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Poste italiane spa - spedizione in a. p. d.l. 353/03 (conv. l. 46/04) art. 1 comma 1, ne/Vr - contiene ir<br />

settimanale diretto da luigi amicone<br />

anno 17 | numero 4 | 2 FeBBraio 2011 | � 2,00<br />

Il segreto<br />

di Wojtyla


AL DI LÀ DELLE FORZATURE GIORNALISTICHE<br />

Sì, Bagnasco ha detto decoro. Vale pure<br />

per la falsa coscienza dei repubblicones<br />

Premesso che anche solo l’idea di un parlamento e di un governo sottoposti al “controllo<br />

di legalità” di uno o venticinque pm, come si è visto in questi ultimi 17 anni di<br />

asfissia della politica, è una patente incostituzionalità. Premesso che non noi, ma<br />

<strong>il</strong> nichivendoliano Piero Sansonetti ha parlato di «colpo di Stato», ha consigliato al premier<br />

di «non presentarsi ai giudici» e di riportare gli italiani alle urne, previa «riforma della<br />

giustizia e riforma elettorale». Assodato che, dal suo punto di vista, non sbaglia neanche<br />

la femminista Angela Azzaro a rivendicare una critica radicale «a questo moralismo<br />

che contrasta emancipazione sessuale e libera scelta delle donne» e «a questa idea di governo<br />

tecnico Tremonti, come se Tremonti non ne fosse già l’azionista principe, quindi se<br />

Berlusconi molla si deve tornare al voto». Ecco, premesso tutto ciò, non è chiaro se i media<br />

abbiano capito l’antifona o se invece seguiteranno a forzare i titoli per interpretare le<br />

parole del capo dei vescovi italiani come la continuazione con altri mezzi dell’“operazione”<br />

Fini. E visto che l’operazione fallì, col recente editto Casini (ovvero: entriamo nel governo<br />

solo se Berlusconi si ritira). Errore blu. Anche per la Cei <strong>il</strong> premier può rimanere al<br />

suo posto. A patto che – questo è <strong>il</strong> consiglio laico che si legge sottotraccia nel discorso di<br />

Bagnasco – egli si decida a correggere i suoi comportamenti e a rappresentare <strong>il</strong> ruolo di<br />

Anche per la Cei <strong>il</strong> premier può stare<br />

al suo posto. A patto che si decida<br />

a correggere i suoi comportamenti.<br />

Per gli altri, che chiedono l’ingerenza<br />

«morale» fuori da ogni parola sulla<br />

cultura libertina e abortista, c’è la<br />

denuncia di «ipocrisia» e «faziosità»<br />

SE LA CANCELLIERA CAMBIA IDEA SULL’EFSF<br />

EDITORIALI<br />

guida del paese con «decoro». Per gli altri,<br />

i moralisti dell’ultima ora e i sostenitori<br />

dell’ingerenza «morale» ecclesiastica<br />

fuori da ogni parola sulla cultura<br />

libertina, abortista, eutanasica e di «falsa<br />

coscienza», c’è la denuncia di «ipocrisia».<br />

E, soprattutto, la denuncia di<br />

poteri «faziosi» che giocano a tendere<br />

«tranelli». Più chiaro di così.<br />

I titoli delle banche italiane e spagnole<br />

dipendono anche dall’umore della Merkel<br />

Nonostante le smentite ufficiali, sembra che <strong>il</strong> cancelliere tedesco angela merkel abbia<br />

cambiato idea sulla necessità di aumentare le munizioni finanziare a disposizione<br />

dell’Efsf (European Financial Stab<strong>il</strong>ity Fac<strong>il</strong>ity). Tale rumour (di un possib<strong>il</strong>e incremento<br />

della dotazione del fondo per qualche centinaio di m<strong>il</strong>iardi di euro) ha portato copiosi<br />

acquisti sulle banche spagnole e italiane (un rialzo di quasi <strong>il</strong> 30 per cento per Intesa Sanpaolo<br />

e Bbva, come evidenzia <strong>il</strong> grafico) e una sensib<strong>il</strong>e riduzione dell’indice di rischiosità<br />

dei paesi di riferimento (<strong>il</strong> cds dell’Italia è passato da 256 a 200, quello della Spagna da 360 a<br />

300). Perché questa mini-euforia? L’Efsf è stato creato nel giugno 2010 allo scopo di soccorrere<br />

i paesi dell’Eurozona in situazione di instab<strong>il</strong>ità finanziaria. La società, non dotata di un<br />

proprio patrimonio (a differenza della Bei), emetterà bond che ogni nazione dell’Eurozona si<br />

impegnerà (pro-quota) a garantire al 120 per cento. La Germania recita un ruolo di vitale importanza<br />

in questa struttura, in quanto sopporta <strong>il</strong> peso maggiore: basti pensare che su 100<br />

di garanzia sottostante a ogni emissione, circa <strong>il</strong> 30 per cento è sulle spalle dello Stato tedesco<br />

(alla Francia tocca una quota del 20, all’Italia <strong>il</strong> 18, alla Spagna <strong>il</strong> 12). Ma ancor più importante<br />

è che quando uno Stato chiede aiuto, evidentemente viene meno la sua garanzia e<br />

di conseguenza per gli altri aumenta la quota. Nel caso (che nessuno si augura) di un attacco<br />

speculativo a Spagna e Italia, i capitali che dovrà raccogliere<br />

l’Efsf saranno garantiti per <strong>il</strong> 70 per cento<br />

dalla Germania (<strong>il</strong> restante 30 spetterà alla Francia). ’09Bbva<br />

Dunque chi ha cercato di scommettere recentemen- Intesa<br />

te contro Italia e Spagna è, forse, tornato momentaneamente<br />

sui propri passi (chiusura delle posizioni<br />

allo “scoperto”) perché pare che lo Stato tedesco<br />

– extrema ratio – sia pronto a fare la propria parte.<br />

Alessandro Frigerio RMJ Sgr<br />

Le quotazioni di Intesa e Bbva (10-21 gennaio)<br />

130<br />

125<br />

120<br />

115<br />

110<br />

105<br />

Fonte: Bloomberg Finance 100<br />

10 11 12 13 14 17 18 19 20 21<br />

FOGLIETTO<br />

La questione reale.<br />

Di fronte allo strapotere<br />

delle toghe <strong>il</strong> popolo<br />

difende ancora <strong>il</strong> suo<br />

“disordinato” premier<br />

Nel libro Magistrati Luciano<br />

Violante spiega come dovunque<br />

nel mondo <strong>il</strong> coordinamento<br />

della politica di persecuzione della criminalità<br />

sia prerogativa dell’esecutivo.<br />

In un altro libro (Giustizia. La parola<br />

ai magistrati) coordinato dallo storico<br />

esponente di Magistratura democratica<br />

Livio Pepino, <strong>il</strong> giudice Letizia<br />

Magliaro scrive che i pubblici ministeri<br />

godono di regimi diversi nei vari Stati<br />

liberaldemocratici ma tutti sono in<br />

qualche modo subordinati ai ministri<br />

della Giustizia. Violante spiega l’anomalia<br />

italiana dicendo che nel momento in<br />

cui si scrisse la Costituzione i democristiani<br />

non si fidavano di Palmiro Togliatti<br />

e viceversa, per cui si decise per<br />

l’indipendenza dei pm, e oggi non ci si<br />

potrebbe adeguare al resto del mondo<br />

civ<strong>il</strong>e perché non si può fare una riforma<br />

contro le toghe stesse. Leggendo<br />

le parole di coloro che hanno guidato<br />

la rivoluzione giustizialista dell’ultimo<br />

ventennio, si comprende perché<br />

la maggioranza del popolo italiano<br />

preferisca difendere i comportamenti<br />

talvolta moralmente disordinati del suo<br />

presidente del Consiglio che cedere al<br />

potere senza limiti di una corporazione<br />

che appare rispondere<br />

solo a se stessa.<br />

Centosessanta<br />

anni di statalismo<br />

nazionale determinano<br />

questi atteggiamenti<br />

che tutto<br />

sommato mi paiono<br />

ragionevoli e non<br />

mi capacito come persone<br />

di buon senso come<br />

Pier Luigi Bersani<br />

e ancor più Pierferdinando<br />

Casini non<br />

colgano l’enormità<br />

dei problemi in ballo. La logica<br />

da nomenklatura acceca. Detto questo,<br />

non è chiaro dove si andrà a sbattere.<br />

Lodovico Festa<br />

| | 2 febbraio 2011 | 3


La laica inquisizione. Rubygate<br />

Nessuno può ficcare <strong>il</strong> naso nella camera da letto di un<br />

libero cittadino, anche se è <strong>il</strong> presidente del Consiglio. Però<br />

adesso Berlusconi ci deve un paio di risposte. Politiche<br />

Emanuele Boffi, Luca Fiore, Giuseppe Zanetto ..........................................................................................8<br />

Biotestamento. Aspettando la legge<br />

Si parla solo del diritto di morire, ma c’è un esercito<br />

di “vegetali” che lotta per <strong>il</strong> diritto a vivere. Da malati<br />

Fabio Cavallari.........................................................................................................................................................................................................20<br />

Antimafia. Un’impresa<br />

La rete delle aziende calabresi che sfidano <strong>il</strong> racket<br />

Chiara Rizzo ....................................................................................................................................................................................................................22<br />

Wojtyla. Beato subito<br />

Aspettando <strong>il</strong> primo maggio, un ritratto dello “zio”<br />

Karol così come lo ricordano le testimonianze polacche<br />

del processo di beatificazione. Dai compagni<br />

del seminario clandestino al generale Jaruzelski<br />

Annalia Guglielmi..............................................................................................................................................................................................28<br />

Polonia. Qui si vive senza euro<br />

Vivere e lavorare nel paese che ha rinunciato alla<br />

solidità della moneta unica per non frenare la sua<br />

crescita economica quasi “asiatica”. Reportage<br />

da Varsavia tra negozi e imprese<br />

Alessandro Turci .................................................................................................................................................................................................32<br />

Bambini e ragazzi. Dalle fiabe al teatro<br />

Storie (e pagine) di straordinaria educazione.........................................38<br />

Manie. Purché sia verde<br />

Così siamo arrivati a una società in cui i dodicenni<br />

sognano di fare non gli astronauti ma gli ecologisti<br />

Antonio Gurrado ................................................................................................................................................................................................44<br />

RUBRICHE<br />

Foglietto<br />

Lodovico Festa ...................................3<br />

Non sono d’accordo<br />

Oscar Giannino ...................................7<br />

Il diavolo della Tasmania<br />

Renato Farina ..................................19<br />

Se ti dimentico<br />

Gerusalemme<br />

Yasha Reibman<br />

Recensire Ratzinger<br />

Bruno Mastroianni ..............27<br />

Intellettuale cura te stesso<br />

Giorgio Israel ...................................37<br />

Mamma Oca<br />

Annalena Valenti .....................51<br />

Presa d’aria<br />

Paolo Togni ..........................................52<br />

Post Apocalypto<br />

Aldo Trento ........................................60<br />

Sport über alles<br />

Fred Perri .................................................62<br />

Diario<br />

Marina Corradi ............................66<br />

L’Italia che lavora ....................48<br />

Per Piacere ..............................................50<br />

Green Estate ........................................52<br />

Mob<strong>il</strong>ità 2000 ..................................55<br />

La rosa dei <strong>Tempi</strong> .....................58<br />

Lettere al direttore ................62<br />

Taz&Bao .....................................................64<br />

LA SETTIMANA<br />

Il primo maggio Benedetto<br />

XVI beatificherà Giovanni<br />

Paolo II. Gli amici polacchi<br />

raccontano “zio” Karol<br />

Reg. del Trib. di M<strong>il</strong>ano n. 332 dell’11/6/1994<br />

settimanale di cronaca, giudizio,<br />

libera circolazione di idee<br />

Anno 16 – N. 4 dal 27 gennaio<br />

al 2 febbraio 2011<br />

COPERTINA DI Francesco Camagna<br />

(foto: Getty Images)<br />

DIRETTORE RESPONSABILE:<br />

LUIGI AMICONE<br />

REDAZIONE: Emanuele Boffi, Laura Borselli,<br />

Mariapia Bruno, Rodolfo Casadei (inviato<br />

speciale), Benedetta Frigerio, Caterina Giojelli,<br />

Daniele Guarneri, Elisabetta Longo, Pietro<br />

Piccinini, Chiara Rizzo, Chiara Sirianni<br />

SEGRETERIA DI REDAZIONE:<br />

Elisabetta Iuliano<br />

DIRETTORE EDITORIALE: Samuele Sanvito<br />

PROGETTO GRAFICO:<br />

Enrico Bagnoli, Francesco Camagna<br />

UFFICIO GRAFICO:<br />

Matteo Cattaneo (Art Director), Davide Viganò<br />

FOTOLITO E STAMPA: Mondadori Printing<br />

S.p.A., via Mondadori 15, Verona<br />

DISTRIBUZIONE a cura della Press Di Srl<br />

GESTIONE ABBONAMENTI:<br />

<strong>Tempi</strong>, Corso Sempione 4 • 20154 M<strong>il</strong>ano,<br />

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EDITORE: <strong>Tempi</strong> Società Cooperativa,<br />

Corso Sempione 4, M<strong>il</strong>ano<br />

La testata fruisce dei contributi statali diretti<br />

di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250<br />

SEDE REDAZIONE: Corso Sempione 4, M<strong>il</strong>ano,<br />

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anche pubblicitari, di interesse pubblico<br />

(D.LEG. 196/2003 tutela dati personali).<br />

INTERNI<br />

| | 2 febbraio 2011 | 21<br />

| 2 febbraio 2011 | |<br />

20<br />

nosciuto perché questa malattia finisce sui<br />

giornali solo se si discute di eutanasia e sic-<br />

come io sono un guerriero della vita, non<br />

sono mai salito agli onori delle cronache.<br />

La verità è che voler vivere non fa notizia».<br />

Noi sani, sappiamo poco. Anche in buo-<br />

na fede, non riusciamo a comprendere ciò<br />

che possiamo solo ipotizzare. È necessa-<br />

rio entrare in una stanza di un ammalato.<br />

Bruno da più di cinque anni non esce dal-<br />

la sua stanza, ma segue, attraverso le nuove<br />

tecnologie, ogni iniziativa che lo riguardi.<br />

Il coro di Bruno<br />

Così anche durante la presentazione del<br />

libro, era presente, collegato con una web-<br />

cam da casa. Una platea partecipe gli ha<br />

più volte riconosciuto un applauso vero e<br />

sentito. Tra i presenti anche l’ex presidente<br />

della Regione Sardegna, Renato Soru. I due<br />

si conoscevano da ragazzi, poi si sono per-<br />

si di vista. Sollecitato a intervenire, l’auto-<br />

revole esponente del Pd si è alzato, ha fat-<br />

to quattro passi in avanti, preso <strong>il</strong> microfo-<br />

no e donato agli astanti <strong>il</strong> suo pensiero: «Io<br />

non intendo dire nulla, voglio solo ricorda-<br />

re che Bruno da giovane era davvero bravo<br />

a giocare a ping pong». Gelo in sala, qual-<br />

che secondo di s<strong>il</strong>enzio e poi a salvare la<br />

situazione è intervenuto <strong>il</strong> coro polifoni-<br />

co sardo, guidato proprio da Bruno, che ha<br />

saputo riportare un po’ di calore in sala.<br />

Vengono i brividi lungo la schiena a<br />

pensare che tra qualche settimana in Par-<br />

lamento si discuterà proprio di testamen-<br />

to biologico. C’è da sperare che dall’una e<br />

dall’altra parte, nessuno con tanta sensibi-<br />

lità sia presente nell’aula di Montecitorio.<br />

Fabio Cavallari<br />

volta amara, c’è la voglia di onorare <strong>il</strong> sen-<br />

so dell’esistenza. Ognuno con una modalità<br />

differente, con la propria storia personale.<br />

A sostenere ogni lotta, l’unico antido-<br />

to: <strong>il</strong> pensiero affettivo. Le famiglie degli<br />

ammalati si ritrovano spesso abbandona-<br />

te. In molte situazioni viene negato loro<br />

anche <strong>il</strong> minimo diritto di cittadinanza,<br />

ossia l’assistenza domic<strong>il</strong>iare, gli aus<strong>il</strong>i<br />

indispensab<strong>il</strong>i per una qualità della vita<br />

compatib<strong>il</strong>e con la loro disab<strong>il</strong>ità.<br />

Bruno ha la fortuna di avere attorno a sé<br />

una famiglia solida, amici che sotto la sua<br />

regia provano ogni settimana i canti della<br />

tradizione sarda attorno al suo letto. Il suo<br />

sorriso vale m<strong>il</strong>le tavole rotonde e discor-<br />

si sulla libertà. «Io sono felicissimo di vive-<br />

re anche con la Sla», mi dice comunican-<br />

do attraverso una tabella dove le sue pup<strong>il</strong>-<br />

le scorrono veloci. «Sono un perfetto sco-<br />

con cui comunica col mondo e naviga in<br />

Internet. Attorno a lui, una comunità di<br />

uomini e donne semplici, tenaci, fieri del-<br />

la loro identità.<br />

Ero lì per presentare <strong>il</strong> mio “lavoro” e<br />

mi hanno accolto come un amico arriva-<br />

to dal profondo nord per fare festa, gioire<br />

assieme a loro, combattere la miglior bat-<br />

taglia possib<strong>il</strong>e, quella per la vita. Noi sap-<br />

piamo poco. Noi giornalisti, scrittori, pre-<br />

ti, politici, confondiamo spesso le nostre<br />

idee con <strong>il</strong> reale.<br />

Attorno al letto di Bruno, ho visto la<br />

vita dispiegarsi, lì accanto, assieme a lui,<br />

si è scherzato, mangiato, discusso. La bas-<br />

sa morale, <strong>il</strong> buonismo, la falsa pietà, sono<br />

affari per opinionisti da salotto. Se voglia-<br />

mo comprendere oltre l’iconografia del-<br />

la sofferenza, dobbiamo impastarci con la<br />

realtà. Dentro l’esperienza quotidiana, tal-<br />

rarissima e di Oscar che, da quindici anni,<br />

vive a casa in stato vegetativo curato da<br />

un’indomita madre. Uomini e donne, vive<br />

nonostante condizioni estremamente inva-<br />

lidanti. Narrazioni che non possono lascia-<br />

re indifferenti perché rifuggono dalle faci-<br />

li conclusioni televisive, dal già sentito e<br />

visto. Sono loro gli anticonformisti, coloro<br />

che hanno bisogno di essere sostenuti nella<br />

lotta per la rivendicazione di un diritto che<br />

formalmente è già garantito, ma inapplica-<br />

to: quello alla cura.<br />

Il diritto di cittadinanza<br />

Assistenza domic<strong>il</strong>iare, accesso a tutti gli<br />

aus<strong>il</strong>i disponib<strong>il</strong>i, abbattimento della buro-<br />

crazia, sono oggi i veri diritti negati.<br />

Mi piace chiamarlo diritto di cittadi-<br />

nanza. Per condurre la lotta, però, è neces-<br />

sario uscire da quel limbo suggestivo ma<br />

fittizio in cui una certa coltura dominan-<br />

te vuole cacciarci. In verità, al cospetto del<br />

reale l’astrazione soccombe, perde la sua<br />

seduzione dialettica. Possiamo discutere<br />

per ore, elaborare la miglior sintesi possi-<br />

b<strong>il</strong>e, ma al cospetto della narrazione quo-<br />

tidiana, nulla possono fare tesi e antitesi.<br />

«La stanza di un ammalato è uno dei<br />

posti più belli al mondo», così mi ave-<br />

va detto Tiziana Lai moglie di un uomo<br />

affetto da Sla, che ho raccontato nel mio<br />

libro. Nel mese di dicembre sono andato<br />

a trovarlo a Sanluri, un piccolo centro del<br />

Medio Campidano in Sarde-<br />

gna. Bruno Leanza oggi vive<br />

a casa, grazie a un vent<strong>il</strong>ato-<br />

re meccanico e a un sondino<br />

che gli permette di alimen-<br />

tarsi. Muove solo gli occhi,<br />

D<br />

omenica 16 gennaio presso <strong>il</strong> Teatro<br />

F<strong>il</strong>odrammatici di M<strong>il</strong>ano si è svolto<br />

un happening teatrale disegna-<br />

to attorno al “Testamento biologico”. L’ap-<br />

puntamento, organizzato dal Dipartimen-<br />

to diritti del Pd, ha visto salire sul palco <strong>il</strong><br />

senatore Ignazio Marino, Beppino Englaro e<br />

molti esponenti dell’establishment m<strong>il</strong>ane-<br />

se del Partito democratico.<br />

Un evento creato con l’intento di por-<br />

tare in scena testimonianze e voci a soste-<br />

gno dell’esigenza di legiferare sul fine vita.<br />

“Libertà” è stato <strong>il</strong> termine che con più insi-<br />

stenza è stato ripetuto, sotto forma di rap-<br />

presentazione artistica, sul palco del teatro.<br />

Libertà di scegliere la “dolce e calda morte”,<br />

possib<strong>il</strong>ità di farsi protagonisti della pro-<br />

pria dipartita, necessità di esercitare la pro-<br />

pria autodeterminazione.<br />

Non è stato fac<strong>il</strong>e, per chi, come <strong>il</strong> sot-<br />

toscritto, è andato per mesi a incontra-<br />

re uomini e donne, che pur in condizioni<br />

“limite” hanno deciso di lottare quotidiana-<br />

mente per <strong>il</strong> rispetto del loro diritto di vive-<br />

re, ritrovarsi immerso in una rappresen-<br />

tazione sorretta da un’idea ma drammati-<br />

camente svincolata dalla realtà. Superare<br />

l’ostacolo di quella pretesa astratta, è sta-<br />

to come percorrere un sentiero su un terre-<br />

no irreale. Due ore di spettacolo, centoventi<br />

minuti, dove l’immagine più emblematica<br />

è sembrata dispiegarsi nella disperazione di<br />

chi vuole sfuggire dal dolore, dalla sofferen-<br />

za, dalla fatica di vivere in questo mondo.<br />

Va dato atto, al regista dell’evento, di<br />

aver voluto con ostinata insistenza, farmi<br />

salire sul palco per portare una narrazio-<br />

ne differente. Così, dentro una raffigurazio-<br />

ne dove <strong>il</strong> diritto di scegliere “la fine” sem-<br />

brava l’unica interpretazione possib<strong>il</strong>e, han-<br />

no fatto breccia le parole di Daniela, affetta<br />

da locked-in syndrome, raccontata nel mio<br />

libro Vivi (Lindau), che per sei mesi è stata<br />

erroneamente considerata in stato vegetati-<br />

vo, quando invece sentiva, percepiva, ascol-<br />

tava ogni cosa. «Sono viva, voglio vivere»,<br />

parole che appartengono alla più natura-<br />

le volontà umana, ma che in quel contesto<br />

sembravano parole aliene dentro un mon-<br />

do sospeso in un’altra dimensione, quella<br />

dei princìpi e delle buone idee.<br />

Ho sentito un applauso vero al termi-<br />

ne della mia narrazione anche da parte di<br />

quei m<strong>il</strong>itanti piddini che avevano affolla-<br />

to <strong>il</strong> teatro per rivendicare un diritto nega-<br />

to. Dopo parole e parole, seppur edulcora-<br />

te dal verbo “scegliere”, che riconducono al<br />

concetto di “morte”, gli uomini hanno biso-<br />

gno di segnali di speranza, di un viso lieto<br />

nella lotta, di persone che combattono per<br />

la vita. Tutti gli uomini, di destra o sinistra,<br />

credenti o meno. Coloro che si fermano alla<br />

soglia non sono le persone reali, ma la casta<br />

dei poteri, i professionisti dell’astrazione.<br />

Con le parole di Daniela ho portato sul<br />

palco con me tutte le storie che sto cercan-<br />

do di far conoscere. La forza di Massim<strong>il</strong>ia-<br />

no risvegliatosi dopo dieci anni in cui è sta-<br />

to considerato un “tronco morto”, la fatica<br />

e l’ostinazione di Claudio affetto da Sla, di<br />

Giulia e Giovanni che non dovevano neppu-<br />

re nascere, di Egle colpita da una malattia<br />

Sono loro gli anticonformisti, coloro che hanno<br />

bisogno di essere sostenuti nella lotta<br />

per la rivendicazione di un diritto formalmente<br />

già garantito, ma inapplicato: quello alla cura<br />

Libertà è scegliere come morire o lottare per vivere?<br />

La storia del battagliero Bruno e quelle di altri<br />

malati come lui. “Vegetali” capaci di commuovere<br />

anche la più accanita delle platee pro eutanasia<br />

IN PARLAMENTO<br />

La sentenza di morte<br />

L’8 ottobre 2008 la<br />

Corte d’Appello con-<br />

ferma l’autorizzazione<br />

alla sospensione di<br />

alimentazione e idra-<br />

tazione per Eluana<br />

Englaro. Il 6 febbraio<br />

2009 l’équipe che<br />

segue <strong>il</strong> caso presso la<br />

“La Quiete” di Udine<br />

annuncia l’avvio della<br />

progressiva riduzione<br />

dell’alimentazione.<br />

Eluana muore <strong>il</strong> 9 feb-<br />

braio 2009.<br />

La prima proposta<br />

In quei giorni <strong>il</strong> gover-<br />

no Berlusconi tenta di<br />

impedire l’attuazione<br />

della sentenza con un<br />

decreto e poi con un<br />

ddl, nonostante le per-<br />

plessità di Napolitano.<br />

Dopo la morte di<br />

Eluana le proposte<br />

vengono ritirate in<br />

cambio della discus-<br />

sione di una legge che<br />

disciplini i cosiddetti<br />

casi di fine vita.<br />

Il male minore<br />

A febbraio in Senato<br />

ricomincerà la discus-<br />

sione sul Ddl Calabrò,<br />

elaborato proprio<br />

per escludere nuovi<br />

“casi Englaro” e nuove<br />

“invasioni di campo”<br />

da parte dei giudici.<br />

Alimentazione e<br />

idratazione artificiali<br />

non potranno essere<br />

oggetto di Dichiarazio-<br />

ne anticipata di trat-<br />

tamento, in quanto<br />

forme di sostegno vita-<br />

le, la cui sospensione si<br />

configurerebbe come<br />

eutanasia passiva.<br />

Un esercito<br />

invisib<strong>il</strong>e<br />

di guerrieri<br />

INTERNI MA QUALE DOLCE MORTE<br />

A destra, Ignazio<br />

Marino, senatore del<br />

Partito democratico.<br />

Sotto, Beppino<br />

Englaro, padre<br />

di Eluana, deceduta<br />

<strong>il</strong> 9 febbraio 2009.<br />

A sinistra, due<br />

immagini di Bruno<br />

Leanza, affetto da<br />

Sla: insieme al suo<br />

coro polifonico sardo<br />

e con la figlia e una<br />

amica di famiglia<br />

Foto: AP/LaPresse<br />

20<br />

CoPERTINA<br />

| 2 febbraio 2011 | |<br />

28 | | 2 febbraio 2011 | 29<br />

scovo di Cracovia, era profondamente con-<br />

vinto che fosse pienamente maturo, aves-<br />

se una santità autentica, un’individualità<br />

fuori dal comune e potesse portare grande<br />

beneficio al futuro della Chiesa.<br />

La nascita della “famigliola”<br />

Dopo <strong>il</strong> dottorato a Roma e un breve sog-<br />

giorno in una piccola parrocchia, fu nomi-<br />

nato cappellano della chiesa di San Floria-<br />

no a Cracovia. Era la chiesa della pastora-<br />

le universitaria ed egli cominciò subito ad<br />

organizzare un gruppo di studenti, nono-<br />

stante le enormi difficoltà imposte dalla<br />

situazione politica: erano gli anni Cinquan-<br />

ta, anni particolarmente duri per la Chie-<br />

sa in Polonia. La presenza dei sacerdoti tra i<br />

giovani era proibita dal regime, alcuni pre-<br />

ti erano stati perfino condannati a morte<br />

per questo. Ben presto, però, attorno al gio-<br />

vane don Karol si formò una comunità di<br />

giovani che si chiamava “L’ambiente”, per<br />

indicare la presenza nel proprio ambiente<br />

di vita, ma era detta confidenzialmente “la<br />

famigliola”, per suggerire la qualità e l’in-<br />

tensità del rapporto che legava i suoi com-<br />

ponenti. E don Karol in pubblico era chia-<br />

mato “Wujek”, zio, per evitare di incorrere<br />

nelle ire dei servizi di polizia.<br />

Ecco le parole di alcuni testimoni di<br />

quei primi anni del ministero sacerdota-<br />

le di don Karol Wojtyla. «Era magnetico.<br />

Vedevamo in lui <strong>il</strong> sacerdote dei nostri ide-<br />

ali giovan<strong>il</strong>i, vale a dire <strong>il</strong> sacerdote che ha<br />

tempo, confessa, prega molto e in un cer-<br />

VERSO IL 1° MAGGIO<br />

COPERTINA<br />

ni alla fede, dando vita al “Rosario vivente”<br />

e guidando discussioni teologiche che toc-<br />

cavano la mistica. Fu lui a introdurre <strong>il</strong> gio-<br />

vane Karol alla spiritualità di san Giovan-<br />

ni della Croce. Per comprendere quanto<br />

importante sia stata la figura di Tyranow-<br />

ski basti pensare che Giovanni Paolo II tene-<br />

va la sua fotografia sul comodino della sua<br />

camera da letto in Vaticano.<br />

Per <strong>il</strong> bene della Chiesa<br />

La sua spiritualità era profonda e intensis-<br />

sima – «Ci ho provato, ma non sono mai<br />

riuscito a imitare la sua capacità di pre-<br />

ghiera», dice un suo compagno di semina-<br />

rio –, e fu accompagnata fin dall’inizio da<br />

un’inesaurib<strong>il</strong>e dedizione all’uomo, ogget-<br />

to dell’amore di Dio e per <strong>il</strong> quale Dio ha<br />

sopportato la croce. All’università era vice-<br />

presidente di un gruppo di cattolici, “Aiu-<br />

to fraterno”, che si prendeva cura degli stu-<br />

denti in difficoltà. Ricorda un suo com-<br />

pagno: «A dire <strong>il</strong> vero, prima di diventare<br />

sacerdote non ci parlava mai di Dio. Non<br />

ha mai cercato di convertirci. Però, con tut-<br />

ta la sua personalità testimoniava che Dio<br />

è l’unico Essere, è <strong>il</strong> centro dell’esistenza».<br />

Mentre lavorava alla cava della Solvay fu<br />

talmente amato dai suoi compagni ope-<br />

rai, che gli risparmiavano i lavori più duri<br />

per consentirgli di studiare. Fino a quan-<br />

do le condizioni di salute glielo hanno per-<br />

messo, Giovanni Paolo II è rimasto fedele<br />

all’amicizia coi suoi compagni di scuola,<br />

di università, di seminario e di lavoro alla<br />

cava. Con loro si incontrava regolarmente<br />

in Vaticano o a Castel Gandolfo.<br />

La sua ordinazione sacerdotale si svolse<br />

in anticipo, dopo appena due anni di semi-<br />

nario, poiché <strong>il</strong> cardinale Sapieha, arcive-<br />

to” con loro, salvato al posto di tanti per un<br />

disegno misterioso. «Ti basta la mia Grazia»,<br />

«Totus Tuus», in modo totale, radicale, sen-<br />

za compromessi. A questa spoliazione corri-<br />

spose un sì totale, prima alla bellezza, alla<br />

poesia, al teatro, alla parola come manife-<br />

stazione del mistero e dell’uomo. Poi, defi-<br />

nitivamente, a Colui che di quella bellez-<br />

za è la sorgente. Decisivi per la sua forma-<br />

zione furono la figura del padre, ex uffi-<br />

ciale dell’esercito polacco, uomo di gran-<br />

de fede che – dirà in seguito egli stesso – gli<br />

insegnò a pregare e ad affidarsi totalmente<br />

alla volontà di Dio (non dimenticherà mai<br />

quell’uomo in piedi di fianco alla bara del<br />

figlio ripetere incessantemente: «Sia fatta la<br />

Tua volontà»), e quella di Jan Tyranowski,<br />

un um<strong>il</strong>e sarto che aveva fatto solo gli stu-<br />

di elementari, ma che, grazie alla sua vita<br />

ascetica, fu in grado di attirare molti giova-<br />

T<br />

otalmente dedito all’uomo perché<br />

totalmente certo e immerso in Dio e<br />

immedesimato con Cristo. Questo<br />

mi è rimasto nel cuore dopo aver avuto la<br />

ventura di leggere e tradurre le testimo-<br />

nianze polacche del processo di beatifica-<br />

zione di Giovanni Paolo II.<br />

Tutti ricordiamo <strong>il</strong> grido di Giovan-<br />

ni Paolo II «Non abbiate paura!» durante<br />

la prima omelia del suo pontificato. «Quel<br />

grido rimane per me, in assoluto, <strong>il</strong> primo<br />

potente gesto di evangelizzazione, la pri-<br />

ma grande proclamazione della sua speran-<br />

za», ricorda un testimone. «Non fu un’esor-<br />

tazione: “Cominciate a lavorare! Non state<br />

a discutere!”, quanto piuttosto l’annuncio<br />

della potenza di Cristo. È la risposta dell’uo-<br />

mo: “Signore, Tu puoi tutto, Tu sai tutto”.<br />

Quel grido si fonda sulla sua fede. Senza<br />

questa certezza <strong>il</strong> Papa non sarebbe quello<br />

che è. In tutto quello che Giovanni Paolo II<br />

ha fatto c’era questa fiducia, che compren-<br />

de fede e amore. Tutto ciò che ha fatto si<br />

fonda sulla certezza che Cristo non abban-<br />

dona la sua Chiesa».<br />

Immerso in Dio e immedesimato con<br />

Cristo fin dalla giovinezza, che fu attraver-<br />

sata da dolori e gravi prove, come se Dio lo<br />

avesse attirato a sé attraverso una misterio-<br />

sa pedagogia. Karol Wojtyla rimase orfano<br />

della madre a nove anni, mentre una sorelli-<br />

na, Olga, era morta prima della sua nascita.<br />

Aveva solo dodici anni quando perse l’ama-<br />

tissimo fratello, ventuno quando morì <strong>il</strong><br />

padre. Visse i tragici anni dell’occupazione<br />

nazista della Polonia, durante i quali furono<br />

uccisi tanti amici ebrei della sua infanzia, e<br />

fino alla fine della vita si sentirà “in debi-<br />

terrena». Si tratta di un<br />

evento senza precedenti:<br />

negli ultimi dieci secoli<br />

nessun Papa ha innalzato<br />

agli onori degli altari<br />

l’immediato predecessore.<br />

Per l’occasione le spoglie<br />

di papa Wojtyla saranno<br />

mente), la congregazione<br />

delle Cause dei santi ha<br />

riconosciuto la guarigione<br />

dal morbo di Parkinson di<br />

suor Marie Simon-Pierre<br />

Normand come miracolo<br />

da attribuire all’interces-<br />

sione di Giovanni Paolo II.<br />

LA BEATIFICAZIONE<br />

Nella domenica della<br />

Divina Misericordia<br />

Il 1° maggio, durante<br />

una cerimonia pubblica,<br />

Benedetto XVI proclame-<br />

rà beato Giovanni Paolo<br />

II. «La data è molto<br />

LA CAUSA<br />

La dispensa sui tempi e<br />

la guarigione miracolosa<br />

Grazie alla dispensa con-<br />

cessa da Benedetto XVI,<br />

la causa di beatificazione<br />

è iniziata prima che fos-<br />

sero trascorsi i canonici<br />

significativa», ha detto <strong>il</strong><br />

Santo Padre all’Angelus<br />

del 16 gennaio. «Sarà<br />

infatti la seconda dome-<br />

nica di Pasqua, che egli<br />

stesso intitolò alla Divina<br />

Misericordia, e nella cui<br />

vig<strong>il</strong>ia terminò la sua vita<br />

cinque anni dalla morte,<br />

ed è stata aperta <strong>il</strong> 28<br />

giugno 2005 dal cardi-<br />

nale Cam<strong>il</strong>lo Ruini, vicario<br />

generale per la diocesi di<br />

Roma. L’11 gennaio scor-<br />

so, al termine dell’iter pre-<br />

visto (osservato integral-<br />

traslate, senza esposizio-<br />

ne, dalle grotte alla basi-<br />

lica vaticana, nella cap-<br />

pella di San Sebastiano<br />

(navata destra). La bara<br />

sarà chiusa da una lapide<br />

di marmo con la scritta<br />

Beatus Ioannes Paulus II.<br />

BEATUS IOANNES PAULUS II<br />

Wojtyla<br />

e i suoi<br />

preferiti<br />

«Ognuno di noi era convinto di essere l’amico<br />

che egli priv<strong>il</strong>egiava». Lo “zio” Karol così come<br />

lo ricordano le testimonianze polacche del suo<br />

processo di beatificazione. Dai compagni del<br />

seminario clandestino al generale Jaruzelski<br />

Foto: AP/LaPresse<br />

di Annalia Guglielmi<br />

L’AUTRICE<br />

CHI È ANNALIA GUGLIELMI<br />

Un’italiana al centro della storia polacca<br />

Dal 1978 al 1982 ha insegnato italiano alla<br />

Cattolica di Lublino. Qui si è legata ai movi-<br />

menti dell’opposizione, coi quali ha collabo-<br />

rato fino alla caduta del regime comunista.<br />

Dal 1990 al 2004 ha diretto, a Varsavia, una<br />

società di consulenza impegnata nella rico-<br />

struzione del paese. Il governo polacco le ha<br />

assegnato la Croce di cavaliere al merito.<br />

LE MEMORIE DI CRACOVIA<br />

Dagli atti del tribunale ecclesiastico<br />

Quelle pubblicate qui sono testimonianze<br />

raccolte dal Tribunale ecclesiastico di<br />

Cracovia per <strong>il</strong> processo di beatificazione di<br />

Wojtyla, dichiarazioni che Annalia è stata<br />

incaricata di tradurre in italiano e che sono<br />

ancora coperte da segreto: i nomi dei testi-<br />

moni non possono essere rivelati.<br />

28<br />

ESTERI<br />

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32 | | 2 febbraio 2011 | 33<br />

REPORTAGE<br />

ESTERI<br />

Vivere<br />

senza euro<br />

In Europa c’è un paese che ha rinunciato alla<br />

solidità della moneta unica per non frenare<br />

la sua crescita economica quasi “asiatica”.<br />

Viaggio in Polonia per negozi e imprese<br />

di sostenere l’economia con la spinta deci-<br />

siva dei consumi interni.<br />

Nei centri commerciali delle grandi<br />

catene d’abbigliamento si nota immedia-<br />

tamente come i cartellini sui capi riporti-<br />

no i prezzi in svariate divise: zloty, euro, ma<br />

anche fiorini ungheresi, corone ceche, lats<br />

lettoni e litas lituani. In contanti si paga<br />

solo in zloty, mentre con la carta di credi-<br />

to si può pagare in qualsiasi valuta. I prezzi<br />

non sono così dissim<strong>il</strong>i da quelli dei negozi<br />

italiani, anche se gli stipendi qui sono infe-<br />

riori di almeno <strong>il</strong> trenta per cento. È una<br />

clientela giovane, spesso femmin<strong>il</strong>e, attenta<br />

alle mode ma con senso del gusto e del pra-<br />

tico. Abbiamo chiesto a un cassiere se pen-<br />

sa che l’adozione dell’euro possa portare<br />

simo centro-orientale, e civ<strong>il</strong>izzazioni come<br />

la Francia (De Gaulle è qui una figura mol-<br />

to ammirata) sono modelli di assoluto rife-<br />

rimento. Ma anche nel caso della ragazza<br />

una gent<strong>il</strong>e alzata di spalle e una risata qua-<br />

si timida sono l’educata risposta al disinte-<br />

resse per l’argomento.<br />

I politici, invece, hanno la questione ben<br />

scolpita in agenda, ma non vogliono correre<br />

una seconda volta <strong>il</strong> rischio di indicare una<br />

data per poi doverla disattendere come han-<br />

no fatto qualche giorno fa a Parigi, comu-<br />

nicando la rinuncia alla scadenza del 2012.<br />

Un fatto però è sicuro, dice a <strong>Tempi</strong> Domeni-<br />

ca Brosio, esponente del nostro Istituto per<br />

<strong>il</strong> Commercio Estero di Varsavia: «La Polo-<br />

nia vanta numeri e previsioni che l’Italia<br />

benefici al suo lavoro in termini di sempli-<br />

ficazione, anche rispetto ai clienti stranie-<br />

ri. La domanda gli è sembrata troppo acer-<br />

ba: «Non saprei dire, è un problema che non<br />

riguarda me risolvere. Comunque non cre-<br />

do che <strong>il</strong> mio lavoro cambierebbe molto se<br />

invece dello zloty ci fosse l’euro».<br />

Una costituzione fresca<br />

Le ragazze che scelgono tra la merce in sal-<br />

do non sembrano più sedotte o ansiose dal-<br />

la prospettiva di avere nel borsellino i tagli<br />

della moneta unica. A una di loro doman-<br />

diamo se considera l’euro una chance, da<br />

giocare magari quando le capiterà di recarsi<br />

all’estero. I polacchi, del resto, si considera-<br />

no un popolo dell’Europa centrale o al mas-<br />

L<br />

a recente notizia sul rinvio sine die deci-<br />

so dalla Polonia per l’ingresso nell’eu-<br />

ro ha incuriosito molti osservatori<br />

economici internazionali, parecchio atten-<br />

ti a quello che succede a Varsavia. Come<br />

spesso accade, la sorpresa è stata meno for-<br />

te nel paese, dove la costante crescita econo-<br />

mica è accompagnata da una strategia basa-<br />

ta sulla prudenza. Siamo venuti in Polonia<br />

per capire quale sia <strong>il</strong> polso della situazio-<br />

ne secondo gli esperti della scena economi-<br />

co-finanziaria, ma anche per ascoltare l’opi-<br />

nione della gente comune, che negli ultimi<br />

tempi ha avuto <strong>il</strong> non trascurab<strong>il</strong>e merito<br />

