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La bolla sportiva - Valori

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| economiasolidale |<br />

SOSTENIBILITÀ: GUARDARE L’INTERO SISTEMA<br />

NON SOLO IL SINGOLO OBIETTIVO<br />

“CARO ANDERS, innanzitutto, grazie<br />

per la tua domanda.”. Inizia così l’articolo<br />

di Gunter Pauli, di cui trovate la traduzione<br />

in queste pagine, pubblicato sul sito<br />

internet della Zeri Foundation. È la risposta<br />

a una domanda che Hon Anders Wijkman,<br />

membro dell’Accademia reale svedese delle<br />

Scienze, noto attivista ambientale, ha rivolto<br />

a Gunter Pauli: “Lei è contrario agli Ogm?<br />

A qualsiasi forma di Ogm?”. <strong>La</strong> risposta<br />

dell’economista Belga, fondatore della Zeri<br />

Foundation, è tutt’altro che prevenuta.<br />

| 50 | valori | ANNO 10 N.85 | DICEMBRE 2010 / GENNAIO 2011 |<br />

“Non sono né a favore né contrario agli<br />

Ogm, sono per la soluzione migliore”, scrive<br />

Pauli. E continua: “Nel tentativo di creare<br />

una società capace di rispondere a bisogni<br />

essenziali come l’acqua, il cibo, la salute<br />

e l’energia, per tutti, non possiamo lasciare<br />

inesplorata alcuna possibilità solo perché<br />

‘non ci piace’. Certe soluzioni, poi, possono<br />

risultare valide nell’immediato, ma non<br />

nel lungo termine”. E cita un esempio:<br />

“Nei primi anni ’90 mi sono battuto<br />

per promuovere saponi biodegradabili,<br />

America <strong>La</strong>tina, o dalla paglia del riso secondo la tradizione<br />

cinese - allora potremmo produrre colture che garantiscano<br />

100 volte la quantità di aminoacidi attualmente disponibili.<br />

Non esistono Ogm o piani di irrigazione in grado neanche<br />

di avvicinarsi a questa performance.<br />

Quando Il Cairo ha affrontato un intollerabile inquinamento<br />

atmosferico dovuto alla paglia di riso bruciata, la migliore<br />

soluzione trovata fu modificare geneticamente il riso,<br />

per produrre una qualità “a gambo corto”. E chi potrebbe dichiararsi<br />

contrario alla riduzione delle malattie respiratorie<br />

causate dall’incenerimento incontrollato dei rifiuti agricoli<br />

(che una volta erano utilizzati per costruire, mentre oggi sono<br />

stati rimpiazzati dal cemento)? Ma perchè, in una megalopoli<br />

tentacolare come Il Cairo, non si è considerata la possibilità<br />

di generare maggiori quantità di cibo? <strong>La</strong> coltivazione di funghi<br />

dalla paglia di riso in un’area urbana genera occupazione,<br />

guadagni e converte rifiuti in cibo, riducendo l’inquinamento.<br />

È già stato fatto in 16 Paesi. <strong>La</strong> scusa addotta è<br />

stata che gli egiziani non mangiano funghi? Non<br />

avevano mai mangiato nemmeno gli hamburger,<br />

che oggi invece spopolano. Allora c’è o no qualche<br />

difetto nella logica economica? (...)<br />

Il riso contro la cecità<br />

Ora voglio offrire un secondo esempio, per valutare<br />

il contributo potenziale degli Ogm per un<br />

Pianeta sostenibile, sano e felice. Ricordate l’avvento<br />

del Golden Rice, 15 anni fa? Questo riso<br />

SCOMMETTERE SULLO ZERO<br />

ALLA RICERCA DI UNA CO-EVOLUZIONE CON LA NATURA, sfruttando la tecnologia.<br />

È lo scopo dell’economista belga Gunter Pauli e di Zero Emissions Research and Initiatives<br />

(ZERI), rete internazionale nata nel 1994 e formata da migliaia di scienziati ed economisti<br />

di tutto il mondo col comune obbiettivo di sviluppare processi produttivi in cui gli scarti<br />

possano essere utilizzati come materie prime per altri processi, con una drastica riduzione,<br />

