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Poste italiane spa - spedizione in a. p. d.l. 353/03 (conv. l. 46/04) art. 1 comma 1, ne/Vr - contiene ir<br />
settimanale diretto da luigi amicone<br />
anno 17 | numero 4 | 2 FeBBraio 2011 | � 2,00<br />
Il segreto<br />
di Wojtyla
AL DI LÀ DELLE FORZATURE GIORNALISTICHE<br />
Sì, Bagnasco ha detto decoro. Vale pure<br />
per la falsa coscienza dei repubblicones<br />
Premesso che anche solo l’idea di un parlamento e di un governo sottoposti al “controllo<br />
di legalità” di uno o venticinque pm, come si è visto in questi ultimi 17 anni di<br />
asfissia della politica, è una patente incostituzionalità. Premesso che non noi, ma<br />
<strong>il</strong> nichivendoliano Piero Sansonetti ha parlato di «colpo di Stato», ha consigliato al premier<br />
di «non presentarsi ai giudici» e di riportare gli italiani alle urne, previa «riforma della<br />
giustizia e riforma elettorale». Assodato che, dal suo punto di vista, non sbaglia neanche<br />
la femminista Angela Azzaro a rivendicare una critica radicale «a questo moralismo<br />
che contrasta emancipazione sessuale e libera scelta delle donne» e «a questa idea di governo<br />
tecnico Tremonti, come se Tremonti non ne fosse già l’azionista principe, quindi se<br />
Berlusconi molla si deve tornare al voto». Ecco, premesso tutto ciò, non è chiaro se i media<br />
abbiano capito l’antifona o se invece seguiteranno a forzare i titoli per interpretare le<br />
parole del capo dei vescovi italiani come la continuazione con altri mezzi dell’“operazione”<br />
Fini. E visto che l’operazione fallì, col recente editto Casini (ovvero: entriamo nel governo<br />
solo se Berlusconi si ritira). Errore blu. Anche per la Cei <strong>il</strong> premier può rimanere al<br />
suo posto. A patto che – questo è <strong>il</strong> consiglio laico che si legge sottotraccia nel discorso di<br />
Bagnasco – egli si decida a correggere i suoi comportamenti e a rappresentare <strong>il</strong> ruolo di<br />
Anche per la Cei <strong>il</strong> premier può stare<br />
al suo posto. A patto che si decida<br />
a correggere i suoi comportamenti.<br />
Per gli altri, che chiedono l’ingerenza<br />
«morale» fuori da ogni parola sulla<br />
cultura libertina e abortista, c’è la<br />
denuncia di «ipocrisia» e «faziosità»<br />
SE LA CANCELLIERA CAMBIA IDEA SULL’EFSF<br />
EDITORIALI<br />
guida del paese con «decoro». Per gli altri,<br />
i moralisti dell’ultima ora e i sostenitori<br />
dell’ingerenza «morale» ecclesiastica<br />
fuori da ogni parola sulla cultura<br />
libertina, abortista, eutanasica e di «falsa<br />
coscienza», c’è la denuncia di «ipocrisia».<br />
E, soprattutto, la denuncia di<br />
poteri «faziosi» che giocano a tendere<br />
«tranelli». Più chiaro di così.<br />
I titoli delle banche italiane e spagnole<br />
dipendono anche dall’umore della Merkel<br />
Nonostante le smentite ufficiali, sembra che <strong>il</strong> cancelliere tedesco angela merkel abbia<br />
cambiato idea sulla necessità di aumentare le munizioni finanziare a disposizione<br />
dell’Efsf (European Financial Stab<strong>il</strong>ity Fac<strong>il</strong>ity). Tale rumour (di un possib<strong>il</strong>e incremento<br />
della dotazione del fondo per qualche centinaio di m<strong>il</strong>iardi di euro) ha portato copiosi<br />
acquisti sulle banche spagnole e italiane (un rialzo di quasi <strong>il</strong> 30 per cento per Intesa Sanpaolo<br />
e Bbva, come evidenzia <strong>il</strong> grafico) e una sensib<strong>il</strong>e riduzione dell’indice di rischiosità<br />
dei paesi di riferimento (<strong>il</strong> cds dell’Italia è passato da 256 a 200, quello della Spagna da 360 a<br />
300). Perché questa mini-euforia? L’Efsf è stato creato nel giugno 2010 allo scopo di soccorrere<br />
i paesi dell’Eurozona in situazione di instab<strong>il</strong>ità finanziaria. La società, non dotata di un<br />
proprio patrimonio (a differenza della Bei), emetterà bond che ogni nazione dell’Eurozona si<br />
impegnerà (pro-quota) a garantire al 120 per cento. La Germania recita un ruolo di vitale importanza<br />
in questa struttura, in quanto sopporta <strong>il</strong> peso maggiore: basti pensare che su 100<br />
di garanzia sottostante a ogni emissione, circa <strong>il</strong> 30 per cento è sulle spalle dello Stato tedesco<br />
(alla Francia tocca una quota del 20, all’Italia <strong>il</strong> 18, alla Spagna <strong>il</strong> 12). Ma ancor più importante<br />
è che quando uno Stato chiede aiuto, evidentemente viene meno la sua garanzia e<br />
di conseguenza per gli altri aumenta la quota. Nel caso (che nessuno si augura) di un attacco<br />
speculativo a Spagna e Italia, i capitali che dovrà raccogliere<br />
l’Efsf saranno garantiti per <strong>il</strong> 70 per cento<br />
dalla Germania (<strong>il</strong> restante 30 spetterà alla Francia). ’09Bbva<br />
Dunque chi ha cercato di scommettere recentemen- Intesa<br />
te contro Italia e Spagna è, forse, tornato momentaneamente<br />
sui propri passi (chiusura delle posizioni<br />
allo “scoperto”) perché pare che lo Stato tedesco<br />
– extrema ratio – sia pronto a fare la propria parte.<br />
Alessandro Frigerio RMJ Sgr<br />
Le quotazioni di Intesa e Bbva (10-21 gennaio)<br />
130<br />
125<br />
120<br />
115<br />
110<br />
105<br />
Fonte: Bloomberg Finance 100<br />
10 11 12 13 14 17 18 19 20 21<br />
FOGLIETTO<br />
La questione reale.<br />
Di fronte allo strapotere<br />
delle toghe <strong>il</strong> popolo<br />
difende ancora <strong>il</strong> suo<br />
“disordinato” premier<br />
Nel libro Magistrati Luciano<br />
Violante spiega come dovunque<br />
nel mondo <strong>il</strong> coordinamento<br />
della politica di persecuzione della criminalità<br />
sia prerogativa dell’esecutivo.<br />
In un altro libro (Giustizia. La parola<br />
ai magistrati) coordinato dallo storico<br />
esponente di Magistratura democratica<br />
Livio Pepino, <strong>il</strong> giudice Letizia<br />
Magliaro scrive che i pubblici ministeri<br />
godono di regimi diversi nei vari Stati<br />
liberaldemocratici ma tutti sono in<br />
qualche modo subordinati ai ministri<br />
della Giustizia. Violante spiega l’anomalia<br />
italiana dicendo che nel momento in<br />
cui si scrisse la Costituzione i democristiani<br />
non si fidavano di Palmiro Togliatti<br />
e viceversa, per cui si decise per<br />
l’indipendenza dei pm, e oggi non ci si<br />
potrebbe adeguare al resto del mondo<br />
civ<strong>il</strong>e perché non si può fare una riforma<br />
contro le toghe stesse. Leggendo<br />
le parole di coloro che hanno guidato<br />
la rivoluzione giustizialista dell’ultimo<br />
ventennio, si comprende perché<br />
la maggioranza del popolo italiano<br />
preferisca difendere i comportamenti<br />
talvolta moralmente disordinati del suo<br />
presidente del Consiglio che cedere al<br />
potere senza limiti di una corporazione<br />
che appare rispondere<br />
solo a se stessa.<br />
Centosessanta<br />
anni di statalismo<br />
nazionale determinano<br />
questi atteggiamenti<br />
che tutto<br />
sommato mi paiono<br />
ragionevoli e non<br />
mi capacito come persone<br />
di buon senso come<br />
Pier Luigi Bersani<br />
e ancor più Pierferdinando<br />
Casini non<br />
colgano l’enormità<br />
dei problemi in ballo. La logica<br />
da nomenklatura acceca. Detto questo,<br />
non è chiaro dove si andrà a sbattere.<br />
Lodovico Festa<br />
| | 2 febbraio 2011 | 3
La laica inquisizione. Rubygate<br />
Nessuno può ficcare <strong>il</strong> naso nella camera da letto di un<br />
libero cittadino, anche se è <strong>il</strong> presidente del Consiglio. Però<br />
adesso Berlusconi ci deve un paio di risposte. Politiche<br />
Emanuele Boffi, Luca Fiore, Giuseppe Zanetto ..........................................................................................8<br />
Biotestamento. Aspettando la legge<br />
Si parla solo del diritto di morire, ma c’è un esercito<br />
di “vegetali” che lotta per <strong>il</strong> diritto a vivere. Da malati<br />
Fabio Cavallari.........................................................................................................................................................................................................20<br />
Antimafia. Un’impresa<br />
La rete delle aziende calabresi che sfidano <strong>il</strong> racket<br />
Chiara Rizzo ....................................................................................................................................................................................................................22<br />
Wojtyla. Beato subito<br />
Aspettando <strong>il</strong> primo maggio, un ritratto dello “zio”<br />
Karol così come lo ricordano le testimonianze polacche<br />
del processo di beatificazione. Dai compagni<br />
del seminario clandestino al generale Jaruzelski<br />
Annalia Guglielmi..............................................................................................................................................................................................28<br />
Polonia. Qui si vive senza euro<br />
Vivere e lavorare nel paese che ha rinunciato alla<br />
solidità della moneta unica per non frenare la sua<br />
crescita economica quasi “asiatica”. Reportage<br />
da Varsavia tra negozi e imprese<br />
Alessandro Turci .................................................................................................................................................................................................32<br />
Bambini e ragazzi. Dalle fiabe al teatro<br />
Storie (e pagine) di straordinaria educazione.........................................38<br />
Manie. Purché sia verde<br />
Così siamo arrivati a una società in cui i dodicenni<br />
sognano di fare non gli astronauti ma gli ecologisti<br />
Antonio Gurrado ................................................................................................................................................................................................44<br />
RUBRICHE<br />
Foglietto<br />
Lodovico Festa ...................................3<br />
Non sono d’accordo<br />
Oscar Giannino ...................................7<br />
Il diavolo della Tasmania<br />
Renato Farina ..................................19<br />
Se ti dimentico<br />
Gerusalemme<br />
Yasha Reibman<br />
Recensire Ratzinger<br />
Bruno Mastroianni ..............27<br />
Intellettuale cura te stesso<br />
Giorgio Israel ...................................37<br />
Mamma Oca<br />
Annalena Valenti .....................51<br />
Presa d’aria<br />
Paolo Togni ..........................................52<br />
Post Apocalypto<br />
Aldo Trento ........................................60<br />
Sport über alles<br />
Fred Perri .................................................62<br />
Diario<br />
Marina Corradi ............................66<br />
L’Italia che lavora ....................48<br />
Per Piacere ..............................................50<br />
Green Estate ........................................52<br />
Mob<strong>il</strong>ità 2000 ..................................55<br />
La rosa dei <strong>Tempi</strong> .....................58<br />
Lettere al direttore ................62<br />
Taz&Bao .....................................................64<br />
LA SETTIMANA<br />
Il primo maggio Benedetto<br />
XVI beatificherà Giovanni<br />
Paolo II. Gli amici polacchi<br />
raccontano “zio” Karol<br />
Reg. del Trib. di M<strong>il</strong>ano n. 332 dell’11/6/1994<br />
settimanale di cronaca, giudizio,<br />
libera circolazione di idee<br />
Anno 16 – N. 4 dal 27 gennaio<br />
al 2 febbraio 2011<br />
COPERTINA DI Francesco Camagna<br />
(foto: Getty Images)<br />
DIRETTORE RESPONSABILE:<br />
LUIGI AMICONE<br />
REDAZIONE: Emanuele Boffi, Laura Borselli,<br />
Mariapia Bruno, Rodolfo Casadei (inviato<br />
speciale), Benedetta Frigerio, Caterina Giojelli,<br />
Daniele Guarneri, Elisabetta Longo, Pietro<br />
Piccinini, Chiara Rizzo, Chiara Sirianni<br />
SEGRETERIA DI REDAZIONE:<br />
Elisabetta Iuliano<br />
DIRETTORE EDITORIALE: Samuele Sanvito<br />
PROGETTO GRAFICO:<br />
Enrico Bagnoli, Francesco Camagna<br />
UFFICIO GRAFICO:<br />
Matteo Cattaneo (Art Director), Davide Viganò<br />
FOTOLITO E STAMPA: Mondadori Printing<br />
S.p.A., via Mondadori 15, Verona<br />
DISTRIBUZIONE a cura della Press Di Srl<br />
GESTIONE ABBONAMENTI:<br />
<strong>Tempi</strong>, Corso Sempione 4 • 20154 M<strong>il</strong>ano,<br />
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Corso Sempione 4, M<strong>il</strong>ano<br />
La testata fruisce dei contributi statali diretti<br />
di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250<br />
SEDE REDAZIONE: Corso Sempione 4, M<strong>il</strong>ano,<br />
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anche pubblicitari, di interesse pubblico<br />
(D.LEG. 196/2003 tutela dati personali).<br />
INTERNI<br />
| | 2 febbraio 2011 | 21<br />
| 2 febbraio 2011 | |<br />
20<br />
nosciuto perché questa malattia finisce sui<br />
giornali solo se si discute di eutanasia e sic-<br />
come io sono un guerriero della vita, non<br />
sono mai salito agli onori delle cronache.<br />
La verità è che voler vivere non fa notizia».<br />
Noi sani, sappiamo poco. Anche in buo-<br />
na fede, non riusciamo a comprendere ciò<br />
che possiamo solo ipotizzare. È necessa-<br />
rio entrare in una stanza di un ammalato.<br />
Bruno da più di cinque anni non esce dal-<br />
la sua stanza, ma segue, attraverso le nuove<br />
tecnologie, ogni iniziativa che lo riguardi.<br />
Il coro di Bruno<br />
Così anche durante la presentazione del<br />
libro, era presente, collegato con una web-<br />
cam da casa. Una platea partecipe gli ha<br />
più volte riconosciuto un applauso vero e<br />
sentito. Tra i presenti anche l’ex presidente<br />
della Regione Sardegna, Renato Soru. I due<br />
si conoscevano da ragazzi, poi si sono per-<br />
si di vista. Sollecitato a intervenire, l’auto-<br />
revole esponente del Pd si è alzato, ha fat-<br />
to quattro passi in avanti, preso <strong>il</strong> microfo-<br />
no e donato agli astanti <strong>il</strong> suo pensiero: «Io<br />
non intendo dire nulla, voglio solo ricorda-<br />
re che Bruno da giovane era davvero bravo<br />
a giocare a ping pong». Gelo in sala, qual-<br />
che secondo di s<strong>il</strong>enzio e poi a salvare la<br />
situazione è intervenuto <strong>il</strong> coro polifoni-<br />
co sardo, guidato proprio da Bruno, che ha<br />
saputo riportare un po’ di calore in sala.<br />
Vengono i brividi lungo la schiena a<br />
pensare che tra qualche settimana in Par-<br />
lamento si discuterà proprio di testamen-<br />
to biologico. C’è da sperare che dall’una e<br />
dall’altra parte, nessuno con tanta sensibi-<br />
lità sia presente nell’aula di Montecitorio.<br />
Fabio Cavallari<br />
volta amara, c’è la voglia di onorare <strong>il</strong> sen-<br />
so dell’esistenza. Ognuno con una modalità<br />
differente, con la propria storia personale.<br />
A sostenere ogni lotta, l’unico antido-<br />
to: <strong>il</strong> pensiero affettivo. Le famiglie degli<br />
ammalati si ritrovano spesso abbandona-<br />
te. In molte situazioni viene negato loro<br />
anche <strong>il</strong> minimo diritto di cittadinanza,<br />
ossia l’assistenza domic<strong>il</strong>iare, gli aus<strong>il</strong>i<br />
indispensab<strong>il</strong>i per una qualità della vita<br />
compatib<strong>il</strong>e con la loro disab<strong>il</strong>ità.<br />
Bruno ha la fortuna di avere attorno a sé<br />
una famiglia solida, amici che sotto la sua<br />
regia provano ogni settimana i canti della<br />
tradizione sarda attorno al suo letto. Il suo<br />
sorriso vale m<strong>il</strong>le tavole rotonde e discor-<br />
si sulla libertà. «Io sono felicissimo di vive-<br />
re anche con la Sla», mi dice comunican-<br />
do attraverso una tabella dove le sue pup<strong>il</strong>-<br />
le scorrono veloci. «Sono un perfetto sco-<br />
con cui comunica col mondo e naviga in<br />
Internet. Attorno a lui, una comunità di<br />
uomini e donne semplici, tenaci, fieri del-<br />
la loro identità.<br />
Ero lì per presentare <strong>il</strong> mio “lavoro” e<br />
mi hanno accolto come un amico arriva-<br />
to dal profondo nord per fare festa, gioire<br />
assieme a loro, combattere la miglior bat-<br />
taglia possib<strong>il</strong>e, quella per la vita. Noi sap-<br />
piamo poco. Noi giornalisti, scrittori, pre-<br />
ti, politici, confondiamo spesso le nostre<br />
idee con <strong>il</strong> reale.<br />
Attorno al letto di Bruno, ho visto la<br />
vita dispiegarsi, lì accanto, assieme a lui,<br />
si è scherzato, mangiato, discusso. La bas-<br />
sa morale, <strong>il</strong> buonismo, la falsa pietà, sono<br />
affari per opinionisti da salotto. Se voglia-<br />
mo comprendere oltre l’iconografia del-<br />
la sofferenza, dobbiamo impastarci con la<br />
realtà. Dentro l’esperienza quotidiana, tal-<br />
rarissima e di Oscar che, da quindici anni,<br />
vive a casa in stato vegetativo curato da<br />
un’indomita madre. Uomini e donne, vive<br />
nonostante condizioni estremamente inva-<br />
lidanti. Narrazioni che non possono lascia-<br />
re indifferenti perché rifuggono dalle faci-<br />
li conclusioni televisive, dal già sentito e<br />
visto. Sono loro gli anticonformisti, coloro<br />
che hanno bisogno di essere sostenuti nella<br />
lotta per la rivendicazione di un diritto che<br />
formalmente è già garantito, ma inapplica-<br />
to: quello alla cura.<br />
Il diritto di cittadinanza<br />
Assistenza domic<strong>il</strong>iare, accesso a tutti gli<br />
aus<strong>il</strong>i disponib<strong>il</strong>i, abbattimento della buro-<br />
crazia, sono oggi i veri diritti negati.<br />
Mi piace chiamarlo diritto di cittadi-<br />
nanza. Per condurre la lotta, però, è neces-<br />
sario uscire da quel limbo suggestivo ma<br />
fittizio in cui una certa coltura dominan-<br />
te vuole cacciarci. In verità, al cospetto del<br />
reale l’astrazione soccombe, perde la sua<br />
seduzione dialettica. Possiamo discutere<br />
per ore, elaborare la miglior sintesi possi-<br />
b<strong>il</strong>e, ma al cospetto della narrazione quo-<br />
tidiana, nulla possono fare tesi e antitesi.<br />
«La stanza di un ammalato è uno dei<br />
posti più belli al mondo», così mi ave-<br />
va detto Tiziana Lai moglie di un uomo<br />
affetto da Sla, che ho raccontato nel mio<br />
libro. Nel mese di dicembre sono andato<br />
a trovarlo a Sanluri, un piccolo centro del<br />
Medio Campidano in Sarde-<br />
gna. Bruno Leanza oggi vive<br />
a casa, grazie a un vent<strong>il</strong>ato-<br />
re meccanico e a un sondino<br />
che gli permette di alimen-<br />
tarsi. Muove solo gli occhi,<br />
D<br />
omenica 16 gennaio presso <strong>il</strong> Teatro<br />
F<strong>il</strong>odrammatici di M<strong>il</strong>ano si è svolto<br />
