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“Caesar: Conquest of Gaul” e “The siege of Alesia”

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I due scenari che seguono utilizzano le mappe e le pedine dei giochi:<br />

<strong>“Caesar</strong>: <strong>Conquest</strong> <strong>of</strong> <strong>Gaul”</strong> e <strong>“The</strong> <strong>siege</strong> <strong>of</strong> <strong>Alesia”</strong> – GMT<br />

Scenario (12.4)<br />

Lo scontro iniziale delle cavallerie<br />

Historical Background<br />

Dal De bello Gallico, LXXX; dopo che Cesare ebbe approntate le difese, avvenne uno scontro fra la<br />

cavalleria dei rinforzi galli e quella romana (i Germani). Dalla cittadella di Alesia si potevano vedere i<br />

preparativi della battaglia e Vercingetorige, quindi, fece preparare le forze assediate in modo da attaccare a<br />

sua volta le fortificazioni romane. La cavalleria gallica aveva anche l’appoggio di arcieri e soldati armati<br />

alla leggera, che sostenevano l’attacco; tale tattica mise in difficoltà inizialmente i romani, che subirono<br />

molte perdite. La battaglia durò tutto un pomeriggio, ma alla fine gli squadroni Germanici riuscirono a<br />

concentrare le forze e a respingere la cavalleria dei Galli; Vercingetorige si richiuse in Alesia………..<br />

Pre- game Notes<br />

Balance: A favore del giocatore Romano.<br />

Difficulty: media<br />

Playng Time: 2 ore circa<br />

The Map<br />

Utilizzare la mappa “Rhine” del gioco Caesar: conquest <strong>of</strong> Gaul - GMT<br />

1


Initial Deployment<br />

Roman Deployment (fronte verso le colline, esa 1xxx)<br />

Cavlleria Germanica 1-6, esa 3410-3416<br />

Cavalleria Gallica 1-6, esa 3420 - 3125<br />

Cavalleria Iberica 1-4, esa 3429 - 3432<br />

Leaders: Prefetto 2 Cav 3416; Manucius 3426; Prefetto Cav 1 3428; Caesar 4120 (in realtà Cesare è sulle<br />

fortificazioni; la sua presenza serve solo per il Turn Seizure. Egli non può muovere; se unità nemiche<br />

arrivano adiacenti vedi regola 4.33).<br />

Gallic Deployment (fronte verso la pianura, esa 42xx; si attiva per primo)<br />

Cavalleria Gallica 1-10 (blu scuro), 2411-2420 + Fanteria LI 1-5, 2416-2420<br />

Cavalleria Gallica 1-10 (azzurro), 2421-2430 + Fanteria LI 1-5, 2421-2425<br />

Leaders: Cav B 2415; Cav A 2426; Comnius su uno dei due Tribal Markers (Comnius serve solo per Turn<br />

Seizure. Egli non può muovere; se unità nemiche arrivano adiacenti vedi regola 4.33).<br />

Tribal Markers: Cav B 2115; Cav A 2125<br />

Reinforcement<br />

Nessun rinforzo<br />

Special Rules<br />

Antesignani (vedi anche Caesar- GMT, regola 9.4)<br />

1) Le unità di fanteria gallica LI possono raggrupparsi con unità di cavalleria (1+1); esso una singola<br />

unità finchè rimangono insieme per l’intera durata del movimento. La loro attivazione è normale.<br />

2) La capacità di movimento è quella della fanteria. Le due unità devono avere sempre lo stesso<br />

orientamento.<br />

3) Una unità Antesignana (stack di Li + LN) è trattata come tipo separato sulla WEAPONS SYSTEM<br />

MATRIX, ma solo in difesa. Se un Antesignano attacca, il giocatore può usare la Cavalleria o la<br />

fanteria. L’unità non usata non conta nulla, eccetto che subisce anch’essa le perdite e la rotta.<br />

L’unità di fanteria può sempre usare Missile Fire.<br />

Terrain<br />

Gli Stream non hanno effetti sui movimenti.<br />

Il livello 2 delle colline si considera come livello 1.<br />

Retreat Direction<br />

Romani: verso il lato esa 42xx<br />

Galli: verso i Tribal Markers<br />

Victory<br />

Il Gallico vince se riesce a mandare in rotta tutta la cavalleria Romana.<br />

Il Romano vince se riesce a mandare in Rotta (verso I Tribal Markers) almeno una delle due ali di<br />

cavalleria gallica (blu o azzurra).<br />

2


Scenario (12.5)<br />

Il primo attacco alle fortificazioni (scenario notturno)<br />

Historical Background<br />

Dal De bello Gallico, LXXXI; dopo un giorno dai combattimenti di cavalleria (vedi scenario 1), le<br />

forze galliche di soccorso tentarono un attacco di sorpresa notturno. Si portarono il più vicino possibile alle<br />

fortificazioni e ai “lavori esterni” ed iniziarono ad urlare, per attirare l’attenzione di vercingetorige e degli<br />

assediati in Alesia. I Giardini delle morte causarono grandi perdite ai galli, specie perché al buio erano<br />

difficilmente visibili. Tali opere difensive, oltre al lancio di pietre, frecce e giavellotti romani, impedirono<br />

il successo dell’attacco; anche i galli provenienti da Alesia furono ritardati nell’avvicinamento alla linea<br />

interna di fortificazione. L’attacco era di nuovo fallito e Vercingetorige si richiuse in Alesia………..<br />

Pre- game Notes<br />

Balance: A favore del giocatore Romano.<br />

Difficulty: Media<br />

Playng Time: 2 ore circa<br />

The Map<br />

Utilizzare la mappa ovest (west) di Alesia<br />

3


Initial Deployment<br />

Roman Deployment (si piazza per primo)<br />

3 Legioni a scelta, fra esagoni 4814 a 1828 e 4817 a 2528<br />

3 Arcieri<br />

Cavalleria Iberica, in uno dei 2 campi CAV (2618 o 3608)<br />

Leaders: Marco Antonio, Legati delle Legioni; Leader Cav, con cavalleria.<br />

Gallic Deployment<br />

Forza esterna: si possono piazzare fino a 64 Punti Forza come Tribal Markers nelle Aree I, II, XVI. Per il<br />

posizionamento vale la regola 5.45.<br />

Leaders: Comnius + 3 leaders.<br />

Forza di Alesia: sono disponibili solo unità degli Arverni e Aedui.<br />

Leader: Vercingetorige<br />

Reinforcement<br />

Nessun rinforzo.<br />

Special Rules<br />

Le forze di Alesia con Vercingetorige, sono attivate con D10 = 1-3.<br />

Tutte le unità galliche, di rinforzo esterno e quelle di Alesia, possono attaccare solo negli esa compresi nel<br />

posizionamento iniziale romano.<br />

I “giardini” causano 3 Hit outside e 4 inside.<br />

I romani sommano +1 a tutti i lanci “Missile outside the walls”.<br />

Si effettua solo un Periodo di Assalto.<br />

Le unità in rotta sono eliminate.<br />

Victory<br />

Il giocatore Gallico vince se Vercingetorige ed almeno 3 unità della forza di Alesia escono dalle<br />

fortificazioni esterne. Oppure vince se due delle tre Legioni romane hanno almeno 6 delle loro coorti<br />

eliminate.<br />

Il giocatore romano vince se il gallico fallisce nel soddisfare le sue condizioni di vittoria.<br />

4


Regole Opzionali<br />

Le regole che seguono sono opzionali; esse possono essere utilizzate tutte o in parte, a discrezione dei<br />

giocatori. La 4.5 è a vantaggio del giocatore Romano, in quanto le forze dei Galli di soccorso (Comnio) e<br />

quelle assediate in Alesia (Vercingetorige) avranno difficoltà di comunicazione e quindi di un piano<br />

comune di attacco alle fortificazioni di Cesare. Permette di giocare “storicamente” con 3 o 4 giocatori. La<br />

5.8 è un buon “what if?”, dato che la decisione del capo dei Galli di far fuggire tutta la propria cavalleria,<br />

rappresenta ancora oggi un argomento di discussione fra gli storici; essa è a vantaggio del giocatore<br />

Gallico. La 5.9 permette di sfruttare al massimo la simulazione e <strong>of</strong>fre più tensione e divertimento; è tratta<br />

dal “vecchio” gioco della Avalon Hill, <strong>“Caesar</strong>; the epic battle <strong>of</strong> <strong>Alesia”</strong> ed è consigliabile usarla con la<br />

4.5.<br />

(4.5) Suddivisone dei Comandi<br />

Consigliata con 3 – 4 giocatori<br />

4.51 I comandi saranno così suddivisi: 3 giocatori, 1 Romano e 2 Galli; 4 giocatori, 2 Romani e 2 Galli.<br />

4.52 Giocatore Romano (2 giocatori). Uno dei giocatori rappresenta Cesare e il suo leader di area Antonio<br />

(sotto diretto comando di Cesare); l’altro giocatore rappresenta Labieno. Il giocatore “Cesare” decide come<br />

suddividere le Legioni fra i due giocatori.<br />

4.53 Il giocatore “Cesare” decide, durante le proprie attivazioni della Fase C del turno di gioco, se si<br />

attiverà con le sue forze o se si attiverà il giocatore “Labieno” con le sue. Allo stesso modo “Cesare”<br />

deciderà se attivare le forze ausiliarie di Antonio o tentare di “rubare il turno”. Se attivato, il giocatore<br />

“Labieno” deciderà se attivare le sue Legioni o forze ausiliarie sotto suo controllo.<br />

4.54 Il giocatore “Cesare” decide anche eventuali spostamenti di comando delle varie Legioni.<br />

4.55 Le comunicazioni fra i due giocatori sono sempre ammesse.<br />

4.56 Giocatore Gallico (2 giocatori). Uno dei giocatori rappresenta Vercingetorige in Alesia, mentre l’altro<br />

Comnio e le forze di soccorso.<br />

4.57 Il giocatore “Vercingetorige” decide, durante le proprie attivazioni della Fase C del turno di gioco, se<br />

attiverà le proprie forze o se si attiveranno le forze di soccorso di Comnio. Se attiverà le sue forze egli<br />

potrà decidere se rubare il turno con la sua iniziativa. Se le forze attivate sono state quelle di soccorso, solo<br />

il giocatore “Comnio” può decidere se rubare il turno con la sua iniziativa.<br />

4.58 Il giocatore “Vercingetorige” può comandare solo le forze assediate di Alesia; il giocatore “Comnio”<br />

(e i suoi Leaders esterni) può comandare solo le forze esterne di soccorso.<br />

