari imbottigliamenti
continuativi, dopo che le prime release sono andate
subito sold-out. Le caratteristiche di Lagg sono quelle di
essere un whisky ricco, forte, creato con malto scozzese
torbato a 50ppm.
28 TuttoDrink
Lagg Single Malt Kilmory
Lagg Single Malt Kilmory è una referenza
continuativa e un fulgido esempio della produzione della
distilleria Lagg. Matura al 100% in botti ex-Bourbon di
primo utilizzo, per poi essere imbottigliato a 46% vol.
senza filtrazione a freddo, né aggiunta di coloranti.
Il suo gusto è vibrante e fresco. L’influenza della
torba combinata a quella cremosa di vaniglia propria
del rovere americano costituisce la colonna dorsale di
questo LAGG Single Malt.
Si può dire che l’espressione di Kilmory rappresenti
lo stile della distilleria che si concentra totalmente
sull’utilizzo di botti ex-Bourbon e sul suo caratteristico
spirito torbato. Kilmory è il nome del comune di
appartenenza del paese di Lagg. È qui il cuore della
distillazione sull’Isola di Arran, la quale ha preso il via
a partire da zero.
Note di degustazione: si presenta di colore oro. Al
naso si avvertono sentori di erica affumicata e di agrumi
carbonizzati. L’iniziale esplosione di frutta al palato
lascia, successivamente, il posto alle note di fumo per
un lungo e duraturo finale.
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Lagg Single Malt Corriecravie
Lagg Single Malt Corriecravie Edition è la seconda
release continuativa, realizzata dalla distilleria Lagg.
Il Whisky viene fatto maturare inizialmente in botti
ex-Bourbon per poi finire per circa sei mesi in botti
Hogsheads ex-Sherry Oloroso provenienti direttamente
dalla cantina del suo produttore, Miguel Martin, a
Jerez. Viene imbottigliato a 55% vol. senza filtrazione
a freddo, né aggiunta di coloranti.
Il gusto risulta leggermente più complesso rispetto
alla versione “Kilmory”, mostrando così un diverso
lato dello spirito di LAGG, caratterizzato dalle pure
note di spezie dolci e frutta. L’edizione “Corriecravie”
è imbottigliata in minori quantità rispetto all’edizione
“Kilmory”. Corriecravie è una piccola frazione a nordovest
di Lagg. Essa dispone di meravigliosi scorci della
costa più a sud dell’Isola.
È qui vicino che nacquero le prime distillerie illecite
che poi, nel periodo del proibizionismo, produssero per
primi la famigerata “Acqua di Arran”. Vicino al villaggio
c’è il “Torr a’ Chaisteil Dun” – un forte risalente alla tarda
Età del Ferro, circa 2000 anni fa, conosciuto localmente
come “Castle Hill”.
Note di degustazione: si presenta di colore ambrato.
Al naso si avvertono sentori di cioccolata amara e frutti
rossi speziati. Al palato risulta ricco e gustoso con le sue
note eleganti di brace e nocciola.
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32 TuttoFood
#
TuttoFood
34 SANTOMMASO 10 – Molto
più che un ristorante, la storia di
una grande famiglia
44 Nel cuore del Monferrato
astigiano
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SANTOMMASO 10
Molto più che un ristorante, la storia di
una grande famiglia
A cura di Paolo Alciati
Lavazza è il cognome, famoso in tutto il
mondo, di una delle famiglie più importanti
di Torino e d’Italia che, viste le origini – il
fondatore Luigi Lavazza era originario di Murisengo,
in provincia di Alessandria – ha nel DNA quel modo di
comportarsi tutto sabaudo che consente loro di riuscire
a realizzare ogni cosa arrivando all’eccellenza assoluta
ma senza strillarlo ai quattro venti, piuttosto sempre
accompagnato da quell’arguto understatement che li
contraddistingue e che, come racconta l’amico Bruno
Gambarotta, si può riassumere nel motto che Norberto
Bobbio sosteneva dovesse essere scritto sulla bandiera
del Piemonte: “Esageruma nen”, “Non esageriamo”!
34 TuttoFood
Lo hanno fatto nel 2018 con la realizzazione della
“Nuvola Lavazza”, il nuovo, bellissimo headquarter
dell’azienda in un perimetro di ben 30.000 metri
quadrati che comprende anche il Museo, la grande Piazza
Verde e lo spazio eventi denominato “La Centrale”, in
ricordo della vecchia centrale elettrica nel cui interno ha
trovato posto lo spettacolare ristorante “Condividere”
– creato grazie alla liason cerebrale di due geni come
Ferran Adrià, il più rivoluzionario cuoco del mondo, e
il grande scenografo Dante Ferretti, tre volte premio
Oscar – affidando la cucina allo chef Federico Zanasi,
altro genio nel suo settore, che in due anni ha “portato
a casa” anche la prestigiosa stella Michelin.
Tutto questo senza proclami e senza fuochi d’artificio,
cosa che in altre zone d’Italia usano fare salvo poi
cadere rovinosamente amplificando terribilmente
anche il consequenziale flop. La capacità dei Lavazza di
coinvolgere i migliori per tutto ciò che mettono in pista
fa sì che quello che progettano lo portano a compimento
in modo davvero efficace, esemplare e duraturo.
E non si sono smentiti neanche nella loro ultima
fatica: dare dignità al luogo dove tutto ebbe inizio,
la piccola drogheria “Paissa & Oliviero” situata nel
centro di Torino, al 10 di via San Tommaso – nell’antica
“Contrada dei Guardinfanti” – rilevata da Luigi Lavazza
nel 1895. Lo meritava la loro storia, era solo questione
di tempo.
Il locale? Davvero bello. Insolito l’ingresso, che
richiama volutamente un bancone da drogheria
(ovviamente più elegante) con alle spalle una parete
arredata da quattro nicchie che ospitano caffettiere
antiche e attrezzi per la tostatura e la macinatura del
caffè, bottiglie di liquori al caffè e i famosissimi pupazzi
creati da Armando Testa che hanno fatto la storia della
pubblicità di casa Lavazza, da Carmencita a Caballero
a Paulista, che in noi “boomer” scatenano il ricordo
dell’indimenticato “Carosello”, finito il quale…si filava
buoni buoni a letto!
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Le sale al suo interno sono un tributo alla cultura
architettonica torinese, con il richiamo a tre luoghi
simbolo della città: la cupola della Cappella del Guarini,
la Mole Antonelliana e la cupola della Basilica di Superga
dello Juvarra. Un’ulteriore sala, la Gallery Room, è
dedicata al Brand Lavazza, e cambierà aspetto di volta in
volta, raccontando ogni anno il progetto più significativo
dell’azienda.
Il locale interno è più ampio rispetto al passato e nel
design dell’allestimento e dell’arredo c’è un richiamo
all’immagine di una drogheria storica in cui elementi
della tradizione si combinano con dettagli più attuali,
ripercorrendo allo stesso tempo i momenti iconici della
storia Lavazza, con storiche pubblicità come quella
con Nino Manfredi e la fida Natalina o con una delle
famosissime foto del calendario 2009 curato da Annie
Leibovitz, la più grande fotografa vivente o ancora con
una serie di immagini memorabili proiettate in loop su
un paio di pareti.
Ho molto apprezzato la professionalità dei giovani
che curano il servizio in sala, impeccabili nel loro
abbigliamento che gioca, manco a dirlo, sulle tonalità
dei colori del caffè.
Attenti, precisi, ben coordinati dal maître Manuel
De Castro e mai sovrapposti l’un l’altro nelle
doverose spiegazioni delle numerose portate
che compongono il menù, accrescono il piacere di
stare a tavola trasformandolo in una vera e propria
esperienza gastronomica, ottimamente curata dallo
chef marchigiano Gabriele Eusebi, giovane ma con
solide esperienze… Dal bistellato Moreno Cedroni a
“La Madonnina del Pescatore” a Senigallia alla cucina
d’avanguardia di un altro bistellato, Luis Andoni Aduriz
al “Mugaritz”, nei Paesi Baschi.
Un anno di esperienza, sin dall’apertura, al “Condividere”
sotto la guida di Federico Zanasi e infine, dopo il periodo
buio della pandemia, la proposta dello stesso chef
Zanasi per la conduzione del Santommaso 10 con cui
“condivide” anche il concept gastronomico.
