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Napolitano incontra lo Studium - Università degli Studi di Perugia

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l’UNIVERSITÀ<br />

artico<strong>lo</strong> <strong>di</strong><br />

Fer<strong>di</strong>nando Treggiari<br />

Nella foto:<br />

Da sinistra i professori Fer<strong>di</strong>nando<br />

Treggiari, Alain Wijffels, Giorgio Ba<strong>di</strong>ali.<br />

Alberico Gentili,<br />

alumnus e maestro<br />

Storia<br />

Alberico Gentili,<br />

alumnus e maestro<br />

Si è svolto nella Sala del Dottorato l’incontro <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> sul giurista <strong>di</strong> San Ginesio,<br />

la tra<strong>di</strong>zione giuri<strong>di</strong>ca perugina e la fondazione del <strong>di</strong>ritto internazionale.<br />

Nell’anno del IV centenario dalla sua morte, coincidente con i 700 anni dell’Ateneo<br />

perugino, nella splen<strong>di</strong>da cornice dei libri antichi della Sala del Dottorato della nostra<br />

<strong>Università</strong> si è svolto il 10 ottobre 2008 il convegno su Alberico Gentili (1552-1608),<br />

il grande giurista <strong>di</strong> San Ginesio che, prima <strong>di</strong> avviare il suo lungo insegnamento ad<br />

Oxford, nell’<strong>Università</strong> <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong> stu<strong>di</strong>ò e si laureò. L’occasione del convegno è stata<br />

anche propizia per la ristampa dell’e<strong>di</strong>zione italiana, curata nel 1968 da Giuseppe<br />

Ermini, delle Lo<strong>di</strong> delle Accademie <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong> e <strong>di</strong> Oxford, che dopo quarant’anni<br />

torna così ad essere nuovamente <strong>di</strong>sponibile.<br />

I lavori della giornata gentiliana si sono articolati in quattro relazioni, tra <strong>lo</strong>ro legate<br />

da un fi<strong>lo</strong> crono<strong>lo</strong>gico, che <strong>di</strong>panandosi dagli anni della formazione universitaria del<br />

giovane Alberico ci ha condotto alle mature teorizzazioni dell’autore del De jure belli.<br />

La prima relazione, tenuta da chi scrive, è stata de<strong>di</strong>cata ad “Alberico Gentili alumnus”,<br />

alla ricostruzione cioè, sulla base dei pochi dati biografici noti, del percorso<br />

universitario <strong>di</strong> Alberico dall’esor<strong>di</strong>o alla laurea in <strong>di</strong>ritto civile conseguita a <strong>Perugia</strong><br />

nel 1572. Alberico frequentò le aule della sede moderna del<strong>lo</strong> <strong>Stu<strong>di</strong></strong>o perugino, sito<br />

nella piazza del Soprammuro, seguì i corsi previsti dagli statuti universitari, laureandosi<br />

infine in <strong>di</strong>ritto civile superando brillantemente il «duro esame» privato, come<br />

lui stesso <strong>lo</strong> chiama, nella Sala del dottorato del vescovato <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong>, a<strong>di</strong>acente alla<br />

Cattedrale <strong>di</strong> San Lorenzo. Nella Laus Academiae Perusinae, pronunciata a Oxford<br />

nel 1602, Alberico tratteggia il profi<strong>lo</strong> dei suoi maestri universitari fornendoci anche<br />

alcune preziose informazioni sulla <strong>di</strong>dattica giuri<strong>di</strong>ca in uso a <strong>Perugia</strong> negli anni<br />

della sua formazione universitaria e sugli esami <strong>di</strong> dottorato.<br />

Il secondo relatore della giornata perugina è stato il professore Giovanni Minnucci,<br />

attuale ProRettore dell’<strong>Università</strong> <strong>di</strong> Siena. La sua relazione, dal tito<strong>lo</strong> “Per una rilettura<br />

del metodo gentiliano”, ha affrontato il tema della decostruzione del mito del<br />

Gentili come strenuo <strong>di</strong>fensore del mos italicus e aposto<strong>lo</strong> del bartolismo. La <strong>di</strong>fesa<br />

antiumanistica del metodo italiano <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o del <strong>di</strong>ritto, a cui il trentenne Gentili aveva<br />

de<strong>di</strong>cato i Dia<strong>lo</strong>gi de iuris interpretibus (1582), ricevette un notevole temperamento<br />

nella riflessione più matura del grande sanginesino, come testimoniano le frequenti<br />

sue concessioni all’umanesimo giuri<strong>di</strong>co, alla fi<strong>lo</strong><strong>lo</strong>gia e persino a quelle fonti canonistiche,<br />

che negli scritti giovanili avrebbe voluto fossero mandate “alle fiamme”. La<br />

polemica <strong>di</strong> fine Cinquecento sul teatro, ingaggiata da Gentili ad Oxford col puritano<br />