se non l’azzeramento, di sprechi, rifiuti e inquinamento. www.zeri.org<br />

per poi rendermi conto che provocavano<br />

un’impennata nella domanda di olio di palma,<br />

che nei prossimi 10 anni provocherà<br />

la distruzione di 2,5 milioni di foresta<br />

vergine. Ho realizzato che bisogna guardare<br />

l’intero sistema e non semplicemente<br />

il singolo obiettivo. In questo caso<br />

la ‘soluzione migliore’ che proponiamo<br />

è estrarre dalle bucce degli agrumi<br />

il d-Limonene, uno dei più efficaci, competitivi,<br />

sostenibili e puliti agenti detergenti.<br />

Un modo per convertire i rifiuti in risorsa”.<br />

geneticamente modificato fu annunciato come una soluzione<br />

definitiva ai problemi della cecità. Se, per proteggere i<br />

bambini dalla cecità, modifichiamo geneticamente il riso, aggiungendo<br />

betacarotene ai chicchi, come si potrebbe essere<br />

contrari? Però non dovremmo formarci un’opinione sulla base<br />

di ciò che è “buono” e ciò che è “cattivo”, dovremmo piuttosto<br />

scegliere la migliore opzione possibile, che comporta i<br />

rischi minori, considerando le conseguenze, anche involontarie,<br />

che potremmo cagionare agli abitanti del Pianeta.<br />

Quando ci confrontiamo con una sfida sociale come la<br />

cecità, dovremmo innanzitutto domandarci perché tale<br />

malattia sta crescendo. Immediatamente capiremmo che la<br />

questione è proprio la mancanza di betacarotene...ovvio!<br />

Ma è una ragione sufficiente per modificare geneticamente<br />

il riso? Dovremmo domandarci: perché esiste tale mancanza<br />

di betacarotene nella catena alimentare che gravita intorno<br />

alle piantagioni di riso? Studiando gli ecosistemi scopriamo<br />

che alcune micro-alghe, compresa l’alga<br />

verde-blu, esistono più o meno ovunque. Si<br />

tratta di una delle prime forme di vita comparse<br />

sulla Terra. Sono presenti da miliardi di anni,<br />

hanno superato tutte le calamità naturali e sono<br />

eccellenti produttori di betacarotene e di<br />

molti altri elementi nutritivi. Perciò che cosa è<br />

accaduto loro attorno alle coltivazioni di riso?<br />

Scopriamo che nelle risaie si forma uno strato<br />

schiumoso, che è stato rimosso tramite l’uso di<br />

additivi chimici, per incrementare la produzione.<br />

Ma quella schiuma è ricca di microalghe e,<br />

quindi, molto ricca di betacarotene.<br />

In Cina, Vietnam, <strong>La</strong>os e Cambogia i conta-<br />

dini mettono gamberetti o, addirittura, carpe<br />

nelle risaie, che mangiano le microalghe ricche<br />

di betacarotene, assicurando questa preziosa sostanza<br />

nella catena alimentare, in modo che la<br />

popolazione ne abbia a sufficienza, usando in<br />

modo naturale le risorse. Questo metodo di col-<br />

tivazione non è “efficiente” in termini di produttività del riso<br />

come la monocoltura, ma genera più sostanze nutritive,<br />

provvedendo alla sicurezza alimentare e anche garantendo<br />

le difese necessarie contro le malattie moderne, come la cecità.<br />

Questo metodo produce più reddito a livello locale.<br />

Mentre le colture da esportazione generano una quantità<br />

maggiore di prodotti ed entrate che fluttuano con i mercati<br />

mondiali dei prezzi.<br />

Il nostro “moderno” metodo di coltivazione del riso, focalizzato<br />

sulla massimizzazione della produzione, elimina il<br />

betacarotene (e molto altro) dalla catena alimentare. Spinti<br />

dalla volontà di aumentare la produzione di un elemento,<br />

il riso, riduciamo la produzione naturale di tutti i fondamentali<br />

aminoacidi e micro sostanze nutritive che il riso da<br />

solo non può fornire.<br />

Come possiamo accettare che la soluzione alla cecità sia<br />

la manipolazione genetica? Se veramente vogliamo combattere<br />

questo grave problema, allora dovremmo coltivare<br />

il riso, lasciare la sua schiuma nell’acqua, usarla per nutrire<br />

anatre, crostacei e pesci. Così avremmo un apporto equilibrato<br />

di proteine e, allo stesso tempo, un’adeguata produzione<br />

di betacarotene. Come i nostri ricercatori hanno dimostrato,<br />

questo sistema produce più sostanze nutritive di<br />

qualsiasi coltivazione intensiva di riso Ogm.<br />

Il Golden Rice non risolve alcun problema oltre alla cecità,<br />

ma alimenta un modello agricolo insostenibile, sia sul<br />

fronte della produzione (esaurisce la<br />

fertilità del suolo), che su quello del<br />

consumo (producendo cibo sbagliato).<br />

E com’è possibile che la compagnia<br />

| economiasolidale |<br />

svizzera che produce il Golden Rice abbia un’autorizzazione<br />

esclusiva, fino al 2012, per la vendita di riso “anti-cecità”<br />

per trarne profitto? Se lo scopo è guadagnare e massimizzare<br />

il ritorno degli azionisti, allora dovrebbe essere esplicitato<br />

nella campagna che si propone come soluzione per combattere<br />

la cecità.<br />

È giunto il momento di smettere di rattoppare i problemi<br />

con soluzioni raffazzonate e iniziare a mettere in cantiere<br />

soluzioni durature che possano svilupparsi e migliorare<br />

nel tempo. In Brasile abbiamo calcolato che il betacarotene<br />

che può essere naturalmente prodotto per ogni ettaro all’anno<br />

dall’ecosistema che ha reso il riso così competitivo è<br />

40 volte più alto di quello che potrebbe essere generato da<br />

una modifica genetica del riso. E può essere ottenuto a un<br />

costo più basso.<br />

Quindi io non sono “contro” il Golden Rice o gli Ogm,<br />

io cerco sempre di domandarmi “qual è il modo migliore<br />

per raggiungere un risultato?”. E se l’obiettivo è combattere<br />

la cecità dovuta alla mancanza di betacarotene, allora il Golden<br />

Rice è una soluzione piuttosto scarsa. E, peggio, è<br />

un’opzione costosa e inefficace se confrontata alle tecniche<br />

agricole integrate che, si è dimostrato, funzionano. Finora<br />

per tutti gli esempi che mi sono stati proposti per giustificare<br />

gli Ogm, ho sempre trovato una soluzione migliore. Soluzioni<br />

che contribuiscono alla salute e alla vivibilità di tutti,<br />

eliminano la fame e sono anche più competitive. .<br />

Se la cecità dipende dalla mancanza<br />

di betacarotene, non serve il riso Ogm,<br />

basterebbe rispettare l’ecosistema

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