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schede critiche<br />
UN ALTRO PIANETA<br />
di Stefano Tummolini<br />
Sceneggiatura: Stefano Tummolini, Antonio Merone<br />
…Fotografia: Raoul Torresi …Montaggio: Raoul Torresi,<br />
Bruno Sarandrea …Musiche: Francesco Maddaloni,<br />
Fabio Venturi …Interpreti: Antonio Merone,<br />
Lucia Mascino, Francesco Grifoni, Chiara Francini,<br />
Tiziana Avarista …Produzione: Ripley’s Film …Distribuzione:<br />
Ripley’s Film …Italia 2008 …colore 82’<br />
UN GIORNO d’estate, una<br />
spiaggia frequentata da naturisti e<br />
l’alchimia imprevedibile degli<br />
incontri fra le persone: questi gli<br />
ingredienti di Un altro pianeta,<br />
piacevole scoperta della sezione<br />
collaterale “Giornate degli Autori”<br />
alla Mostra del Cinema di Venezia.<br />
Il film, realizzato grazie alla<br />
caparbietà dell’autore esordiente<br />
Stefano Tummolini e del cosceneggiatore<br />
e protagonista<br />
Antonio Merone, è l’ennesimo<br />
IL SOL DELL’AVVENIRE<br />
di Gianfranco Pannone<br />
Sceneggiatura: Giovanni Fasanella e Gianfranco<br />
Pannone dal libro di Giovanni Fasanelli e Alberto<br />
Franceschini …Fotografia: Marco Carosi …Montaggio:<br />
Erika Manoni …Musiche: Rudy Gnutti …Interviste:<br />
Alberto Franceschini, Paolo Rozzi, Tonino Loris<br />
Paroli, Annibale Viappiani, Roberto Ognibene …Produzione:<br />
Blue Film, Regione Lazio, Emilia Romagna<br />
Film Commission …Distribuzione: Iguana Film …Italia<br />
2008 …colore 77’<br />
ARGOMENTO TABÙ, il<br />
terrorismo bierre, se è vero che Il<br />
sol dell’avvenire, presentato a<br />
Locarno nella sezione “Ici &<br />
Ailleurs”, ha messo in moto<br />
addirittura un ministro della<br />
Repubblica, pronto a chiedere la<br />
revisione del sistema di<br />
finanziamento con la creazione di<br />
una commissione che garantisca i<br />
parenti delle vittime dagli abusi del<br />
cinema. È un passato che non<br />
passa, quello degli anni di piombo,<br />
e forse proprio perché non se ne<br />
parla abbastanza onestamente, con<br />
la distanza di uno sguardo<br />
storiografico, seppure partecipe e<br />
non freddo, che tenga conto di<br />
tutte le posizioni in campo e anche,<br />
perché no, delle ragioni dei<br />
brigatisti. Una riflessione collettiva<br />
sugli anni ’70 nel loro complesso è<br />
più che mai urgente, secondo chi<br />
scrive, e le rimozioni o<br />
l’imperativo della correttezza<br />
politica non aiutano certo.<br />
42 VIVILCINEMA settembreottobre08<br />
esempio di un cinema italiano<br />
vitale e ricco di idee, che fatica a<br />
farsi strada per le vie tradizionali<br />
ed è costretto ad arrangiarsi con<br />
pochi mezzi e molta disponibilità<br />
da parte degli attori e della<br />
troupe.<br />
Nel cast, tutto composto da attori<br />
teatrali sconosciuti al grande<br />
pubblico, una vera rivelazione,<br />
Antonio Merone, che veste (o per<br />
meglio dire sveste) i panni del<br />
protagonista con dirompente<br />
fisicità. Omosessuale muscoloso<br />
con bandana, Salvatore arriva su<br />
una spiaggia del litorale laziale<br />
molto battuta da persone in cerca<br />
di scambi sessuali. Nelle sue<br />
intenzioni questa dovrebbe essere<br />
una giornata di mare e fugaci<br />
incontri erotici fra le dune, se non<br />
Per questo Il sol dell’avvenire di<br />
Gianfranco Pannone e Giovanni<br />
Fasanella, il giornalista autore del<br />
libro Che cosa sono le Br come di<br />
altri volumi, due dei quali dedicati<br />
proprio a dar voce alle vittime, è un<br />
film cruciale, che merita attenzione<br />
lucida e spazio di riflessione oltre<br />
gli isterismi. Certo, l’assunto è<br />
coraggioso e a tratti<br />
indubbiamente disturbante.<br />
Rimettere insieme i compagni<br />
dell’Appartamento di Reggio<br />
Emilia: tre brigatisti (Alberto<br />
Franceschini, Tonino Loris Paroli e<br />
Roberto Ognibene) e due amici che<br />
schivarono la clandestinità e che<br />
oggi lavorano rispettivamente nel<br />
Pd e nel sindacato (Paolo Rozzi e<br />
fosse che accanto a lui si accampa<br />
un rumoroso gruppo di ragazze,<br />
accompagnate da un maturo<br />
professore universitario a caccia di<br />
avventure extra-coniugali. Stella, la<br />
più invadente e chiacchierona del<br />
gruppo, cerca di attirare Salvatore<br />
sotto la loro tenda per combinare<br />
un incontro con l’amico gay<br />
