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ubriche Colonna sonora<br />

a cura di MARIO MAZZETTI<br />

Teho Teardo e altri<br />

IL PASSATO È UNA<br />

TERRA STRANIERA<br />

(RADIOFANDANGO)<br />

A breve tempo dall’uscita de Il<br />

divo, Teho Teardo presenta una<br />

nuova colonna sonora dalle<br />

sonorità oscure, con squarci di<br />

chitarra elettrica e innesti<br />

elettronici che costituiscono il suo<br />

marchio di fabbrica (“Ti pare<br />

felice”). Le atmosfere dark del bel<br />

film di Vicari rivivono in<br />

costruzioni sonore visionarie<br />

(“Ballo delle interruzioni”) che si<br />

sviluppano come onde, dal forte<br />

impatto emotivo. Il regista<br />

sospende la collaborazione con<br />

Massimo Zamboni ma le chitarre<br />

restano fortemente presenti<br />

(“Dentro”), accompagnate da una<br />

robusta sezione d’archi, per<br />

amplificare la drammaticità degli<br />

eventi e il buco nero che risucchia<br />

l’animo del protagonista, cui Elio<br />

Germano presta magnificamente<br />

corpo – e voce: con la sua band<br />

Bestie Rare è coautore e rapper in<br />

“Stanotte”. Bei contributi esterni<br />

a chiudere il disco: due brani tra<br />

pop ed elettronica degli Operator<br />

(lo stesso Teardo con Scott<br />

McCloud dei Girls Against Boys) e<br />

poi i robusti Peeping Tom di Mike<br />

Patton, la gradevole dance dei<br />

Musetta, la raffinata Sylvie Lewis,<br />

l’accordeon di Kepa Junkera con<br />

Dulce Pontes, le emissioni<br />

impossibili di Sainkho Namtchilak<br />

e i Radiodervish con Caparezza.<br />

Proprio un bel sentire.<br />

Artisti vari<br />

VICKY CRISTINA<br />

BARCELONA<br />

(TELARC)<br />

I poco conosciuti Giulia y los<br />

Tellarini (raffinata band acustica,<br />

va da sé, della città catalana) al<br />

fianco di composizioni per chitarra<br />

54 VIVILCINEMA settembreottobre08<br />

classica (e percussioni) di Paco De<br />

Lucia, Juan Serrano, Emilio de<br />

Benito e del flamenco di Juan<br />

Quesada: tutto quanto ti<br />

aspetteresti dalla colonna sonora<br />

di un film solare e sensuale<br />

ambientato a Barcellona, ma<br />

senza cliché e facili scorciatoie. I<br />

brani strumentali che<br />

accompagnano il film trasudano<br />

raffinatezza e virtuosismo, e il<br />

fraseggio jazz riporta alle finezze<br />

di Accordi e disaccordi, però in<br />

salsa iberica. Non solo Catalogna,<br />

come dimostrano i titoli<br />

“Granada” e “Asturias”, ma è<br />

meglio così.<br />

David Byrne<br />

BIG LOVE: HYMNAL<br />

(TODO MUNDO)<br />

Quando l’ex leader dei<br />

Talking Heads compone colonne<br />

sonore, che siano per film, balletti<br />

o come in questo caso serie tv<br />

(della HBO), nulla è dato per<br />

scontato. L’ispirazione dichiarata<br />

di partenza è quella degli inni<br />

mormoni, ma i “falsi inni” che<br />

compongono il disco spaziano per<br />

sonorità, gamma espressiva,<br />

arrangiamenti: dalla sacralità del<br />

brano iniziale (con tanto di<br />

“uuuu” quale contributo vocale)<br />

alla bella cover conclusiva (unico<br />

brano cantato) di “Blue Hawaii”<br />

di Elvis. Dalla slide guitar al<br />

violoncello, dal pianoforte agli<br />

ottoni, dal barocco alle atmosfere<br />

Penguin Café Orchestra, l’ariosità<br />

dell’insieme fa intuire che Byrne<br />

deve essersi divertito un mondo.<br />

Proprio come ai tempi di True<br />

stories.<br />

Massimiliano Damerini<br />

GEORGE GERSHWIN: THE<br />

COMPLETE PIANO WORKS<br />

(MUSICSTRAßE)<br />

Un pianista d’eccezione<br />

presenta le composizioni per<br />

pianoforte di Gershwin, a<br />

ricordare che l’autore di canzoni<br />

intramontabili, di “Porgy and<br />

Bess” e della “Rapsodia in blue”<br />

immortalata da Allen in<br />

Manhattan, nasce pianista. La<br />

stessa Rapsodia è stata composta<br />

originariamente per due<br />

pianoforti, ed è qui proposta nella<br />

rielaborazione per piano solo. C’è<br />

anche il suo Canzoniere<br />

(rigorosamente per pianoforte)<br />

che include “Sweet and lowdown”,<br />

“The man I love”, “I got rhythm”,<br />

“My one and only” ed altri gioielli.<br />

Ma il doppio cd edito dall’etichetta<br />

romana non solo rappresenta<br />

l’ennesima dimostrazione di quanto<br />

i capolavori di musica “leggera” di<br />