La cucina di Eusebi ha le Marche nel cuore, e infatti,
dopo un primo benvenuto “torinese”, in onore della
drogheria, con un miscelato di Alchermes, vermouth
rosso Carpano e un cold brew di caffè selezione della
casa accompagnato da grissini di farina di ceci e semi
di cumino selvatico, il secondo calice di benvenuto è
abbinato a uno dei salumi simbolo della sua terra, il
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morbido Ciauscolo, da spalmare quasi come un paté su
una focaccia estiva fatta con semi di tiglio, camomilla e
anice… Una delizia da provare almeno una volta nella
vita.
Subito dopo, in omaggio alla storia aziendale, inizia
il “Carosello degli antipasti”, sette colorati e golosi
piatti che si aprono con una deliziosa insalata russa
presentata come una cassata siciliana in omaggio al
maestro pasticcere siciliano Corrado Assenza a cui
seguono dei crudi di pesce: gamberi gobbetti – famosi per
le uova blu – con bagnetto tradizionale di pomodorini
confit e un carpaccio di Ombrina con salsa all’arrabbiata
di datterini gialli e rossi. Si ritorna poi nelle Marche con
la “Galantina in crosta con bagnetto verde”, un piatto
che mi ha riportato ai pranzi domenicali a casa della
mia cara bisnonna, cuoca sopraffina. Taumaturgico!
Una commistione tra nord e centro Italia riguarda
l’idea di ricreare il classico arrosticino con lo spiedino
di lingua di vitello, tagliata sottilissima, avvolta nel pane
aromatizzato al prezzemolo, e scottata direttamente sul
forno a brace per creare una gustosissima crosticina.
Il Carosello volge al termine con due piatti dal gusto
pazzesco, il “Cipollotto scottato con crema di nocciole e
nocciole tostate” e il “Fungo, fungo, fungo”, una crema
di champignon come base, tanti finferli in olio cottura,
champignon lamellati a crudo e tartufo nero estivo
come se piovesse. Eccezionale.
Particolarmente interessante la carta dei vini, con una
buona e oculata selezione di produttori piemontesi
e italiani in genere ma anche con ottime proposte di
cantine d’oltre confine, scelti con competenza dalla
sommelier Alice Terzolo, giovane ma molto preparata,
che si è anche dedicata al pairing con i coktails, sempre
ben equilibrati e perfetti nell’abbinamento ai piatti
proposti.
Io mi fermerei già qui con soddisfazione massima, ma
la golosità è una brutta bestia, soprattutto quando le
proposte sono di livello superiore. E quindi si continua
con insaziabile curiosità.
I tortelli ripieni di ricotta di bufala mantecati con una
salsina al prosciutto e crema di pecorino al limone
compongono il primo piatto – e l’abbinamento ad un
aromatico Gin Tonic è perfetto – seguito dal “Vitello
SANtonnato 10” una felice reinterpretazione del
tradizionale vitello tonnato – un piatto che sin da piccolo
ha condito la mia vita e del quale ormai da anni ne faccio
quasi sempre a meno, proprio perché sempre uguale
nei vari ristoranti di cucina piemontese che frequento
– qui è invece preparato con intelligenza culinaria: un
morbido pezzo di scamone appena scottato sulla brace,
accompagnato da un fondo bruno aromatizzato con
crema pistacchi e capperi da unire in un unico boccone
alla salsa tonnata per dare cremosità insieme a una
foglia di cappero che dona quella spinta di acidità che
lega perfettamente il tutto. Grande idea!
I dolci? Il “Bignè Miretti”, un morbido e squisito
profiterol con crema al gianduia di Guido Gobino
e ganache di cioccolato fondente 70% e il “Tartufo
affogato 1895”, imbibito con uno specialty coffee seguito
delle coccole finali, un tartufo di cioccolato e una gelée
al liquore Strega.
La logica chiusura di questa splendida cena è ovviamente
con un caffè, non un caffè qualsiasi ma con una grande
selezione, sempre di 1895 by Lavazza Coffee Designers,
un caffè di altissimo livello. D’altronde, come diceva il
grande Nino Manfredi…
“Il caffè è un piacere, se non è buono che piacere è?”
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Ristorante SANTOMMASO 10
Via San Tommaso, 10 Torino
Telefono 011 534201
www.santommaso10.com
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Nel cuore del Monferrato
astigiano
Relais Almaranto – il boutique hotel con la cucina garbata
di Mario Maniscalco
A cura di Paolo Alciati
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Nel cuore del Monferrato astigiano, a metà
strada tra Canelli – comune famoso nel
mondo per la produzione del Moscato, il
vino dolce per eccellenza, e per le spettacolari “cattedrali
sotterranee”, le storiche cantine che fanno parte della
“Lista dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco” – e il
comune di Nizza Monferrato, patria del Nizza DOCG
– il pregiato vino ottenuto da vitigni di uva Barbera
– troviamo il paese di Calamandrana e, immerso
tra noccioleti e vigneti, con una vista straordinaria,
il Relais Almaranto un grande cascinale di fine
settecento trasformato in un lussuoso Boutique Hotel
con un ristorante gastronomico, l’Adagio, che vale
assolutamente una visita.
Almaranto nasce dalla passione di Alexa Schulte e
suo marito Markus, imprenditori entrambi di origine
tedesca con la passione dei viaggi i quali, dopo aver
girato mezzo mondo per lavoro, hanno eletto l’Italia
come terra in cui “piantare le tende” (e che tende!).
Il complesso è affascinante per la sua articolata
struttura che comprende il boutique hotel con 23 camere,
quattro sale riunioni – ciascuna con caratteristiche
uniche: la Sala Banchetti, al primo piano di un antico
fienile, la Barricaia, suggestiva cantina storica di oltre
100 anni con volte a botte e mattoni a vista, la Biblioteca,
elegante ed esclusiva con una collezione di oltre 300
libri di cucina e lo Sky Garden, luminoso giardino
d’inverno pieno di piante e con un tetto apribile che lo
trasforma in una ariosa terrazza all’aperto – una grande
piscina attrezzata, una palestra e, soprattutto, due
ristoranti: Anima bistrò, ricavato in un antico fienile,
con una splendida e impagabile vista sui vigneti e sulle
montagne, ma anche con la piacevole possibilità di
pranzare a bordo piscina, e Adagio, ristorante gourmet
affidato alle abili mani di Mario Maniscalco, giovane
e talentuoso cuoco siciliano che, dopo una serie di
esperienze a Torino, Asti e successivamente a Londra,
nel 2021 entra nello staff di Adagio come sous-chef e
l’anno successivo ne assume meritatamente il comando.
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Una cena da Adagio è davvero una armoniosa
esperienza, sia per la piacevolezza del locale sia per
l’alto livello delle proposte gastronomiche.
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La scelta delle poltroncine in velluto ai tavoli evita
all’ospite la sofferenza che molte volte si prova con sedie
di design che sacrificano il comfort nei confronti dello
stile. Qui sei comodo, rilassato e puoi concentrarti sulle
proposte del menù che rappresentano un bel viaggio
gastronomico.
Ho molto apprezzato anche la mise en place ben
curata (sono stufo di vedere i tavoli dei ristoranti, anche
di quelli stellati, senza tovaglia…sarò fuori moda, ma
non sono per il minimalismo!) e la presenza di bicchieri
Riedel in cristallo ne accresce il fascino.
Oltre alla scelta dalla carta, sono due le proposte di
menù degustazione: “Incontri”, 5 portate in un percorso
più classico, anche se con buon estro, e “Riflessi nella
materia”, un piccolo viaggio materico che prevede, come
si legge dalla carta, “5 portate (5 ingredienti, 5 materie,
infiniti modi di esprimersi e riflettersi). Un menù che
non segue l’ordinaria concezione di catalogare un pasto
nelle sue classiche portate. Un’esperienza culinaria, in
cui i sensi si confondono, e ad esempio il salato diventa
dolce o all’inverso. Non segue regole, segue la MATERIA,
rispettandola ed esaltandola”.
L’esperienza gustativa è appagante in entrambi i
percorsi, piacevolmente introdotta dallo stuzzicante
“benvenuto dello chef”, identico per tutti e due i menù,
che ben predispone alle portate successive: cresta di
pollo mantecata nel suo brodo, macaron “fish and chips”,
perla di salsiccia di Bra con marmellata alle cipolle, oliva
verde con gel alle arance, polpettina di parmigiano fritto
con schiuma allo zabaione e guanciale e gazpacho di
pomodoro aromatizzato al cardamomo e latte di cocco.