Cristiano, ma Salvatore respinge<br />
l’accerchiamento. Tenta di isolarsi<br />
per starsene in pace, ma viene<br />
continuamene coinvolto nelle<br />
dinamiche del turbolento gruppo,<br />
in un balletto di equivoci, scenate e<br />
assurdi test psicologici.<br />
L’orizzonte aperto della spiaggia<br />
diventa allora una specie di quinta<br />
teatrale nell’andirivieni dei<br />
personaggi fra l’ombrellone, il bar<br />
e le dune, nella progressiva<br />
rivelazione di un microcosmo di<br />
umanità alle prese con le proprie<br />
inquietudini. Ognuno dei<br />
personaggi ha un dolore nascosto<br />
dietro l’apparente allegria della<br />
domenica d’estate, e con il passare<br />
delle ore gli atteggiamenti<br />
esagerati e strafottenti cedono il<br />
posto alla sincerità e alla<br />
malinconia. L’incontro tra Salvatore<br />
e Daniela, la più timida e gentile<br />
delle ragazze, che per tutto il<br />
tempo ha cercato di fare da<br />
mediatrice alle intemperanze degli<br />
Annibale Viappiani). Farli ritrovare<br />
40 anni dopo nella trattoria sulle<br />
colline emiliane dove nel ‘70<br />
germinò il primo nucleo della lotta<br />
armata con i gruppi venuti da<br />
Trento e da Milano, in una sorta di<br />
congresso di fondazione. Mostrarli<br />
mentre mangiano e bevono, in una<br />
rimpatriata persino nostalgica tra<br />
vecchi amici, ormai tutti sessantenni<br />
e oltre, ma con il contrappunto<br />
doloroso di una lunga scia di<br />
cadaveri che le immagini finali non<br />
nascondono certo. Ma il punto è<br />
proprio questo. Fare un passo<br />
indietro e fotografare il momento<br />
del guado, il prima dell’uragano.<br />
Mettere a confronto la Reggio<br />
Emilia del ‘69, quella dove si formò,<br />
altri, si snoda proprio sul<br />
riconoscimento di un comune<br />
malessere, e di un comune sentire.<br />
La confessione reciproca delle loro<br />
esperienze passate fa emergere<br />
temi importanti, come la malattia e<br />
la morte, che spiegano le<br />
motivazioni dei loro<br />
“camuffamenti” e anche l’impeto<br />
vitale del loro incontro, che non è<br />
una banale “conversione”<br />
all’eterosessualità, ma il punto di<br />
arrivo di un percorso di<br />
conoscenza.<br />
Allevato alla scuola di Maurizio<br />
Ponzi e dei grandi sceneggiatori<br />
della commedia italiana,<br />
Tummolini dimostra una rara<br />
capacità di calibrare emozioni,<br />
situazioni comiche e rivelazioni<br />
drammatiche in un racconto<br />
leggero ma mai superficiale.<br />
Grande merito di questo equilibrio<br />
va anche agli attori e soprattutto<br />
alla coppia di protagonisti,<br />
Antonio Merone, sbruffone e<br />
vulnerabile, mutevolissimo nelle<br />
sue corde recitative, e Lucia<br />
Mascino, una timida alquanto<br />
determinata. Chissà cosa sarebbero<br />
riusciti a fare il regista e i suoi<br />
affiatati attori, se solo avessero<br />
avuto a disposizione un po’ più di<br />
mille euro…<br />
BARBARA CORSI<br />
in rotta col Pci di Berlinguer, il<br />
gruppo dell’Appartamento, e la<br />
Reggio Emilia di oggi, con i dirigenti<br />
politici di sinistra che al telefono<br />
dichiarano di non ricordare, mentre<br />
ricorda benissimo l’ex democristiano<br />
Corrado Corghi.<br />
È una bella invenzione del film, che<br />
non è solo documentazione come<br />
sempre il lavoro di Pannone (già<br />
autore del notevole Latina, Littoria)<br />
la costruzione di un personaggio, il<br />
ciclista Adelmo Cervi, figlio di uno<br />
dei sette fratelli trucidati dai fascisti<br />
che ci porta in giro in questa Emilia<br />
delle contraddizioni dove i morti<br />
sotto il governo Tambroni ancora<br />
non riposano in pace, dove le Coop<br />
sono diventate un impero, dove nei<br />
nomi delle strade resistono<br />
espressioni decadute dalla<br />
geopolitica mondiale come Urss e<br />
Stalingrado (Cavriago, il paese natale<br />
di Orietta Berti, ha ancora una Piazza<br />
Lenin) e dove il sound padano degli<br />
Offlaga Disco Pax lancia come un<br />
proclama l’onomastica alternativa di<br />
queste terre, tra orgoglio e suprema<br />
ironia. Del resto la tesi più<br />
“scomoda” del documentario –<br />
scomoda certamente a sinistra più<br />
che a destra – è quella del legame tra<br />
la nascita del terrorismo emiliano e il<br />
mito della Resistenza tradita. Passato<br />
che non passa.<br />
CRISTIANA PATERNÒ