un happening teatrale disegna-<br />
to attorno al “Testamento biologico”. L’ap-<br />
puntamento, organizzato dal Dipartimen-<br />
to diritti del Pd, ha visto salire sul palco <strong>il</strong><br />
senatore Ignazio Marino, Beppino Englaro e<br />
molti esponenti dell’establishment m<strong>il</strong>ane-<br />
se del Partito democratico.<br />
Un evento creato con l’intento di por-<br />
tare in scena testimonianze e voci a soste-<br />
gno dell’esigenza di legiferare sul fine vita.<br />
“Libertà” è stato <strong>il</strong> termine che con più insi-<br />
stenza è stato ripetuto, sotto forma di rap-<br />
presentazione artistica, sul palco del teatro.<br />
Libertà di scegliere la “dolce e calda morte”,<br />
possib<strong>il</strong>ità di farsi protagonisti della pro-<br />
pria dipartita, necessità di esercitare la pro-<br />
pria autodeterminazione.<br />
Non è stato fac<strong>il</strong>e, per chi, come <strong>il</strong> sot-<br />
toscritto, è andato per mesi a incontra-<br />
re uomini e donne, che pur in condizioni<br />
“limite” hanno deciso di lottare quotidiana-<br />
mente per <strong>il</strong> rispetto del loro diritto di vive-<br />
re, ritrovarsi immerso in una rappresen-<br />
tazione sorretta da un’idea ma drammati-<br />
camente svincolata dalla realtà. Superare<br />
l’ostacolo di quella pretesa astratta, è sta-<br />
to come percorrere un sentiero su un terre-<br />
no irreale. Due ore di spettacolo, centoventi<br />
minuti, dove l’immagine più emblematica<br />
è sembrata dispiegarsi nella disperazione di<br />
chi vuole sfuggire dal dolore, dalla sofferen-<br />
za, dalla fatica di vivere in questo mondo.<br />
Va dato atto, al regista dell’evento, di<br />
aver voluto con ostinata insistenza, farmi<br />
salire sul palco per portare una narrazio-<br />
ne differente. Così, dentro una raffigurazio-<br />
ne dove <strong>il</strong> diritto di scegliere “la fine” sem-<br />
brava l’unica interpretazione possib<strong>il</strong>e, han-<br />
no fatto breccia le parole di Daniela, affetta<br />
da locked-in syndrome, raccontata nel mio<br />
libro Vivi (Lindau), che per sei mesi è stata<br />
erroneamente considerata in stato vegetati-<br />
vo, quando invece sentiva, percepiva, ascol-<br />
tava ogni cosa. «Sono viva, voglio vivere»,<br />
parole che appartengono alla più natura-<br />
le volontà umana, ma che in quel contesto<br />
sembravano parole aliene dentro un mon-<br />
do sospeso in un’altra dimensione, quella<br />
dei princìpi e delle buone idee.<br />
Ho sentito un applauso vero al termi-<br />
ne della mia narrazione anche da parte di<br />
quei m<strong>il</strong>itanti piddini che avevano affolla-<br />
to <strong>il</strong> teatro per rivendicare un diritto nega-<br />
to. Dopo parole e parole, seppur edulcora-<br />
te dal verbo “scegliere”, che riconducono al<br />
concetto di “morte”, gli uomini hanno biso-<br />
gno di segnali di speranza, di un viso lieto<br />
nella lotta, di persone che combattono per<br />
la vita. Tutti gli uomini, di destra o sinistra,<br />
credenti o meno. Coloro che si fermano alla<br />
soglia non sono le persone reali, ma la casta<br />
dei poteri, i professionisti dell’astrazione.<br />
Con le parole di Daniela ho portato sul<br />
palco con me tutte le storie che sto cercan-<br />
do di far conoscere. La forza di Massim<strong>il</strong>ia-<br />
no risvegliatosi dopo dieci anni in cui è sta-<br />
to considerato un “tronco morto”, la fatica<br />
e l’ostinazione di Claudio affetto da Sla, di<br />
Giulia e Giovanni che non dovevano neppu-<br />
re nascere, di Egle colpita da una malattia<br />
Sono loro gli anticonformisti, coloro che hanno<br />
bisogno di essere sostenuti nella lotta<br />
per la rivendicazione di un diritto formalmente<br />
già garantito, ma inapplicato: quello alla cura<br />
Libertà è scegliere come morire o lottare per vivere?<br />
La storia del battagliero Bruno e quelle di altri<br />
malati come lui. “Vegetali” capaci di commuovere<br />
anche la più accanita delle platee pro eutanasia<br />
IN PARLAMENTO<br />
La sentenza di morte<br />
L’8 ottobre 2008 la<br />
Corte d’Appello con-<br />
ferma l’autorizzazione<br />
alla sospensione di<br />
alimentazione e idra-<br />
tazione per Eluana<br />
Englaro. Il 6 febbraio<br />
2009 l’équipe che<br />
segue <strong>il</strong> caso presso la<br />
“La Quiete” di Udine<br />
annuncia l’avvio della<br />
progressiva riduzione<br />
dell’alimentazione.<br />
Eluana muore <strong>il</strong> 9 feb-<br />
braio 2009.<br />
La prima proposta<br />
In quei giorni <strong>il</strong> gover-<br />
no Berlusconi tenta di<br />
impedire l’attuazione<br />
della sentenza con un<br />
decreto e poi con un<br />
ddl, nonostante le per-<br />
plessità di Napolitano.<br />
Dopo la morte di<br />
Eluana le proposte<br />
vengono ritirate in<br />
cambio della discus-<br />
sione di una legge che<br />
disciplini i cosiddetti<br />
casi di fine vita.<br />
Il male minore<br />
A febbraio in Senato<br />
ricomincerà la discus-<br />
sione sul Ddl Calabrò,<br />
elaborato proprio<br />
per escludere nuovi<br />
“casi Englaro” e nuove<br />
“invasioni di campo”<br />
da parte dei giudici.<br />
Alimentazione e<br />
idratazione artificiali<br />
non potranno essere<br />
oggetto di Dichiarazio-<br />
ne anticipata di trat-<br />
tamento, in quanto<br />
forme di sostegno vita-<br />
le, la cui sospensione si<br />
configurerebbe come<br />
eutanasia passiva.<br />
Un esercito<br />
invisib<strong>il</strong>e<br />
di guerrieri<br />
INTERNI MA QUALE DOLCE MORTE<br />
A destra, Ignazio<br />
Marino, senatore del<br />
Partito democratico.<br />
Sotto, Beppino<br />
Englaro, padre<br />
di Eluana, deceduta<br />
<strong>il</strong> 9 febbraio 2009.<br />
A sinistra, due<br />
immagini di Bruno<br />
Leanza, affetto da<br />
Sla: insieme al suo<br />
coro polifonico sardo<br />
e con la figlia e una<br />
amica di famiglia<br />
Foto: AP/LaPresse<br />
20<br />
CoPERTINA<br />
| 2 febbraio 2011 | |<br />
28 | | 2 febbraio 2011 | 29<br />
scovo di Cracovia, era profondamente con-<br />
vinto che fosse pienamente maturo, aves-<br />
se una santità autentica, un’individualità<br />
fuori dal comune e potesse portare grande<br />
beneficio al futuro della Chiesa.<br />
La nascita della “famigliola”<br />
Dopo <strong>il</strong> dottorato a Roma e un breve sog-<br />
giorno in una piccola parrocchia, fu nomi-<br />
nato cappellano della chiesa di San Floria-<br />
no a Cracovia. Era la chiesa della pastora-<br />
le universitaria ed egli cominciò subito ad<br />
organizzare un gruppo di studenti, nono-<br />
stante le enormi difficoltà imposte dalla<br />
situazione politica: erano gli anni Cinquan-<br />
ta, anni particolarmente duri per la Chie-<br />
sa in Polonia. La presenza dei sacerdoti tra i<br />
giovani era proibita dal regime, alcuni pre-<br />
ti erano stati perfino condannati a morte<br />
per questo. Ben presto, però, attorno al gio-<br />
vane don Karol si formò una comunità di<br />
giovani che si chiamava “L’ambiente”, per<br />
indicare la presenza nel proprio ambiente<br />
di vita, ma era detta confidenzialmente “la<br />
famigliola”, per suggerire la qualità e l’in-<br />
tensità del rapporto che legava i suoi com-<br />
ponenti. E don Karol in pubblico era chia-<br />
mato “Wujek”, zio, per evitare di incorrere<br />
nelle ire dei servizi di polizia.<br />
Ecco le parole di alcuni testimoni di<br />
quei primi anni del ministero sacerdota-<br />
le di don Karol Wojtyla. «Era magnetico.<br />
Vedevamo in lui <strong>il</strong> sacerdote dei nostri ide-<br />
ali giovan<strong>il</strong>i, vale a dire <strong>il</strong> sacerdote che ha<br />
tempo, confessa, prega molto e in un cer-<br />
VERSO IL 1° MAGGIO<br />
COPERTINA<br />
ni alla fede, dando vita al “Rosario vivente”<br />
e guidando discussioni teologiche che toc-<br />
cavano la mistica. Fu lui a introdurre <strong>il</strong> gio-<br />
vane Karol alla spiritualità di san Giovan-<br />
ni della Croce. Per comprendere quanto<br />
importante sia stata la figura di Tyranow-<br />
ski basti pensare che Giovanni Paolo II tene-<br />
va la sua fotografia sul comodino della sua<br />
camera da letto in Vaticano.<br />
Per <strong>il</strong> bene della Chiesa<br />
La sua spiritualità era profonda e intensis-<br />
sima – «Ci ho provato, ma non sono mai<br />
riuscito a imitare la sua capacità di pre-<br />
ghiera», dice un suo compagno di semina-<br />
rio –, e fu accompagnata fin dall’inizio da<br />
un’inesaurib<strong>il</strong>e dedizione all’uomo, ogget-<br />
to dell’amore di Dio e per <strong>il</strong> quale Dio ha<br />
sopportato la croce. All’università era vice-<br />
presidente di un gruppo di cattolici, “Aiu-<br />
to fraterno”, che si prendeva cura degli stu-<br />
denti in difficoltà. Ricorda un suo com-<br />
pagno: «A dire <strong>il</strong> vero, prima di diventare<br />
sacerdote non ci parlava mai di Dio. Non<br />
ha mai cercato di convertirci. Però, con tut-<br />
ta la sua personalità testimoniava che Dio<br />
è l’unico Essere, è <strong>il</strong> centro dell’esistenza».<br />
Mentre lavorava alla cava della Solvay fu<br />
talmente amato dai suoi compagni ope-<br />
rai, che gli risparmiavano i lavori più duri<br />
per consentirgli di studiare. Fino a quan-<br />
do le condizioni di salute glielo hanno per-<br />
messo, Giovanni Paolo II è rimasto fedele<br />
all’amicizia coi suoi compagni di scuola,<br />
di università, di seminario e di lavoro alla<br />
cava. Con loro si incontrava regolarmente<br />
in Vaticano o a Castel Gandolfo.<br />
La sua ordinazione sacerdotale si svolse<br />
in anticipo, dopo appena due anni di semi-<br />
nario, poiché <strong>il</strong> cardinale Sapieha, arcive-<br />
to” con loro, salvato al posto di tanti per un<br />
disegno misterioso. «Ti basta la mia Grazia»,<br />
«Totus Tuus», in modo totale, radicale, sen-<br />
za compromessi. A questa spoliazione corri-<br />
spose un sì totale, prima alla bellezza, alla<br />
poesia, al teatro, alla parola come manife-<br />
stazione del mistero e dell’uomo. Poi, defi-<br />
nitivamente, a Colui che di quella bellez-<br />
za è la sorgente. Decisivi per la sua forma-<br />
zione furono la figura del padre, ex uffi-<br />
ciale dell’esercito polacco, uomo di gran-<br />
de fede che – dirà in seguito egli stesso – gli<br />
insegnò a pregare e ad affidarsi totalmente<br />
alla volontà di Dio (non dimenticherà mai<br />
quell’uomo in piedi di fianco alla bara del<br />
figlio ripetere incessantemente: «Sia fatta la<br />
Tua volontà»), e quella di Jan Tyranowski,<br />
un um<strong>il</strong>e sarto che aveva fatto solo gli stu-<br />
di elementari, ma che, grazie alla sua vita<br />
ascetica, fu in grado di attirare molti giova-<br />
T<br />
otalmente dedito all’uomo perché<br />
totalmente certo e immerso in Dio e<br />
immedesimato con Cristo. Questo<br />
mi è rimasto nel cuore dopo aver avuto la<br />
ventura di leggere e tradurre le testimo-<br />
nianze polacche del processo di beatifica-<br />
zione di Giovanni Paolo II.<br />
Tutti ricordiamo <strong>il</strong> grido di Giovan-<br />
ni Paolo II «Non abbiate paura!» durante<br />
la prima omelia del suo pontificato. «Quel<br />
grido rimane per me, in assoluto, <strong>il</strong> primo<br />
potente gesto di evangelizzazione, la pri-<br />
ma grande proclamazione della sua speran-<br />
za», ricorda un testimone. «Non fu un’esor-<br />
tazione: “Cominciate a lavorare! Non state<br />
a discutere!”, quanto piuttosto l’annuncio<br />
della potenza di Cristo. È la risposta dell’uo-<br />
mo: “Signore, Tu puoi tutto, Tu sai tutto”.<br />
Quel grido si fonda sulla sua fede. Senza<br />
questa certezza <strong>il</strong> Papa non sarebbe quello<br />
che è. In tutto quello che Giovanni Paolo II<br />
ha fatto c’era questa fiducia, che compren-<br />
de fede e amore. Tutto ciò che ha fatto si<br />
fonda sulla certezza che Cristo non abban-<br />
dona la sua Chiesa».<br />
Immerso in Dio e immedesimato con<br />
Cristo fin dalla giovinezza, che fu attraver-<br />
sata da dolori e gravi prove, come se Dio lo<br />
avesse attirato a sé attraverso una misterio-<br />
sa pedagogia. Karol Wojtyla rimase orfano<br />
della madre a nove anni, mentre una sorelli-<br />
na, Olga, era morta prima della sua nascita.<br />
Aveva solo dodici anni quando perse l’ama-<br />
tissimo fratello, ventuno quando morì <strong>il</strong><br />
padre. Visse i tragici anni dell’occupazione<br />
nazista della Polonia, durante i quali furono<br />
uccisi tanti amici ebrei della sua infanzia, e<br />
fino alla fine della vita si sentirà “in debi-<br />
terrena». Si tratta di un<br />
evento senza precedenti:<br />
negli ultimi dieci secoli<br />
nessun Papa ha innalzato<br />
agli onori degli altari<br />
l’immediato predecessore.<br />
Per l’occasione le spoglie<br />
di papa Wojtyla saranno<br />
mente), la congregazione<br />
delle Cause dei santi ha<br />
riconosciuto la guarigione<br />
dal morbo di Parkinson di<br />
suor Marie Simon-Pierre<br />
Normand come miracolo<br />
da attribuire all’interces-<br />
sione di Giovanni Paolo II.<br />
LA BEATIFICAZIONE<br />
Nella domenica della<br />
Divina Misericordia<br />
Il 1° maggio, durante<br />
una cerimonia pubblica,<br />
Benedetto XVI proclame-<br />
rà beato Giovanni Paolo<br />
II. «La data è molto<br />
LA CAUSA<br />
La dispensa sui tempi e<br />
la guarigione miracolosa<br />
Grazie alla dispensa con-<br />
cessa da Benedetto XVI,<br />
la causa di beatificazione<br />
è iniziata prima che fos-<br />
sero trascorsi i canonici<br />
significativa», ha detto <strong>il</strong><br />
Santo Padre all’Angelus<br />
del 16 gennaio. «Sarà<br />
infatti la seconda dome-<br />
nica di Pasqua, che egli<br />
stesso intitolò alla Divina<br />
Misericordia, e nella cui<br />
vig<strong>il</strong>ia terminò la sua vita<br />
cinque anni dalla morte,<br />
ed è stata aperta <strong>il</strong> 28<br />
giugno 2005 dal cardi-<br />
nale Cam<strong>il</strong>lo Ruini, vicario<br />
generale per la diocesi di<br />
Roma. L’11 gennaio scor-<br />
so, al termine dell’iter pre-<br />
visto (osservato integral-<br />
traslate, senza esposizio-<br />
ne, dalle grotte alla basi-<br />
lica vaticana, nella cap-<br />
pella di San Sebastiano<br />
(navata destra). La bara<br />
sarà chiusa da una lapide<br />
di marmo con la scritta<br />
Beatus Ioannes Paulus II.<br />
BEATUS IOANNES PAULUS II<br />
Wojtyla<br />
e i suoi<br />
preferiti<br />
«Ognuno di noi era convinto di essere l’amico<br />
che egli priv<strong>il</strong>egiava». Lo “zio” Karol così come<br />
lo ricordano le testimonianze polacche del suo<br />
processo di beatificazione. Dai compagni del<br />
seminario clandestino al generale Jaruzelski<br />
Foto: AP/LaPresse<br />
di Annalia Guglielmi<br />
L’AUTRICE<br />
CHI È ANNALIA GUGLIELMI<br />
Un’italiana al centro della storia polacca<br />
Dal 1978 al 1982 ha insegnato italiano alla<br />
Cattolica di Lublino. Qui si è legata ai movi-<br />
menti dell’opposizione, coi quali ha collabo-<br />
rato fino alla caduta del regime comunista.<br />
Dal 1990 al 2004 ha diretto, a Varsavia, una<br />
società di consulenza impegnata nella rico-<br />
struzione del paese. Il governo polacco le ha<br />
assegnato la Croce di cavaliere al merito.<br />
LE MEMORIE DI CRACOVIA<br />
Dagli atti del tribunale ecclesiastico<br />
Quelle pubblicate qui sono testimonianze<br />
raccolte dal Tribunale ecclesiastico di<br />
Cracovia per <strong>il</strong> processo di beatificazione di<br />
Wojtyla, dichiarazioni che Annalia è stata<br />
incaricata di tradurre in italiano e che sono<br />
ancora coperte da segreto: i nomi dei testi-<br />
moni non possono essere rivelati.<br />
28<br />
ESTERI<br />
| 2 febbraio 2011 | |<br />
32 | | 2 febbraio 2011 | 33<br />
REPORTAGE<br />
ESTERI<br />
Vivere<br />
senza euro<br />
In Europa c’è un paese che ha rinunciato alla<br />
solidità della moneta unica per non frenare<br />
la sua crescita economica quasi “asiatica”.<br />
Viaggio in Polonia per negozi e imprese<br />
di sostenere l’economia con la spinta deci-<br />
siva dei consumi interni.<br />
Nei centri commerciali delle grandi<br />
catene d’abbigliamento si nota immedia-<br />
tamente come i cartellini sui capi riporti-<br />
no i prezzi in svariate divise: zloty, euro, ma<br />
anche fiorini ungheresi, corone ceche, lats<br />
lettoni e litas lituani. In contanti si paga<br />
solo in zloty, mentre con la carta di credi-<br />
to si può pagare in qualsiasi valuta. I prezzi<br />
non sono così dissim<strong>il</strong>i da quelli dei negozi<br />
italiani, anche se gli stipendi qui sono infe-<br />
riori di almeno <strong>il</strong> trenta per cento. È una<br />
clientela giovane, spesso femmin<strong>il</strong>e, attenta<br />
alle mode ma con senso del gusto e del pra-<br />
tico. Abbiamo chiesto a un cassiere se pen-<br />
sa che l’adozione dell’euro possa portare<br />
simo centro-orientale, e civ<strong>il</strong>izzazioni come<br />
la Francia (De Gaulle è qui una figura mol-<br />
to ammirata) sono modelli di assoluto rife-<br />
rimento. Ma anche nel caso della ragazza<br />
una gent<strong>il</strong>e alzata di spalle e una risata qua-<br />
si timida sono l’educata risposta al disinte-<br />
resse per l’argomento.<br />
I politici, invece, hanno la questione ben<br />
scolpita in agenda, ma non vogliono correre<br />
una seconda volta <strong>il</strong> rischio di indicare una<br />
data per poi doverla disattendere come han-<br />
no fatto qualche giorno fa a Parigi, comu-<br />
nicando la rinuncia alla scadenza del 2012.<br />
Un fatto però è sicuro, dice a <strong>Tempi</strong> Domeni-<br />
ca Brosio, esponente del nostro Istituto per<br />
<strong>il</strong> Commercio Estero di Varsavia: «La Polo-<br />
nia vanta numeri e previsioni che l’Italia<br />
benefici al suo lavoro in termini di sempli-<br />
ficazione, anche rispetto ai clienti stranie-<br />
ri. La domanda gli è sembrata troppo acer-<br />
ba: «Non saprei dire, è un problema che non<br />
riguarda me risolvere. Comunque non cre-<br />
do che <strong>il</strong> mio lavoro cambierebbe molto se<br />
invece dello zloty ci fosse l’euro».<br />
Una costituzione fresca<br />
Le ragazze che scelgono tra la merce in sal-<br />
do non sembrano più sedotte o ansiose dal-<br />
la prospettiva di avere nel borsellino i tagli<br />
della moneta unica. A una di loro doman-<br />
diamo se considera l’euro una chance, da<br />
giocare magari quando le capiterà di recarsi<br />
all’estero. I polacchi, del resto, si considera-<br />
no un popolo dell’Europa centrale o al mas-<br />
L<br />
a recente notizia sul rinvio sine die deci-<br />
so dalla Polonia per l’ingresso nell’eu-<br />
ro ha incuriosito molti osservatori<br />
economici internazionali, parecchio atten-<br />
ti a quello che succede a Varsavia. Come<br />
spesso accade, la sorpresa è stata meno for-<br />
te nel paese, dove la costante crescita econo-<br />