Del menù “Incontri” ho trovato particolarmente
interessante un budino di barbabietola e patata rossa,
mousse di robiola alle erbe, cracker ai pinoli, crema
di valeriana e scalogno in cui la terrosità dell’ortaggio
è mitigata dalla patata e dalla robiola, il biscotto crea
un bel contrasto di sapidità e la crema di valeriana
ammorbidisce il boccone. Un elegante Ruchè del 2011
con una leggera speziatura è il vino scelto per questo
piatto dalla brava maître e sommelier Rachele Bottino,
giovane ma con ottima padronanza negli abbinamenti
scelti da una cantina di oltre 200 selezionate etichette
regionali e internazionali.
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“Tonnada” è la seconda, colorata portata, che unisce
due piatti tradizionali piemontesi in un unico piatto
ricreando un’insalata russa con creme di piselli, di
carote e di patate con l’uovo poché come ingrediente
della maionese e, al posto del vitello tonnato, lamelle
di tonno rosso crudo e salsa all’acciuga con chips di
capperi. Un piatto che sa di allegria, accompagnato da
un interessante Pinot Gris tedesco, aromatico e con un
leggero sentore di legno, dovuto al passaggio in tonneau.
Di assoluta golosità “Gambero & Torre”, ravioli al
nero di seppia, ripieni di formaggio Torre e nocciole,
bisque di gambero rosso di Mazara, gambero crudo
e aria di nocciola, un piatto dal sapore intenso e di
grande soddisfazione. L’abbinamento è insolito, un
Moscato secco del 2020 biologico e affinato in anfora,
leggermente balsamico. La chiusura esteticamente bella
e al top come golosità è per “Tonda & Gentile”, apoteosi
della nocciola in più consistenze: spuma, curd, gelato,
biscotto e croccante salato con l’abbinamento di un Alta
Langa dalla bollicina delicata e non invadente.
Del percorso “Riflessi”, ho trovato davvero goloso
“Cipolla”, un piatto che non avrei mai liberamente
scelto dalla carta per timore delle tipiche problematiche
che questo vegetale comporta…e me ne sarei pentito
amaramente: un gusto straordinario, una morbidezza,
una sofficità nella preparazione che, quasi quasi, mi
stava spingendo a richiedere un secondo assaggio!
L’abbinamento è con il mio vino bianco preferito, un
Riesling renano, in questo caso non della Mosella
ma prodotto nella vicina Nizza Monferrato. Buona
l’intensità e l’acidità.
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Altro piatto equilibrato e molto ben eseguito è il
“Cioccolato”. La cottura al sangue della carne di cervo è
perfetta e la salsa al cioccolato fondente contrasta molto
bene il retrogusto dolciastro del cervo, completano il
piatto arance in carpione e chips di carbone. Per un
secondo così intenso l’abbinamento proposto è con
un Syrah del 2012; l’affinamento in botti di rovere ha
sviluppato sentori speziati e di tabacco e cioccolato…
un vino ideale per questo piatto!
Tenendo fede alla descrizione iniziale, il salato diventa
davvero uno squisito dolce: quenelles di baccalà in
tre versioni abbinate alle eleganti bollicine di Alta
Langa chiudono il menù “Riflessi”. Le coccole finali,
accompagnate da un piacevole tè freddo al limone a
rinfrescare il palato, sono la chiosa ultima di un percorso
di grande soddisfazione.
L’arte culinaria di Mario Maniscalco, ben coadiuvato
dalla giovane brigata di cucina, è diretta, immediata
e senza inutili orpelli, con incontri di sapori che
mescolano la sua sicilianità al Piemonte con guizzi di
estrosa genialità e di tutto questo ne beneficia il palato. Il
garbo nell’impiattamento, infine, ben soddisfa l’occhio.
Un’ultima annotazione: sempre di più nei ristoranti
si tende a “fare in casa” anche ottimo pane, grissini
e focacce con farine di varie tipologie. È una gran
bella idea. Il pane è un alimento semplice, ma il pane
artigianale di qualità – e quello preparato da Mario
Maniscalco lo è davvero – è un lusso che fa la differenza.
RELAIS ALMARANTO
Regione Quartino, 6
Calamandrana (AT)
Tel. 0141 1847040
adagio-calamandrana.it
it.almaranto.it
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54 Prosecco DOC, sport e
territorio
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Prosecco DOC,
sport e territorio
A cura di Redazione Centrale TdG
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Che sia nello sport o nella vita, porsi dei traguardi e vincerli
è una sfida importante
Il Consorzio Prosecco Doc, ormai da anni si
impegna a sostenere società e manifestazioni
sportive con l’obiettivo di promuovere il proprio
territorio attraverso i grandi e rilevanti valori dello
sport. Dalla vela allo sci, dal ciclismo al rugby, il
Consorzio scende in campo con lo sport ai massimi
livelli abbracciando discipline trasversali e universali
portando avanti temi generazionali, sociali e solidali.
Un profondo impegno che ha permesso a Prosecco DOC
di fare il giro del mondo sostenendo attivamente il
proprio territorio in maniera sana e volta al futuro.
Lo sport è un vero e proprio strumento di educazione
sociale, e grazie a questa connotazione si sta affermando
come un’efficace forma di promozione del proprio
territorio: un driver di sviluppo territoriale attraverso
la stretta collaborazione tra il mondo delle imprese del
settore sportivo e marchi italiani che portano la propria
eccellenza all’interno di questo settore.
Il territorio è difatti espressione della storia, delle
tradizioni, delle risorse e anche delle attività sportive,
proponendo un’offerta in grado di attirare turisti,
visitatori nonché la comunità locale stessa. Tra i diversi
sport e manifestazioni che Prosecco DOC ha deciso di
sostenere si ha un ventaglio di valori e caratteristiche
che si legano a doppio filo con quelle del Consorzio. Tra
le principali ricordiamo il ruolo di Official Supplier del
MotoGP, di naming sponsor dell’invincibile squadra
di pallavolo Prosecco Doc Imoco Volley e di quella della
potente Benetton Rugby, di partner della Barcolana
e concorrente attivo con le barche di proprietà, e di
Obiettivo 3, programma di diffusione della pratica
sportiva nei confronti delle persone disabili.
Infine, Prosecco Doc corre insieme alla MYTHO
Marathon in un percorso congiunto per valorizzare
il territorio d’origine, in Friuli-Venezia Giulia, ricco
di storia, cultura e di una lunga tradizione agricola
di eccellenza. Il Consorzio Prosecco DOC vuole farsi
portavoce attivo di questo strumento, promuovendo
consapevolezza, apertura e valori positivi nel
mondo dello sport, avvalendosi anche della sua
componente di aggregazione e di crescita culturale e
sociale.
Proprio grazie a questa vocazione, Prosecco DOC ha
scelto di essere sponsor dei Official Sparkling Wine
dei Giochi Olimpici e Paraolimpici di Milano Cortina
2026 raccontando in prima linea questa edizione tutta
italiana, ma che porta con sé l’internazionalità propria
di questo grande evento. Un’occasione ulteriore per
sottolineare il legame tra il Prosecco e il territorio di
produzione, che coinvolge nove province tra Veneto e
Friuli-Venezia Giulia, dove si raccolgono le uve e dove
viene vinificato il Prosecco che, una volta imbottigliato,
raggiunge 195 paesi nel mondo.
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60 Itinerari in Provincia di
Brescia, Capitale Italiana della
Cultura 2023
66 Umbria di charme
72 Atene: la storia
78 Abu Dabi, la capitale degli
Emirati Arabi Uniti
84 Firgas, la città dell’acqua,
del gofio, dei murales e della
musica
90 Alla scoperta di borghi,
oasi e ristoranti tra Basilicata e
Campania
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Itinerari in Provincia di Brescia,
Capitale Italiana della Cultura 2023
Dalle incisioni rupestri della Valle Camonica alla più grande
fortezza napoleonica d’Italia 5 mete insolite e curiose in
Provincia di Brescia, Capitale Italiana della Cultura 2023
A cura di Paolo Alciati
Dalla Brescia sotterranea agli affascinanti
enigmi dei “pitoti” della Valle Camonica, il
più grande complesso di incisioni rupestri
finora scoperto al mondo e Patrimonio Unesco, dalla
più grande fortezza napoleonica d’Italia alla miniera
in Val Trompia dove si stagionano oltre 1.000 forme
di formaggio, la provincia di Brescia è ricca di luoghi
insoliti, curiosi (e a volte misteriosi) che garantiscono
il fascino della sorpresa. Per itinerari stimolanti e mai
banali fra natura, arte, gusto.
Un volto sicuramente inatteso di Brescia, con
Bergamo Capitale Italiana della Cultura 2023, è quello
che si può scoprire nel sottosuolo del suo centro storico.
