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1 Salomone Adler (Danzica 1630 – 1709(?) Milano ... - Dorotheum

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25<br />

Viviano Codazzi (Bergamo 1603/04 – 1670/72) attribuito<br />

Arco trionfale romano in uno sfondo di paesaggio meridionale, olio su tela, 50 x 65 cm, con<br />

cornice, (Wo)<br />

EURO 6.000 – 9.000 US$ 7.300 – 11.000<br />

Provenienza: collezione privata europea<br />

[EOT]<br />

26<br />

Francesco Guardi (Venezia 1712 – 1793)<br />

Capriccio lagunare, olio su tela, 21 x 30,5 cm, con cornice, (Wo)<br />

Prezzo di stima su richiesta<br />

Perizia/I: Dario Succi, 31 marzo 2005: “Questo bellissimo e delizioso capriccio ambientato in<br />

uno scorcio di suggestivo paesaggio lagunare è opera autografa di Francesco Guardi... il<br />

dipinto, inedito verrà da me pubblicato e inserito nel catalogo dei dipinti di Francesco Guardi,<br />

attualmente in preparazione.” Dario Succi scrive: “La partitura luministica del dipinto risulta<br />

molto elaborata, passando dalla ombreggiatura vellutata del primo piano alle tonalità grigio<br />

azzurre e argentee del fondo, in cui cielo e mare sembrano confondersi. In secondo piano si<br />

scorge un edificio che ricorda la Torre di Maghera, resa famosa da una splendida incisione del<br />

Canaletto, pubblicata intorno al 1745. Il dipinto affascina per il senso di evidenza<br />

monumentale che da esso emana nonostante le dimensioni ridotte in cui sono collocati i vari<br />

elementi compositivi (muro, piramide, pino marittimo, costa rocciosa, imbarcazioni, torre<br />

lontana) i quali interagiscono tra di loro in un gioco prospettico felicemente equilibrato dal<br />

primo all’ ultimo piano. Le caratteristiche particolari dello stile e della tecnica di Francesco<br />

Guardi sono riscontrabili nel tocco leggero e brioso che caratterizza le architetture e le piccole<br />

bellissime figure (“macchiette”) che contribuiscono a scandire la profondità del dipinto.<br />

Questa preziosa fantasia lagunare, intrisa di una luminosità cangiante con delicate sfumature<br />

argentee che esaltano la preziosità della finissima materia pittorica, costituisce una prova<br />

significativa della capacità espressiva di Francesco Guardi. Per le sue caratteristiche stilistiche<br />

e per l’intimo lirismo venato di una sottile malinconia tipicamente veneziana, il dipinto è<br />

collocabile nella fase matura dell’attività del maestro veneziano, cioè intorno al 1785.<br />

Perizia/II: Prof. Egidio Martini come “opera sicura e luminosa di Francesco Guardi”. Il prof.<br />

Martini confronta il dipinto presente a simili composizioni nella collezione del Duca di<br />

Montellano di Madrid, presso la Galleria Toot e la collezione Hiffe di Londra. Il Prof. Martini<br />

scrive: “Questo paesaggio...è una delle creazioni più tipiche del pittore veneziano, eseguito<br />

con un tocco e una scrittura lieve e delicata, dove ogni elemento si perde entro un’atmosfera<br />

tenera e luminosa. È una visione, questa, che ricorda più che altri luoghi la laguna di Venezia,<br />

nella quale si vede una delle tante isole e, ancora una bianca vela che si perde all’orizzonte.<br />

Tutto il dipinto è trattato con dei toni di colore dolci grigio-argentei, cioè come una delle cose<br />

più spirituali e spontanee create dal Guardi nel suo tempo maturo, un dipinto che ritengo sia<br />

da considerare, unitamente alle opere su accennate, eseguito tra il 1770 e il 1780.<br />

Provenienza: collezione privata europea<br />

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