mica è accompagnata da una strategia basa-<br />
ta sulla prudenza. Siamo venuti in Polonia<br />
per capire quale sia <strong>il</strong> polso della situazio-<br />
ne secondo gli esperti della scena economi-<br />
co-finanziaria, ma anche per ascoltare l’opi-<br />
nione della gente comune, che negli ultimi<br />
tempi ha avuto <strong>il</strong> non trascurab<strong>il</strong>e merito<br />
In queste pagine, alcune foto scattate<br />
nella zona commerciale di Varsavia,<br />
in prossimità del Palazzo della Cultura.<br />
Qui sopra, un murale dove <strong>il</strong> simbolo<br />
dell’euro compare sull’elmetto di un<br />
enorme e minaccioso m<strong>il</strong>itare-burattino<br />
Nei negozi i prezzi sono in zloty,<br />
euro, fiorini ungheresi, corone<br />
ceche, lats lettoni, litas lituani, e<br />
non sono dissim<strong>il</strong>i da quelli italiani,<br />
anche se gli stipendi sono inferiori<br />
di almeno <strong>il</strong> trenta per cento<br />
da Varsavia Alessandro Turci<br />
foto di Federica Miglio<br />
32<br />
CULTURA<br />
| | 2 febbraio 2011 | 39<br />
di M<strong>il</strong>ano (Corraini, 22 euro). Perché d’in-<br />
verno «quando la natura dorme e quando<br />
sogna appare la nebbia. Camminare den-<br />
tro la nebbia è come curiosare nel sogno<br />
della natura: gli uccelli fanno voli corti per<br />
non perdere l’orientamento, scompaiono i<br />
segnali e i divieti nelle strade, i veicoli van-<br />
no piano e si fa appena in tempo a ricono-<br />
scerli che spariscono (…). Solo all’interno<br />
delle case gli uomini e gli animali continua-<br />
no la loro attività». Sempre che non accada<br />
di trovare, nel bel mezzo della pianura neb-<br />
biosa, niente meno che un circo con tanto<br />
di animali e pagliacci...<br />
C’è un’eco di Munari e della sua<br />
portentosa capacità di giocare con<br />
la grafica e le parole nel bellissimo<br />
libro di Ramon Gomez de la Ser-<br />
na: I bambini cercano di tirar-<br />
si fuori le idee dal naso (Giralan-<br />
golo editore, 13,50 euro). Già <strong>il</strong> tito-<br />
lo è una “gregueria”, stravagante<br />
anomalia linguistica che associa<br />
idee alle parole. Sicché scopri-<br />
rete che «i serpenti sono le cra-<br />
vatte degli alberi», «<strong>il</strong> pesce sta<br />
sempre di prof<strong>il</strong>o», «l’arcobale-<br />
no è la sciarpa del cielo». E alla<br />
fine converrete che «bisogna<br />
trovare un modo di lavare i<br />
piedi ai formaggi».<br />
C’è qualcosa di estrema-<br />
mente affascinante nei<br />
bei libri per bambini<br />
ed è la capacità di usa-<br />
re l’impossib<strong>il</strong>e come<br />
categoria. Ciò che è impos-<br />
sib<strong>il</strong>e (dal desiderio di volare a quello del<br />
lupo di diventare una pecora) diviene perno<br />
dell’azione, motore della giostra della fanta-<br />
sia in cui fare un giro è d’obbligo, anche e<br />
soprattutto se i grandi non capiscono o fan-<br />
no i petulanti. «Mi ripetevano tutti le stesse<br />
domande: che mestiere farai quando sarai<br />
grande?». È l’incipit del divertentissimo<br />
Farò i miracoli (Susie Morgenstern e Jiang<br />
Hong Chen, Ippocampo junior edizioni, 12<br />
euro). Il bambino, più per sfinimento che<br />
per convinzione, accampa risposte improv-<br />
visate: pompiere, palombaro, p<strong>il</strong>ota. «Fin-<br />
ché stamattina, chissà com’è, ho scoperto <strong>il</strong><br />
mestiere che fa proprio per me. Ogni gior-<br />
no, appena mi alzo, voglio far sorgere <strong>il</strong> sole<br />
d’un balzo. E sollevare le onde del mare. Per<br />
divertirmi a sentirle suonare». Come si fac-<br />
cia a far tutto ciò lo si scopre alla fine, dopo<br />
che di desideri si è colorato <strong>il</strong> mondo.<br />
Volare, uno dei desideri più ricorren-<br />
ti, e poi sovvertire le categorie, abbattere<br />
le barriere. Come Il lupo che voleva esse-<br />
re una pecora (Mario Ramos, Babalibri, 11<br />
euro) che sogna di librarsi in alto nel cielo<br />
e di essere una pecora, perché «anche loro<br />
non hanno le ali eppure, a volte, le vedia-<br />
mo in cielo». Il lupo riuscirà a volare e tor-<br />
nare a terra avrà presto un<br />
sapore nuovo.<br />
È l’idea<br />
alla base<br />
| 2 febbraio 2011 | |<br />
38<br />
c’era una volta<br />
cultura<br />
B<br />
iancaneve la conoscono già, Alice nel<br />
paese delle Meraviglie pure. Per non<br />
parlare di Cappuccetto Rosso, che<br />
ormai danno per capace di resurrezioni<br />
multiple dopo le innumerevoli gite nella<br />
pancia del lupo. Ci sono sere in cui anche<br />
i genitori più volenterosi non sanno più a<br />
che favola votarsi. Pomeriggi in cui anche<br />
i più fantasiosi meditano di arrendersi alla<br />
televisione senza limiti piuttosto che tro-<br />
vare una nuova storia da leggere ai bam-<br />
bini. È in quelle sere o in quei pomeriggi<br />
che potrebbe tornarvi ut<strong>il</strong>e questo picco-<br />
lo manuale pensato proprio ad uso e con-<br />
sumo di genitori alle prese con la crescita<br />
di pargoli che si sognano, se non letterati,<br />
almeno non del tutto teledipendenti. È in<br />
quelle sere che potrete far ricorso a queste<br />
storie di provato divertimento e approvata<br />
intelligenza, adatte a bambini fino ai sei-<br />
sette anni di età.<br />
Giochi, trucchi e assonanze<br />
È un libro senza parole e con due colori in<br />
tutto. Eppure piace moltissimo ai bambi-<br />
ni che non si stancano mai di vedere gli<br />
animali affollare l’altalena sapientemen-<br />
te st<strong>il</strong>izzata dalla matita dell’architetto<br />
Enzo Mari. È un progetto, L’altalena (Cor-<br />
raini editore, 15 euro), un progetto che si<br />
deve svolgere e che bisogna avere tanto<br />
spazio per aprire, ma che basta pochissi-<br />
mo per portarsi dietro. Fate largo, sposta-<br />
te i giocattoli dal pavimento. Fate largo,<br />
perché sull’altalena ci sia spazio per tut-<br />
ti e perché l’altalena abbia tutto lo spazio<br />
che le serve per lasciarvi senza parole.<br />
«C’è sempre qualche vecchia signora che<br />
affronta i bambini facendo delle smorfie da<br />
far paura e dicendo delle stupidaggini con<br />
un linguaggio informale pieno di ciccì e di<br />
coccò e di piciupaciù. Di solito i bambini<br />
guardano con molta severità queste persone<br />
che sono invecchiate invano; non capisco-<br />
no cosa vogliono e tornano ai loro giochi,<br />
giochi semplici e molto seri». Così parlava<br />
Bruno Munari (Arte come mestiere, 1966),<br />
genio della grafica e del design che a quei<br />
giochi semplici e molto seri dedicò anni di<br />
studio e di lavoro. In tutto <strong>il</strong> mare magnum<br />
della produzione del maestro abbiamo scel-<br />
to due chicche. Bussate (Toc Toc, Corrai-<br />
ni, 15,50 euro) e vi aprirà la giraffa Lucia<br />
che viene da Verona, pronta a schiudere<br />
i segreti contenuti nella sua enorme vali-<br />
gia. Un’anticipazione? Dentro c’è la zebra<br />
Carmela che viene da Lugano, nel suo bau-<br />
le altri tesori inaspettati, sempre più picco-<br />
li e sempre più incredib<strong>il</strong>i, sempre giocati<br />
tra colori stupefacenti e parole scelte con<br />
sapienza e musicalità. Bisogna sfogliare per<br />
scoprire, perché non c’è scoperta che non<br />
chieda un gesto di protagonismo, anche in<br />
un altro splendido volume di Munari. Qui <strong>il</strong><br />
maestro ci conduce per mano Nella nebbia<br />
Se <strong>il</strong> lupo<br />
è un gran<br />
fifone<br />
avventure mirabolanti di belve buone<br />
e bambini coraggiosi. Breve manuale<br />
di favole per salvare i piccoli dalla tv<br />
e risvegliare la fantasia dei grandi.<br />
e in casa sarà una gara a chi legge di più<br />
a lato, una tavola<br />
di troppo tardi<br />
di Giovanna Zoboli<br />
e cam<strong>il</strong>la Engman<br />
(topipittori editore).<br />
Sotto, una scena<br />
di l’altalena di Enzo<br />
Mari (© Enzo Mari,<br />
courtesy corraini<br />
Edizioni).<br />
Nella pagina<br />
accanto, Piccolo<br />
lupo alle prese con<br />
<strong>il</strong> suo desiderio di<br />
volare (Il lupo che<br />
voleva essere una<br />
pecora, di Mario<br />
ramos, Babalibri)<br />
38<br />
Berlusconi non deve giustificare i suoi comportamenti privati<br />
davanti a giudici che vogliono solo la sua gogna pubblica.<br />
Ma lasci perdere le fidanzate e inizi a dare spiegazioni politiche<br />
bunga bunga show<br />
| | 2 febbraio 2011 | 9<br />
| 2 febbraio 2011 | |<br />
8<br />
Rubygate<br />
Le risposte che aspettiamo<br />
settimanale diretto da luigi amicone<br />
anno 17 | numero 4 | 2 FeBBraio 2011 | � 2,00<br />
Poste italiane spa - spedizione in a. p. d.l. 353/03 (conv. l. 46/04) art. 1 comma 1, ne/Vr - contiene ir<br />
Il segreto<br />
di Wojtyla<br />
28<br />
SOMMARIO
Foto: AP/LaPresse<br />
Uscire dal NoveceNto. Il sogno,<br />
ha detto Eugenio Scalfari<br />
commentando più che positivamente<br />
l’indomani, <strong>il</strong> sogno che<br />
occorre recuperare per vincere. Per<br />
vincere contro Berlusconi. Ma senza<br />
ricorrere a coalizioni eterogenee,<br />
abbandonando la strada sulla quale<br />
dopo la batosta del 2008 <strong>il</strong> Pd si è disordinatamente<br />
e litigiosamente rimesso<br />
in moto. Per commentare <strong>il</strong><br />
Lingotto 2.0 di Veltroni del 21 gennaio<br />
scorso, occorre guardarsi dalle<br />
m<strong>il</strong>le piccolezze che affollano le cronache di un partito<br />
molto diviso, e andare alla sostanza. Sono tra quelli che<br />
continuano e continueranno a difendere maggioritario e<br />
bipolarismo. Non mi convincono i neoproporzionalisti,<br />
i terzopolisti, quelli che pensano di tornare al diritto di<br />
premiership e al governo sempre decidendo dal centro<br />
con chi allearsi di volta in volta. Il bipolarismo<br />
maggioritario italiano ha<br />
continuato a produrre coalizioni eterogenee<br />
e litigiose perché ha continuato<br />
a convivere con norme per l’accesso<br />
ai rimborsi elettorali – la chiave<br />
di volta per giustificare le ambizioni<br />
di tutti i i leader tranne Berlusconi,<br />
che ha e usa ampiamente denari suoi<br />
per le campagne elettorali – sfacciatamente<br />
e dannatamente proporzionaliste,<br />
per cui basta ottenere meno<br />
dell’1 per cento a politiche, amministrative<br />
ed europee per aver accesso a<br />
un signor malloppo. Ed è questo che<br />
va cambiato, non <strong>il</strong> maggioritario<br />
(non sto parlando delle liste bloccate<br />
che fanno schifo, ma quasi tutti quelli che le vogliono<br />
abolire pensano in realtà alla proporzionale e ad abolire<br />
<strong>il</strong> premio di maggioranza, hanno in testa <strong>il</strong> pieno ritorno<br />
al giochetto dei veti e ritengono che sia meglio assicurarsi<br />
contro ogni ipotesi di “governi forti”).<br />
Con tale premessa, Veltroni era <strong>il</strong> leader pd con più<br />
carica maggioritaria. E tale resta, malgrado la sconfitta<br />
rimediata alle urne. Quasi tutti gli altri leader del Pd<br />
hanno cambiato idea, da D’Alema – che in realtà ha dismesso<br />
una finzione, lui secondo me non ci aveva mai<br />
creduto – a Bersani, agli ex margheritini. Il più della ex<br />
L’OBIETTORE<br />
UScIRE daL nOvEcEnTO Sì. E POI?<br />
Qui si fanno le pulci al nuovo Veltroni<br />
E alla sua timidezza maggioritaria<br />
di Oscar Giannino<br />
nOn SOnO<br />
d’accORdO<br />
Si è limitato a chiedere per <strong>il</strong> Pd <strong>il</strong> traguardo di primo<br />
partito. Ha rifiutato alleanze eterogenee, ma è cauto<br />
nell’indicarle. Ma se non si entra nel concreto, la<br />
differenza tra antagonismo e riformismo resta lab<strong>il</strong>e<br />
famiglia democratica ha in mente un’idea di partito che<br />
non potrebbe essere onestamente socialdemocratico in<br />
chiave europea, perché continua pensare di poter essere<br />
anche radicale in quanto vinse nel 92-94 la battaglia di<br />
far sparire definitivamente i socialisti, e per questo continua<br />
alternativamente o a giocare di sponda con la sinistra<br />
antagonista, quando superava i tetti elettorali con<br />
Prodi, oppure a essere comunque l’unico tram per un’alleanza<br />
di governo con un Vendola che la pianti di voler<br />
fare <strong>il</strong> leader lui. Gli ex margheritini fanno buon viso a<br />
cattivo giuoco. Non potrebbero mai volere un partito socialista.<br />
Ma se si tratta di una finta pur di tornare a un’alleanza<br />
col centro di Casini&co., pensano che sia l’unica<br />
possib<strong>il</strong>ità di un ritorno in area potenzialmente di governo<br />
ed equ<strong>il</strong>ibrata in senso moderato. Il Lingotto 2.0<br />
di Veltroni risente degli sv<strong>il</strong>uppi. È stato assai meno decisamente<br />
maggioritario di quello del 2007. Si è limitato<br />
a chiedere per <strong>il</strong> Pd <strong>il</strong> traguardo di primo partito italiano,<br />
che attualmente resta lontano. Ha rifiutato alleanze<br />
eterogenee, ma è cauto nell’indicarle. Sui contenuti, ottima<br />
l’indicazione verso un mercato del lavoro ridefinito<br />
sull’idea del contratto unico. Ma ci sono almeno tre<br />
idee diverse di attuazione: quella di Michele Tiraboschi e<br />
di Sacconi ha punti di coincidenza anche sostanziali con<br />
quella di Pietro Ichino, ma questa resta molto distante<br />
da quella proposta invece e controfirmata in Parlamento<br />
dal più dei parlamentari Pd, da ex dirigenti della Cg<strong>il</strong><br />
e sostenuta dalla benedettiana voce.info.<br />
Ieri Cofferati e le pensioni, oggi la Fiom<br />
Se non si entra nel concreto, la differenza tra antagonismo<br />
e riformismo resta lab<strong>il</strong>e e scivolosa. E alla fine non<br />
si scioglie mai <strong>il</strong> d<strong>il</strong>emma centrale. Se avesse ragione ieri<br />
D’Alema a voler riformare le pensioni o Cofferati che vinse<br />
opponendogli un no brutale dalla tribuna congressuale.<br />
Se oggi abbia ragione la Fiom che resta l’unica federazione<br />
Cg<strong>il</strong> a non firmare contratti e intese; o <strong>il</strong> resto della<br />
Cg<strong>il</strong> che in settori come tess<strong>il</strong>i, chimici e alimentaristi<br />
firma intese anche aziendali di questo tipo – tema della<br />
rappresentanza esclusa – in alcuni casi addirittura da<br />
decenni. Per me che alle tasse sono poi ipersensib<strong>il</strong>issimo,<br />
la proposta veltroniana della patrimoniale addossata<br />
al 10 per cento di italiani “ricchi” – ma quali, secondo<br />
la radiografia dell’Agenzia delle entrate? – per abbattere<br />
di 25 o 30 punti <strong>il</strong> debito pubblico è un errore colossale.<br />
Senza un patto esplicito e ferreo ad abbassare contestualmente<br />
spesa pubblica e pressione fiscale, è solo un via libera<br />
alla politica a tornare a far deficit e debito. Piacerà a<br />
Giuliano Amato e a De Benedetti e magari anche a Luigi<br />
Abete, ma altro che sogno, è un incubo. Che torna a indicare<br />
agli italiani la via di portare all’estero tutto ciò che<br />
riescano, quando abbiamo fatto tanto per recuperare al<br />
fisco gli oltre 100 m<strong>il</strong>iardi di euro figli dello scudo Tremonti.<br />
Uno dei maggiori successi del ministro dell’Economia,<br />
anche se nessuno o quasi glielo riconosce in nome<br />
della fac<strong>il</strong>e demagogia fiscale.<br />
| | 2 febbraio 2011 | 7
Berlusconi non deve giustificare i suoi comportamenti privati<br />
davanti a giudici che vogliono solo la sua gogna pubblica.<br />
Ma lasci perdere le fidanzate e inizi a dare spiegazioni politiche<br />
8<br />
| 2 febbraio 2011 | |
unga bunga show<br />
Rubygate<br />
Le risposte che aspettiamo<br />
| | 2 febbraio 2011 | 9
di Emanuele Boffi<br />
«Voi direte: succede al Berlusca perché è<br />
potente, a noi non capiterà. Vi capiterà,<br />
invece». Giancarlo Perna, Il Giornale<br />
Prende la noia a ripeterlo, ma la premessa<br />
necessaria da porre sul “caso<br />
Ruby” (in cui <strong>il</strong> premier S<strong>il</strong>vio Berlusconi<br />
è indagato per concussione e prostituzione<br />
minor<strong>il</strong>e) è che si tratta di un’inchiesta<br />
in fase preliminare che riguarda<br />
reati che, ad oggi, sono solo presunti. Sappiamo<br />
tutto, ma che cosa sappiamo? Da<br />
due settimane stiamo discutendo in base a<br />
389 pagine – e altre se ne aspettano – che,<br />
in spregio al segreto istruttorio, sono finite<br />
su quotidiani, tv, internet (con tanto di<br />
indirizzi e numeri di cellulari). Il primo e<br />
vero scandalo non si è consumato di nasco-<br />
10 | 2 febbraio 2011 | |<br />
sto sotto le lenzuola di una v<strong>il</strong>la brianzola.<br />
Il primo e vero reato si consuma quotidianamente<br />
alla luce del sole, da due settimane<br />
a questa parte. Gli atti, prima che in<br />
tribunale, sono stati depositati in edicola.<br />
Si è mai vista una procura che inoltra alla<br />
Giunta per le autorizzazioni della Camera<br />
una richiesta di perquisizione lunga quasi<br />
400 pagine, quando – di solito – bastano<br />
tre righe? Pier Luigi Bersani, segretario del<br />
Pd, ha chiesto le dimissioni del premier in<br />
base all’articolo 54 della Costituzione che<br />
recita che «chi esercita funzioni pubbliche<br />
deve farlo con disciplina e onore». Perché<br />
non ha ricordato anche gli articoli 114 e<br />
329 del Codice di procedura penale secondo<br />
cui è vietato pubblicare un interrogatorio<br />
o un’intercettazione? Il reato addebitato<br />
a Berlusconi è da dimostrare; quelli<br />
compiuti dai media sono evidenti.<br />
Antica questione. Da giorni siamo<br />
inondati di intercettazioni che – more solito<br />
– ci consegnano frasi smozzicate, spesso<br />
incomprensib<strong>il</strong>i, avulse da un contesto, cui<br />
si può far dire tutto e <strong>il</strong> suo contrario. Un<br />
modo per condannare su piazza prima che<br />
in un’aula di tribunale. È <strong>il</strong> circolo mediatico<br />
giudiziario, cui <strong>Tempi</strong> si è sempre sottratto<br />
e non da oggi. Acca-<br />
«Si è mai vista una procura che inoltra alla de da Tangentopoli, passan-<br />
infophoto<br />
do per infiniti scandali che<br />
Giunta per le autorizzazioni della Camera una spesso si sono frantumati in<br />
richiesta di perquisizione lunga quasi 400 polvere, colpendo tuttavia le<br />
AP/LaPresse,<br />
pagine, quando di solito bastano tre righe?» persone ben al di là dei loro<br />
Foto:
Foto: aP/LaPresse, infophoto<br />
presunti reati. Ci sono finiti dentro tutti,<br />
a destra e a sinistra, anche in tempi recenti:<br />
Sircana, Mastella, Del Turco, Marrazzo.<br />
Il settimanale Panorama ha calcolato<br />
che per <strong>il</strong> Rubygate «sono stati intercettati<br />
almeno centom<strong>il</strong>a tra telefonate e sms,<br />
in meno di sei mesi, tra giugno e dicembre<br />
2010, cioè circa 600 intercettazioni al giorno<br />
