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intervista Stefano Tummolini<br />
30<br />
Antonio Merone e Lucia Mascino<br />
Le cose che non so dire<br />
Film indipendente per forza, “Un altro pianeta” approda in sala dopo il grande<br />
successo veneziano: per il regista e per i protagonisti, Antonio Merone e Lucia<br />
Mascino, la meritata attenzione<br />
Un altro pianeta, film di<br />
esordio di Stefano Tummolini, è approdato<br />
alle Giornate degli Autori della Mostra del<br />
Cinema di Venezia dopo molte peripezie<br />
produttive e alcuni buoni consigli di Maurizio<br />
Ponzi, amico e maestro di sceneggiatura del<br />
regista. L’autore è stato infatti allievo e<br />
sceneggiatore di Ponzi, ha scritto Il bagno<br />
turco con Ozpetek e ha lavorato a varie serie<br />
televisive di successo. Per il suo primo film ha<br />
dovuto scontrarsi con diversi rifiuti, per poi<br />
decidere di realizzarlo autonomamente<br />
insieme al suo co-sceneggiatore e attore<br />
protagonista, Antonio Merone. L’attore<br />
napoletano è Salvatore, omosessuale poco<br />
pacificato con se stesso, che nell’arco di una<br />
giornata vivrà un incontro importante con<br />
Daniela (Lucia Mascino), su una spiaggia<br />
frequentata da naturisti.<br />
Un altro pianeta è una commedia, in certi<br />
momenti anche molto brillante, ma la<br />
morte aleggia quasi dietro ogni<br />
personaggio…<br />
È un po’ nella mia indole passare da un<br />
registro all’altro, non essere né comico né<br />
drammatico fino in fondo. E poi la presenza di<br />
certi temi è stata il nucleo di partenza del<br />
film. Quando io e Antonio Merone ci siamo<br />
conosciuti, eravamo reduci da esperienze<br />
analoghe, che avevano a che fare con<br />
l’elaborazione di un lutto. Abbiamo tentato di<br />
realizzare un film su questi argomenti, con<br />
uno script incompleto e con un cast diverso da<br />
quello attuale, ma non ci siamo riusciti. La<br />
sceneggiatura è stata sviluppata in un<br />
secondo momento, e abbiamo avuto tutto il<br />
tempo per pensarla e per adattarla agli attori.<br />
Ci puoi raccontare l’avventura produttiva<br />
del film?<br />
Con il copione che avevamo scritto, io e<br />
Antonio abbiamo fatto il giro di quasi tutti i<br />
produttori, sia piccoli che grandi, ma nessuno<br />
era interessato al progetto. Alcuni dicevano<br />
che non era un film facilmente vendibile alla<br />
televisione, altri ci consigliavano di virare più<br />
VIVILCINEMA settembreottobre08<br />
sull’erotico per conquistare una certa fascia di<br />
pubblico, e c’è anche chi ha chiesto di<br />
sostituire l’attore principale con un nome più<br />
gradito alla commissione ministeriale. Noi<br />
siamo stati intransigenti sia sull’idea che<br />
sull’attore protagonista e, dopo un periodo di<br />
scoraggiamento, abbiamo deciso di provarci<br />
da soli. Ho messo insieme una piccola troupe<br />
con la quale avevo già realizzato dei<br />
cortometraggi, e da tutti sono riuscito ad<br />
assicurarmi la disponibilità di sette giorni di<br />
lavoro. Fondamentale è stata la presenza di<br />
Raoul Torresi, un direttore della fotografia che<br />
riesce a lavorare praticamente senza mezzi.<br />
Lui ha portato la sua attrezzatura – una<br />
telecamera hdv e una steadycam – e per circa<br />
quindici giorni abbiamo provato i movimenti<br />
di macchina con gli attori, andando nei fine<br />
settimana alla spiaggia di Capocotta. Le<br />
riprese vere e proprie sono durate una sola<br />
settimana, con dei ritmi pazzeschi e la<br />
collaborazione di tutti per coprire tutti i ruoli.<br />
Alla fine io e Torresi abbiamo fatto un premontaggio<br />
molto rudimentale del materiale<br />
girato e con questo siamo andati a cercare un<br />
co-produttore che finanziasse la postproduzione<br />
audio e video e soprattutto il<br />
riversamento su pellicola, che è una<br />
lavorazione costosa. Grazie al suggerimento di<br />
Maurizio Ponzi, mi sono rivolto ad Angelo<br />
Draicchio della Ripley’s Film, che ha deciso di<br />
intervenire come coproduttore e poi anche<br />
come distributore.<br />
Quanto è costato il film?<br />
La parte delle riprese e del pre-montaggio è<br />
stata realizzata a costo zero: avrò speso in<br />
tutto mille euro per le telefonate, l’hard disk e<br />
il cibo. Nessuno della troupe o del cast è stato<br />
pagato, siamo tutti in compartecipazione e<br />
divideremo gli eventuali utili che il film otterrà<br />
dallo sfruttamento in sala e dalle vendite.<br />
Sono molto contento di essere riuscito a<br />
realizzare il mio progetto, ma è un modo di<br />
lavorare rocambolesco che certo non è<br />
l’ideale. Con pochi soldi non puoi avere il<br />
tempo e gli apporti professionali di cui c’è<br />
bisogno. Si è costretti ad essere indipendenti<br />
perché qualcosa non va nel sistema. C’è<br />
diffidenza verso gli esordienti ed è difficile<br />
sfondare questo muro di gomma.<br />
Come hai lavorato sul personaggio di<br />
Salvatore insieme a Merone?<br />
Antonio ha un lunghissimo curriculum<br />
teatrale, ma non aveva mai avuto occasioni al<br />
cinema. Sulla carta Salvatore non era molto<br />
vicino alle sue corde, lui avrebbe preferito<br />
interpretare un personaggio borghese, con<br />
un diverso background, ma io sapevo che<br />
poteva misurarsi anche con un tipo come<br />
Salvatore. Bisognava che Antonio si liberasse<br />
di ogni inibizione perché in questo<br />
personaggio il corpo è fondamentale, ha una<br />
sua primitività e spudoratezza. Salvatore è<br />
pieno di contraddizioni e di sfumature, è<br />
omosessuale ma non accetta la sua<br />
omosessualità, è razzista verso i transessuali, si<br />
vergogna del suo mestiere e finge di essere<br />
quello che non è. Ha tante facce, e Antonio è<br />
stato bravo a interpretarle tutte.<br />
Cos’hanno in comune Salvatore e<br />
Daniela, che li fa avvicinare nonostante<br />
la diversità?<br />
All’inizio del film Daniela e Salvatore sono un<br />
po’ due pesci fuor d’acqua: lui è chiuso,<br />
diffidente, apparentemente poco disponibile<br />
al contatto con gli altri. Lei è una provinciale<br />
capitata per caso in un posto che non<br />
conosce, ma è gentile, e Salvatore sente che<br />
da lei non ha nulla da temere. Entrambi sono<br />
arrivati sulla spiaggia con un grande peso che<br />
riguarda il loro passato e<br />
contemporaneamente, senza nemmeno<br />
saperlo, con un gran desiderio di raccontare la<br />
propria sofferenza. Come spesso succede, le<br />
cose che non si riescono a dire a chi è troppo<br />
vicino, capita di raccontarle a una persona<br />
sconosciuta che misteriosamente ti fa capire<br />
di avere qualcosa in comune con te e una<br />
disponibilità a starti a sentire.<br />
BARBARA CORSI