Un labirinto di rogge sommerse, antichi fiumi, canali
sotterranei, che raccontano un’epoca lontana in cui i
corsi d’acqua erano al centro degli scambi commerciali e
delle attività economiche. Grazie alle visite organizzate
dall’Associazione Brescia Underground ci si può
avventurare in gallerie sotterranee e lungo tracciati
scavati da corsi d’acqua sommersi, per scoprire aspetti
sconosciuti della storia della città e visitare ambienti
sotterranei realizzati in epoche e con funzioni diverse.
Le emozioni proseguono poi tra grotte e segrete del
Castello, dove con l’Associazione Speleologica Bresciana
si va alla scoperta degli ambienti sotterranei rinvenuti
nel corso degli scavi archeologici sotto il Colle Cidneo. Il
tour si snoda fra torri, polveriere, cisterne idriche fino
al Mastio Visconteo e al triangolo fortificato, lungo un
articolato sistema di camminamenti, cunicoli e gallerie,
che tocca opere ipogee romane, zone sotterranee
realizzate per motivi bellici durante il dominio veneto
ed altri suggestivi ambienti.
Altissimi pinnacoli in pietra, sormontati da grandi
massi, a mo’ di cappello: la loro strana forma ha fatto
da sempre fantasticare, tant’è che la gente del posto
li chiamava Fate di Pietra. Le Piramidi di Zone, da
dove si aprono spettacolari scorci panoramici sulla
sponda settentrionale del lago d’Iseo, è il luogo scelto
dalla natura per dare forma alle proprie creazioni,
frutto dell’erosione provocata dal gioco tra l’acqua
e il terreno di origine morenica. In questa galleria
d’arte involontaria, si sono create, nel corso delle ere, le
più imponenti piramidi di erosione d’Europa, che
raggiungono i 30 m d’altezza e gli 8 m di circonferenza.
All’interno della Riserva naturale a esse intitolata,
un percorso di circa un’ora – con tabelle esplicative
delle caratteristiche del territorio e delle dinamiche
del fenomeno – permette l’accesso a questo spettacolo.
Poco distante, un altro luogo magico, il Bosco degli
gnomi, dove si snoda un sentiero fiabesco. Tra uno
gnomo innamorato e un’aquila reale, una protettiva
mamma orsa e una simpatica volpe, nel Bosco degli
Gnomi è impossibile sentirsi soli. Ben 44 sculture, tutte
opere dello scultore-contadino Luigi Zatti, custodiscono
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il sentiero e i visitatori regalando un’escursione
memorabile che piace a tutti, grandi e piccini. Il racconto
del mondo preistorico illustrato sulle rocce, un’opera
d’arte colossale che va dal lago d’Iseo fino a Ponte di
Legno, in ben 180 siti: le incisioni rupestri della
Valle Camonica, con i loro enigmi e simboli, sono un
patrimonio storico ed artistico eccezionale, primo
sito italiano dichiarato dall’Unesco Patrimonio
dell’Umanità nel 1979. Un tempo la gente del luogo
le chiamava “pitoti” (cioè fantocci) e pensava che a
tracciarli sulle rocce, nelle sere di luna piena, fossero
state le streghe con magici rituali.
Si tratta del più grande complesso di incisioni
rupestri del mondo: circa 200.000 figure eseguite
nell’arco di oltre 12 mila anni, dal Paleolitico al periodo
Romano. A determinarne il fascino, non sono solamente
l’imponenza e l’estensione, ma anche il messaggio che
trasmettono. Vi si legge infatti la storia di un popolo,
che potrebbe essere emblematicamente considerata la
storia della civiltà europea. Negli 8 parchi archeologici
dedicati, una chiara cartellonistica consente di districarsi
in questo fantastico e complesso linguaggio figurato su
massi di varie forme e dimensioni.
La maggior concentrazione di incisioni si ha nella
zona di Capo di Ponte, dove si trova il Parco Nazionale
di Naquane, in cui sono incise su 104 rocce oltre
30.000 figure, il maggiore raggruppamento scoperto
al mondo: scene di vita quotidiana (caccia, guerra,
allevamento, agricoltura) e simboli, non tutti di facile
interpretazione, come le così dette “palette”, le spirali,
la rosa camuna (scelta come simbolo per la Regione
Lombardia.
A picco sul lago d’Idro, la Rocca d’Anfo è la più
grande fortezza napoleonica d’Italia. Come in tutti i
manieri, anche qui aleggiano i fantasmi. Narra infatti
un’antica leggenda che due ufficiali napoleonici, un
Capitano e un Tenente, si sfidarono a duello per amore
della bellissima Jole, morendo entrambi. Da allora i loro
fantasmi presidiano la Rocca, mentre, forse, litigano
ancora per amore. Al di là della leggenda, la Rocca,
imponente e vastissima, non può che colpire la fantasia
per le intricate vicende di cui fu scenario, la complessa
struttura, la straordinaria posizione panoramica. Le
prime fortificazioni, volute dai Visconti, sembrano
risalire all’inizio del 1300. Oggi è articolata in un insieme
di fortificazioni che, nel tempo, si sono estese per ben
50 ettari su una fascia di terreno di forma triangolare
incastonata tra la riva del lago d’Idro e il versante del
monte Censo, fino a raggiungerne quasi la cima, con
un dislivello che va dai 371 ai 1050 metri.
Due i nuclei principali: la rocca veneziana, la più
antica, a sud e quella napoleonica, che orla la parte
settentrionale della montagna. Visitarla è una piacevole
e sportiva avventura e richiede scarponcini da trekking.
Si può scegliere fra 2 itinerari di varia lunghezza, tutti
percorribili solo con guida: il Percorso Napoleonico e
il Percorso dalla Serenissima al Regno d’Italia.
La Miniera dove si stagiona il Formaggio Nostrano
DOP di Valle Trompia
Molte, in provincia di Brescia, anche le curiosità
che riguardano cibi e vini. Sicuramente insolita, ad
esempio, è la Stagionatura in miniera del Formaggio
Nostrano DOP di Valle Trompia. Ad ospitare le
forme in affinamento è la Miniera di Graticelle a
Bovegno, aperta nel 1892 per sfruttare i promettenti
filoni d’argento. Nel 1898, a causa del crollo del prezzo
dell’argento, fu però chiusa e cadde in stato di abbandono
fino a quando il Consorzio di Tutela Nostrano Valtrompia
DOP non pensò di utilizzare la sua bellissima galleria
lunga quasi 200 m per riporvi a stagionare il pregiato
Nostrano Valtrompia DOP. Era il 2017.
Da allora il sito di stagionatura si è sviluppato, fino
ad accogliere più di 1.000 forme di formaggio: non
solo Nostrano Valtrompia DOP, ma anche Formaggelle
di Collio e di Bovegno e altre piccole produzioni di
formaggi bresciani. La galleria di Graticelle, dove le
forme vengono fatte stagionare per più di un anno,
è aperta al pubblico per visite guidate, secondo un
calendario prestabilito. È possibile acquistare in loco
il formaggio e gustarlo partecipando a degustazioni
guidate.
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64 TuttoTravel Fonte e Immagini: www.visitbrescia.it
www.rinaldi1957.it
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BEVI RESPONSABILMENTE.
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UMBRIA DI CHARME
Tra grandi vini e resort cinque stelle, un itinerario
rilassante tra Perugia. Torgiano, Brufa e Bevagna
A cura di Franca Dell’Arciprete Scotti
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Tra oleandri, ulivi e cipressi si apre un’oasi
incantata. E’ la piscina del Resort Le Tre
Vaselle. Siamo a Torgiano, uno dei borghi
più belli d’Italia in provincia di Perugia, nel cuore
di quell’Umbria ricca di storia, leggende, personaggi
memorabili. Qui il paesaggio verde distende lo spirito,
soprattutto se si arriva da grandi città, frenetiche,
complicate, talvolta invivibili. E tutto riacquista un
ritmo più rilassato, a misura d’uomo.
I borghi sono pittoreschi nelle loro atmosfere sospese,
i panorami offrono torri, campanili, rocche,pietre
secolari. In questi luoghi si scoprono tesori di lavoro
e ingegnosità. A Torgiano la famiglia Lungarotti
vanta tre secoli di storia familiare, anche molto al
femminile, pionierismo nella moderna enologia italiana,
lungimiranza e sperimentazione.