di media. Quasi 27 m<strong>il</strong>a intercettazioni<br />
per Lele Mora, 14.500 per Nicole Minetti,<br />
un migliaio per Em<strong>il</strong>io Fede e 6.400<br />
per la stessa Ruby». Per scoprire cosa? Che<br />
Berlusconi ha una stanza del bunga bunga<br />
dove c’è un palo per fare la lap dance,<br />
un bar e una vasca dove ci si può comodamente<br />
adagiare in sei o sette per consumare<br />
amplessi, sorseggiando Sanbitter e proponendo<br />
a procaci minorenni «palpazioni<br />
concupiscenti» (così ha scritto Giuseppe<br />
D’Avanzo su Repubblica).<br />
L’INdAgINE<br />
«prove evidenTi»<br />
L’accusa di concussione<br />
e prostituzione minor<strong>il</strong>e<br />
Il presidente del Consiglio s<strong>il</strong>vio<br />
berlusconi è indagato dalla procura<br />
di M<strong>il</strong>ano per concussione e<br />
prostituzione minor<strong>il</strong>e. I magistrati<br />
sostengono di avere «prove evidenti».<br />
La procura ha notificato al<br />
premier un ordine di comparizione.<br />
I legali del premier contestano<br />
la competenza territoriale della<br />
Procura di M<strong>il</strong>ano. sono indagati<br />
anche <strong>il</strong> giornalista Em<strong>il</strong>io Fede,<br />
l’agente Lele Mora e <strong>il</strong> consigliere<br />
regionale nicole Minetti.<br />
La difeSa<br />
i legali: «normali serate<br />
tra amici, né alcol né sesso»<br />
I legali del presidente del<br />
Consiglio hanno depositato delle<br />
memorie difensive in cui sono<br />
riportate le testimonianze di<br />
persone sulle «normali serate» di<br />
arcore: «si è trattato soltanto di<br />
cene tra amici, né alcol né sesso».<br />
La pura, semplice, banale, primitiva<br />
verità è che dell’accertamento dei due presunti<br />
reati non importa nulla a nessuno.<br />
L’obiettivo è uno solo: sbarazzarsi del Drago.<br />
Lo ha scritto, senza infingimenti, Barbara<br />
Spinelli: «Prima ancora che la magistratura<br />
si pronunci, (Berlusconi, ndr)<br />
deve essere allontanato dalla politica. Non<br />
doveva nemmeno entrarci, ma ora bisogna<br />
obbligarlo a presentarsi in tribunale,<br />
a dimettersi e soprattutto vietargli ogni<br />
candidatura futura a cariche politiche.<br />
Neppure deve essere in grado di determinare<br />
chi sarà <strong>il</strong> suo delfino. I mezzi per fer-<br />
«Se la questione è punire <strong>il</strong> reprobo<br />
e non accertare <strong>il</strong> reato, allora tanto vale<br />
ammettere che nemmeno la Boccassini<br />
basterebbe, ci vorrebbe Torquemada»<br />
bunga bunga show PRIMALINEA<br />
Sopra, da sinistra, i pm m<strong>il</strong>anesi pietro<br />
forno e <strong>il</strong>da Boccassini. a sinistra, ruby<br />
intervistata da alfonso Signorini<br />
marlo non sono mai stati cercati, ma trovarli<br />
si può».<br />
Si è arrivati persino a chiedere l’ingerenza<br />
da parte della Chiesa per “scomunicare”<br />
Berlusconi. Lo hanno fatto un po’<br />
tutti: dagli azionisti di Giustizia e Libertà<br />
ai grandi quotidiani. Lo hanno fatto<br />
anche alcuni uomini di Chiesa, a volte in<br />
maniera più obliqua, come <strong>il</strong> priore della<br />
Comunità di Bose, Enzo Bianchi, che ultimamente<br />
sulla Stampa si è impegnato in<br />
dotte disquisizioni su “La tristezza del lussurioso”.<br />
Che si voleva? Un discorso chiaro<br />
del Papa che ricordasse che andare con<br />
le prostitute è peccato? Perché, c’è qualcuno<br />
che aveva dei dubbi? È curioso piuttosto<br />
che tale richiesta di intervento sia arrivata<br />
da quegli stessi che quando <strong>il</strong> Papa<br />
usa parole esplicite su aborto, coppie gay,<br />
fecondazione assistita, sono subito pronti<br />
a definirle un’ingerenza.<br />
Criminalizzare <strong>il</strong> peccatore<br />
Invece, questa volta, solo per questo specifico<br />
e determinato caso, la Chiesa avrebbe<br />
dovuto condannare non solo <strong>il</strong> peccato ma<br />
anche <strong>il</strong> peccatore, facendo nome e cognome.<br />
Ma se la questione fosse la punizione<br />
del reprobo e non l’accertamento del reato,<br />
allora tanto varrebbe ammettere che<br />
nemmeno la Boccassini basterebbe, ci vorrebbe<br />
Torquemada.<br />
Tutto ciò avviene «perché – come ha<br />
scritto Giuliano Ferrara sul Foglio – oggi<br />
politicamente conviene, ad atei e credenti<br />
della sinistra moralistica e teologica,<br />
criminalizzare moralmente<br />
un Berlusconi che, secondo<br />
me, va messo sotto accusa<br />
politicamente, ma lasciato<br />
in pace sul piano della sua<br />
morale privata, la quale<br />
| | 2 febbraio 2011 | 11
non è un crimine e, se è un peccato (cosa<br />
che a me pare incontrovertib<strong>il</strong>e) riguarda<br />
la sua coscienza e <strong>il</strong> suo direttore spirituale,<br />
visto che le feste di Arcore non sono atti<br />
pubblici, norme o leggi».<br />
Ciò non significa avallare in nessun<br />
modo quello che è stato chiamato lo “st<strong>il</strong>e<br />
di vita di Berlusconi”. Questo non è giustificab<strong>il</strong>e<br />
in alcun modo, sia che si tratti di<br />
un premier o del più devoto tra i papaboys.<br />
Non serve <strong>il</strong> catechismo per comprenderlo,<br />
basta un misurato senso comune delle<br />
cose. Ma è ovvio che se <strong>il</strong> Berlusconi ha<br />
commesso un peccato questo lo può determinare<br />
lui, la sua coscienza, <strong>il</strong> suo confessore,<br />
se a questi vorrà rivolgersi. Non siamo<br />
gente che va ad origliare nei confessionali,<br />
né a casa della gente altrui per sapere<br />
se e come gli aggrada di fare l’amore,<br />
se è pentito o meno, se recita l’Ave Maria<br />
prima di spegnere la lampada sul comodino.<br />
Piuttosto, la moralità di un premier la<br />
misuriamo in riferimento alla sua azione<br />
di governo, non ai suoi presunti comportamenti<br />
privati. Sinteticamente, per dirla<br />
con le parole di Vittorio Messori: «è meglio<br />
un premier puttaniere che faccia leggi non<br />
in contrasto con quelli che <strong>il</strong> Papa definisce<br />
“valori non negoziab<strong>il</strong>i”, piuttosto che<br />
un notab<strong>il</strong>e cattolicissimo che poi, però, fa<br />
le leggi contrarie alla Chiesa».<br />
Un’esigenza dettata dal suo ruolo<br />
Hic stantibus rebus, chiedere le dimissioni<br />
del premier è, oltre che prematuro valendo<br />
la presunzione di innocenza, pericoloso.<br />
Significherebbe consegnare l’Italia a quello<br />
che Luca Ricolfi ha chiamato «<strong>il</strong> lato oscuro<br />
del potere dei pm». Un potere che «spesso a<br />
sinistra non si nota: visti i metodi che usano,<br />
chiunque sarebbe terrorizzato a guidare<br />
l’Italia. Si può sperare di godere del favore,<br />
dell’indulgenza, o del disinteresse del pm,<br />
ma nulla esclude che, una volta cambiato<br />
<strong>il</strong> vento, la propria reputazione sia distrutta<br />
da un assalto giudiziario».<br />
Per questo, quel che si deve chiedere<br />
a Berlusconi non è un atto di pentimento<br />
pubblico, ma una risposta politica. Non<br />
importa sapere se <strong>il</strong> presidente del Consiglio<br />
ha una relazione stab<strong>il</strong>e, se riuscirà<br />
o meno a «punire i giudici», se le serate a<br />
casa sua sono «eleganti» – linea difensiva<br />
piuttosto es<strong>il</strong>e –, ma se egli è ancora in grado<br />
di portare a termine le riforme che ha<br />
promesso (tra cui, quella della giustizia),<br />
se pensa che la traballante operazione dei<br />
responsab<strong>il</strong>i possa durare, se può garantire<br />
stab<strong>il</strong>ità, se è personalmente consapevole<br />
che una maggiore cautela nei comportamenti<br />
– esigenza dettata dal suo ruolo –<br />
sia necessaria per evitare di buttare a mare<br />
tutto ciò che di buono egli ha permesso di<br />
costruire. Sono risposte che nessuno ha <strong>il</strong><br />
diritto di dare al suo posto. Non un monsignore<br />
o – peggio – un giudice. n<br />
12 | 2 febbraio 2011 | |<br />
la chieSa<br />
bagnasco<br />
Il presidente della<br />
cei ad ancona<br />
«Si moltiplicano<br />
notizie che riferiscono<br />
di comportamenti<br />
contrari al pubblico<br />
decoro e si esibiscono<br />
squarci – veri<br />
o presunti – di st<strong>il</strong>i<br />
non compatib<strong>il</strong>i<br />
con la sobrietà e la<br />
correttezza mentre<br />
qualcuno si chiede a<br />
che cosa sia dovuta<br />
l’ingente mole di strumenti<br />
di indagine. In<br />
tale modo, passando<br />
da una situazione<br />
abnorme all’altra, è<br />
l’equ<strong>il</strong>ibrio generale<br />
che ne risente in<br />
maniera progressiva,<br />
nonché l’immagine<br />
generale del Paese.<br />
La collettività guarda<br />
sgomenta gli attori<br />
della scena pubblica,<br />
e respira un evidente<br />
disagio morale. La<br />
vita di una democrazia<br />
si compone di<br />
delicati e necessari<br />
equ<strong>il</strong>ibri, poggia sulla<br />
capacità da parte<br />
di ciascuno di autolimitarsi»<br />
(prolusione<br />
del cardinale Angelo<br />
Bagnasco al Consiglio<br />
permanente Cei).<br />
L’UoMo cHE RIPULÌ IL TIcIno DaLLa MaRIJUana<br />
Quel palazzo<br />
è un colabrodo<br />
«Minata la credib<strong>il</strong>ità della giustizia». Lo «sconcerto»<br />
di un pm svizzero davanti alla «sistematica violazione<br />
del segreto istruttorio da parte degli addetti ai lavori»<br />
Sconcertante, incomprensib<strong>il</strong>e, incon- cura di Lugano. In Ticino è considerato un<br />
Crinari<br />
cepib<strong>il</strong>e, devastante, indecente. Sarà duro. All’inizio degli anni Duem<strong>il</strong>a ha sgo-<br />
anche un magistrato svizzero, ma minato la coltivazione e <strong>il</strong> commercio del-<br />
Alessandro<br />
quando parla dello stato della giustizia la marijuana che aveva trasformato, <strong>il</strong>le-<br />
in Italia perde ogni forma di aplomb. Si galmente, <strong>il</strong> cantone nella nuova Amster-<br />
chiama Antonio Perugini ed è procuratodam. Oggi, leggendo i giornali italiani pie-<br />
AP/LaPresse;<br />
re pubblico (pubblico ministero) della pro- ni di intercettazioni e guardando i tele-<br />
Foto:
Foto: aP/LaPresse; alessandro Crinari<br />
giornali pieni di giornalisti che interrogano<br />
gli indagati al posto dei magistrati, non<br />
può credere ai propri occhi. Che si tratti di<br />
Sarah Scazzi o di Ruby Rubacuori, la questione<br />
per lui non cambia.<br />
Antonio Perugini, che impressione si è<br />
fatto, da magistrato, del rapporto tra<br />
magistratura e stampa in Italia?<br />
Di sconcerto! La autorizzo a usare questo<br />
termine: sconcerto. È sconcertante per<br />
un magistrato, perché non riesco a rendermi<br />
conto di come sia possib<strong>il</strong>e che tutte le<br />
informazioni di un’inchiesta in corso possano<br />
finire in diretta alla stampa, in alcuni<br />
casi prima ancora che <strong>il</strong> magistrato stesso<br />
ne abbia avuto visione. Come diavolo può<br />
avvenire se non – ovviamente – con una<br />
sistematica violazione del segreto istruttorio<br />
da parte degli addetti ai lavori?<br />
Qual è <strong>il</strong> principio che sottostà all’obbligo<br />
della segretezza delle indagini?<br />
Il principio è quello della non compro-<br />
A lato, <strong>il</strong> palazzo di<br />
giustizia di M<strong>il</strong>ano.<br />
Sopra, Antonio<br />
Perugini, pubblico<br />
procuratore della<br />
procura di Lugano.<br />
Sotto, l’agente dello<br />
spettacolo Lele<br />
Mora ed Em<strong>il</strong>io Fede,<br />
entrambi coinvolti<br />
nell’inchiesta sulle<br />
feste di Arcore<br />
missione dell’esito dell’inchiesta stessa. La<br />
segretezza permette che l’inchiesta possa<br />
essere condotta senza interferenze. Perché<br />
l’obiettivo generale resta quello di stab<strong>il</strong>ire<br />
la verità materiale dei fatti.<br />
La violazione del segreto istruttorio è punib<strong>il</strong>e<br />
in Svizzera?<br />
È un reato di natura penale.<br />
Ricorda casi in cui la violazione del segreto<br />
è stata punita nel vostro paese?<br />
Recentemente c’è stato un caso a Zurigo<br />
in cui un agente di polizia è stato condannato<br />
perché aveva passato alla stampa<br />
<strong>il</strong> contenuto di una denuncia verso <strong>il</strong> capo<br />
dell’esercito svizzero, che a seguito dello<br />
scandalo fu costretto alle dimissioni. Quel-<br />
«Come è possib<strong>il</strong>e che tutte le informazioni di<br />
un’inchiesta in corso possano finire in diretta<br />
alla stampa, in alcuni casi prima ancora che<br />
<strong>il</strong> magistrato stesso ne abbia avuto visione?»<br />
bunga bunga show PRIMALINEA<br />
lo è l’unico episodio clamoroso, ma in Svizzera<br />
sono casi estremamente rari anche<br />
perché sono rare le fughe di notizie.<br />
Perché secondo lei si arriva alla violazione<br />
del segreto istruttorio se esso è necessario<br />
per la ricostruzione della verità<br />
fattuale?<br />
È per questo che è incomprensib<strong>il</strong>e! Ed<br />
è per questo che poi ha buon gioco S<strong>il</strong>vio<br />
Berlusconi a dire ogni volta: “Ecco, ci sono<br />
i magistrati che mi perseguitano”. In questo<br />
modo si aprono le porte all’interpretazione<br />
politica dell’azione della magistratura,<br />
ma anche a tante altre interpretazioni.<br />
Si presta <strong>il</strong> fianco all’accusa che vi sia un<br />
uso strumentale della giustizia. È una cosa<br />
devastante dal punto di vista della credib<strong>il</strong>ità<br />
della giustizia.<br />
Ma non è solo l’immagine della magistratura<br />
a uscirne male. Anche chi è indagato<br />
non è più garantito.<br />
Esatto. Quel che avviene è inaccettab<strong>il</strong>e<br />
perché divulgare le informazioni di un’indagine<br />
significa rendere pubblico ciò che<br />
per definizione deve essere reso noto solo<br />
al momento del processo. Questa è la condizione<br />
perché venga garantita la presunzione<br />
d’innocenza. È la presunzione d’innocenza<br />
che si sta mandando al macero.<br />
Perché l’imputato è innocente fino a che<br />
non viene emessa una sentenza di colpevolezza.<br />
Altrimenti è inut<strong>il</strong>e che si mettano<br />
nelle varie carte dei diritti dell’uomo tutti<br />
questi princìpi, se poi vengono sistematicamente<br />
violati e calpestati. Per noi magistrati<br />
svizzeri è assolutamente incomprensib<strong>il</strong>e<br />
e inconcepib<strong>il</strong>e, ad esempio, che delle<br />
conversazioni telefoniche intercettate<br />
dagli inquirenti possano finire sui giornali<br />
prima che siano rese pubbliche al processo.<br />
Anche l’atteggiamento della vostra stampa<br />
è diverso da quello dei media italiani?<br />
Sì, da un lato c’è una<br />
stampa meno aggressiva<br />
e spregiudicata. C’è molto<br />
più rispetto delle persone e<br />
dell’elemento istituzionale.<br />
Quindi se l’autorità si trin-<br />
| | 2 febbraio 2011 | 13
cattolici pdl<br />
lEttErA APErtA<br />
la posizione di lupi,<br />
Formigoni, Sacconi<br />
Raffaele Calabrò,<br />
Roberto Formigoni,<br />
Maurizio Gasparri,<br />
Maurizio Lupi,<br />
Alfredo Mantovano,<br />
Mario Mauro,<br />
Gaetano Quagliariello,<br />
Eugenia Roccella e<br />
Maurizio Sacconi<br />
hanno firmato di<br />
una lettera aperta<br />
ai cattolici italiani. I<br />
politici del Pdl chiedono<br />
di «sospendere<br />
<strong>il</strong> giudizio sul caso<br />
Ruby» e assicurare<br />
anche a Berlusconi<br />
una vera «presunzione<br />
di innocenza».<br />
Per non «oscurare<br />
<strong>il</strong> senso del nostro<br />
lavoro quotidiano per<br />
<strong>il</strong> bene comune», chiedono<br />
di non «lasciarsi<br />
strumentalizzare da<br />
un moralismo interessato<br />
e intermittente,<br />
che emerge solo<br />
quando c’è di mezzo<br />
<strong>il</strong> presidente». «Noi<br />
conosciamo un altro<br />
Berlusconi che ci ha<br />
dato la possib<strong>il</strong>ità<br />
di portare avanti<br />
battaglie diffic<strong>il</strong>i e<br />
controcorrente, condividendole<br />
con noi».<br />
Il testo della lettera è<br />
su tempi.it.<br />
cera dietro <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio, non si cerca qualsiasi<br />
espediente per arrivare a pubblicare<br />
la notizia. Cosa che invece in Italia mi<br />
sembra essere più diffusa e da tutti praticata.<br />
Anzi, mi sembra di capire che alcuni<br />
magistrati abbiano la propria stampa di<br />
riferimento.<br />
È vero che tra voi magistrati e la stampa<br />
c’è una sorta di accordo su come gestire<br />
le notizie?<br />
Diciamo che c’è un gentlemen’s agreement.<br />
Una serie di regole deontologiche<br />
alle quali ci si riferisce e una prassi che si<br />
è instaurata negli anni. In sostanza noi diamo<br />
conferma di quelle notizie che spesso e<br />
volentieri la stampa ha già, ma sulle quali<br />
i giornalisti hanno bisogno di un riscontro<br />
autorevole da parte di chi ha in mano<br />
l’inchiesta. Questo modus vivendi finora ha<br />
assicurato quella tranqu<strong>il</strong>la convivenza tra<br />
14 | 2 febbraio 2011 | |<br />
due obiettivi estremamente diversi e per<br />
certi versi opposti. Perché voi giornalisti<br />
avete bisogno dell’attualità e dell’immediatezza<br />
e noi magistrati abbiamo bisogno del<br />
segreto assoluto fino al momento del processo,<br />
dove le cose possono diventare pubbliche.<br />
Si è riusciti instaurare una convivenza<br />
tra questi due obiettivi assicurando quella<br />
necessaria minima informazione senza<br />
che <strong>il</strong> segreto istruttorio impedisca che<br />
nulla si sappia. È un ragionevole compromesso.<br />
Ragionevole e soprattutto rispettato.<br />
Perché la stampa in Svizzera accetta<br />
questo compromesso?<br />
«I colabrodo sono già a livello dei palazzi di<br />
giustizia. E poi c’è probab<strong>il</strong>mente un inciucio,<br />
non sano per l’affidab<strong>il</strong>ità delle istituzioni,<br />
fra certi pm e i loro giornalisti di riferimento»<br />
La stampa ha tutto l’interesse a mantenere<br />
questo equ<strong>il</strong>ibrio che si è stab<strong>il</strong>ito nella<br />
prassi, proprio perché sa che se violasse<br />
l’accordo da parte nostra scatterebbe <strong>il</strong><br />
black-out dell’informazione.<br />
A lei capita di collaborare con magistrati<br />
italiani per casi transfrontalieri. Ha mai<br />
provato a chiedere spiegazioni?<br />
Sì, informalmente ho domandato<br />
come sia possib<strong>il</strong>e che vi siano così tante<br />
fughe di notizie. La risposta che ho ricevuto,<br />
e che ritengo verosim<strong>il</strong>e, è che i colabrodo<br />
sono già a livello dei palazzi di giustizia.<br />
E poi c’è probab<strong>il</strong>mente un inciucio,<br />
non sano sotto <strong>il</strong> profi-<br />
lo dell’affidab<strong>il</strong>ità delle istituzioni,<br />
fra alcuni magistrati<br />
e i loro giornalisti di riferimento.<br />
Ma qui penso di dire<br />
cose stranote.