4.59 Fra i due giocatori “Galli” non ci possono essere comunicazioni; essi non possono ne all’inizio del<br />

gioco ne durante, dialogare fra loro. Eccezione: vedi sotto 4.60.<br />

4.60 Se una unità gallica assediata in Alesia si trova adiacente ad una unità gallica delle forze di soccorso,<br />

durante la partita, i due giocatori dei Galli possono comunicare fra loro. La comunicazione è permessa fino<br />

a quando tale condizione è mantenuta. Allo stesso modo se la pedina Vercingetorige o la pedina Comnio o<br />

uno dei suoi leaders sono adiacenti fra loro, la comunicazione è permessa.<br />

5


(5.8) Cavalleria Gallica in Alesia<br />

Dal De bello Gallico, LIBER SEPTIMVS [LXXI] Vercingetorige prende la decisione di far uscire di notte tutta la<br />

cavalleria, prima che i Romani portassero a termine la linea di fortificazione. Alla partenza, raccomanda a tutti di raggiungere<br />

ciascuno la propria gente e di raccogliere per la guerra tutti gli uomini che, per età, potevano portare le armi. Ricorda i suoi<br />

meriti nei loro confronti, li scongiura di tener conto della sua vita, di non abbandonarlo al supplizio dei nemici, lui che tanti<br />

meriti aveva nella lotta per la libertà comune. E se avessero svolto il compito con minor scrupolo, insieme a lui avrebbero<br />

perso la vita ottantamila uomini scelti. Fatti i conti, aveva grano a malapena per trenta giorni, ma se lo razionava, poteva<br />

resistere anche un po’ di più. Con tali compiti, prima di mezzanotte fa uscire, in silenzio, la cavalleria nel settore dove i nostri<br />

lavori non erano ancora arrivati. Ordina la consegna di tutto il grano; fissa la pena capitale per chi non avesse obbedito;<br />

quanto al bestiame, fornito in grande quantità dai Mandubi, distribuisce a ciascuno la sua parte; fa economia di grano e<br />

comincia a razionarlo; accoglie entro le mura tutte le truppe prima schierate davanti alla città. Prese tali misure, attende i<br />

rinforzi della Gallia e si prepara a guidare le operazioni.<br />

Una delle azioni più drastiche, prese da Vercingetorige ad Alesia, fù l’invio di tutta la sua cavalleria<br />

lontano, a richiamare forze di soccorso per sconfigge re il Romani. Se almeno una parte di essa fosse stata<br />

mantenuta in Alesia, tali forze avrebbero partecipato allo scontro finale. E’ anche certo, comunque, che<br />

molti cavalli sarebbero stati utilizzati come cibo, permettendo una resistenza più lunga.<br />

5.81 una delle due tribù di Cavalleria delle forze di soccorso (Comnio), può essere piazzata in Alesia, sotto<br />

comando di Vercingetorige.<br />

5.82 Almeno 5 unità di tale tribù devono essere fanteria LI; vedi anche 5.7.<br />

5.83 L’attivazione di tali unità di Cavalleria e LI segue la regola 5.6.<br />

5.84 Se questa regola opzionale è utilizzata, è possibile recuperare anche le unità di Alesia. Vedi regola<br />

10.63, in particolare la Design Note, pag. 22 del regolamento.<br />

(5.9) Piazzamento ed entrata dei Galli di soccorso senza restrizioni<br />

Consigliata con Scenario 12.3.<br />

Uno degli aspetti più interessanti dell’hobby della simulazione storica è quello del “what if?”, cioè quello<br />

di sperimentare situazioni diverse da quelle rigorosamente storiche. La mappa di Alesia – GMT è talmente<br />

bella e le aree di potenziale arrivo dei Galli talmente interessanti che la voglia di provare l’assalto anche da<br />

tali aree è tanta! La regola che segue è tratta anche dal “vecchio” gioco della Avalon Hill, Caesar,<br />

modificata e corretta.<br />

5.91 Si utilizzano le Tabelle allegate per posizionare i Counters Tribali dei Galli di soccorso. La Tabella 1<br />

è preparata per il giocatore che rappresenta i Galli di soccorso (Comnio); su di essa vengono posizionati i<br />

Counters Tribali. La Tabella 2 è visibile a tutti i giocatori; su di essa il giocatore gallico (o il giocatore<br />

“Comnio” se si utilizza la regola opzionale 4.5 sopra), deve piazzare un qualunque segnalino ad indicare<br />

che in quell’area ci sono sue forze.<br />

5.92 Ad inizio partita (sia che si tratti di un solo periodo d’assalto o più periodi, vedi 12.2 e 12.3), il<br />

giocatore gallico (o il giocatore “Comnio” se si utilizza la regola opzionale 4.5 sopra), può piazzare di<br />

nascosto le sue unità in qualunque area della Tabella 1. Nella aree I e II devono essere piazzati almeno 25<br />

Control Point Tribali.<br />

5.93 Nella fase di attivazione dei Galli (“Comnio”, se utilizzata la 4.5), il giocatore gallico può: 1) seguire<br />

la regola 5.42, ma senza il limite dei 5 Control Points per area e senza necessità di tirare il dado per<br />

l’effettiva entrata dei Galli; egli muove quindi un Counter Tribale dalla Tablella 1 alla mappa di gioco,<br />

6


nell’area corrispondente. 2) muovere qualunque numero di Counters Tribali sulla Tabella 1, verso un’area<br />

adiacente, collegata da freccia; Es: dall’area V potrà muovere Counters Tribali verso le aree IV o VI. In<br />

questo caso, alla fine dei suoi movimenti, il giocatore Gallico dovrà aggiornare anche la situazione sulla<br />

Tabella 2, indicando la presenza delle sue unità nelle aree corrispondenti.<br />

5.94 Alla fine di un periodo di Assalto, le unità galliche ancora sulla mappa di gioco sono riportate<br />

nell’area (sulla Tabella 1) da cui sono entrate.<br />

Fonti<br />

- De Bello Gallico; Caio Giulio Cesare<br />

- Vercingetorige, Giuseppe Zecchini – Editori Laterza<br />

- Caesar; the epic battle <strong>of</strong> Alesia – Avalon Hill (wargame)<br />

7


Indice<br />

Premessa<br />

Antefatti storici<br />

La tattica dell'assedio a Roma<br />

L'assedio di Avarico: la rivolta dei Galli di Vercingetorige<br />

Terra bruciata<br />

Manovre di Cesare per accerchiare i Galli<br />

La presa di Avarico<br />

La resa incondizionata<br />

L'assedio di Alesia: i preparativi di Cesare<br />

Opere difensive fatte predisporre da Cesare<br />

Ultimi scontri tra Galli e Romani<br />

Vercingetorige si consegna a Cesare<br />

Bibliografia<br />

Questo articolo è apparso anche in Zetesis 2 - 2003<br />

8


Premessa<br />

Un assedio, ridotto alle sue componenti essenziali, consiste nell'accerchiamento di una<br />

postazione fortificata per mezzo di un esercito, con l'intento di conquistarla oppure costringerla<br />

alla resa. Gli elementi fondamentali di un assedio sono dunque la suddetta postazione fortificata,<br />

sia essa un porto, una rocca, una città..., assedianti ed assediati: motivazioni e scopi di questi<br />

ultimi non solo sono necessariamente differenti, ma influenzano in modo decisivo la riuscita od<br />

il fallimento dell'intera operazione militare.<br />

Ci proponiamo di esaminare come esempio di tattiche di difesa strategica di una postazione<br />

fortificata due casi interessanti, quello dell'operazione condotta nel 52 a.C. dal valoroso e<br />

sfortunato comandante dei Galli, Vercingetorige, a protezione della città di Avarico ( oggi<br />

Bourges ), assediata e poi espugnata dai Romani, ed in seguito quello di Alesia, che, con la sua<br />

caduta, determinò in ultima analisi la fine alla campagna di Cesare contro i Galli con il successo<br />

dei Romani. (De Bello Gallico VII, 14 - 31 e 68 - 90).<br />

Vi sarà modo di osservare che, nonostante i Galli avessero adottato per proteggere le proprie<br />

città e garantirsi il successo nella rivolta una serie di tattiche che avrebbero potuto consegnare<br />

loro la vittoria – non da ultimo anche modernissime strategie di guerriglia e di “terra bruciata”-,<br />

tuttavia non seppero sfruttarle al meglio e questo inevitabilmente portò alla loro rovinosa<br />

sconfitta da parte delle truppe romane, guidate dal grande stratega Cesare.<br />

Antefatti storici<br />

Statua di Vercingetorige<br />

Siamo nel 52 a.C., l’anno decisivo per le sorti della campagna di Cesare in Gallia. Osserviamo<br />

come si erano sviluppati gli eventi che condussero a quel fatidico anno: nel 60 era stato stipulato<br />

in segreto un accordo tra Cesare, Pompeo e Crasso, che, a tutti gli effetti, erano gli uomini più<br />

importanti di Roma dopo gli anni convulsi delle guerre civili di Mario e Silla. Due anni prima,<br />

nel 62 a.C., Catilina, l’uomo che – criminale o grande riformatore – aveva tentato di sovvertire<br />

9


l’ordinamento dello Stato, era stato prima costretto a fuggire da Roma a causa delle invettive<br />

lanciategli da Cicerone in Senato ed infine aveva trovato la morte in battaglia a Pistoia per<br />

difendere la sua disperata causa assieme ai suoi seguaci. Nel 59, grazie all’accordo stipulato, i tre<br />

triumviri poterono spartirsi le tre province che avrebbero assicurato loro maggiori introiti,<br />

prestigio personale, potere e disponibilità di truppe: Cesare, in particolare, ottenne per sé il<br />

governo di Gallia Cisalpina, Illirico e Gallia Narbonese ( oggi Provenza, allora detta Provincia<br />

Romana ) per cinque anni.<br />

Nella primavera del 58, gli Elvezi chiesero a Cesare il permesso di transitare per la Provincia<br />

per migrare dalla loro sede, ma quest’ultimo oppose un secco rifiuto ( De bello Gallico, libro I ):<br />

gli Elvezi, allora, con un esercito di circa 200000 uomini, invasero il territorio degli Edui, che<br />

chiesero l’aiuto di Cesare: così ebbe inizio la sequenza di eventi che portò alla campagna di<br />

Gallia, che si protrasse fino al 51.<br />

Nel 57, a seguito di una serie di scontri vittoriosi delle truppe romane contro i sempre bellicosi<br />

Galli, Cesare poté dichiarare anche la Gallia Transalpina provincia romana. Nel 55, mentre gli<br />

scontri con i Galli continuano a susseguirsi numerosi ogni anno, Cesare riceve la riconferma del<br />

mandato per la Gallia per i successivi 5 anni. In quell’anno, Cesare fece anche costruire il primo<br />

ponte sul Reno diede avvio ad un’operazione militare che portò alla sbarco di truppe romane in<br />