Merito dell’azienda, attraverso la Fondazione
Lungarotti Onlus, la diffusione dei saperi, delle
arti e della cultura della civiltà millenaria del vino
e dell’olio. Il Museo del Vino (MUVIT) e il Museo
dell’Olivo e dell’Olio (MOO) ne sono un’eccellente
imperdibile testimonianza: 3500 reperti, diversi
percorsi tematici che raccontano circa 5000 anni di
storia. A Torgiano troviamo dunque Le Tre Vaselle
Resort & Spa, la struttura cinque stelle dedicata a chi
predilige uno charme dai toni contemporanei, immersa
in un’atmosfera d’altri tempi.
Un’antica dimora, arredi che si possono datare tra il
‘600 e il ‘700 con mura spesse, robuste travature lignee,
tipici pavimenti in cotto, ampi camini in pietra e tessuti
realizzati con telai a mano dagli abili artigiani del luogo.
tra rivisitazione di piatti tradizionali e novità creative,
i sapori mediterranei vengono esaltati anche grazie
ai vini Lungarotti di grande appeal. (www.3vaselle.it
– www.lungarotti.it ).
Le Cantine Lungarotti sono socie del Movimento
Turismo del Vino dell’Umbria, come la Tenuta
Castelbuono del Gruppo Lunelli a Bevagna. Qui
spicca in cima alle colline la splendida architettura
della cantina, il Carapace, creata dall’architetto Arnaldo
Pomodoro, amico di lunga data della famiglia Lunelli.
Con sei anni di lavoro, è nata una spettacolare cupola
ricoperta di rame, che ricorda la tartaruga, simbolo di
stabilità e longevità, unione tra terra e cielo.
L’unica scultura al mondo in cui si vive e si lavora.
Le crepe che incidono la cupola ricordano i solchi della
terra che l’abbraccia tutto intorno, mentre all’esterno un
elemento scultoreo a forma di dardo di colore rosso che si
conficca nel terreno sottolinea l’opera nel paesaggio. Qui
riposano grandi vini, come l’ultimo, il Carapace Lunga
Attesa, che esprime al massimo le grandi potenzialità
del Montefalco Sagrantino nei lunghi invecchiamenti
(www.tenutelunelli.it/)
A brevissima distanza, su una collina che domina
Assisi e Perugia, sorge Borgobrufa Spa Resort, che,
con una vista impareggiabile su vigneti e oliveti, invita
a concedersi pause gourmet e benessere anche nei mesi
autunnali.
Tra le verdi terrazze e le dolci colline umbre si aprono
i due ristoranti, entrambi attenti alla stagionalità e alla
disponibilità delle materie prime provenienti dalle
migliori aziende agricole del territorio, e la SPA BellaUve
dove si respira il profumo della lavanda e del gelsomino e
si può praticare la vinoterapia, a base di prodotti derivati
dalla vite, dall’uva e dal vino. Notevole il percorso
di sapori e profumi presso il Ristorante gourmet Le
Melograne, curato dallo chef Andrea Perretti, in cui
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Infatti, collocato tra le più importanti strutture
spa nell’ambito dell’hotellerie di lusso nazionale,
Borgobrufa offre silenzio, spazio e armonia. Il tutto
arricchito da trattamenti rigeneranti nella SPA più
grande dell’Umbria, 3.000 metri quadrati interamente
dedicati al wellness e al relax.
Un vero mondo a parte, con la piscina estiva, una
piscina interna collegata mediante porte subacquee
scorrevoli a quella esterna con acqua riscaldata, aperta
tutto l’anno, con postazioni per l’idromassaggio e getti
relax, l’area delle saune con il bagno di vapore e il bagno
salino, la sauna della natura e la sauna panoramica.
introduce all’interno del Duomo. Ma sarà sorprendente
soprattutto il percorso sotterraneo che parte dal Museo
del Capitolo e immerge in una stratificazione di 14
metri e mezzo, dall’Acropoli etrusca di fondazione
dove ora sorge il Duomo, alla base della collina. Nella
discesa una scoperta continua: pilastri etruschi, mura
romane, il pavimento di una cattedrale romanica, il
salone dei Conclavi, la cantina dei canonici, tracce di
una domus romana.
E le proposte “fine dining” sono una scoperta tra
cucina gourmet e prodotti del territorio: golose ricette
fondono la fantasia, la tecnica e le conoscenze dello
chef con materie prime di eccellente qualità, la maggior
parte delle quali provenienti da piccoli produttori locali
selezionati.
Attualmente, tra le materie prime utilizzate in
cucina, il 70% proviene da queste preziose realtà e il
90% di queste viene dal territorio regionale umbro.
Percentuali altissime che dicono l’impegno del
Borgobrufa Spa Resort nel campo della sostenibilità
e della valorizzazione del territorio, oltre che della
genuinità e dell’eccellenza delle materie prime, creando
un’economia circolare vera. Inoltre con oltre 400
etichette di pregio tra vini del territorio, regionali,
italiani e internazionali, la Cantina di Borgobrufa SPA
Resort è un vero e proprio gioiello ( www.borgobrufa.it ).
Queste oasi di relax e panorami infiniti si trovano
a pochi chilometri da Perugia, antichissima, nobile,
colta, una delle città più belle del centro Italia.
Un saliscendi continuo, data la sua conformazione
collinare, ci porta a scoprire uno scrigno di tesori artistici
e architettonici. Centro focale è la Piazza IV Novembre:
in un magnifico colpo d’occhio al centro la Fontana
Maggiore disegnata da Giovanni e Nicola Pisano, intorno
il Palazzo dei Priori, uno dei più grandiosi palazzi
pubblici dell’età comunale, con i due magnifici Collegi
del Cambio e della Mercanzia. Una facciata nuda e severa
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Una sosta golosa
Dopo le visite culturali, ci attende una sosta golosa
davvero sorprendente. È il ristorante L’Acciuga, che
ha appena conquistato una stella Michelin e si è
aggiudicato la 25ª posizione nella guida 50 Top Italy
2023 – Cucina d’Autore, unico locale umbro segnalato
nella classifica. Lo Chef Marco Lagrimino vince la
sfida di creare un ristorante gourmet nella periferia
industriale di una città storica, invitando ad un vero
e proprio viaggio nella galassia dei produttori locali.
Se la tradizione tramanda ricette povere, ma sempre
succulente e opulente, l’obiettivo dell’Acciuga è farsi
custode delle migliori materie prime, portandole nel
presente, con la memoria del passato e il rispetto della
natura, con quel pizzico di originalità che strizza l’occhio
alla leggerezza.
Via Settevalli, 217,
Tel.: 339 263 2591
www.lacciuga.net
Consigli di viaggio su Perugia:
Per godere al meglio le passeggiate nel centro storico
di Perugia, eccellente la posizione dell’Hotel Priori
Secret Garden, in un antico palazzo da sempre destinato
all’ospitalità, a pochi passi dalla Fontana Maggiore e da
Palazzo dei Priori. E’ appena stato oggetto di restyling,
diventando un luogo dove si incrociano esperienze,
persone, storie, curiosità e passioni. L’architetto Letizia
Spigarelli ha saputo coniugare innovazione e storicità,
funzionalità e bellezza. Imperdibili la colazione e
l’aperitivo in terrazza, un autentico giardino segreto
incastonato fra i tetti della Perugia medievale. alla
leggerezza. (www.priorisecretgarden.it).
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P A L M E N T O
COSTANZO
CONTRADA SANTO SPIRITO
PASSOPISCIARO
AI PIEDI DELL’ETNA
Vigne prefillossera
Coltivazione biologica
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Atene: la storia
A cura di Jimmy Pessina
Questo servizio vuole offrire un nuovo e
più attuale approccio alla città di Atene,
una capitale europea siache moderna, che
proprio per questa sua peculiarità risulta molto spesso
difficile da comprendere ed apprezzare da parte del
tipico turista “mordi e fuggi”. Infatti, è proprio questa
la caratteristica dell’odierna Atene, una metropoli
dove l’eleganza dei suoi monumenti più antichi ed al
disordinato boom edilizio dell’ultima metà del secolo
scorso, si accosta la linearità delle sue infrastrutture
più moderne.
Una città dove a primeggiare, tra le realizzazioni
contemporanee, sono l’ordine, la praticità, l’efficienza,
la semplicità delle forme e le tecnologie d’avanguardia
ad esse applicate. Una città nel pieno del suo sviluppo
ormonale, si diverte a mescolare le sue antiche forme
geometriche ed i suoi antichi materiali (vedi il famoso
marmo bianco di Pendelis utilizzato anche per costruire
il Partenone) a moderne strutture ideate con uno stile
esclusivo.