In queste pagine, alcune foto scattate<br />

nella zona commerciale di Varsavia,<br />

in prossimità del Palazzo della Cultura.<br />

Qui sopra, un murale dove <strong>il</strong> simbolo<br />

dell’euro compare sull’elmetto di un<br />

enorme e minaccioso m<strong>il</strong>itare-burattino<br />

Nei negozi i prezzi sono in zloty,<br />

euro, fiorini ungheresi, corone<br />

ceche, lats lettoni, litas lituani, e<br />

non sono dissim<strong>il</strong>i da quelli italiani,<br />

anche se gli stipendi sono inferiori<br />

di almeno <strong>il</strong> trenta per cento<br />

da Varsavia Alessandro Turci<br />

foto di Federica Miglio<br />

32<br />

CULTURA<br />

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di M<strong>il</strong>ano (Corraini, 22 euro). Perché d’in-<br />

verno «quando la natura dorme e quando<br />

sogna appare la nebbia. Camminare den-<br />

tro la nebbia è come curiosare nel sogno<br />

della natura: gli uccelli fanno voli corti per<br />

non perdere l’orientamento, scompaiono i<br />

segnali e i divieti nelle strade, i veicoli van-<br />

no piano e si fa appena in tempo a ricono-<br />

scerli che spariscono (…). Solo all’interno<br />

delle case gli uomini e gli animali continua-<br />

no la loro attività». Sempre che non accada<br />

di trovare, nel bel mezzo della pianura neb-<br />

biosa, niente meno che un circo con tanto<br />

di animali e pagliacci...<br />

C’è un’eco di Munari e della sua<br />

portentosa capacità di giocare con<br />

la grafica e le parole nel bellissimo<br />

libro di Ramon Gomez de la Ser-<br />

na: I bambini cercano di tirar-<br />

si fuori le idee dal naso (Giralan-<br />

golo editore, 13,50 euro). Già <strong>il</strong> tito-<br />

lo è una “gregueria”, stravagante<br />

anomalia linguistica che associa<br />

idee alle parole. Sicché scopri-<br />

rete che «i serpenti sono le cra-<br />

vatte degli alberi», «<strong>il</strong> pesce sta<br />

sempre di prof<strong>il</strong>o», «l’arcobale-<br />

no è la sciarpa del cielo». E alla<br />

fine converrete che «bisogna<br />

trovare un modo di lavare i<br />

piedi ai formaggi».<br />

C’è qualcosa di estrema-<br />

mente affascinante nei<br />

bei libri per bambini<br />

ed è la capacità di usa-<br />

re l’impossib<strong>il</strong>e come<br />

categoria. Ciò che è impos-<br />

sib<strong>il</strong>e (dal desiderio di volare a quello del<br />

lupo di diventare una pecora) diviene perno<br />

dell’azione, motore della giostra della fanta-<br />

sia in cui fare un giro è d’obbligo, anche e<br />

soprattutto se i grandi non capiscono o fan-<br />

no i petulanti. «Mi ripetevano tutti le stesse<br />

domande: che mestiere farai quando sarai<br />

grande?». È l’incipit del divertentissimo<br />

Farò i miracoli (Susie Morgenstern e Jiang<br />

Hong Chen, Ippocampo junior edizioni, 12<br />

euro). Il bambino, più per sfinimento che<br />

per convinzione, accampa risposte improv-<br />

visate: pompiere, palombaro, p<strong>il</strong>ota. «Fin-<br />

ché stamattina, chissà com’è, ho scoperto <strong>il</strong><br />

mestiere che fa proprio per me. Ogni gior-<br />

no, appena mi alzo, voglio far sorgere <strong>il</strong> sole<br />

d’un balzo. E sollevare le onde del mare. Per<br />

divertirmi a sentirle suonare». Come si fac-<br />

cia a far tutto ciò lo si scopre alla fine, dopo<br />

che di desideri si è colorato <strong>il</strong> mondo.<br />

Volare, uno dei desideri più ricorren-<br />

ti, e poi sovvertire le categorie, abbattere<br />

le barriere. Come Il lupo che voleva esse-<br />

re una pecora (Mario Ramos, Babalibri, 11<br />

euro) che sogna di librarsi in alto nel cielo<br />

e di essere una pecora, perché «anche loro<br />

non hanno le ali eppure, a volte, le vedia-<br />

mo in cielo». Il lupo riuscirà a volare e tor-<br />

nare a terra avrà presto un<br />

sapore nuovo.<br />

È l’idea<br />

alla base<br />

| 2 febbraio 2011 | |<br />

38<br />

c’era una volta<br />

cultura<br />

B<br />

iancaneve la conoscono già, Alice nel<br />

paese delle Meraviglie pure. Per non<br />

parlare di Cappuccetto Rosso, che<br />

ormai danno per capace di resurrezioni<br />

multiple dopo le innumerevoli gite nella<br />

pancia del lupo. Ci sono sere in cui anche<br />

i genitori più volenterosi non sanno più a<br />

che favola votarsi. Pomeriggi in cui anche<br />

i più fantasiosi meditano di arrendersi alla<br />

televisione senza limiti piuttosto che tro-<br />

vare una nuova storia da leggere ai bam-<br />

bini. È in quelle sere o in quei pomeriggi<br />

che potrebbe tornarvi ut<strong>il</strong>e questo picco-<br />

lo manuale pensato proprio ad uso e con-<br />

sumo di genitori alle prese con la crescita<br />

di pargoli che si sognano, se non letterati,<br />

almeno non del tutto teledipendenti. È in<br />

quelle sere che potrete far ricorso a queste<br />

storie di provato divertimento e approvata<br />

intelligenza, adatte a bambini fino ai sei-<br />

sette anni di età.<br />

Giochi, trucchi e assonanze<br />

È un libro senza parole e con due colori in<br />

tutto. Eppure piace moltissimo ai bambi-<br />

ni che non si stancano mai di vedere gli<br />

animali affollare l’altalena sapientemen-<br />

te st<strong>il</strong>izzata dalla matita dell’architetto<br />

Enzo Mari. È un progetto, L’altalena (Cor-<br />

raini editore, 15 euro), un progetto che si<br />

deve svolgere e che bisogna avere tanto<br />

spazio per aprire, ma che basta pochissi-<br />

mo per portarsi dietro. Fate largo, sposta-<br />

te i giocattoli dal pavimento. Fate largo,<br />

perché sull’altalena ci sia spazio per tut-<br />

ti e perché l’altalena abbia tutto lo spazio<br />

che le serve per lasciarvi senza parole.<br />

«C’è sempre qualche vecchia signora che<br />

affronta i bambini facendo delle smorfie da<br />

far paura e dicendo delle stupidaggini con<br />

un linguaggio informale pieno di ciccì e di<br />

coccò e di piciupaciù. Di solito i bambini<br />

guardano con molta severità queste persone<br />

che sono invecchiate invano; non capisco-<br />

no cosa vogliono e tornano ai loro giochi,<br />

giochi semplici e molto seri». Così parlava<br />

Bruno Munari (Arte come mestiere, 1966),<br />

genio della grafica e del design che a quei<br />

giochi semplici e molto seri dedicò anni di<br />

studio e di lavoro. In tutto <strong>il</strong> mare magnum<br />

della produzione del maestro abbiamo scel-<br />

to due chicche. Bussate (Toc Toc, Corrai-<br />

ni, 15,50 euro) e vi aprirà la giraffa Lucia<br />

che viene da Verona, pronta a schiudere<br />

i segreti contenuti nella sua enorme vali-<br />

gia. Un’anticipazione? Dentro c’è la zebra<br />

Carmela che viene da Lugano, nel suo bau-<br />

le altri tesori inaspettati, sempre più picco-<br />

li e sempre più incredib<strong>il</strong>i, sempre giocati<br />

tra colori stupefacenti e parole scelte con<br />

sapienza e musicalità. Bisogna sfogliare per<br />

scoprire, perché non c’è scoperta che non<br />

chieda un gesto di protagonismo, anche in<br />

un altro splendido volume di Munari. Qui <strong>il</strong><br />

maestro ci conduce per mano Nella nebbia<br />

Se <strong>il</strong> lupo<br />

è un gran<br />

fifone<br />

avventure mirabolanti di belve buone<br />

e bambini coraggiosi. Breve manuale<br />

di favole per salvare i piccoli dalla tv<br />

e risvegliare la fantasia dei grandi.<br />

e in casa sarà una gara a chi legge di più<br />

a lato, una tavola<br />

di troppo tardi<br />

di Giovanna Zoboli<br />

e cam<strong>il</strong>la Engman<br />

(topipittori editore).<br />

Sotto, una scena<br />

di l’altalena di Enzo<br />

Mari (© Enzo Mari,<br />

courtesy corraini<br />

Edizioni).<br />

Nella pagina<br />

accanto, Piccolo<br />

lupo alle prese con<br />

<strong>il</strong> suo desiderio di<br />

volare (Il lupo che<br />

voleva essere una<br />

pecora, di Mario<br />

ramos, Babalibri)<br />

38<br />

Berlusconi non deve giustificare i suoi comportamenti privati<br />

davanti a giudici che vogliono solo la sua gogna pubblica.<br />

Ma lasci perdere le fidanzate e inizi a dare spiegazioni politiche<br />

bunga bunga show<br />

| | 2 febbraio 2011 | 9<br />

| 2 febbraio 2011 | |<br />

8<br />

Rubygate<br />

Le risposte che aspettiamo<br />

settimanale diretto da luigi amicone<br />

anno 17 | numero 4 | 2 FeBBraio 2011 | � 2,00<br />

Poste italiane spa - spedizione in a. p. d.l. 353/03 (conv. l. 46/04) art. 1 comma 1, ne/Vr - contiene ir<br />

Il segreto<br />

di Wojtyla<br />

28<br />

SOMMARIO


Foto: AP/LaPresse<br />

Uscire dal NoveceNto. Il sogno,<br />

ha detto Eugenio Scalfari<br />

commentando più che positivamente<br />

l’indomani, <strong>il</strong> sogno che<br />

occorre recuperare per vincere. Per<br />

vincere contro Berlusconi. Ma senza<br />

ricorrere a coalizioni eterogenee,<br />

abbandonando la strada sulla quale<br />

dopo la batosta del 2008 <strong>il</strong> Pd si è disordinatamente<br />

e litigiosamente rimesso<br />

in moto. Per commentare <strong>il</strong><br />

Lingotto 2.0 di Veltroni del 21 gennaio<br />

scorso, occorre guardarsi dalle<br />

m<strong>il</strong>le piccolezze che affollano le cronache di un partito<br />

molto diviso, e andare alla sostanza. Sono tra quelli che<br />

continuano e continueranno a difendere maggioritario e<br />

bipolarismo. Non mi convincono i neoproporzionalisti,<br />

i terzopolisti, quelli che pensano di tornare al diritto di<br />

premiership e al governo sempre decidendo dal centro<br />

con chi allearsi di volta in volta. Il bipolarismo<br />

maggioritario italiano ha<br />

continuato a produrre coalizioni eterogenee<br />

e litigiose perché ha continuato<br />

a convivere con norme per l’accesso<br />

ai rimborsi elettorali – la chiave<br />

di volta per giustificare le ambizioni<br />

di tutti i i leader tranne Berlusconi,<br />

che ha e usa ampiamente denari suoi<br />

per le campagne elettorali – sfacciatamente<br />

e dannatamente proporzionaliste,<br />

per cui basta ottenere meno<br />

dell’1 per cento a politiche, amministrative<br />

ed europee per aver accesso a<br />

un signor malloppo. Ed è questo che<br />

va cambiato, non <strong>il</strong> maggioritario<br />

(non sto parlando delle liste bloccate<br />

che fanno schifo, ma quasi tutti quelli che le vogliono<br />

abolire pensano in realtà alla proporzionale e ad abolire<br />

<strong>il</strong> premio di maggioranza, hanno in testa <strong>il</strong> pieno ritorno<br />

al giochetto dei veti e ritengono che sia meglio assicurarsi<br />

contro ogni ipotesi di “governi forti”).<br />

Con tale premessa, Veltroni era <strong>il</strong> leader pd con più<br />

carica maggioritaria. E tale resta, malgrado la sconfitta<br />

rimediata alle urne. Quasi tutti gli altri leader del Pd<br />

hanno cambiato idea, da D’Alema – che in realtà ha dismesso<br />

una finzione, lui secondo me non ci aveva mai<br />

creduto – a Bersani, agli ex margheritini. Il più della ex<br />

L’OBIETTORE<br />

UScIRE daL nOvEcEnTO Sì. E POI?<br />

Qui si fanno le pulci al nuovo Veltroni<br />

E alla sua timidezza maggioritaria<br />

di Oscar Giannino<br />

nOn SOnO<br />

d’accORdO<br />

Si è limitato a chiedere per <strong>il</strong> Pd <strong>il</strong> traguardo di primo<br />

partito. Ha rifiutato alleanze eterogenee, ma è cauto<br />

nell’indicarle. Ma se non si entra nel concreto, la<br />

differenza tra antagonismo e riformismo resta lab<strong>il</strong>e<br />

famiglia democratica ha in mente un’idea di partito che<br />

non potrebbe essere onestamente socialdemocratico in<br />

chiave europea, perché continua pensare di poter essere<br />

anche radicale in quanto vinse nel 92-94 la battaglia di<br />

far sparire definitivamente i socialisti, e per questo continua<br />

alternativamente o a giocare di sponda con la sinistra<br />

antagonista, quando superava i tetti elettorali con<br />

Prodi, oppure a essere comunque l’unico tram per un’alleanza<br />

di governo con un Vendola che la pianti di voler<br />

fare <strong>il</strong> leader lui. Gli ex margheritini fanno buon viso a<br />

cattivo giuoco. Non potrebbero mai volere un partito socialista.<br />

Ma se si tratta di una finta pur di tornare a un’alleanza<br />

col centro di Casini&co., pensano che sia l’unica<br />

possib<strong>il</strong>ità di un ritorno in area potenzialmente di governo<br />

ed equ<strong>il</strong>ibrata in senso moderato. Il Lingotto 2.0<br />

di Veltroni risente degli sv<strong>il</strong>uppi. È stato assai meno decisamente<br />

maggioritario di quello del 2007. Si è limitato<br />

a chiedere per <strong>il</strong> Pd <strong>il</strong> traguardo di primo partito italiano,<br />

che attualmente resta lontano. Ha rifiutato alleanze<br />

eterogenee, ma è cauto nell’indicarle. Sui contenuti, ottima<br />

l’indicazione verso un mercato del lavoro ridefinito<br />

sull’idea del contratto unico. Ma ci sono almeno tre<br />

idee diverse di attuazione: quella di Michele Tiraboschi e<br />

di Sacconi ha punti di coincidenza anche sostanziali con<br />

quella di Pietro Ichino, ma questa resta molto distante<br />

da quella proposta invece e controfirmata in Parlamento<br />

dal più dei parlamentari Pd, da ex dirigenti della Cg<strong>il</strong><br />

e sostenuta dalla benedettiana voce.info.<br />

Ieri Cofferati e le pensioni, oggi la Fiom<br />

Se non si entra nel concreto, la differenza tra antagonismo<br />

e riformismo resta lab<strong>il</strong>e e scivolosa. E alla fine non<br />

si scioglie mai <strong>il</strong> d<strong>il</strong>emma centrale. Se avesse ragione ieri<br />

D’Alema a voler riformare le pensioni o Cofferati che vinse<br />

opponendogli un no brutale dalla tribuna congressuale.<br />

Se oggi abbia ragione la Fiom che resta l’unica federazione<br />

Cg<strong>il</strong> a non firmare contratti e intese; o <strong>il</strong> resto della<br />

Cg<strong>il</strong> che in settori come tess<strong>il</strong>i, chimici e alimentaristi<br />

firma intese anche aziendali di questo tipo – tema della<br />

rappresentanza esclusa – in alcuni casi addirittura da<br />

decenni. Per me che alle tasse sono poi ipersensib<strong>il</strong>issimo,<br />

la proposta veltroniana della patrimoniale addossata<br />

al 10 per cento di italiani “ricchi” – ma quali, secondo<br />

la radiografia dell’Agenzia delle entrate? – per abbattere<br />

di 25 o 30 punti <strong>il</strong> debito pubblico è un errore colossale.<br />

Senza un patto esplicito e ferreo ad abbassare contestualmente<br />

spesa pubblica e pressione fiscale, è solo un via libera<br />

alla politica a tornare a far deficit e debito. Piacerà a<br />

Giuliano Amato e a De Benedetti e magari anche a Luigi<br />

Abete, ma altro che sogno, è un incubo. Che torna a indicare<br />

agli italiani la via di portare all’estero tutto ciò che<br />

riescano, quando abbiamo fatto tanto per recuperare al<br />

fisco gli oltre 100 m<strong>il</strong>iardi di euro figli dello scudo Tremonti.<br />

Uno dei maggiori successi del ministro dell’Economia,<br />

anche se nessuno o quasi glielo riconosce in nome<br />

della fac<strong>il</strong>e demagogia fiscale.<br />

| | 2 febbraio 2011 | 7


Berlusconi non deve giustificare i suoi comportamenti privati<br />

davanti a giudici che vogliono solo la sua gogna pubblica.<br />

Ma lasci perdere le fidanzate e inizi a dare spiegazioni politiche<br />

8<br />

| 2 febbraio 2011 | |


unga bunga show<br />

Rubygate<br />

Le risposte che aspettiamo<br />

| | 2 febbraio 2011 | 9


di Emanuele Boffi<br />

«Voi direte: succede al Berlusca perché è<br />

potente, a noi non capiterà. Vi capiterà,<br />

invece». Giancarlo Perna, Il Giornale<br />

Prende la noia a ripeterlo, ma la premessa<br />

necessaria da porre sul “caso<br />

Ruby” (in cui <strong>il</strong> premier S<strong>il</strong>vio Berlusconi<br />

è indagato per concussione e prostituzione<br />

minor<strong>il</strong>e) è che si tratta di un’inchiesta<br />

in fase preliminare che riguarda<br />

reati che, ad oggi, sono solo presunti. Sappiamo<br />

tutto, ma che cosa sappiamo? Da<br />

due settimane stiamo discutendo in base a<br />

389 pagine – e altre se ne aspettano – che,<br />

in spregio al segreto istruttorio, sono finite<br />

su quotidiani, tv, internet (con tanto di<br />

indirizzi e numeri di cellulari). Il primo e<br />

vero scandalo non si è consumato di nasco-<br />

10 | 2 febbraio 2011 | |<br />

sto sotto le lenzuola di una v<strong>il</strong>la brianzola.<br />

Il primo e vero reato si consuma quotidianamente<br />

alla luce del sole, da due settimane<br />

a questa parte. Gli atti, prima che in<br />

tribunale, sono stati depositati in edicola.<br />

Si è mai vista una procura che inoltra alla<br />

Giunta per le autorizzazioni della Camera<br />

una richiesta di perquisizione lunga quasi<br />

400 pagine, quando – di solito – bastano<br />

tre righe? Pier Luigi Bersani, segretario del<br />

Pd, ha chiesto le dimissioni del premier in<br />

base all’articolo 54 della Costituzione che<br />

recita che «chi esercita funzioni pubbliche<br />

deve farlo con disciplina e onore». Perché<br />

non ha ricordato anche gli articoli 114 e<br />

329 del Codice di procedura penale secondo<br />

cui è vietato pubblicare un interrogatorio<br />

o un’intercettazione? Il reato addebitato<br />

a Berlusconi è da dimostrare; quelli<br />

compiuti dai media sono evidenti.<br />

Antica questione. Da giorni siamo<br />

inondati di intercettazioni che – more solito<br />

– ci consegnano frasi smozzicate, spesso<br />

incomprensib<strong>il</strong>i, avulse da un contesto, cui<br />

si può far dire tutto e <strong>il</strong> suo contrario. Un<br />

modo per condannare su piazza prima che<br />

in un’aula di tribunale. È <strong>il</strong> circolo mediatico<br />

giudiziario, cui <strong>Tempi</strong> si è sempre sottratto<br />

e non da oggi. Acca-<br />

«Si è mai vista una procura che inoltra alla de da Tangentopoli, passan-<br />

infophoto<br />

do per infiniti scandali che<br />

Giunta per le autorizzazioni della Camera una spesso si sono frantumati in<br />

richiesta di perquisizione lunga quasi 400 polvere, colpendo tuttavia le<br />

AP/LaPresse,<br />

pagine, quando di solito bastano tre righe?» persone ben al di là dei loro<br />

Foto:


Foto: aP/LaPresse, infophoto<br />

presunti reati. Ci sono finiti dentro tutti,<br />

a destra e a sinistra, anche in tempi recenti:<br />

Sircana, Mastella, Del Turco, Marrazzo.<br />

Il settimanale Panorama ha calcolato<br />

che per <strong>il</strong> Rubygate «sono stati intercettati<br />

almeno centom<strong>il</strong>a tra telefonate e sms,<br />

in meno di sei mesi, tra giugno e dicembre<br />

2010, cioè circa 600 intercettazioni al giorno<br />

di media. Quasi 27 m<strong>il</strong>a intercettazioni<br />

per Lele Mora, 14.500 per Nicole Minetti,<br />

un migliaio per Em<strong>il</strong>io Fede e 6.400<br />

per la stessa Ruby». Per scoprire cosa? Che<br />

Berlusconi ha una stanza del bunga bunga<br />

dove c’è un palo per fare la lap dance,<br />

un bar e una vasca dove ci si può comodamente<br />

adagiare in sei o sette per consumare<br />

amplessi, sorseggiando Sanbitter e proponendo<br />

a procaci minorenni «palpazioni<br />

concupiscenti» (così ha scritto Giuseppe<br />

D’Avanzo su Repubblica).<br />

L’INdAgINE<br />

«prove evidenTi»<br />

L’accusa di concussione<br />

e prostituzione minor<strong>il</strong>e<br />

Il presidente del Consiglio s<strong>il</strong>vio<br />

berlusconi è indagato dalla procura<br />

di M<strong>il</strong>ano per concussione e<br />

prostituzione minor<strong>il</strong>e. I magistrati<br />

sostengono di avere «prove evidenti».<br />

La procura ha notificato al<br />

premier un ordine di comparizione.<br />

I legali del premier contestano<br />

la competenza territoriale della<br />

Procura di M<strong>il</strong>ano. sono indagati<br />

anche <strong>il</strong> giornalista Em<strong>il</strong>io Fede,<br />

l’agente Lele Mora e <strong>il</strong> consigliere<br />

regionale nicole Minetti.<br />

La difeSa<br />

i legali: «normali serate<br />

tra amici, né alcol né sesso»<br />

I legali del presidente del<br />

Consiglio hanno depositato delle<br />

memorie difensive in cui sono<br />

riportate le testimonianze di<br />

persone sulle «normali serate» di<br />

arcore: «si è trattato soltanto di<br />

cene tra amici, né alcol né sesso».<br />

La pura, semplice, banale, primitiva<br />

verità è che dell’accertamento dei due presunti<br />

reati non importa nulla a nessuno.<br />

L’obiettivo è uno solo: sbarazzarsi del Drago.<br />

Lo ha scritto, senza infingimenti, Barbara<br />

Spinelli: «Prima ancora che la magistratura<br />

si pronunci, (Berlusconi, ndr)<br />

deve essere allontanato dalla politica. Non<br />

doveva nemmeno entrarci, ma ora bisogna<br />

obbligarlo a presentarsi in tribunale,<br />

a dimettersi e soprattutto vietargli ogni<br />

candidatura futura a cariche politiche.<br />

Neppure deve essere in grado di determinare<br />

chi sarà <strong>il</strong> suo delfino. I mezzi per fer-<br />

«Se la questione è punire <strong>il</strong> reprobo<br />

e non accertare <strong>il</strong> reato, allora tanto vale<br />

ammettere che nemmeno la Boccassini<br />

basterebbe, ci vorrebbe Torquemada»<br />

bunga bunga show PRIMALINEA<br />

Sopra, da sinistra, i pm m<strong>il</strong>anesi pietro<br />

forno e <strong>il</strong>da Boccassini. a sinistra, ruby<br />

intervistata da alfonso Signorini<br />

marlo non sono mai stati cercati, ma trovarli<br />

si può».<br />

Si è arrivati persino a chiedere l’ingerenza<br />

da parte della Chiesa per “scomunicare”<br />

Berlusconi. Lo hanno fatto un po’<br />

tutti: dagli azionisti di Giustizia e Libertà<br />

ai grandi quotidiani. Lo hanno fatto<br />

anche alcuni uomini di Chiesa, a volte in<br />

maniera più obliqua, come <strong>il</strong> priore della<br />

Comunità di Bose, Enzo Bianchi, che ultimamente<br />

sulla Stampa si è impegnato in<br />

dotte disquisizioni su “La tristezza del lussurioso”.<br />

Che si voleva? Un discorso chiaro<br />

del Papa che ricordasse che andare con<br />

le prostitute è peccato? Perché, c’è qualcuno<br />

che aveva dei dubbi? È curioso piuttosto<br />

che tale richiesta di intervento sia arrivata<br />

da quegli stessi che quando <strong>il</strong> Papa<br />

usa parole esplicite su aborto, coppie gay,<br />

fecondazione assistita, sono subito pronti<br />

a definirle un’ingerenza.<br />

Criminalizzare <strong>il</strong> peccatore<br />

Invece, questa volta, solo per questo specifico<br />

e determinato caso, la Chiesa avrebbe<br />

dovuto condannare non solo <strong>il</strong> peccato ma<br />

anche <strong>il</strong> peccatore, facendo nome e cognome.<br />

Ma se la questione fosse la punizione<br />

del reprobo e non l’accertamento del reato,<br />

allora tanto varrebbe ammettere che<br />

nemmeno la Boccassini basterebbe, ci vorrebbe<br />

Torquemada.<br />

Tutto ciò avviene «perché – come ha<br />

scritto Giuliano Ferrara sul Foglio – oggi<br />

politicamente conviene, ad atei e credenti<br />

della sinistra moralistica e teologica,<br />

criminalizzare moralmente<br />

un Berlusconi che, secondo<br />

me, va messo sotto accusa<br />

politicamente, ma lasciato<br />

in pace sul piano della sua<br />

morale privata, la quale<br />

| | 2 febbraio 2011 | 11


non è un crimine e, se è un peccato (cosa<br />

che a me pare incontrovertib<strong>il</strong>e) riguarda<br />

la sua coscienza e <strong>il</strong> suo direttore spirituale,<br />

visto che le feste di Arcore non sono atti<br />

pubblici, norme o leggi».<br />

Ciò non significa avallare in nessun<br />

modo quello che è stato chiamato lo “st<strong>il</strong>e<br />

di vita di Berlusconi”. Questo non è giustificab<strong>il</strong>e<br />

in alcun modo, sia che si tratti di<br />

un premier o del più devoto tra i papaboys.<br />

Non serve <strong>il</strong> catechismo per comprenderlo,<br />

basta un misurato senso comune delle<br />

cose. Ma è ovvio che se <strong>il</strong> Berlusconi ha<br />

commesso un peccato questo lo può determinare<br />

lui, la sua coscienza, <strong>il</strong> suo confessore,<br />

se a questi vorrà rivolgersi. Non siamo<br />

gente che va ad origliare nei confessionali,<br />

né a casa della gente altrui per sapere<br />

se e come gli aggrada di fare l’amore,<br />

se è pentito o meno, se recita l’Ave Maria<br />

prima di spegnere la lampada sul comodino.<br />

Piuttosto, la moralità di un premier la<br />

misuriamo in riferimento alla sua azione<br />

di governo, non ai suoi presunti comportamenti<br />

privati. Sinteticamente, per dirla<br />

con le parole di Vittorio Messori: «è meglio<br />

un premier puttaniere che faccia leggi non<br />

in contrasto con quelli che <strong>il</strong> Papa definisce<br />

“valori non negoziab<strong>il</strong>i”, piuttosto che<br />

un notab<strong>il</strong>e cattolicissimo che poi, però, fa<br />

le leggi contrarie alla Chiesa».<br />

Un’esigenza dettata dal suo ruolo<br />

Hic stantibus rebus, chiedere le dimissioni<br />

del premier è, oltre che prematuro valendo<br />

la presunzione di innocenza, pericoloso.<br />

Significherebbe consegnare l’Italia a quello<br />

che Luca Ricolfi ha chiamato «<strong>il</strong> lato oscuro<br />

del potere dei pm». Un potere che «spesso a<br />

sinistra non si nota: visti i metodi che usano,<br />

chiunque sarebbe terrorizzato a guidare<br />

l’Italia. Si può sperare di godere del favore,<br />

dell’indulgenza, o del disinteresse del pm,<br />

ma nulla esclude che, una volta cambiato<br />

<strong>il</strong> vento, la propria reputazione sia distrutta<br />

da un assalto giudiziario».<br />

Per questo, quel che si deve chiedere<br />

a Berlusconi non è un atto di pentimento<br />

pubblico, ma una risposta politica. Non<br />

importa sapere se <strong>il</strong> presidente del Consiglio<br />

ha una relazione stab<strong>il</strong>e, se riuscirà<br />

o meno a «punire i giudici», se le serate a<br />

casa sua sono «eleganti» – linea difensiva<br />

piuttosto es<strong>il</strong>e –, ma se egli è ancora in grado<br />

di portare a termine le riforme che ha<br />

promesso (tra cui, quella della giustizia),<br />

se pensa che la traballante operazione dei<br />

responsab<strong>il</strong>i possa durare, se può garantire<br />

stab<strong>il</strong>ità, se è personalmente consapevole<br />

che una maggiore cautela nei comportamenti<br />

– esigenza dettata dal suo ruolo –<br />

sia necessaria per evitare di buttare a mare<br />

tutto ciò che di buono egli ha permesso di<br />

costruire. Sono risposte che nessuno ha <strong>il</strong><br />

diritto di dare al suo posto. Non un monsignore<br />

o – peggio – un giudice. n<br />

12 | 2 febbraio 2011 | |<br />

la chieSa<br />

bagnasco<br />

Il presidente della<br />

cei ad ancona<br />

«Si moltiplicano<br />

notizie che riferiscono<br />

di comportamenti<br />

contrari al pubblico<br />

decoro e si esibiscono<br />

squarci – veri<br />

o presunti – di st<strong>il</strong>i<br />

non compatib<strong>il</strong>i<br />

con la sobrietà e la<br />

correttezza mentre<br />

qualcuno si chiede a<br />

che cosa sia dovuta<br />

l’ingente mole di strumenti<br />

di indagine. In<br />

tale modo, passando<br />

da una situazione<br />

abnorme all’altra, è<br />

l’equ<strong>il</strong>ibrio generale<br />

che ne risente in<br />

maniera progressiva,<br />

nonché l’immagine<br />

generale del Paese.<br />

La collettività guarda<br />

sgomenta gli attori<br />

della scena pubblica,<br />

e respira un evidente<br />

disagio morale. La<br />

vita di una democrazia<br />

si compone di<br />

delicati e necessari<br />

equ<strong>il</strong>ibri, poggia sulla<br />

capacità da parte<br />

di ciascuno di autolimitarsi»<br />

(prolusione<br />

del cardinale Angelo<br />

Bagnasco al Consiglio<br />

permanente Cei).<br />

L’UoMo cHE RIPULÌ IL TIcIno DaLLa MaRIJUana<br />

Quel palazzo<br />

è un colabrodo<br />

«Minata la credib<strong>il</strong>ità della giustizia». Lo «sconcerto»<br />

di un pm svizzero davanti alla «sistematica violazione<br />

del segreto istruttorio da parte degli addetti ai lavori»<br />

Sconcertante, incomprensib<strong>il</strong>e, incon- cura di Lugano. In Ticino è considerato un<br />

Crinari<br />

cepib<strong>il</strong>e, devastante, indecente. Sarà duro. All’inizio degli anni Duem<strong>il</strong>a ha sgo-<br />

anche un magistrato svizzero, ma minato la coltivazione e <strong>il</strong> commercio del-<br />

Alessandro<br />

quando parla dello stato della giustizia la marijuana che aveva trasformato, <strong>il</strong>le-<br />

in Italia perde ogni forma di aplomb. Si galmente, <strong>il</strong> cantone nella nuova Amster-<br />

chiama Antonio Perugini ed è procuratodam. Oggi, leggendo i giornali italiani pie-<br />

AP/LaPresse;<br />

re pubblico (pubblico ministero) della pro- ni di intercettazioni e guardando i tele-<br />

Foto:


Foto: aP/LaPresse; alessandro Crinari<br />

giornali pieni di giornalisti che interrogano<br />

gli indagati al posto dei magistrati, non<br />

può credere ai propri occhi. Che si tratti di<br />

Sarah Scazzi o di Ruby Rubacuori, la questione<br />

per lui non cambia.<br />

Antonio Perugini, che impressione si è<br />

fatto, da magistrato, del rapporto tra<br />

magistratura e stampa in Italia?<br />

Di sconcerto! La autorizzo a usare questo<br />

termine: sconcerto. È sconcertante per<br />

un magistrato, perché non riesco a rendermi<br />

conto di come sia possib<strong>il</strong>e che tutte le<br />

informazioni di un’inchiesta in corso possano<br />

finire in diretta alla stampa, in alcuni<br />

casi prima ancora che <strong>il</strong> magistrato stesso<br />

ne abbia avuto visione. Come diavolo può<br />

avvenire se non – ovviamente – con una<br />

sistematica violazione del segreto istruttorio<br />

da parte degli addetti ai lavori?<br />

Qual è <strong>il</strong> principio che sottostà all’obbligo<br />

della segretezza delle indagini?<br />

Il principio è quello della non compro-<br />

A lato, <strong>il</strong> palazzo di<br />

giustizia di M<strong>il</strong>ano.<br />

Sopra, Antonio<br />

Perugini, pubblico<br />

procuratore della<br />

procura di Lugano.<br />

Sotto, l’agente dello<br />

spettacolo Lele<br />

Mora ed Em<strong>il</strong>io Fede,<br />

entrambi coinvolti<br />

nell’inchiesta sulle<br />

feste di Arcore<br />

missione dell’esito dell’inchiesta stessa. La<br />

segretezza permette che l’inchiesta possa<br />

essere condotta senza interferenze. Perché<br />

l’obiettivo generale resta quello di stab<strong>il</strong>ire<br />

la verità materiale dei fatti.<br />

La violazione del segreto istruttorio è punib<strong>il</strong>e<br />

in Svizzera?<br />

È un reato di natura penale.<br />

Ricorda casi in cui la violazione del segreto<br />

è stata punita nel vostro paese?<br />

Recentemente c’è stato un caso a Zurigo<br />

in cui un agente di polizia è stato condannato<br />

perché aveva passato alla stampa<br />

<strong>il</strong> contenuto di una denuncia verso <strong>il</strong> capo<br />

dell’esercito svizzero, che a seguito dello<br />

scandalo fu costretto alle dimissioni. Quel-<br />

«Come è possib<strong>il</strong>e che tutte le informazioni di<br />

un’inchiesta in corso possano finire in diretta<br />

alla stampa, in alcuni casi prima ancora che<br />

<strong>il</strong> magistrato stesso ne abbia avuto visione?»<br />

bunga bunga show PRIMALINEA<br />

lo è l’unico episodio clamoroso, ma in Svizzera<br />

sono casi estremamente rari anche<br />

perché sono rare le fughe di notizie.<br />

Perché secondo lei si arriva alla violazione<br />

del segreto istruttorio se esso è necessario<br />

per la ricostruzione della verità<br />

fattuale?<br />

È per questo che è incomprensib<strong>il</strong>e! Ed<br />

è per questo che poi ha buon gioco S<strong>il</strong>vio<br />

Berlusconi a dire ogni volta: “Ecco, ci sono<br />

i magistrati che mi perseguitano”. In questo<br />

modo si aprono le porte all’interpretazione<br />

politica dell’azione della magistratura,<br />

ma anche a tante altre interpretazioni.<br />

Si presta <strong>il</strong> fianco all’accusa che vi sia un<br />

uso strumentale della giustizia. È una cosa<br />

devastante dal punto di vista della credib<strong>il</strong>ità<br />

della giustizia.<br />

Ma non è solo l’immagine della magistratura<br />

a uscirne male. Anche chi è indagato<br />

non è più garantito.<br />

Esatto. Quel che avviene è inaccettab<strong>il</strong>e<br />

perché divulgare le informazioni di un’indagine<br />

significa rendere pubblico ciò che<br />

per definizione deve essere reso noto solo<br />

al momento del processo. Questa è la condizione<br />

perché venga garantita la presunzione<br />

d’innocenza. È la presunzione d’innocenza<br />

che si sta mandando al macero.<br />

Perché l’imputato è innocente fino a che<br />

non viene emessa una sentenza di colpevolezza.<br />

Altrimenti è inut<strong>il</strong>e che si mettano<br />

nelle varie carte dei diritti dell’uomo tutti<br />

questi princìpi, se poi vengono sistematicamente<br />

violati e calpestati. Per noi magistrati<br />

svizzeri è assolutamente incomprensib<strong>il</strong>e<br />

e inconcepib<strong>il</strong>e, ad esempio, che delle<br />

conversazioni telefoniche intercettate<br />

dagli inquirenti possano finire sui giornali<br />

prima che siano rese pubbliche al processo.<br />

Anche l’atteggiamento della vostra stampa<br />

è diverso da quello dei media italiani?<br />

Sì, da un lato c’è una<br />

stampa meno aggressiva<br />

e spregiudicata. C’è molto<br />

più rispetto delle persone e<br />

dell’elemento istituzionale.<br />

Quindi se l’autorità si trin-<br />

| | 2 febbraio 2011 | 13


cattolici pdl<br />

lEttErA APErtA<br />

la posizione di lupi,<br />

Formigoni, Sacconi<br />

Raffaele Calabrò,<br />

Roberto Formigoni,<br />

Maurizio Gasparri,<br />

Maurizio Lupi,<br />

Alfredo Mantovano,<br />

Mario Mauro,<br />

Gaetano Quagliariello,<br />

Eugenia Roccella e<br />

Maurizio Sacconi<br />

hanno firmato di<br />

una lettera aperta<br />

ai cattolici italiani. I<br />

politici del Pdl chiedono<br />

di «sospendere<br />

<strong>il</strong> giudizio sul caso<br />

Ruby» e assicurare<br />

anche a Berlusconi<br />

una vera «presunzione<br />

di innocenza».<br />

Per non «oscurare<br />

<strong>il</strong> senso del nostro<br />

lavoro quotidiano per<br />

<strong>il</strong> bene comune», chiedono<br />

di non «lasciarsi<br />

strumentalizzare da<br />

un moralismo interessato<br />

e intermittente,<br />

che emerge solo<br />

quando c’è di mezzo<br />

<strong>il</strong> presidente». «Noi<br />

conosciamo un altro<br />

Berlusconi che ci ha<br />

dato la possib<strong>il</strong>ità<br />

di portare avanti<br />

battaglie diffic<strong>il</strong>i e<br />

controcorrente, condividendole<br />

con noi».<br />

Il testo della lettera è<br />

su tempi.it.<br />

cera dietro <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio, non si cerca qualsiasi<br />

espediente per arrivare a pubblicare<br />

la notizia. Cosa che invece in Italia mi<br />

sembra essere più diffusa e da tutti praticata.<br />

Anzi, mi sembra di capire che alcuni<br />

magistrati abbiano la propria stampa di<br />

riferimento.<br />

È vero che tra voi magistrati e la stampa<br />

c’è una sorta di accordo su come gestire<br />

le notizie?<br />

Diciamo che c’è un gentlemen’s agreement.<br />

Una serie di regole deontologiche<br />

alle quali ci si riferisce e una prassi che si<br />

è instaurata negli anni. In sostanza noi diamo<br />

conferma di quelle notizie che spesso e<br />

volentieri la stampa ha già, ma sulle quali<br />

i giornalisti hanno bisogno di un riscontro<br />

autorevole da parte di chi ha in mano<br />

l’inchiesta. Questo modus vivendi finora ha<br />

assicurato quella tranqu<strong>il</strong>la convivenza tra<br />

14 | 2 febbraio 2011 | |<br />

due obiettivi estremamente diversi e per<br />

certi versi opposti. Perché voi giornalisti<br />

avete bisogno dell’attualità e dell’immediatezza<br />

e noi magistrati abbiamo bisogno del<br />

segreto assoluto fino al momento del processo,<br />

dove le cose possono diventare pubbliche.<br />

Si è riusciti instaurare una convivenza<br />

tra questi due obiettivi assicurando quella<br />

necessaria minima informazione senza<br />

che <strong>il</strong> segreto istruttorio impedisca che<br />

nulla si sappia. È un ragionevole compromesso.<br />

Ragionevole e soprattutto rispettato.<br />

Perché la stampa in Svizzera accetta<br />

questo compromesso?<br />

«I colabrodo sono già a livello dei palazzi di<br />

giustizia. E poi c’è probab<strong>il</strong>mente un inciucio,<br />

non sano per l’affidab<strong>il</strong>ità delle istituzioni,<br />

fra certi pm e i loro giornalisti di riferimento»<br />

La stampa ha tutto l’interesse a mantenere<br />

questo equ<strong>il</strong>ibrio che si è stab<strong>il</strong>ito nella<br />

prassi, proprio perché sa che se violasse<br />

l’accordo da parte nostra scatterebbe <strong>il</strong><br />

black-out dell’informazione.<br />

A lei capita di collaborare con magistrati<br />

italiani per casi transfrontalieri. Ha mai<br />

provato a chiedere spiegazioni?<br />

Sì, informalmente ho domandato<br />

come sia possib<strong>il</strong>e che vi siano così tante<br />

fughe di notizie. La risposta che ho ricevuto,<br />

e che ritengo verosim<strong>il</strong>e, è che i colabrodo<br />

sono già a livello dei palazzi di giustizia.<br />

E poi c’è probab<strong>il</strong>mente un inciucio,<br />

non sano sotto <strong>il</strong> profi-<br />

lo dell’affidab<strong>il</strong>ità delle istituzioni,<br />

fra alcuni magistrati<br />

e i loro giornalisti di riferimento.<br />

Ma qui penso di dire<br />

cose stranote.