Foto: aP/LaPresse, infophoto<br />
Ma i palazzi di giustizia ci sono anche in<br />
Svizzera. Come mai non sono dei colabrodo?<br />
Perché gli addetti ai lavori nel vostro<br />
paese riescono a resistere alla tentazione<br />
di far uscire le notizie?<br />
Perché non ne hanno nessun interesse<br />
e non ne traggono nessun vantaggio. Anzi,<br />
ne avrebbero solo da perdere, nessuno<br />
vuol mettere a repentaglio la propria carriera.<br />
Ma penso che in Italia ci sia un altro<br />
problema che noi non abbiamo.<br />
Quale?<br />
La lunghezza dei processi. In Italia, a<br />
causa delle norme di procedura e della sottodotazione<br />
di mezzi per le inchieste, non<br />
si ha la certezza che le indagini arrivino in<br />
tribunale e che in tribunale sia emessa una<br />
sentenza. L’esigenza dei processi mediatici,<br />
forse, nasce dal fatto che i magistrati hanno<br />
spesso la sensazione che <strong>il</strong> corso nor-<br />
A sinistra, la v<strong>il</strong>la di S<strong>il</strong>vio<br />
Berlusconi ad Arcore.<br />
Sotto, la consigliera regionale<br />
lombarda Nicole Minetti,<br />
indagata a M<strong>il</strong>ano per<br />
favoreggiamento<br />
della prostituzione.<br />
Sopra, <strong>il</strong> segretario del Pd<br />
Pier Luigi Bersani. Anche<br />
lui ha chiesto le dimissioni<br />
del Cavaliere appellandosi<br />
alla Costituzione italiana<br />
male della giustizia non porterà a nulla.<br />
I grossi processi sono tutti lì, e la prescrizione<br />
è <strong>il</strong> loro esito naturale e cimiteriale.<br />
Questo crea nella classe giudiziaria una<br />
sorta di frustrazione: viene fatto un lavoro<br />
magari anche enorme, con dedizione e<br />
impegno, ma non se ne riesce a vedere <strong>il</strong><br />
risultato in tempi ragionevoli. Così scattano<br />
quei meccanismi per mezzo dei quali<br />
viene ripristinata la gogna. Prima la gogna<br />
era in piazza, ora è sui giornali. E magari<br />
solo perché <strong>il</strong> magistrato vuole mostrare<br />
che <strong>il</strong> proprio lavoro l’ha fatto. Un modo,<br />
un po’ barbaro, per valorizzare <strong>il</strong> proprio<br />
«La gogna mediatica è un modo, barbaro,<br />
per valorizzare <strong>il</strong> proprio lavoro. Ma <strong>il</strong> lavoro<br />
delle toghe deve essere valorizzato in aula,<br />
non coi rapporti priv<strong>il</strong>egiati con la stampa»<br />
bunga bunga show PRIMALINEA<br />
lavoro. Ma <strong>il</strong> lavoro del magistrato e del<br />
giudice deve essere valorizzato in aula, con<br />
le sentenze. Non con i rapporti priv<strong>il</strong>egiati<br />
con la stampa.<br />
Quanto durano i vostri processi?<br />
La stragrande maggioranza dei processi<br />
medio-grandi si conclude entro i sei e<br />
i dodici mesi, si arriva a durate maggiori<br />
solo nei processi epocali come quello per<br />
<strong>il</strong> fallimento di Swissair. La garanzia delle<br />
nostre norme procedurali è che, soprattutto<br />
quando è richiesto l’arresto, e quindi<br />
la carcerazione preventiva, i tempi di evasione<br />
dell’inchiesta sono estremamente<br />
celeri. Perché da noi si rimane in carcere<br />
fino al processo e la carcerazione preventiva<br />
fino all’anno scorso poteva durare al<br />
massimo sei mesi, da quest’anno si è ridotta<br />
a un massimo di tre mesi. Questo significa<br />
che noi magistrati inquirenti dobbiamo<br />
sbrigarci a fare <strong>il</strong> nostro lavoro. Quindi<br />
l’ultimo dei pensieri del magistrato svizzero<br />
è quello di informare la stampa. È l’ultima<br />
delle sue preoccupazioni. Recentemente<br />
la procura di Lugano ha introdotto la<br />
figura dell’addetto stampa proprio per evitare<br />
che i giornalisti ci mettano sotto assedio<br />
con le loro telefonate. Noi siamo occupati<br />
a fare le inchieste.<br />
Come se ne potrebbe uscire?<br />
Ho l’impressione che se l’assetto normativo<br />
e la dotazione in uomini e mezzi<br />
fossero adeguati, nessuno avrebbe interesse<br />
a fare processi mediatici.<br />
Lei la fa fac<strong>il</strong>e…<br />
Sì, ma bisogna rendersi conto che così<br />
la situazione della giustizia è indecente.<br />
Perché chi ci va di mezzo non è tanto <strong>il</strong><br />
signor Berlusconi e le sue signorine, qui<br />
ci va di mezzo la credib<strong>il</strong>ità e l’affidab<strong>il</strong>ità<br />
della giustizia. Chi mai crederà alle sentenze<br />
frutto di inchieste condotte in questo<br />
modo? Ognuno avrà la scusa per dire: se<br />
trattano così <strong>il</strong> premier, figu-<br />
riamoci come sarà trattato <strong>il</strong><br />
privato cittadino. E ogni sentenza<br />
si trasformerà nell’errore<br />
giudiziario del secolo.<br />
Luca Fiore<br />
| | 2 febbraio 2011 | 15
INDEBITE INVESTIGAZIONI SU AMORI, TRASTULLI E BANCHETTI<br />
La secolare civ<strong>il</strong>tà<br />
della denigrazione<br />
Sparlare dei vizi segreti dei governanti per trasformarli in orride<br />
maschere è una tecnica antica quanto <strong>il</strong> mondo. Ne sanno qualcosa<br />
certi imperatori passati alla storia come insidiatori di minorenni<br />
di Giuseppe Zanetto*<br />
La condotta privata di un governante<br />
influisce sull’efficacia della sua azione<br />
politica e quindi sul giudizio che si<br />
deve dare di lui? Secondo Plutarco (I-II secolo<br />
d.C.), sì. Nei Precetti politici lo storico cita<br />
gli esempi opposti di due grandi personaggi<br />
dell’Atene classica, Temistocle e Alcibiade: <strong>il</strong><br />
primo, l’eroe delle Guerre Persiane, quando<br />
entrò in politica, rinunciò alle bevute e alle<br />
gozzoviglie, che erano state fino ad allora la<br />
sua occupazione preferita, perché capì che<br />
una linea di sobrietà l’avrebbe avvantaggiato<br />
nella nuova carriera; Alcibiade, al contrario,<br />
forse <strong>il</strong> più geniale tra gli statisti ateniesi,<br />
fu rovinato dagli scandali provocati dalle<br />
sue intemperanze. Il fatto è – spiega Plutarco<br />
– che gli uomini di Stato non rendono<br />
conto solo delle scelte politiche, «anche<br />
i loro banchetti, i loro amori, le loro nozze,<br />
i loro trastulli e ogni occupazione sono<br />
oggetto di indebite investigazioni».<br />
Su questo tema la riflessione antica torna<br />
spesso, muovendo per lo più da una concezione<br />
“pedagogica” della politica che assim<strong>il</strong>a<br />
<strong>il</strong> popolo a una mandria e <strong>il</strong> governante<br />
a un pastore. Il compito del politico<br />
è ammansire la folla, usando di volta in<br />
volta la fermezza o l’adulazione (<strong>il</strong> bastone<br />
e la carota, in termini moderni). È chiaro<br />
che un “mandriano del popolo” deve dare<br />
<strong>il</strong> buon esempio, perché la massa si fida più<br />
degli occhi che delle orecchie. Seneca spiega<br />
al discepolo Luc<strong>il</strong>io che i potenti della<br />
terra dovrebbero vivere a porte spalancate,<br />
protetti solo dalla loro buona coscienza:<br />
se – come invece accade – si circondano di<br />
riserbo, non è per ragioni di sicurezza, ma<br />
per <strong>il</strong> desiderio di tenere nascosti i loro vizi.<br />
Plinio, lodando l’imperatore Traiano, gli<br />
dice che per lui non vale ciò che vale per gli<br />
altri principi: un’ispezione della sfera privata<br />
non lo esporrebbe al pericolo di scandali,<br />
ma ne esalterebbe la specchiata virtù.<br />
Queste formulazioni però (e molte altre<br />
sim<strong>il</strong>i) sono br<strong>il</strong>lanti esempi di moralismo<br />
16 | 2 febbraio 2011 | |<br />
piegato a fini retorici. Perdono ogni consistenza,<br />
se si accetta una concezione meno<br />
ideologica e più pragmatica della politica<br />
come arte di costruire <strong>il</strong> possib<strong>il</strong>e con <strong>il</strong> possib<strong>il</strong>e.<br />
Se è vero che in politica non si ragiona<br />
in termini di giusto o ingiusto, ma di efficace<br />
o inefficace, allora l’irruzione nel privato<br />
altrui non è qualcosa di lecito o <strong>il</strong>lecito,<br />
ma semplicemente una delle opzioni<br />
praticab<strong>il</strong>i. Di fatto, la denigrazione dell’avversario<br />
attraverso la denunzia dei suoi vizi<br />
privati (quindi la costruzione di una sua<br />
maschera “orrida”), è una prassi consolidata,<br />
praticata da secoli. Vediamone qualche<br />
esempio: è un discorso tra storia e letteratura,<br />
che può divertire, oltre che istruire.<br />
Punto di partenza è l’Atene del V e del IV<br />
secolo a.C., <strong>il</strong> grande laboratorio della poli-<br />
Qui sotto, maschera antiberlusconiana.<br />
A destra, maschera di satiro, II secolo d.C.<br />
Nella commedia greca <strong>il</strong> moderato Nicia è un<br />
bacchettone p<strong>il</strong>otato dai preti; Cleone, radicale,<br />
a parole si preoccupa dei meno abbienti, ma in<br />
realtà li appesta coi liquami della sua pelletteria<br />
tica occidentale. La democrazia<br />
ateniese prevede lo scontro<br />
diretto e personale tra i<br />
“demagoghi” (cioè i capipopolo),<br />
che si affrontano in<br />
assemblea propugnando ciascuno<br />
la propria linea. Data<br />
la natura del dibattito, che<br />
avviene davanti all’intera cittadinanza<br />
e comporta una decisione<br />
immediata, non ci sono<br />
le condizioni per una riflessione<br />
approfondita: prevale l’oratore che<br />
più impressiona l’uditorio.<br />
Nasce l’identità parallela<br />
Ogni mezzo è buono: grida, promesse,<br />
bugie, sceneggiate; e la denigrazione<br />
dell’avversario è largamente<br />
praticata. Anzi, va a finire<br />
che di certi politici (i più influenti,<br />
di norma) si crea un’identità<br />
parallela, costruita sulle ricorrenti<br />
maldicenze dei nemici. Noi<br />
conosciamo queste “maschere”<br />
soprattutto dalle commedie: i<br />
poeti comici infatti sono politicamente<br />
schierati, e sostengono <strong>il</strong><br />
loro partito attaccando i capi delle<br />
fazioni avversarie. Così Nicia, un<br />
rappresentante della corrente moderata, è<br />
presentato come un bacchettone che crede<br />
ai miracoli e si lascia p<strong>il</strong>otare dai preti; Cleone,<br />
dell’ala radicale, secondo la commedia è<br />
uno che a parole si preoccupa dei ceti meno<br />
abbienti, ma in realtà li appesta con i liquami<br />
della sua fabbrica di pelletteria.<br />
Qualche decennio più tardi la stessa<br />
situazione si ripropone quando F<strong>il</strong>ippo<br />
di Macedonia cresce in potenza e diventa<br />
l’arbitro della politica greca. Ad Atene si<br />
formano due fazioni, l’una<br />
favorevole e l’altra contraria<br />
all’alleanza con la Macedonia.<br />
Il capo del partito<br />
antimacedone è Demostene,<br />
un maestro dell’arte orato-
Foto: AP/LaPresse<br />
ria. I discorsi<br />
di Demostene potrebbero essere presi a<br />
modello da molti giornalisti di oggi, per<br />
l’efficacia della scrittura (e della mistificazione).<br />
F<strong>il</strong>ippo, una delle figure più intriganti<br />
della storia antica, nella demonizzazione<br />
di Demostene diventa un soldataccio<br />
semianalfabeta che parla a mala pena <strong>il</strong><br />
greco – aveva studiato nelle migliori scuole<br />
di Atene! – e, da barbaro qual è, pensa solo<br />
al vino e alle donne.<br />
Ma <strong>il</strong> vero campione di questa tendenza<br />
è lo storico latino Tacito, che ci ha lasciato<br />
un capolavoro di scrittura partigiana.<br />
Negli Annali Tacito racconta la storia di<br />
Roma da Tiberio a Nerone, facendo perno<br />
sulla figura dei principi che si succedono<br />
al potere. Con perfida ab<strong>il</strong>ità, orienta i<br />
BUNGA BUNGA SHOW PRIMALINEA<br />
TACITO PARTIGIANO<br />
Negli Annali Tacito, con<br />
perfida ab<strong>il</strong>ità, ritaglia i<br />
fatti in modo da far apparire<br />
la dinastia giulio-claudia<br />
(da Tiberio a Nerone)<br />
come una successione di<br />
imperatori perversi<br />
FILIPPO IL MACEDONE<br />
F<strong>il</strong>ippo, una delle figure<br />
più intriganti dell’antichità,<br />
grazie a Demostene diventa<br />
un soldataccio barbaro<br />
semianalfabeta. Eppure<br />
aveva studiato nelle<br />
migliori scuole di Atene<br />
fatti e ne ritaglia l’esposizione, in modo<br />
da costruire i ritratti indimenticab<strong>il</strong>i di<br />
cinque personalità perverse. Si comincia<br />
da Augusto (l’opera prende le mosse<br />
dalla sua morte), di cui lo storico fa un<br />
“processo”, fingendo di riferire i discorsi<br />
che su di lui circolavano a Roma. È<br />
poi la volta di Tiberio, ambiguo, crudele,<br />
invidioso: Tacito lo accusa di vari<br />
omicidi, e insiste sulle dissolutezze consumate<br />
nella v<strong>il</strong>la di Capri. Non tocca di<br />
meglio a Caligola, un pazzo avido di sangue<br />
e depravato, né a Claudio, un ometto<br />
debole di gambe e di cervello, patetico insidiatore<br />
di ragazze minorenni.<br />
La condanna di Nerone<br />
L’ost<strong>il</strong>ità di Tacito per la dinastia giulio-claudia<br />
ha ragioni politiche: da buon conservatore,<br />
lo storico è contrario all’ecumenismo<br />
inaugurato da Augusto e perfezionato da<br />
Nerone. Proprio Nerone è <strong>il</strong> suo bersaglio<br />
preferito. La demolizione del personaggio è<br />
totale; Nerone, nel racconto di Tacito, è un<br />
irresponsab<strong>il</strong>e, inebriato di potere e convinto<br />
di potersi permettere qualsiasi eccesso: si<br />
esibisce come musicista e cantante, sfidando<br />
<strong>il</strong> ridicolo; manda a morte i fam<strong>il</strong>iari più<br />
stretti; dà alle fiamme Roma (almeno, lo storico<br />
non smentisce questa versione dei fatti),<br />
per godere lo spettacolo dell’incendio e<br />
cantare la rovina di Troia. Nerone fu particolarmente<br />
sfortunato. Al ritratto negativo<br />
degli Annali (opera destinata a una larghissima<br />
fortuna) si aggiunse l’azione dei cristiani.<br />
L’imperatore, per allontanare da sé le<br />
accuse di chi gli imputava l’incendio della<br />
città, pensò di far cadere i sospetti sulla nuova<br />
“setta religiosa” che si andava formando,<br />
e diede <strong>il</strong> via alla persecuzione. La tradizione<br />
cristiana lo considera perciò una sorta di<br />
Anticristo: così si spiega la condanna che ha<br />
accompagnato Nerone nei secoli, fino a Quo<br />
vadis? e a Hollywood. Nel suo caso, laici e<br />
credenti cantano la stessa canzone.<br />
*professore ordinario di Lingua e letteratura<br />
greca presso l’Università statale di M<strong>il</strong>ano<br />
| | 2 febbraio 2011 | 17
CONFIDENZE DI UN CATTOLICO MILITANTE E BERLUSCONIANO<br />
Non si spiano le telefonate<br />
per giudicare una coscienza<br />
di Renato Farina<br />
Il Diavolo Della Tasmania passa per un caTTolico m<strong>il</strong>iTanTe. Non sa cosa vuol dire, ma<br />
questa è la definizione che passa <strong>il</strong> mercato. Cattolico m<strong>il</strong>itante e berlusconiano.<br />
Una razza di cui ci si interessa solo quando si può usare come pistola contro<br />
<strong>il</strong> nemico politico. Mettiamo insieme leggi e mozioni meravigliose (esagero) e non ci<br />
f<strong>il</strong>a nessuno. Improvvisamente diventiamo gente da intervistare se risulta che Berlusconi<br />
fa feste ad Arcore. Ovvio: si spera in una condanna morale del premier, che<br />
avrebbe peso politico se viene da gente della sua parte. Se uno non lo fa, si entra nella<br />
categoria dei complici che reggono <strong>il</strong> sacco a Don Giovanni mentre rapisce chiunque<br />
purché porti la gonnella. Mi oppongo. I cattolici non è che abbiano un’attitudine morale<br />
maggiore degli altri. La tensione morale è di ogni uomo che sia tale. Dunque non<br />
vedo perché farci depositari in esclusiva di fulmini e saette contro i peccatori. Sem-<br />
mai la nostra specialità è la consapevolezza del peccato originale e della<br />
misericordia, perché ciascuno di noi è stato educato a sapere chi è e del<br />
bisogno di salvezza. Niente da fare: devi rispondere. Qui provo a confidarmi<br />
con voi, lettori amici, dicendo i miei pensierini elementari.<br />
1. I dieci comandamenti valgono per tutti. Guai a diminuirne <strong>il</strong> numero<br />
per compiacere <strong>il</strong> capo abrogando <strong>il</strong> sesto. Ma anche <strong>il</strong> decimo,<br />
non desiderare la roba d’altri (sia pure <strong>il</strong> governo), vale eccome.<br />
2. Che diritto ho io di giudicare la coscienza degli altri? Nessuno. Si<br />
possono giudicare i comportamenti. E io ho per ora una sola certezza: che <strong>il</strong> comportamento<br />
immorale è quello della procura di M<strong>il</strong>ano. Neanche dei pm giudico la<br />
coscienza, ma i comportamenti sono rivendicati. E si vede benissimo come una telefonata<br />
innocente sia diventata <strong>il</strong> pretesto per scrutare la vita di un uomo.<br />
3. Mi si dice: guardi <strong>il</strong> dito sporco invece che la luna che esso indica. Balle. In questo<br />
caso non ho <strong>il</strong> diritto di guardare la luna: è come leggere una lettera che non ho<br />
<strong>il</strong> diritto di aprire. Per me non esiste. Quel dito è una pistola che indicando uccide.<br />
4. Si critica <strong>il</strong> modello di vita di B. e <strong>il</strong> fatto che questo è un esempio negativo per<br />
tutti. La preoccupazione è giusta. Si rifletta: chi amplifica tutto questo e se ne compiace?<br />
A che scopo? Si vuole far credere che <strong>il</strong> sostegno politico a B sia di per sé un<br />
consenso al suo modo di intendere <strong>il</strong> sesso e <strong>il</strong> rapporto con le donne, così da rendere<br />
immorale <strong>il</strong> voto per lui. Un’operazione immorale, una truffa, una confusione delle<br />
essenze. Berlusconi è stato ed è, a dispetto dei moralisti, l’antemurale Christianitatis<br />
dinanzi alla dittatura del relativismo, in fatto di leggi e di pratica di governo.<br />
5. Il moralismo è l’uso della morale a fini politici. È la negazione della morale, la<br />
quale è disinteressata, non è l’arte di picchiare <strong>il</strong> pugno sul petto degli altri.<br />
6. Di certo esiste oggi la necessità di una testimonianza di vita dedicata con serietà<br />
a un ideale, dove <strong>il</strong> rapporto tra le persone, ivi compresa la sessualità, sia segnata<br />
da un rispetto profondo, e dalla considerazione del bene dell’altro.<br />