Britannia. L’anno seguente, poiché la situazione in Gallia sembrava stabilizzata, Cesare poté<br />

ripetere la spedizione in Britannia, scontrandosi poi sul Tamigi contro Cassivellauno. A causa di<br />

nuove rivolte dei Galli, che gli costarono la perdita di due legioni massacrate in un’imboscata,<br />

Cesare fu costretto a trascorrere l’intero inverno nella regione. Nel 53 il triumviro Crasso è<br />

sconfitto ed ucciso nella battaglia di Carre, mentre era impegnato in una sfortunata – ed<br />

eccessivamente ambiziosa – campagna militare contro i Parti. Nel 52, a Roma Milone assassina<br />

Clodio e, mentre un Cicerone tremante di paura pronuncia la celebre Pro Milone per difendere<br />

l’imputato dell’assassinio, Pompeo è nominato console senza collega. Mentre Cesare, sorpreso<br />

dall’evolversi dei drammatici eventi che coinvolsero la capitale, si trovava appunto a Roma per<br />

vedere come avrebbe reagito il suo collega di triumvirato, Pompeo, i Galli entrarono di nuovo in<br />

rivolta, questa volta sotto la guida di Vercingetorige ( De b. Gallico VII, 1 ):<br />

I. Quieta Gallia Caesar, ut constituerat, in Italiam ad conuentus agendos pr<strong>of</strong>iciscitur. Ibi cognoscit de P.<br />

Clodii caede, de senatusque consulto certior factus ut omnes iuniores Italiane coniurarent delectum tota<br />

prouincia habere instituit. Eae res in Galliam transalpinam celeriter perferuntur. Addunt ipsi et adfingunt<br />

rumoribus Galli, quod res poscere uidebantur, retineri urbano motu Caesarem neque in tantis<br />

dissensionibus ad exercitum uenire posse. Hac inpulsi occasione, qui iam se populi Romani imperio<br />

subiectos dolerent, liberius atque audacius de bello consilia inire incipiunt.<br />

10


L’assedio di Avarico<br />

( De bello Gallico, VII, 14 – 31 )<br />

La rivolta dei Galli di Vercingetorige<br />

A capo della rivolta, fomentata appunto dal vuoto di potere che si era venuto a creare a causa<br />

dell’assenza di Cesare e dal desiderio dei Galli – che già mal sopportavano la dominazione<br />

romana – di appr<strong>of</strong>ittare di questa insperata fortuna, si imposero gli Averni ed in particolare il<br />

giovane Vercingetorige, che ci viene presentato dallo stesso Cesare nelle prime pagine del libro<br />

VII dei Commentarii – d’altronde, un tale personaggio, degno avversario del grande comandante<br />

romano, ben si meritava un’ampia introduzione ( De B. Gallico, VII, 4 ):<br />

IV. Simili ratione ibi Vercingetorix, Celtilli filius, Aruernus, summae potentiae adulescens,<br />

cuius pater principatum Galliae totius btinuerat et ob eam causam, quod regnum<br />

appellabat, ab ciuitate erat interfectus, conuocatis suis clientibus facile incendit. Cognito<br />

eius consilio ad arma concurritur. Prohibentur ab Gobannitione, patruo suo, reliquisque<br />

principibus, qui hanc temptandam fortunam non existimabant; expellitur ex oppido<br />

Gergouia; non desistit tamen atque in agris habet delectum egentium ac perditorum. Hac<br />

coacta manu quoscumque adit ex ciuitate ad suam sententiam perducit; hortatur ut<br />

communis libertatis causa arma capiant, magnisque coactis copiis aduersarios suos, a<br />

quibus paulo ante erat eiectus, expellit ex ciuitate. Rex ab suis appellatur.<br />

Vercingetorige capeggiava una vasta ribellione di gran parte della Gallia contro<br />

l'amministrazione romana: la fonte principe di tutta la vicenda, il De bello Gallico dello stesso<br />

Cesare, non ci fornisce però i dettagli della forza dell'esercito che il giovane Gallo aveva raccolto<br />

attorno a sé, se non per il fatto di menzionare che quest’ultimo era riuscito a radunare al suo<br />

fianco per supportare la ribellione le regioni di Sens, Parigi, Poitiers, Cahors, Tours, Evreux,<br />

11


Limoges, Angers e tutta la costa atlantica: ciascuna di queste aveva inoltre accettato di fornirgli a<br />

tempo debito armi e truppe, soprattutto cavalieri ( VII, 4 ).<br />

Dimittit quoque uersus legationes; obtestatur ut in fide maneant. Celeriter sibi Senones,<br />

Parisios, Pictones, Cadurscos, Turonos, Aulercos, Lemoices, Andos reliquosque omnes in<br />

Oceanum adtingunt adiungit; omnium consensu ad eum defertur imperium. Qua oblata<br />

potestate omnibus his ciuitatibus obsides, imperat, certum numerum militum ad se celeriter<br />

adduci iubet, armorum quantum quaeque ciuitas domi quodque ante tempus efficiat<br />

constituit; in primis equitatui studet.<br />

Il numero di truppe accumulate doveva evidentemente essere cospicuo: agli inizi della<br />

campagna del 58 a.C. Cesare stimava in 92000 unità ( VII, 4 ) il contingente degli Helvetii che gli<br />

si opponeva e sarebbe dunque una stima ragionevole ritenere che il numero di soldati a<br />

disposizione di Vercingetorige non fosse molto discosto da tale numero, almeno presumendo<br />

che ciascuna tribù gli fornisse una base di circa 10000 uomini.<br />

Le misure adottate da Vercingetorige contro i trasgressori erano estremamente severe ( VII, 4 ):<br />

Summae diligentiae summam imperii seueritatem addit; magnitudine supplicii dubitantes<br />

cogit. Nam maiore commisso delicto igni atque omnibus tormentis necat, leuiore de causa<br />

auribus desectis aut singulis effossis oculis domum remittit, ut sint reliquis documento et<br />

magnitudine poenae perterreant alios.<br />

Il comandante dei Galli iniziò le sue operazioni militari, volte alla cacciata dei Romani da tutta<br />

la regione, convocando un consiglio di guerra ( VII, 14 ) alla presenza di tutti i capi delle tribù,<br />

per presentare loro il suo piano e guadagnarne l’appoggio.<br />

XIV. Vercingetorix tot continuis incommodis Velloaunoduni, Cenabi, Nouioduni acceptis<br />

suos ad concilium conuocant. Docet longe alia ratione esse bellum gerendum atque antea<br />

gestum sit. Omnibus modis huic rei studendum, ut pabulatione et commeatu Romani<br />

prohibeantur. Id esse facile, quod equitatu ipsi abundent et quod anni tempore subleuentur.<br />

Pabulum secari non posse; necessario dispersos hostes ex aedificiis petere: hos omnes cotidie<br />

ab equitibus deleri posse. Praeterea communis salutis causa rei familiaris commoda<br />

neglegenda; uicos atque aedificia incendi oportere hoc spatio ab uia quoque uersus, quo<br />

pabulandi causa adire posse uideantur. Harum ipsis rerum copiam suppetere, quod,<br />

quorum in finibus bellum geratur, eorum oppidum subleuentur; Romanos aut inopiam non<br />

laturos aut magno cum periculo longius ab castris processuros: neque interesse ipsosne<br />

interficiant inpedimentisne exuant, quibus amissis bellum geri non possit. Praeterea oppida<br />

incendi oportere, quae non munitione et loci natura ab omni sint periculo tuta, ne suis sint<br />

ad detractandam militiam receptacula neu Romanis proposita ad copiam commeatus<br />

praedamque tollendam. Haec si grauia aut acerba uideantur, multoilla grauius aestimari<br />

debere, liberos, coniuges in seruitutemabstrahi, ipsos interfici; quae sit necesse accidere<br />

uictis.<br />

12


Terra bruciata<br />

La strategia di Vercingetorige sarebbe consistita in una politica di “terra bruciata”, combinata<br />

ad un’attenta pianificazione delle tattiche di difesa: il suo obiettivo era quello di negare ogni<br />

forma di sostegno ed approvvigionamento alle legioni romane. Inoltre tutte le provviste dei Galli<br />

dovevano essere collocate in aree protette e sicure perché non cadessero nelle mani del nemico,<br />

tutti i campi dovevano essere mietuti, nulla lasciato indietro. Tutti i villaggi e le fattorie che<br />

fossero capitate sul percorso di marcia di Cesare, e che egli avrebbe potuto sfruttare per<br />

approvvigionarsi, dovevano essere date alle fiamme, secondo una stringente logica: quando la<br />

nostra vita è in pericolo – diceva il Gallo – dobbiamo essere pronti a sacrificare i nostri beni<br />

privati.<br />

A miglior riuscita di questa tattica di “terra bruciata” Vercingetorige dispose pattugliamenti di<br />

cavalleria in tutte le zone date alle fiamme e distrutte: in questo modo egli intendeva garantirsi<br />

una sorta di supremazia nel controllo del territorio, consapevole del fatto che i Romani<br />

disponevano di molti meno cavalieri dei Galli e che dunque qualunque gruppo di soldati fosse<br />

stato scoperto aggirarsi per i campi per tentare un approvvigionamento sarebbe stato facilmente<br />

sopraffatto.<br />

Il secondo punto della strategia del Gallo consisteva nella pianificazione della difesa: tutte le<br />

città, eccetto quelle che la conformazione del terreno od altre difese naturali rendevano<br />

inespugnabili, dovevano essere date alle fiamme. Se non lo avessero ascoltato, avvertiva i capi<br />

tribù, queste ultime, se espugnate, sarebbero servite come centri di approvvigionamento per i<br />

soldati romani. Di fronte alle perplessità ed alle rimostranze dei capi tribù, che evidentemente<br />

non accettavano di dover non solo abbandonare ma anche distruggere con le proprie mani le<br />

proprie case, Vercingetorige opponeva il fatto che destino ben peggiore sarebbe stato quello di<br />

morire vedendo inoltre mogli e figli portati via in schiavitù a Roma.<br />

Il piano strategico di Vercingetorige, dice Cesare ( VII, 15 ), fu approvato all’unanimità dai capi<br />

tribali, con un’eccezione: i Biturigi, infatti, non accettarono il fatto che la propria città, Avarico,<br />

ritenuta una delle più belle in assoluto di tutta la Gallia, fosse stata destinata ad essere data alle<br />

fiamme come molte altre. Perché fosse risparmiata, fecero di tutto per convincere il comandante<br />

dei Galli che essa avrebbe potuto facilmente essere difesa, grazie al fatto di essere quasi<br />

completamente circondata da un’area paludosa e da un fiume, dove rimaneva scoperto solo un<br />

piccolo e stretto passaggio.<br />

XV. Omnium consensu hac sententia probata uno die amplius XX urbes Biturigum<br />

incenduntur. Hoc idem fit in reliquis ciuitatibus: in omnibus partibus incendia<br />

conspiciuntur: quae etsi magno cum dolore omnes ferebant, tamen hoc sibi solacii<br />

proponebant, quod se prope explorata uictoria celeriter amissa reciperaturos confidebant.<br />