Foto: aP/LaPresse, infophoto<br />

Ma i palazzi di giustizia ci sono anche in<br />

Svizzera. Come mai non sono dei colabrodo?<br />

Perché gli addetti ai lavori nel vostro<br />

paese riescono a resistere alla tentazione<br />

di far uscire le notizie?<br />

Perché non ne hanno nessun interesse<br />

e non ne traggono nessun vantaggio. Anzi,<br />

ne avrebbero solo da perdere, nessuno<br />

vuol mettere a repentaglio la propria carriera.<br />

Ma penso che in Italia ci sia un altro<br />

problema che noi non abbiamo.<br />

Quale?<br />

La lunghezza dei processi. In Italia, a<br />

causa delle norme di procedura e della sottodotazione<br />

di mezzi per le inchieste, non<br />

si ha la certezza che le indagini arrivino in<br />

tribunale e che in tribunale sia emessa una<br />

sentenza. L’esigenza dei processi mediatici,<br />

forse, nasce dal fatto che i magistrati hanno<br />

spesso la sensazione che <strong>il</strong> corso nor-<br />

A sinistra, la v<strong>il</strong>la di S<strong>il</strong>vio<br />

Berlusconi ad Arcore.<br />

Sotto, la consigliera regionale<br />

lombarda Nicole Minetti,<br />

indagata a M<strong>il</strong>ano per<br />

favoreggiamento<br />

della prostituzione.<br />

Sopra, <strong>il</strong> segretario del Pd<br />

Pier Luigi Bersani. Anche<br />

lui ha chiesto le dimissioni<br />

del Cavaliere appellandosi<br />

alla Costituzione italiana<br />

male della giustizia non porterà a nulla.<br />

I grossi processi sono tutti lì, e la prescrizione<br />

è <strong>il</strong> loro esito naturale e cimiteriale.<br />

Questo crea nella classe giudiziaria una<br />

sorta di frustrazione: viene fatto un lavoro<br />

magari anche enorme, con dedizione e<br />

impegno, ma non se ne riesce a vedere <strong>il</strong><br />

risultato in tempi ragionevoli. Così scattano<br />

quei meccanismi per mezzo dei quali<br />

viene ripristinata la gogna. Prima la gogna<br />

era in piazza, ora è sui giornali. E magari<br />

solo perché <strong>il</strong> magistrato vuole mostrare<br />

che <strong>il</strong> proprio lavoro l’ha fatto. Un modo,<br />

un po’ barbaro, per valorizzare <strong>il</strong> proprio<br />

«La gogna mediatica è un modo, barbaro,<br />

per valorizzare <strong>il</strong> proprio lavoro. Ma <strong>il</strong> lavoro<br />

delle toghe deve essere valorizzato in aula,<br />

non coi rapporti priv<strong>il</strong>egiati con la stampa»<br />

bunga bunga show PRIMALINEA<br />

lavoro. Ma <strong>il</strong> lavoro del magistrato e del<br />

giudice deve essere valorizzato in aula, con<br />

le sentenze. Non con i rapporti priv<strong>il</strong>egiati<br />

con la stampa.<br />

Quanto durano i vostri processi?<br />

La stragrande maggioranza dei processi<br />

medio-grandi si conclude entro i sei e<br />

i dodici mesi, si arriva a durate maggiori<br />

solo nei processi epocali come quello per<br />

<strong>il</strong> fallimento di Swissair. La garanzia delle<br />

nostre norme procedurali è che, soprattutto<br />

quando è richiesto l’arresto, e quindi<br />

la carcerazione preventiva, i tempi di evasione<br />

dell’inchiesta sono estremamente<br />

celeri. Perché da noi si rimane in carcere<br />

fino al processo e la carcerazione preventiva<br />

fino all’anno scorso poteva durare al<br />

massimo sei mesi, da quest’anno si è ridotta<br />

a un massimo di tre mesi. Questo significa<br />

che noi magistrati inquirenti dobbiamo<br />

sbrigarci a fare <strong>il</strong> nostro lavoro. Quindi<br />

l’ultimo dei pensieri del magistrato svizzero<br />

è quello di informare la stampa. È l’ultima<br />

delle sue preoccupazioni. Recentemente<br />

la procura di Lugano ha introdotto la<br />

figura dell’addetto stampa proprio per evitare<br />

che i giornalisti ci mettano sotto assedio<br />

con le loro telefonate. Noi siamo occupati<br />

a fare le inchieste.<br />

Come se ne potrebbe uscire?<br />

Ho l’impressione che se l’assetto normativo<br />

e la dotazione in uomini e mezzi<br />

fossero adeguati, nessuno avrebbe interesse<br />

a fare processi mediatici.<br />

Lei la fa fac<strong>il</strong>e…<br />

Sì, ma bisogna rendersi conto che così<br />

la situazione della giustizia è indecente.<br />

Perché chi ci va di mezzo non è tanto <strong>il</strong><br />

signor Berlusconi e le sue signorine, qui<br />

ci va di mezzo la credib<strong>il</strong>ità e l’affidab<strong>il</strong>ità<br />

della giustizia. Chi mai crederà alle sentenze<br />

frutto di inchieste condotte in questo<br />

modo? Ognuno avrà la scusa per dire: se<br />

trattano così <strong>il</strong> premier, figu-<br />

riamoci come sarà trattato <strong>il</strong><br />

privato cittadino. E ogni sentenza<br />

si trasformerà nell’errore<br />

giudiziario del secolo.<br />

Luca Fiore<br />

| | 2 febbraio 2011 | 15


INDEBITE INVESTIGAZIONI SU AMORI, TRASTULLI E BANCHETTI<br />

La secolare civ<strong>il</strong>tà<br />

della denigrazione<br />

Sparlare dei vizi segreti dei governanti per trasformarli in orride<br />

maschere è una tecnica antica quanto <strong>il</strong> mondo. Ne sanno qualcosa<br />

certi imperatori passati alla storia come insidiatori di minorenni<br />

di Giuseppe Zanetto*<br />

La condotta privata di un governante<br />

influisce sull’efficacia della sua azione<br />

politica e quindi sul giudizio che si<br />

deve dare di lui? Secondo Plutarco (I-II secolo<br />

d.C.), sì. Nei Precetti politici lo storico cita<br />

gli esempi opposti di due grandi personaggi<br />

dell’Atene classica, Temistocle e Alcibiade: <strong>il</strong><br />

primo, l’eroe delle Guerre Persiane, quando<br />

entrò in politica, rinunciò alle bevute e alle<br />

gozzoviglie, che erano state fino ad allora la<br />

sua occupazione preferita, perché capì che<br />

una linea di sobrietà l’avrebbe avvantaggiato<br />

nella nuova carriera; Alcibiade, al contrario,<br />

forse <strong>il</strong> più geniale tra gli statisti ateniesi,<br />

fu rovinato dagli scandali provocati dalle<br />

sue intemperanze. Il fatto è – spiega Plutarco<br />

– che gli uomini di Stato non rendono<br />

conto solo delle scelte politiche, «anche<br />

i loro banchetti, i loro amori, le loro nozze,<br />

i loro trastulli e ogni occupazione sono<br />

oggetto di indebite investigazioni».<br />

Su questo tema la riflessione antica torna<br />

spesso, muovendo per lo più da una concezione<br />

“pedagogica” della politica che assim<strong>il</strong>a<br />

<strong>il</strong> popolo a una mandria e <strong>il</strong> governante<br />

a un pastore. Il compito del politico<br />

è ammansire la folla, usando di volta in<br />

volta la fermezza o l’adulazione (<strong>il</strong> bastone<br />

e la carota, in termini moderni). È chiaro<br />

che un “mandriano del popolo” deve dare<br />

<strong>il</strong> buon esempio, perché la massa si fida più<br />

degli occhi che delle orecchie. Seneca spiega<br />

al discepolo Luc<strong>il</strong>io che i potenti della<br />

terra dovrebbero vivere a porte spalancate,<br />

protetti solo dalla loro buona coscienza:<br />

se – come invece accade – si circondano di<br />

riserbo, non è per ragioni di sicurezza, ma<br />

per <strong>il</strong> desiderio di tenere nascosti i loro vizi.<br />

Plinio, lodando l’imperatore Traiano, gli<br />

dice che per lui non vale ciò che vale per gli<br />

altri principi: un’ispezione della sfera privata<br />

non lo esporrebbe al pericolo di scandali,<br />

ma ne esalterebbe la specchiata virtù.<br />

Queste formulazioni però (e molte altre<br />

sim<strong>il</strong>i) sono br<strong>il</strong>lanti esempi di moralismo<br />

16 | 2 febbraio 2011 | |<br />

piegato a fini retorici. Perdono ogni consistenza,<br />

se si accetta una concezione meno<br />

ideologica e più pragmatica della politica<br />

come arte di costruire <strong>il</strong> possib<strong>il</strong>e con <strong>il</strong> possib<strong>il</strong>e.<br />

Se è vero che in politica non si ragiona<br />

in termini di giusto o ingiusto, ma di efficace<br />

o inefficace, allora l’irruzione nel privato<br />

altrui non è qualcosa di lecito o <strong>il</strong>lecito,<br />

ma semplicemente una delle opzioni<br />

praticab<strong>il</strong>i. Di fatto, la denigrazione dell’avversario<br />

attraverso la denunzia dei suoi vizi<br />

privati (quindi la costruzione di una sua<br />

maschera “orrida”), è una prassi consolidata,<br />

praticata da secoli. Vediamone qualche<br />

esempio: è un discorso tra storia e letteratura,<br />

che può divertire, oltre che istruire.<br />

Punto di partenza è l’Atene del V e del IV<br />

secolo a.C., <strong>il</strong> grande laboratorio della poli-<br />

Qui sotto, maschera antiberlusconiana.<br />

A destra, maschera di satiro, II secolo d.C.<br />

Nella commedia greca <strong>il</strong> moderato Nicia è un<br />

bacchettone p<strong>il</strong>otato dai preti; Cleone, radicale,<br />

a parole si preoccupa dei meno abbienti, ma in<br />

realtà li appesta coi liquami della sua pelletteria<br />

tica occidentale. La democrazia<br />

ateniese prevede lo scontro<br />

diretto e personale tra i<br />

“demagoghi” (cioè i capipopolo),<br />

che si affrontano in<br />

assemblea propugnando ciascuno<br />

la propria linea. Data<br />

la natura del dibattito, che<br />

avviene davanti all’intera cittadinanza<br />

e comporta una decisione<br />

immediata, non ci sono<br />

le condizioni per una riflessione<br />

approfondita: prevale l’oratore che<br />

più impressiona l’uditorio.<br />

Nasce l’identità parallela<br />

Ogni mezzo è buono: grida, promesse,<br />

bugie, sceneggiate; e la denigrazione<br />

dell’avversario è largamente<br />

praticata. Anzi, va a finire<br />

che di certi politici (i più influenti,<br />

di norma) si crea un’identità<br />

parallela, costruita sulle ricorrenti<br />

maldicenze dei nemici. Noi<br />

conosciamo queste “maschere”<br />

soprattutto dalle commedie: i<br />

poeti comici infatti sono politicamente<br />

schierati, e sostengono <strong>il</strong><br />

loro partito attaccando i capi delle<br />

fazioni avversarie. Così Nicia, un<br />

rappresentante della corrente moderata, è<br />

presentato come un bacchettone che crede<br />

ai miracoli e si lascia p<strong>il</strong>otare dai preti; Cleone,<br />

dell’ala radicale, secondo la commedia è<br />

uno che a parole si preoccupa dei ceti meno<br />

abbienti, ma in realtà li appesta con i liquami<br />

della sua fabbrica di pelletteria.<br />

Qualche decennio più tardi la stessa<br />

situazione si ripropone quando F<strong>il</strong>ippo<br />

di Macedonia cresce in potenza e diventa<br />

l’arbitro della politica greca. Ad Atene si<br />

formano due fazioni, l’una<br />

favorevole e l’altra contraria<br />

all’alleanza con la Macedonia.<br />

Il capo del partito<br />

antimacedone è Demostene,<br />

un maestro dell’arte orato-


Foto: AP/LaPresse<br />

ria. I discorsi<br />

di Demostene potrebbero essere presi a<br />

modello da molti giornalisti di oggi, per<br />

l’efficacia della scrittura (e della mistificazione).<br />

F<strong>il</strong>ippo, una delle figure più intriganti<br />

della storia antica, nella demonizzazione<br />

di Demostene diventa un soldataccio<br />

semianalfabeta che parla a mala pena <strong>il</strong><br />

greco – aveva studiato nelle migliori scuole<br />

di Atene! – e, da barbaro qual è, pensa solo<br />

al vino e alle donne.<br />

Ma <strong>il</strong> vero campione di questa tendenza<br />

è lo storico latino Tacito, che ci ha lasciato<br />

un capolavoro di scrittura partigiana.<br />

Negli Annali Tacito racconta la storia di<br />

Roma da Tiberio a Nerone, facendo perno<br />

sulla figura dei principi che si succedono<br />

al potere. Con perfida ab<strong>il</strong>ità, orienta i<br />

BUNGA BUNGA SHOW PRIMALINEA<br />

TACITO PARTIGIANO<br />

Negli Annali Tacito, con<br />

perfida ab<strong>il</strong>ità, ritaglia i<br />

fatti in modo da far apparire<br />

la dinastia giulio-claudia<br />

(da Tiberio a Nerone)<br />

come una successione di<br />

imperatori perversi<br />

FILIPPO IL MACEDONE<br />

F<strong>il</strong>ippo, una delle figure<br />

più intriganti dell’antichità,<br />

grazie a Demostene diventa<br />

un soldataccio barbaro<br />

semianalfabeta. Eppure<br />

aveva studiato nelle<br />

migliori scuole di Atene<br />

fatti e ne ritaglia l’esposizione, in modo<br />

da costruire i ritratti indimenticab<strong>il</strong>i di<br />

cinque personalità perverse. Si comincia<br />

da Augusto (l’opera prende le mosse<br />

dalla sua morte), di cui lo storico fa un<br />

“processo”, fingendo di riferire i discorsi<br />

che su di lui circolavano a Roma. È<br />

poi la volta di Tiberio, ambiguo, crudele,<br />

invidioso: Tacito lo accusa di vari<br />

omicidi, e insiste sulle dissolutezze consumate<br />

nella v<strong>il</strong>la di Capri. Non tocca di<br />

meglio a Caligola, un pazzo avido di sangue<br />

e depravato, né a Claudio, un ometto<br />

debole di gambe e di cervello, patetico insidiatore<br />

di ragazze minorenni.<br />

La condanna di Nerone<br />

L’ost<strong>il</strong>ità di Tacito per la dinastia giulio-claudia<br />

ha ragioni politiche: da buon conservatore,<br />

lo storico è contrario all’ecumenismo<br />

inaugurato da Augusto e perfezionato da<br />

Nerone. Proprio Nerone è <strong>il</strong> suo bersaglio<br />

preferito. La demolizione del personaggio è<br />

totale; Nerone, nel racconto di Tacito, è un<br />

irresponsab<strong>il</strong>e, inebriato di potere e convinto<br />

di potersi permettere qualsiasi eccesso: si<br />

esibisce come musicista e cantante, sfidando<br />

<strong>il</strong> ridicolo; manda a morte i fam<strong>il</strong>iari più<br />

stretti; dà alle fiamme Roma (almeno, lo storico<br />

non smentisce questa versione dei fatti),<br />

per godere lo spettacolo dell’incendio e<br />

cantare la rovina di Troia. Nerone fu particolarmente<br />

sfortunato. Al ritratto negativo<br />

degli Annali (opera destinata a una larghissima<br />

fortuna) si aggiunse l’azione dei cristiani.<br />

L’imperatore, per allontanare da sé le<br />

accuse di chi gli imputava l’incendio della<br />

città, pensò di far cadere i sospetti sulla nuova<br />

“setta religiosa” che si andava formando,<br />

e diede <strong>il</strong> via alla persecuzione. La tradizione<br />

cristiana lo considera perciò una sorta di<br />

Anticristo: così si spiega la condanna che ha<br />

accompagnato Nerone nei secoli, fino a Quo<br />

vadis? e a Hollywood. Nel suo caso, laici e<br />

credenti cantano la stessa canzone.<br />

*professore ordinario di Lingua e letteratura<br />

greca presso l’Università statale di M<strong>il</strong>ano<br />

| | 2 febbraio 2011 | 17


CONFIDENZE DI UN CATTOLICO MILITANTE E BERLUSCONIANO<br />

Non si spiano le telefonate<br />

per giudicare una coscienza<br />

di Renato Farina<br />

Il Diavolo Della Tasmania passa per un caTTolico m<strong>il</strong>iTanTe. Non sa cosa vuol dire, ma<br />

questa è la definizione che passa <strong>il</strong> mercato. Cattolico m<strong>il</strong>itante e berlusconiano.<br />

Una razza di cui ci si interessa solo quando si può usare come pistola contro<br />

<strong>il</strong> nemico politico. Mettiamo insieme leggi e mozioni meravigliose (esagero) e non ci<br />

f<strong>il</strong>a nessuno. Improvvisamente diventiamo gente da intervistare se risulta che Berlusconi<br />

fa feste ad Arcore. Ovvio: si spera in una condanna morale del premier, che<br />

avrebbe peso politico se viene da gente della sua parte. Se uno non lo fa, si entra nella<br />

categoria dei complici che reggono <strong>il</strong> sacco a Don Giovanni mentre rapisce chiunque<br />

purché porti la gonnella. Mi oppongo. I cattolici non è che abbiano un’attitudine morale<br />

maggiore degli altri. La tensione morale è di ogni uomo che sia tale. Dunque non<br />

vedo perché farci depositari in esclusiva di fulmini e saette contro i peccatori. Sem-<br />

mai la nostra specialità è la consapevolezza del peccato originale e della<br />

misericordia, perché ciascuno di noi è stato educato a sapere chi è e del<br />

bisogno di salvezza. Niente da fare: devi rispondere. Qui provo a confidarmi<br />

con voi, lettori amici, dicendo i miei pensierini elementari.<br />

1. I dieci comandamenti valgono per tutti. Guai a diminuirne <strong>il</strong> numero<br />

per compiacere <strong>il</strong> capo abrogando <strong>il</strong> sesto. Ma anche <strong>il</strong> decimo,<br />

non desiderare la roba d’altri (sia pure <strong>il</strong> governo), vale eccome.<br />

2. Che diritto ho io di giudicare la coscienza degli altri? Nessuno. Si<br />

possono giudicare i comportamenti. E io ho per ora una sola certezza: che <strong>il</strong> comportamento<br />

immorale è quello della procura di M<strong>il</strong>ano. Neanche dei pm giudico la<br />

coscienza, ma i comportamenti sono rivendicati. E si vede benissimo come una telefonata<br />

innocente sia diventata <strong>il</strong> pretesto per scrutare la vita di un uomo.<br />

3. Mi si dice: guardi <strong>il</strong> dito sporco invece che la luna che esso indica. Balle. In questo<br />

caso non ho <strong>il</strong> diritto di guardare la luna: è come leggere una lettera che non ho<br />

<strong>il</strong> diritto di aprire. Per me non esiste. Quel dito è una pistola che indicando uccide.<br />

4. Si critica <strong>il</strong> modello di vita di B. e <strong>il</strong> fatto che questo è un esempio negativo per<br />

tutti. La preoccupazione è giusta. Si rifletta: chi amplifica tutto questo e se ne compiace?<br />

A che scopo? Si vuole far credere che <strong>il</strong> sostegno politico a B sia di per sé un<br />

consenso al suo modo di intendere <strong>il</strong> sesso e <strong>il</strong> rapporto con le donne, così da rendere<br />

immorale <strong>il</strong> voto per lui. Un’operazione immorale, una truffa, una confusione delle<br />

essenze. Berlusconi è stato ed è, a dispetto dei moralisti, l’antemurale Christianitatis<br />

dinanzi alla dittatura del relativismo, in fatto di leggi e di pratica di governo.<br />

5. Il moralismo è l’uso della morale a fini politici. È la negazione della morale, la<br />

quale è disinteressata, non è l’arte di picchiare <strong>il</strong> pugno sul petto degli altri.<br />

6. Di certo esiste oggi la necessità di una testimonianza di vita dedicata con serietà<br />

a un ideale, dove <strong>il</strong> rapporto tra le persone, ivi compresa la sessualità, sia segnata<br />

da un rispetto profondo, e dalla considerazione del bene dell’altro.<br />

7. Dire questo però in riferimento alle serate di B. è molto comodo e deresponsab<strong>il</strong>izzante.<br />

È <strong>il</strong> solito metodo per cui si individua nel comportamento di un altro la<br />

causa dei nostri guai. Uno spettacolo costruito da falsari.<br />

8. Qualcuno, credo fosse Solzenicyn, spiegò che l’errore degli intellettuali russi<br />

consistette nelle due domande da cui partirono (per arrivare ai gulag): 1) Che fare?<br />

2) Di chi è la colpa?<br />

9. Invece quelle necessarie sono: 1) Chi siamo? 2) In che cosa veramente crediamo?<br />

10. Signore, abbi pietà di noi, che siamo peccatori.<br />

IL DIAVOLO<br />

DELLA<br />

TASMANIA<br />

DENTRO<br />

IL PALAZZO<br />

Mi si dice: guardi <strong>il</strong> dito sporco<br />

invece che la luna che esso indica.<br />

Balle. Non ho <strong>il</strong> diritto di guardare<br />

la luna: è come leggere una lettera<br />

che non ho <strong>il</strong> diritto di aprire<br />

| | 2 febbraio 2011 | 19


INTERNI MA QUALE DOLCE MORTE<br />

Un esercito<br />

invisib<strong>il</strong>e<br />

di guerrieri<br />

Libertà è scegliere come morire o lottare per vivere?<br />

La storia del battagliero Bruno e quelle di altri<br />

malati come lui. “Vegetali” capaci di commuovere<br />

anche la più accanita delle platee pro eutanasia<br />

Domenica 16 gennaio presso <strong>il</strong> Teatro<br />

F<strong>il</strong>odrammatici di M<strong>il</strong>ano si è svolto<br />

un happening teatrale disegnato<br />

attorno al “Testamento biologico”. L’appuntamento,<br />

organizzato dal Dipartimento<br />

diritti del Pd, ha visto salire sul palco <strong>il</strong><br />

senatore Ignazio Marino, Beppino Englaro e<br />

molti esponenti dell’establishment m<strong>il</strong>anese<br />

del Partito democratico.<br />

Un evento creato con l’intento di portare<br />

in scena testimonianze e voci a sostegno<br />

dell’esigenza di legiferare sul fine vita.<br />

“Libertà” è stato <strong>il</strong> termine che con più insistenza<br />

è stato ripetuto, sotto forma di rappresentazione<br />

artistica, sul palco del teatro.<br />

Libertà di scegliere la “dolce e calda morte”,<br />

possib<strong>il</strong>ità di farsi protagonisti della propria<br />

dipartita, necessità di esercitare la propria<br />

autodeterminazione.<br />

Non è stato fac<strong>il</strong>e, per chi, come <strong>il</strong> sottoscritto,<br />

è andato per mesi a incontrare<br />

uomini e donne, che pur in condizioni<br />

“limite” hanno deciso di lottare quotidianamente<br />

per <strong>il</strong> rispetto del loro diritto di vivere,<br />

ritrovarsi immerso in una rappresentazione<br />

sorretta da un’idea ma drammaticamente<br />

svincolata dalla realtà. Superare<br />

l’ostacolo di quella pretesa astratta, è stato<br />

come percorrere un sentiero su un terreno<br />

irreale. Due ore di spettacolo, centoventi<br />

minuti, dove l’immagine più emblematica<br />

è sembrata dispiegarsi nella disperazione di<br />

chi vuole sfuggire dal dolore, dalla sofferenza,<br />

dalla fatica di vivere in questo mondo.<br />

Va dato atto, al regista dell’evento, di<br />

aver voluto con ostinata insistenza, farmi<br />

salire sul palco per portare una narrazione<br />

differente. Così, dentro una raffigurazione<br />

dove <strong>il</strong> diritto di scegliere “la fine” sem-<br />

20 | 2 febbraio 2011 | |<br />

brava l’unica interpretazione possib<strong>il</strong>e, hanno<br />

fatto breccia le parole di Daniela, affetta<br />

da locked-in syndrome, raccontata nel mio<br />

libro Vivi (Lindau), che per sei mesi è stata<br />

erroneamente considerata in stato vegetativo,<br />

quando invece sentiva, percepiva, ascoltava<br />

ogni cosa. «Sono viva, voglio vivere»,<br />

parole che appartengono alla più naturale<br />

volontà umana, ma che in quel contesto<br />

sembravano parole aliene dentro un mondo<br />

sospeso in un’altra dimensione, quella<br />

dei princìpi e delle buone idee.<br />

Ho sentito un applauso vero al termine<br />

della mia narrazione anche da parte di<br />

quei m<strong>il</strong>itanti piddini che avevano affollato<br />

<strong>il</strong> teatro per rivendicare un diritto negato.<br />

Dopo parole e parole, seppur edulcorate<br />

dal verbo “scegliere”, che riconducono al<br />

concetto di “morte”, gli uomini hanno bisogno<br />

di segnali di speranza, di un viso lieto<br />

nella lotta, di persone che combattono per<br />

la vita. Tutti gli uomini, di destra o sinistra,<br />

credenti o meno. Coloro che si fermano alla<br />

soglia non sono le persone reali, ma la casta<br />

dei poteri, i professionisti dell’astrazione.<br />

Con le parole di Daniela ho portato sul<br />

palco con me tutte le storie che sto cercando<br />

di far conoscere. La forza di Massim<strong>il</strong>iano<br />

risvegliatosi dopo dieci anni in cui è stato<br />

considerato un “tronco morto”, la fatica<br />

e l’ostinazione di Claudio affetto da Sla, di<br />

Giulia e Giovanni che non dovevano neppure<br />

nascere, di Egle colpita da una malattia<br />

Sono loro gli anticonformisti, coloro che hanno<br />

bisogno di essere sostenuti nella lotta<br />

per la rivendicazione di un diritto formalmente<br />

già garantito, ma inapplicato: quello alla cura<br />

rarissima e di Oscar che, da quindici anni,<br />

vive a casa in stato vegetativo curato da<br />

un’indomita madre. Uomini e donne, vive<br />

nonostante condizioni estremamente invalidanti.<br />

Narrazioni che non possono lasciare<br />

indifferenti perché rifuggono dalle fac<strong>il</strong>i<br />

conclusioni televisive, dal già sentito e<br />

visto. Sono loro gli anticonformisti, coloro<br />

che hanno bisogno di essere sostenuti nella<br />

lotta per la rivendicazione di un diritto che<br />

formalmente è già garantito, ma inapplicato:<br />

quello alla cura.<br />

Il diritto di cittadinanza<br />

Assistenza domic<strong>il</strong>iare, accesso a tutti gli<br />

aus<strong>il</strong>i disponib<strong>il</strong>i, abbattimento della burocrazia,<br />

sono oggi i veri diritti negati.<br />

Mi piace chiamarlo diritto di cittadinanza.<br />

Per condurre la lotta, però, è necessario<br />

uscire da quel limbo suggestivo ma<br />

fittizio in cui una certa coltura dominante<br />

vuole cacciarci. In verità, al cospetto del<br />

reale l’astrazione soccombe, perde la sua<br />

seduzione dialettica. Possiamo discutere<br />

per ore, elaborare la miglior sintesi possib<strong>il</strong>e,<br />

ma al cospetto della narrazione quotidiana,<br />

nulla possono fare tesi e antitesi.<br />

«La stanza di un ammalato è uno dei<br />

posti più belli al mondo», così mi aveva<br />

detto Tiziana Lai moglie di un uomo<br />

affetto da Sla, che ho raccontato nel mio<br />

libro. Nel mese di dicembre sono andato<br />

a trovarlo a Sanluri, un piccolo centro del<br />

Medio Campidano in Sarde-<br />

gna. Bruno Leanza oggi vive<br />

a casa, grazie a un vent<strong>il</strong>atore<br />

meccanico e a un sondino<br />

che gli permette di alimentarsi.<br />

Muove solo gli occhi,<br />

Foto: AP/LaPresse


Foto: AP/LaPresse<br />

con cui comunica col mondo e naviga in<br />

Internet. Attorno a lui, una comunità di<br />

uomini e donne semplici, tenaci, fieri della<br />

loro identità.<br />

Ero lì per presentare <strong>il</strong> mio “lavoro” e<br />

mi hanno accolto come un amico arrivato<br />

dal profondo nord per fare festa, gioire<br />

assieme a loro, combattere la miglior battaglia<br />

possib<strong>il</strong>e, quella per la vita. Noi sappiamo<br />

poco. Noi giornalisti, scrittori, preti,<br />

politici, confondiamo spesso le nostre<br />

idee con <strong>il</strong> reale.<br />

Attorno al letto di Bruno, ho visto la<br />

vita dispiegarsi, lì accanto, assieme a lui,<br />

si è scherzato, mangiato, discusso. La bassa<br />

morale, <strong>il</strong> buonismo, la falsa pietà, sono<br />

affari per opinionisti da salotto. Se vogliamo<br />

comprendere oltre l’iconografia della<br />

sofferenza, dobbiamo impastarci con la<br />

realtà. Dentro l’esperienza quotidiana, tal-<br />

IN PARLAMENTO<br />

La sentenza di morte<br />

L’8 ottobre 2008 la<br />

Corte d’Appello conferma<br />

l’autorizzazione<br />

alla sospensione di<br />

alimentazione e idratazione<br />

per Eluana<br />

Englaro. Il 6 febbraio<br />

2009 l’équipe che<br />

segue <strong>il</strong> caso presso la<br />

“La Quiete” di Udine<br />

annuncia l’avvio della<br />

progressiva riduzione<br />

dell’alimentazione.<br />

Eluana muore <strong>il</strong> 9 febbraio<br />

2009.<br />

La prima proposta<br />

In quei giorni <strong>il</strong> governo<br />

Berlusconi tenta di<br />

impedire l’attuazione<br />

della sentenza con un<br />

decreto e poi con un<br />

ddl, nonostante le perplessità<br />

di Napolitano.<br />

Dopo la morte di<br />

Eluana le proposte<br />

vengono ritirate in<br />

cambio della discussione<br />

di una legge che<br />

disciplini i cosiddetti<br />

casi di fine vita.<br />

Il male minore<br />

A febbraio in Senato<br />

ricomincerà la discussione<br />

sul Ddl Calabrò,<br />

elaborato proprio<br />

per escludere nuovi<br />

“casi Englaro” e nuove<br />

“invasioni di campo”<br />

da parte dei giudici.<br />

Alimentazione e<br />

idratazione artificiali<br />

non potranno essere<br />

oggetto di Dichiarazione<br />

anticipata di trattamento,<br />

in quanto<br />

forme di sostegno vitale,<br />

la cui sospensione si<br />

configurerebbe come<br />

eutanasia passiva.<br />

volta amara, c’è la voglia di onorare <strong>il</strong> senso<br />

dell’esistenza. Ognuno con una modalità<br />

differente, con la propria storia personale.<br />

A sostenere ogni lotta, l’unico antidoto:<br />

<strong>il</strong> pensiero affettivo. Le famiglie degli<br />

ammalati si ritrovano spesso abbandonate.<br />

In molte situazioni viene negato loro<br />

anche <strong>il</strong> minimo diritto di cittadinanza,<br />

ossia l’assistenza domic<strong>il</strong>iare, gli aus<strong>il</strong>i<br />

indispensab<strong>il</strong>i per una qualità della vita<br />

compatib<strong>il</strong>e con la loro disab<strong>il</strong>ità.<br />

Bruno ha la fortuna di avere attorno a sé<br />

una famiglia solida, amici che sotto la sua<br />

regia provano ogni settimana i canti della<br />

tradizione sarda attorno al suo letto. Il suo<br />

sorriso vale m<strong>il</strong>le tavole rotonde e discorsi<br />

sulla libertà. «Io sono felicissimo di vivere<br />

anche con la Sla», mi dice comunicando<br />

attraverso una tabella dove le sue pup<strong>il</strong>le<br />

scorrono veloci. «Sono un perfetto sco-<br />

A destra, Ignazio<br />

Marino, senatore del<br />

Partito democratico.<br />

Sotto, Beppino<br />

Englaro, padre<br />

di Eluana, deceduta<br />

<strong>il</strong> 9 febbraio 2009.<br />

A sinistra, due<br />

immagini di Bruno<br />

Leanza, affetto da<br />

Sla: insieme al suo<br />

coro polifonico sardo<br />

e con la figlia e una<br />

amica di famiglia<br />

nosciuto perché questa malattia finisce sui<br />

giornali solo se si discute di eutanasia e siccome<br />

io sono un guerriero della vita, non<br />

sono mai salito agli onori delle cronache.<br />

La verità è che voler vivere non fa notizia».<br />

Noi sani, sappiamo poco. Anche in buona<br />

fede, non riusciamo a comprendere ciò<br />

che possiamo solo ipotizzare. È necessario<br />

entrare in una stanza di un ammalato.<br />

Bruno da più di cinque anni non esce dalla<br />

sua stanza, ma segue, attraverso le nuove<br />

tecnologie, ogni iniziativa che lo riguardi.<br />

Il coro di Bruno<br />

Così anche durante la presentazione del<br />

libro, era presente, collegato con una webcam<br />

da casa. Una platea partecipe gli ha<br />

più volte riconosciuto un applauso vero e<br />

sentito. Tra i presenti anche l’ex presidente<br />

della Regione Sardegna, Renato Soru. I due<br />

si conoscevano da ragazzi, poi si sono persi<br />

di vista. Sollecitato a intervenire, l’autorevole<br />

esponente del Pd si è alzato, ha fatto<br />

quattro passi in avanti, preso <strong>il</strong> microfono<br />

e donato agli astanti <strong>il</strong> suo pensiero: «Io<br />

non intendo dire nulla, voglio solo ricordare<br />

che Bruno da giovane era davvero bravo<br />

a giocare a ping pong». Gelo in sala, qualche<br />

secondo di s<strong>il</strong>enzio e poi a salvare la<br />

situazione è intervenuto <strong>il</strong> coro polifonico<br />

sardo, guidato proprio da Bruno, che ha<br />

saputo riportare un po’ di calore in sala.<br />

Vengono i brividi lungo la schiena a<br />

pensare che tra qualche settimana in Parlamento<br />

si discuterà proprio di testamento<br />

biologico. C’è da sperare che dall’una e<br />

dall’altra parte, nessuno con tanta sensib<strong>il</strong>ità<br />

sia presente nell’aula di Montecitorio.<br />

Fabio Cavallari<br />

| | 2 febbraio 2011 | 21


INTERNI COME TI BATTO LE COSCHE<br />

L’antimafia<br />

è un’impresa<br />

C’è chi usa la ribalta mediatica per lanciare<br />

pubbliche denunce che finiscono per fare <strong>il</strong> gioco<br />

della ’ndrangheta. E c’è chi attacca la logica del<br />

pizzo semplicemente facendo <strong>il</strong> proprio dovere.<br />

La rete delle aziende calabresi che sfidano <strong>il</strong> racket<br />

Lo scorso 14 maggio i riflettori di Annozero<br />

si sono accesi su Buccinasco,<br />

paesotto a sud est di M<strong>il</strong>ano, al centro<br />

di alcune inchieste su inf<strong>il</strong>trazioni della<br />

’ndrangheta nell’economia. La ribalta concessa<br />

ai clan da Michele Santoro aveva uno<br />

scopo preciso: denunciare, come ha spiegato<br />

lo stesso conduttore, che <strong>il</strong> governo Berlusconi<br />

mentiva snocciolando i risultati del<br />

contrasto alla criminalità organizzata (proprio<br />

pochi giorni prima, a Reggio Calabria,<br />

era stato arrestato l’ennesimo superlatitante,<br />

<strong>il</strong> “capo dei capi” della ’ndrangheta reggina<br />

Giovanni Tegano: si era a quota 360 latitanti<br />

catturati e 11 m<strong>il</strong>iardi di euro di beni<br />

sequestrati in due anni). Come testimonial<br />

della sua denuncia, Santoro ha scelto proprio<br />

un imprenditore di Buccinasco, Maurizio<br />

Luraghi. Il quale ha approfittato del<br />

microfono per denunciare di essere stato<br />

vittima della cosca Barbaro-Papalia, che lo<br />

costringeva a pagare <strong>il</strong> pizzo. Né Santoro né<br />

<strong>il</strong> cronista che porgeva <strong>il</strong> microfono a Luraghi<br />