Una grande metropoli in cui anche i vecchi capannoni
ed edifici industriali, vengono sempre più spesso
riutilizzati, al fine di regalare nuovo spazio alla sua
immensa smania di creare ed offrire cultura ed arte. Una
città nel pieno fiorire del suo nuovo rinascimento, dove
giorno dopo giorno fanno la loro comparsa nuovi stili,
nuove mode ed infrastrutture capaci di divenire veri e
propri simboli, come la sua esemplare metropolitana (un
esempio per il resto del mondo e materia di studio per
i più grandi esperti del settore) o come il suo moderno
auditorium dall’acustica perfetta.
dell’incoscienza del brutto anatroccolo d’Europa.
Sì, perché, Atene ha finalmente capito che è giunta
l’ora di rimboccarsi le maniche scrollarsi di dosso,
quella patina di smog, di rumore da traffico caotico e
di soffocamento dalle enormi insegne pubblicitarie,
che l’hanno caratterizzata ricoprendo le strade del suo
centro storico e deturpando la sua squisita bellezza.
Sempre più libera dall’inquinamento atmosferico,
acustico e visivo, l’Atene di oggi, sta entrando a ritmi
serrati in una nuova era che la vede riprendersi un po’
alla volta lo scettro di reginetta della nostra epoca.
L’Atene di oggi e dei prossimi anni è pronta a riscoprire
la sua vera identità, divenendo la culla di nuovi grandi
artisti contemporanei che da ogni parte del mondo
vengono per viverla, scoprirla ed ispirarsi contribuendo
a renderla sempre più bella ed affascinante. Una grande
capitale che si appresta a divenire il principale polo
di attrazione per l’intera area dei Balcani e del vicino
Oriente. Atene ha una posizione geografica invidiabile
che le permette di avere porti, spiagge, colline, montagne
boscose ed un clima mite, secco e ventilato quasi tutto
l’anno.
La moderna Atene è una città sbalorditiva che
cambia a vista d’occhio, lasciandosi alle spalle gli anni
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Una città sia portuale che balneare, sia collinare
che montana, caratteristiche queste che abbinate ai
suoi 5000 anni di storia e alle sue splendide vestigia
antiche, tra cui il Partendone che svetta da millenni sulla
rocca sacra dell’Acropoli nel pieno centro cittadino, le
danno una esclusiva mondiale ed un fascino unico ed
irripetibile.
Insomma, attendersi di vedere passeggiare Pericle,
Socrate o Platone in mezzo a sentieri, statue e colonnati
di altri tempi, è più che legittimo attraversando il
suo splendido parco archeologico, ma non bisogna
dimenticarsi che questo è il XXI secolo e che Atene,
con i suoi 5 milioni di abitanti è una delle più grandi
capitali del mondo. Atene è un crocevia tra antico e
moderno dove l’eleganza del classicismo ellenico e del
neoclassicismo ateniese, si mescola alla produttività e
alla voglia del rinnovamento che ha contraddistinto
l’architettura dell’ultimo secolo.
grandi sorprese. Ci attende quindi una città ricca di
musei, teatri, manifestazioni culturali, siti archeologici,
impianti olimpici e molto molto ancora. Grazie ai voli
low-cost e ai traghetti superveloci che assomigliano
sempre di più a delle navi da crociera e sempre più facile
organizzare un viaggio su misura per tutte le tasche per
una vacanza ad Atene.
Info: www.greecetherapy.com
Come vivono gli ateniesi il week-end: al venerdì
sera prediligono andare al cinema o a teatro (oltre 60
spettacoli settimanalmente in cartellone. Il sabato
lo passano girovagando per i negozi della Plaka e
nell’elegante quartiere di Kolonaki. Nel pomeriggio
una passeggiata nei giardini del Parco Botanico. È alla
sera che puntualmente l’ateniese si scatena; dopo la
cena in uno dei ristoranti tipici si trasferisce in uno dei
moltissimi locali dove si suona lo strumento nazionale:
il “Bousouki” (specie di mandolino).
Domenica, essendo molto nazionalisti, si ritrovano
nella piazza Syntagmatos, alla tomba del Milite Ignoto
per il cambio della guardia. Tutte le domeniche alle ore
10,30, il cambio viene effettuato con la fanfara. Dopo
l’aperitivo a Kolonaki, pranzano verso le ore 14.00
nei moltissimi ristoranti che si trovano sulla costa
di Glyfada. Gli ateniesi non sono molto esigenti, ma
sono dei veri tradizionalisti. Atene è un grande centro
da vivere e da scoprire, poiché solo così è possibile
apprezzare fino in fondo l’incredibile fascino che
questa capitale europea, dall’indiscusso grande passato,
continua a lasciarci. Il suo presente è rivolto al futuro
e, con uno sguardo al passato, è capace di regalarci
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Abu Dabi, la capitale degli
Emirati Arabi Uniti
La sensazione di vivere un sogno, uno stato di stupore che
inizia da quando l’aereo si appresta a sorvolare il mare e la
città di Abu Dabi, per giungere all’International Airport.
A cura di Jimmy Pessina
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Se le condizioni del tempo lo consentono, la
vista dall’alto è spettacolare. Infatti, questo
viaggio vi porterà a scoprire un mondo nuovo e
sorprendente. Abu Dhabi, la capitale degli Emirati Arabi
Uniti, è un affascinante arcipelago composto da oltre
200 isole, molte delle quali accessibili al pubblico. La
città stessa di Abu Dhabi sorge su un’isola, a 250 metri
dalla terra ferma a cui si collega attraverso diversi ponti.
L’intero arcipelago comprende così tante isole che una
vacanza non basta per visitarle tutte.
Due sono i mondi dell’Emirato: uno dove ci sono i
grattacieli e le costruzioni della capitale amministrativa,
l’atro costituito da spiagge e fondali spettacolari. Non
servono grandi budget per rendere indimenticabile un
viaggio ad Abu Dhabi: dalle meraviglie architettoniche
e naturali alle esperienze culturali e artistiche, dalle
giornate di relax in spiaggia o in piscina alle passeggiate
serali attraverso parchi lussureggianti, il tutto avvolti
dall’accogliente ospitalità emiratina.
Molte le opportunità da vivere a costo zero o con
un budget ridotto non finiscono mai ad Abu Dhabi.
Sono inoltre disponibili in tutto l’Emirato una serie di
promozioni e offerte che permetteranno ai viaggiatori
di vivere esperienze indimenticabili e godersi il
divertimento in tutto l’anno, senza spendere troppo.
Infatti, il viaggiatore può visitare il Paese, fruendo di
servizi di eccellente livello, i mezzi di trasporto sono
efficienti, le strutture alberghiere di ottima qualità, pochi
i problemi da affrontare. Con l’aumento dei collegamenti
aerei dall’Italia, Abu Dhabi è la destinazione ideale per i
turisti alla ricerca di sole e spiagge, esperienze culturali
ed enogastronomiche.
L’Isola di Saadiyat è il centro culturale di Abu Dhabi
e ospita i musei più famosi del mondo, tra cui l’iconico
Louvre Abu Dhabi, il Museo di Storia Naturale di Abu
Dhabi, che ospiterà alcuni dei più rari esemplari di storia
naturale mai trovati sulla Terra e il Guggenheim Abu
Dhabi, di prossima apertura, destinato a diventare il
museo più importante della regione per l’arte moderna
e contemporanea globale.
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Da non perdere una giornata a Soul Beach che si estende
per un chilometro lungo le splendide coste dell’isola di
Saadiyat, premiata come: Miglior destinazione balneare
del Medio Oriente, accanto all’affascinante comunità
di Mamsha Al Saadiyat. Dove è possibile trascorrere
una giornata per un’esperienza a cinque stelle, a prezzi
contenuti alla portata di tutti, scansionando il QR
code dal lettino è possibile accedere al menu e fare
un’ordinazione utilizzando il servizio WhatsApp di
Soul Beach.
In poco tempo, l’ordine viene servito direttamente al
lettino dal personale addetto – senza dover rinunciare
al totale relax. La spiaggia è organizzata con oltre 400
lettini con ombrellone che si affacciano sulle acque
azzurre del Golfo Arabico. Imperdibile la visita a una
delle meraviglie della capitale: la Grande Moschea di
Sheikh Zayed. Appena varcherete l’ingresso, capirete
immediatamente perché è un luogo così speciale.
Cittadini provenienti da tutto il mondo e di ogni
estrazione sociale visitano la moschea per ammirarne
la bellezza architettonica e comprendere più a fondo
la religione e la cultura degli Emirati Arabi Uniti. La
moschea fu eretta per volere dello Sceicco Zayed bin
Sultan Al Nahyan, Padre Fondatore degli EAU, ed è una
delle più grandi al mondo. Lo Sceicco aveva immaginato
la creazione di un’accogliente oasi culturale che fungesse
da fonte di ispirazione per tutti i cittadini.