7. Dire questo però in riferimento alle serate di B. è molto comodo e deresponsab<strong>il</strong>izzante.<br />
È <strong>il</strong> solito metodo per cui si individua nel comportamento di un altro la<br />
causa dei nostri guai. Uno spettacolo costruito da falsari.<br />
8. Qualcuno, credo fosse Solzenicyn, spiegò che l’errore degli intellettuali russi<br />
consistette nelle due domande da cui partirono (per arrivare ai gulag): 1) Che fare?<br />
2) Di chi è la colpa?<br />
9. Invece quelle necessarie sono: 1) Chi siamo? 2) In che cosa veramente crediamo?<br />
10. Signore, abbi pietà di noi, che siamo peccatori.<br />
IL DIAVOLO<br />
DELLA<br />
TASMANIA<br />
DENTRO<br />
IL PALAZZO<br />
Mi si dice: guardi <strong>il</strong> dito sporco<br />
invece che la luna che esso indica.<br />
Balle. Non ho <strong>il</strong> diritto di guardare<br />
la luna: è come leggere una lettera<br />
che non ho <strong>il</strong> diritto di aprire<br />
| | 2 febbraio 2011 | 19
INTERNI MA QUALE DOLCE MORTE<br />
Un esercito<br />
invisib<strong>il</strong>e<br />
di guerrieri<br />
Libertà è scegliere come morire o lottare per vivere?<br />
La storia del battagliero Bruno e quelle di altri<br />
malati come lui. “Vegetali” capaci di commuovere<br />
anche la più accanita delle platee pro eutanasia<br />
Domenica 16 gennaio presso <strong>il</strong> Teatro<br />
F<strong>il</strong>odrammatici di M<strong>il</strong>ano si è svolto<br />
un happening teatrale disegnato<br />
attorno al “Testamento biologico”. L’appuntamento,<br />
organizzato dal Dipartimento<br />
diritti del Pd, ha visto salire sul palco <strong>il</strong><br />
senatore Ignazio Marino, Beppino Englaro e<br />
molti esponenti dell’establishment m<strong>il</strong>anese<br />
del Partito democratico.<br />
Un evento creato con l’intento di portare<br />
in scena testimonianze e voci a sostegno<br />
dell’esigenza di legiferare sul fine vita.<br />
“Libertà” è stato <strong>il</strong> termine che con più insistenza<br />
è stato ripetuto, sotto forma di rappresentazione<br />
artistica, sul palco del teatro.<br />
Libertà di scegliere la “dolce e calda morte”,<br />
possib<strong>il</strong>ità di farsi protagonisti della propria<br />
dipartita, necessità di esercitare la propria<br />
autodeterminazione.<br />
Non è stato fac<strong>il</strong>e, per chi, come <strong>il</strong> sottoscritto,<br />
è andato per mesi a incontrare<br />
uomini e donne, che pur in condizioni<br />
“limite” hanno deciso di lottare quotidianamente<br />
per <strong>il</strong> rispetto del loro diritto di vivere,<br />
ritrovarsi immerso in una rappresentazione<br />
sorretta da un’idea ma drammaticamente<br />
svincolata dalla realtà. Superare<br />
l’ostacolo di quella pretesa astratta, è stato<br />
come percorrere un sentiero su un terreno<br />
irreale. Due ore di spettacolo, centoventi<br />
minuti, dove l’immagine più emblematica<br />
è sembrata dispiegarsi nella disperazione di<br />
chi vuole sfuggire dal dolore, dalla sofferenza,<br />
dalla fatica di vivere in questo mondo.<br />
Va dato atto, al regista dell’evento, di<br />
aver voluto con ostinata insistenza, farmi<br />
salire sul palco per portare una narrazione<br />
differente. Così, dentro una raffigurazione<br />
dove <strong>il</strong> diritto di scegliere “la fine” sem-<br />
20 | 2 febbraio 2011 | |<br />
brava l’unica interpretazione possib<strong>il</strong>e, hanno<br />
fatto breccia le parole di Daniela, affetta<br />
da locked-in syndrome, raccontata nel mio<br />
libro Vivi (Lindau), che per sei mesi è stata<br />
erroneamente considerata in stato vegetativo,<br />
quando invece sentiva, percepiva, ascoltava<br />
ogni cosa. «Sono viva, voglio vivere»,<br />
parole che appartengono alla più naturale<br />
volontà umana, ma che in quel contesto<br />
sembravano parole aliene dentro un mondo<br />
sospeso in un’altra dimensione, quella<br />
dei princìpi e delle buone idee.<br />
Ho sentito un applauso vero al termine<br />
della mia narrazione anche da parte di<br />
quei m<strong>il</strong>itanti piddini che avevano affollato<br />
<strong>il</strong> teatro per rivendicare un diritto negato.<br />
Dopo parole e parole, seppur edulcorate<br />
dal verbo “scegliere”, che riconducono al<br />
concetto di “morte”, gli uomini hanno bisogno<br />
di segnali di speranza, di un viso lieto<br />
nella lotta, di persone che combattono per<br />
la vita. Tutti gli uomini, di destra o sinistra,<br />
credenti o meno. Coloro che si fermano alla<br />
soglia non sono le persone reali, ma la casta<br />
dei poteri, i professionisti dell’astrazione.<br />
Con le parole di Daniela ho portato sul<br />
palco con me tutte le storie che sto cercando<br />
di far conoscere. La forza di Massim<strong>il</strong>iano<br />
risvegliatosi dopo dieci anni in cui è stato<br />
considerato un “tronco morto”, la fatica<br />
e l’ostinazione di Claudio affetto da Sla, di<br />
Giulia e Giovanni che non dovevano neppure<br />
nascere, di Egle colpita da una malattia<br />
Sono loro gli anticonformisti, coloro che hanno<br />
bisogno di essere sostenuti nella lotta<br />
per la rivendicazione di un diritto formalmente<br />
già garantito, ma inapplicato: quello alla cura<br />
rarissima e di Oscar che, da quindici anni,<br />
vive a casa in stato vegetativo curato da<br />
un’indomita madre. Uomini e donne, vive<br />
nonostante condizioni estremamente invalidanti.<br />
Narrazioni che non possono lasciare<br />
indifferenti perché rifuggono dalle fac<strong>il</strong>i<br />
conclusioni televisive, dal già sentito e<br />
visto. Sono loro gli anticonformisti, coloro<br />
che hanno bisogno di essere sostenuti nella<br />
lotta per la rivendicazione di un diritto che<br />
formalmente è già garantito, ma inapplicato:<br />
quello alla cura.<br />
Il diritto di cittadinanza<br />
Assistenza domic<strong>il</strong>iare, accesso a tutti gli<br />
aus<strong>il</strong>i disponib<strong>il</strong>i, abbattimento della burocrazia,<br />
sono oggi i veri diritti negati.<br />
Mi piace chiamarlo diritto di cittadinanza.<br />
Per condurre la lotta, però, è necessario<br />
uscire da quel limbo suggestivo ma<br />
fittizio in cui una certa coltura dominante<br />
vuole cacciarci. In verità, al cospetto del<br />
reale l’astrazione soccombe, perde la sua<br />
seduzione dialettica. Possiamo discutere<br />
per ore, elaborare la miglior sintesi possib<strong>il</strong>e,<br />
ma al cospetto della narrazione quotidiana,<br />
nulla possono fare tesi e antitesi.<br />
«La stanza di un ammalato è uno dei<br />
posti più belli al mondo», così mi aveva<br />
detto Tiziana Lai moglie di un uomo<br />
affetto da Sla, che ho raccontato nel mio<br />
libro. Nel mese di dicembre sono andato<br />
a trovarlo a Sanluri, un piccolo centro del<br />
Medio Campidano in Sarde-<br />
gna. Bruno Leanza oggi vive<br />
a casa, grazie a un vent<strong>il</strong>atore<br />
meccanico e a un sondino<br />
che gli permette di alimentarsi.<br />
Muove solo gli occhi,<br />
Foto: AP/LaPresse
Foto: AP/LaPresse<br />
con cui comunica col mondo e naviga in<br />
Internet. Attorno a lui, una comunità di<br />
uomini e donne semplici, tenaci, fieri della<br />
loro identità.<br />
Ero lì per presentare <strong>il</strong> mio “lavoro” e<br />
mi hanno accolto come un amico arrivato<br />
dal profondo nord per fare festa, gioire<br />
assieme a loro, combattere la miglior battaglia<br />
possib<strong>il</strong>e, quella per la vita. Noi sappiamo<br />
poco. Noi giornalisti, scrittori, preti,<br />
politici, confondiamo spesso le nostre<br />
idee con <strong>il</strong> reale.<br />
Attorno al letto di Bruno, ho visto la<br />
vita dispiegarsi, lì accanto, assieme a lui,<br />
si è scherzato, mangiato, discusso. La bassa<br />
morale, <strong>il</strong> buonismo, la falsa pietà, sono<br />
affari per opinionisti da salotto. Se vogliamo<br />
comprendere oltre l’iconografia della<br />
sofferenza, dobbiamo impastarci con la<br />
realtà. Dentro l’esperienza quotidiana, tal-<br />
IN PARLAMENTO<br />
La sentenza di morte<br />
L’8 ottobre 2008 la<br />
Corte d’Appello conferma<br />
l’autorizzazione<br />
alla sospensione di<br />
alimentazione e idratazione<br />
per Eluana<br />
Englaro. Il 6 febbraio<br />
2009 l’équipe che<br />
segue <strong>il</strong> caso presso la<br />
“La Quiete” di Udine<br />
annuncia l’avvio della<br />
progressiva riduzione<br />
dell’alimentazione.<br />
Eluana muore <strong>il</strong> 9 febbraio<br />
2009.<br />
La prima proposta<br />
In quei giorni <strong>il</strong> governo<br />
Berlusconi tenta di<br />
impedire l’attuazione<br />
della sentenza con un<br />
decreto e poi con un<br />
ddl, nonostante le perplessità<br />
di Napolitano.<br />
Dopo la morte di<br />
Eluana le proposte<br />
vengono ritirate in<br />
cambio della discussione<br />
di una legge che<br />
disciplini i cosiddetti<br />
casi di fine vita.<br />
Il male minore<br />
A febbraio in Senato<br />
ricomincerà la discussione<br />
sul Ddl Calabrò,<br />
elaborato proprio<br />
per escludere nuovi<br />
“casi Englaro” e nuove<br />
“invasioni di campo”<br />
da parte dei giudici.<br />
Alimentazione e<br />
idratazione artificiali<br />
non potranno essere<br />
oggetto di Dichiarazione<br />
anticipata di trattamento,<br />
in quanto<br />
forme di sostegno vitale,<br />
la cui sospensione si<br />
configurerebbe come<br />
eutanasia passiva.<br />
volta amara, c’è la voglia di onorare <strong>il</strong> senso<br />
dell’esistenza. Ognuno con una modalità<br />
differente, con la propria storia personale.<br />
A sostenere ogni lotta, l’unico antidoto:<br />
<strong>il</strong> pensiero affettivo. Le famiglie degli<br />
ammalati si ritrovano spesso abbandonate.<br />
In molte situazioni viene negato loro<br />
anche <strong>il</strong> minimo diritto di cittadinanza,<br />
ossia l’assistenza domic<strong>il</strong>iare, gli aus<strong>il</strong>i<br />
indispensab<strong>il</strong>i per una qualità della vita<br />
compatib<strong>il</strong>e con la loro disab<strong>il</strong>ità.<br />
Bruno ha la fortuna di avere attorno a sé<br />
una famiglia solida, amici che sotto la sua<br />
regia provano ogni settimana i canti della<br />
tradizione sarda attorno al suo letto. Il suo<br />
sorriso vale m<strong>il</strong>le tavole rotonde e discorsi<br />
sulla libertà. «Io sono felicissimo di vivere<br />
anche con la Sla», mi dice comunicando<br />
attraverso una tabella dove le sue pup<strong>il</strong>le<br />
scorrono veloci. «Sono un perfetto sco-<br />
A destra, Ignazio<br />
Marino, senatore del<br />
Partito democratico.<br />
Sotto, Beppino<br />
Englaro, padre<br />
di Eluana, deceduta<br />
<strong>il</strong> 9 febbraio 2009.<br />
A sinistra, due<br />
immagini di Bruno<br />
Leanza, affetto da<br />
Sla: insieme al suo<br />
coro polifonico sardo<br />
e con la figlia e una<br />
amica di famiglia<br />
nosciuto perché questa malattia finisce sui<br />
giornali solo se si discute di eutanasia e siccome<br />
io sono un guerriero della vita, non<br />
sono mai salito agli onori delle cronache.<br />
La verità è che voler vivere non fa notizia».<br />
Noi sani, sappiamo poco. Anche in buona<br />
fede, non riusciamo a comprendere ciò<br />
che possiamo solo ipotizzare. È necessario<br />
entrare in una stanza di un ammalato.<br />
Bruno da più di cinque anni non esce dalla<br />
sua stanza, ma segue, attraverso le nuove<br />
tecnologie, ogni iniziativa che lo riguardi.<br />
Il coro di Bruno<br />
Così anche durante la presentazione del<br />
libro, era presente, collegato con una webcam<br />
da casa. Una platea partecipe gli ha<br />
più volte riconosciuto un applauso vero e<br />
sentito. Tra i presenti anche l’ex presidente<br />
della Regione Sardegna, Renato Soru. I due<br />
si conoscevano da ragazzi, poi si sono persi<br />
di vista. Sollecitato a intervenire, l’autorevole<br />
esponente del Pd si è alzato, ha fatto<br />
quattro passi in avanti, preso <strong>il</strong> microfono<br />
e donato agli astanti <strong>il</strong> suo pensiero: «Io<br />
non intendo dire nulla, voglio solo ricordare<br />
che Bruno da giovane era davvero bravo<br />
a giocare a ping pong». Gelo in sala, qualche<br />
secondo di s<strong>il</strong>enzio e poi a salvare la<br />
situazione è intervenuto <strong>il</strong> coro polifonico<br />
sardo, guidato proprio da Bruno, che ha<br />
saputo riportare un po’ di calore in sala.<br />
Vengono i brividi lungo la schiena a<br />
pensare che tra qualche settimana in Parlamento<br />
si discuterà proprio di testamento<br />
biologico. C’è da sperare che dall’una e<br />
dall’altra parte, nessuno con tanta sensib<strong>il</strong>ità<br />
sia presente nell’aula di Montecitorio.<br />
Fabio Cavallari<br />
| | 2 febbraio 2011 | 21
INTERNI COME TI BATTO LE COSCHE<br />
L’antimafia<br />
è un’impresa<br />
C’è chi usa la ribalta mediatica per lanciare<br />
pubbliche denunce che finiscono per fare <strong>il</strong> gioco<br />
della ’ndrangheta. E c’è chi attacca la logica del<br />
pizzo semplicemente facendo <strong>il</strong> proprio dovere.<br />
La rete delle aziende calabresi che sfidano <strong>il</strong> racket<br />
Lo scorso 14 maggio i riflettori di Annozero<br />
si sono accesi su Buccinasco,<br />
paesotto a sud est di M<strong>il</strong>ano, al centro<br />
di alcune inchieste su inf<strong>il</strong>trazioni della<br />
’ndrangheta nell’economia. La ribalta concessa<br />
ai clan da Michele Santoro aveva uno<br />
scopo preciso: denunciare, come ha spiegato<br />
lo stesso conduttore, che <strong>il</strong> governo Berlusconi<br />
mentiva snocciolando i risultati del<br />
contrasto alla criminalità organizzata (proprio<br />
pochi giorni prima, a Reggio Calabria,<br />
era stato arrestato l’ennesimo superlatitante,<br />
<strong>il</strong> “capo dei capi” della ’ndrangheta reggina<br />
Giovanni Tegano: si era a quota 360 latitanti<br />
catturati e 11 m<strong>il</strong>iardi di euro di beni<br />
sequestrati in due anni). Come testimonial<br />
della sua denuncia, Santoro ha scelto proprio<br />
un imprenditore di Buccinasco, Maurizio<br />
Luraghi. Il quale ha approfittato del<br />
microfono per denunciare di essere stato<br />
vittima della cosca Barbaro-Papalia, che lo<br />
costringeva a pagare <strong>il</strong> pizzo. Né Santoro né<br />
<strong>il</strong> cronista che porgeva <strong>il</strong> microfono a Luraghi<br />
si sono preoccupati di approfondire la<br />
storia dell’imprenditore, dal momento che<br />
quest’ultimo semplicemente – ha concluso<br />
Santoro – incarnava l’idea che la mafia<br />
non la debella proprio nessuno. E dire che<br />
sarebbe bastato fare un salto al Tribunale di<br />
M<strong>il</strong>ano, dove proprio in quei giorni era in<br />
22 | 2 febbraio 2011 | |<br />
corso un processo contro i Barbaro-Papalia<br />
e lo stesso Luraghi, con clamorose testimonianze<br />
e prove documentali. Solo un mese<br />
dopo quel momento di gloria ad Annozero,<br />
Luraghi è entrato nella storia come <strong>il</strong> primo<br />
imprenditore del Nord che da vittima si è<br />
trasformato in complice delle ’ndrine: condannato<br />
per associazione mafiosa.<br />
«Ho molto lavoro, devo sbrigarmi»<br />
Al processo è stato provato che, dopo un<br />
rapido calcolo di convenienze, Luraghi, con<br />
la sua azienda ed<strong>il</strong>e pulita, aveva accettato<br />
di fare da “testa di ponte” per le piccole<br />
aziende dei Barbaro-Papalia, in cambio<br />
di tangenti. Un caso esemplare è l’appalto<br />
per <strong>il</strong> quartiere residenziale “Buccinasco<br />
più”, vinto malgrado un’offerta più alta di<br />
500 m<strong>il</strong>a euro rispetto a quella dei concorrenti.<br />
Gli edifici furono costruiti su terreni<br />
usati come discarica abusiva di Eternit e<br />
idrocarburi dagli stessi Barbaro, e Luraghi li<br />
avrebbe rivenduti a prezzi gonfiati. È emerso<br />
anche che Luraghi aveva intimidito altri<br />
imprenditori che non obbedivano ai diktat<br />
suoi e dei Barbaro, presentandosi orgogliosamente<br />
come mafioso. Per Annozero<br />
c’è l’aggravante della recidiva perché, con<br />
le stesse dinamiche, Santoro ha riportato<br />
sull’altare televisivo Maurizio Luraghi dopo<br />
la condanna: e quello di nuovo si è difeso<br />
senza che nessuno obietasse nulla. Vien da<br />
chiedersi chi ha usato chi: se la trasmissione<br />
un imprenditore colluso, pur di dimostrare<br />
una tesi; o, viceversa, <strong>il</strong> connivente di un<br />
clan la trasmissione, per ripulirsi l’immagine.<br />
A chi giova, se non alla mafia, <strong>il</strong> tentativo<br />
di demolizione mediatica di tutto quello<br />
che lo Stato fa per contrastarla? E cosa significa<br />
veramente contrasto alla mafia?<br />
Rocco Mangiardi è <strong>il</strong> proprietario di<br />
un negozio di autoricambi a Lamezia Terme<br />
(Vv). È la lunga via del Progresso l’arte-
I tre imprenditori calabresi Gaetano Saffioti<br />
(a sinistra), Armando Caputo (qui sopra,<br />
durante la visita del console tedesco che vuole<br />
portare in Germania la sua idea di una rete di<br />
aziende antiracket), Rocco Mangiardi (in alto)<br />
ria commerciale della cittadina, ed è pure<br />
<strong>il</strong> regno della ’ndrina Giampà. È su questa<br />
strada che nel 2000 Mangiardi ha aperto<br />
<strong>il</strong> suo negozio; all’inizio lavorava solo lui,<br />
oggi è arrivato a sei dipendenti. È un calabrese<br />
“low prof<strong>il</strong>e”: frasi secche, tanti fatti.<br />
«Ho molto lavoro, devo sbrigarmi», ripete<br />
mentre racconta a <strong>Tempi</strong> di come è diventato<br />
<strong>il</strong> primo imprenditore in Calabria che<br />
in un’aula di tribunale ha accusato <strong>il</strong> boss<br />
che gli chiedeva <strong>il</strong> pizzo. Non aspirava a<br />
diventare un eroe, quando ha denunciato:<br />
«Ho pensato a mio padre», spiega come<br />
nulla fosse. «Lui era emigrato a Torino, perché<br />
nel suo paese anche per avere la farina<br />
si doveva chiedere favori al sindaco mafioso.<br />
Lui non ha voluto cedere, e perciò mi<br />
ricordo che quando ero piccolo siamo finiti<br />
a vivere, insieme ad altri operai, in una<br />
mansarda piemontese. Siccome i soldi erano<br />
pochi, <strong>il</strong> cibo lo mettevamo in comune.<br />
Poi sono tornato in Calabria, ma quello<br />
che mio padre mi ha lasciato in eredità<br />