Deliberatur de Auarico in communi concilio, incendi placeat an defendi. Procumbunt<br />

omnibus Gallis ad pedes Biturgires, ne pulcherrimam prope totius Galliae urbem, quae<br />

praesidio et ornamento sit ciuitati, suis manibus succendere cogantur: facile se loci natura<br />

defensuros dicunt, quod prope ex omnibus partibus flumine et palude circumdata unum<br />

habent et perangustum aditum. Datur petentibus uenia dissuadente primo Vercingetorige,<br />

13


post concedente et precibus ipsorum et misericordia uulgi. Defensores oppido idonei<br />

deliguntur.<br />

Vercingetorige non voleva cedere, ma alla fine si rassegnò ed assegnò ad Avarico un<br />

contingente di 10000 uomini per la sua difesa: in cambio, i Biturigi aderirono con entusiasmo al<br />

suo piano di “terra bruciata” e già il giorno seguente Cesare, osservando l’orizzonte, poté<br />

contare – dal fumo che si levava al cielo – più di venti città di quella regione date alle fiamme.<br />

Tutte le restanti città, risparmiate dal piano di Vercingetorige perché considerate – come detto<br />

– inespugnabili, si prepararono ad una difesa ad oltranza.<br />

Manovre di Cesare per accerchiare i Galli<br />

Fu proprio allora, tuttavia, che il progetto di Vercingetorige, per quanto ben architettato, iniziò<br />

ad incontrare una serie di gravi imprevisti – dovuti in parte alla mala sorte ed in parte all’abilità<br />

del suo antagonista, Cesare – che portarono al tracollo la rivolta dei Galli.<br />

Cesare, infatti, nonostante le difficoltà, raggiunse in breve tempo le sue truppe acquartierate in<br />

Gallia e diede inizio alla repressione della rivolta – aveva infatti compreso che la rapidità di<br />

manovra sarebbe stato un fattore–chiave per la buona riuscita della sua campagna militare,<br />

prima che la ribellione dei Galli divenisse incontrollabile.<br />

Questi ultimi, in effetti, non avevano fatto i conti con la rapidità dell’avanzare dell’esercito di<br />

Cesare, che riuscì a piegare la città di Vellaunodunum ( appartenente ai Senoni e situata nella<br />

Francia centrale ) in soli tre giorni. Cesare aveva inizialmente pensato di aggirarla, ma poi, spinto<br />

dal timore di lasciare una così importante fortezza dietro le sue linee a minacciare le<br />

comunicazioni ed i rifornimenti, aveva deciso di sbarazzarsene.<br />

Poi, con eguale rapidità, Cesare rivolse la sua attenzione alla vicina Cenabum, una cittadina<br />

dei Carnuti, situata ove ora sorge Orleans, e soli due giorni dopo era sotto le sue mura con<br />

l’esercito schierato, mentre la popolazione locale ancora si attardava nella preparazione delle<br />

difese. Senza praticamente incontrare resistenza Cesare prese e diede alle fiamme la città, poi si<br />

diresse verso Noviodunum ( a 18 km dall’attuale Bourges ) passando la Loira ed entrando nel<br />

territorio dei Biturigi. I cittadini di Noviodunum, atterriti, si consegnarono senza combattere. La<br />

caduta di queste città in rapida successione è accennata all’inizio di VII, 14 come causa della<br />

convocazione del suddetto consiglio di guerra di Vercingetorige. Il successivo obiettivo di Cesare<br />

era l’espugnazione di Avarico.<br />

Nel frattempo, Vercingetorige seguiva ( VII, 16 ) gli spostamenti di Cesare, senza però venire<br />

mai allo scontro diretto, ed infine piantò le proprie tende a 15 km dalla città, in un campo<br />

paludoso, sperando probabilmente di portare il suo avversario a combattere in un territorio poco<br />

familiare.<br />

14


XVI. Vercingetorix minoribus Caesarem itineribus subsequitur et locum castris deligit<br />

paludibus siluisque munitum ab Auarico longe milia passuum XVI. Ibi per certos<br />

exploratores in singula diei tempora quae ad Auricum agerentur cognoscebat et quid fieri<br />

uellet imperabat. Omnis nostras pabulationes frumentationesque obsueruabat dispersosque,<br />

cum longius necessario procederent, adoriebantur magnoque incommodo adficiebat, etsi,<br />

quantum ratione prouideri poterat, ab nostris occurrebatur ut incertis temporibus<br />

diuersisque itineribus iretur.<br />

Tuttavia Cesare schierò le sue truppe all’assedio di Avarico senza alcun timore.<br />

Il piano d’assedio di Cesare – a logica – si sarebbe potuto ad esempio basare su una tattica<br />

tanto antica quanto efficace: tagliare i rifornimenti di acqua della città assediata per costringerla<br />

alla resa. Tale strategia era già stata adottata, ad esempio, da Alessandro Magno all’assedio di<br />

Babilonia nel 143-142 a.C., quando – si dice – il grande comandante macedone non solo fece<br />

deviare il corso dell’Eufrate, ma sfruttò poi il greto del fiume ( una volta asciutto ) per penetrare<br />

le difese della città. ( Frontino, stratagemmi, III, 7, 4 )<br />

Tuttavia, nel caso di Avarico, posta in un terreno paludoso alla confluenza di due fiumi ( VII,<br />

15: prope ex omnibus partibus flumine et palude circumdata unum habent et perangustum aditum ),<br />

l’approvvigionamento d’acqua era ben garantito e Cesare avrebbe avuto seri problemi ad<br />

adottare questo tipo di strategia: così, il comandante romano preferì un attacco frontale classico,<br />

concentrato contro le fortificazioni della città.<br />

Le mura di Avarico, racconta Cesare nello stile asciutto e preciso dei suoi Commentarii ( VII,<br />

23 ), erano costruite con lo stile tipico delle fortificazioni galliche, cioè con strati di pietra<br />

rafforzate con pesanti travi di legno, per attutire e rendere in<strong>of</strong>fensivi gli arieti degli assedianti.<br />

Inoltre tutto il cerchio possente delle mura era guarnito di torri, dotate di piattaforme approntate<br />

per il combattimento e protette esternamente anche dagli eventuali attacchi di frecce incendiarie.<br />

XXIII. Muri autem omnes Gallici hac fere forma sunt. Trabes derectae perpetuae in<br />

longitudinem paribus interuallis distantes inter se binos pedes in solo conlocantur. Hae<br />

reuinciuntur introrsus et multo aggere uestiuntur: ea autem quam diximus interualla<br />

grandibus in fronte saxis effarciuntur. His conlocatis et coagmentatis alius insuper ordo<br />

additur, ut idem illud interuallum seruatur neque inter se contigant trabes, sed paribus<br />

intermissae spatii singulae singulis saxis interiectis arte continentur. Sic deinceps omne<br />

opus contexitur, dum iusta muri altitudo expleatur. Hoc cum in speciem uarietatemque<br />

opus deforme non est alternis trabibus ac saxis, quae rectis lineis suos ordines seruant, tum<br />

ad utilitatem et defensionem urbium summam habet opportunitatem, quod et ab incendio<br />

lapis et ab ariete materia defendit, quae perpetuis trabibus pedes quadragenos plerumque<br />

instrorsus reuincta neque perrumpi neque distrahi potest.<br />

Cesare era un vero maestro di tutte le più s<strong>of</strong>isticate tattiche militari, ed eccelleva anche<br />

nell’arte dell’assedio, codificata in una serie di azioni in sequenza dalla lunga esperienza di<br />

combattimento guadagnata sul campo: prima di tutto si costruiva una palizzata, allo scopo di<br />

prendere per fame la guarnigione, poi, a rafforzamento della palizzata, si disponeva tutto attorno<br />

all’obiettivo un cordone di fossati e trincee, scavato in modo che cadesse fuori dal tiro di<br />

catapulte, archi o fionde. Questa serie di fossati e trincee aveva un duplice scopo: da un lato<br />

15


impediva agli assediati di abbandonare la città e dall’altro consentiva agli assedianti di disporre<br />

di un riparo immediato se gli assediati avessero tentato una sortita od un attacco improvviso. La<br />

terza fase di un assedio consisteva nel disporre una seconda linea difensiva di trincee, valli e<br />

fossati alle spalle del campo degli assedianti, in modo da proteggere i magazzini delle scorte, gli<br />

alloggiamenti delle truppe e le botteghe dove si preparavano le armi d’assedio dall’assalto<br />

eventuale di un nemico proveniente dall’esterno.<br />

A causa della conformazione del terreno attorno ad Avarico, tuttavia, sembra ( VII, 17 ) che<br />

Cesare non abbia avuto bisogno di queste opere mastodontiche, che invece troveremo descritte<br />

minuziosamente nel caso dell’assedio finale portato all’ultima roccaforte dei Galli, Alesia:<br />

XVII. Castris ad eam partem oppidi positis Caesar quae intermissa a flumine et a paludibus<br />

aditum, ut supra diximus, angustum habebat, aggerem apparare, uineas agere, turres duas<br />

constituere coepit: nam circumuallare loci natura prohibebat.<br />

Il primo compito di Cesare fu quello di trincerarsi in un luogo dal quale potesse rapidamente<br />

coprire lo stretto passaggio che, attraverso le paludi, portava ad Avarico; nello stesso tempo, fece<br />

costruire una linea di protezione che copriva i soldati intenti alla costruzione delle opere di<br />

assedio, in particolare una colossale rampa ( agger ), larga 330 piedi e diretta verso le<br />

fortificazioni ( VII, 15: Castris ad eam partem oppidi positis Caesar quae intermissa a flumine et<br />

a paludibus aditum, ut supra diximus, angustum habebat, aggerem apparare, uineas agere,<br />

turres duas constituere coepit ).<br />

A maggior difesa, fece anche costruire due alte torri, dalle quali poteva rispondere agli attacchi<br />

provenienti dalle torri della città e contemporaneamente fornire “fuoco di copertura” alle<br />

squadre dei lavoratori.<br />

La presa di Avarico<br />

Gli assediati, tuttavia, rispondevano colpo su colpo: mentre la rampa cresceva ed avanzava,<br />

essi prolungarono le protezioni delle proprie torri ed intensificarono le sortite notturne ( ed<br />

anche diurne ) per dar fuoco alle costruzioni romane. Analogamente, quando i Romani<br />

gettavano corde con uncini per tentare la scalata delle mura i Galli le catturavano con dei lacci e<br />

le trascinavano all’interno, e quando i Romani accostavano le scale i Galli le rovesciavano<br />

puntualmente. I Galli, dice Cesare, grazie alla loro esperienza di minatori, erano capaci di<br />

scavare gallerie ( cunicoli ) per minare le opere di assedio romane e persino per piombare non<br />

visti alla spalle degli assalitori ( VII, 22 ).<br />

XXII. Singulari militum nostrorum uirtuti consilia cuiusque modi Gallorum occurrebant,<br />

ut est summae genus sollertiae atque ad omnia imitanda et efficienda quae ab quoque<br />

traduntur aptissimum. Nam et laqueis falces auertebant, quas, cum destinauerant,<br />

tormentis introrsus reducebant, et aggerem cuniculis subtrahebant, eo scientius quod apud<br />

eos magnae sunt ferrariae atque omne genus cuniculorum notum atque usitatum est.<br />