Durante la visita lungo le sale in marmo incontrerete
tesori unici: lampadari in Swarovski placcati d’oro,
ampi mosaici dai tasselli in marmo nel cortile e specchi
d’acqua che riflettono alcune delle tantissime colonne
incastonate con ametiste e diaspri. Una volta all’esterno,
ammirate i quattro imponenti minareti che svettano in
tutta la loro grandiosità a un’altezza di 106 metri. La
moschea vi stupirà, non soltanto per la sua architettura,
ma anche per la sua calorosa accoglienza.
La sua politica delle porte aperte incoraggia la visita di
turisti da ogni parte del mondo, per ammirare la sua
bellezza e comprendere appieno la cultura dell’emirato,
sostenitrice del dialogo aperto. Visitate la Grande
Moschea dello Sceicco Zayed anche al tramonto per
ammirare la facciata illuminata e ancora più maestosa.
Per completare il tour serale, dirigetevi al commovente
memoriale Wahat Al Karama e terminate con una cena
nel quartiere Al Qana.
Siete pronti per un divertimento ad alto numero di
ottani? Il parco a tema Ferrari di Yas Island ospita
più di 20 attrazioni da record, tra cui il circuito
invertito più alto al mondo, il tutto sotto una struttura
reticolare mozzafiato che svetta senza paragoni a livello
internazionale.
Per gli appassionati di automobilismo, non c’è nulla di
più emozionante di un giro sulle montagne russe più
veloci del mondo, le Formula Rossa, le trovate al Ferrari
World Abu Dhabi. Tenetevi forte mentre passate da 0 a
240 km/h in 4,9 secondi, raggiungendo un’altezza di 52
metri, si proverà emozioni e adrenalina indimenticabili.
Sulle montagne russe Flying Aces potrete provare il
circuito più alto del mondo. Salite a 63 metri, ad una
pendenza di 51 gradi, e godetevi la corsa.
Gli amanti delle attività più tranquille apprezzeranno
Bell’Italia, un percorso che vi farà esplorare una mini-
Italia a bordo di una Ferrari 250 California del 1958.
Questa attrazione mostra altri luoghi emblematici
italiani come la Costiera Amalfitana, il circuito di
Monza, il Colosseo di Roma, Venezia e Maranello,
sede della Ferrari. Camminate sull’iconico tetto rosso
Ferrari World Abu Dhabi è famoso per aver conquistato
tanti record, ma anche per il suo incredibile tetto rosso
con l’iconico logo del cavallino rampante e fateil giro
mozzafiato Roof Walk Experience.
Ammirerete Yas Island e lo skyline di Abu Dhabi mentre
camminate legati a una corda sopra la vertiginosa
struttura del parco a tema. Potete perfino osare qualcosa
di più spericolato sfrecciando su una zipline sopra il
circuito di montagne russe più alto del mondo. Questo
è l’Emirato di Abu Dhabi.
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Firgas, la città dell’acqua, del gofio,
dei murales e della musica
Sebbene l’isola di Gran Canaria sia circondata da spiagge e da uno
splendido litorale, la presenza dell’acqua non è solo pertinente
alla costa. Anche Firgas, che non confina con una zona costiera,
vanta una propria tradizione legata all’acqua.
A cura di Silvia Donatiello
Situata nel nord di Gran Canaria, Firgas è
una cittadina in cui l’acqua è senza dubbio la
protagonista principale. Non solo per la grande
cascata della passeggiata “Paseo de Gran Canaria”,
situata accanto alla passeggiata “Paseo de Canarias”,
ma anche per il suo noto mulino, che funziona grazie
alla forza dell’acqua, e per il numero di pozzi, stagni,
cascate, sorgenti che fanno parte del paesaggio insulare
della località.
Il Mulino ad Acqua di Firgas o Mulino del
Conte, risalente al 1517, è rimasto in funzioneo
ininterrottamente per 442 anni, fino alla chiusura
nel 1959, a causa di una grave siccità. Acquistato e
restaurato dal Comune di Firgas, che lo ha trasformato
in museo, nel 1995 ha ripreso a funzionare conservando
la tecnologia idraulica originale.
È stato dichiarato “Bene di Interesse Culturale” nel
2007 ed è uno dei più antichi dell’arcipelago canario ad
essere ancora funzionante come museo, per mostrare ai
visitatori come si macinava il mais tostato per ottenere il
gofio, un alimento di origine preispanica, immancabile
sulla tavola di ogni famiglia canaria.
La storia di questo mulino risale al XVI secolo,
quando Firgas era ancora in fase di insediamento e la
popolazione aveva bisogno di farina e, soprattutto, di
gofio. Fu per questo motivo che il Condado de la Vega
Grande incoraggiò la costruzione del mulino ad acqua,
che utilizzava l’acqua della Heredad de Firgas e di Arucas
per muovere le sue ruote.
Qualche notizia sul gofio
Il cereale tostato e poi macinato che alle Canarie si
chiama “gofio” – parola aborigena ancora in uso sulle
isole – era il principale sostentamento dei primi abitanti
dell’arcipelago. Si otteneva dai cereali che coltivavano,
soprattutto orzo e grano, che venivano tostati in un
recipiente di argilla cotta e poi macinati a mano con
l’aiuto di due pietre vulcaniche, una fissa sulla quale si
appoggiava il cereale tostato e l’altra sulla quale si girava
con l’aiuto di un piccolo bastone. Il gofio e la macina
manuale sono stati due elementi essenziali nella vita
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degli isolani fino a tutto il XX secolo; a Gran Canaria,
però, un nuovo cereale arrivato dall’America nel XVI
secolo divenne il preferito per para il gofio: stiamo
parlando del mais o come viene chiamato nelle Canarie
del millo. L’uso di questo alimento molto completo e
ricco di vitamine e fibre è sempre più attuale nel XXI
secolo.
un’escursione o un soggiorno in una struttura ricettiva:
https://www.grancanarianaturalandactive.com/es/
È usato tradizionalmente per la colazione insieme
al caffelatte (molto più salutare dei tradizionali cereali
per la colazione, in quanto non contiene zucchero), per i
pasti (cosparso sullo stufato; in una scottatura con brodo
di pesce o di verdure; impastato con patate, formaggio
o semplicemente con acqua) e anche come dessert
(“pellas” – palline con miele, banane, miele e zucchero);
impastato con patate, formaggio o semplicemente con
acqua).
Inoltre, viene ampiamente usato nelle nuove creazioni
dei professionisti della ristorazione che lo utilizzano
in tutti i tipi di piatti, poiché la sua versatilità e le sue
possibilità lo rendono un ingrediente molto facile da
integrare. Infine, è anche un superfood perché contiene
vitamine del gruppo B (tiamina, niacina e acido folico),
ferro, magnesio, fosforo e zinco.
Murales & Musica
Non potete andarvene da Firgas senza aver prima
passeggiato per le sue strade ed esservi lasciati guidare
dai coloratissimi murales che, insieme all’acqua e alla
musica, sono parti fondamentali di questo singolare
villaggio del nord dell’Isola. Con l’iniziativa accolta
nell’ambito del Festival Aguaviva, il primo Festival di
Arte Urbana che si è tenuto nel 2021, Firgas prestato i
suoi muri a un gruppo di artisti per trasformarli in una
festa di colori in omaggio all’ambiente, all’acqua e alla
musica, beni preziosi di questa Villa.
Dove dormire e cosa fare nei dintorni
Vicino a Firgas si trovano vari agriturismi e case
rurali, inoltre è possibile fare trekking nel vicino parco
rurale di Doramas, fare canyoning in autunno e inverno,
visitare siti archeologici e molto altro. Per prenotare
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Alla scoperta di borghi, oasi e ristoranti
tra Basilicata e Campania
Con pochi giorni a disposizione e tanti luoghi da visitare in questo
pezzettino di Italia ancora non troppo turistica, ogni volta è una sorpresa.
Borghi medioevali, oasi protette villaggi la cui storia è raccontata
attraverso murales e tanta buona, anzi eccellente cucina.
A cura di Silvia Donatiello
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Sant’Angelo Le Fratte e lo Chef
Narrante, Emilio Pompeo
Appena dopo il confine tra l’Alta Irpinia e la
Basilicata troviamo Sant’Angelo le Fratte,
borgo lucano che, con i suoi murales, riempie
il cuore di emozioni incantandoti grazie alle sue antiche
tradizioni che ben si integrano alle recenti innovazioni.