si sono preoccupati di approfondire la<br />

storia dell’imprenditore, dal momento che<br />

quest’ultimo semplicemente – ha concluso<br />

Santoro – incarnava l’idea che la mafia<br />

non la debella proprio nessuno. E dire che<br />

sarebbe bastato fare un salto al Tribunale di<br />

M<strong>il</strong>ano, dove proprio in quei giorni era in<br />

22 | 2 febbraio 2011 | |<br />

corso un processo contro i Barbaro-Papalia<br />

e lo stesso Luraghi, con clamorose testimonianze<br />

e prove documentali. Solo un mese<br />

dopo quel momento di gloria ad Annozero,<br />

Luraghi è entrato nella storia come <strong>il</strong> primo<br />

imprenditore del Nord che da vittima si è<br />

trasformato in complice delle ’ndrine: condannato<br />

per associazione mafiosa.<br />

«Ho molto lavoro, devo sbrigarmi»<br />

Al processo è stato provato che, dopo un<br />

rapido calcolo di convenienze, Luraghi, con<br />

la sua azienda ed<strong>il</strong>e pulita, aveva accettato<br />

di fare da “testa di ponte” per le piccole<br />

aziende dei Barbaro-Papalia, in cambio<br />

di tangenti. Un caso esemplare è l’appalto<br />

per <strong>il</strong> quartiere residenziale “Buccinasco<br />

più”, vinto malgrado un’offerta più alta di<br />

500 m<strong>il</strong>a euro rispetto a quella dei concorrenti.<br />

Gli edifici furono costruiti su terreni<br />

usati come discarica abusiva di Eternit e<br />

idrocarburi dagli stessi Barbaro, e Luraghi li<br />

avrebbe rivenduti a prezzi gonfiati. È emerso<br />

anche che Luraghi aveva intimidito altri<br />

imprenditori che non obbedivano ai diktat<br />

suoi e dei Barbaro, presentandosi orgogliosamente<br />

come mafioso. Per Annozero<br />

c’è l’aggravante della recidiva perché, con<br />

le stesse dinamiche, Santoro ha riportato<br />

sull’altare televisivo Maurizio Luraghi dopo<br />

la condanna: e quello di nuovo si è difeso<br />

senza che nessuno obietasse nulla. Vien da<br />

chiedersi chi ha usato chi: se la trasmissione<br />

un imprenditore colluso, pur di dimostrare<br />

una tesi; o, viceversa, <strong>il</strong> connivente di un<br />

clan la trasmissione, per ripulirsi l’immagine.<br />

A chi giova, se non alla mafia, <strong>il</strong> tentativo<br />

di demolizione mediatica di tutto quello<br />

che lo Stato fa per contrastarla? E cosa significa<br />

veramente contrasto alla mafia?<br />

Rocco Mangiardi è <strong>il</strong> proprietario di<br />

un negozio di autoricambi a Lamezia Terme<br />

(Vv). È la lunga via del Progresso l’arte-


I tre imprenditori calabresi Gaetano Saffioti<br />

(a sinistra), Armando Caputo (qui sopra,<br />

durante la visita del console tedesco che vuole<br />

portare in Germania la sua idea di una rete di<br />

aziende antiracket), Rocco Mangiardi (in alto)<br />

ria commerciale della cittadina, ed è pure<br />

<strong>il</strong> regno della ’ndrina Giampà. È su questa<br />

strada che nel 2000 Mangiardi ha aperto<br />

<strong>il</strong> suo negozio; all’inizio lavorava solo lui,<br />

oggi è arrivato a sei dipendenti. È un calabrese<br />

“low prof<strong>il</strong>e”: frasi secche, tanti fatti.<br />

«Ho molto lavoro, devo sbrigarmi», ripete<br />

mentre racconta a <strong>Tempi</strong> di come è diventato<br />

<strong>il</strong> primo imprenditore in Calabria che<br />

in un’aula di tribunale ha accusato <strong>il</strong> boss<br />

che gli chiedeva <strong>il</strong> pizzo. Non aspirava a<br />

diventare un eroe, quando ha denunciato:<br />

«Ho pensato a mio padre», spiega come<br />

nulla fosse. «Lui era emigrato a Torino, perché<br />

nel suo paese anche per avere la farina<br />

si doveva chiedere favori al sindaco mafioso.<br />

Lui non ha voluto cedere, e perciò mi<br />

ricordo che quando ero piccolo siamo finiti<br />

a vivere, insieme ad altri operai, in una<br />

mansarda piemontese. Siccome i soldi erano<br />

pochi, <strong>il</strong> cibo lo mettevamo in comune.<br />

Poi sono tornato in Calabria, ma quello<br />

che mio padre mi ha lasciato in eredità<br />

è <strong>il</strong> disprezzo per la prepotenza, ed è quello<br />

che voglio lasciare ai miei tre figli. Ecco<br />

a cosa pensavo quando ho denunciato. Che<br />

io non pagherò mai le ’ndrine, perché preferisco<br />

usare i miei soldi per assumere un<br />

nuovo dipendente». Testardo orgoglio calabrese.<br />

«Penso che vivere nella paura semplicemente<br />

non porti da nessuna parte».<br />

«Da mio padre ho<br />

L’odissea di Mangiardi è ini-<br />

ereditato <strong>il</strong> disprezzo ziata nel 2000: la prima volta<br />

che i Giampà gli chiesero <strong>il</strong> piz-<br />

per la prepotenza, ed è<br />

zo pretendevano 40 m<strong>il</strong>ioni di<br />

quello che voglio lasciare lire. «Era un modo per impressio-<br />

ai miei tre figli. Non narmi. Poco dopo una persona<br />

pagherò mai le ’ndrine, passò in negozio e pretese una<br />

perché preferisco usare fornitura gratuita per una Golf<br />

da 350 m<strong>il</strong>a lire. Dovevo piegar-<br />

i miei soldi per assumere<br />

mi, e io stavo zitto. La settimana<br />

un nuovo dipendente»<br />

successiva, arrivò una specie di<br />

armadio di 35 anni. Si fece consegnare<br />

l’incasso della giornata: “Se non mi<br />

dai i soldi, brucio tutto”, e via altre 250 m<strong>il</strong>a<br />

lire. Finché, nell’estate del 2006, non ricomparve<br />

un tizio. Stavolta mi chiese una tangente<br />

mens<strong>il</strong>e: “Per metterti a posto, sono<br />

1.200 euro al mese”. Uno stipendio». All’inizio<br />

Mangiardi voleva solo prendere tempo.<br />

Chiese addirittura di incontrare <strong>il</strong> boss<br />

Pasquale Giampà, gli contropropose 250<br />

euro al mese. «Mi rispose: “Vedi che io non<br />

ne chiedo elemosina. In via del Progresso<br />

pagano tutti, dalla a alla z”». Il commerciante<br />

in quel periodo ricevette una lettera anonima:<br />

qualcuno gli diceva che altri commercianti<br />

della zona si riunivano per discutere<br />

dei loro problemi. Alla fine andò a vedere,<br />

con un amico. «Ancora oggi sono “riunioni<br />

carbonare”, in posti sempre diversi, un po’<br />

di nascosto…», scherza Mangiardi.<br />

Il primo dei “carbonari”<br />

Quella prima volta si è trovato di fronte a 30<br />

commercianti che come lui non ne potevano<br />

più. Non gli è parso vero: dentro di sé aveva<br />

già deciso di denunciare, la riunione è stata<br />

decisiva per arrivare a fare <strong>il</strong> passo. Oggi<br />

vive sotto scorta, perché è anche grazie a lui<br />

che Pasquale Giampà è stato arrestato, processato<br />

e condannato (in due gradi di giudizio).<br />

Fino al caso Mangiardi non era mai<br />

successo che le accuse di racket risuonassero<br />

in un’aula di tribunale, ma all’imprenditore<br />

non piace parlare di date storiche o di<br />

eroismi. Quel giorno lo ricorda per un altro<br />

motivo: «Vennero gli amici dell’associazione<br />

antiracket, si portarono pure le famiglie,<br />

per esprimermi sostegno. Erano 60 persone,<br />

lì con me. Tante volte penso a chi si trova di<br />

fronte ai suoi aguzzini, da solo. Io giro con la<br />

scorta, ma mi sento libero. È piegare la testa<br />

a quelli che ti vogliono portare via quel che<br />

sei, che toglie la libertà».<br />

Non è che Mangiardi abbia i paraocchi:<br />

dice che ci sono tanti commercianti che<br />

pagano per connivenza. Ma anche che qualcosa<br />

si muove. Non è <strong>il</strong> numero delle denunce.<br />

È quella curiosa catena di “carbonari”, di<br />

imprenditori che si incontravano di nascosto<br />

e ora non hanno più paura di sostenersi.<br />

Una novità che emerge anche dal racconto<br />

di Armando Caputo, che sempre a Lamezia<br />

è proprietario di un’azienda agricola insieme<br />

ai fratelli. Da quei 35 ettari di terra ereditati<br />

dal padre, ogni anno i Caputo pro-<br />

| | 2 febbraio 2011 | 23


INTERNI COME TI BATTO LE COSCHE<br />

ducono 400 quintali d’olio e 800 quintali<br />

di agrumi. Tra l’argento degli ulivi secolari<br />

piantati dalla famiglia e <strong>il</strong> rosso delle<br />

arance, negli anni Novanta arrivarono quelli<br />

del clan Giampà: «Compari, vi dovete mettere<br />

a posto», dissero. Ogni volta che Caputo<br />

rispondeva no, tutti gli investimenti fatti<br />

per la crescita dell’azienda venivano lentamente<br />

mandati in fumo: prima sono state<br />

sradicate le piante appena seminate, poi<br />

incendiati gli ulivi secolari, infine sono stati<br />

fatti trovare dei candelotti “dimostrativi”.<br />

«Fu l’episodio a culmine di un anno e mezzo<br />

di minacce. Chiamavano a casa, apposta<br />

per spaventare le donne di famiglia». L’episodio<br />

che ha pesantemente scosso Caputo,<br />

è stato <strong>il</strong> ritrovamento di alcuni candelotti<br />

nel suo agrumeto: «Gli artificieri dissero<br />

che erano uguali a quelli fatti esplodere<br />

davanti a un negozio. Capii. Chi paga aiuta<br />

la ritorsione verso gli altri. E io non volevo<br />

mettere nei guai altre persone». È stato<br />

tra i primi “carbonari” di Lamezia. «Siamo<br />

diventati amici. È questo sostegno umano<br />

che vince, più di tutto». Alle prime riunioni<br />

erano in tre, ora sono in sessanta e c’è<br />

una lista d’attesa. Lo scorso 21 gennaio <strong>il</strong><br />

console tedesco Cristian Much ha chiesto di<br />

incontrarli. Vuole capire come “importare”<br />

la loro esperienza in Germania.<br />

Per un ch<strong>il</strong>ometro di Salerno-Reggio<br />

Un po’ più a sud, a Palmi, vive e lavora Gaetano<br />

Saffioti. Nel 1981 ha avviato da zero<br />

un’impresa di movimento terra che nel<br />

2002 vantava ben 15 m<strong>il</strong>ioni di euro di fatturato<br />

e 60 operai. Tutto grazie a un durissimo,<br />

appassionante lavoro. Ma a Palmi. Nel<br />

24 | 2 febbraio 2011 | |<br />

IL CASO<br />

DA VITTIMA…<br />

Le denunce in tv<br />

Maurizio Luraghi<br />

(foto a destra),<br />

imprenditore di<br />

Buccinasco, è stato<br />

ospite di Santoro<br />

nelle puntate del<br />

14 maggio e del 9<br />

dicembre 2010: ha<br />

raccontato di essere<br />

vittima della ‘ndrina<br />

Barbaro-Papalia.<br />

A COMPLICE…<br />

La condanna in aula<br />

L’11 giugno 2010<br />

Luraghi è stato condannato<br />

per associazione<br />

mafiosa proprio<br />

con i Barbaro. Aveva<br />

messo la sua impresa<br />

al servizio della famiglia<br />

calabrese.<br />

«Non puoi dire: “Aspetto<br />

la rivoluzione”. Devi<br />

essere tu a muoverti.<br />

Io l’ho fatto pensando<br />

a mio figlio. A come<br />

mi avrebbe guardato,<br />

a cosa io gli sto<br />

insegnando della vita»<br />

movimento terra, <strong>il</strong> settore più inf<strong>il</strong>trato<br />

dalle ’ndrine, mentre ch<strong>il</strong>ometro dopo ch<strong>il</strong>ometro<br />

si costruisce l’A3, la Salerno-Reggio<br />

Calabria. «Si presentavano a tutte le ore,<br />

io preparavo i soldi e li consegnavo a pacchi<br />

di 10 m<strong>il</strong>ioni. Appena mi arrivava un<br />

accredito in banca, cordialmente venivano<br />

a riscuoterne dal 3 al 15 per cento. Per arrivare<br />

dal mio cantiere al porto, si attraversavano<br />

i territori di tre famiglie. Dovevo pagare<br />

una quota a tutte. Tuttavia se compravo<br />

una cava per fare <strong>il</strong> calcestruzzo, non me la<br />

facevano usare: dovevo comprare le materie<br />

prime da loro. Se compravo le macchine,<br />

A sinistra,<br />

Michele Santoro<br />

nello studio di<br />

Annozero.<br />

Qui sotto,<br />

l’imprenditore<br />

di Buccinasco<br />

Maurizio<br />

Luraghi,<br />

condannato<br />

per mafia<br />

a M<strong>il</strong>ano<br />

dovevo lasciarle parcheggiate<br />

e noleggiare invece le loro».<br />

Durante quegli anni, Saffioti<br />

ha taciuto, però intanto<br />

registrava tutti gli incontri<br />

con gli estorsori. Poi accadde<br />

qualcosa che lo smosse: le<br />

’ndrine gli incendiarono un<br />

mezzo, e <strong>il</strong> fratello di Saffioti<br />

rischiò di morire. Così lui<br />

si decise: «È una questione di<br />

dignità. Un imprenditore è qualcuno che si<br />

rende conto che può cambiare qualcosa. È<br />

un fatto di coscienza personale, non puoi<br />

dire: “Aspetto la rivoluzione che verrà”. Devi<br />

essere tu a muoverti in prima persona. Io<br />

l’ho fatto pensando a mio figlio. A come mi<br />

avrebbe guardato, a cosa gli sto insegnando<br />

io della vita». La prima conseguenza della<br />

scelta di Saffioti, a sentirla al di fuori del<br />

circondario di Palmi, sembra la più incredib<strong>il</strong>e.<br />

In Calabria, con tassi di disoccupazione<br />

impressionanti, 55 dei suoi operai si sono<br />

licenziati. Troppa la paura di lavorare per<br />

un uomo che si batte contro le ’ndrine. Poi<br />

è stata la volta delle banche: gli hanno chiuso<br />

i conti, pur se attivi. Poi i fornitori: «Tu sei<br />

un morto che cammina», gli hanno detto in<br />

tanti. Il fatturato è sceso vertiginosamente a<br />

500 m<strong>il</strong>a euro. Per lavorare, oggi, deve andare<br />

all’estero. «Ma io vorrei togliermi la soddisfazione<br />

di fare un ch<strong>il</strong>ometro della Salerno-Reggio<br />

Calabria. Ho offerto i materiali<br />

gratis, ma non mi hanno voluto. Allora io<br />

aspetto: penso che tutto ciò di cui c’è bisogno,<br />

nella quotidiana lotta alla criminalità,<br />

sia semplicemente fare <strong>il</strong> proprio dovere».<br />

Chiara Rizzo<br />

Foto: AP/LaPresse


Foto: AP/LaPresse<br />

IL SENSO DI UNA “GIORNATA”<br />

Non basta un monumento<br />

occorre riconoscere un popolo<br />

di Yasha Reibman<br />

Il Giorno della MeMoria anche<br />

quest’anno è passato,<br />

ma è servito a qualcosa? Si<br />

sono svolte innumerevoli ini-<br />

ziative, concerti, conferenze, mostre, spettacoli<br />

e viaggi sui luoghi dello sterminio degli ebrei<br />

europei per mano dei volenterosi carnefici di<br />

mezza Europa.<br />

la giornata nasce con molti obiettivi e speranze.<br />

Il negazionismo è solo <strong>il</strong> più evidente<br />

pericolo che dobbiamo affrontare, ma forse è<br />

<strong>il</strong> meno pericoloso. La nozione di quanto successo<br />

è abbastanza diffusa ed è diffic<strong>il</strong>e pensare<br />

che le tesi negazioniste, screditate e prive di<br />

A destra,<br />

l’ingresso<br />

del campo di<br />

concentramento<br />

di Auschwitz<br />

voluto da Hitler<br />

per sterminare<br />

<strong>il</strong> popolo ebreo<br />

SE TI<br />

DIMENTICO<br />

GERUSALEMME<br />

fondamento storico, possano fare<br />

breccia. Mi sembrano invece<br />

più concreti altri pericoli.<br />

Il primo, ma anch’esso minore,<br />

è la perdita della memoria di<br />

quanto avvenuto, <strong>il</strong> depositarsi<br />

di una nebbia, come quella che<br />

avvolge i molti stermini e le molte guerre che sono<br />

avvenute nella storia del nostro continente.<br />

Ad altri pericoli potrebbero invece contribuire le<br />

celebrazioni. Un rischio al quale dobbiamo stare<br />

attenti è la monumentalizzazione e la sacralizzazione,<br />

rendere la Shoah qualcosa di così unico da<br />

pensarlo irripetib<strong>il</strong>e e lontano da noi stessi.<br />

Sapere che vi sono state le camere a gas serve<br />

a poco se non si ha la consapevolezza di come si<br />

sia arrivati a quel punto, di cosa abbia prodotto<br />

nel cuore della civ<strong>il</strong>tà occidentale e delle giovani<br />

democrazie l’esplosione dell’odio e della violenza,<br />

di quali siano state le basi culturali che lo<br />

hanno permesso.<br />

Un altro rischio è che la Shoah entri a far parte<br />

di per sé dell’identità europea come semplice<br />

rifiuto di quell’episodio storico. L’opposto della<br />

Shoah non è <strong>il</strong> “non sterminio”, ma la vita. L’opposto<br />

della Shoah è non solo la non discriminazione<br />

degli ebrei, ma anche <strong>il</strong> riconoscimento del<br />

diritto alla vita degli ebrei in quanto individui e<br />

in quanto popolo. Diventa allora fondamentale<br />

la qualità del rapporto tra Europa e Israele, in<br />

quanto Stato ebraico. Il rogo delle bandiere di<br />

Israele, i diffusi paragoni tra israeliani e nazisti ci<br />

dicono che su questo c’è ancora da lavorare.<br />

PLAUSI<br />

E BOTTE<br />

COSA CI DIVIDE, COSA CI UNISCE<br />

La giusta prospettiva<br />

sui conflitti contemporanei<br />

di Bruno Mastroianni<br />

Si è appena concluSa la SettiMana di preGhiera per<br />

l’unità dei cristiani. Da poco <strong>il</strong> Papa ha istituito<br />

<strong>il</strong> primo ordinariato che permette ad al-<br />

RECENSIRE<br />

cuni anglicani di tornare in unità con Roma. Alla RATZINGER<br />

giornata del migrante, celebratasi a metà gennaio,<br />

Benedetto XVI è tornato a parlare del concetto di “una sola famiglia<br />

umana”. Anche all’inizio dell’anno, nel discorso per la giornata<br />

mondiale della pace sulla libertà di religione (in coincidenza con<br />

i tragici fatti dell’Egitto), <strong>il</strong> Papa ha parlato della comune situazione<br />

dell’umanità di fronte al tema della fede e della ricerca della verità.<br />

Mettere in f<strong>il</strong>a tutti questi eventi ci aiuta a capire come, secondo<br />

papa Ratzinger, si possono affrontare le grandi sfide del mondo contemporaneo.<br />

L’immigrazione, <strong>il</strong> confronto tra religioni, l’incontro<br />

tra st<strong>il</strong>i di vita e di pensiero differenti, non possono essere lasciati solo<br />

a ragionamenti geopolitici. Non è solo una questione di pace culturale<br />

né una faccenda di scontro tra civ<strong>il</strong>tà. Il Pontefice sta invitando<br />

a non dimenticare che tutti noi – musulmani o cristiani, laici o<br />

credenti, migranti o stanziali, ricchi o poveri, per quanto differenti<br />

per condizioni, provenienze, situazioni e culture – presi uno a uno,<br />

siamo di fronte alle stesse sfide. È importante allora, prima ancora di<br />

pensare a soluzioni concrete (che ci vogliono e devono essere efficaci),<br />

non dimenticare la giusta prospettiva: ciò che ci unisce come uomini<br />

– la ricerca del senso della vita in questo mondo – sarà sempre<br />

più alto e più profondo di ciò che di volta in volta genera conflitto.<br />

| | 2 febbraio 2011 | 27


COPERTINA<br />

28 | 2 febbraio 2011 | |<br />

VERSO IL 1° MAGGIO<br />

Wojtyla<br />

e i suoi<br />

preferiti<br />

«Ognuno di noi era convinto di essere l’amico<br />

che egli priv<strong>il</strong>egiava». Lo “zio” Karol così come<br />

lo ricordano le testimonianze polacche del suo<br />

processo di beatificazione. Dai compagni del<br />

seminario clandestino al generale Jaruzelski<br />

di Annalia Guglielmi<br />

Totalmente dedito all’uomo perché<br />

totalmente certo e immerso in Dio e<br />

immedesimato con Cristo. Questo<br />

mi è rimasto nel cuore dopo aver avuto la<br />

ventura di leggere e tradurre le testimonianze<br />

polacche del processo di beatificazione<br />

di Giovanni Paolo II.<br />

Tutti ricordiamo <strong>il</strong> grido di Giovanni<br />

Paolo II «Non abbiate paura!» durante<br />

la prima omelia del suo pontificato. «Quel<br />

grido rimane per me, in assoluto, <strong>il</strong> primo<br />

potente gesto di evangelizzazione, la prima<br />

grande proclamazione della sua speranza»,<br />

ricorda un testimone. «Non fu un’esortazione:<br />

“Cominciate a lavorare! Non state<br />

a discutere!”, quanto piuttosto l’annuncio<br />

della potenza di Cristo. È la risposta dell’uomo:<br />

“Signore, Tu puoi tutto, Tu sai tutto”.<br />

BEATUS IOANNES PAULUS II<br />

Quel grido si fonda sulla sua fede. Senza<br />

questa certezza <strong>il</strong> Papa non sarebbe quello<br />

che è. In tutto quello che Giovanni Paolo II<br />

ha fatto c’era questa fiducia, che comprende<br />

fede e amore. Tutto ciò che ha fatto si<br />

fonda sulla certezza che Cristo non abbandona<br />

la sua Chiesa».<br />

Immerso in Dio e immedesimato con<br />

Cristo fin dalla giovinezza, che fu attraversata<br />

da dolori e gravi prove, come se Dio lo<br />

avesse attirato a sé attraverso una misteriosa<br />

pedagogia. Karol Wojtyla rimase orfano<br />

della madre a nove anni, mentre una sorellina,<br />

Olga, era morta prima della sua nascita.<br />

Aveva solo dodici anni quando perse l’amatissimo<br />

fratello, ventuno quando morì <strong>il</strong><br />

padre. Visse i tragici anni dell’occupazione<br />

nazista della Polonia, durante i quali furono<br />

uccisi tanti amici ebrei della sua infanzia, e<br />

fino alla fine della vita si sentirà “in debi-<br />

LA BEATIFICAZIONE<br />

Nella domenica della<br />

Divina Misericordia<br />

Il 1° maggio, durante<br />

una cerimonia pubblica,<br />

Benedetto XVI proclamerà<br />

beato Giovanni Paolo<br />

II. «La data è molto<br />

significativa», ha detto <strong>il</strong><br />

Santo Padre all’Angelus<br />

del 16 gennaio. «Sarà<br />

infatti la seconda domenica<br />

di Pasqua, che egli<br />

stesso intitolò alla Divina<br />

Misericordia, e nella cui<br />

vig<strong>il</strong>ia terminò la sua vita<br />

to” con loro, salvato al posto di tanti per un<br />

disegno misterioso. «Ti basta la mia Grazia»,<br />

«Totus Tuus», in modo totale, radicale, senza<br />

compromessi. A questa spoliazione corrispose<br />

un sì totale, prima alla bellezza, alla<br />

poesia, al teatro, alla parola come manifestazione<br />

del mistero e dell’uomo. Poi, definitivamente,<br />

a Colui che di quella bellezza<br />

è la sorgente. Decisivi per la sua formazione<br />

furono la figura del padre, ex ufficiale<br />

dell’esercito polacco, uomo di grande<br />

fede che – dirà in seguito egli stesso – gli<br />

insegnò a pregare e ad affidarsi totalmente<br />

alla volontà di Dio (non dimenticherà mai<br />

quell’uomo in piedi di fianco alla bara del<br />

figlio ripetere incessantemente: «Sia fatta la<br />

Tua volontà»), e quella di Jan Tyranowski,<br />

un um<strong>il</strong>e sarto che aveva fatto solo gli studi<br />

elementari, ma che, grazie alla sua vita<br />

ascetica, fu in grado di attirare molti giova-<br />

terrena». Si tratta di un<br />

evento senza precedenti:<br />

negli ultimi dieci secoli<br />

nessun Papa ha innalzato<br />

agli onori degli altari<br />

l’immediato predecessore.<br />

Per l’occasione le spoglie<br />

di papa Wojtyla saranno<br />

traslate, senza esposizione,<br />

dalle grotte alla bas<strong>il</strong>ica<br />

vaticana, nella cappella<br />

di San Sebastiano<br />

(navata destra). La bara<br />

sarà chiusa da una lapide<br />

di marmo con la scritta<br />

Beatus Ioannes Paulus II.


Foto: AP/LaPresse<br />

ni alla fede, dando vita al “Rosario vivente”<br />

e guidando discussioni teologiche che toccavano<br />

la mistica. Fu lui a introdurre <strong>il</strong> giovane<br />

Karol alla spiritualità di san Giovanni<br />

della Croce. Per comprendere quanto<br />

importante sia stata la figura di Tyranowski<br />

basti pensare che Giovanni Paolo II teneva<br />

la sua fotografia sul comodino della sua<br />

camera da letto in Vaticano.<br />

Per <strong>il</strong> bene della Chiesa<br />

La sua spiritualità era profonda e intensissima<br />

– «Ci ho provato, ma non sono mai<br />

riuscito a imitare la sua capacità di preghiera»,<br />

dice un suo compagno di seminario<br />

–, e fu accompagnata fin dall’inizio da<br />

un’inesaurib<strong>il</strong>e dedizione all’uomo, oggetto<br />

dell’amore di Dio e per <strong>il</strong> quale Dio ha<br />

sopportato la croce. All’università era vicepresidente<br />

di un gruppo di cattolici, “Aiu-<br />

LA CAUSA<br />

La dispensa sui tempi e<br />

la guarigione miracolosa<br />

Grazie alla dispensa concessa<br />

da Benedetto XVI,<br />

la causa di beatificazione<br />

è iniziata prima che fossero<br />

trascorsi i canonici<br />

to fraterno”, che si prendeva cura degli studenti<br />

in difficoltà. Ricorda un suo compagno:<br />

«A dire <strong>il</strong> vero, prima di diventare<br />

sacerdote non ci parlava mai di Dio. Non<br />

ha mai cercato di convertirci. Però, con tutta<br />

la sua personalità testimoniava che Dio<br />

è l’unico Essere, è <strong>il</strong> centro dell’esistenza».<br />

Mentre lavorava alla cava della Solvay fu<br />

talmente amato dai suoi compagni operai,<br />

che gli risparmiavano i lavori più duri<br />

per consentirgli di studiare. Fino a quando<br />

le condizioni di salute glielo hanno permesso,<br />

Giovanni Paolo II è rimasto fedele<br />

all’amicizia coi suoi compagni di scuola,<br />

di università, di seminario e di lavoro alla<br />

cava. Con loro si incontrava regolarmente<br />

in Vaticano o a Castel Gandolfo.<br />

La sua ordinazione sacerdotale si svolse<br />

in anticipo, dopo appena due anni di seminario,<br />

poiché <strong>il</strong> cardinale Sapieha, arcive-<br />

cinque anni dalla morte,<br />

ed è stata aperta <strong>il</strong> 28<br />

giugno 2005 dal cardinale<br />

Cam<strong>il</strong>lo Ruini, vicario<br />

generale per la diocesi di<br />

Roma. L’11 gennaio scorso,<br />

al termine dell’iter previsto<br />

(osservato integral-<br />

L’AUTRICE<br />

scovo di Cracovia, era profondamente convinto<br />

che fosse pienamente maturo, avesse<br />

una santità autentica, un’individualità<br />

fuori dal comune e potesse portare grande<br />

beneficio al futuro della Chiesa.<br />

La nascita della “famigliola”<br />

Dopo <strong>il</strong> dottorato a Roma e un breve soggiorno<br />

in una piccola parrocchia, fu nominato<br />

cappellano della chiesa di San Floriano<br />

a Cracovia. Era la chiesa della pastorale<br />

universitaria ed egli cominciò subito ad<br />

organizzare un gruppo di studenti, nonostante<br />

le enormi difficoltà imposte dalla<br />

situazione politica: erano gli anni Cinquanta,<br />

anni particolarmente duri per la Chiesa<br />

in Polonia. La presenza dei sacerdoti tra i<br />

giovani era proibita dal regime, alcuni preti<br />

erano stati perfino condannati a morte<br />

per questo. Ben presto, però, attorno al giovane<br />

don Karol si formò una comunità di<br />

giovani che si chiamava “L’ambiente”, per<br />

indicare la presenza nel proprio ambiente<br />

di vita, ma era detta confidenzialmente “la<br />

famigliola”, per suggerire la qualità e l’intensità<br />

del rapporto che legava i suoi componenti.<br />

E don Karol in pubblico era chiamato<br />

“Wujek”, zio, per evitare di incorrere<br />

nelle ire dei servizi di polizia.<br />

Ecco le parole di alcuni testimoni di<br />

quei primi anni del ministero sacerdotale<br />

di don Karol Wojtyla. «Era magnetico.<br />

Vedevamo in lui <strong>il</strong> sacerdote dei nostri ideali<br />

giovan<strong>il</strong>i, vale a dire <strong>il</strong> sacerdote che ha<br />

tempo, confessa, prega molto e in un cer-<br />

mente), la congregazione<br />

delle Cause dei santi ha<br />

riconosciuto la guarigione<br />

dal morbo di Parkinson di<br />

suor Marie Simon-Pierre<br />

Normand come miracolo<br />

da attribuire all’intercessione<br />

di Giovanni Paolo II.<br />

CHI È ANNALIA GUGLIELMI<br />

Un’italiana al centro della storia polacca<br />

Dal 1978 al 1982 ha insegnato italiano alla<br />

Cattolica di Lublino. Qui si è legata ai movimenti<br />

dell’opposizione, coi quali ha collaborato<br />

fino alla caduta del regime comunista.<br />

Dal 1990 al 2004 ha diretto, a Varsavia, una<br />

società di consulenza impegnata nella ricostruzione<br />

del paese. Il governo polacco le ha<br />

assegnato la Croce di cavaliere al merito.<br />

LE MEMORIE DI CRACOVIA<br />

Dagli atti del tribunale ecclesiastico<br />

Quelle pubblicate qui sono testimonianze<br />

raccolte dal Tribunale ecclesiastico di<br />

Cracovia per <strong>il</strong> processo di beatificazione di<br />

Wojtyla, dichiarazioni che Annalia è stata<br />

incaricata di tradurre in italiano e che sono<br />

ancora coperte da segreto: i nomi dei testimoni<br />

non possono essere rivelati.<br />

| | 2 febbraio 2011 | 29


COPERTINA VERSO IL 1° MAGGIO<br />

to modo». «Era luminoso. Parlava poco,<br />

ma ascoltava molto. Di tanto in tanto poneva<br />

delle domande. Erano domande che ci<br />

scavavano dentro». «Ha aiutato gli studenti<br />

per tutta la vita. Distribuiva tutto quello<br />

che riceveva: calzettoni, giacche, <strong>il</strong> cappotto».<br />

«Faceva del bene. Aiutava concretamente<br />

a trovare un appartamento, <strong>il</strong> lavoro,<br />

un posto in ospedale, all’as<strong>il</strong>o o, più semplicemente,<br />

<strong>il</strong> proprio posto nella vita». «Benché<br />

fosse uno di noi, cioè condividesse le<br />

nostre vicissitudini, stesse con noi, mangiasse<br />

e cantasse con noi, ad un certo momento<br />

si allontanava e pregava. Fisicamente<br />

era molto forte; mi ricordo che una volta i<br />

nostri amici gli misero una pietra nello zaino,<br />

perché non potevamo stargli dietro». «Il<br />

suo atteggiamento verso i giovani era qualcosa<br />

di nuovo, che, come minimo, stupiva.<br />

Avevamo un sacerdote con noi nel quotidiano.<br />

Era una pastorale universitaria individuale».<br />

«Aveva tempo per ciascuno. A volte<br />

si creava una situazione particolare, in<br />

cui cinquanta persone erano convinte contemporaneamente,<br />

ognuna per conto suo,<br />

di essere la persona che egli priv<strong>il</strong>egiava».<br />

«Viveva nella coscienza del dono e Dio era<br />

per Lui Colui che dice a ciascun uomo: “Senza<br />

di te <strong>il</strong> mondo non sarebbe lo stesso”».<br />

«Questo uomo pieno di salute viveva profondamente<br />

di Dio. Insegnava ad essere in rapporto<br />

con Dio attraverso la preghiera, insegnava<br />

a trasformare la vita in preghiera».<br />

Per le ragazze madri una casa vera<br />

La convocazione del cardinal Wyszynski,<br />

primate di Polonia, lo sorprese mentre era<br />

in gita in kajak con i suoi giovani, nel 1958.<br />

Raggiunse Varsavia in autostop e qui apprese<br />

di essere stato nominato, a soli trentotto<br />

anni, vescovo aus<strong>il</strong>iare di Cracovia. Qualcuno<br />

ha dichiarato: «Aveva un progetto pastorale<br />

preciso: la difesa della dignità della persona<br />

e della libertà religiosa». La sua opera<br />

di vescovo abbracciò innumerevoli campi<br />

della vita della Chiesa e dell’uomo. A volte<br />

le sue iniziative non erano comprese subito<br />

dagli altri membri della conferenza episcopale,<br />

ma <strong>il</strong> tempo gli ha dato ragione.<br />

All’inizio degli anni Settanta chiese di<br />

aprire a Cracovia una casa per ragazze<br />

madri, affidandola a un gruppo di suore e<br />

suscitando molte perplessità, soprattutto<br />

fra i sacerdoti più anziani, ai quali appariva<br />

come una sorta di avvallo di comportamenti<br />

sbagliati. Ma Wojtyla fu irremovib<strong>il</strong>e, poi-<br />

IL PAPA DELL’EST<br />

30 | 2 febbraio 2011 | |<br />

IN POLONIA<br />

Gioventù e sacerdozio<br />

tra i due totalitarismi<br />

Karol Wojtyla nacque<br />

a Wadowice, a 50 ch<strong>il</strong>ometri<br />

da Cracovia, <strong>il</strong><br />

18 maggio 1920, ultimo<br />

di tre figli. Costretto<br />

ché per lui si trattava di difendere dei bambini<br />

innocenti. La casa fu acquistata in gran<br />

parte grazie al denaro offerto da lui stesso.<br />

Gli stava molto a cuore che l’atmosfera<br />

all’interno della struttura fosse fam<strong>il</strong>iare e<br />

per questo chiese di trovare un’abitazione<br />

che ricordasse una vera casa e non un istituto,<br />

senza alcuna insegna all’esterno. Raccomandò<br />

alle suore di essere molto discrete<br />

e permise che i bambini fossero battezzati<br />

nella cappella interna, per evitare i commenti<br />

della gente sull’assenza dei padri.<br />

Sono più di 1.500 le ragazze che fino ad oggi<br />

hanno usufruito di quella casa, e l’opera si è<br />

poi diffusa anche in altre diocesi.<br />

dall’occupazione nazista<br />

a lasciare l’università, dal<br />

1940 al 1944 lavorò in<br />

una cava e in fabbrica. A<br />

partire dal 1942 frequentò<br />

<strong>il</strong> seminario clandestino<br />

di Cracovia, diretto dall’arcivescovo,<br />

<strong>il</strong> cardinale<br />

Come aveva fatto da sacerdote, anche<br />

da vescovo si dedicò in modo particolare<br />

all’educazione dei laici, sottolineando<br />

soprattutto due aspetti: la vita della Chiesa<br />

come esperienza di unità e comunione fra<br />

le persone e <strong>il</strong> lavoro culturale come capacità<br />

di giudizio e di presenza, pur dentro le<br />

limitazioni imposte dal sistema totalitario.<br />

Così la costruzione di nuove chiese e la creazione<br />

di nuove parrocchie divennero l’occasione<br />

per coinvolgere i laici, in modo che<br />

tutto <strong>il</strong> lavoro fosse educativo e ciascuno si<br />

sentisse coinvolto nella responsab<strong>il</strong>ità. L’introduzione<br />

del magistero del Conc<strong>il</strong>io Vaticano<br />

II avvenne attraverso un sinodo dioce-<br />

Sapieha, dal quale sarà<br />

ordinato prete nel 1946.<br />

Fu promotore del Teatro<br />

Rapsodico, anch’esso clandestino.<br />

Dopo <strong>il</strong> dottorato<br />

a Roma, nel 1951, quando<br />

ormai la Polonia era<br />

sotto <strong>il</strong> regime comunista,<br />

divenne cappellano degli<br />

universitari e professore di<br />

Teologia morale ed Etica.<br />

Fu nominato vescovo di<br />

Ombi nel 1958 da Pio XII<br />

e arcivescovo di Cracovia<br />

nel 1964 da Paolo VI, che<br />

nel 1967 lo creò cardinale.