Totum autem murum ex omni parte turribus contabulauerant atque has coriis intexerant.<br />

16


Tum crebris diurnis nocturnisque eruptionibus aut aggeri ignem inferebant aut milites<br />

occupatos in opere adoriebantur et nostrarum turrium altitudinem, quantum has<br />

cotidianus agger expresserat, commissis suarum turrium malis aedaequabant et apertos<br />

cuniculos praeusta et praeacuta materia et pice feruefacta et maximi ponderis saxis<br />

morabantur moenibusque adpropinquare prohibebant.<br />

L’assedio volse nel giro di pochissimi giorni ad una situazione drammatica: in un succedersi<br />

rapidissimo di eventi, Cesare, informato del fatto che Vercingetorige si era dovuto allontanare<br />

per far fronte alla mancanza di foraggio, tentò un attacco a sorpresa al suo accampamento, ma,<br />

quando vi giunse, trovò tutti i Galli schierati a battaglia e decise prudentemente di ordinare la<br />

ritirata, perché l’assedio di Avarico aveva in quel momento la priorità ( VII, 18 – 19 ).<br />

XVIII. Cum iam muro turres adpropinquassent, ex captiuis Caesar cognouit<br />

Vercingetorigem consumpto pabulo castra mouisse propius Auaricum atque ipsum cum<br />

equitatu expeditisque, qui inter equites proeliari consuessent, insidiarum causa eo<br />

pr<strong>of</strong>ectum quo nostros postero die pabulatum uenturos arbitraretur. Quibus rebus cognitis<br />

media nocte silentio pr<strong>of</strong>ectus ad hostium castra mane peruenit. Illi celeriter per<br />

exploratores aduentu Caesaris cognito carros impedimentaque sua in artiores siluas<br />

abdiderunt, copias omnis in loco edito atque aperto instruxerunt. Qua re nuntiata Caesar<br />

celeriter sarcinas conferri, arma expediri iussit.<br />

XIX. Collis erat leniter ab infimo adcliuis. Hunc ex omnibus fere partibus palus difficilis<br />

atque inpedita cingebat non latior pedibus quinquaginta. Hoc se colle interrumptis pontibus<br />

Galli fiducia loci continebant generatimque distributi in ciuitates omnia uada ac saltus eius<br />

paludis obtinebant sic animo parati ut, si eam paludem Romani perrumpere conarentur,<br />

haesitantes premerent ex loco superiore, ut, qui propinquitatem loci uideret, paratos prope<br />

aequo Marte ad dimicandum existimaret, qui iniquitatem condicionis perspiceret, inani<br />

simulatione sese ostentare cognosceret. Indignantes milites Caesar quod conspectum suum<br />

hostes ferre possent tantulo spatio interiecto et signum proelii exposcentes edocet quanto<br />

detrimento et quot uirorum fortium morte necesse sit constare uictoriam; quos cum sic<br />

animo paratos uideat ut nullum pro sua laude periculum recusent, summae se iniquitatis<br />

condemnari debere, nisi eorum uitam sua salute habeat cariorem. Sic milites consolatus<br />

eodem die reducit in castra reliquaque quae ad oppugnationem oppidi pertinebant<br />

administrare instituit.<br />

Anche Vercingetorige sfruttò l’incontro ravvicinato con le truppe di Cesare come una sorta di<br />

prova di forza e dovette persino affrontare l’ira dei capi tribù ed un sospetto di connivenza con il<br />

nemico per il fatto di “essersi avvicinato troppo” ( VII, 20 ).<br />

XX. Vercingetorix, cum ad suos redisset, proditionis insimulatus, quod castra proprius<br />

Romanos mouisset, quod cum omni equitatu discessisset, quod sine imperio tantas copias<br />

reliquisset, quod eius discessu Romani tanta opportunitate et celeritate uenisset - non haec<br />

omnia fortuito aut sine consilio accidere potuisse; regnum illum Galliae malle Caesaris<br />

concessu quam ipsorum habere beneficio<br />

Il Gallo riuscì tuttavia a sedare l’ondata di malcontento ( VII, 21 ), convincendo gli altri capi<br />

della bontà del suo piano: bloccare l’inaspettatamente rapida avanzata di Cesare, obbligandolo<br />

ad un lungo stallo per l’assedio di Avarico.<br />

17


XXI. Conclamat omnis multitudo et suo more armis concrepat, quod facere in eo<br />

consuerunt cuius oratione adprobant; summum esse Vercingetorigem ducem, nec de eius<br />

fidem dubitandum, nec maiore ratione bellum administrari posse. Statuunt ut decem milia<br />

hominum delecta ex omnibus opiis in oppidum mittantur, nec solis Biturigibus communem<br />

salutem committendam censent, quod penes eos, si id oppidum retinuissent, summam<br />

uictoriae constare intellegebant.<br />

La resa incondizionata dei Galli<br />

Non è difficile immaginare quanto ora il povero Vercingetorige rimpiangesse di non aver dato<br />

retta al proprio istinto, ignorando le preghiere dei Biturigi e dando alle fiamme, come progettato<br />

inizialmente, Avarico: in questo modo avrebbe evitato il problema dell’assedio ed il timore che la<br />

città, cadendo, apportasse un notevole vantaggio strategico ai già organizzati e forti Romani.<br />

L’ultima speranza, come accennato, era ormai quella di ritardare il più possibile ( o evitare, ma<br />

questo era solo un pio voto ) la presa di Avarico, in modo da riorganizzare le proprie truppe ed<br />

indebolire quelle romane, costringendo il suo avversario alla costruzione di tutte le opere<br />

d’assedio complete, interne ed esterne, che sarebbero costate settimane di duro lavoro. Il fatto<br />

che Vercingetorige, tuttavia, inviò ben poche truppe a dar man forte agli assediati prova quanta<br />

poca fiducia egli nutrisse nel fatto che questi potessero in effetti sostenere a lungo la forza d’urto<br />

dei Romani.<br />

In venticinque giorni, nonostante i continui attacchi incendiari dei Galli, i Romani riuscirono a<br />

completare la rampa, fino all’altezza delle torri di Avarico ( VII, 24 ):<br />

XXIV. His tot rebus inpedita oppugnatione milites, cum toto tempore frigore et adsiduis<br />

imbribus tardarentur, tamen continenti labore omnia haec superauerunt et diebus XXV<br />

aggerem longum pedes CCCXXX, altum pedes LXXX extruxerunt. Cum is murum<br />

hostium paene contigeret, et Caesar ad opus consuetudine excubaret militesque hortaretur<br />

ne quod omnino tempus ab opere intermitteretur, paulo ante tertiam uigiliam est<br />

animaduersum fumare aggerem, quem cuniculo hostes succederant, eodemque tempore toto<br />

muro clamore sublato duabus portis ab utroque latere turrium eruptio fiebat: aliis faces<br />

atque aridam materiam de muro in aggerem eminus iacebant, picem reliquasque res quibus<br />

ignis excitari potest fundebant, ut quo primum occurrerentur aut cui rei ferretur auxilium<br />

uix ratio iniri posset. Tamen, quod instituto Caesaris semper duae legiones pro castris<br />

excubabant pluresque partitis temporibus erant in opere, celeriter factum est ut alii<br />

eruptionibus resisterent, alii turres reducerent aggeremque intersciderent, omnis uero ex<br />

castris multitudo ad restinguendum concurreret.<br />

I Galli, visti frustrati i propri tentativi continui di interrompere le costruzioni d’assedio romane<br />

e valutata disperata la propria situazione, decisero di ricorrere ad una soluzione estrema:<br />

abbandonare Avarico, lasciandosi dietro i feriti, i vecchi, le mogli ed i bambini, impossibilitati a<br />

correre. Tuttavia le mogli, atterrite, si misero ad urlare e ad attirare l’attenzione dei soldati<br />

romani: i Galli, allora, che già si preparavano nel cuore della notte a lasciare la città, dovettero<br />

rientrarvi in tutta fretta per non essere intercettati dalla cavalleria dei romani ( VII, 26 ).<br />

18


XXVI. Omnia experti Galli, quod res nulla successerant, postero die consilium ceperunt ex<br />

oppido pr<strong>of</strong>ugere, hortante et iubente Vercingetorige. Id silentio noctis conati non magna<br />

iactura suorum esse effecturos sperabant, propterea quod neque longe ad oppido castra<br />

Vercingetorigis aberant, et palus, quae perpetua intercedebat, Romanos ad insequendum<br />

tardabat. Iamque haec facere noctu apparabant, cum matres familiae repente in publicum<br />

procurrerunt, flentemque proiectae ad pedes suorum omnibus precibus petierunt ne se et<br />

communes liberos hostibus ad supplicium dederent, quos ad capiendam fugam naturae et<br />

uirium infirmitas impedirent. Vbi eos in sententia perstare uiderunt, quod plerumque in<br />

summo periculo timor misericordiam non recepit, conclamare et significare de fuga<br />