Il centro storico è così pittoresco da non sapere cosa
guardare prima, alla ricerca dei murales che ricoprono
i muri e le facciate degli antichi palazzi, nei vicoli,
sulle scalinate. Il borgo è stato riportato al suo antico
splendore, con un recupero architettonico degli edifici
storici ed è ormai noto come il paese dei murales.
Se ne trovano oltre 150 tra le case, le strade e i vicoli
del paese. Sono stati realizzati a partire dal 1997, da
artisti esperti e raccontano la storia e le tradizioni del
borgo. Ogni angolo è impreziosito da questi racconti
sotto forma di pittoreschi disegni che spiccano per la
perfezione e la ricchezza dei dettagli.
Passeggiando per le stradine del borgo, inoltre, tra
case di pietra e balconi fioriti, si trovano svariate statue
di bronzo a grandezza naturale che ripropongono scene
di vita popolare. Un grande progetto artistico che,
insieme a quello dei murales, ha fatto sì che il borgo
sia diventato un vero e proprio museo a cielo aperto.
Inoltre, proprio qui si trova il ristorante di Emilio
Pompeo, il famoso Chef Narrante. I suoi piatti
raccontano la tradizione lucana, rivisitata in maniera
sorprendente. E a questo racconto si unisce quello
di Emilio che, con le sue narrazioni incanta l’ospite
durante il convivio, insieme alla prelibatezza dei suoi
piatti. Il ristorante si è appena trasferito a Palazzo
Giacchetti, splendida costruzione del Settecento che
vanta pregevoli affreschi.
- https://chefnarrante.it/
- https://www.gobasilicata.it/cosa-vedere-santangelole-fratte/
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Quaglietta, Borgo del Cuore
del Fai
Dalla Basilicata alla Campania è di nuovo un attimo,
spostandoci di circa una sessantina di chilometri,
troviamo uno dei Borghi del Cuore del Fai, Quaglietta,
con la sua rocca medioevale e un bellissimo esempio di
albergo diffuso nelle casine del borgo antico.
È un piacere per gli occhi e un balsamo per
l’anima poter passeggiare attraverso le piccole vie
che s’inerpicano sullo spuntone roccioso del Borgo
medievale fino a raggiungere la sagoma poderosa del
vecchio Castello baronale, godere della vista delle ampie
distese dei prati e assaporare la genuinità di questo
pezzettino di Campania che sembra essere uscito da
un racconto di fiabe.
si affaccia la dimora feudale. Nel punto più alto della
roccia su cui si fonda il borgo, si innesta la principale
torre difensiva, il donjon, da cui si dominava tutto il
territorio circostante. Al castello si accede attraversando
il borgo medioevale. Il castello fu ampliato nel XVII
secolo dal Barone de’ Rossi, che provvide soprattutto
a restaurare la torre centrale. Danneggiato dal sisma
del 1980, il castello è allo stato attuale oggetto di un
intervento di restauro.
https://www.albergodiffusoquaglietta.com/it/
Già nota al tempo della romanità, Quaglietta
deriverebbe il suo nome da Aqua Electa. Il castello fu
forse costruito dai Longobardi del Principato di Salerno,
già costruttori di molti dei castelli dei paesi dell’Alta
Valle del Sele, e fondatori di alcuni dei villaggi della
zona. Superò le devastazioni del tempo e delle guerre, le
intemperie e il loro logorio grazie alle sue caratteristiche,
tipiche dei castelli medioevali della Campania: vale a
dire saldezza, sicurezza, inaccessibilità.
Nacque infatti come presidio militare, opera
organizzativa e difensiva longobarda, favorito
sicuramente dalla sua posizione strategica sullo
spuntone roccioso su cui si erge, al centro della Valle.
Il forte creava uno sbarramento contro gli attacchi dei
Saraceni che, diretti verso le zone interne, sbarcavano
tra Paestum e Salerno, e risalendo il corso del fiume Sele,
effettuavano razzie e devastazioni anche nella Valle.
Oggi rimangono poche tracce dell’impianto originario
a difesa dell’antica via Salerno-Siponto che nel Medioevo
conduceva i pellegrini al Santuario di San Michele sul
Gargano, ma si vede ancora chiaramente la struttura
a pianta quadrilatera, con il quarto lato alquanto
irregolare, che si articola attorno ad un cortile, sul quale
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Lago di Conza, oasi del WWF
Poco distante troviamo il lago di Conza della
Campania, oasi protetta del WWF per la sua flora e la
sua fauna. L’Oasi è un prezioso santuario naturale che
ha preso vita grazie alla costruzione di una diga sul
fiume Ofanto. Questo luogo comprende una varietà di
ambienti, tra cui boschi igrofili, pascoli e terreni steppici,
estendendosi su una superficie di oltre ottocento ettari
ed è la più grande area umida della Campania.
Riconosciuta come Zona di Protezione Speciale, è un
rifugio fondamentale per numerosi mammiferi il cui
numero è in costante diminuzione, tra cui tassi, volpi e
le ormai rare lontre, che sono particolarmente presenti
lungo le sponde del fiume Ofanto.
Tra la ricca varietà di uccelli che popolano quest’area,
troviamo la più grande colonia di aironi del Sud Italia.
Questa oasi funge anche da tappa cruciale per gli uccelli
durante le loro migrazioni tra il Tirreno e l’Adriatico
durante le stagioni primaverile e autunnale. Qui, grandi
volatili come gru, rapaci, cicogne e anatre possono
riposare e rifornirsi prima di continuare il loro lungo
viaggio migratorio.
La flora dell’area ospita una vasta gamma di specie
vegetali che hanno colonizzato i vari habitat protetti
nel corso del tempo. Alcune di queste, che potrebbero
sembrare “erbacce”, in realtà svolgono un ruolo
essenziale nella conservazione della biodiversità. In
passato, piante come il tarassaco, la malva e la rosa
canina hanno sostenuto la sopravvivenza di diverse
comunità umane, offrendo cure e materiali per la
produzione..
Qui ci sono una serie di percorsi arricchiti da pannelli
informativi riguardanti gli habitat, la fauna e la flora
presenti, adatti a tutte le età.
https://sistemairpinia.provincia.avellino.it/index.php/
it/luoghi/oasi-wwf-lago-di-conza
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Ristorante Oasis Sapori Antichi,
Vallesaccarda
Dalla Basilicata alla Campania è di nuovo un attimo,
spE da un’oasi all’altra, qualche chilometro più in là si
arriva a Vallesaccarda al confine tra Puglia e Basilicata,
pronti per un’esperienza gustativa indimenticabile nel
ristorante Oasis Sapori Antichi, 1 stella Michelin da ben
23 anni. L’Irpinia non è un territorio così conosciuto e
raccontato nel mondo della cucina d’autore; eppure,
ci sono realtà che hanno saputo fare della propria
tradizione familiare un tesoro culturale oltre che
enogastronomico.
È il caso della famiglia Fischetti che dal 1988 porta in
tavola prodotti e ricette del territorio e della tradizione.
I piatti sono semplici, etici, a chilometro zero o quasi,
di stagione, fatti con i migliori ingredienti possibili
e carichi della tradizione del luogo, in una perenne
rilettura, aggiornata e rielaborata a seconda delle nuove
tendenze o delle esigenze alimentari. Il risultato è
una grande armonia di sapori e una tavola genuina
accompagnata da un servizio eccellente, un ambiente
accogliente e un’ottima selezione di vini. Dal pane,
all’olio ai vini, tutto è del luogo, grazie alla ricchezza
del suolo irpino.
Il menù di degustazione accompagnato dalla sua
selezione di vini è un’eccellente maniera di poter
assaporare le prelibatezze della chef Lina Fischetti, in
una vera e proprio esperienza sensoriale delle tradizioni
dei luoghi.si affaccia la dimora feudale. Nel punto più
alto della roccia su cui si fonda il borgo, si innesta la
principale torre difensiva, il donjon, da cui si dominava
tutto il territorio circostante. Al castello si accede
attraversando il borgo medioevale. Il castello fu ampliato
nel XVII secolo dal Barone de’ Rossi, che provvide
soprattutto a restaurare la torre centrale. Danneggiato
dal sisma del 1980, il castello è allo stato attuale oggetto
di un intervento di restauro.
https://oasis-saporiantichi.it/
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LA CONDIVISIONE DEL GUSTO
DRY - CELLAR
intenso e speziato
UN - OAKED
ampio e consistente
Distribuito da Sagna S.p.A.@sagnadal1928
BERE RESPONSABILMENTE
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