Foto: L’Osservatore Romano, AP/LaPresse<br />

Sopra, <strong>il</strong> cardinal Wojtyla coi predecessori Giovanni Paolo I (foto a sinistra) e Paolo VI.<br />

A lato, sempre Wojtyla, ormai Papa, con <strong>il</strong> successore, l’allora cardinale Joseph Ratzinger.<br />

In basso, l’attentato in piazza San Pietro nel 1981 e un incontro del 1980 con Jaruzelski<br />

sano che durò ben nove anni e che fu un<br />

importante strumento di rapporto dentro<br />

la Chiesa: grazie ad esso le parrocchie della<br />

diocesi di Cracovia si risvegliarono a una<br />

vita comunitaria veramente cristiana.<br />

In kajak con l’arcivescovo<br />

Inoltre Wojtyla comprese immediatamente<br />

l’importanza del movimento giovan<strong>il</strong>e<br />

delle Oasi “Luce e Vita” fondato dal servo di<br />

Dio padre Franciszek Blachnicki, e lo difese<br />

sia dagli attacchi del potere (pagava di<br />

tasca propria le salatissime multe che venivano<br />

comminate a chi ospitava i giovani<br />

delle Oasi durante le vacanze, o interveniva<br />

in difesa dei sacerdoti fermati dalla polizia),<br />

sia dalle critiche di molti vescovi, che,<br />

soprattutto all’inizio, vedevano nel movimento<br />

un pericolo per le parrocchie, perché<br />

temevano che portasse via i giovani.<br />

Anche da vescovo mantenne un legame<br />

priv<strong>il</strong>egiato con la sua “famigliola”. «Come<br />

aveva detto all’inizio del ministero episcopale:<br />

lo Zio sarà sempre lo Zio. A Cracovia<br />

i nostri rapporti erano stretti. Per quanto<br />

riguarda le vacanze, furono ridotte a una<br />

settimana, soprattutto quelle in kajak. Lo<br />

portavano in macchina insieme a tre grandi<br />

borse. In una c’era <strong>il</strong> necessario per celebrare<br />

la Messa e l’altare. Nella seconda, quella<br />

che noi preferivamo, c’era <strong>il</strong> cibo preparato<br />

per <strong>il</strong> vescovo dalle suore, nella terza<br />

c’erano dei libri. Quando eravamo in kajak<br />

mi alzavo presto. Al mattino presto lo Zio<br />

era già in acqua a nuotare. Nuotava benissimo.<br />

Dopo diceva <strong>il</strong> breviario e leggeva qualche<br />

libro. Non perdeva un minuto. Durante<br />

la gita, ogni due o tre giorni, c’era un giorno<br />

IN VATICANO<br />

Pontefice missionario<br />

e paladino della libertà<br />

Il 16 ottobre 1978 fu<br />

eletto Papa, 263esimo<br />

successore di Pietro. Il<br />

suo pontificato è stato<br />

uno dei più lunghi della<br />

senza navigazione, che si passava al bivacco.<br />

In quel caso lo Zio leggeva, leggeva, e ancora<br />

leggeva, e parlava con noi».<br />

La residenza arcivescov<strong>il</strong>e di Cracovia<br />

era perennemente aperta e la prima colazione<br />

era sempre affollata di gente. Amava<br />

incontrare i giovani, che per lui insieme ai<br />

bambini erano la strada maestra per andare<br />

a Dio. Aveva una tenerezza particolare verso<br />

i dipendenti della curia: si preoccupava di<br />

ognuno di loro e delle loro famiglie, intervenendo<br />

di persona in caso di bisogno.<br />

La lotta per uno spazio di libertà<br />

Era critico nei confronti del potere comunista.<br />

Vedeva lo sv<strong>il</strong>uppo dell’ateismo, lo sradicamento<br />

delle persone dalla loro tradizione<br />

cristiana e le persecuzioni palesi e nascoste,<br />

e ne soffriva. Sosteneva che la lotta si<br />

fa “per qualcosa”, non “contro qualcuno”,<br />

indicando in tal modo una precisa strada di<br />

opposizione al regime: la creazione di spazi<br />

di libertà praticab<strong>il</strong>i nel presente, e questa<br />

posizione di impegno nella difesa dei diritti<br />

umani divenne la norma per la Chiesa<br />

polacca. «Non ci ha mai dato i suoi insegnamenti<br />

dicendo: “Non far questo, fa’ quest’altro”.<br />

Non ci ha mai chiesto se appartenevamo<br />

a un partito e a quale. Ci faceva soltanto<br />

vedere la menzogna insita nel comunismo,<br />

nel marxismo, in quel potere».<br />

L’apparato del regime aveva un’“attenzione”<br />

particolare per questo vescovo, tanto<br />

che molti temevano per la sua incolumità.<br />

Una delle tematiche più dibattute nelle<br />

stanze del potere era la presa che Karol<br />

Wojtyla aveva sui giovani, sul movimento<br />

delle Oasi e sulla cultura. «In questi cam-<br />

storia della Chiesa ed<br />

è durato quasi 27 anni.<br />

Giovanni Paolo II morì<br />

<strong>il</strong> 2 apr<strong>il</strong>e 2005 e sarà<br />

ricordato, oltre che per<br />

i 104 viaggi apostolici<br />

nel mondo e i tantissimi<br />

documenti, per l’amore<br />

pi lo si vedeva come una grande minaccia,<br />

perché la cultura è l’ambito in cui si lotta<br />

per l’anima di un popolo», ha dichiarato in<br />

un’intervista uno dei suoi grandi “nemici”<br />

storici, <strong>il</strong> generale Wojciech Jaruzelski, capo<br />

del governo e primo segretario del Partito<br />

comunista polacco, aggiungendo che per le<br />

medesime ragioni l’elezione di Wojtyla al<br />

Soglio pontificio fu vissuta come un vero e<br />

proprio terremoto dal regime.<br />

Gli incontri privati col “nemico”<br />

Lo stesso generale, però, rievocando i numerosi<br />

incontri pubblici e soprattutto privati<br />

con Giovanni Paolo II, non può fare a meno<br />

di riconoscerne la grandezza umana, addirittura<br />

la santità. «Soprattutto gli incontri<br />

privati hanno per me un valore particolare,<br />

perché allora <strong>il</strong> Papa non era tenuto a incontrarmi,<br />

ma trovò <strong>il</strong> tempo per me, “grande<br />

peccatore”. Gli incontri privati sono stati<br />

ben tre e mi sono particolarmente cari. L’ultimo<br />

incontro avvenne <strong>il</strong> 27 novembre 2001.<br />

In tutti questi incontri ho sperimentato da<br />

parte sua <strong>il</strong> desiderio di comprendermi, di<br />

accogliermi. Ricordo in modo particolare<br />

quell’ultimo incontro in Vaticano. Era sera,<br />

mi ricevette nei suoi appartamenti privati.<br />

Ero commosso, vidi la sua debolezza, si<br />

appoggiava da una parte a monsignor Dziwisz<br />

e dall’altra a qualcun altro. Lo aiutarono<br />

a sedersi, parlava a fatica, ma desiderò<br />

condividere con me le sue gioie e le sue preoccupazioni<br />

per quello che stava accadendo<br />

in Polonia (…). Ho interpretato questi gesti<br />

del Papa nei miei confronti come prova che<br />

egli non mi guardava secondo le categorie<br />

di colpevole o innocente, ma guardava alla<br />

totalità della mia persona cercando di comprendermi,<br />

e questa è la cosa più importante,<br />

perché comprendere in fondo significa<br />

perdonare. Non me lo aspettavo, è stato un<br />

dono. Io stesso più volte ho chiesto perdono,<br />

e a volte i giornalisti mi chiedono perché<br />

continuo a chiedere perdono, perché continuo<br />

a dichiarare <strong>il</strong> mio dolore per ciò che è<br />

accaduto, ma ritengo che sia un mio dovere<br />

morale. Persone semplici al funerale hanno<br />

scritto SANTO SUBITO. Queste persone hanno<br />

capito al meglio che egli è stato un uomo<br />

così fuori dal comune a livello umano, che<br />

la sua santità è qualcosa di evidente. Se dobbiamo<br />

considerare qualcuno santo, nel senso<br />

di una straordinarietà umana, questa<br />

persona è Karol Wojtyla. Giovanni Paolo II.<br />

Il più grande polacco della storia». n<br />

verso i giovani, l’attenzione<br />

ecumenica e <strong>il</strong> dialogo<br />

con i responsab<strong>il</strong>i delle<br />

nazioni. La sua figura di<br />

pontefice polacco e le sue<br />

battaglie per la libertà<br />

furono decisive per la<br />

caduta del comunismo.<br />

| | 2 febbraio 2011 | 31


ESTERI<br />

32 | 2 febbraio 2011 | |<br />

REPORTAGE<br />

Vivere<br />

senza euro<br />

In Europa c’è un paese che ha rinunciato alla<br />

solidità della moneta unica per non frenare<br />

la sua crescita economica quasi “asiatica”.<br />

Viaggio in Polonia per negozi e imprese<br />

da Varsavia Alessandro Turci<br />

foto di Federica Miglio<br />

La recente notizia sul rinvio sine die deciso<br />

dalla Polonia per l’ingresso nell’euro<br />

ha incuriosito molti osservatori<br />

economici internazionali, parecchio attenti<br />

a quello che succede a Varsavia. Come<br />

spesso accade, la sorpresa è stata meno forte<br />

nel paese, dove la costante crescita economica<br />

è accompagnata da una strategia basata<br />

sulla prudenza. Siamo venuti in Polonia<br />

per capire quale sia <strong>il</strong> polso della situazione<br />

secondo gli esperti della scena economico-finanziaria,<br />

ma anche per ascoltare l’opinione<br />

della gente comune, che negli ultimi<br />

tempi ha avuto <strong>il</strong> non trascurab<strong>il</strong>e merito


di sostenere l’economia con la spinta decisiva<br />

dei consumi interni.<br />

Nei centri commerciali delle grandi<br />

catene d’abbigliamento si nota immediatamente<br />

come i cartellini sui capi riportino<br />

i prezzi in svariate divise: zloty, euro, ma<br />

anche fiorini ungheresi, corone ceche, lats<br />

lettoni e litas lituani. In contanti si paga<br />

solo in zloty, mentre con la carta di credito<br />

si può pagare in qualsiasi valuta. I prezzi<br />

non sono così dissim<strong>il</strong>i da quelli dei negozi<br />

italiani, anche se gli stipendi qui sono inferiori<br />

di almeno <strong>il</strong> trenta per cento. È una<br />

clientela giovane, spesso femmin<strong>il</strong>e, attenta<br />

alle mode ma con senso del gusto e del pratico.<br />

Abbiamo chiesto a un cassiere se pensa<br />

che l’adozione dell’euro possa portare<br />

benefici al suo lavoro in termini di semplificazione,<br />

anche rispetto ai clienti stranieri.<br />

La domanda gli è sembrata troppo acerba:<br />

«Non saprei dire, è un problema che non<br />

riguarda me risolvere. Comunque non credo<br />

che <strong>il</strong> mio lavoro cambierebbe molto se<br />

invece dello zloty ci fosse l’euro».<br />

Una costituzione fresca<br />

Le ragazze che scelgono tra la merce in saldo<br />

non sembrano più sedotte o ansiose dalla<br />

prospettiva di avere nel borsellino i tagli<br />

della moneta unica. A una di loro domandiamo<br />

se considera l’euro una chance, da<br />

giocare magari quando le capiterà di recarsi<br />

all’estero. I polacchi, del resto, si considerano<br />

un popolo dell’Europa centrale o al mas-<br />

Nei negozi i prezzi sono in zloty,<br />

euro, fiorini ungheresi, corone<br />

ceche, lats lettoni, litas lituani, e<br />

non sono dissim<strong>il</strong>i da quelli italiani,<br />

anche se gli stipendi sono inferiori<br />

di almeno <strong>il</strong> trenta per cento<br />

In queste pagine, alcune foto scattate<br />

nella zona commerciale di Varsavia,<br />

in prossimità del Palazzo della Cultura.<br />

Qui sopra, un murale dove <strong>il</strong> simbolo<br />

dell’euro compare sull’elmetto di un<br />

enorme e minaccioso m<strong>il</strong>itare-burattino<br />

simo centro-orientale, e civ<strong>il</strong>izzazioni come<br />

la Francia (De Gaulle è qui una figura molto<br />

ammirata) sono modelli di assoluto riferimento.<br />

Ma anche nel caso della ragazza<br />

una gent<strong>il</strong>e alzata di spalle e una risata quasi<br />

timida sono l’educata risposta al disinteresse<br />

per l’argomento.<br />

I politici, invece, hanno la questione ben<br />

scolpita in agenda, ma non vogliono correre<br />

una seconda volta <strong>il</strong> rischio di indicare una<br />

data per poi doverla disattendere come hanno<br />

fatto qualche giorno fa a Parigi, comunicando<br />

la rinuncia alla scadenza del 2012.<br />

Un fatto però è sicuro, dice a <strong>Tempi</strong> Domenica<br />

Brosio, esponente del nostro Istituto per<br />

<strong>il</strong> Commercio Estero di Varsavia: «La Polonia<br />

vanta numeri e previsioni che l’Italia<br />

| | 2 febbraio 2011 | 33


ESTERI REPORTAGE<br />

firmerebbe in bianco: <strong>il</strong> P<strong>il</strong> del 2009 all’1,7<br />

per cento, quello del 2010 al 3,5, <strong>il</strong> 2011 previsto<br />

al 3,9, e infine <strong>il</strong> 2012 al 4,2». Sono<br />

numeri quasi asiatici.<br />

Di più. Poter contare su una costituzione<br />

recente (quella polacca è del 1997) permette<br />

misure elastiche rispetto alle sollecitazioni<br />

del mondo finanziario moderno. Il<br />

rapporto tra deficit e P<strong>il</strong>, ad esempio, è regolato<br />

automaticamente secondo tre soglie<br />

d’allarme: al 50, al 55 e al 60 per cento. Ogni<br />

qual volta un confine viene superato scattano<br />

azioni di austerity. Nel 2010 l’indice si è<br />

fermato al 53,5 per cento. Sembrano numeri<br />

da fantascienza per un’Italia che viaggia<br />

con un deficit del 115 per cento sul P<strong>il</strong> e che<br />

non può permettersi di modificare neanche<br />

un articolo della carta costituzionale senza<br />

che si alzi uno sbarramento politico a paralizzare<br />

qualsiasi disegno riformatore.<br />

La spinta dei consumi interni<br />

Certo, nella scelta d<strong>il</strong>atoria comunicata dal<br />

ministro delle Finanze Jacek Rostowski c’è<br />

anche una buona dose di pragmatismo. Lo<br />

zloty ha permesso alla Polonia di cavarsela<br />

nella crisi internazionale di questi anni grazie<br />

a una svalutazione sia reale che indotta,<br />

ut<strong>il</strong>e per avvantaggiare le esportazioni senza<br />

intaccare le riserve. «La spinta dei consumi<br />

interni – spiega Domenica Brosio – ha<br />

fatto <strong>il</strong> resto. Senza dubbio se <strong>il</strong> paese fosse<br />

stato già membro del club dell’euro tanto<br />

la b<strong>il</strong>ancia commerciale quanto le riserve<br />

avrebbero subìto importanti contraccolpi».<br />

La vicina Estonia, invece, ha aderito dal primo<br />

gennaio 2011 alla moneta unica. È vero<br />

che <strong>il</strong> paese baltico aveva già agganciato la<br />

propria divisa all’euro negli ultimi anni, ma<br />

34 | 2 febbraio 2011 | |<br />

Le banche sono<br />

un potere “visib<strong>il</strong>e”<br />

in Polonia, che quasi<br />

connota l’intera<br />

architettura del<br />

centro moderno<br />

di Varsavia, con<br />

grattacieli e vetrine<br />

sulla strada per<br />

giovani manager in<br />

camicia bianca<br />

certo <strong>il</strong> 17esimo membro del club, primo<br />

aderente tra gli Stati ex sovietici, ha dimostrato<br />

coraggio. Infatti, nonostante l’entusiasmo<br />

di Barroso che ha parlato di un «forte<br />

segnale d’attrazione e di stab<strong>il</strong>ità per l’euro»,<br />

non sembra che Lituania e Lettonia siano<br />

così sicure di aderire nel 2014; lo stesso<br />

vale per l’Ungheria, per la Repubblica Ceca<br />

e per la più importante economia di tutta la<br />

regione: la Polonia appunto.<br />

Il 2011, in autunno, sarà anche un anno<br />

di elezioni politiche. Se pure l’adozione<br />

dell’euro non sia messa in discussione da<br />

nessun significativo partito o movimento<br />

d’opinione (anche se nel centro di Varsavia<br />

ci si imbatte in un gigantesco murale dove<br />

<strong>il</strong> simbolo appare sull’elmetto di un aggressivo<br />

m<strong>il</strong>itare), le misure per raggiungere i<br />

criteri d’ammissione tecnica possono invece<br />

essere terreno di battaglia. Anche perché<br />

“misure per raggiungere i criteri” è una<br />

locuzione da spin doctor che la gente comune<br />

traduce con una parola sola: sacrifici.<br />

«Non è solo la mano<br />

d’opera a basso costo che<br />

attira gli investimenti<br />

stranieri, ma anche<br />

la trasparenza della<br />

burocrazia, la certezza<br />

del diritto e la qualità<br />

professionale»<br />

Anticipando <strong>il</strong> clima elettorale, sempre<br />

Rostowski ha annunciato alla radio l’imminente<br />

introduzione di una tassa sulle<br />

banche, con lo scopo di tutelare i depositi<br />

dei cittadini. Gli istituti di credito sono<br />

un potere ben visib<strong>il</strong>e in Polonia, capace<br />

anche di connotare quasi l’intera architettura<br />

del centro moderno di Varsavia, con<br />

una miriade d’uffici incastonati nei grattacieli,<br />

vetrine sulla strada per giovani manager<br />

in camicia bianca.<br />

Prima o poi, comunque, l’euro arriverà<br />

anche in Polonia: una moneta diffusa, forte<br />

e stab<strong>il</strong>e per un’economia solida, dinamica<br />

e trasparente. «Non è solo la mano d’opera<br />

a basso costo che attira qui gli investimenti<br />

stranieri – dice a <strong>Tempi</strong> un imprenditore<br />

italiano, quasi un pendolare, incontrato<br />

in aeroporto – ma anche e soprattutto<br />

la trasparenza della burocrazia, la certezza<br />

del diritto e la qualità professionale degli<br />

addetti». Gli ingredienti che spiegano i successi<br />

del sistema produttivo polacco. n


UNA MOSTRA APOLOGETICA SUL PARTITO COMUNISTA<br />

Se si possa ancora andar fieri<br />

della «grandiosa storia» del Pci<br />

di Giorgio Israel<br />

Figurarsi se potrei considerare un reietto chiunque sia stato comunista. Presi la<br />

mia prima tessera della Federazione Giovan<strong>il</strong>e Comunista quando ero sedicenne,<br />

durante un comizio di Togliatti. Riportava sul disegno di un’impalcatura<br />

una frase di Majakovskij: «M<strong>il</strong>ioni di spalle unite che innalzano al cielo la<br />

costruzione del comunismo». In verità ero assai intimidito e la prima esperienza<br />

fu traumatica: la sezione cui appartenevo fu sciolta per trotskismo… Nella riunione<br />

di scioglimento, <strong>il</strong> funzionario inviato dal Partito – un piccolo burocrate pallido<br />

in abito “Facis” – sembrava dovesse soccombere di fronte alla forza intellettuale<br />

del gruppo dirigente della sezione. Quando si levò a parlare cambiò tutto:<br />

ruggiva come un leone, la sua mediocre figura era trasfigurata dall’essere portatrice<br />

della volontà del Partito, faceva paura! Restai nel Partito molti anni anco-<br />

PANE AL PANE<br />

ra, ma mai mi liberai dal timore reverenziale che ispirava quella macchina da guerra. È complesso<br />

spiegare le ragioni per cui m<strong>il</strong>ioni di persone oneste e in buona fede ne abbiano fatto parte, ma<br />

la più ovvia è che si era convinti di lavorare per una causa<br />

giusta che mirava al bene dell’umanità. Quel che faceva<br />

considerare secondari o trascurab<strong>il</strong>i la mancanza di democrazia<br />

– del Partito e del comunismo internazionale<br />

– e gli innumerevoli delitti di cui era disseminata l’opera<br />

di “costruzione verso <strong>il</strong> cielo”, era <strong>il</strong> carattere totalizzante<br />

e assoluto con cui veniva concepita la “causa”. Non si trattava<br />

di migliorare qualche aspetto della società ma nientemeno<br />

che di rifarla completamente. Il discorso è complesso e non può essere sv<strong>il</strong>uppato in una<br />

rubrica, ma è innegab<strong>il</strong>e che la calamita che ha attratto m<strong>il</strong>ioni di persone in buona fede su una via<br />

che rendeva complici di una catena infinita di orrori era <strong>il</strong> carattere “palingenetico” dell’impresa,<br />

<strong>il</strong> fascino che emana dall’intento di “rifare tutto” in modo giusto e perfetto. È un discorso<br />

che vale per ogni forma di totalitarismo: <strong>il</strong> fascino dell’idea efferata della palingenesi,<br />

particolarmente attraente per le menti totalizzanti dei più giovani.<br />

È giusto quindi sforzarsi di comprendere. Però ormai questa storia e i suoi orrori<br />

sono noti e documentati e lascia attoniti che qualcuno pensi di fare una mostra apologetica<br />

e persino agiografica della storia del Partito Comunista Italiano, come quella<br />

promossa a Roma. Quale persona sensata può trovare oggi tanto interessante contemplare<br />

<strong>il</strong> servizio di tazze da caffè di Palmiro Togliatti, “<strong>il</strong> Migliore”, ma anche un<br />

“orco” – come l’ha definito Giuliano Ferrara – che solleva casomai <strong>il</strong> problema di<br />

come l’intelligenza possa coniugarsi con <strong>il</strong> male? A qualcuno verrebbe in mente<br />

di esporre le tazze di Mussolini? No di certo, ma quelle di Togliatti, sì. C’è chi trova<br />

normale visitare con devozione i cimeli di una storia su cui c’è poco da esaltarsi,<br />

soprattutto se la si è vissuta in prima persona. Non colpisce soltanto la persistente<br />

impunità concessa al comunismo, per cui appare normale a un vecchio dirigente<br />

parlare di una «storia enorme, grandiosa» ignorando come un dettaglio irr<strong>il</strong>evante<br />

i crimini del comunismo (perché nella mostra non vi sono foto dei gulag?)<br />

e le complicità del Pci in essi. Colpisce <strong>il</strong> fatto che non si è trattato soltanto di una<br />

patetica riunione di reduci, del genere di quella rappresentata nel f<strong>il</strong>m Il concerto. La<br />

mostra ha visto la presenza commossa di tante personalità che sono ancora protagoniste<br />

della politica italiana di oggi e che sono state accolte al grido di «è bello rivedere assieme<br />

tanti compagni». E c’è qualche fesso che dice che non ha più senso parlare oggi<br />

del comunismo (o del postcomunismo).<br />

Quale persona sensata può trovare oggi<br />

tanto interessante contemplare <strong>il</strong> servizio<br />

di tazze da caffè di Togliatti, “<strong>il</strong> Migliore”,<br />

ma anche un “orco” che spinge a domandarsi<br />

come l’intelligenza possa coniugarsi col male?<br />

INTELLETTUALE<br />

CURA<br />

TE STESSO<br />

| | 2 febbraio 2011 | 37


cultura<br />

38 | 2 febbraio 2011 | |<br />

c’era una volta<br />

Se <strong>il</strong> lupo<br />

è un gran<br />

fifone<br />

avventure mirabolanti di belve buone<br />

e bambini coraggiosi. Breve manuale<br />

di favole per salvare i piccoli dalla tv<br />

e risvegliare la fantasia dei grandi.<br />

e in casa sarà una gara a chi legge di più<br />

Biancaneve la conoscono già, Alice nel<br />

paese delle Meraviglie pure. Per non<br />

parlare di Cappuccetto Rosso, che<br />

ormai danno per capace di resurrezioni<br />

multiple dopo le innumerevoli gite nella<br />

pancia del lupo. Ci sono sere in cui anche<br />

i genitori più volenterosi non sanno più a<br />

che favola votarsi. Pomeriggi in cui anche<br />

i più fantasiosi meditano di arrendersi alla<br />

televisione senza limiti piuttosto che trovare<br />

una nuova storia da leggere ai bambini.<br />

È in quelle sere o in quei pomeriggi<br />

che potrebbe tornarvi ut<strong>il</strong>e questo piccolo<br />

manuale pensato proprio ad uso e consumo<br />

di genitori alle prese con la crescita<br />

di pargoli che si sognano, se non letterati,<br />

almeno non del tutto teledipendenti. È in<br />

quelle sere che potrete far ricorso a queste<br />

storie di provato divertimento e approvata<br />

intelligenza, adatte a bambini fino ai seisette<br />

anni di età.<br />

Giochi, trucchi e assonanze<br />

È un libro senza parole e con due colori in<br />

tutto. Eppure piace moltissimo ai bambini<br />

che non si stancano mai di vedere gli<br />

animali affollare l’altalena sapientemente<br />

st<strong>il</strong>izzata dalla matita dell’architetto<br />

Enzo Mari. È un progetto, L’altalena (Corraini<br />

editore, 15 euro), un progetto che si<br />

deve svolgere e che bisogna avere tanto<br />

spazio per aprire, ma che basta pochissimo<br />

per portarsi dietro. Fate largo, spostate<br />

i giocattoli dal pavimento. Fate largo,<br />

perché sull’altalena ci sia spazio per tutti<br />

e perché l’altalena abbia tutto lo spazio<br />

che le serve per lasciarvi senza parole.<br />

«C’è sempre qualche vecchia signora che<br />

affronta i bambini facendo delle smorfie da<br />

far paura e dicendo delle stupidaggini con<br />

un linguaggio informale pieno di ciccì e di<br />

coccò e di piciupaciù. Di solito i bambini<br />

guardano con molta severità queste persone<br />

che sono invecchiate invano; non capiscono<br />

cosa vogliono e tornano ai loro giochi,<br />

giochi semplici e molto seri». Così parlava<br />

Bruno Munari (Arte come mestiere, 1966),<br />

genio della grafica e del design che a quei<br />

giochi semplici e molto seri dedicò anni di<br />

studio e di lavoro. In tutto <strong>il</strong> mare magnum<br />

della produzione del maestro abbiamo scelto<br />

due chicche. Bussate (Toc Toc, Corraini,<br />

15,50 euro) e vi aprirà la giraffa Lucia<br />

che viene da Verona, pronta a schiudere<br />

i segreti contenuti nella sua enorme valigia.<br />

Un’anticipazione? Dentro c’è la zebra<br />

Carmela che viene da Lugano, nel suo baule<br />

altri tesori inaspettati, sempre più piccoli<br />

e sempre più incredib<strong>il</strong>i, sempre giocati<br />

tra colori stupefacenti e parole scelte con<br />

sapienza e musicalità. Bisogna sfogliare per<br />

scoprire, perché non c’è scoperta che non<br />

chieda un gesto di protagonismo, anche in<br />

un altro splendido volume di Munari. Qui <strong>il</strong><br />

maestro ci conduce per mano Nella nebbia


di M<strong>il</strong>ano (Corraini, 22 euro). Perché d’inverno<br />

«quando la natura dorme e quando<br />

sogna appare la nebbia. Camminare dentro<br />

la nebbia è come curiosare nel sogno<br />

della natura: gli uccelli fanno voli corti per<br />

non perdere l’orientamento, scompaiono i<br />

segnali e i divieti nelle strade, i veicoli vanno<br />

piano e si fa appena in tempo a riconoscerli<br />

che spariscono (…). Solo all’interno<br />

delle case gli uomini e gli animali continuano<br />

la loro attività». Sempre che non accada<br />

di trovare, nel bel mezzo della pianura nebbiosa,<br />

niente meno che un circo con tanto<br />

di animali e pagliacci...<br />

C’è un’eco di Munari e della sua<br />

portentosa capacità di giocare con<br />

la grafica e le parole nel bellissimo<br />

libro di Ramon Gomez de la Serna:<br />

I bambini cercano di tirarsi<br />

fuori le idee dal naso (Giralangolo<br />

editore, 13,50 euro). Già <strong>il</strong> titolo<br />

è una “gregueria”, stravagante<br />

anomalia linguistica che associa<br />

idee alle parole. Sicché scoprirete<br />

che «i serpenti sono le cravatte<br />

degli alberi», «<strong>il</strong> pesce sta<br />

sempre di prof<strong>il</strong>o», «l’arcobaleno<br />

è la sciarpa del cielo». E alla<br />

fine converrete che «bisogna<br />

trovare un modo di lavare i<br />

piedi ai formaggi».<br />

C’è qualcosa di estremamente<br />

affascinante nei<br />

bei libri per bambini<br />

ed è la capacità di usare<br />

l’impossib<strong>il</strong>e come<br />

categoria. Ciò che è impossib<strong>il</strong>e<br />

(dal desiderio di volare a quello del<br />

lupo di diventare una pecora) diviene perno<br />

dell’azione, motore della giostra della fantasia<br />

in cui fare un giro è d’obbligo, anche e<br />

soprattutto se i grandi non capiscono o fanno<br />

i petulanti. «Mi ripetevano tutti le stesse<br />

domande: che mestiere farai quando sarai<br />

grande?». È l’incipit del divertentissimo<br />

Farò i miracoli (Susie Morgenstern e Jiang<br />

Hong Chen, Ippocampo junior edizioni, 12<br />

euro). Il bambino, più per sfinimento che<br />

per convinzione, accampa risposte improvvisate:<br />

pompiere, palombaro, p<strong>il</strong>ota. «Finché<br />

stamattina, chissà com’è, ho scoperto <strong>il</strong><br />

mestiere che fa proprio per me. Ogni giorno,<br />

appena mi alzo, voglio far sorgere <strong>il</strong> sole<br />

d’un balzo. E sollevare le onde del mare. Per<br />

divertirmi a sentirle suonare». Come si fac-<br />

A lato, una tavola<br />

di Troppo Tardi<br />

di Giovanna Zoboli<br />

e Cam<strong>il</strong>la Engman<br />

(Topipittori editore).<br />

Sotto, una scena<br />

di L’altalena di Enzo<br />

Mari (© Enzo Mari,<br />

courtesy Corraini<br />

Edizioni).<br />

Nella pagina<br />

accanto, Piccolo<br />

Lupo alle prese con<br />

<strong>il</strong> suo desiderio di<br />

volare (Il lupo che<br />

voleva essere una<br />

pecora, di Mario<br />

Ramos, Babalibri)<br />

cia a far tutto ciò lo si scopre alla fine, dopo<br />

che di desideri si è colorato <strong>il</strong> mondo.<br />

Volare, uno dei desideri più ricorrenti,<br />

e poi sovvertire le categorie, abbattere<br />

le barriere. Come Il lupo che voleva essere<br />

una pecora (Mario Ramos, Babalibri, 11<br />

euro) che sogna di librarsi in alto nel cielo<br />

e di essere una pecora, perché «anche loro<br />

non hanno le ali eppure, a volte, le vediamo<br />

in cielo». Il lupo riuscirà a volare e tornare<br />

a terra avrà presto un<br />

sapore nuovo.<br />

È l’idea<br />

alla base<br />

| | 2 febbraio 2011 | 39


cultura c’era una volta<br />

Sotto, una tavola di Nella nebbia di M<strong>il</strong>ano<br />

di Bruno Munari (© Bruno Munari,<br />

courtesy Corraini Edizioni) .<br />

A destra, una delle <strong>il</strong>lustrazioni di<br />

Farò i miracoli (Ippocampo Junior Edizioni).<br />

Nella pagina accanto, l’attore Stefano<br />

Braschi nello spettacolo L’uomo a cavallo<br />

cronache Dal paese Dei Diritti (Ma solo per qualcuno)<br />

40 | 2 febbraio 2011 | |<br />

di un’altra storia di animali<br />

che s’immaginano<br />

diversi da quel che sono,<br />

come La luna e lo stagno<br />

(Alberto Benevelli e Cristina<br />

Pieropan, Kite Edizioni,<br />

16 euro). L’amicizia di<br />

Rana e Anatra è nata tra i<br />

canneti dello stagno, ma<br />

è quando Anatra impara a<br />

volare che qualcosa inizia a<br />

cambiare. Rana salta più in<br />

alto che può eppure la luna<br />

resta sempre lassù, pallida<br />

e irraggiungib<strong>il</strong>e. Anatra<br />

non può aspettare e parte.<br />

Vedrà la luna, scoprirà molte<br />

cose. E da quel desiderio<br />

soddisfatto ne nascerà un<br />

altro più grande ancora.<br />

Cose che ben capisce <strong>il</strong> piccolo Riccardo,<br />

abituato a sentirsi dire che le cose<br />

non si possono fare perché è troppo tardi<br />

(Troppo tardi, di Giovanna Zoboli e Cam<strong>il</strong>la<br />

Engman, Topipittori editore, 14 euro).<br />

È sempre troppo tardi e «troppo tardi viene<br />

buio», troppo tardi non si torna a casa<br />

per cena, troppo tardi chiudono i negozi<br />

e scende <strong>il</strong> freddo. Sembra di sentirli, i<br />

genitori che cercano di mettere un freno<br />

ai bambini con la minaccia del tempo. E<br />

dov’è questo troppo tardi? Il piccolo (ma<br />

non troppo) Riccardo trova degli amici inaspettati<br />

e con loro raggiunge <strong>il</strong> bellissimo<br />

paese di Troppo Tardi. Cosa succede lassù?<br />

Lo scoprirete e soprattutto scoprirete i<br />

desideri insaziab<strong>il</strong>i dei bambini che diventano<br />

ancora più insaziab<strong>il</strong>i se c’è qualcuno<br />

che li aiuta ad attraversare <strong>il</strong> bosco. Gli<br />

animali che schiudono le porte di nuovi<br />

mondi e mettono in salvo bambini imprudenti<br />

sono un classico. Come un classico<br />

amatissimo anche dai grandi sono le storie<br />

di Roald Dahl. L’editore Salani ha appena<br />

pubblicato una raccolta con Mat<strong>il</strong>de, Il<br />

GGG, La fabbrica di Cioccolato e Le streghe<br />

(ma qui occorre saper leggere o avere molta<br />

pazienza per ascoltare storie più lunghe<br />

anche se avventurosissime). Invece i<br />

più piccoli si gettino pure nelle grinfie de<br />

Il coccodr<strong>il</strong>lo Enorme (Nord Sud edizioni,<br />

6,50 euro): se le inventa tutte e si trasforma<br />

in ogni modo per farsi una scorpacciata di<br />

«strafogante» e «stragodurioso» bambino.<br />

Ma non ha fatto i conti con gli altri animali<br />

della giungla, che non ci pensano neanche<br />

a liberarsi dei bambini. Almeno fino a<br />

che non sarà ora di andare a letto.<br />

Laura Borselli<br />

a Madrid c’è un governo che vuole educare i figli al posto nostro<br />

Dopo che <strong>il</strong> governo di Madrid ha fatto da battistrada ai nuovi<br />

“diritti”, anticipando <strong>il</strong> provvedimento del Dipartimento di Stato<br />

americano che (per non discriminare i gay) dal prossimo febbraio<br />

abrogherà sui passaporti i termini di “madre” e “padre” sostituendoli<br />

con le locuzioni di “genitore 1” e “genitore 2”, dall’anno scolastico<br />

2007-2008 in Spagna è stata introdotta una nuova materia:<br />

educazione alla cittadinanza <strong>il</strong> cui scopo è, secondo <strong>il</strong> ministero<br />

spagnolo, «favorire lo sv<strong>il</strong>uppo di persone libere». Ma di cosa parlano<br />

i libri di testo dei bambini spagnoli? un capitolo, comune a tutti<br />

i libri destinati alle scuole elementari è dedicato al «conoscere la<br />

propia identità e sv<strong>il</strong>uppare l’autostima». Dopo questa affermazione<br />

viene proposto un elenco di scelte davanti alle quali <strong>il</strong> ragazzo<br />

può decidere liberamente che inclinazione prendere (eterosessuale,<br />

bisessuale, omosessuale) e che tipo di famiglia preferirebbe creare.<br />

In questo modo si mira a evitare tutti quei conflitti sociali che<br />

nascono dai pregiudizi sulle diversità. Per i ragazzi delle medie<br />

inferiori l’editrice octaedro propone un testo al cui interno è presente<br />

un capitolo sulle relazioni interpersonali dove sono spiegati i<br />

diversi metodi anticoncezionali e suggerite alcune argomentazioni<br />

per convincere <strong>il</strong> partner ad ut<strong>il</strong>izzarli. la reazione della conferenza<br />

episcopale spagnola è stata immediata e attraverso <strong>il</strong> portavoce<br />

«C’è sempre qualche signora che parla a ciccì,<br />

coccò e piciupaciù. Di solito i bimbi guardano<br />

con severità queste persone che sono<br />

invecchiate invano e tornano ai loro giochi»<br />

cardinale di toledo cañizares ha affermato che le scuole che<br />

impartiscono questa materia «stanno collaborando con <strong>il</strong> male»,<br />

invitando gli alunni a ricorrere «a tutti i mezzi legittimi» per difendere<br />

la propria libertà di coscienza e di educazione. I vescovi hanno<br />

accusato <strong>il</strong> governo di «appropriarsi del ruolo di educatore morale<br />

che non è proprio di uno Stato democratico» e hanno sottolineato<br />

le «difficoltà» delle scuole cattoliche a introdurre una materia non<br />

coerente con le proprie idee. Quest’anno <strong>il</strong> ministero della Giustizia<br />

spagnolo attraverso la sentenza della cassazione ha respinto ogni<br />

richiesta di esenzione dalla materia spiegando che: «la libertà<br />

ideologica del minore non può essere abbandonata a chi ha la sua<br />

custodia o patria potestà» e conclude affermando che «sarebbe<br />

diffic<strong>il</strong>e dare la custodia di un minorenne a dei genitori che non<br />

considerano pienamente la sua libertà». a questo punto, <strong>il</strong> rischio,<br />

per quei genitori che volessero continuare a osteggiare la materia,<br />

è quello di perdere la patria potestà sul proprio ragazzo. Stiamo<br />

assistendo ad un esperimento educativo nel quale l’unico soggetto<br />

che può educare i giovani è lo Stato. e di questo passo si approprierà<br />

della custodia di ogni ragazzo e così ai genitori non rimarrà<br />

che procreare figli per poi consegnarli al proprio paese.<br />

Chiara Curti (Barcellona)


E<br />

se Merlino non trascorresse la sua<br />

vecchiaia a Camelot, ma in una casa<br />

di riposo? La storia del mago e<br />

del suo re, ambientata ai giorni nostri,<br />

non perderebbe per questo <strong>il</strong> suo fascino.<br />

Quando Artù, ormai un uomo pieno<br />

di impegni e gravose responsab<strong>il</strong>ità,<br />

si reca a trovare l’antico maestro, si trova<br />

davanti un povero vecchio, anni luce<br />

lontano dall’acutissimo amico di un tempo.<br />

Eppure <strong>il</strong> vecchio mago, nonostante<br />

le sembianze dimesse e anzi proprio<br />

in virtù di quelle, non ha smesso di avere<br />

cose da insegnare al suo allievo. Così<br />

re Artù è costretto a ripercorrere ironicamente<br />

la sua storia e la sua giovinezza<br />

per comprendere più profondamente <strong>il</strong><br />

suo vero destino e <strong>il</strong> senso del suo lavoro.<br />

«È una storia per ragazzi<br />

che riguarda tutti noi, che<br />

riguarda la nostra attualità,<br />

<strong>il</strong> nostro mondo che<br />

reputa inut<strong>il</strong>e la vecchiaia,<br />

e dove a volte sembra che<br />

nessuno possa insegnare<br />

ancora qualcosa. Sembra.<br />

Ma, come direbbe Merlino,<br />

sembrare non è essere».<br />

Stefano Braschi, attore,<br />

ha scelto di mettere a frutto<br />

la sua ventennale esperienza<br />

di teatro con i ragazzi,<br />

e per i ragazzi. «Alcuni<br />

insegnanti mi hanno<br />

chiesto di affrontare coi<br />

mezzi del teatro i testi che<br />

i loro alunni di seconda<br />

media stavano affrontando<br />

sui libri. Mi è parso un<br />

esperimento interessante<br />

per materializzare le parole<br />

sul palco: un conto è studiare<br />

una storia, un altro<br />

è solcare un palcoscenico<br />

cercando di trasmettere al<br />

pubblico la psicologia del<br />

personaggio. È come saltare<br />

nelle pagine di un libro<br />

stampato». L’esperienza ha<br />

entusiasmato a tal punto gli studenti che<br />

si sono cimentati a rappresentare qualsiasi<br />

cosa: da Omero ai classici della letteratura<br />

per ragazzi, passando per la drammaturgia<br />

contemporanea. Troppo impegnativo?<br />

Forse sì, ma è nella sfida che nasce<br />

la bellezza. «Recitare i versi di Vincenzo<br />

Monti e Ippolito Pindemonte ci sembrava<br />

all’inizio un’operazione ardua, esagerata.<br />

Ma è in questa difficoltà che è nato<br />

un grande amore per la parola, un forte<br />

rispetto per la musicalità, e la possib<strong>il</strong>ità<br />

di esprimersi a livello altissimo dal punto<br />

di vista recitativo». Anche grazie a dirigenti<br />

scolastici «e al loro voler rendere i giovani<br />

protagonisti. Giocando non sulla leva<br />

della vanità, ma sulle domande di sen-<br />

attori per crescere<br />

Qui <strong>il</strong> teatro è un<br />

gioco da ragazzi<br />

Sul palco per dare vita agli eroi dei romanzi,<br />

convincersi a mangiare la frutta e imparare<br />

come nascono i bambini. Scommettiamo che<br />

educare può essere uno spettacolo a ogni età?<br />

so, che nel “qui e ora” del teatro, con una<br />

buona dose di improvvisazione e anche di<br />

scherzo, finiscono per emergere naturalmente».<br />

Una grande necessità dal punto<br />

di vista educativo, «alla quale non sempre<br />

la scuola risponde. Sul palco le difficoltà<br />

e gli impacci, da gabbia, si trasformano in<br />

un punto di partenza. Per questo più che<br />

regista ho cercato di essere attore assieme<br />

a loro». Un po’ quello che gli insegnanti<br />

cercano di fare ogni giorno in classe,<br />

stefano Braschi, attore: «alcuni insegnanti<br />

mi hanno chiesto di affrontare i testi che<br />

stavano affrontando in classe. È stato come<br />

saltare dentro le pagine di un libro stampato»<br />

anche se purtroppo l’educazione è spesso<br />

considerata “arte minore”. Per Arcadio<br />

Lobato <strong>il</strong> proverbio “chi sa fare fa, chi non<br />

sa fare insegna” è aberrante, è «esattamente<br />

<strong>il</strong> contrario di quello che è <strong>il</strong> modello di<br />

sv<strong>il</strong>uppo della cultura europea, che si fonda<br />

sulla coerenza profonda tra educare e<br />

creare». Nato a Madrid nel 1955, Lobato è<br />

uno dei più importanti autori e <strong>il</strong>lustratori<br />

spagnoli del libro per l’infanzia. I suoi<br />

lavori sono stati pubblicati e tradotti in<br />

oltre 20 lingue. Negli anni<br />

Novanta, la svolta: incontra<br />

un’artista veneziana che<br />

gli propone di insegnare ai<br />

bambini a esprimersi ut<strong>il</strong>izzando<br />

pennelli e colo-<br />

| | 2 febbraio 2011 | 41


cultura c’era una volta<br />

ri. Lui accetta, a patto di poter impostare<br />

lo schema della bottega artistica medioevale<br />

e rinascimentale, coinvolgendo così<br />

ogni allievo nella realizzazione di un libro<br />

<strong>il</strong>lustrato. Nasce così “la bottega del libro<br />

<strong>il</strong>lustrato” come metodo di ideazione e<br />

progettazione, un progetto in cui un <strong>il</strong>lustratore<br />

di fama internazionale introduce<br />

bambini e ragazzi al mondo dell’arte,<br />

attraverso un “mestiere” che si fonda sul<br />

legame tra parola e immagine. E li conduce<br />

a vivere un’esperienza innovativa:<br />

«Mentre normalmente ricevono messaggi<br />

ideati da altri (televisione, videogiochi,<br />

ecc), nel laboratorio possono diventare i<br />

soggetti della creazione di immagini e di<br />

cultura. Quando studiavo Biologia all’Università<br />

mi hanno insegnato a “imparare<br />

facendo”, e ho sempre mantenuto questo<br />

attaccamento alla prassi: è un concetto<br />

che ho ritrovato anche<br />

in certe avanguardie artistiche».<br />

al ritmo delle favole<br />

Una vicenda umana sim<strong>il</strong>e<br />

a quella di Carlo Pastori:<br />

un attore di teatro che<br />

si è ritrovato cantastorie.<br />

E <strong>il</strong> papà. Ha quattro figli<br />

e ha iniziato a raccontare<br />

loro favole in musica fin da<br />

quando erano piccoli: gliele<br />

cantava per farli addormentare<br />

o per festeggiare<br />

una ricorrenza, un compleanno,<br />

una gita con gli amici,<br />

o per raccontare loro<br />

la vita di un santo o per<br />

convincerli a mangiare la<br />

frutta, o per raccontargli<br />

com’è bello arrampicarsi<br />

sugli alberi e giocare con la<br />

fionda. O semplicemente<br />

per farli ridere. Per sopravvivenza<br />

domestica, insomma.<br />

Imparando che i bambini<br />

non sono degli stupidi.<br />

«Non mi piace rivolgermi<br />

a loro come farebbe<br />

una vecchia zia che pizzica<br />

le guance al nipotino,<br />

preferisco parlare come se<br />

fossero dei piccoli adulti.<br />

Oltrettutto, come diceva<br />

Giovannino Guareschi, i bambini sono<br />

più abituati a guardare che a ragionare:<br />

ci osservano, e <strong>il</strong> nostro esempio ha la precedenza<br />

sulle direttive che impostiamo<br />

come schema educativo. Hanno una naturalezza<br />

nel calarsi nella vita, nel respirare<br />

le situazioni, che non smette mai di sorprendermi.<br />

Capiscono quello che ti sta a<br />

cuore e sono capaci di una riconoscenza e<br />

di una sincerità critica che noi cosiddetti<br />

“grandi” ci siamo scordati da un pezzo. Se<br />

42 | 2 febbraio 2011 | |<br />

Sotto, <strong>il</strong> cantastorie Carlo Pastori<br />

in uno degli spettacoli<br />

per bambini che porta in giro<br />

per tutta l’Italia<br />

accade a m<strong>il</strong>ano<br />

Carlo Pastori, cantastorie per “sopravvivenza<br />

domestica”: «Capiscono quello che ti sta<br />

a cuore e sono capaci di una riconoscenza e di<br />

una sincerità critica sconosciute agli adulti»<br />

una cosa non gli interessa, stai sicuro che<br />

se ne vanno e fanno altro. È una bella sfida,<br />

scrivere per loro». Anche perché “loro”<br />

spesso e volentieri assistono agli spettacoli<br />

accompagnati da mamma e papà.<br />

«La dimensione del gioco è una prerogativa<br />

di chi fa teatro: <strong>il</strong> gusto della finzione.<br />

Tutto ciò che accade sul palco è finto,<br />

però dice delle cose vere a delle persone<br />

vere». Che risponde a degli interrogativi.<br />

Ad esempio, perché no, quello più istinti-<br />

un trekking urbano per avvicinare<br />

all’arte tutta la famiglia<br />

avvicinare i bambini al mondo dell’arte puntando a fornire<br />

un servizio di qualità. È la sfida di ad artem (adartem.it) società<br />

che opera da anni a M<strong>il</strong>ano con grande esperienza e competenza,<br />

nell’ambito della didattica museale per bambini e ragazzi. un<br />

settore importante quanto delicato e spesso sottovalutato. vengono<br />

organizzate per le scuole dell’infanzia, primarie e secondarie<br />

una serie di visite didattiche sul territorio della lombardia, visite<br />

guidate, percorsi animati, laboratori didattici, lezioni, conferenze<br />

e iniziative collaterali presso esposizioni temporanee oppure ad<br />

esse collegate. un esempio? “Passeggiando per le vie di M<strong>il</strong>ano”:<br />

quattro itinerari diversificati per temi diversi (M<strong>il</strong>ano romana,<br />