Romanis coeperunt. Quod timore perterriti Galli, ne ab equitatu Romanorum uiae<br />

praeoccuparentur, consilio destiterunt.<br />

Il giorno successivo, Cesare, appr<strong>of</strong>ittando della confusione provocata da un forte temporale,<br />

diede ai suoi l’ordine dell’assalto finale alle mura di Avarico, promettendo premi a quanti per<br />

primi fossero riusciti a raggiungere gli spalti nemici ( VII, 27 ):<br />

XXVII. Postero die Caesar, promota turri derectisque operibus quae facere instituerat,<br />

magno coorto imbre non inutilem hanc ad capiendum consilium tempestatem arbitratus est,<br />

quod paulo incautius custodias in muro dispositas uidebat, suosque languidius in opere<br />

uersari iussit et quid fieri uellet ostendit. Legionibusque citra uineas in occulto expeditis<br />

cohortatus ut aliquando pro tantis laboribus fructum uictoriae perciperent iis qui primi<br />

murum ascendissent praemia proposuit militibusque signum dedit. Illi subito ex omnibus<br />

partibus euolauerunt murumque celeriter compleuerunt.<br />

L’attacco repentino dei legionari romani colse del tutto impreparati i Galli, che, incapaci di<br />

organizzarsi, abbandonarono la difesa delle mura e, sentendosi circondati su tutti i lati, si<br />

radunarono nella piazza centrale della città, dove furono raggiunti e massacrati senza pietà<br />

alcuna mentre tentavano poi di fuggire verso le strette porte: addirittura, dice Cesare, nella furia<br />

cieca nessun soldato romano pensò al saccheggio e perirono in questo modo quasi tutti i<br />

difensori. Dei 40000 destinati alla difesa di Avarico solo 800 riuscirono a mettersi in salvo ed a<br />

raggiungere Vercingetorige ed il resto dei rivoltosi ( VII, 28 ).<br />

XXVIII. Hostes re noua perterriti, muro turribusque deiecti in foro ac locis patentioribus<br />

cuneatim constituerunt, hoc animo ut, si qua ex parte obuiam [contra] ueneretur, acie<br />

instructa depugnarent. Vbi neminem in aequum locum sese demittere, sed toto undique<br />

muro circumfundi uiderunt, ne omnino spes fugae tolleretur, abiectis armis ultimas oppidi<br />

partes continenti impetu petiuerunt, parsque ibi, cum angusto exitu portarum se ipsi<br />

premerent, a militibus, pars iam egressa portis ab equitibus est interfecta. Nec fuit<br />

quisquam cui praedae studeret. Sic et Cenabensi caede et labore operis incitati non aetate<br />

confectis, non mulieribus, non infantibus pepercerunt. Denique ex omni numero, qui fuit<br />

circiter milium XL, uix DCCC, qui primo clamore audito se ex oppido eiecerunt, incolumes<br />

ad Vercingetorigemperuenerunt. Quos ille multa iam nocte silentio sic ex fuga excepit,<br />

ueritus ne qua in castris ex eorum concursu et misericordia uulgi seditio oreretur, ut procul<br />

in uia dispositis familiaribus suis principibusque ciuitatum disparandos deducendosque ad<br />

suos curaret, quae cuique ciuitati pars castrorum ab initio obuenerat.<br />

In questo modo si chiuse l’assedio di Avarico.<br />

19


La capitolazione di Vercingetorige ad Alesia<br />

(De bello Gallico, VII, 68 – 90)<br />

Mappa della regione di Alesia<br />

I preparativi per l'assedio<br />

Nelle pagine del diario del grande stratega romano, la descrizione della battaglia finale per la<br />

conquista della rocca di Alesia, ultimo avamposto dei Galli, si apre, come di consueto, con una<br />

panoramica dei luoghi ( VII, 68 – 69 ): Cesare si s<strong>of</strong>ferma ovviamente in particolare sui dettagli<br />

delle difese militari ( posti di guardia e torri ed un fossato, fossam ... castra et castella ) e naturali<br />

( un colle assai elevato, in colle summo admodum edito loco ) di cui godeva la rocca e sui<br />

preparativi dei Galli stessi per proteggerla da un eventuale assedio.<br />

LXIX. Ipsum erat oppidum Alesia, in colle summo admodum edito loco, ut nisi obsidione<br />

expugnari non posse uideretur. Cuius collis radices duo duabus ex partibus flumina<br />

subluebant. Ante id oppidum planities circiter milia passuum III in longitudinem patebat;<br />

reliquis ex omnibus partibus colles mediocri interiecto spatio pari altitudinis fastigio<br />

oppidum cingebant. Sub muro quae pars collis ad orientem solem spectabant, hunc omnem<br />

locum copiae Gallorum compleuerant fossamque et maceriam in altitudinem VI pedum<br />

praeduxerant. Eius munitionis quae ab Romanis instituebatur circuitus X milia passuum<br />

tenebat. Castra opportunis locis erant posita ibique castella XXIII facta; quibus in castellis<br />

interdiu stationes ponebantur, ne qua subito eruptio fieret: haec eadem noctu excubitoribus<br />

ac firmis praesidiis tenebantur.<br />

20


Cesare si s<strong>of</strong>ferma poi a descrivere tutti gli scontri e le sortite dei Galli, che, disperati,<br />

tentavano in ogni modo di rompere l’assedio attraverso attacchi mirati contro le truppe romane (<br />

VII, 70 ), che però si concludono in un massacro anche a causa della decisione di Vercingetorige<br />

di far chiudere le porte, per non lasciare sguarnito il suo accampamento: così facendo, egli finisce<br />

per condannare a morte sicura i suoi soldati che, in rotta, tentavano di rientrare in città.<br />

LXX. Opere instituto fit equestre proelium in ea planitie quam intermissam collibus tria<br />

milia passuum in longitudinem patere supra demonstrauimus. Summa ui ad utrisque<br />

contenditur. Laborantibus nostris Caesar Germanos submittit legionesque pro castris<br />

constituit, ne qua subito inruptio ab hostibus peditatu fiat. Praesidio legionum addito<br />

nostris animus augetur: hostes in fugam coniecti se ipsi multitudine inpediunt atque<br />

angustioribus portis relictis coartatur. Germani acrius usque ad munitiones sequuntur. Fit<br />

magna caedes: non nulli relictis equis fossam transire et maceriam transcendere conatur.<br />

Paulum legiones Caesar quas pro uallo constituerat remoueri iubet. Non minus qui intra<br />

munitiones erant perturbantur Galli: ueniri ad se confestim existimantes ad arma<br />

conclamant: non nulli perterriti in oppidum inrumpunt. Vercingetorix iubet portas claudi,<br />

ne castra nudentur. Multis interfectis, conpluribus equis captis Germani sese recipiunt.<br />

Appr<strong>of</strong>ittando delle pause tra questi scontri, Cesare inizia il suo lavoro di fortificazione, che,<br />

come accennato, si svolge in un duplice anello: uno interno per non consentire ai Galli assediati<br />

di compiere sortite o di aprirsi una via di fuga verso l’esterno, ed uno esterno, con lo scopo di<br />

proteggere le truppe romane dagli alleati dei Galli che sarebbero giunti in aiuto degli assediati,<br />

ponendo in questo modo i Romani a rischio di essere accerchiati e di dover dunque combattere<br />

su due fronti ( VII, 72 – 74 ). La descrizione, se nel caso di Avarico era stata breve, per Alesia,<br />

data forse l’importanza dello scontro e della posta in gioco, si fa attenta e minuziosa.<br />

Si inizia dalle opere di scavo, con la preparazione di un vasto e pr<strong>of</strong>ondo fossato ( fossam ), a<br />

pareti diritte ( derectis lateribus ), corredato a breve distanza da altri due fossati più piccoli,<br />

perchè i soldati che aveva a disposizione per proteggere le mura dell’accampamento fossero più<br />

coperti dagli attacchi dei nemici e questi ultimi non potessero compiere attacchi improvvisi tutti<br />

insieme in massa, che avrebbero trovato le truppe romane impreparate, causa il loro esiguo<br />

numero e l’incredibile estensione della cerchia delle mura edificate per l’assedio ( nec facile<br />

totum opus corona militum cingeretur ). Il primo dei due piccoli fossati fu riempito di acqua<br />

deviata da un fiume ( aqua ex flumine derivata ). Accanto alle tre opere di scavo Cesare fece<br />

erigere un terrapieno ( aggerem ) ed un muro ( vallum ) di 12 piedi, con tanto di parapetto (<br />

loricam ) e merlature ( pinnas ). Queste opere murarie erano anche dotate di “cervi” ( grandibus<br />

cervis eminentibus ), intrichi di bastoni e rovi che avevano lo scopo di ritardare se possibile la<br />

scalata dei nemici alle mura. Infine le mura erano completate da un buon numero di torrette.<br />

LXXII. Quibus rebus cognitis ex perfugis et captiuis Caesar haec genera munitionis<br />

instituit. Fossam pedum uiginti derectis lateribus duxit, ut eius fossae solum tantumque<br />

pateret quantum summae fossae labra distarent: reliquas omnes munitiones ab ea fossa<br />

pedes quadrigentos reduxit, id hoc consilio, quoniam tantum esset necessario spatium<br />

conplexus, nec facile totum opus corona militum cingerentur, ne de inprouiso aut noctu ad<br />

munitiones hostium multitudo aduolaret, aut interdiu tela in nostros operi destinatos<br />

coicere possent. Hoc intermisso spatio duas fossas quindecim pedes latas eadem altitudine<br />

perduxit: quarum interiorem campestribus ac emissis locis aqua ex flumine deriuata<br />

compleuit. Post eas aggerem ac uallum XII pedum extruxit. Huic loricam pinnasque<br />

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adiecit, grandibus ceruis eminentibus ad commissuras pluteorum atque aggeris, qui<br />

ascensum hostium tardarent, et pluteorum atque aggeris, qui ascensum hostium tardarent,<br />

et turres toto opere circumdedit, quae pedes LXXX inter se distarent.<br />

Opere difensive predisposte da Cesare<br />

Una ricostruzione delle difese predisposte da Cesare attorno al suo accampamento<br />

Nel frattempo, Cesare si doveva dedicare all’approvvigionamento per le sue truppe (<br />

frumentari ) ed aveva anche bisogno di procurarsi il materiale da costruzione ( materiari ) per<br />

completare le sue fortificazioni: per evitare che i suoi soldati fossero attaccati dagli assediati<br />

mediante improvvise sortite mentre si occupavano di queste incombenze, il generale romano<br />

decise di ampliare le postazioni difensive, perchè potessero essere difese da un numero minore<br />

di soldati ( quo minore numero militum munitiones defendi possent ): fece piantare nel terreno<br />

tronchi solidi con rami robusti cui venivano rese acuminate le cime. I Romani li chiamavano<br />