è <strong>il</strong> disprezzo per la prepotenza, ed è quello<br />
che voglio lasciare ai miei tre figli. Ecco<br />
a cosa pensavo quando ho denunciato. Che<br />
io non pagherò mai le ’ndrine, perché preferisco<br />
usare i miei soldi per assumere un<br />
nuovo dipendente». Testardo orgoglio calabrese.<br />
«Penso che vivere nella paura semplicemente<br />
non porti da nessuna parte».<br />
«Da mio padre ho<br />
L’odissea di Mangiardi è ini-<br />
ereditato <strong>il</strong> disprezzo ziata nel 2000: la prima volta<br />
che i Giampà gli chiesero <strong>il</strong> piz-<br />
per la prepotenza, ed è<br />
zo pretendevano 40 m<strong>il</strong>ioni di<br />
quello che voglio lasciare lire. «Era un modo per impressio-<br />
ai miei tre figli. Non narmi. Poco dopo una persona<br />
pagherò mai le ’ndrine, passò in negozio e pretese una<br />
perché preferisco usare fornitura gratuita per una Golf<br />
da 350 m<strong>il</strong>a lire. Dovevo piegar-<br />
i miei soldi per assumere<br />
mi, e io stavo zitto. La settimana<br />
un nuovo dipendente»<br />
successiva, arrivò una specie di<br />
armadio di 35 anni. Si fece consegnare<br />
l’incasso della giornata: “Se non mi<br />
dai i soldi, brucio tutto”, e via altre 250 m<strong>il</strong>a<br />
lire. Finché, nell’estate del 2006, non ricomparve<br />
un tizio. Stavolta mi chiese una tangente<br />
mens<strong>il</strong>e: “Per metterti a posto, sono<br />
1.200 euro al mese”. Uno stipendio». All’inizio<br />
Mangiardi voleva solo prendere tempo.<br />
Chiese addirittura di incontrare <strong>il</strong> boss<br />
Pasquale Giampà, gli contropropose 250<br />
euro al mese. «Mi rispose: “Vedi che io non<br />
ne chiedo elemosina. In via del Progresso<br />
pagano tutti, dalla a alla z”». Il commerciante<br />
in quel periodo ricevette una lettera anonima:<br />
qualcuno gli diceva che altri commercianti<br />
della zona si riunivano per discutere<br />
dei loro problemi. Alla fine andò a vedere,<br />
con un amico. «Ancora oggi sono “riunioni<br />
carbonare”, in posti sempre diversi, un po’<br />
di nascosto…», scherza Mangiardi.<br />
Il primo dei “carbonari”<br />
Quella prima volta si è trovato di fronte a 30<br />
commercianti che come lui non ne potevano<br />
più. Non gli è parso vero: dentro di sé aveva<br />
già deciso di denunciare, la riunione è stata<br />
decisiva per arrivare a fare <strong>il</strong> passo. Oggi<br />
vive sotto scorta, perché è anche grazie a lui<br />
che Pasquale Giampà è stato arrestato, processato<br />
e condannato (in due gradi di giudizio).<br />
Fino al caso Mangiardi non era mai<br />
successo che le accuse di racket risuonassero<br />
in un’aula di tribunale, ma all’imprenditore<br />
non piace parlare di date storiche o di<br />
eroismi. Quel giorno lo ricorda per un altro<br />
motivo: «Vennero gli amici dell’associazione<br />
antiracket, si portarono pure le famiglie,<br />
per esprimermi sostegno. Erano 60 persone,<br />
lì con me. Tante volte penso a chi si trova di<br />
fronte ai suoi aguzzini, da solo. Io giro con la<br />
scorta, ma mi sento libero. È piegare la testa<br />
a quelli che ti vogliono portare via quel che<br />
sei, che toglie la libertà».<br />
Non è che Mangiardi abbia i paraocchi:<br />
dice che ci sono tanti commercianti che<br />
pagano per connivenza. Ma anche che qualcosa<br />
si muove. Non è <strong>il</strong> numero delle denunce.<br />
È quella curiosa catena di “carbonari”, di<br />
imprenditori che si incontravano di nascosto<br />
e ora non hanno più paura di sostenersi.<br />
Una novità che emerge anche dal racconto<br />
di Armando Caputo, che sempre a Lamezia<br />
è proprietario di un’azienda agricola insieme<br />
ai fratelli. Da quei 35 ettari di terra ereditati<br />
dal padre, ogni anno i Caputo pro-<br />
| | 2 febbraio 2011 | 23
INTERNI COME TI BATTO LE COSCHE<br />
ducono 400 quintali d’olio e 800 quintali<br />
di agrumi. Tra l’argento degli ulivi secolari<br />
piantati dalla famiglia e <strong>il</strong> rosso delle<br />
arance, negli anni Novanta arrivarono quelli<br />
del clan Giampà: «Compari, vi dovete mettere<br />
a posto», dissero. Ogni volta che Caputo<br />
rispondeva no, tutti gli investimenti fatti<br />
per la crescita dell’azienda venivano lentamente<br />
mandati in fumo: prima sono state<br />
sradicate le piante appena seminate, poi<br />
incendiati gli ulivi secolari, infine sono stati<br />
fatti trovare dei candelotti “dimostrativi”.<br />
«Fu l’episodio a culmine di un anno e mezzo<br />
di minacce. Chiamavano a casa, apposta<br />
per spaventare le donne di famiglia». L’episodio<br />
che ha pesantemente scosso Caputo,<br />
è stato <strong>il</strong> ritrovamento di alcuni candelotti<br />
nel suo agrumeto: «Gli artificieri dissero<br />
che erano uguali a quelli fatti esplodere<br />
davanti a un negozio. Capii. Chi paga aiuta<br />
la ritorsione verso gli altri. E io non volevo<br />
mettere nei guai altre persone». È stato<br />
tra i primi “carbonari” di Lamezia. «Siamo<br />
diventati amici. È questo sostegno umano<br />
che vince, più di tutto». Alle prime riunioni<br />
erano in tre, ora sono in sessanta e c’è<br />
una lista d’attesa. Lo scorso 21 gennaio <strong>il</strong><br />
console tedesco Cristian Much ha chiesto di<br />
incontrarli. Vuole capire come “importare”<br />
la loro esperienza in Germania.<br />
Per un ch<strong>il</strong>ometro di Salerno-Reggio<br />
Un po’ più a sud, a Palmi, vive e lavora Gaetano<br />
Saffioti. Nel 1981 ha avviato da zero<br />
un’impresa di movimento terra che nel<br />
2002 vantava ben 15 m<strong>il</strong>ioni di euro di fatturato<br />
e 60 operai. Tutto grazie a un durissimo,<br />
appassionante lavoro. Ma a Palmi. Nel<br />
24 | 2 febbraio 2011 | |<br />
IL CASO<br />
DA VITTIMA…<br />
Le denunce in tv<br />
Maurizio Luraghi<br />
(foto a destra),<br />
imprenditore di<br />
Buccinasco, è stato<br />
ospite di Santoro<br />
nelle puntate del<br />
14 maggio e del 9<br />
dicembre 2010: ha<br />
raccontato di essere<br />
vittima della ‘ndrina<br />
Barbaro-Papalia.<br />
A COMPLICE…<br />
La condanna in aula<br />
L’11 giugno 2010<br />
Luraghi è stato condannato<br />
per associazione<br />
mafiosa proprio<br />
con i Barbaro. Aveva<br />
messo la sua impresa<br />
al servizio della famiglia<br />
calabrese.<br />
«Non puoi dire: “Aspetto<br />
la rivoluzione”. Devi<br />
essere tu a muoverti.<br />
Io l’ho fatto pensando<br />
a mio figlio. A come<br />
mi avrebbe guardato,<br />
a cosa io gli sto<br />
insegnando della vita»<br />
movimento terra, <strong>il</strong> settore più inf<strong>il</strong>trato<br />
dalle ’ndrine, mentre ch<strong>il</strong>ometro dopo ch<strong>il</strong>ometro<br />
si costruisce l’A3, la Salerno-Reggio<br />
Calabria. «Si presentavano a tutte le ore,<br />
io preparavo i soldi e li consegnavo a pacchi<br />
di 10 m<strong>il</strong>ioni. Appena mi arrivava un<br />
accredito in banca, cordialmente venivano<br />
a riscuoterne dal 3 al 15 per cento. Per arrivare<br />
dal mio cantiere al porto, si attraversavano<br />
i territori di tre famiglie. Dovevo pagare<br />
una quota a tutte. Tuttavia se compravo<br />
una cava per fare <strong>il</strong> calcestruzzo, non me la<br />
facevano usare: dovevo comprare le materie<br />
prime da loro. Se compravo le macchine,<br />
A sinistra,<br />
Michele Santoro<br />
nello studio di<br />
Annozero.<br />
Qui sotto,<br />
l’imprenditore<br />
di Buccinasco<br />
Maurizio<br />
Luraghi,<br />
condannato<br />
per mafia<br />
a M<strong>il</strong>ano<br />
dovevo lasciarle parcheggiate<br />
e noleggiare invece le loro».<br />
Durante quegli anni, Saffioti<br />
ha taciuto, però intanto<br />
registrava tutti gli incontri<br />
con gli estorsori. Poi accadde<br />
qualcosa che lo smosse: le<br />
’ndrine gli incendiarono un<br />
mezzo, e <strong>il</strong> fratello di Saffioti<br />
rischiò di morire. Così lui<br />
si decise: «È una questione di<br />
dignità. Un imprenditore è qualcuno che si<br />
rende conto che può cambiare qualcosa. È<br />
un fatto di coscienza personale, non puoi<br />
dire: “Aspetto la rivoluzione che verrà”. Devi<br />
essere tu a muoverti in prima persona. Io<br />
l’ho fatto pensando a mio figlio. A come mi<br />
avrebbe guardato, a cosa gli sto insegnando<br />
io della vita». La prima conseguenza della<br />
scelta di Saffioti, a sentirla al di fuori del<br />
circondario di Palmi, sembra la più incredib<strong>il</strong>e.<br />
In Calabria, con tassi di disoccupazione<br />
impressionanti, 55 dei suoi operai si sono<br />
licenziati. Troppa la paura di lavorare per<br />
un uomo che si batte contro le ’ndrine. Poi<br />
è stata la volta delle banche: gli hanno chiuso<br />
i conti, pur se attivi. Poi i fornitori: «Tu sei<br />
un morto che cammina», gli hanno detto in<br />
tanti. Il fatturato è sceso vertiginosamente a<br />
500 m<strong>il</strong>a euro. Per lavorare, oggi, deve andare<br />
all’estero. «Ma io vorrei togliermi la soddisfazione<br />
di fare un ch<strong>il</strong>ometro della Salerno-Reggio<br />
Calabria. Ho offerto i materiali<br />
gratis, ma non mi hanno voluto. Allora io<br />
aspetto: penso che tutto ciò di cui c’è bisogno,<br />
nella quotidiana lotta alla criminalità,<br />
sia semplicemente fare <strong>il</strong> proprio dovere».<br />
Chiara Rizzo<br />
Foto: AP/LaPresse
Foto: AP/LaPresse<br />
IL SENSO DI UNA “GIORNATA”<br />
Non basta un monumento<br />
occorre riconoscere un popolo<br />
di Yasha Reibman<br />
Il Giorno della MeMoria anche<br />
quest’anno è passato,<br />
ma è servito a qualcosa? Si<br />
sono svolte innumerevoli ini-<br />
ziative, concerti, conferenze, mostre, spettacoli<br />
e viaggi sui luoghi dello sterminio degli ebrei<br />
europei per mano dei volenterosi carnefici di<br />
mezza Europa.<br />
la giornata nasce con molti obiettivi e speranze.<br />
Il negazionismo è solo <strong>il</strong> più evidente<br />
pericolo che dobbiamo affrontare, ma forse è<br />
<strong>il</strong> meno pericoloso. La nozione di quanto successo<br />
è abbastanza diffusa ed è diffic<strong>il</strong>e pensare<br />
che le tesi negazioniste, screditate e prive di<br />
A destra,<br />
l’ingresso<br />
del campo di<br />
concentramento<br />
di Auschwitz<br />
voluto da Hitler<br />
per sterminare<br />
<strong>il</strong> popolo ebreo<br />
SE TI<br />
DIMENTICO<br />
GERUSALEMME<br />
fondamento storico, possano fare<br />
breccia. Mi sembrano invece<br />
più concreti altri pericoli.<br />
Il primo, ma anch’esso minore,<br />
è la perdita della memoria di<br />
quanto avvenuto, <strong>il</strong> depositarsi<br />
di una nebbia, come quella che<br />
avvolge i molti stermini e le molte guerre che sono<br />
avvenute nella storia del nostro continente.<br />
Ad altri pericoli potrebbero invece contribuire le<br />
celebrazioni. Un rischio al quale dobbiamo stare<br />
attenti è la monumentalizzazione e la sacralizzazione,<br />
rendere la Shoah qualcosa di così unico da<br />
pensarlo irripetib<strong>il</strong>e e lontano da noi stessi.<br />
Sapere che vi sono state le camere a gas serve<br />
a poco se non si ha la consapevolezza di come si<br />
sia arrivati a quel punto, di cosa abbia prodotto<br />
nel cuore della civ<strong>il</strong>tà occidentale e delle giovani<br />
democrazie l’esplosione dell’odio e della violenza,<br />
di quali siano state le basi culturali che lo<br />
hanno permesso.<br />
Un altro rischio è che la Shoah entri a far parte<br />
di per sé dell’identità europea come semplice<br />
rifiuto di quell’episodio storico. L’opposto della<br />
Shoah non è <strong>il</strong> “non sterminio”, ma la vita. L’opposto<br />
della Shoah è non solo la non discriminazione<br />
degli ebrei, ma anche <strong>il</strong> riconoscimento del<br />
diritto alla vita degli ebrei in quanto individui e<br />
in quanto popolo. Diventa allora fondamentale<br />
la qualità del rapporto tra Europa e Israele, in<br />
quanto Stato ebraico. Il rogo delle bandiere di<br />
Israele, i diffusi paragoni tra israeliani e nazisti ci<br />
dicono che su questo c’è ancora da lavorare.<br />
PLAUSI<br />
E BOTTE<br />
COSA CI DIVIDE, COSA CI UNISCE<br />
La giusta prospettiva<br />
sui conflitti contemporanei<br />
di Bruno Mastroianni<br />
Si è appena concluSa la SettiMana di preGhiera per<br />
l’unità dei cristiani. Da poco <strong>il</strong> Papa ha istituito<br />
<strong>il</strong> primo ordinariato che permette ad al-<br />
RECENSIRE<br />
cuni anglicani di tornare in unità con Roma. Alla RATZINGER<br />
giornata del migrante, celebratasi a metà gennaio,<br />
Benedetto XVI è tornato a parlare del concetto di “una sola famiglia<br />
umana”. Anche all’inizio dell’anno, nel discorso per la giornata<br />
mondiale della pace sulla libertà di religione (in coincidenza con<br />
i tragici fatti dell’Egitto), <strong>il</strong> Papa ha parlato della comune situazione<br />
dell’umanità di fronte al tema della fede e della ricerca della verità.<br />
Mettere in f<strong>il</strong>a tutti questi eventi ci aiuta a capire come, secondo<br />
papa Ratzinger, si possono affrontare le grandi sfide del mondo contemporaneo.<br />
L’immigrazione, <strong>il</strong> confronto tra religioni, l’incontro<br />
tra st<strong>il</strong>i di vita e di pensiero differenti, non possono essere lasciati solo<br />
a ragionamenti geopolitici. Non è solo una questione di pace culturale<br />
né una faccenda di scontro tra civ<strong>il</strong>tà. Il Pontefice sta invitando<br />
a non dimenticare che tutti noi – musulmani o cristiani, laici o<br />
credenti, migranti o stanziali, ricchi o poveri, per quanto differenti<br />
per condizioni, provenienze, situazioni e culture – presi uno a uno,<br />
siamo di fronte alle stesse sfide. È importante allora, prima ancora di<br />
pensare a soluzioni concrete (che ci vogliono e devono essere efficaci),<br />
non dimenticare la giusta prospettiva: ciò che ci unisce come uomini<br />
– la ricerca del senso della vita in questo mondo – sarà sempre<br />
più alto e più profondo di ciò che di volta in volta genera conflitto.<br />
| | 2 febbraio 2011 | 27
COPERTINA<br />
28 | 2 febbraio 2011 | |<br />
VERSO IL 1° MAGGIO<br />
Wojtyla<br />
e i suoi<br />
preferiti<br />
«Ognuno di noi era convinto di essere l’amico<br />
che egli priv<strong>il</strong>egiava». Lo “zio” Karol così come<br />
lo ricordano le testimonianze polacche del suo<br />
processo di beatificazione. Dai compagni del<br />
seminario clandestino al generale Jaruzelski<br />
di Annalia Guglielmi<br />
Totalmente dedito all’uomo perché<br />
totalmente certo e immerso in Dio e<br />
immedesimato con Cristo. Questo<br />
mi è rimasto nel cuore dopo aver avuto la<br />
ventura di leggere e tradurre le testimonianze<br />
polacche del processo di beatificazione<br />
di Giovanni Paolo II.<br />
Tutti ricordiamo <strong>il</strong> grido di Giovanni<br />
Paolo II «Non abbiate paura!» durante<br />
la prima omelia del suo pontificato. «Quel<br />
grido rimane per me, in assoluto, <strong>il</strong> primo<br />
potente gesto di evangelizzazione, la prima<br />
grande proclamazione della sua speranza»,<br />
ricorda un testimone. «Non fu un’esortazione:<br />
“Cominciate a lavorare! Non state<br />
a discutere!”, quanto piuttosto l’annuncio<br />
della potenza di Cristo. È la risposta dell’uomo:<br />
“Signore, Tu puoi tutto, Tu sai tutto”.<br />
BEATUS IOANNES PAULUS II<br />
Quel grido si fonda sulla sua fede. Senza<br />
questa certezza <strong>il</strong> Papa non sarebbe quello<br />
che è. In tutto quello che Giovanni Paolo II<br />
ha fatto c’era questa fiducia, che comprende<br />
fede e amore. Tutto ciò che ha fatto si<br />
fonda sulla certezza che Cristo non abbandona<br />
la sua Chiesa».<br />
Immerso in Dio e immedesimato con<br />
Cristo fin dalla giovinezza, che fu attraversata<br />
da dolori e gravi prove, come se Dio lo<br />
avesse attirato a sé attraverso una misteriosa<br />
pedagogia. Karol Wojtyla rimase orfano<br />
della madre a nove anni, mentre una sorellina,<br />
Olga, era morta prima della sua nascita.<br />
Aveva solo dodici anni quando perse l’amatissimo<br />
fratello, ventuno quando morì <strong>il</strong><br />
padre. Visse i tragici anni dell’occupazione<br />
nazista della Polonia, durante i quali furono<br />
uccisi tanti amici ebrei della sua infanzia, e<br />
fino alla fine della vita si sentirà “in debi-<br />
LA BEATIFICAZIONE<br />
Nella domenica della<br />
Divina Misericordia<br />
Il 1° maggio, durante<br />
una cerimonia pubblica,<br />
Benedetto XVI proclamerà<br />
beato Giovanni Paolo<br />
II. «La data è molto<br />
significativa», ha detto <strong>il</strong><br />
Santo Padre all’Angelus<br />
del 16 gennaio. «Sarà<br />
infatti la seconda domenica<br />
di Pasqua, che egli<br />
stesso intitolò alla Divina<br />
Misericordia, e nella cui<br />
vig<strong>il</strong>ia terminò la sua vita<br />
to” con loro, salvato al posto di tanti per un<br />
disegno misterioso. «Ti basta la mia Grazia»,<br />
«Totus Tuus», in modo totale, radicale, senza<br />
compromessi. A questa spoliazione corrispose<br />
un sì totale, prima alla bellezza, alla<br />
poesia, al teatro, alla parola come manifestazione<br />
del mistero e dell’uomo. Poi, definitivamente,<br />
a Colui che di quella bellezza<br />
è la sorgente. Decisivi per la sua formazione<br />
furono la figura del padre, ex ufficiale<br />
dell’esercito polacco, uomo di grande<br />
fede che – dirà in seguito egli stesso – gli<br />
insegnò a pregare e ad affidarsi totalmente<br />
alla volontà di Dio (non dimenticherà mai<br />
quell’uomo in piedi di fianco alla bara del<br />
figlio ripetere incessantemente: «Sia fatta la<br />
Tua volontà»), e quella di Jan Tyranowski,<br />
un um<strong>il</strong>e sarto che aveva fatto solo gli studi<br />
elementari, ma che, grazie alla sua vita<br />
ascetica, fu in grado di attirare molti giova-<br />
terrena». Si tratta di un<br />
evento senza precedenti:<br />
negli ultimi dieci secoli<br />
nessun Papa ha innalzato<br />
agli onori degli altari<br />
l’immediato predecessore.<br />
Per l’occasione le spoglie<br />
di papa Wojtyla saranno<br />
traslate, senza esposizione,<br />
dalle grotte alla bas<strong>il</strong>ica<br />
vaticana, nella cappella<br />
di San Sebastiano<br />
(navata destra). La bara<br />
sarà chiusa da una lapide<br />
di marmo con la scritta<br />
Beatus Ioannes Paulus II.