Percorsi segreti al castello Sforzesco, Giò Ponti a M<strong>il</strong>ano, M<strong>il</strong>ano<br />

in tram per le vie del centro). una sorta di trekking urbano per<br />

rendere più interessanti le domeniche mattina, e soprattutto<br />

un modo intelligente per riscoprire e percorrere la città con gli<br />

occhi rivolti verso l’alto. Il 2011 prevede inoltre una serie di visite<br />

guidate (a Palazzo reale e al Museo Diocesano) pensate non solo<br />

per le scolaresche, ma per le famiglie. [cs]<br />

vo di tutti i bambini. L’ultima rappresentazione<br />

di Pastori è un testo che mette in<br />

scena un paradossale esame di medicina,<br />

in cui <strong>il</strong> candidato spiega a un esterreffatto,<br />

accigliatissimo e buffo “superprofessore”<br />

come nascono i bambini.<br />

«C’è un professore arrabbiato perché<br />

gli alunni sono impreparati, quindi<br />

rivolge un’unica domanda, secca: “Come<br />

nascono i bambini?”. E <strong>il</strong> bambino: “Ma<br />

è la cosa più fac<strong>il</strong>e del mondo! Tu quanti<br />

papà hai?”. “Uno”, risponde <strong>il</strong> professore.<br />

“E quante mamme?”. “Una”. “E uno più<br />

uno quanto fa?”. “Due”, risponde burbero<br />

<strong>il</strong> professore. “Invece no, fa tre”. Sorride <strong>il</strong><br />

bambino. “Uno più uno fa tre”».<br />

Chiara Sirianni


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CULTURA BOLLE VERDI<br />

Da grande farò<br />

<strong>il</strong> divo ecologista<br />

Da quando è diventato un bene che <strong>il</strong> sogno<br />

di un dodicenne non sia un dieci in pagella<br />

ma piantare un m<strong>il</strong>ione di alberi? Da quando<br />

“etico” è diventato sinonimo di “ambientalista”.<br />

Arrivano gli Oscar britannici dell’ecologia<br />

da Oxford Antonio Gurrado<br />

Q<br />

ualsiasi cosa abbiate fatto negli scorsi<br />

dodici mesi, avete perso tempo perché<br />

non vi siete accorti che le Nazioni<br />

Unite avevano proclamato <strong>il</strong> 2010 anno<br />

della biodiversità; e, se anche ve ne foste<br />

accorti e aveste passato gli ultimi dodici<br />

mesi a chiedervi se la biodiversità abbia<br />

qualcosa a che spartire con Frankenstein,<br />

non siete riusciti a entrare nell’esclusivissima<br />

lista in cui l’Observer ha elencato i<br />

venti eroi dell’ecologismo dai quali tutti<br />

noi avremmo dovuto prendere esempio.<br />

C’è Jonathan Franzen, che nel suo ultimo<br />

romanzo ha fatto esprimere da un personaggio<br />

la preoccupazione che una determinata<br />

specie di volat<strong>il</strong>i possa estinguersi;<br />

c’è Jay Leno, che possedeva duecentotren-<br />

44 | 2 febbraio 2011 | |<br />

tanove automob<strong>il</strong>i (non sto esagerando) e<br />

attanagliato da sensi di colpa ne ha comprata<br />

una duecentoquarantesima che va<br />

a tequ<strong>il</strong>a; c’è Evo Morales, per motivi che<br />

restano ignoti ai più, e c’è <strong>il</strong> sindaco della<br />

città più ecologica del pianeta: Mike Bloomberg,<br />

primo cittadino di New York. A<br />

dire <strong>il</strong> vero c’è anche <strong>il</strong> principe Carlo, che<br />

nel 2010 ha fatto pubblicare l’edizione per<br />

bambini di un suo libro ambientalista; si<br />

tratta dello stesso principe Carlo che qualche<br />

mese fa aveva tenuto a Oxford un ardito<br />

discorso in cui dimostrava inoppugnab<strong>il</strong>mente<br />

l’intrinseco legame fra slow food<br />

e islam per un sereno futuro dell’umanità.<br />

C’è soprattutto Brad Pitt, ritratto mentre si<br />

allontana con fare f<strong>il</strong>mesco (jeans sdruciti,<br />

maglietta param<strong>il</strong>itare con le maniche<br />

rimboccate sotto <strong>il</strong> gomito) da uno sfon-<br />

do di alberi spogli e case diroccate: è un’allegoria<br />

per dire che l’uccisore dell’autostima<br />

di Jennifer Aniston sta finanziando la<br />

costruzione di un quartiere di New Orleans<br />

con case – ha dichiarato tumultuosamente<br />

– «che producono più energia di<br />

quanta ne consumino, prive di ogni emissione<br />

gassosa, è una storia fantastica».<br />

Non cercate di tacitare la vostra cattiva<br />

coscienza dicendovi che mai sareste riusciti<br />

a entrare nella lista perché non siete<br />

celebrità. Perché non avreste dovuto farcela<br />

voi se ce l’ha fatta Felix Finkbeiner, dodicenne<br />

tedesco che invece di andare a scuola<br />

ha piantato (si presume non personalmente)<br />

un m<strong>il</strong>ione di alberi in tre anni?<br />

Ce l’hanno fatta anche i commessi di Timberland<br />

e di Walmart, che hanno iniziato<br />

a vendere prodotti sui quali è specificata la<br />

quantità di anidride carbonica che viene<br />

prodotta dal loro ut<strong>il</strong>izzo (non è specificato<br />

se valga anche per i proiett<strong>il</strong>i smerciati da<br />

Walmart). Ce l’ha fatta anche Henry Saraigh,<br />

del quale non è possib<strong>il</strong>e comprendere<br />

i meriti a meno di capire frasi come<br />

«aumento di agrobenzine e monocolture<br />

sostenute da corporazioni transglobali». E<br />

se proprio siete pigri e non volete schiodar-


vi dalla poltrona in cui siete sprofondati,<br />

pensate che ce l’hanno fatta anche gli attivisti<br />

del sito Avaaz, che a quanto pare ha<br />

convertito all’ecologismo più estremo sei<br />

m<strong>il</strong>ioni e mezzo di – come definirli? Questi<br />

ecologisti virtuali ricordano un po’ troppo<br />

gli onanisti dell’impegno che si ritengono<br />

in grado di liberare Sakineh e far dimettere<br />

Berlusconi col solo atto di cambiare <strong>il</strong><br />

proprio status su Facebook.<br />

Un applauso al Propagandista<br />

Se avete perso la vostra occasione, potete<br />

rifarvi quest’anno: anche per <strong>il</strong> 2011 l’Observer<br />

lancia i suoi Ethical Awards, che<br />

prevedono la partecipazione di celebrità,<br />

sconosciuti, aziende e istituzioni ognuno<br />

in una categoria apposita. I vincitori verranno<br />

scelti sia dai lettori dell’Observer<br />

sia da una prestigiosa giuria in cui <strong>il</strong> povero<br />

Colin Firth si vede affiancato non solo<br />

da sua moglie ma anche dall’equ<strong>il</strong>ibrata<br />

scrittrice Jeannette Winterson, fautrice<br />

dell’omicidio rituale del maschio, nonché<br />

da una ridda di vip mai sentiti prima. C’è<br />

tempo fino a giugno. Potrete concorrere<br />

nella sezione Venditori Online, se siete riusciti<br />

a «rendere gli acquisti via internet una<br />

L’INIZIATIVA<br />

RICCHI E FAMOSI<br />

La star di Hollywood<br />

e <strong>il</strong> principe Carlo<br />

Nella lista dei venti<br />

“eroi” ambientalisti<br />

premiati dall’Observer<br />

nel 2010 ci sono<br />

celebrità come <strong>il</strong><br />

sindaco di New York<br />

Michael Bloomberg,<br />

lo scrittore Jonathan<br />

Franzen, Brad Pitt,<br />

l’anchorman Jay<br />

Leno, <strong>il</strong> principe Carlo<br />

e <strong>il</strong> presidente boliviano<br />

Evo Morales<br />

(da sinistra a destra<br />

nella foto a lato).<br />

SIGNORI NESSUNO<br />

Il bimbo col pallino<br />

della riforestazione<br />

Ma non ci sono solo<br />

vip tra i vincitori<br />

degli Ethical Awards.<br />

C’è anche, ad esempio,<br />

un dodicenne<br />

tedesco che ha piantato<br />

un m<strong>il</strong>ione di<br />

alberi in tre anni.<br />

SECONDI PREMI<br />

Per consolazione<br />

cereali a colazione<br />

I partecipanti non<br />

scelti da lettori e giurati<br />

possono vincere<br />

premi di consolazione<br />

come una radiosveglia<br />

che simula l’alba<br />

o un pacco di cereali<br />

«amici della natura».<br />

soluzione sostenib<strong>il</strong>e», o a quella di Propagandista<br />

Dell’Anno, se avete contribuito ad<br />

aumentare <strong>il</strong> grado di «giustizia ambientale»<br />

nel mondo. Se siete eleganti, potrete<br />

concorrere al premio speciale messo in<br />

palio da Vogue per «lo st<strong>il</strong>ista che più si è<br />

impegnato nella produzione di moda sostenib<strong>il</strong>e».<br />

Se non vincete potrete consolarvi<br />

con i premi secondari: un viaggio a Bruxelles<br />

in treno ad alta velocità, una piuttosto<br />

minacciosa escursione «che vi farà scoprire<br />

luoghi in cui la gente si avventura di rado»,<br />

una radiosveglia che simula l’alba direttamente<br />

in camera vostra, un’ampia selezione<br />

di bevande analcoliche organiche e un<br />

pacco di cereali «amici della natura». Resterebbe<br />

da definire cosa siano degli eventuali<br />

cereali nemici della natura, ma se vincete è<br />

meglio: andrete ad accostarvi a un empireo<br />

che fra i precedenti premiati vede Al Gore,<br />

probab<strong>il</strong>mente nella categoria Politico Fallito<br />

In Cerca Di Rivincite Patetiche.<br />

Tutto ciò serve a dimostrare che l’ecologismo<br />

si basa su termini inventati, incomprensib<strong>il</strong>i<br />

e insensati. Cosa vuol dire “privo<br />

di emissioni”? Cosa vuol dire “organico”?<br />

E la parola-jolly “sostenib<strong>il</strong>e”, declinata<br />

in ogni salsa per ripulire la coscienza<br />

Quest’anno è l’attore Colin Firth (sopra) a<br />

presiedere la giuria degli Ethical Awards,<br />

sorta di Oscar dell’ecologia promossi<br />

dal settimanale britannico The Observer<br />

‘‘ Se siete eleganti,<br />

potrete concorrere al<br />

premio speciale messo<br />

in palio da Vogue per<br />

«lo st<strong>il</strong>ista più impegnato<br />

nella produzione di moda<br />

sostenib<strong>il</strong>e»<br />

’’<br />

degli acquirenti di un qualsiasi prodotto? Il<br />

peggio del peggio è però l’ut<strong>il</strong>izzo del termine<br />

“etico”, come nel nome del premio<br />

dell’Observer, quale sinonimo tout court<br />

di “ambientalista trendy”. È una monopolizzazione<br />

del giudizio che ricorda un po’<br />

<strong>il</strong> “buono / no buono” sotto <strong>il</strong> quale Andy<br />

Luotto soleva catalogare ogni centimetro<br />

dell’universo. Veicola l’idea che l’unica<br />

maniera di distinguere <strong>il</strong> bene dal male sia<br />

calcolare l’anidride carbonica che si emette:<br />

prestissimo sentiremo i pacifisti accanirsi<br />

contro la guerra perché surriscalda troppo<br />

<strong>il</strong> pianeta; presto sentiremo di giudici<br />

che assolvono <strong>il</strong> vostro vicino di casa perché<br />

strangolando la mamma malata ha drasticamente<br />

ridotto le polluzioni del condominio.<br />

C’è una sola categoria che andrebbe<br />

aggiunta alla lista propinata dall’Observer,<br />

c’è un solo premio che meriterebbe di venire<br />

consegnato: a chi si impegna a sostituire<br />

al termine neutro e asettico “ambiente”<br />

<strong>il</strong> termine positivo e impegnativo “creato”.<br />

Fra le due parole c’è la stessa differenza che<br />

passa fra indicare un oggetto definendolo<br />

“coso” e chiamandolo “regalo”; è l’unica<br />

maniera sicura di ricordarsi sempre di trattare<br />

bene ciò che non è nostro.<br />

| | 2 febbraio 2011 | 45


CULTURA AL MART DI ROVERETO<br />

Nostalgia<br />

per le forme<br />

arcaiche<br />

Nelle sue sculture tanto amate quanto<br />

criticate, Modigliani riuscì ad amalgamare<br />

magistralmente elementi provenienti da tutto<br />

<strong>il</strong> mondo. Dal gotico toscano all’arte egizia<br />

per cercare <strong>il</strong> canone della perfezione umana<br />

Amedeo Clemente modigliani. Per<br />

alcuni è l’artista legato, suo malgrado,<br />

al ritrovamento delle teste<br />

di pietra scolpite da alcuni ragazzi e<br />

lasciate nel Real Fosso di Livorno, per alimentare<br />

la tradizione popolare secondo<br />

cui fu proprio l’artista a gettarle perché<br />

deluso dai risultati ottenuti durante<br />

<strong>il</strong> periodo passato in famiglia nell’estate<br />

del 1909. Per altri è l’artista bohémien<br />

per eccellenza, l’italien di Montparnasse,<br />

che mangiava ai bistrot e beveva ai caffè<br />

pagando <strong>il</strong> conto con i suoi disegni. Quello<br />

che talvolta recitava a memoria interi<br />

canti della Divina Commedia per la clientela<br />

dei locali che frequentava, quello che<br />

si vestiva di indumenti vecchi e lisi e li<br />

indossava come se fosse un principe. Il<br />

principe di Montparnasse, lo chiamavano<br />

così Amedeo Clemente Modigliani.<br />

Le donne poi lo adoravano, la canadese<br />

Simone Thiroux, la poetessa russa Anna<br />

Achmatova, l’inglese Beatrice Hastings. La<br />

sua permanenza a Parigi, pur vissuta in<br />

uno stato di semi miseria, fu caratterizzata<br />

da una traf<strong>il</strong>a di amanti, sino all’incontro<br />

decisivo con Jeanne Hébuterne.<br />

Modigliani (Livorno, 1884 – Parigi,<br />

1920), arrivato nella capitale francese nel<br />

1906, s’era ambientato presto. Conosceva<br />

46 | 2 febbraio 2011 | |<br />

Sopra due sculture di arte dell’Estremo Oriente grés (VII-VIII secolo) esposte a Parigi<br />

al Musée Guimet: a sinistra, Testa di bodhisatva Avalokitesvara; a destra, Visnu.<br />

In grande, Testa di Buddha (XV-XVI secolo), Lanna, © RMN (Parigi, Musée Guimet).<br />

A destra, Amedeo Modigliani Testa, (1912-1913) calcare, Londra, Tate Gallery<br />

tutti, da Pablo Picasso a Georges Braque, da<br />

Gino Severini a Henri Rousseau, da Maurice<br />

Vlaminck a Kees Van Dongen.<br />

Ma i suoi amici erano altri: <strong>il</strong> pittore<br />

lituano Chaim Soutine, che allora viveva<br />

nella miseria più nera e che per lui era<br />

come un fratello, Maurice Utr<strong>il</strong>lo, perennemente<br />

attaccato alla bottiglia e lo scultore<br />

rumeno Constantin Brâncusi arrivato a<br />

Parigi nel 1904, a piedi da Bucarest.<br />

Modigliani, Utr<strong>il</strong>lo, Soutine, Brâncusi<br />

erano cani sciolti, indipendenti da tutto.<br />

Non facevano parte della “banda Picas-<br />

so” né si sentivano discendenti dei fauves.<br />

Modigliani lavorava solo perché spinto da<br />

un tormento interiore e se era insoddisfatto<br />

del risultato raggiunto distruggeva tutto,<br />

tele o sculture che fossero. Il suo tormento,<br />

sogno e vocazione, non era certo la<br />

pittura, ma la scultura.<br />

Le malattie e la vita bohemien<br />

Se la lesione polmonare che lo affliggeva<br />

sin dall’infanzia gli rendeva ancora più<br />

complicato un lavoro già duro, l’assenzio<br />

e <strong>il</strong> curaçao, <strong>il</strong> tabacco e l’hashish, non


LA MOSTRA<br />

Modigliani scultore<br />

Museo di arte moderna e contemporanea<br />

di Trento, Corso Bettini<br />

43, Rovereto. Fino al 27 marzo<br />

2011. Catalogo S<strong>il</strong>vana, 35 euro.<br />

Info: 800397760<br />

mart.tn.it/modiglianiscultore<br />

faranno altro che aggravare le sue precarie<br />

condizioni di salute. Lo scultore non aveva<br />

soldi per comprare la pietra e allora si procurava<br />

<strong>il</strong> calcare direttamente dai muratori<br />

italiani che costruivano a Montparnasse.<br />

A volte aspettava la notte e con qualche<br />

amico munito di carriola andava a rubare<br />

<strong>il</strong> necessario nei cantieri deserti.<br />

Ora parte di queste sculture, realizzate<br />

a Parigi dal 1910 al 1913, sono esposte<br />

nella bellissima mostra del Mart, che oltre<br />

a far conoscere <strong>il</strong> contemporaneo contesto<br />

parigino per quanto riguarda la scultura<br />

– da Em<strong>il</strong>e-Antoine Bourdelle a Joseph<br />

Antoine Bernard, da Jacques Lipchitz ad<br />

Aristide Ma<strong>il</strong>lol, da Alexander Archipenko<br />

a Constantin Brâncusi, l’amico che spesso<br />

Sopra, Maschera<br />

Guro, Costa<br />

d’Avorio, legno<br />

scolpito<br />

e peli di scimmia<br />

Londra, British<br />

Museum<br />

lo assisteva sino a tarda notte nel lavoro –<br />

ha <strong>il</strong> merito di esporre anche gli archetipi,<br />

i modelli ancestrali della sua visione.<br />

Già, perché quello di Modigliani fu un<br />

lavoro immane, soprattutto dal punto di<br />

vista conoscitivo prima ancora che fisico.<br />

Nessuno come lui era rimasto tanto<br />

sbalordito dalle opere di Pablo Picasso legate<br />

alla genesi del cubismo che, azzerando<br />

secoli di tradizione occidentale sfociati in<br />

un accademismo melenso, si rivolgevano<br />

direttamente agli albori della forma volumetrica<br />

prendendo spunto dall’arte iberica<br />

arcaica e dalle sculture tribali africane.<br />

Modigliani nei suoi primi anni parigini<br />

aveva preso così sul serio la lezione<br />

di Picasso che ne aveva assorbito <strong>il</strong> meto-<br />

do. «A quel tempo Modigliani si infervorava<br />

per l’Egitto. Mi conduceva al Louvre a<br />

visitare <strong>il</strong> reparto egiziano, assicurandomi<br />

che “tout le reste” non meritasse attenzione.<br />

Disegnò la mia testa con gli addobbi<br />

delle regine egiziane e pareva del tutto<br />

ammaliato dall’arte nata in Egitto», ricordò<br />

Anna Achmatova. Anche Paul Alexandre,<br />

suo medico e collezionista, ricordava<br />

le visite insieme al Museo Trocadero dove<br />

l’artista pred<strong>il</strong>igeva «l’esposizione Angkor<br />

nell’ala ovest». Cosa cercava Modigliani in<br />

queste sue ricognizioni nei musei parigini?<br />

Analogie formali tra le sculture delle<br />

civ<strong>il</strong>tà del passato, alla ricerca di archetipi<br />

comuni, da Occidente a Oriente, nel<br />

desiderio di trovare una classicità unitaria.<br />

Ambiva al ritrovamento di una figura<br />

umana con canoni rappresentativi comuni,<br />

l’Atlantide della scultura. Questo è <strong>il</strong><br />

suo genio. La sua è un’intuizione acutissima,<br />

universale, legata alla ricerca della<br />

figura umana come quella di Adamo ed<br />

Eva prima del peccato originale.<br />

Quell’eleganza orientale<br />

I suoi modelli di riferimento spaziano dalla<br />

scultura egizia a quella indù, dai gotici<br />

toscani Nicola e Giovanni Pisano a quella<br />

dei khmer della Cambogia, sino ad<br />

arrivare alle maschere tribali africane del<br />

Gabon e della Costa d’Avorio. Se i kuros e<br />

le kore dei greci diventarono per lui modelli<br />

di assoluta frontalità, dal sorriso arcaico<br />

appena accennato, le acconciature lineari<br />

e gli occhi a mandorla, le maschere africane<br />

gli insegnarono la sintesi volumetrica.<br />

Modigliani riuscì ad amalgamare<br />

magistralmente tutti questi esempi nelle<br />

sue sculture in pietra. Si va dalla Testa<br />

(1911-12) del Centre Pompidou di Parigi<br />

che osc<strong>il</strong>la tra modelli greco arcaici e cambogiani,<br />

caratterizzata da una forma allungata,<br />

a quella dell’Institute of Art di Minneapolis<br />

(1911-12) che lascia intuire la presenza<br />

di un dado, come avveniva nei capitelli<br />

greci. Il puro valore decorativo della<br />

linea ha <strong>il</strong> suo culmine in quella di Ph<strong>il</strong>adelphia<br />

(1911-12) – che riprende una serie<br />

di soluzioni, come la bocca a c<strong>il</strong>indro delle<br />

maschere Nimba, <strong>il</strong> naso a quart de brie<br />

di quelle Fang, i lobi delle orecchie allungati<br />

dell’arte buddhista – ma soprattutto<br />

in quella della Tate Gallery (1912-13) che<br />

appare frontalmente affusolata e di prof<strong>il</strong>o<br />

sim<strong>il</strong>e a un’ascia, con un arabesco continuo<br />

che scende dalla fronte sino al collo.<br />

Alcuni elementi fisiognomici come occhi e<br />

sopracciglia sono direttamente incisi nella<br />

pietra con un’eleganza che ricorda i più<br />

alti risultati dell’arte orientale. Quello che<br />

pervade la sua opera scultorea e negli ultimi<br />

anni anche quella pittorica, che ne è<br />

diretta conseguenza, è dunque una grandissima<br />

nostalgia per la forma arcaica.<br />

Vladek Cwalinski<br />

| | 2 febbraio 2011 | 47


ITALIA<br />

CHE LAVORA<br />

La natura<br />

in vasetto<br />

È <strong>il</strong> 1986 quando i coniugi Roveda<br />

avviano la Fattoria Scaldasole. L’azienda<br />

che è arrivata sul mercato alimentare con<br />

lo yogurt bianco e ha raggiunto l’olimpo<br />

dei brand con latte, burro e succhi di frutta<br />

Il termine “biologico” fa venire in mente a<br />

qualche consumatore poco informato<br />

qualcosa di insapore e poco attraente,<br />

magari sbiadito e proposto in una confezione<br />

monocolore e poco invitante.<br />

Niente di più sbagliato, e basterebbe<br />

spingere <strong>il</strong> carrello poco più in là, fino al<br />

banco frigo, per accorgersene. Lì, fra i vari<br />

prodotti caseari, campeggiano le confezioni<br />

bianche e blu degli yogurt della Fattoria<br />

Scaldasole, che dal 1986 sono ligi nel<br />

seguire la natura fin dentro al vasetto. È<br />

proprio da una vera fattoria, r<strong>il</strong>evata dal<br />

signor Marco Roveda e da sua moglie Simona,<br />

che comincia l’avventura del biologico<br />

in Italia. Concetto nato per dimostrare<br />

che armonizzare <strong>il</strong> rapporto tra le esigenze<br />

umane e dell’ecosistema sia <strong>il</strong> modo giusto<br />

per creare alimenti che sappiano nutrire<br />

e allo stesso tempo ridare qualcosa all’ambiente<br />

da cui sono stati creati.<br />

«Quando <strong>il</strong> marchio Fattorie Scaldasole<br />

è arrivato sul mercato era una totale innovazione,<br />

<strong>il</strong> mercato italiano era del tutto<br />

impreparato alla novità, davvero non avevamo<br />

concorrenti», spiega un’entusiasta direttore<br />

marketing Janluca De Waijer, olandese<br />

innamorato dell’Italia e trapiantato qui, per<br />

amore, da tanti anni. «Siamo partiti con gli<br />

yogurt, a cui in seguito si sono aggiunti <strong>il</strong><br />

48 | 2 febbraio 2011 | |<br />

burro e <strong>il</strong> latte e in seguito i succhi<br />

di frutta. La nostra azienda<br />

è tuttora organizzata come se<br />

fosse una fattoria di una volta. E<br />

gli stab<strong>il</strong>imenti non li abbiamo<br />

mai spostati, sono sempre rimasti<br />

nel luogo d’origine, uno in<br />

provincia di Como e l’altro vicino<br />

a Monza».<br />

Dopo essersi fatta largo nel<br />

mercato alimentare, la “figlioletta”<br />

dei coniugi Roveda è riuscita<br />

a entrare nell’olimpo delle<br />

grandi marche. I metodi di produzione<br />

sono, tuttavia, rimasti<br />

invariati e per questo Plasmon<br />

si è affidata ai Roveda per<br />

offrire ai suoi piccoli clienti i prodotti Oasi,<br />

quelli più certificati, quelli in cui tutta la<br />

f<strong>il</strong>iera è controllata fino all’ultima foglia di<br />

mangime versato nelle stalle.<br />

Dopo Plasmon è stata la volta di<br />

Andros. L’ultima grande mamma in ordine<br />

cronologico è Solo Italia, un’azienda a<br />

maggioranza francese, che tra i grandi prodotti<br />

di dessert che offre in tutto <strong>il</strong> mondo<br />

vanta anche Bonne Maman. La f<strong>il</strong>osofia<br />

seguita è quella di riuscire a offrire un prodotto<br />

realizzato “come si faceva una volta”:<br />

«A cominciare dal vasetto, che è sì di plasti-<br />

ca, ma più sott<strong>il</strong>e. Lo stesso vale per l’involucro<br />

di carta che lo ricopre, e per l’energia<br />

che ut<strong>il</strong>izziamo per produrli, realizzata<br />

attraverso pannelli solari con cui la<br />

nostra azienda riesce a mantenersi. Siamo<br />

orgogliosi, infatti, che <strong>il</strong> nostro prodotto<br />

più venduto sia proprio uno yogurt totalmente<br />

ecosostenib<strong>il</strong>e, <strong>il</strong> “demeter” bianco,<br />

<strong>il</strong> nostro vanto da 500 grammi».<br />

“Demeter” è un tipo di certificazione<br />

che oltre ad avere una modalità biologica<br />

di default, cioè con f<strong>il</strong>iera supercontrollata,<br />

ha anche <strong>il</strong> lusso di essere fatto con un latte


io-dinamico, cioè munto da vacche allevate<br />

lì dove si produce lo yogurt, nutrite con<br />

fieno del campo accanto per intenderci.<br />

Così si hanno animali meno stressati,<br />

consumatori più fiduciosi e un risparmio<br />

sul carburante per trasportare i materiali<br />

da una parte all’altra della penisola, si è<br />

certi che tutti i passaggi che<br />

portano <strong>il</strong> prodotto al banco<br />

frigo del supermercato<br />

siano i più chiari possib<strong>il</strong>e.<br />

«Uno yogurt sul cui<br />

vasetto è impresso <strong>il</strong> nostro<br />

“albero blu” è meno acido degli altri, più<br />

cremoso, più denso. Il tutto chiaramente<br />

senza bisogno di ingredienti aggiuntivi.<br />

Certo, quando si usano preparati a base di<br />

frutta si usano degli addensanti e la lista<br />

degli elementi ut<strong>il</strong>izzati si allunga. Ma<br />

anche questi sono biologici, visto che ven-<br />

«Il vasetto è sì di plastica, ma più sott<strong>il</strong>e.<br />

Lo stesso vale per l’involucro di carta che lo<br />

ricopre, e l’energia che ut<strong>il</strong>izziamo per produrli<br />

è realizzata attraverso pannelli solari»<br />

A sinistra, le fasi<br />

di imbarattolamento degli<br />

yogurt Fattorie Scaldasole.<br />

Sotto, da sinistra verso<br />

destra, la sede principale<br />

dell’azienda immersa<br />

nel verde; <strong>il</strong> direttore<br />

marketing Janluca<br />

De Waijer; alcune cisterne<br />

in cui <strong>il</strong> latte viene fatto<br />

fermentare fino a ottenere<br />

<strong>il</strong> famoso yogurt<br />

gono estratti da semi di carrube o amido<br />

di tapioca. Niente di chimico, tutto è proveniente<br />

dalle terre intorno ai nostri stab<strong>il</strong>imenti».<br />

Gli italiani, però, sono i consumatori<br />

di yogurt biologici meno affezionati rispetto<br />

alla media europea. Dati di vendite che<br />

risalgono a settembre 2010, dimostrano<br />

che su un totale di 1 m<strong>il</strong>iardo e 440 m<strong>il</strong>ioni<br />

di euro spesi in vasetti, solo 27 m<strong>il</strong>ioni<br />

sono spesi in prodotti biologici.<br />

La linea per bambini<br />

Ciò dimostra che <strong>il</strong> cliente italiano sta iniziando,<br />

anche se lentamente rispetto all’Europa,<br />

a ut<strong>il</strong>izzare questo tipo di prodotto,<br />

dimostrando un interesse a prendersi cura<br />

di sé partendo da quello di cui si nutre.<br />

Discorso diverso va fatto per <strong>il</strong> settore del<br />

biologico per l’infanzia, di cui <strong>il</strong> marchio<br />

Teddi – la linea per i bambini della Fattoria<br />

Scaldasole – è da sempre<br />

<strong>il</strong> preferito delle mamme,<br />

dopo la fase dello svezzamento.<br />

«È un settore molto<br />

interessante quello dei<br />

bambini. I prodotti hanno<br />

certamente gusti poco elaborati<br />

e sono anche leggermente<br />

più densi di quelli<br />

per adulti, perché abbiamo<br />

visto che anche i piccoli<br />

hanno le loro preferenze.<br />

Per quanto riguarda<br />

le ricerca di marketing,<br />

la comunicazione, e lo studio<br />

di nuovi prodotti, evitiamo<br />

i canali tradizionali<br />

e ci orientiamo direttamente<br />

sugli as<strong>il</strong>i, lavorando a braccetto con<br />

i pediatri. Anche perché i clienti che acquistano<br />

Teddi cambiano totalmente in media<br />

ogni tre anni. Nuove mamme e nuovi bambini<br />

da saper conquistare».<br />

E <strong>il</strong> bello di avere una materia prima<br />

semplice come <strong>il</strong> latte è che offre infinite<br />

possib<strong>il</strong>ità di sperimentazione. «Lo yogurt<br />

di latte di pecora che abbiamo lanciato sul<br />

mercato con un po’ di timore sta andando<br />

benissimo, a dimostrazione che i prodotti<br />

di nicchia sono quelli su cui investire».<br />

Elisabetta Longo<br />

| | 2 febbraio 2011 | 49


per piaCere<br />

nOn SOlO mare IL RILANCIO DELL’AFRICA<br />

Zanzibar per tutti i gusti<br />

una manovra combinata tra l’apertura di nuovi programmi di attrazione delle<br />

imprese straniere e la promozione lanciata dal Governo. Questo <strong>il</strong><br />

quadro alla base della sorpresa Zanzibar fino a qualche tempo fa poco<br />

conosciuta dal turismo italiano e che ora sembra destinata ad affermarsi come<br />

una delle mete più richieste per questo inverno. Le agenzie di viaggi italiane<br />

evidenziano come l’arcipelago venga richiesto con maggiore frequenza<br />

grazie all’apertura di nuovi v<strong>il</strong>laggi da parte dei tour operator italiani. La destinazione<br />

si pone in diretta concorrenza con le mete tradizionali dell’Oceano<br />

Indiano, come Maldive, Seychelles e Mauritius e “insidia” gli stessi Caraibi.<br />

Sono due i vantaggi competitivi della destinazione: <strong>il</strong> prezzo e la relativa vicinanza<br />

con l’Italia. Le strutture, infatti, pur essendo di buon livello presentano<br />

tariffe ancora contenute e appetib<strong>il</strong>i a un ampio target, che comprende single,<br />

coppie e famiglie. La tariffa media per concedersi una settimana di vacanza<br />

a Zanzibar è di 800 euro. La meta è raggiungib<strong>il</strong>e in 8-9 ore di volo. La costa<br />

orientale è una delle più attraenti, la più apprezzata dagli italiani, ma gli operatori<br />

hanno cominciato a investire anche in altre zone dell’isola.<br />

Walter abbondanti<br />

HUMUS IN FABULA<br />

numeri italiani<br />

Bene l’energia,<br />

rifiuti da migliorare<br />

Interpretare i numeri per capire<br />

in che modo sta cambiando la<br />

penisola. È una delle ricerche effettuate<br />

dall’Istat, l’Istituto nazionale<br />

di statistica.<br />

Il primo rapporto prodotto nel<br />

2011 si chiama Noi Italia. 100<br />

statistiche per capire <strong>il</strong> paese in<br />

cui viviamo e fa registrare ottime<br />

notizie per quanto riguarda<br />

la sensib<strong>il</strong>ità verde delle amministrazioni.<br />

Aumenta, infatti,<br />

50 | 2 febbraio 2011 | |<br />

la spesa regionale per la tutela<br />

ambientale, diminuiscono i consumi<br />

di energia elettrica e allo<br />

stesso tempo si registra l’incremento<br />

dell’ut<strong>il</strong>izzo di energia ottenuta<br />

da fonti rinnovab<strong>il</strong>i. La<br />

percentuale di energia derivante<br />

dai pannelli solari passa dai<br />

20,5 punti del 2009 ai 24,4 del<br />

2010 e nel 2011 sono previsti<br />

ulteriori miglioramenti.<br />

Il rapporto dell’Istat pubblica<br />

anche i dati regionali, ed evidenzia<br />

come la regione più impegnata<br />

su questo fronte sia <strong>il</strong><br />

Piemonte con <strong>il</strong> 28,7 per cento,<br />

seguito dal Friuli-Venezia Giulia<br />

con <strong>il</strong> 23,4 per cento. Tra le<br />

regioni del centro Italia, le più<br />

“rinnovab<strong>il</strong>i” risultano l’Abruz-<br />

LA RICETTA<br />

per 4 perSOne<br />

Pesto di verza<br />

e prosciutto<br />

croccante<br />

400 g di pasta lunga,<br />

300 g di verza, 30<br />

g di pinoli tostati, 60 g<br />

di parmigiano, 80 g di<br />

olio d’oliva, 50 g di prosciutto<br />

veneto bericoeuganeo<br />

Dop a fette, un<br />

pizzico di sale.<br />

Sbollentare la verza per<br />

dieci minuti in acqua salata,<br />

scolarla e frullarla<br />

assieme ai pinoli, l’olio<br />

d’oliva e al parmigiano.<br />

Aggiungere, all’occorrenza,<br />

qualche cucchiaio di<br />

brodo vegetale o di acqua<br />

di cottura.<br />

A parte, tagliare <strong>il</strong> prosciutto<br />

a strisce e disporlo<br />

in una padella antiaderente<br />

ben calda,<br />

rigirandolo ogni due minuti<br />

finché non sarà diventato<br />

ben croccante.<br />

Cuocere la pasta al dente,<br />

condirla con <strong>il</strong> pesto<br />

di verza e terminare con<br />

le strisce di prosciutto<br />

croccante.<br />

Virginia portioli<br />

sp<strong>il</strong>ucchino.blogspot.com<br />

zo (36 per cento) e la Toscana<br />

(30,1 per cento), mentre <strong>il</strong> Lazio<br />

si colloca in fondo alla classifica,<br />

con solo <strong>il</strong> 5,9 per cento. Valori<br />

migliori e ben più alti si sono<br />

registrati in diverse regioni<br />

del Mezzogiorno. Prime fra tutte<br />

Calabria (44,7 per cento) e<br />

Molise (42 per cento). E, incredib<strong>il</strong>e<br />

ma vero, crescono anche<br />

le aree urbane verdi, a dispetto<br />

di chi dice che <strong>il</strong> cemento è in<br />

continua avanzata. Dati non così<br />

eccellenti, invece, per quanto<br />

riguarda i rifiuti e <strong>il</strong> loro smaltimento,<br />

vero e proprio sassolino<br />

nello stivale. Come al solito<br />

da questo punto di vista abbiamo<br />

da imparare dagli altri stati<br />

europei, in cui la raccolta differenziata<br />

dei rifiuti si impara come<br />

l’abc fin dalla prima elementare.<br />

C’è da dire che la raccolta<br />

va meglio rispetto agli anni precedenti,<br />

ma la quota generale<br />

di smaltimento risulta ancora<br />

troppo bassa. La media europea<br />

dell’immondizia cittadina procapite<br />

è di 207 kg di cui <strong>il</strong> 39,9<br />

per cento finisce interrata, mentre<br />

in Italia la media procapite<br />

sale fino a 286,1 kg.