“cippi” ( cippos ): chi vi entrava finiva infilzato nei rami appuntiti e diveniva quindi un facile<br />

bersaglio per i difensori che tiravano pietre e dardi dalle mura.<br />

LXXIII. Erat eodem tempore et materiari et frumentari et tantas munitiones fieri necesse<br />

deminutis nostris copiis, quae longius ab castris progrediebantur; ac non numquam opera<br />

nostra Galli temptare atque eruptione ex oppido pluribus portis summa ui facere<br />

conabantur. Quare ad haec rursus opera addendum Caesar putauit, quo minore numero<br />

militum munitiones defendi possent. Itaque trucis arborum [aut] admodum firmis ramis<br />

abscisis atque horum delibratis ac praeacutis cacuminibus perpetuae fossae quinos pedes<br />

altae ducebantur. Huc illi stipites demissi et ab infimo reuincti, ne reuelli possent, ab ramis<br />

eminebant. Quini erant ordines, coniuncti inter se atque inplicati; quo qui intrauerant se<br />

ipsi acutissimis uallis induebant. Hos cippos appellabant.<br />

In aggiunta, davanti ai cippi erano scavate in file incrociate ( obliquis ordinis ) delle buche (<br />

scrobes ) pr<strong>of</strong>onde fino a tre piedi, sul fondo delle quali erano piantati paletti rotondi, appuntiti<br />

con il fuoco ( praecuti et praeusti ) ad una estremità, resi più robusti grazie alla terra che veniva<br />

pressata appositamente sul fondo della buca stessa; infine la fossa veniva fatta ricoprire di<br />

arbusti per non essere individuata: vi erano ben 8 file di buche di questo tipo, che i Romani<br />

chiamavano “gigli” ( lilium ). Come se non bastasse, Cesare fece anche piantare nel terreno,<br />

davanti ai “gigli”, quelli che vennero chiamati “pungoli” ( stimulos ): una serie di dardi lunghi<br />

un piede con uncini di ferro ( ferreis hamis infixis ). Opere di questo tipo, come non è difficile<br />

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intuire, ostacolavano incredibilmente il cammino degli assalitori e quindi erano preziosissimi<br />

alleati dei difensori, sempre alle prese con la loro scarsità numerica.<br />

Ante hos obliquis ordinibus in quincuncem dispositis scrobes in altitudinem trium pedum<br />

fodiebantur paulatim angustiore ad infimum fastigio. Huc teretes stipites feminis<br />

crassitudine ab summo praecuti et praeusti demittebantur ita ut non amplius digitis IIII ex<br />

terra enimerent; simul confirmandi et stabiliendi causa singuli ab infimo solo pedes terra<br />

exculcabantur, reliqua pars scrobis ad occultandas insidias uiminibus ac uirgultis<br />

integebantur. Huius generis octoni ordines ducti ternos inter se pedes distabant. Id ex<br />

similitudines floris lilium appellabant. Ante haec taleae pedem longae ferreis hamis infixis<br />

totae in terram infodiebantur mediocribusque intermissis spatiis omnibus locis<br />

disserebantur; quos stimulos nominabant.<br />

Come detto, una volta terminata la costruzione di tali opere difensive verso l’interno, ovvero<br />

verso la rocca di Alesia, per un totale di ben 14 miglia di territorio pianeggiante, Cesare<br />

intraprese l’edificazione di una cerchia di difese esattamente simmetrica ( eiusdem generis ...<br />

diversas ab his ) sul lato opposto, ovvero per difendersi da un nemico che fosse arrivato<br />

dall’esterno, come sembrava probabile a giudicare dai rapporti degli informatori, disertori o<br />

esploratori che fossero. Inoltre, per ogni evenienza, Cesare ordinò di raccogliere frumento per 30<br />

giorni.<br />

LXXIV. His rebus perfectis regiones secutus quam potuit aequissimas pro loci natura XIIII<br />

milia passuum complexus pares eiusdem generis munitiones, diuersas ab his, contra<br />

exteriorem hostem perfecit, ut ne magna quidem multitudine, si ita accidat, eius discessu<br />

munitionum praesidia circumfundi possent, aut cum periculo ex castris egredi cogatur:<br />

dierum XXX pabulum frumentumque habere omnes conuectum iubet.<br />

Puntuali giunsero i rinforzi dei Galli e si attestarono sulle alture circostanti le opere difensive<br />

romane, provenienti dall’esterno delle fortificazioni: quanti si trovavano all’interno della<br />

roccaforte assediata, a questa vista, si precipitarono verso l’accampamento di Cesare, armati di<br />

graticci ( cratibus ) per colmare i fossati e dare l’assalto alle mura ( VII, 79 ).<br />

LXXIX. Interea Commius reliquique duces quibus summa imperii permissa erat cum<br />

omnibus copiis ad Alesiam perueniunt et colle exteriore occupato non longius mille<br />

passibus ab nostris munitionibus considunt. Postero die equitatu ex castris educto omnem<br />

eam planitiem quam in longitudinem milia passuum III patere demonstrauimus complent<br />

pedestremque copias paulum ab eo loco abditas in locis superioribus constituunt. Erat ex<br />

oppido Alesia despectus in campum. Concurrunt his auxiliis uisis; fit gratulatio inter eos<br />

atque omnium animi ad laetitiam excitantur. Itaque productis copiis ante oppidum<br />

considunt et proximam fossam cratibus integunt atque aggere explent seque ad eruptionem<br />

atque omnes casus comparant.<br />

Cesare tuttavia non perse tempo in indugi e fece immediatamente schierare il suo esercito da<br />

ambo i lati delle fortificazioni, collocando inoltre sentinelle su tutto il perimetro difensivo. Alla<br />

cavalleria il compito di gettarsi all’attacco dei Galli, che, tra grida ed urla selvagge ( clamore et<br />

ululatu ), si rincuoravano l’un l’altro e si preparavano in tal modo al combattimento decisivo, che<br />

avrebbe segnato le loro sorti ( VII, 80 ).<br />

23


LXXX. Caesar omni exercitu ad utramque partem munitionum disposito, ut, si ueniat,<br />

suum quisque locum teneat et nouerit, equitatum ex castris educi et proelium committi<br />

iubet. Erat ex omnibus castris, quae summum undique iugum tenebant, despectus, atque<br />

omnes milites intenti pugnae prouentum expectabant. Galli inter equites raros sagittarios<br />

expeditosque leuis armaturae interiecerant, qui suis cedentibus auxilio succederent et<br />

nostrorum equitum impetus sustinerent. Ab his complures de improuiso uulnerati proelio<br />

excedebant. Cum suos pugna superiores esse Galli confiderent et nostros multitudine premi<br />

uiderent, ex omnibus partibus et ii qui munitionibus continebantur et ii qui ad auxilium<br />

conuenerant clamore et ululatu suorum animos confirmabant.<br />

Cesare sottolinea l’importanza del momento con una delle sue celebri frasi: Quod in conspectu<br />

omnium res gerebatur neque recte aut turpiter factum celari poterat, utrosque et laudis cupiditas<br />

et timor ignominiae ad uirtutem excitabat.<br />

La battaglia infuriò con esito incerto da mezzogiorno al tramonto, finchè i Galli ed i loro alleati<br />

Germani, spossati e dopo aver subito numerose perdite, si ritirarono e quanti avevano sperato<br />

nel loro aiuto, osservando le sorti della battaglia da Alesia, rientrarono nella cittadella,<br />

abbandonata ormai ogni speranza di poter essere in qualche modo salvati dall’assedio romano (<br />

VII, 80 ).<br />

Cum a meridie prope ad solis occasum dubia uictoria pugnaretur, Germani una in parte<br />

confertis turmis in hostes impetum fecerunt eosque propulerunt; quibus in fugam coniectis<br />

sagittarii circumuenti interfectique sunt. Item in reliquis partibus nostri cedentes usque ad<br />

castra insecuti sui colligendi facultatem non dederunt. At ii qui ab Alesia processerant,<br />

maesti, prope uictoria desperata, se in oppidum receperunt.<br />

24


Ultimi scontri tra Galli e Romani<br />

Un disegno dell'altura su cui sorgeva Alesia<br />

Vistisi perduti, i Galli giunti di rinforzo misero a punto un ultimo disperato tentativo di attacco<br />

( VII, 81 ), da porre in atto esattamente il giorno seguente, nel cuore della notte, allo scopo di dare<br />

una possibilità di sortita agli assediati di Vercingetorige in Alesia: prepararono un gran numero<br />

di graticci, scale ed arpioni ( cratium harpagonum ), necesari per dare l’assalto alle mura delle<br />

difese romane ( munitiones campestres ), finchè non si sentirono pronti. Quindi si gettarono<br />

all’assalto, con forti urla, perchè gli assediati, sull’altro lato della cerchia delle fortificazioni, li<br />

udissero e partissero anch’essi all’assalto per una sortita. Vercingetorige, appena udì le grida dei<br />

suoi alleati, con la tromba ( dat tuba signum ) diede ai suoi il segnale d’attacco.<br />

I soldati romani, la cui posizione ed i cui compiti difensivi sulle mura erano stati programmati<br />

con cura da tempo, si armarono di fionde da una libbra ( fundis libribus ) e bersagliarono i Galli<br />

che si invischiavano nei pali aguzzi piantati lungo la fortificazione. Le macchine da assedio (<br />

tormentis ) scagliavano dardi ( tela ) a ripetizione. Si combatteva nell’oscurità, ed il sangue<br />

scorreva copioso da ambo le parti.<br />

LXXXI. Vno die intermisso Galli atque hoc spatio magna cratium, harpagorum numero<br />

effecto media nocte silentio ex castris egressi ad campestres munitiones accedunt. Subito<br />

clamore sublato, qua significatione qui in oppido obsidebantur de suo aduentu cognoscere<br />

possent, crates proicere, fundis, sagittis, lapidibus nostros de uallo proturbare reliquaque<br />

quae ad occupationem pertinent parant administrare. Eodem tempore clamore exaudito dat<br />

tuba signum suis Vercingetorix atque ex oppido educit. Nostri, ut superioribus diebus suus<br />

cuique erat locus attributus, ad munitiones accedunt; fundis libribus sudibusque, quas in<br />

opere disposuerant, Gallos [glandibus] proterrent. Prospectu tenebris adempto multa<br />

utrimque uulnera accipiuntur. Complura tormentis tela coiciuntur. At M. Antonius et C.<br />

Trebonius legati, quibus hae partes ad defendendum obuenerant, qua ex parte nostros premi<br />

intellexerant, his auxilio ex ulterioribus castellis deductos submittebant.<br />