Reynolds, ma trasformatasi <strong>di</strong> fatto in un <strong>di</strong>battito sulle rispettive competenze del<br />

giurista e del teo<strong>lo</strong>go, dette l’occasione a Gentili per riven<strong>di</strong>care la latitu<strong>di</strong>ne dei<br />

compiti spettanti al giurista quale iuris interpres, intellettuale cioè aperto alle novità<br />

della cultura, e non mero cultore <strong>di</strong> giustinianesimo.<br />

“Alberico Gentili e la <strong>di</strong>ffusione della tra<strong>di</strong>zione giuri<strong>di</strong>ca perugina ed italiana in<br />

un’età <strong>di</strong> transizione” è stato il tema scelto per il suo intervento perugino dal professore<br />

Alain Wijffels delle <strong>Università</strong> <strong>di</strong> Louvain e Leiden. Il professore Wijffels ha<br />

sottolineato il contributo <strong>di</strong> Gentili come ‘vettore’ della <strong>di</strong>ffusione della tra<strong>di</strong>zione<br />

giuri<strong>di</strong>ca perugina ed italiana, mettendo in particolare in luce le sue idee sul <strong>di</strong>ritto<br />

pubblico. Pur <strong>lo</strong>ntane dall’assumere la forma e l’altezza <strong>di</strong> una teoria generale, le<br />

riflessioni <strong>di</strong> Gentili consentono <strong>di</strong> intuire la sua concezione dei fondamenti giuri<strong>di</strong>ci<br />

dell’organizzazione <strong>di</strong> governo e le sue idee sulla struttura e sugli attori della comunità<br />

internazionale. Gentili attinse da Bo<strong>di</strong>n e da altri autori contemporanei il model<strong>lo</strong><br />

del regnante assoluto ed anche se non <strong>lo</strong> considerò come unico model<strong>lo</strong> politico<br />

possibile, <strong>lo</strong> esaltò. Con questa prospettiva <strong>di</strong> uno smisurato aumento dell’autorità<br />

del sovrano all’interno dell’or<strong>di</strong>namento, però, male si accordava la cultura del <strong>di</strong>ritto<br />

civile tardo me<strong>di</strong>evale, poiché questa cultura non dava rilievo alle prerogative<br />

dell’autorità suprema, ma piuttosto alla legittimità del suo agire. Anche per questa<br />

ragione, malgrado l’esempio e gli sforzi <strong>di</strong> Gentili, gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto civile, e non so<strong>lo</strong><br />

in Inghilterra, sarebbero stati destinati a non rappresentare più la via maestra alle<br />

più alte carriere politiche.<br />

La quarta ed ultima relazione è stata letta dal presidente del convegno, il professore<br />

Giorgio Ba<strong>di</strong>ali, internazionalista dell’<strong>Università</strong> <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong>. Il suo intervento, ben<br />

compen<strong>di</strong>ato nel tito<strong>lo</strong> (“Dal<strong>lo</strong> jus gentium al<strong>lo</strong> jus inter gentes: il ruo<strong>lo</strong> <strong>di</strong> Alberico<br />

Gentili agli albori del <strong>di</strong>ritto internazionale moderno”), è stato un affresco del Gentili<br />

internazionalista. Nell’ampio ventaglio delle fonti che Gentili utilizzò per elaborare i<br />

principi della nuova scienza giuri<strong>di</strong>ca internazionalistica spiccano i due pilastri della<br />

sua costruzione: <strong>lo</strong> jus gentium, ossia il <strong>di</strong>ritto comune in uso presso tutti i popoli, e<br />

<strong>lo</strong> jus naturae, ossia il patrimonio <strong>di</strong> va<strong>lo</strong>ri insiti nella natura umana. Proprio alla luce<br />

del <strong>di</strong>fficile equilibrio che sul piano delle relazioni internazionali da sempre vive la<br />

competizione tra principi <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto e va<strong>lo</strong>ri della giustizia, si può immaginare quanto<br />

debba essere stato <strong>di</strong>fficile per Gentili – alla luce della prassi cinica e violenta<br />

dei suoi tempi, delle novità dovute alla scoperta delle nuove terre e dell’affacciarsi<br />

sulla scena del mondo <strong>di</strong> nuovi popoli, costumi e religioni ben oltre il cerchio della<br />

respublica christiana – elaborare principi <strong>di</strong> giustizia universali nel tentativo <strong>di</strong> teorizzare<br />

un sistema giuri<strong>di</strong>co delle relazioni internazionali. E tuttavia la concezione<br />

gentiliana del consorzio umano appare sotto <strong>di</strong>versi aspetti più progre<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> molte<br />

attuali realizzazioni concrete. La sua condanna delle guerre <strong>di</strong> religione, fondata<br />

sulla piena affermazione della libertà <strong>di</strong> fede (una condanna a cui non deve essere<br />

certo stata estranea la sua vicenda personale <strong>di</strong> protestante ed esule), come pure<br />

la sua teorizzazione della “<strong>di</strong>fesa utile” contro le sopraffazioni violente, tracciano,<br />

ben oltre la sua epoca, i principi <strong>di</strong> fondo a cui deve ispirarsi la vita della comunità<br />

internazionale <strong>di</strong> ogni tempo.<br />

12 l’<strong>Università</strong> n. 2 - marzo/aprile 2009

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