IN BOCCA ALL’ESPERTO<br />

OSTERIA PUNTO E A CAPO<br />

Nella Brianza lecchese<br />

<strong>il</strong> coperto non si paga<br />

Dalle ceneri dell’Osteria Santa<br />

Caterina, <strong>il</strong> vecchio proprietario<br />

tornato all’ov<strong>il</strong>e ha fatto nascere<br />

questo simpatico ristorantino alla<br />

mano. La ricetta di quest’angolo<br />

di Brianza lecchese? Ambiente<br />

naif e piacevole, carta dei<br />

vini semplice e curata, e un menù<br />

con non molti piatti, che cambiano<br />

una volta al mese. Ci si<br />

accomoda ai vecchi tavoli di legno<br />

apparecchiati con semplice<br />

1<br />

IL PRODOTTO<br />

Prosciutto veneto<br />

Berico-Euganeo Dop<br />

Anche <strong>il</strong> Veneto annovera tra i<br />

suoi Dop un eccellente prosciutto<br />

crudo e non poteva essere altrimenti,<br />

vista la vocazione agricola<br />

del territorio e la secolare<br />

conoscenza delle tecniche di lavorazione<br />

del maiale. Dall’esigenza<br />

di conservare a lungo la carne<br />

macellata nascono la salatura e<br />

l’asciugatura delle cosce: proprio<br />

dal latino perexuctus (asciugato)<br />

deriva l’attuale termine prosciutto.<br />

Stagionato almeno 10 mesi,<br />

presenta carne rosso rosata e<br />

parti grasse colore bianco candido.<br />

L’aroma è delicato e <strong>il</strong> sapore,<br />

grazie al moderato uso di sale,<br />

dolce e fragrante. Caratteristica<br />

la legatura con corda nella parte<br />

superiore del gambo e la presenza<br />

del Leone di San Marco marchiato<br />

a fuoco sulla cotenna a dimostrazione<br />

della sua autenticità.<br />

Lorenzo Ranieri<br />

IL VINO<br />

Tocai rosso 2005 Doc<br />

Si narra che nel vicentino un falegname<br />

(marangon) al termine<br />

del servizio m<strong>il</strong>itare sotto l’impero<br />

austro-ungarico si sia portato<br />

a casa le barbatelle di una<br />

vite coltivata in Ungheria nella<br />

zona del Tokaj. È stato chiamato<br />

dai contadini del luogoTocai<br />

del marangon. Il Tocai rosso Colpizzarda<br />

2005 è prodotto<br />

da Dal Maso, è di colore<br />

rosso granata con profumi<br />

netti di c<strong>il</strong>iegia marasca<br />

e prugna. In bocca<br />

risulta persistente. Abbinamento<br />

consigliato<br />

con prosciutto Veneto<br />

Berico-Euganeo, primi<br />

piatti locali e con baccalà<br />

alla vicentina.<br />

Carlo Cattaneo<br />

Rubrica in collaborazione con <strong>il</strong> ministero delle Politiche agricole<br />

IL SIGNIFICATO DI UN COLORE<br />

Perché le bimbe<br />

amano <strong>il</strong> rosa<br />

di Annalena Valenti<br />

Ci sono i colori e<br />

c’è <strong>il</strong> rosa. In tutte<br />

le sue gamme,<br />

dal pallido allo<br />

shocking. Definisce <strong>il</strong><br />

mondo di alcune bam-<br />

e moderna correttezza, e si dà<br />

<strong>il</strong> via alle danze, ricordando che<br />

coperto e servizio sono aboliti.<br />

La linea culinaria è di elementare<br />

franchezza, senza fronzoli,<br />

da osteria moderna: si può partire<br />

con un piatto di salumi spagnoli,<br />

oppure col tortino di frolla<br />

e parmigiano ai porcini, o ancora<br />

con la rivisitazione del baccalà<br />

mantecato con polentina. I primi<br />

piatti, battezzati “Pietanze”,<br />

annoverano un eccellente risottino<br />

m<strong>il</strong>anese con salsa carbonara<br />

rivisitata (uovo crudo con<br />

pancetta), ma anche le pappardelle<br />

con sugo di lepre e pecorino,<br />

o gli spaghetti alla chitarra<br />

con seppie e bottarga di tonno.<br />

Tra i secondi, <strong>il</strong> ghiotto f<strong>il</strong>etto al<br />

STILI DI VITA<br />

MAMMA<br />

OCA<br />

bine: «Dopo aver avuto due maschi pensavo<br />

di sbizzarrirmi un po’ con C. nella<br />

scelta dei colori, ma per lei esiste solo<br />

<strong>il</strong> rosa», e anche di alcune bambine maschiacce<br />

come M., pantaloni e magliettona<br />

fucsia. La deriva al l<strong>il</strong>la non viene<br />

considerata da queste principesse. Ben<br />

più del nero per i dark, per cui <strong>il</strong> colore<br />

puzza un po’ di ideologia, ben oltre<br />

la vie en rose, che evoca solo un modo<br />

di veder le cose. Essere principesse rosa<br />

non è solo preferire un colore, è uno<br />

status, un modo di vivere, direi quasi<br />

che è presente nel dna, rimane per sempre,<br />

fosse solo nei particolari. Che <strong>il</strong> rosa<br />

non sia semplicemente un colore ma<br />

un’ipotesi di vita in base alla quale definire<br />

<strong>il</strong> mondo è contenuto nelle parole<br />

di una bimba di quattro anni. Per meglio<br />

capire è ut<strong>il</strong>e dire che la frase è stata<br />

pronunciata con una principesca postura,<br />

una sottolineatura della parola<br />

rosa marcata sulla esse, quasi da sembrare<br />

una doppia, e uno svolazzamento<br />

dei capelli al momento opportuno: «Io<br />

sono la Principessa Rosa, ho <strong>il</strong> vestito<br />

Rosa, ho le scarpe Rosa, ho le calze Rosa,<br />

e guarda ho i capelli Rosa. E tu (alla<br />

sorella con cui ha appena litigato, con<br />

disprezzo affatto celato nel sottolineare<br />

<strong>il</strong> tu e ciò che segue) tu sei Blu».<br />

mammaoca.wordpress.com<br />

pepe verde vede una sostanziosa<br />

“ripulitura” da tutte le incrostazioni<br />

che gli anni Ottanta avevano<br />

aggiunto (facendolo diventare<br />

banale); altrimenti, brasato di<br />

manzo, oppure ricciola con indivia<br />

brasata. Dolci gustosi come<br />

la crostata alle c<strong>il</strong>iegie, e la<br />

mousse di mascarpone con scaglie<br />

di cioccolato. Dei vini abbiamo<br />

già detto, restano i prezzi:<br />

circa 40 euro a persona.<br />

Tommaso Farina<br />

Per informazioni<br />

Via Lecco, 34 - 23870<br />

Cernusco Lombardone<br />

in provincia di Lecco.<br />

Tel. 0399902396<br />

Chiuso <strong>il</strong> lunedì<br />

| | 2 febbraio 2011 | 51


GREEN ESTATE<br />

NUOVE CRITERI DI MISURAZIONE<br />

La felicità dipende dalla Co2?<br />

di Paolo Togni<br />

Nel dna di molti governanti è presente <strong>il</strong> gene che spinge al potere<br />

assoluto, cioè alla negazione della libertà dei cittadini.<br />

Al giorno d’oggi è diffic<strong>il</strong>e pensare a un ritorno alle vessazioni<br />

poliziesche tipo Gpu o Gestapo, o anche a quelle più casarecce<br />

dell’Ovra. Allora i portatori (insani) del gene hanno trovato una<br />

strada attraverso la quale sperano di raggiungere i propri obiettivi:<br />

definire e imporre i comportamenti graditi, rovesciando su chi<br />

non li condivida <strong>il</strong> disprezzo del politicamente scorretto ut<strong>il</strong>izzando<br />

gli strumenti di condanna sociale, stampa inclusa, per sanzionarli.<br />

Naturalmente non solo i governanti ut<strong>il</strong>izzano questa metodologia,<br />

che è diventata strumento comune di quanti vogliano<br />

affermare le proprie idee: ne sono ut<strong>il</strong>izzatori anche organi “tecnici”<br />

che spingono alla condanna sociale di quanti non si allineano<br />

al conformismo voluto.<br />

due esempi: l’Unione Europea ha attivato a caro prezzo un programma chiamato<br />

Empower col quale dichiara di volere recepire indicazioni in campo ambientale dai cittadini<br />

degli stati membri. Le domande sono tendenziose, poste in modo assolutamente<br />

scorretto, e spingono alla risposta voluta; e poi, sapete quanti europei hanno risposto<br />

al sito Empower, che è aperto da due anni, cioè dal gennaio 2009? Meno di settem<strong>il</strong>a. E<br />

la loro poco libera opinione verrà gabellata per comune sentire dei cinquecento m<strong>il</strong>ioni<br />

di europei: non c’è male, una popolazione rappresentata da circa l’uno per centomi-<br />

Alcuni governanti vogliono sostituire<br />

<strong>il</strong> P<strong>il</strong> con l’“indice del benessere”, che<br />

vorrebbe misurare lo stare bene della<br />

popolazione in base alle sensazioni<br />

dei cittadini e a parametri come<br />

le emissioni di anidride carbonica<br />

AMICI MIEI<br />

INCONTRI<br />

La verità è <strong>il</strong> futuro<br />

del giornalismo<br />

Vuoi diventare un buon giornalista?<br />

Allora non puoi mancare<br />

all’appuntamento organizzato<br />

dalla “sezione” Comunicazioni<br />

sociali dell’arcidiocesi di M<strong>il</strong>ano<br />

in collaborazione con l’Unione<br />

cattolica della stampa italiana<br />

della sede lombarda. “Faremo<br />

(ancora) notizia. La verità, via<br />

per la vita e <strong>il</strong> futuro del giornalismo”.<br />

Questo <strong>il</strong> tema del meeting<br />

che vedrà dialogare l’ar-<br />

52 | 2 febbraio 2011 | |<br />

civescovo di M<strong>il</strong>ano cardinale<br />

Dionigi Tettamanzi con alcuni<br />

giornalisti, proprio in occasione<br />

della festa del loro santo patrono<br />

Francesco di Sales. Appuntamento<br />

per sabato 29 gennaio<br />

dalle 9.30 alle 12.30 nella sala<br />

Barozzi dell’Istituto dei ciechi<br />

di M<strong>il</strong>ano (via Vivaio 7). La discussione<br />

avrà inizio da una riflessione-provocazione<br />

di Chiara<br />

Pelizzoni, giornalista dell’agenzia<br />

televisiva H24. Seguiranno<br />

gli interventi di Enrico Mentana<br />

(direttore Tg La7) e Mario<br />

Calabresi (direttore La Stampa)<br />

su come come fare giornalismo<br />

– raccontare la realtà o costruirla?<br />

Come sta la professione?<br />

Quali sono le responsab<strong>il</strong>ità del<br />

PRESA<br />

D’ARIA<br />

la dei suoi membri. Ancora: a oggi<br />

l’andamento degli stati era misurato<br />

dall’andamento del P<strong>il</strong>, un dato<br />

che non poteva essere considerato<br />

esaustivo, ma sicuro sì, perché misura<br />

la produzione, oggettivamente<br />

definita dalle risultanze economiche.<br />

Bene, alcuni governanti in calo<br />

di consensi e in fregola di novità, su-<br />

bornati da premi Nobel sfaccendati (un’altra prova del declino qualitativo del riconoscimento)<br />

stanno operando per sostituire <strong>il</strong> P<strong>il</strong> con un altro indicatore, l’“indice del<br />

benessere”, che vorrebbe dare la misura della felicità della popolazione, misurata sulle<br />

sensazioni (soggettive) dei cittadini e su alcuni parametri scelti a capocchia, come le<br />

emissioni di anidride carbonica, <strong>il</strong> grado di coesione sociale o <strong>il</strong> numero di iscritti alle associazioni<br />

di volontariato. L’obiettivo evidente dell’iniziativa è la creazione di quel conformismo<br />

che è l’obiettivo delle classi dirigenti deboli e prepotenti. Chi non è d’accordo<br />

con le idee “suggerite” dai manipolatori verrà marginalizzato o costretto a dissimulare<br />

le proprie convinzioni: una bella affermazione di libertà, tolleranza e pluralismo.<br />

tognipaolo@gma<strong>il</strong>.com<br />

lettore? – e quelli di Marco Tarquinio<br />

(direttore Avvenire) e<br />

Antonio Sciortino (direttore Famiglia<br />

Cristiana) che spiegheranno<br />

perché gli strumenti di<br />

comunicazione ecclesiali non sono<br />

destinati solo ad alcuni fedeli<br />

bensì un contributo alla professione<br />

giornalistica e al processo<br />

di formazione dell’opinione pubblica.<br />

Concluderà i lavori <strong>il</strong> cardinale<br />

Dionigi Tettamanzi.<br />

L’ingresso sarà libero e aperto<br />

a tutti (per informazioni consultare<br />

<strong>il</strong> sito chiesadim<strong>il</strong>ano.it/comunicazionisociali).<br />

Al termine dell’incontro, l’Istituto<br />

dei ciechi offrirà a tutti i partecipanti<br />

un curioso “aperitivo<br />

al buio”.<br />

CINEMA<br />

Immaturi,<br />

di Paolo Genovese<br />

Simpaticissimo<br />

e contro corrente<br />

La vita in carcere di un giovane<br />

arabo.<br />

Commedia leggera e controcorrente,<br />

tutt’altro che<br />

stupida. È la risposta positiva<br />

al mondo terrib<strong>il</strong>e e<br />

HOME VIDEO<br />

Amore a m<strong>il</strong>le...miglia,<br />

di Nanette Burnstein<br />

La commedia in crisi<br />

Si amano tanto ma sono<br />

troppo lontani.<br />

Pessima commedia sentimentale,<br />

volgarissima e prevedib<strong>il</strong>e<br />

che non sa che pesci<br />

pigliare dopo una decina<br />

di minuti. Vabbé che la commedia<br />

americana è in crisi,<br />

vabbé che quando si parla di<br />

amore non si sa più che cosa<br />

voglia dire, ma sorbirsi per<br />

due ore la Drew Barrymore<br />

che fa battutacce da Pierino,<br />

senza avere la simpatia di Alvarone<br />

e <strong>il</strong> décolleté di Edwige,<br />

è davvero troppo.<br />

cinico di Notte prima degli<br />

esami e agli eterni bamboccioni<br />

e un f<strong>il</strong>o pedof<strong>il</strong>i di<br />

Scusa ma ti chiamo amore.<br />

Si parte su quel terreno:<br />

un giovanotto (Raoul Bova,<br />

la cosa peggiore del f<strong>il</strong>m) è<br />

in ansia perché la compagna<br />

attende un figlio. Luca<br />

Bizzarri non si decide a<br />

fare sul serio con la fidanzata<br />

e ci prova con una ragazzina.<br />

Ricky Memphis, <strong>il</strong><br />

A MILANO<br />

Il bar dei manager<br />

L’Expo si avvicina e M<strong>il</strong>ano si prepara<br />

all’evento. Come? Imparando<br />

dalle grandi capitali mondiali.<br />

In quest’ottica martedì 1 febbraio<br />

verrà inaugurato Halldis Gallery,<br />

un business cafè innovativo e<br />

biologico. A pochi metri dalla stazione<br />

Centrale, nodo strategico<br />

dei mezzi di trasporto e crocevia<br />

di manager in cerca di un luogo<br />

in cui fare colazione e pranzare,<br />

dove ci sia attenzione alla qualità<br />

dei cibi e alla sostenib<strong>il</strong>ità ambientale.<br />

E allo stesso tempo che<br />

consenta loro di lavorare collegandosi<br />

a Internet. Per informazioni<br />

halldisgallery.com.


migliore di tutti, simpaticissimo<br />

e stralunato, vive ancora<br />

coi genitori. E ancora:<br />

Barbora Bobulova che deve<br />

crescere la figlia da sola,<br />

Ambra Angiolini ninfomane<br />

triste. Tutto come nei<br />

soliti f<strong>il</strong>m? No, perché l’occasione,<br />

anche simbolica,<br />

della maturità da riprendere,<br />

li obbligherà a fare delle<br />

scelte. E le scelte che prenderanno,<br />

così come raccon-<br />

COMUNICANDO<br />

ON AIR SU RADIO2<br />

Gli approfondimenti<br />

di Barbara Palombelli<br />

Dalla radio alla carta stampata,<br />

includendo la televisione, Barbara<br />

Palombelli si è sempre espressa<br />

con poliedrica maestria. Da<br />

qualche anno questa sua destrezza<br />

è ab<strong>il</strong>mente rappresentata<br />

e narrata in soli 28 minuti,<br />

la sua trasmissione su Radio2.<br />

1.680 secondi per affrontare<br />

i grandi temi della politica e<br />

dell’economia italiana e internazionale,<br />

attraverso un linguag-<br />

tano le ultime belle sequenze,<br />

li r<strong>il</strong>anceranno nella vita.<br />

Altro che la nostalgia ster<strong>il</strong>e<br />

di Fausto Brizzi o <strong>il</strong> sentimentalismo<br />

di Federico<br />

Moccia, la maturità passa<br />

attraverso degli amici veri.<br />

visti da Simone Fortunato<br />

Sopra, <strong>il</strong> regista<br />

Paolo Genovese<br />

NEL CUORE DI BRESCIA<br />

La mano di Michelangelo<br />

nell’opera di Matisse<br />

È un<br />

Matisse sedotto dalla forMa quello<br />

protagonista della retrospettiva promossa<br />

dal Museo di Santa Giulia di Brescia.<br />

“Matisse. La seduzione di Michelangelo”,<br />

a partire dal prossimo 11 febbraio, ci presenta<br />

le opere del più grande esponente dei fauve<br />

sotto un inedito punto di vista. La mostra, che accosta sin dal titolo<br />

<strong>il</strong> nome dell’artista a quello di uno dei più grandi maestri di<br />

tutti i tempi, Michelangelo, indaga <strong>il</strong> modo in cui <strong>il</strong> pittore francese<br />

ha assorbito la lezione michelangiolesca per la produzione<br />

delle sue opere sia pittoriche che scultoree.<br />

«Disegno l’aurora e la modello, studio <strong>il</strong> Lorenzo de’ Medici:<br />

cerco di impadronirmi della concezione chiara e complessa che è<br />

alla base della costruzione di Michelangelo», diceva lo stesso Matisse,<br />

consapevole di come non si possa mai prescindere dalla lezione<br />

dei classici e degli antichi per creare uno st<strong>il</strong>e che solo apparentemente<br />

si discosta in modo totale da quello del passato.<br />

Ma la sua ammirazione per <strong>il</strong> maestro cinquecentesco è ancora<br />

più palese quando descrive le sue sculture: «Si potrebbe far rotolare<br />

una statua di Michelangelo dall’alto di una collina fino a<br />

far scomparire la maggior parte degli elementi di superficie: la<br />

forma rimarrebbe comunque intatta».<br />

Attraverso centocinquanta capolavori prestati dai più importanti<br />

musei di tutto <strong>il</strong> mondo,<br />

tra dipinti, disegni, gouaches<br />

découpées e sculture<br />

– tra le quali spicca <strong>il</strong> Grande<br />

nudo seduto (foto) pre-<br />

stato dal Musée Matisse di<br />

Le Cateau-Cambrésis – prende<br />

forma questo ricco itinerario<br />

che rimarrà aperto ai visitatori fino<br />

a domenica 12 giugno 2011.<br />

Mariapia Bruno<br />

Per informazioni<br />

matissebrescia.it/<br />

Via Musei, 55<br />

Brescia<br />

gio accessib<strong>il</strong>e a tutti, meno specialistico<br />

e più libero rispetto ai<br />

quotidiani. Grande attenzione<br />

è rivolta al mondo dell’editoria:<br />

durante la trasmissione vengono<br />

infatti consigliati da parte di<br />

scrittori e giornalisti come Francesco<br />

Piccolo, Dacia Maraini e<br />

Daria Colombo (per citarne alcuni),<br />

diversi libri in uscita, molti<br />

dei quali vengono presentati dagli<br />

stessi autori. Spazio anche alle<br />

interviste a uomini del mondo<br />

politico, economico, dello spettacolo,<br />

della comunicazione e della<br />

cultura in generale. In studio sono<br />

passate personalità come S<strong>il</strong>vio<br />

Berlusconi e Fausto Bertinotti,<br />

Vittorio Sgarbi e Pupi Avati,<br />

Bruno Vespa e Roberto D’Ago-<br />

Foto: CLP relazioni pubbliche<br />

ARTE<br />

E DINTORNI<br />

stino. Un momento di incontro e<br />

riflessione, oltre che di informazione,<br />

per gli ascoltatori. La Palombelli<br />

dimostra una spiccata<br />

ab<strong>il</strong>ità nel modificare repentinamente<br />

<strong>il</strong> programma della puntata<br />

per seguire gli accadimenti<br />

fulminei e improvvisi dall’attualità.<br />

Dal lunedì al venerdì, on air<br />

su Radio2 dalle 13 alle 13.28, la<br />

striscia di approfondimento intrattiene<br />

<strong>il</strong> pubblico stimolando<br />

<strong>il</strong> ragionamento e <strong>il</strong> confronto<br />

d’opinione coinvolgendo direttamente<br />

gli ascoltatori. Ogni mercoledì,<br />

inoltre, la puntata include<br />

una rubrica fissa, in diretta da<br />

Montecitorio, con i protagonisti<br />

della politica italiana.<br />

Giovanni Parapini<br />

| | 2 febbraio 2011 | 53


Una volta c’era la SSangYong, azienda<br />

automob<strong>il</strong>istica coreana. Fuoristrada<br />

imponenti, efficaci seppure<br />

primordiali, capaci di grandi carichi ma<br />

rumorosi e lenti. E soprattutto, piuttosto<br />

brutti. SsangYong ha cambiato strada, meno<br />

fuoristrada, più suv e sostanza. Con una<br />

particolare attenzione all’ambiente e allo<br />

st<strong>il</strong>e. Come? Con la Korando disegnata da<br />

Giorgetto Giugiaro: un tocco di st<strong>il</strong>e da Vecchio<br />

Continente che non guasta e la nuova<br />

Korando dice addio a percorsi off-road<br />

e cerca di aprirsi un varco in quella categoria<br />

di cross-over e suv di stazza medio-piccola<br />

che è una delle poche a non aver subito<br />

la crisi dell’auto.<br />

Korando è un mix di linee arrotondate<br />

e dinamiche, come vuole la moda del segmento,<br />

che le danno le giuste proporzioni,<br />

senza estremismi e forzature. Equ<strong>il</strong>ibrato <strong>il</strong><br />

frontale e fluido <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o segnato dall’ultimo<br />

spesso montante.<br />

La maniera europea continua anche<br />

all’interno. L’abitacolo molto spazioso, gra-<br />

zie anche a un passo di 2,65 metri, tra i<br />

maggiori del segmento, è ben fatto, con la<br />

plancia semplice e lineare che non rinuncia<br />

a particolari alla moda. Sulla Korando l’inedito<br />

motore made in SsangYong: 2 litri turbodiesel<br />

common-ra<strong>il</strong> da 175 cavalli e 360<br />

Nm di coppia. Durante la prova ha dimostrato<br />

una buona fluidità e una br<strong>il</strong>lantezza<br />

degna della migliore concorrenza. I consumi<br />

dichiarati sono di 16.6 km/l. Più avan-<br />

DI NESTORE MOROSINI<br />

SSANGYON CAMBIA STILE E SI AFFIDA A GIUGIARO<br />

Korando, <strong>il</strong> brutto anatroccolo<br />

è diventato cigno<br />

MOBILITÀ 2000<br />

Le immagini<br />

della Korando<br />

mostrano la sapiente<br />

immaginazione<br />

di Giugiaro nel disegno<br />

delle linee, “procaci”<br />

nella parte posteriore.<br />

Plancia semplice<br />

e pulita con volante<br />

a tre razze.<br />

Il cambio automatico<br />

arriverà a breve<br />

ti arriveranno anche un più piccolo 1.7 da<br />

145 cavalli, sempre a gasolio, e <strong>il</strong> benzina<br />

1.8 da 125 cavalli. Il cambio è manuale, a<br />

sei marce e a breve sarà disponib<strong>il</strong>e l’automatico.<br />

Alla guida, la Korando ha una reattività<br />

che non ti aspetti, come non ti aspetti<br />

<strong>il</strong> buon set-up delle sospensioni. L’unico<br />

neo, è la leggera rumorosità in fase di avvio.<br />

Korando è disponib<strong>il</strong>e a due o quattro ruote<br />

motrici. Prezzi a partire da 21.990 euro.<br />

| | 2 febbraio 2011 | 55


molto più di un settimanale<br />

È online <strong>il</strong> nuovo tempi.it<br />

Il giornale si sfoglia col mouse<br />

di leone Grotti<br />

Grafica più accattivante, riorganizzazione dei contenuti e possib<strong>il</strong>ità di sfogliare comodamente<br />

<strong>Tempi</strong> in formato digitale. Sul nuovo sito tempi.it l’archivio 2010-2011 è consultab<strong>il</strong>e gratuitamente,<br />

ad eccezione delle quattro uscite più recenti del giornale, che sono riservate agli<br />

abbonati. Per chi non è ancora abbonato diventarlo è più fac<strong>il</strong>e e comodo su tempi.it. Una volta entrati<br />

nella sezione “servizio abbonamenti” è sufficiente scegliere la formula più adatta alle proprie<br />

esigenze e poi proseguire immettendo i propri dati. Chi invece è già abbonato alla versione cartacea<br />

del settimanale non deve fare altro che effettuare <strong>il</strong> login dalla homepage e inserire <strong>il</strong> codice<br />

abbonato di 10 cifre (che si trova sull’etichetta di ogni copia di <strong>Tempi</strong> che viene spedita a casa) e<br />

la password scelta in precedenza. Gli abbonati che non avessero ancora scelto la propria password<br />

possono farlo cliccando nell’apposita sezione del sito.<br />

Ma attenzione, perché tempi.it si arricchisce anche di contenuti esclusivi rispetto al settimanale,<br />

per approfondire in tempo reale i fatti più importanti di ogni giorno secondo lo st<strong>il</strong>e e la vocazione<br />

della rivista. Non perdetevi le fotogallery, le interviste audio e video, gli approfondimenti<br />

delle rubriche più seguite e una r<strong>il</strong>ettura attenta e originale delle cronache più curiose e importanti.<br />

Tutti da scoprire anche i blog dedicati a famiglia, cucina, arte, esteri e vita della Chiesa. Si<br />

comincia al mattino con la rassegna stampa, in cui i giornalisti delle migliori testate italiane commentano<br />

le notizie uscite sui quotidiani. Una r<strong>il</strong>evanza particolare è riservata a uno degli spazi più<br />

amati dai lettori di <strong>Tempi</strong>: <strong>il</strong> Taz&Bao. D’ora in poi sarà possib<strong>il</strong>e scaricarlo in pdf e collezionar-<br />

lo comodamente. Sempre sul sito si troveranno<br />

tutti gli speciali tematici di Più Mese e poi i libri,<br />

i cd e le iniziative editoriali.<br />

vEnITECI a CErCarE<br />

tempi e l’osservatore/1<br />

Dove trovare<br />

la strana coppia<br />

<strong>Tempi</strong> ha iniziato <strong>il</strong> 2011 con un<br />

regalo particolare ai suoi lettori.<br />

Dal primo numero di gennaio, infatti,<br />

<strong>il</strong> nostro giornale ospita al<br />

suo interno la versione settimanale<br />

dell’Osservatore Romano,<br />

che raccoglie tutti i discorsi pro-<br />

<strong>il</strong> meGlio della settimana<br />

Il direttore Luigi Amicone commenta <strong>il</strong> discorso del cardinale<br />

Bagnasco al consiglio della Cei: «Chi voleva una condanna di<br />

Berlusconi sarà deluso. Il capo della Conferenza episcopale invita<br />

a un riequ<strong>il</strong>ibrio dei poteri perché la politica trovi risposte ai<br />

problemi veri del paese. Ciò implica anche che i governanti assumano<br />

un contegno adeguato al loro ruolo». Su tempi.it anche<br />

una nuova rubrica: Visto dagli angeli, curata da Mario Furlan,<br />

fondatore dei City Angels, associazione di aiuto ai senzatetto.<br />

nunciati dal santo Padre Benedetto<br />

XVI. L’abbinata non ha alcun<br />

costo per i lettori: né per gli<br />

abbonati né per chi compra <strong>il</strong> nostro<br />

settimanale in edicola. <strong>Tempi</strong><br />

esce in tutta Italia <strong>il</strong> venerdì,<br />

con alcune eccezioni: <strong>il</strong> giovedì lo<br />

trovate a M<strong>il</strong>ano città e Roma<br />

città; <strong>il</strong> sabato in Puglia, Sic<strong>il</strong>ia<br />

e Sardegna. Il prezzo di copertina<br />

è di 2 euro; tranne a Napoli<br />

città, nelle Marche, in Puglia, in<br />

Sic<strong>il</strong>ia e Sardegna, dove è in vigore<br />

l’abbinata obbligatoria gratuita<br />

con <strong>il</strong> Giornale.<br />

tempi e l’osservatore/2<br />

Chi si abbona legge<br />

più comodamente<br />

Abbonarsi a <strong>Tempi</strong> e al settimanale<br />

dell’Osservatore Romano è<br />

conveniente: 60 euro per un anno<br />

(49 numeri) e 100 euro per<br />

due anni (98 numeri). Per informazioni<br />

e modalità di pagamento<br />

chiamare allo 02.31923730<br />

da lunedì a venerdì (escluso <strong>il</strong><br />

mercoledì) dalle 9 alle 13; oppure<br />

visitare l’apposita sezione sul<br />

sito tempi.it.<br />

sU ITaCaLIbrI.IT<br />

<strong>il</strong> libro<br />

L’In-Presa<br />

di Em<strong>il</strong>ia<br />

Emanuele Boffi racconta<br />

<strong>il</strong> centro In-Presa fondato<br />

da Em<strong>il</strong>ia Vergani a Carate<br />

Brianza. Qui attraverso<br />

<strong>il</strong> lavoro si indica ai giovani<br />

una strada per scoprire<br />

che la vita ha senso (Lindau,<br />

160 pagine, 16 euro).<br />

<strong>il</strong> libro e <strong>il</strong> cd<br />

Tutto <strong>il</strong> ritmo<br />

made in Usa<br />

La musica americana<br />

cantata dagli OutofSize e<br />

spiegata da Walter Gatti,<br />

Walter Muto e Riro Maniscalco<br />

(libro Tap your<br />

feet e cd, 15 euro).<br />

<strong>il</strong> dvd<br />

La missione<br />

di padre Trento<br />

Il documentario realizzato<br />

dalla più importante<br />

tv del Paraguay racconta<br />

l’opera di padre Aldo<br />

Trento. Tutti i libri, i cd e i<br />

dvd di <strong>Tempi</strong> sono acquistab<strong>il</strong>i<br />

sul sito itacalibri.it.<br />

| | 2 febbraio 2011 | 57


LA ROSA DEI TEMPI<br />

58 | 2 febbraio 2011 | |<br />

DOVE TIRA IL VENTO<br />

Elton è sorprendentemente r<strong>il</strong>assato<br />

Il cantante Elton John ha dichiarato che la paternità è «sorprendentemente<br />

r<strong>il</strong>assante». L’artista, sposato col compagno<br />

David Furnish, grazie a una madre surrogata ha fatto nascere<br />

<strong>il</strong> 25 dicembre Zachary Jackson Levon Furnish-John. Quando<br />

<strong>il</strong> piccolo è venuto alla luce, la coppia ha fatto sapere al mondo<br />

di essere «sopraffatta dalla felicità e dalla gioia in questo mo-<br />

mento davvero speciale!<br />

Zachary sta bene e tutto<br />

va per <strong>il</strong> meglio, siamo<br />

due genitori orgogliosi e<br />

felici». Recentemente la<br />

strana famiglia si è fatta<br />

immortalare sul magazine<br />

Ok. Pare che <strong>il</strong> bimbo<br />

viva in un appartamento<br />

accanto a quello dei due<br />

padri e che sia accudito<br />

da una tata.<br />

Il fumo uccide gli uomini più delle donne<br />

Secondo uno studio condotto in Gran Bretagna su un campione ad ampio spettro<br />

riguardante trenta paesi europei e pubblicato dalla rivista specializzata Tobacco<br />

Control, a quanto pare, <strong>il</strong> fumo uccide due volte più dell’alcol. E a morire<br />

a causa di questo brutto vizio sono spesso gli uomini: tra i due sessi, secondo<br />

i ricercatori della Social and Public Health Science Unit di Glasgow, ci sarebbero<br />

divari nei decessi dovuti a malanni collegab<strong>il</strong>i al tabagismo che arrivano fi-<br />

no al 60 per cento<br />

(a tutto svantaggio<br />

dei maschietti, ovviamente).<br />

RESISTERE Non credete alle fandonie spacciate<br />

per verità scientifiche dalla lobby della<br />

vita sana. Noi duri e puri di <strong>Tempi</strong> resistiamo<br />

e fumiamo tutti come dei drogati. In fondo è<br />

sempre meglio morire per una pausa sigaretta<br />

che ammazzarsi di lavoro. Fumiamo così tanto<br />

che non riusciamo a vedere gli schermi dei<br />

computer. La mattina raggiungiamo le scrivanie<br />

a tentoni, cercando di tossire per diradare<br />

la nebbia. Non sappiamo più neanche in quanti<br />

siamo sopravvissuti. A parte <strong>il</strong> correttore<br />

di bozze, che però beve un po’ e s’è beccato la<br />

cirrosi, pare che siano rimaste solo le donne.<br />

SCIENZE<br />

Dopo <strong>il</strong> Big Mac, ecco <strong>il</strong> Bug Mac<br />

Un’équipe di scienziati dell’Università di Wageningen ha<br />

offerto a 200 volontari un bel banchetto a base di insetti.<br />

I ricercatori olandesi, infatti, sono convinti che un domani<br />

saremo costretti a nutrirci di queste piccole creature, che<br />

sono assai nutrienti e pure eco-friendly, perché mangiano<br />

poca erba e non fanno tutta la cacca che producono, per<br />

esempio, i bovini. «Verrà un giorno in cui <strong>il</strong> Big Mac co-<br />

sterà 120 euro e un Bug<br />

Mac 12 euro» (“bug” significa<br />

insetto). D’altronde,<br />

notano gli scienziati,<br />

ogni anno ognuno di noi<br />

già consuma mediamente<br />

500 grammi di frammenti<br />

di formiche, ragnetti,<br />

vermi, cimici, eccetera.<br />

«Quindi perché non mangiare<br />

gli insetti?».<br />

SE Anche un letto di spine, se hai un pigiama<br />

di ghisa, è sorprendentemente r<strong>il</strong>assante. Anche<br />

una spina nel piede, se <strong>il</strong> piede non è <strong>il</strong> tuo,<br />

è sorprendentemente r<strong>il</strong>assante. Anche<br />

Sgarbi, se non lo incontri, è sorprendentemente<br />

r<strong>il</strong>assante. Anche cambiare<br />

un pannolino, se non lo cambi tu,<br />

è sorprendentemente r<strong>il</strong>assante.<br />

Ma soprattutto, dichiarare<br />

in libertà, se <strong>il</strong> cervello<br />

non è attaccato alla lingua,<br />

è sorprendentemente<br />

r<strong>il</strong>assante.<br />

SINTESI Giusto, se ci pappiamo ogni anno<br />

mezzo ch<strong>il</strong>o di bacherozzi a testa, perché non nutrirci<br />

di insetti? Anche per farla breve. La marmellata<br />

per esempio, ma vale anche per <strong>il</strong> miele,<br />

altro non è che un potpourrì di ali e zampette,<br />

perciò non fate gli schif<strong>il</strong>tosi e badate al sodo: ingozzatevi<br />

di api e farfalle. E visto che gli insetti<br />

si nutrono di foglie e roba del genere, perché non<br />

passare alle piante? Ma a dirla tutta, i vegetali si<br />

nutrono di terra e concime… Insomma, verrà un<br />

giorno in cui <strong>il</strong> Big Mac costerà 120 euro e <strong>il</strong> Bug<br />

Mac 12. Ma <strong>il</strong> Big Merd sarà comunque gratis.<br />

PATERNITÀ<br />

GASTRONOMIA


imperdib<strong>il</strong>e<br />

inut<strong>il</strong>e<br />

Una settimana di ferie<br />

nell’hotel spazzatura<br />

L’artista tedesco Ha Schult ha realizzato<br />

un hotel con dodici tonnellate<br />

di rifiuti raccolti in ventiquattro<br />

spiagge europee, cinquanta tramezzi,<br />

ottanta pannelli, otto autocarri,<br />

tre gru, duem<strong>il</strong>a viti, tre bagni (ovviamente<br />

chimici), oltre un m<strong>il</strong>ione<br />

di pezzi di rifiuti, novecentosessanta<br />

birre Corona. L’artista ha costruito<br />

<strong>il</strong> suo hotel (itinerante) per lanciare<br />

un messaggio ecologista.<br />

«L’albergo riflette quello<br />

che potrebbe capitare<br />

presto se non cominciamo<br />

a prenderci<br />

cura del<br />

pianeta».<br />

TURISMO<br />

ANIMALI<br />

godib<strong>il</strong>e<br />

fetido<br />

FEELING<br />

LISTA Cose da mettere in<br />

valigia se si vuole prenotare<br />

una settimana di relax<br />

nell’hotel spazzatura: maschera<br />

antigas, inceneritore<br />

portat<strong>il</strong>e, Pino S<strong>il</strong>vestre confezione<br />

famiglia allargata,<br />

muta da palombaro, guanti<br />

di ghisa, trappola per topi,<br />

carabina (per le pantegane),<br />

vanga (per seppellire le pantegane),<br />

set pronto soccorso<br />

provvisto di siero antiscabbia<br />

e antimalarica, paletta e sacchetto<br />

per deiezioni canine<br />

(le vostre), Bertolaso. State<br />

sereni. Sarà l’unica volta che<br />

potete tranqu<strong>il</strong>lamente scordarvi<br />

lo spazzolino da denti.<br />

Il giovedì gli innamorati si odiano<br />

Secondo una ricerca, raccontata dal Da<strong>il</strong>y Ma<strong>il</strong>, le coppie britanniche litigano<br />