Gershwin siano in realtà frutto<br />

della straordinaria elaborazione e<br />

sintesi di influenze pianistiche<br />

diverse, tra classica e jazz (sia nero<br />

che bianco, con un’impronta blues);<br />

ma dimostra pure lo spessore unico<br />

del compositore-pianista, il tocco<br />

personale che seppe innestare nei<br />

suoni della sua epoca “un<br />

melodizzare accattivante e<br />

immediato, una straordinaria<br />

sensibilità armonica ed una verve<br />

ritmica del tutto ignota a<br />

songwriter bianchi suoi<br />

contemporanei” (dal libretto di<br />

Riccardo Scivales). Un compositore<br />

unico da riscoprire nei tre Preludi,<br />

nella modernità di “Jasbo Brown”,<br />

nel “Three-Quarter Blues”, negli<br />

Assoli londinesi, grazie alla vivacità<br />

e versatilità del pianista genovese.<br />

Martino De Cesare<br />

IN A SENTIMENTAL SUD<br />

(NUN FLOWER)<br />

Fosse ancora tra noi, Troisi<br />

saprebbe a chi chiedere di<br />

comporre una colonna sonora: col<br />

suo morbido fraseggio, il<br />

chitarrista campano si pone tra<br />

jazz mediterraneo e fusion (begli<br />

esempi di tecnica raffinata sono<br />

“Estemporanea minore” e<br />

“Juana”), dopo numerose<br />

collaborazioni e partecipazioni a<br />

In breve<br />

colonne sonore, con Gragnaniello<br />

ed Eugenio Bennato. Proprio<br />

Bennato è uno degli ospiti del<br />

disco, con la rilettura della sua<br />

“Canzone di Iuzzella”, come pure<br />

Pietra Montecorvino che conferisce<br />

sapore e sensualità a “Jac”. Brevi e<br />

suggestive composizioni per<br />

prolungare l’estate tra ritmo,<br />

melodia e mille sfumature.<br />

Ennio Morricone<br />

IL GIOCATTOLO<br />

Piero Piccioni<br />

MIMI’ METALLURGICO<br />

(CINEVOX)<br />

Nuove ristampe in casa<br />

Cinevox, il cui archivio è una<br />

miniera inesauribile dei suoni che<br />

hanno fatto grande il nostro<br />

cinema: l’ultima riscoperta del<br />

talento di Morricone è lo score del<br />

film di Giuliano Montaldo del ’79,<br />

settima di dodici collaborazioni tra<br />

i due, storia di un uomo qualunque<br />

che scopre una passione per le<br />

armi: il carillon d’apertura dà il<br />

giusto grado di suspence<br />

(amplificato da “Miraggio e<br />

agguato”), mentre il tema<br />

principale viene sviluppato in “Un<br />

uomo semplice”. Oboe e archi di<br />

“Una tenera moglie”<br />

rappresentano la cifra melodica<br />

inconfondibile del compositore,<br />

che qui fornisce un ulteriore<br />

esempio della sua vena<br />

compositiva magistrale, duttile e<br />

ammaliante.<br />

Merita la riscoperta anche il Piero<br />

Piccioni annata ’72 di Mimì<br />

metallurgico, ferito nell’onore<br />

della Wertmuller, con la coppia<br />

d’oro Giannini-Melato. La regista<br />

fece ampio ricorso alle arie di Verdi<br />

e a brani di repertorio, e il cd<br />

recupera anche le composizioni<br />

rimaste inedite, con una varietà di<br />

stili e influenze che vanno dal<br />

tango ai tamburi arabeggianti,<br />

dallo shake allo struggente tema<br />

principale dal sapore siciliano, col<br />

mitico fischio del maestro<br />

Alessandro Alessandroni.<br />

AA.VV. – THE WOMEN (VERVE)<br />

Per la colonna sonora del remake del film di Cukor non si è badato a<br />

spese, assemblando due brani di Annie Lennox, Goldfrapp, Feist, KT<br />

Tunstall, una promettente Lucy Schwartz in doppia razione e uno<br />

strumentale di Mark Isham.<br />

Olivier Derivière – ALONE IN THE DARK (MILAN)<br />

È un videogioco ma a prestare la voce, tra composizioni epiche e brani<br />

sinfonici, è niente meno che il Coro delle Voci Bulgare, già apprezzato<br />

negli anni ’90 per le collaborazioni con Kate Bush e alcuni album in<br />

proprio.<br />

Artisti Vari – FORGETTING SARAH MARSHALL (VERVE)<br />

L’ultima produzione di Judd Apatow (40 anni vergine, Molto incinta)<br />

si affida a una compilation di buon livello che assembla il pop funk dei<br />

Cake, le ballate acustiche degli Infant Sorrow, il nuovo Black Francis che<br />

ricalca i Violent Femmes, gli onnipresenti Belle & Sebastian, la vocalità e<br />

il ritmo di Desmond Dekker, le cover hawaiiane dei Coconutz e altri<br />

estratti del film, in cui la musica gioca un ruolo determinante.

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