25


I Galli, tuttavia, benchè in un primo tempo sembrassero avere la meglio grazia alla superiore<br />

potenza di fuoco ( telorum multitudinem ), non appena finirono a contatto con le trappole (<br />

stimulis ... aut scrobes ) predisposte astutamente dai Romani tutt’attorno alle fortificazioni, ne<br />

rimasero prigionieri e finirono esposti ai colpi dei difensori ( ex vallo ac turribus pilis muralibus<br />

traiecti interibant ). Poichè l’alba si avvicinava e le difese romane non avevano ceduto in alcun<br />

punto grazie all’attenta opera di ingegneria che ne aveva portato alla costruzione, i Galli,<br />

temendo di essere poi sorpresi alla luce del giorno, cominciarono a ritirarsi, lasciando<br />

incompiuto l’assalto sperato.<br />

LXXXII. Dum longius ab munitione aberant Galli, plus multitudinem telorum<br />

pr<strong>of</strong>iciebant; postea quam propius successerunt, aut se stimulis inopinantes induebant aut<br />

in scrobes delati transfodiebantur aut ex uallo ac turribus traiecti pilis muralibus<br />

interibant. Multis undique uulneribus acceptis nulla munitione perrupta, cum lux<br />

adpeteret, ueriti ne ab latere aperto ex superioribus castris eruptione circumuenirentur, se<br />

ad suos receperunt. At interiores, dum ea quae a Vercingetorige ad eruptionem praeparata<br />

erant pr<strong>of</strong>erunt, priores fossas explent, diutius in his rebus administrandis morati prius<br />

suos discessisse cognouerunt quam munitionibus adpropinquarent. Ita re infecta in<br />

oppidum reuerterunt.<br />

Tuttavia Vercingetorige non poteva assolutamente accettare che i suoi si ritirassero, perchè<br />

sapeva che nell’assedio di Alesia si giocavano i destini non solo suoi ma di tutta la Gallia: se la<br />

rocca fosse caduta ed egli stesso morto o imprigionato in mano ai Romani, la rivolta da lui stesso<br />

scatenata contro l’invasore romano si sarebbe estinta e con essa ogni speranza di indipendenza<br />

per la “sua” Gallia. Dunque Vercingetorige esce da Alesia, schiera tutto il materiale accumulato<br />

per l’attacco, graticci, pertiche, tettoie mobili ( per dare l’assalto alle mura senza essere trafitti dai<br />

dardi o colpiti dalle pietre scagliate dai difensori sulle mura ), pertiche uncinate ( cratis,<br />

longurios, +mulculos, falces reliquaque quae eruptionis causa parauerat ) e parte all’assalto delle<br />

mura. I soldati romani sono in difficoltà nel difendere una costruzione così vasta ( VII, 84 ).<br />

LXXXIV. Vercingetorix ex arce Alesiae suos conspicatus ex oppido egreditur; cratis,<br />

longurios, +mulculos, falces reliquaque quae eruptionis causa parauerat pr<strong>of</strong>ert. Pugnatur<br />

uno tempore omnibus locis atque omnia temptantur: quae minime uisa pars firma est, huc<br />

concurritur. Romanorum manus tantis munitionibus distinetur nec facile pluribus locis<br />

occurrit. Multum ad terrendos nostros ualet clamor qui post tergum pugnantibus extitit,<br />

quod suum periculum in aliena uident salute constare: omnia enim plerumque quae absunt<br />

uehementius hominum mentes perturbant.<br />

Sorpresi dall’attacco dei Galli di Vercingetorige, i Romani si trovarono in difficoltà ( VII, 85 ), e<br />

dovettero ricorrere alle grandi doti di stratega di Cesare per riorganizzarsi prontamente e<br />

rintuzzare gli attacchi che da più parti venivano portati alle mura dell’accampamento: Caesar<br />

idoneum locum nactus quid quaque in parte geratur cognoscit; laborantibus submittit ... nec iam arma<br />

nostris nec uires suppetunt.<br />

Il momento era di cruciale importanza, per entrambi gli schieramenti, e a nessuno sfuggiva<br />

quale fosse la posta in gioco nel combattimento: Vtrisque ad animum occurrit unum esse illud<br />

tempus, quod maxime contendi conueniat: Galli, nisi perfregerint munitiones, de omni salute desperant;<br />

Romani si rem obtinuerint, finem laborum omnium expectant ( VII, 85 ).<br />

26


A questo punto dei combattimenti, un ruolo decisivo svolge la pendenza del terreno sul quale<br />

i Galli si arrampicano, armati di fascine ed ogni genere di armamentario per colmare le trappole<br />

disseminate dai Romani e dare infine l’assalto alle mura: Iniquum loci ad decliuitatem fastigium<br />

magnum habet momentum. Alii tela coniciunt, alii testudine facta subeunt; defatigatis in uicem integri<br />

succedunt. Agger ab uniuersis in munitionem coniectus et ascensum dat Gallis et ea quae in terra<br />

occultauerant Romani contegit.<br />

Provvidenziale risulta allora l’intervento di Cesare, che invia il suo attendente Labieno con<br />

uomini freschi là dove vi è bisogno e sembra che le difese possano cedere. I Galli, forti del fatto<br />

di giocarsi in quel combattimento il tutto per tutto, riescono a sfondare le fortificazioni in alcuni<br />

punti, dopo aver colmato i fossati:<br />

LXXXVI. His rebus cognitis Caesar Labienum cum cohortibus sex subsidio laborantibus<br />

mittit: imperat, si sustinere non possit, deductis cohortibus eruptione pugnet: id nisi<br />

necessario ne faciat. Ipse adit reliquos, cohortatur ne labori succumbant; omnium<br />

superiorum dimicationum fructum in eo die atque hora docet consistere. Interiores<br />

desperatis campestribus locis propter magnitudinem munitionum loca praerupta ex ascensu<br />

temptant: huc ea quae parauerant conferunt. Multitudine telorum ex turribus<br />

propugnantes deturbant, aggere et cratibus fossas explent, falcibus uallum ac loricam<br />

rescindunt.<br />

Cesare, radunate infine un buon numero di coorti dai presidi vicini al luogo in cui i Galli<br />

hanno sfondato, non solo attacca battaglia – quasi un corpo a corpo, in cui i soldati hanno<br />

abbandonato archi e giavellotti ( pilis ) per passare alle più pratiche spade corte ( gladiis ) –<br />

contro questi ultimi e riesce a respingerli, ma passa poi al contrattacco, mentre i nemici si danno<br />

alla fuga, facendoli inseguire dalla cavalleria, che già tante volte in precedenti combattimenti si<br />

era rivelata di inestimabile importanza strategica:<br />

LXXXVIII. Accelerat Caesar, ut proelio intersit. Eius aduentu ex colore uestitus cognito,<br />

quo insigni in proeliis uti consuerat, turmisque equitum et cohortibus uisis, quas se sequi<br />

iusserat, ut de locis superioribus haec decliuia et deuexa cernebantur, hostes proelium<br />

committunt. Vtrimque clamore sublato excipit rursus ex uallo atque omnibus munitionibus<br />

clamor. Nostri omissis pilis gladiis rem gerunt. Repente post tergum equitatus cernitur.<br />

Cohortes aliae adpropinquabant: hostes terga uerterunt. Fugientibus equites occurrunt. Fit<br />

magna caedes. Sedullus, dux et princeps Lemouicum Aremoricorum occiditur;<br />

27


Vercingetorige si consegna a Cesare<br />

A questo punto ( VII, 88 ), le residue forze e speranze dei Galli si sciolgono, se così si può dire,<br />

come neve al sole: in rotta su tutti i fronti ed inseguiti dalla cavalleria romana, solo la stanchezza<br />

dei soldati di Cesare – che avevano combattuto per tutto il giorno – li salva da un massacro che<br />

avrebbe reso ancora peggiore e più crudele, se possibile, la già evidente disfatta sul piano<br />

strategico: Quod nisi crebris subsidiis ac totius diei labore milites essent defessi, omnes hostium<br />

copiae deleri potuissent ( VII, 88 ). I Galli abbandonano le proprie posizioni e persino le proprie<br />

fortificazioni per ritirarsi in tutta fretta; tuttavia la cavalleria di Cesare, che si era gettata al loro<br />

inseguimento nel cuore della notte riuscì a catturarne o ad ucciderne un numero cospicuo:<br />

Vercassiuellaunus Aruernus uiuus in fuga comprehenditur: signa militaria LXXIV ad<br />

Caesarem referuntur: pauci ex tanto numero se incolumes in castra recipiunt. Conspicati ex<br />

oppido caedem et fugam suorum desperata salute copias a munitionibus reducunt. Fit<br />

protinus hac re audita ex castris Gallorum fuga. Quod nisi crebris subsidiis ac totius diei<br />

labore milites essent defessi, omnes hostium copiae deleri potuissent. De media nocte missus<br />

equitatus nouissimum agmen consequitur: magnus numerus capitur atque interficitur;<br />

reliqui ex fuga in ciuitates discedunt.<br />

Ormai è la fine per i rivoltosi guidati da Vercingetorige : quest’ultimo, con grande coraggio –<br />

come del resto Cesare stesso ammette nei suoi Commentarii – convoca l’assemblea dei suoi e<br />

ricorda loro che la responsabilità della guerra e quindi del suo esito disastroso per il popolo tutto<br />

deve ricadere sulle proprie spalle. Rimette dunque all’assemblea la facoltà di ucciderlo o<br />

consegnarlo a Cesare. Cesare, ricevuti gli ambasciatori inviatigli dall’assemblea con queste<br />

proposte, intima che gli vengano consegnati Vercingetorige e tutte le armi ( VII, 89 ):<br />

LXXXIX. Postero die Vercingetorix consilio conuocato id bellum se suscepisse non suarum<br />

necessitatum, sed communis libertatis causa demonstrat, et quoniam sit fortunae<br />

cedendum, ad utramque rem se illis <strong>of</strong>ferre, seu morte sua Romanis satifacere seu uiuum<br />

tradere uelint. Mittuntur de his rebus ad Caesarem legati. Iubet arma tradi, principes<br />

produci. Ipse in munitione pro castris consedit: eo duces producuntur; Vercingetorix<br />

deditur, arma proiciuntur. Reseruatis Haeduis atque Aruernis, si per eos ciuitates<br />

reciperare posset, ex reliquis captiuis toto exercitui capita singula praedae nomine<br />

distribuit.<br />

28


Così, con la capitolazione della roccaforte di Alesia a seguito dell’assedio mirabilmente<br />

condotto dalle legioni di Cesare, si conclude la vicenda del valoroso e sfortunato Vercingetorige.<br />

Andrea Zoia<br />

Bibliografia<br />

J. Peddie, The Roman war machine, Sutton Publishing<br />

J-.P. Martin, A. Chauvot, M. Cébeillac Gervasoni, Histoire Romaine, Armand Colin<br />

Cesare, De bello Gallico, I grandi classici greci e latini, Fabbri editori<br />

Livio, Ab Urbe condita libri, I grandi classici greci e latini, Fabbri editori<br />

Altri testi latini e greci: Biblioteca Aureae Latinitatis; Thesaurus Linguae Grecae<br />

M. Simkins, R.Embleton, The Roman army, from Caesar to Trajan, Osprey Military, Men at arms<br />

series (46)<br />

M. Simkins, R.Embleton, The Roman army, from Hadrian to Costantine, Osprey Military, Men at<br />

arms series (93)<br />

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