312 volte all’anno. Il giorno peggiore per lui e lei è <strong>il</strong> giovedì, è allora che si<br />

concentrano le maggiori baruffe domestiche. A quanto pare <strong>il</strong> luogo in cui più<br />

ci si accapiglia è la stanza da bagno, seguita dalla cucina. Tra i motivi che indispongono<br />

lei ci sono la tavoletta Wc lasciata alzata, le luci di casa dimenti-<br />

cate accese, lo zapping tv. Tra<br />

quelli elencati da lui: <strong>il</strong> tempo<br />

impiegato per vestirsi, <strong>il</strong> lavandino<br />

intasato di capelli, l’accumulo<br />

di cianfrusaglie.<br />

I giapponesi vogliono<br />

clonare <strong>il</strong> mammuth<br />

Ricercatori dell’Università di Kyoto<br />

stanno tentando di far rivivere<br />

un mammuth tramite la clonazione<br />

del Dna. Usando campioni di tessuto<br />

della carcassa di uno di essi, conservata<br />

in un centro siberiano, gli<br />

scienziati li inseriranno in cellule uovo<br />

di elefante cercando di creare un<br />

embrione di questo antico animale<br />

estinto. Poi lo impianteranno<br />

in una madre<br />

surrogata (un’elefantessa)<br />

per portare<br />

a termine la gestazione.<br />

Se tutto va, entro<br />

i prossimi cinque anni,<br />

avremo un mammuth<br />

tra noi.<br />

LOVE Amore, non credere agli inglesi. Lo<br />

sai che ti amo quando, appena varcato<br />

l’uscio dopo una giornata massacrante,<br />

mi vedi e mi accogli con un: «Ah, sei tu?».<br />

Amore, è bello accomodarsi in cucina per<br />

mangiare in piedi <strong>il</strong> petto di pollo riscaldato<br />

al microonde innaffiato con sprite<br />

che hai preparato con tanta cura. Amore,<br />

io non me la prendo se è dalla fine degli<br />

anni Sessanta che la sera hai mal di<br />

testa e mi accogli a letto con un tenero<br />

«ma l’hai portato fuori <strong>il</strong> cane a pisciare?».<br />

Amore, tu non credere agli inglesi.<br />

Però, ricordati: domani è giovedì.<br />

ALTRI Non solo i mammuth, cloniamone altri. Non sarebbe<br />

bello trastullarsi con l’albertosaurus, un lucertolone lungo<br />

8 metri? O accarezzare la coda al tirannosauro mentre<br />

fa le fusa? E perché non farci portare le ciabatte dal brontosauro,<br />

un gigante di 25 metri? O cambiare l’acqua alla<br />

gabbietta del quetzalcoatlus, uccellino con 12 metri di<br />

apertura alare? Che gioia vedere razzolare nell’aia lo stegosauro,<br />

un batuffolo di mostro con un fiato da incubo.<br />

Solo che ora, con tutti questi dinosauri per casa, dobbiamo<br />

abbandonare in autostrada quello vecchio. La suocera.<br />

| | 2 febbraio 2011 | 59


UN ALTRO MONDO<br />

è POSSIBILE<br />

DOPO L’ALLUVIONE<br />

L’Immacolata<br />

è stata più forte<br />

dello tsunami<br />

di Aldo Trento<br />

In questi giorni sono stato in Bras<strong>il</strong>e, in<br />

compagnia dei miei amici, i coniugi Zerbini,<br />

Julián, Bracco e Alexandre, per aiutarci<br />

a capire cosa rappresenta per la nostra vita<br />

la tragedia che ha colpito m<strong>il</strong>ioni di persone,<br />

<strong>il</strong> d<strong>il</strong>uvio che ha causato la morte di 750 persone<br />

lasciandone altre migliaia senza un tetto.<br />

Nello spazio di questa amicizia ogni cosa viene<br />

abbracciata: sia l’allegria che la sofferenza<br />

dell’altro. Per noi è stato un dolore nel dolore,<br />

perché un mese fa in una di quelle case, affittata<br />

da alcuni amici, abbiamo trascorso alcuni giorni<br />

di riposo. Ora dobbiamo fare i conti col fatto<br />

che quel luogo è stato seppellito dal fango, che<br />

l’ha stritolato trasformandolo in una tomba per<br />

le quattordici persone che stavano passando lì<br />

le loro vacanze. Anche per questo mi sono commosso<br />

ascoltando le testimonianze di Marco<br />

Montrasi e di monsignore F<strong>il</strong>ippo Santoro, del<br />

vescovo di Petropólis, vescovo di una diocesi duramente<br />

colpita da un’alluvione che non ha avuto<br />

compassione di niente. Le condivido con voi.<br />

padretrento@rieder.net.py<br />

La realtà di questo disastro è molto più<br />

dura di come appare nelle immagini della<br />

televisione e dei giornali. È tutto distrutto,<br />

come se a colpire la Valle de Cuiabà fosse stato<br />

un terremoto. Più di 750 persone hanno perso<br />

la vita e moltissimi sono dispersi. Le analisi<br />

più immediate accusano l’occupazione irresponsab<strong>il</strong>e<br />

degli argini dei fiumi e la mancanza di pianificazione<br />

urbana per gli alloggi dei poveri, che<br />

vivono in luoghi a rischio. Siamo davanti al peggior<br />

disastro della storia del Bras<strong>il</strong>e.<br />

Ma queste osservazioni non ci consolano e non<br />

ci soddisfano. È fac<strong>il</strong>e identificare i colpevoli<br />

e mettersi la coscienza a posto, tornando alla<br />

routine di tutti i giorni e scartando la possib<strong>il</strong>ità<br />

di un cambiamento reale. Il dramma è<br />

profondo, ci mette davanti al mistero della nostra<br />

esistenza e della nostra frag<strong>il</strong>ità, dei nostri<br />

limiti e del nostro male. Il dramma ci scuote,<br />

suscita solidarietà, solleva le domande più<br />

radicali che la nostra società censura. Durante<br />

<strong>il</strong> disastro, tutte le chiese e le cappelle della regione<br />

sono rimaste in piedi, anche se invase dal<br />

fango. Si tratta di un segno della croce di Cristo<br />

che vive in mezzo al dramma degli uomini,<br />

partecipe della loro sofferenza. Gesù è entrato<br />

nell’abisso della morte facendosi compagno di<br />

60 | 2 febbraio 2011 | |<br />

POST<br />

APOCALYPTO<br />

Qui a fianco,<br />

Nossa Senhora<br />

das Graças,<br />

la statua<br />

della Madonna<br />

sommersa<br />

dall’acqua fino<br />

alle mani,<br />

ma rimasta<br />

in piedi.<br />

Nell’altra pagina,<br />

una chiesa<br />

distrutta<br />

dall’alluvione<br />

che ha colpito<br />

<strong>il</strong> Bras<strong>il</strong>e nel<br />

gennaio 2011<br />

tutti coloro che hanno perso la vita, aprendo le<br />

porte della speranza. Nel mondo, solo Gesù Cristo,<br />

crocefisso e resuscitato, ha attraversato la<br />

morte e la vita per portarci la speranza. «Io sono<br />

infatti persuaso che né morte né vita, né angeli<br />

né principati, né presente né avvenire, né<br />

potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra<br />

creatura potrà mai separarci dall’amore di<br />

Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore» (san Paolo<br />

ai Romani 8,38).<br />

Nella notte, nel fango e sotto la pioggia Lui non<br />

ci abbandona. Nella ferita dolorosa di questi<br />

giorni Lui rimane presente, come balsamo di un<br />

amore infinito, che sostiene. Pensiamo allo slancio<br />

grandioso di solidarietà che si è reso così evidente<br />

in questi giorni. Ho visitato i sopravvissuti<br />

di questa regione ed è chiaro che è la loro fede<br />

a sostenere <strong>il</strong> dolore. Una chiesa è stata invasa<br />

dall’acqua: era arrivata fino al tabernacolo. Un<br />

giovane chierichetto, nuotando, ha recuperato<br />

<strong>il</strong> Santissimo, e tenendolo stretto in una mano,<br />

mentre con l’altra nuotava, lo ha portato in salvo.<br />

Assieme alla grazia di Dio, infatti, è necessaria<br />

la nostra iniziativa per riconoscere <strong>il</strong> Signore<br />

e aiutare tutti, dando un significato nuovo alle<br />

nostre vite normali. Il compito della ricostruzione<br />

è chiesto a tutti, e in collaborazione con lo<br />

Stato e le autorità pubbliche dobbiamo prevenire<br />

altri disastri e provvedere a una pianificazione<br />

urbana che sia responsab<strong>il</strong>e. Ma la ferita delle<br />

nostre perdite, chi la curerà? Quella ferita è<br />

abbracciata dall’amore di Cristo, che vive nel<br />

tabernacolo come nel suo corpo, che è la Chiesa,<br />

e ci insegna a lasciarci provocare dalle cose<br />

per annunciare la sua presenza. Sarebbe triste<br />

lasciarsi fermare dalla valanga dell’abitudine e<br />

voltare pagina, magari aspettando <strong>il</strong> prossimo<br />

carnevale. La prova di questi giorni ci insegna<br />

a ricostruire le città devastate e a tornare con<br />

un senso nuovo alla vita quotidiana.<br />

Monsignor F<strong>il</strong>ippo Santoro<br />

vescovo di Petrópolis<br />

Foto: AP/LaPresse


Foto: AP/LaPresse<br />

«Durante <strong>il</strong> disastro,<br />

tutte le chiese<br />

e le cappelle della<br />

regione sono rimaste<br />

in piedi, anche se invase<br />

dal fango. Si tratta<br />

di un segno della Croce<br />

di Cristo che vive<br />

in mezzo al dramma<br />

degli uomini, partecipe<br />

della loro sofferenza.<br />

Gesù si è fatto<br />

compagno di tutti»<br />

Cari amici, sabato sono andato con Paola<br />

di Avsi e altri amici in una zona del Bras<strong>il</strong>e<br />

colpita dalle inondazioni. In particolare<br />

volevamo visitare <strong>il</strong> centro educativo dove<br />

lavorano la Ines (dei Memores Domini) e altri<br />

nostri amici. Non ho mai visto una cosa cosí impressionante!<br />

A un certo punto, mentre ci inoltravamo<br />

in questa valle (si chiama Vale do Cuiabá)<br />

sono iniziati ad apparire segnali di una<br />

devastazione inimmaginab<strong>il</strong>e. Dappertutto si<br />

vedono i segni dell’acqua e del fango, e fa impressione<br />

vedere sui muri delle case <strong>il</strong> livello che<br />

hanno raggiunto. Questa non è la regione piú<br />

colpita, ma anche qui sono morte un’ottantina<br />

di persone e tantissime sono disperse.<br />

mentre camminavamo abbiamo incontrato varie<br />

persone: mamme con bambini che frequentano<br />

<strong>il</strong> centro educativo di cui Ines è coordinatrice,<br />

un pompiere alla ricerca di superstiti, un<br />

signore che frequenta uno dei corsi del centro<br />

educativo. Quasi tutti avevano un parente, un<br />

amico, un conoscente rimasto travolto dal fango<br />

in quella terrib<strong>il</strong>e notte.<br />

Per arrivare al centro educativo abbiamo dovuto<br />

passare vari posti di blocco della polizia. Non<br />

lasciavano passare più nessuno, solo pompieri<br />

e agenti, perché troppa gente stava<br />

arrivando per visitare parenti e<br />

amici, prendere le proprie cose rimaste<br />

nelle case abbandonate, ma<br />

soprattutto molta gente arrivava<br />

desiderosa di aiutare. Per arrivare<br />

al centro abbiamo dovuto chiedere<br />

un passaggio a degli addetti della<br />

prefettura che con un fuoristrada<br />

stavano andando a spalare <strong>il</strong> fango<br />

in un luogo abbastanza vicino. Arrivati<br />

in zona siamo scesi e a piedi<br />

ci siamo diretti verso <strong>il</strong> centro. Abbiamo<br />

camminato almeno un’ora.<br />

Io avevo visitato quei posti alcuni<br />

mesi prima. Era una località bellissima<br />

dove molti abitanti di Rio<br />

hanno costruito la casa di v<strong>il</strong>leggiatura,<br />

<strong>il</strong> “sitio” come lo chiamano<br />

qui. In una di queste case con<br />

Marcos, Cleuza, padre Aldo, Julian<br />

e Carras avevamo passato tre giorni insieme<br />

e in quella stessa casa sono morte quattordici<br />

persone, tutte sorprese nel sonno dallo tsunami<br />

del fiume. La casa é stata invasa fino al tetto<br />

dall’acqua e dal fango.<br />

«Per me è un miracolo»<br />

Quando siamo arriviati al centro educativo siamo<br />

stati accolti da Maria Cec<strong>il</strong>ia (che dà <strong>il</strong> nome<br />

allo stesso centro, è la persona che l’ha ideato<br />

e realizzato). Aveva le lacrime agli occhi,<br />

aveva dato la sua vita per costruire questo posto<br />

e aiutare la gente povera della zona.<br />

La passione e i sacrifici di una vita portati via<br />

in una notte. Ma dopo poco Maria Cec<strong>il</strong>ia ha<br />

cominciato a fare nuovi progetti per ripartire,<br />

litigava con Ines perché la vorrebbe sempre lì<br />

al centro, mentre Ines deve tornare a casa perché<br />

anche lì c’è bisogno di aiuto.<br />

Dopo la discussione ci hanno portato nel luogo<br />

che piú mi ha commosso in questa incredibi-<br />

le giornata. Una statua della Madonna, collocata<br />

su un piedistallo di legno, piccola, di neanche<br />

un metro, leggera che è rimasta in piedi al suo<br />

posto, e mostra <strong>il</strong> segno dell’acqua e del fango<br />

che ha raggiunto anche Lei, fino alle mani. Rimaniamo<br />

tutti in s<strong>il</strong>enzio ognuno con le lacrime<br />

agli occhi, Maria Cec<strong>il</strong>ia dice che era impossib<strong>il</strong>e<br />

che non si fosse mossa, «questo è un miracolo!<br />

I tecnici della protezione civ<strong>il</strong>e dicono che ci<br />

sono spiegazioni che giustificano questo fatto,<br />

ma secondo me è impossib<strong>il</strong>e, questo è un miracolo!».<br />

Poi ci siamo messi al lavoro nella chiesetta<br />

iniziando a spalare fango e acqua. Quasi<br />

due ore per cercare di rimetterla a nuovo. Poi<br />

abbiamo salutato e siamo tornati da Ines. Nel<br />

posto d’accoglienza c’era molta gente che si<br />

stava vaccinando mentre altri iniziavano a preparare<br />

da mangiare. Era un via vai di macchine<br />

dei pompieri o dei soccorsi che portano generi<br />

alimentari, vestiti e medicine. Il clima era lieto,<br />

tutti erano indaffarati, molti si trattenevano<br />

a giocare coi bambini, altri preparavano lo spazio<br />

per la Messa che a breve sarebbe stata celebrata<br />

da don F<strong>il</strong>ippo.<br />

Si può vivere veramente così<br />

«Non è mai contraddittorio, ma è paradossale<br />

ciò che diciamo. La spiegazione della realtà non<br />

è contraddittoria ma è paradossale. Contraddittoria<br />

è una cosa contro l’altra, paradossale è<br />

una cosa accanto all’altra: non si sa come facciano<br />

a stare insieme, ma di fatto sono una cosa.<br />

E ciò che vince è <strong>il</strong> fatto» (pag. 410 Si può<br />

(veramente?!) vivere così?).<br />

Io continuavo ad avere in mente questa cosa<br />

che don Giussani disse quando ero al primo<br />

anno del Gruppo adulto. Già ai tempi di Gesú,<br />

quando Lui camminava per le strade era così.<br />

Maria che scappa con lui quando Erode ammazza<br />

i Santi Innocenti, Lui che anni più tardi<br />

non si salva, ma viene ammazzato come un bestemmiatore.<br />

Sono tanti i paradossi che abbiamo vissuto fino<br />

a oggi. Sembra una vendetta della natura,<br />

un castigo di Dio (lungo la strada gruppi<br />

di evangelici distribuivano alle macchine in f<strong>il</strong>a<br />

alcuni libretti dove era annunciato che Gesú<br />

stava per arrivare), o la manifestazione della<br />

mancanza di una misericordia. Ma la storia<br />

ci mostra una Presenza innamorata dell’uomo<br />

che partecipa del dolore, che sta con me, che<br />

piange per me. Non si riesce a spiegare come<br />

certe cose stiano insieme, ma stanno insieme e<br />

quello che vince è <strong>il</strong> fatto! E in molte di queste<br />

persone, soprattutto nelle più semplici, questo<br />

fatto si vede grazie alla loro fede.<br />

Una signora, a una domanda di un giornalista<br />

che le chiedeva cosa avrebbe fatto dopo <strong>il</strong> disastro<br />

dell’alluvione ha risposto: «Con fede, ricomincerò<br />

tutto da capo!». Nossa Senhora das<br />

Graças, l’Immacolata che è rimasta in piedi e<br />

non è stata portata via, sporca di fango fino alle<br />

mani diventa la possib<strong>il</strong>ità di speranza per quella<br />

gente e per me. Un abbraccio da tutti noi.<br />

Marco “Bracco” Montrasi<br />

| | 2 febbraio 2011 | 61


LETTERE<br />

AL DIRETTORE<br />

Gianfranco Fini avrà<br />

qualche problema nella<br />

sua svolta a sinistra<br />

Venerdì 21 gennaio mi sono imbattuto in Tg3 Linea<br />

Notte. Lei era ospite di Bianca Berlinguer insieme a<br />

Paolo Liguori, scatenato garantista, o meglio antigiustizialista,<br />

a Marco Politi e a Concita De Gregorio. Il tema,<br />

ovviamente, era <strong>il</strong> cosiddetto caso Ruby. Ebbene, l’ho sentita<br />

prendersela con Aldo Cazzullo perché, a suo dire, avrebbe<br />

elevato dalle colonne del Corriere della Sera un appello<br />

affinché <strong>il</strong> Papa condanni pubblicamente <strong>il</strong> Cavaliere senza<br />

morale, proprio quando, sempre a suo dire, lo stesso Cazzul-<br />

SPORT<br />

UBER<br />

ALLES<br />

62 | 2 febbraio 2011 | |<br />

lo avrebbe «fatto una copertina di Sette<br />

a favore del triangolo di Melissa P.».<br />

Ora, lei ha ragione da vendere quando<br />

chiede come mai per <strong>il</strong> Corriere “Il<br />

triangolo sì” e <strong>il</strong> bunga bunga invece no.<br />

Però, per amor di verità, le devo ricordare<br />

che <strong>il</strong> famoso servizio di copertina<br />

di Sette che sponsorizza le geometrie<br />

sessuali di Melissa P. non è di Cazzullo<br />

bensì della stessa scrittrice. Il che, secondo<br />

me, è pure peggio. Cordiali saluti.<br />

Paco Minelli Ferrara<br />

Infatti mi scuso con Aldo Cazzullo<br />

per averlo messo in mezzo. Però, poi<br />

ho anche letto la sua tirata di giacchetta<br />

alla Chiesa. Troppo poco per<br />

la sua intelligente e aff<strong>il</strong>ata penna.<br />

2<br />

Lo sapevamo già, abbiamo un premier<br />

dalla dubbia moralità. Fu lui stesso, infatti,<br />

a parlare tempo addietro di “anarchia<br />

dei valori”. Purtroppo, però, abbiamo<br />

anche una parte della magistratura<br />

ridotta ai minimi termini, che non esita<br />

ad abbandonare la terzietà, schierandosi<br />

in modo manifesto. Solo un esempio:<br />

<strong>il</strong> procuratore Armando Spataro<br />

Sul Bunga Bunga, molte sono le cose da dire, molte<br />

le domande da fare. Una su tutte: ma mi spiegate,<br />

signori pm, che cosa troverete dopo che le vostre<br />

400 pagine di sputtanamento verranno esaminate<br />

dalla Giunta per le autorizzazioni a procedere della<br />

Camera e vi avranno dato (se mai ve lo daranno) <strong>il</strong> permesso<br />

di accedere all’ufficio che volete perquisire? Se-<br />

arriva a vergare una improbab<strong>il</strong>e difesa<br />

dell’iniziativa – dall’indubbia finalità<br />

politica – della sua procura, sul noto foglio<br />

moderato Il Fatto quotidiano, e <strong>il</strong><br />

suo pezzo finisce – ironia della sorte –<br />

accanto a quello dal titolo “Erezioni anticipate”.<br />

Come siamo ridotti male!<br />

Enrico Pagano via internet<br />

Ecco, ci siamo capiti. E i lettori potranno<br />

capire che c’è libertà e libertà<br />

di stampa tra chi può e chi invece<br />

si becca querele se dice che ci sono<br />

magistrati a M<strong>il</strong>ano con un tantino,<br />

poco poco, minuscolo, non si vede<br />

neanche ma forse magari c’è, però è<br />

inconsapevole, pregiudizio anti-Cav.<br />

2<br />

Col caso Ruby siamo arrivati al golpe<br />

più esplicito della magistratura eversiva<br />

comunista. A rigor di logica, visto che<br />

giustizia non si può più avere, non ci sarebbe<br />

che da far intervenire l’esercito.<br />

Pier Luigi Tossani Firenze<br />

Qui siamo alla linea Sansonetti. La<br />

approvo ma non la condivido.<br />

2<br />

Diatribe sulla magistratura, libertà e privacy<br />

a parte (iperlegittime, ci mancherebbe)<br />

c’è un elemento di puttanopoli<br />

sinora ingiustamente trascurato, e a<br />

mio parere decisivo: <strong>il</strong> fatto che tutti noi<br />

a puttane ci dobbiamo andare – saltare<br />

in macchina e tutto <strong>il</strong> resto – mentre<br />

nel caso di B. sono loro ad andare da<br />

lui. Può sembrare una pinz<strong>il</strong>lacchera, ma<br />

l’assenza di comfort nelle prestazioni<br />

sessuali a pagamento alla lunga sfibra<br />

anche i berluscones più integri e convinti.<br />

Una bella legge per la gnocca a domic<strong>il</strong>io,<br />

magari deducib<strong>il</strong>e dalle tasse, e<br />

tutto torna come prima di Tangentopoli.<br />

Mattia Spanò via internet<br />

DA “CALCIOPOLI” AL “RUBYGATE”<br />

Cosa (non) ha insegnato Moggi<br />

ai politici tallonati dai giustizieri<br />

Cinico e immorale. Però so che lei si<br />

diverte a satireggiare. Che è un modo<br />

di urgere l’errore fino alle sue ultime<br />

conseguenze per far capire che ad<br />

andare come dice lei si fa peccato.<br />

2<br />

Poche settimane fa su Tv sorrisi e canzoni<br />

Alfonso Signorini ha criticato in<br />

maniera garbata ma ferma la scelta di<br />

Elton John di avere un figlio (da madre<br />

surrogata) insieme al suo compagno.<br />

Signorini si è detto d’accordo con<br />

Benedetto XVI «quando afferma che i<br />

bambini devono crescere in una famiglia<br />

dove ci sono un papà e una mamma».<br />

Poco dopo aver scritto queste righe<br />

(a mio avviso di assoluto buon<br />

senso), Signorini ha aperto le porte del<br />

suo programma Kalispera alle confessioni<br />

dell’ineffab<strong>il</strong>e Ruby Rubacuori, la<br />

ragazza al centro dell’ultimo scandalo<br />

sessuale del premier. Questo Signorini è<br />

<strong>il</strong> diavolo o l’acqua santa?<br />

Mariapia Candiani Viggiù (Va)<br />

Signorini è un magnifico professionista.<br />

Nel suo format Ruby ci stava.<br />

Mentre non ci stava papi giocattolo<br />

Elton John.<br />

2<br />

Il paese è attraversato dalla profonda<br />

incoerenza dei “laicisti a orologeria”,<br />

che mentre accusano di ingerenza <strong>il</strong> Papa<br />

e i vescovi quando fanno sentire la<br />

loro voce sui “princìpi non negoziab<strong>il</strong>i”,<br />

parimenti si sono permessi di prenderli<br />

per la tonaca, pretendendo anatemi<br />

contro Berlusconi per le sue presunte licenze<br />

nella vita privata. Premesso che<br />

giova ribadire l’autonomo diritto della<br />

Chiesa a esternare i propri punti di vista<br />

anche su questioni che attengono<br />

all’ordine temporale indipendentemente<br />

da situazioni contingenti (perché do-<br />

di Fred Perri<br />

condo me ci troverete uno stab<strong>il</strong>imento termale con<br />

acque sulfuree. Vabbè, vengo all’aspetto che mi interessa.<br />

Non so se ci avete mai fatto caso, ma nel caso<br />

Moggi-Juve-Arbitri le intercettazioni diffuse a pioggia<br />

nel maggio 2006 si fermano al maggio del 2005. Mi ero<br />

sempre chiesto come mai nulla fosse stato ascoltato<br />

dal 2005 al 2006. Perché <strong>il</strong> leggendario Lucianone ave-<br />

Foto: AP/LaPresse


Foto: AP/LaPresse<br />

vrebbe essere loquace per esprimere<br />

critiche aperte al premier e s<strong>il</strong>enziosa<br />

dinanzi a posizioni f<strong>il</strong>o-eutanasiche o alla<br />

legittimazione impropria di cloni della<br />

famiglia?), non si capisce poi la ragione<br />

per cui gli stessi che vorrebbero un<br />

intervento “ad adiuvandum” della Chiesa,<br />

in favore dei tentativi di demolire<br />

Berlusconi a colpi di spallate giudiziarie,<br />

tacciono dinanzi a una performance<br />

veramente oscena come quella di Vauro,<br />

che ha superato ogni limite di tollerab<strong>il</strong>ità,<br />

propinandoci ad Annozero una<br />

sedicente vignetta che v<strong>il</strong>ipende in modo<br />

ignominioso <strong>il</strong> Papa. Sarebbe dunque<br />

auspicab<strong>il</strong>e che si smettesse di trascinare<br />

le gerarchie ecclesiastiche cui si dà<br />

credito solo in funzione di strumentalizzazione<br />

al verbo delle opposizioni.<br />

Daniele Bagnai Firenze<br />

Come vede, mezzucci, tiratine di tonaca<br />

e ricattini non sono serviti a<br />

granché. Non praevalebunt. (E Vauro<br />

nun gne a fa più. Non è più satira<br />

quando si pascola allo stato brado,<br />

sono solo disegni dello zero che ride).<br />

2<br />

Gradirei, se possib<strong>il</strong>e, chiedere al dottor<br />

Monteverdi conferma di quanto affermato<br />

in un articolo di Benedetta Frigerio:<br />

Generali e Allianz hanno venduto<br />

immob<strong>il</strong>i per evitare <strong>il</strong> «fallimento»?<br />

Oreste Cirelli via internet<br />

No, grazie. Trattasi di un eccesso di<br />

“sintesi” giornalistica. Molte scuse.<br />

2<br />

Nel numero 2 (già del 17esimo anno!<br />

Complimenti davvero) ho trovato uno<br />

stridore che mi dispiace. A pagina 55<br />

scheda di Simone Fortunato su Hareafter<br />

di Eastwood che lo definisce f<strong>il</strong>m<br />

medio, non <strong>il</strong> solito capolavoro… al di<br />

sotto delle attese; a pagina 45 nell’articolo<br />

“Una bussola nella giungla del cinema”<br />

si dice dello stesso f<strong>il</strong>m: <strong>il</strong> grande<br />

Clint che ha lasciato tutti a bocca aperta<br />

con <strong>il</strong> suo Hereafter. Capisco che non<br />

è semplice verificare la coerenza dei<br />

contenuti tra loro, ma poiché amo <strong>il</strong> cinema<br />

mi dispiace che una banale contraddizione<br />

possa sminuire <strong>il</strong> valore dei<br />

giudizi dati. Grazie.<br />

M.Luisa Magnaghi via internet<br />

Caspita che lettori! Per una volta ci è<br />

scappato pure un refuso di coerenza.<br />

Non capiterà due volte. Grazie.<br />

2<br />

Sono rare le buone notizie relative alla<br />

libertà religiosa provenienti dagli organismi<br />

europei. Recentemente ne sono<br />

arrivate alcune a seguito di richieste<br />

fatte in modo deciso soprattutto da politici<br />

italiani. Il primo in ordine di tempo<br />

è stato <strong>il</strong> comunicato di pubbliche<br />

scuse riguardante la stampa di agende<br />

scolastiche prive dell’indicazione delle<br />

maggiori festività cattoliche e riportanti<br />

invece festività musulmane o di altre<br />

religioni. La seconda notizia è quella<br />

relativa alla istituzione presso l’Osce<br />

di un ufficio di rappresentanza contro<br />

la cristianofobia, affidato al noto e apprezzato<br />

studioso Massimo Introvigne,<br />

<strong>il</strong> quale si occuperà anche di forme<br />

di cristianofobia come l’ostracismo al<br />

crocifisso (e ai presepe) e l’avversione<br />

amministrativa alle scuole cattoliche.<br />

Infine, si è appreso con soddisfazione<br />

che saranno negati contributi finanziari<br />

Ue ai paesi dove si verificano casi di<br />

persecuzione anticristiana. Cordialità.<br />

Bruno Mardegan M<strong>il</strong>ano<br />

Complimenti a chi ha avuto l’idea di<br />

ingaggiare Massimo Introvigne. Certo<br />

a lui <strong>il</strong> controllo di coerenza non<br />

scapperà (Ps: vedo che se n’è accorto<br />

anche Human Rights Watch: «Ue<br />

non fa seguire a parole i fatti»).<br />

2<br />

Se Gianfranco Fini decidesse di allearsi<br />

organicamente con la sinistra alle<br />

prossime elezioni politiche, sarebbe<br />

una scelta legittima. Le svolte dell’ex<br />

capo di An verso un approdo radicaleggiante<br />

post-pannelliano e di patriottismo<br />

costituzionale, infatti, non confliggerebbero<br />

con l’antiberlusconismo<br />

di sinistra, pur nascendo dalle pulsioni<br />

di un antiberlusconismo di destra, come<br />

ho tentato di dimostrare nel mio libro<br />

Gianfranco Fini. Sfida a Berlusconi<br />

(Aliberti editore). Del resto sono note<br />

le biografie politiche di intellettuali<br />

provenienti dalle f<strong>il</strong>e del fascismo che<br />

nell’immediato Dopoguerra videro nella<br />

rivoluzione comunista la nuova battaglia,<br />

dopo che era stata sconfitta nel<br />

disastro della guerra perduta l’<strong>il</strong>lusione<br />

di una rivoluzione mussoliniana. La<br />

storia e le storie sono spesso destinate<br />

a ripetersi. Fini, che non ha mai voluto<br />

uscire compiutamente dal recinto<br />

del neofascismo, potrebbe intendersi<br />

perfettamente con gli eredi di quel<br />

Partito comunista italiano che non ha<br />

saputo scrivere una propria Bad Godesberg,<br />

preferendo la guerra civ<strong>il</strong>e a<br />

sinistra anti-Psi a una sfida in campo<br />

aperto sul terreno del riformismo. Tuttavia,<br />

lungo la strada dell’accordo con<br />

la sinistra, per Gianfranco Fini ci sono<br />

tre grossi ostacoli: la legge Fini-Bossi<br />

sull’immigrazione, le norme Fini-Giovanardi<br />

in materia di sostanze stupefacenti<br />

e <strong>il</strong> ruolo politico, mai chiarito,<br />

dell’ex leader del Msi-Dn nella repressione<br />

della protesta al G8 di Genova<br />

nel luglio 2001. Cordialmente.<br />

Enzo Palmesano<br />

Pignataro Maggiore (CE)<br />

redazione@tempi.it<br />

va capito che gli stavano addosso e così si era dotato di<br />

un pacco di schede telefoniche svizzere. Purtroppo se<br />

n’è accorto troppo tardi. Però la lezione è interessante.<br />

Il Berlusca, infatti, doveva capire due anni fa, quando<br />

scoppiò <strong>il</strong> caso Noemi, che, dopo aver tentato di asfaltarlo<br />

per 15 anni con accuse di corruzione e affini, sarebbe<br />

cambiato <strong>il</strong> livello dello scontro.<br />

Insomma, non so come dirlo per non urtare la morale<br />

dei cattolici che leggono questo giornale (o altri),<br />

ma come Moggi si dotò di schede telefoniche svizzere,<br />

<strong>il</strong> Berlusca non poteva “dotarsi” di squinzie estoni<br />

o finniche, magari prese direttamente sul posto? O, ancora<br />

meglio, darsi una bella calmata?<br />

| | 2 febbraio 2011 | 63


taz&bao<br />

64<br />

| 2 febbraio 2011 | | Foto: Infophoto


L’infedele<br />

inquisizione<br />

Lo spettacolo di Gad Lerner è stato molto istruttivo. Ha preso <strong>il</strong> Sodoma e Gomorra<br />

di Pasolini, l’ultimo grido di dolore di un artista che è morto dentro <strong>il</strong> popolo,<br />

come uomo del popolo, e lo ha trasformato in uno spettacolino da ministero della<br />

propaganda di Stalin. Berlusconi ha telefonato in diretta e lo ha apostrofato.<br />

Lerner gli ha dato del “cafone”. Cosa avrebbe fatto qualsiasi italiano di buon senso?<br />

La stessa identica cosa. O si può invece dire e fare di tutto, anche identificarlo<br />

con un torturatore nazista, un uomo, un presidente del Consiglio, che, male che<br />

vada, potrebbe essere accusato di essere andato a donne che, liberamente e per<br />

soldi, sarebbero andate a letto con lui?<br />

Questo dice molto del carattere e del destino che anticipano, non per S<strong>il</strong>vio Berlusconi,<br />

ma per ciascun italiano, gente che come Gad Lerner non avesse soltanto<br />

<strong>il</strong> priv<strong>il</strong>egio di avere un potere televisivo che lo ha reso ricco sfondato e privo di<br />

scrupoli nei confronti del prossimo suo. Se gente come Lerner avesse anche <strong>il</strong><br />

potere politico, visto quel che si vede nelle sue trasmissioni, pensiamo che egli<br />

non esiterebbe – naturalmente per <strong>il</strong> bene della causa – a lanciare <strong>il</strong> primo sasso<br />

e a lapidare, insieme alla banda degli Inquisitori che gli sono cari, chi non pensa<br />

e vive come pensa e vive lui e la sua parte politica (ammesso e non concesso che<br />

Lerner e la sua parte politica siano più “puliti” di Berlusconi e “i migliori” tra gli<br />

italiani). Perciò, più passano i giorni da che scoppiò <strong>il</strong> caso Ruby, più si capisce di<br />

che pasta morale siano fatti i nostri moralizzatori, e più apprezziamo la posizione<br />

di civ<strong>il</strong>tà democratica e cristiana espressa compiutamente dal cardinal Angelo<br />

Bagnasco nella sua prolusione alla Cei. Posizione che non sconta nulla al male,<br />

ma non strumentalizza <strong>il</strong> male – anche quello degli Inquisitori – per trarne un<br />

vantaggio politico e la distruzione del volto dell’avversario.<br />

Che distanza infinita c’è tra <strong>il</strong> moralista sazio, ricco, tronfio di sé e che è pronto<br />

a camminare con gli scarponi chiodati sulla faccia del prossimo suo peccatore,<br />

trascinato nella polvere, e <strong>il</strong> cristianesimo che ci insegna a condannare <strong>il</strong> peccato<br />

ma non <strong>il</strong> peccatore. E inoltre, come nel caso di un uomo politico, a distinguere i<br />

difetti privati dalle virtù del governo.<br />

E comunque, facciamo nostro <strong>il</strong> manifesto di un gruppetto di studenti di Cl che<br />

questa mattina, nell’atrio di Medicina e Chirurgia della Bicocca di Monza, hanno<br />

titolato così un manifesto in cui hanno fatto propria la prolusione del cardinal<br />

Bagnasco: “Berlusconi ha diritto al perdono e quindi a governare”.<br />

Ps: Aggiungeremmo in post<strong>il</strong>la anche questo, per l’immaginazione dei kapò, certo,<br />

non come giudizio di valore sui poveri Gad Lerner. È tratto da una riflessione<br />

che fece Oscar W<strong>il</strong>de, quando nell’età moralista e vittoriana, venne preso e trascinato<br />

in galera, non senza prima essere stato messo alla gogna per aver compiuto,<br />

secondo l’accusa, un reato sessuale: «Certo, quando mi videro, non ero sul mio<br />

piedistallo; ero alla gogna. Ma solo una natura priva di immaginazione può curarsi<br />

della gente sul piedistallo. Un piedistallo può essere qualcosa di molto irreale.<br />

Una gogna è una terrib<strong>il</strong>e realtà. Inoltre, essi avrebbero dovuto saper meglio<br />

interpretare <strong>il</strong> dolore. Dissi una volta che dietro <strong>il</strong> Dolore c’è sempre <strong>il</strong> Dolore.<br />

Sarebbe stato più saggio dire che dietro <strong>il</strong> dolore c’è sempre un’anima. E deridere<br />

un’anima è cosa spaventevole; la vita di chi lo fa è senza bellezza. Nell’economia<br />

stranamente semplice del mondo, non si riceve che ciò che si dà, e a quelli che<br />

non hanno immaginazione sufficiente per penetrare l’aspetto esteriore delle cose<br />

e provarne compassione, quale compassione può venir ricambiata, a loro volta,<br />

se non quella del disprezzo?».<br />

Luigi Amicone www.tempi.it


GLI ULTIMI<br />

SARANNO I PRIMI<br />

LA MISERIA DEGLI INDIGNATI<br />

L’angelo sul condominio<br />

delle coscienze pulite<br />

66 | 2 febbraio 2011 | |<br />

di Marina Corradi<br />

di turno sullo stab<strong>il</strong>e di via garibaldi 3, una elegante palazzina nell’hinterland<br />

m<strong>il</strong>anese, era un tipo che ne aveva viste tante. Quella sera stava ascol-<br />

L’angelo<br />

tando distrattamente le voci del tg che venivano dall’appartamento all’ultimo<br />

piano. Delle feste di Arcore, l’angelo ne aveva abbastanza; aspettava dunque che<br />

l’inqu<strong>il</strong>ino, <strong>il</strong> signor C., cambiasse canale. Improvvisamente sentì uno scoppio di voci<br />

dal salotto. «Non se ne può più, è una vergogna! Basta con Berlusconi e tutti i suoi<br />

festini! Che se ne vada a casa, vergogna!». L’angelo sussultò. Il signor C., la cui anima<br />

come quella degli altri inqu<strong>il</strong>ini gli era perfettamente trasparente, era un ingegnere,<br />

sempre in viaggio; e, benché sposato e padre, raramente mancava di alleviare la solitudine,<br />

la sera, nei grandi alberghi dove alloggiava. Strana, si disse l’angelo, questa<br />

smemoratezza; ma alzò le spalle e si accinse a tornare a sonnecchiare.<br />

Un altro scoppio di voci, più stridulo, lo richiamò. «È intollerab<strong>il</strong>e! Che questo<br />

puttaniere, questo corrotto, governi l’Italia…». L’angelo scese di due piani e die-<br />

de un’occhiata dalla finestra. Era proprio<br />

la dottoressa M., la m<strong>il</strong>itante femminista,<br />

la ginecologa che ogni martedì<br />

e venerdì, alle otto del mattino, praticava<br />

nell’ospedale cittadino una decina di<br />

aborti – naturalmente del tutto legali.<br />

Ottanta aborti al mese. Ottanta figli annientati.<br />

E però anche la dottoressa M.<br />

quella sera gridava, indignata. E nell’appartamento di fronte, quello del professor<br />

G., docente in un liceo? Anche lui stava scrollando <strong>il</strong> capo: «Che paese! Che schifo!».<br />

Possib<strong>il</strong>e, si chiese l’angelo, che non gli venga in mente come guarda le sue giovani<br />

allieve, in particolare quella bruna, straniera, e che cosa non darebbe, per poter<br />

solo allungare una mano?<br />

Ma <strong>il</strong> baccano destato dal tg era ormai un frastuono che faceva vibrare <strong>il</strong> palazzo.<br />

Al pianterreno fremeva l’avvocato R., anziano e benestante, dedito a una discreta<br />

attività di prestiti a tasso, diciamo, elevato, a povera gente – tanto che<br />

una lingua malevola avrebbe potuto definirlo uno strozzino. Pure lui a<br />

tuonare e invocare dimissioni. L’angelo scese allora all’ammezzato,<br />

dove abitava una famiglia esemplare: regolarmente sposati, due figli,<br />

lavoro onesto, adulterii zero, tasse scrupolosamente pagate. Sentì<br />

gridare più forte: <strong>il</strong> buon signor A. era ancora più rabbioso degli altri.<br />

Già, gli onesti, quelli certi della loro perfetta coscienza, sospirò l’angelo:<br />

l’aveva detto ai suoi tempi, <strong>il</strong> Capo, di guardarsene.<br />

Solo nel portinaio, un ex tossico ed ex detenuto che ne aveva fatte di tutte,<br />

l’angelo dello stab<strong>il</strong>e di via Garibaldi lesse questo s<strong>il</strong>enzioso pensiero:<br />

«Se anche davvero Berlusconi è quel che dicono, sarà sempre migliore di<br />

quel pover’uomo che sono io». L’unico, pensò stupito l’angelo, capace<br />

di vedersi come è. L’unico troppo conscio della propria miseria per indignarsi<br />

e gridare degli altrui peccati.<br />

Così che nel suo rapporto, quella sera, l’angelo di via Garibaldi 3 scrisse:<br />

«Situazione seria. Eclisse totale della coscienza del proprio personale male. Segnalo<br />

però tracce di verità su di sé e misericordia, nella guardiola del portinaio».<br />

Poi l’angelo, pensieroso, tornò sul tetto, a dormire.<br />

Il baccano destato dal tg ormai faceva<br />

vibrare <strong>il</strong> palazzo. Al pianterreno fremeva<br />

l’avvocato R., dedito a una discreta attività<br />

di prestiti a tasso elevato a povera gente.<br />

Pure lui tuonava e invocava dimissioni<br />

DIARIO

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