Foto: AP/LaPresse<br />
ni alla fede, dando vita al “Rosario vivente”<br />
e guidando discussioni teologiche che toccavano<br />
la mistica. Fu lui a introdurre <strong>il</strong> giovane<br />
Karol alla spiritualità di san Giovanni<br />
della Croce. Per comprendere quanto<br />
importante sia stata la figura di Tyranowski<br />
basti pensare che Giovanni Paolo II teneva<br />
la sua fotografia sul comodino della sua<br />
camera da letto in Vaticano.<br />
Per <strong>il</strong> bene della Chiesa<br />
La sua spiritualità era profonda e intensissima<br />
– «Ci ho provato, ma non sono mai<br />
riuscito a imitare la sua capacità di preghiera»,<br />
dice un suo compagno di seminario<br />
–, e fu accompagnata fin dall’inizio da<br />
un’inesaurib<strong>il</strong>e dedizione all’uomo, oggetto<br />
dell’amore di Dio e per <strong>il</strong> quale Dio ha<br />
sopportato la croce. All’università era vicepresidente<br />
di un gruppo di cattolici, “Aiu-<br />
LA CAUSA<br />
La dispensa sui tempi e<br />
la guarigione miracolosa<br />
Grazie alla dispensa concessa<br />
da Benedetto XVI,<br />
la causa di beatificazione<br />
è iniziata prima che fossero<br />
trascorsi i canonici<br />
to fraterno”, che si prendeva cura degli studenti<br />
in difficoltà. Ricorda un suo compagno:<br />
«A dire <strong>il</strong> vero, prima di diventare<br />
sacerdote non ci parlava mai di Dio. Non<br />
ha mai cercato di convertirci. Però, con tutta<br />
la sua personalità testimoniava che Dio<br />
è l’unico Essere, è <strong>il</strong> centro dell’esistenza».<br />
Mentre lavorava alla cava della Solvay fu<br />
talmente amato dai suoi compagni operai,<br />
che gli risparmiavano i lavori più duri<br />
per consentirgli di studiare. Fino a quando<br />
le condizioni di salute glielo hanno permesso,<br />
Giovanni Paolo II è rimasto fedele<br />
all’amicizia coi suoi compagni di scuola,<br />
di università, di seminario e di lavoro alla<br />
cava. Con loro si incontrava regolarmente<br />
in Vaticano o a Castel Gandolfo.<br />
La sua ordinazione sacerdotale si svolse<br />
in anticipo, dopo appena due anni di seminario,<br />
poiché <strong>il</strong> cardinale Sapieha, arcive-<br />
cinque anni dalla morte,<br />
ed è stata aperta <strong>il</strong> 28<br />
giugno 2005 dal cardinale<br />
Cam<strong>il</strong>lo Ruini, vicario<br />
generale per la diocesi di<br />
Roma. L’11 gennaio scorso,<br />
al termine dell’iter previsto<br />
(osservato integral-<br />
L’AUTRICE<br />
scovo di Cracovia, era profondamente convinto<br />
che fosse pienamente maturo, avesse<br />
una santità autentica, un’individualità<br />
fuori dal comune e potesse portare grande<br />
beneficio al futuro della Chiesa.<br />
La nascita della “famigliola”<br />
Dopo <strong>il</strong> dottorato a Roma e un breve soggiorno<br />
in una piccola parrocchia, fu nominato<br />
cappellano della chiesa di San Floriano<br />
a Cracovia. Era la chiesa della pastorale<br />
universitaria ed egli cominciò subito ad<br />
organizzare un gruppo di studenti, nonostante<br />
le enormi difficoltà imposte dalla<br />
situazione politica: erano gli anni Cinquanta,<br />
anni particolarmente duri per la Chiesa<br />
in Polonia. La presenza dei sacerdoti tra i<br />
giovani era proibita dal regime, alcuni preti<br />
erano stati perfino condannati a morte<br />
per questo. Ben presto, però, attorno al giovane<br />
don Karol si formò una comunità di<br />
giovani che si chiamava “L’ambiente”, per<br />
indicare la presenza nel proprio ambiente<br />
di vita, ma era detta confidenzialmente “la<br />
famigliola”, per suggerire la qualità e l’intensità<br />
del rapporto che legava i suoi componenti.<br />
E don Karol in pubblico era chiamato<br />
“Wujek”, zio, per evitare di incorrere<br />
nelle ire dei servizi di polizia.<br />
Ecco le parole di alcuni testimoni di<br />
quei primi anni del ministero sacerdotale<br />
di don Karol Wojtyla. «Era magnetico.<br />
Vedevamo in lui <strong>il</strong> sacerdote dei nostri ideali<br />
giovan<strong>il</strong>i, vale a dire <strong>il</strong> sacerdote che ha<br />
tempo, confessa, prega molto e in un cer-<br />
mente), la congregazione<br />
delle Cause dei santi ha<br />
riconosciuto la guarigione<br />
dal morbo di Parkinson di<br />
suor Marie Simon-Pierre<br />
Normand come miracolo<br />
da attribuire all’intercessione<br />
di Giovanni Paolo II.<br />
CHI È ANNALIA GUGLIELMI<br />
Un’italiana al centro della storia polacca<br />
Dal 1978 al 1982 ha insegnato italiano alla<br />
Cattolica di Lublino. Qui si è legata ai movimenti<br />
dell’opposizione, coi quali ha collaborato<br />
fino alla caduta del regime comunista.<br />
Dal 1990 al 2004 ha diretto, a Varsavia, una<br />
società di consulenza impegnata nella ricostruzione<br />
del paese. Il governo polacco le ha<br />
assegnato la Croce di cavaliere al merito.<br />
LE MEMORIE DI CRACOVIA<br />
Dagli atti del tribunale ecclesiastico<br />
Quelle pubblicate qui sono testimonianze<br />
raccolte dal Tribunale ecclesiastico di<br />
Cracovia per <strong>il</strong> processo di beatificazione di<br />
Wojtyla, dichiarazioni che Annalia è stata<br />
incaricata di tradurre in italiano e che sono<br />
ancora coperte da segreto: i nomi dei testimoni<br />
non possono essere rivelati.<br />
| | 2 febbraio 2011 | 29
COPERTINA VERSO IL 1° MAGGIO<br />
to modo». «Era luminoso. Parlava poco,<br />
ma ascoltava molto. Di tanto in tanto poneva<br />
delle domande. Erano domande che ci<br />
scavavano dentro». «Ha aiutato gli studenti<br />
per tutta la vita. Distribuiva tutto quello<br />
che riceveva: calzettoni, giacche, <strong>il</strong> cappotto».<br />
«Faceva del bene. Aiutava concretamente<br />
a trovare un appartamento, <strong>il</strong> lavoro,<br />
un posto in ospedale, all’as<strong>il</strong>o o, più semplicemente,<br />
<strong>il</strong> proprio posto nella vita». «Benché<br />
fosse uno di noi, cioè condividesse le<br />
nostre vicissitudini, stesse con noi, mangiasse<br />
e cantasse con noi, ad un certo momento<br />
si allontanava e pregava. Fisicamente<br />
era molto forte; mi ricordo che una volta i<br />
nostri amici gli misero una pietra nello zaino,<br />
perché non potevamo stargli dietro». «Il<br />
suo atteggiamento verso i giovani era qualcosa<br />
di nuovo, che, come minimo, stupiva.<br />
Avevamo un sacerdote con noi nel quotidiano.<br />
Era una pastorale universitaria individuale».<br />
«Aveva tempo per ciascuno. A volte<br />
si creava una situazione particolare, in<br />
cui cinquanta persone erano convinte contemporaneamente,<br />
ognuna per conto suo,<br />
di essere la persona che egli priv<strong>il</strong>egiava».<br />
«Viveva nella coscienza del dono e Dio era<br />
per Lui Colui che dice a ciascun uomo: “Senza<br />
di te <strong>il</strong> mondo non sarebbe lo stesso”».<br />
«Questo uomo pieno di salute viveva profondamente<br />
di Dio. Insegnava ad essere in rapporto<br />
con Dio attraverso la preghiera, insegnava<br />
a trasformare la vita in preghiera».<br />
Per le ragazze madri una casa vera<br />
La convocazione del cardinal Wyszynski,<br />
primate di Polonia, lo sorprese mentre era<br />
in gita in kajak con i suoi giovani, nel 1958.<br />
Raggiunse Varsavia in autostop e qui apprese<br />
di essere stato nominato, a soli trentotto<br />
anni, vescovo aus<strong>il</strong>iare di Cracovia. Qualcuno<br />
ha dichiarato: «Aveva un progetto pastorale<br />
preciso: la difesa della dignità della persona<br />
e della libertà religiosa». La sua opera<br />
di vescovo abbracciò innumerevoli campi<br />
della vita della Chiesa e dell’uomo. A volte<br />
le sue iniziative non erano comprese subito<br />
dagli altri membri della conferenza episcopale,<br />
ma <strong>il</strong> tempo gli ha dato ragione.<br />
All’inizio degli anni Settanta chiese di<br />
aprire a Cracovia una casa per ragazze<br />
madri, affidandola a un gruppo di suore e<br />
suscitando molte perplessità, soprattutto<br />
fra i sacerdoti più anziani, ai quali appariva<br />
come una sorta di avvallo di comportamenti<br />
sbagliati. Ma Wojtyla fu irremovib<strong>il</strong>e, poi-<br />
IL PAPA DELL’EST<br />
30 | 2 febbraio 2011 | |<br />
IN POLONIA<br />
Gioventù e sacerdozio<br />
tra i due totalitarismi<br />
Karol Wojtyla nacque<br />
a Wadowice, a 50 ch<strong>il</strong>ometri<br />
da Cracovia, <strong>il</strong><br />
18 maggio 1920, ultimo<br />
di tre figli. Costretto<br />
ché per lui si trattava di difendere dei bambini<br />
innocenti. La casa fu acquistata in gran<br />
parte grazie al denaro offerto da lui stesso.<br />
Gli stava molto a cuore che l’atmosfera<br />
all’interno della struttura fosse fam<strong>il</strong>iare e<br />
per questo chiese di trovare un’abitazione<br />
che ricordasse una vera casa e non un istituto,<br />
senza alcuna insegna all’esterno. Raccomandò<br />
alle suore di essere molto discrete<br />
e permise che i bambini fossero battezzati<br />
nella cappella interna, per evitare i commenti<br />
della gente sull’assenza dei padri.<br />
Sono più di 1.500 le ragazze che fino ad oggi<br />
hanno usufruito di quella casa, e l’opera si è<br />
poi diffusa anche in altre diocesi.<br />
dall’occupazione nazista<br />
a lasciare l’università, dal<br />
1940 al 1944 lavorò in<br />
una cava e in fabbrica. A<br />
partire dal 1942 frequentò<br />
<strong>il</strong> seminario clandestino<br />
di Cracovia, diretto dall’arcivescovo,<br />
<strong>il</strong> cardinale<br />
Come aveva fatto da sacerdote, anche<br />
da vescovo si dedicò in modo particolare<br />
all’educazione dei laici, sottolineando<br />
soprattutto due aspetti: la vita della Chiesa<br />
come esperienza di unità e comunione fra<br />
le persone e <strong>il</strong> lavoro culturale come capacità<br />
di giudizio e di presenza, pur dentro le<br />
limitazioni imposte dal sistema totalitario.<br />
Così la costruzione di nuove chiese e la creazione<br />
di nuove parrocchie divennero l’occasione<br />
per coinvolgere i laici, in modo che<br />
tutto <strong>il</strong> lavoro fosse educativo e ciascuno si<br />
sentisse coinvolto nella responsab<strong>il</strong>ità. L’introduzione<br />
del magistero del Conc<strong>il</strong>io Vaticano<br />
II avvenne attraverso un sinodo dioce-<br />
Sapieha, dal quale sarà<br />
ordinato prete nel 1946.<br />
Fu promotore del Teatro<br />
Rapsodico, anch’esso clandestino.<br />
Dopo <strong>il</strong> dottorato<br />
a Roma, nel 1951, quando<br />
ormai la Polonia era<br />
sotto <strong>il</strong> regime comunista,<br />
divenne cappellano degli<br />
universitari e professore di<br />
Teologia morale ed Etica.<br />
Fu nominato vescovo di<br />
Ombi nel 1958 da Pio XII<br />
e arcivescovo di Cracovia<br />
nel 1964 da Paolo VI, che<br />
nel 1967 lo creò cardinale.
Foto: L’Osservatore Romano, AP/LaPresse<br />
Sopra, <strong>il</strong> cardinal Wojtyla coi predecessori Giovanni Paolo I (foto a sinistra) e Paolo VI.<br />
A lato, sempre Wojtyla, ormai Papa, con <strong>il</strong> successore, l’allora cardinale Joseph Ratzinger.<br />
In basso, l’attentato in piazza San Pietro nel 1981 e un incontro del 1980 con Jaruzelski<br />
sano che durò ben nove anni e che fu un<br />
importante strumento di rapporto dentro<br />
la Chiesa: grazie ad esso le parrocchie della<br />
diocesi di Cracovia si risvegliarono a una<br />
vita comunitaria veramente cristiana.<br />
In kajak con l’arcivescovo<br />
Inoltre Wojtyla comprese immediatamente<br />
l’importanza del movimento giovan<strong>il</strong>e<br />
delle Oasi “Luce e Vita” fondato dal servo di<br />
Dio padre Franciszek Blachnicki, e lo difese<br />
sia dagli attacchi del potere (pagava di<br />
tasca propria le salatissime multe che venivano<br />
comminate a chi ospitava i giovani<br />
delle Oasi durante le vacanze, o interveniva<br />
in difesa dei sacerdoti fermati dalla polizia),<br />
sia dalle critiche di molti vescovi, che,<br />
soprattutto all’inizio, vedevano nel movimento<br />
un pericolo per le parrocchie, perché<br />
temevano che portasse via i giovani.<br />
Anche da vescovo mantenne un legame<br />
priv<strong>il</strong>egiato con la sua “famigliola”. «Come<br />
aveva detto all’inizio del ministero episcopale:<br />
lo Zio sarà sempre lo Zio. A Cracovia<br />
i nostri rapporti erano stretti. Per quanto<br />
riguarda le vacanze, furono ridotte a una<br />
settimana, soprattutto quelle in kajak. Lo<br />
portavano in macchina insieme a tre grandi<br />
borse. In una c’era <strong>il</strong> necessario per celebrare<br />
la Messa e l’altare. Nella seconda, quella<br />
che noi preferivamo, c’era <strong>il</strong> cibo preparato<br />
per <strong>il</strong> vescovo dalle suore, nella terza<br />
c’erano dei libri. Quando eravamo in kajak<br />
mi alzavo presto. Al mattino presto lo Zio<br />
era già in acqua a nuotare. Nuotava benissimo.<br />
Dopo diceva <strong>il</strong> breviario e leggeva qualche<br />
libro. Non perdeva un minuto. Durante<br />
la gita, ogni due o tre giorni, c’era un giorno<br />
IN VATICANO<br />
Pontefice missionario<br />
e paladino della libertà<br />
Il 16 ottobre 1978 fu<br />
eletto Papa, 263esimo<br />
successore di Pietro. Il<br />
suo pontificato è stato<br />
uno dei più lunghi della<br />
senza navigazione, che si passava al bivacco.<br />
In quel caso lo Zio leggeva, leggeva, e ancora<br />
leggeva, e parlava con noi».<br />
La residenza arcivescov<strong>il</strong>e di Cracovia<br />
era perennemente aperta e la prima colazione<br />
era sempre affollata di gente. Amava<br />
incontrare i giovani, che per lui insieme ai<br />
bambini erano la strada maestra per andare<br />
a Dio. Aveva una tenerezza particolare verso<br />
i dipendenti della curia: si preoccupava di<br />
ognuno di loro e delle loro famiglie, intervenendo<br />
di persona in caso di bisogno.<br />
La lotta per uno spazio di libertà<br />
Era critico nei confronti del potere comunista.<br />
Vedeva lo sv<strong>il</strong>uppo dell’ateismo, lo sradicamento<br />
delle persone dalla loro tradizione<br />
cristiana e le persecuzioni palesi e nascoste,<br />
e ne soffriva. Sosteneva che la lotta si<br />
fa “per qualcosa”, non “contro qualcuno”,<br />
indicando in tal modo una precisa strada di<br />
opposizione al regime: la creazione di spazi<br />
di libertà praticab<strong>il</strong>i nel presente, e questa<br />
posizione di impegno nella difesa dei diritti<br />
umani divenne la norma per la Chiesa<br />
polacca. «Non ci ha mai dato i suoi insegnamenti<br />
dicendo: “Non far questo, fa’ quest’altro”.<br />
Non ci ha mai chiesto se appartenevamo<br />
a un partito e a quale. Ci faceva soltanto<br />
vedere la menzogna insita nel comunismo,<br />
nel marxismo, in quel potere».<br />
L’apparato del regime aveva un’“attenzione”<br />
particolare per questo vescovo, tanto<br />
che molti temevano per la sua incolumità.<br />
Una delle tematiche più dibattute nelle<br />
stanze del potere era la presa che Karol<br />
Wojtyla aveva sui giovani, sul movimento<br />
delle Oasi e sulla cultura. «In questi cam-<br />
storia della Chiesa ed<br />
è durato quasi 27 anni.<br />
Giovanni Paolo II morì<br />
<strong>il</strong> 2 apr<strong>il</strong>e 2005 e sarà<br />
ricordato, oltre che per<br />
i 104 viaggi apostolici<br />
nel mondo e i tantissimi<br />
documenti, per l’amore<br />
pi lo si vedeva come una grande minaccia,<br />
perché la cultura è l’ambito in cui si lotta<br />
per l’anima di un popolo», ha dichiarato in<br />
un’intervista uno dei suoi grandi “nemici”<br />
storici, <strong>il</strong> generale Wojciech Jaruzelski, capo<br />
del governo e primo segretario del Partito<br />
comunista polacco, aggiungendo che per le<br />
medesime ragioni l’elezione di Wojtyla al<br />
Soglio pontificio fu vissuta come un vero e<br />
proprio terremoto dal regime.<br />
Gli incontri privati col “nemico”<br />
Lo stesso generale, però, rievocando i numerosi<br />
incontri pubblici e soprattutto privati<br />
con Giovanni Paolo II, non può fare a meno<br />
di riconoscerne la grandezza umana, addirittura<br />
la santità. «Soprattutto gli incontri<br />
privati hanno per me un valore particolare,<br />
perché allora <strong>il</strong> Papa non era tenuto a incontrarmi,<br />
ma trovò <strong>il</strong> tempo per me, “grande<br />
peccatore”. Gli incontri privati sono stati<br />
ben tre e mi sono particolarmente cari. L’ultimo<br />
incontro avvenne <strong>il</strong> 27 novembre 2001.<br />
In tutti questi incontri ho sperimentato da<br />
parte sua <strong>il</strong> desiderio di comprendermi, di<br />
accogliermi. Ricordo in modo particolare<br />
quell’ultimo incontro in Vaticano. Era sera,<br />
mi ricevette nei suoi appartamenti privati.<br />
Ero commosso, vidi la sua debolezza, si<br />
appoggiava da una parte a monsignor Dziwisz<br />
e dall’altra a qualcun altro. Lo aiutarono<br />
a sedersi, parlava a fatica, ma desiderò<br />
condividere con me le sue gioie e le sue preoccupazioni<br />
per quello che stava accadendo<br />
in Polonia (…). Ho interpretato questi gesti<br />
del Papa nei miei confronti come prova che<br />
egli non mi guardava secondo le categorie<br />
di colpevole o innocente, ma guardava alla<br />
totalità della mia persona cercando di comprendermi,<br />
e questa è la cosa più importante,<br />
perché comprendere in fondo significa<br />
perdonare. Non me lo aspettavo, è stato un<br />
dono. Io stesso più volte ho chiesto perdono,<br />
e a volte i giornalisti mi chiedono perché<br />
continuo a chiedere perdono, perché continuo<br />
a dichiarare <strong>il</strong> mio dolore per ciò che è<br />
accaduto, ma ritengo che sia un mio dovere<br />
morale. Persone semplici al funerale hanno<br />
scritto SANTO SUBITO. Queste persone hanno<br />
capito al meglio che egli è stato un uomo<br />
così fuori dal comune a livello umano, che<br />
la sua santità è qualcosa di evidente. Se dobbiamo<br />
considerare qualcuno santo, nel senso<br />
di una straordinarietà umana, questa<br />
persona è Karol Wojtyla. Giovanni Paolo II.<br />
Il più grande polacco della storia». n<br />
verso i giovani, l’attenzione<br />
ecumenica e <strong>il</strong> dialogo<br />
con i responsab<strong>il</strong>i delle<br />
nazioni. La sua figura di<br />
pontefice polacco e le sue<br />
battaglie per la libertà<br />
furono decisive per la<br />
caduta del comunismo.<br />
| | 2 febbraio 2011 | 31
ESTERI<br />
32 | 2 febbraio 2011 | |<br />
REPORTAGE<br />
Vivere<br />
senza euro<br />
In Europa c’è un paese che ha rinunciato alla<br />
solidità della moneta unica per non frenare<br />
la sua crescita economica quasi “asiatica”.<br />
Viaggio in Polonia per negozi e imprese<br />
da Varsavia Alessandro Turci<br />
foto di Federica Miglio<br />
La recente notizia sul rinvio sine die deciso<br />
dalla Polonia per l’ingresso nell’euro<br />
ha incuriosito molti osservatori<br />
economici internazionali, parecchio attenti<br />
a quello che succede a Varsavia. Come<br />
spesso accade, la sorpresa è stata meno forte<br />
nel paese, dove la costante crescita economica<br />
è accompagnata da una strategia basata<br />
sulla prudenza. Siamo venuti in Polonia<br />
per capire quale sia <strong>il</strong> polso della situazione<br />
secondo gli esperti della scena economico-finanziaria,<br />
ma anche per ascoltare l’opinione<br />
della gente comune, che negli ultimi<br />
tempi ha avuto <strong>il</strong> non trascurab<strong>il</strong>e merito
di sostenere l’economia con la spinta decisiva<br />
dei consumi interni.<br />
Nei centri commerciali delle grandi<br />
catene d’abbigliamento si nota immediatamente<br />
come i cartellini sui capi riportino<br />
i prezzi in svariate divise: zloty, euro, ma<br />
anche fiorini ungheresi, corone ceche, lats<br />
lettoni e litas lituani. In contanti si paga<br />
solo in zloty, mentre con la carta di credito<br />
si può pagare in qualsiasi valuta. I prezzi<br />
non sono così dissim<strong>il</strong>i da quelli dei negozi<br />
italiani, anche se gli stipendi qui sono inferiori<br />
di almeno <strong>il</strong> trenta per cento. È una<br />
clientela giovane, spesso femmin<strong>il</strong>e, attenta<br />
alle mode ma con senso del gusto e del pratico.<br />
Abbiamo chiesto a un cassiere se pensa<br />
che l’adozione dell’euro possa portare<br />
benefici al suo lavoro in termini di semplificazione,<br />
anche rispetto ai clienti stranieri.<br />
La domanda gli è sembrata troppo acerba:<br />
«Non saprei dire, è un problema che non<br />
riguarda me risolvere. Comunque non credo<br />
che <strong>il</strong> mio lavoro cambierebbe molto se<br />
invece dello zloty ci fosse l’euro».<br />
Una costituzione fresca<br />
Le ragazze che scelgono tra la merce in saldo<br />
non sembrano più sedotte o ansiose dalla<br />
prospettiva di avere nel borsellino i tagli<br />
della moneta unica. A una di loro domandiamo<br />
se considera l’euro una chance, da<br />
giocare magari quando le capiterà di recarsi<br />
all’estero. I polacchi, del resto, si considerano<br />
un popolo dell’Europa centrale o al mas-<br />
Nei negozi i prezzi sono in zloty,<br />
euro, fiorini ungheresi, corone<br />
ceche, lats lettoni, litas lituani, e<br />
non sono dissim<strong>il</strong>i da quelli italiani,<br />
anche se gli stipendi sono inferiori<br />
di almeno <strong>il</strong> trenta per cento<br />
In queste pagine, alcune foto scattate<br />
nella zona commerciale di Varsavia,<br />
in prossimità del Palazzo della Cultura.<br />
Qui sopra, un murale dove <strong>il</strong> simbolo<br />
dell’euro compare sull’elmetto di un<br />
enorme e minaccioso m<strong>il</strong>itare-burattino<br />
simo centro-orientale, e civ<strong>il</strong>izzazioni come<br />
la Francia (De Gaulle è qui una figura molto<br />
ammirata) sono modelli di assoluto riferimento.<br />
Ma anche nel caso della ragazza<br />
una gent<strong>il</strong>e alzata di spalle e una risata quasi<br />
timida sono l’educata risposta al disinteresse<br />
per l’argomento.<br />
I politici, invece, hanno la questione ben<br />
scolpita in agenda, ma non vogliono correre<br />
una seconda volta <strong>il</strong> rischio di indicare una<br />
data per poi doverla disattendere come hanno<br />
fatto qualche giorno fa a Parigi, comunicando<br />
la rinuncia alla scadenza del 2012.<br />
Un fatto però è sicuro, dice a <strong>Tempi</strong> Domenica<br />
Brosio, esponente del nostro Istituto per<br />
<strong>il</strong> Commercio Estero di Varsavia: «La Polonia<br />
vanta numeri e previsioni che l’Italia<br />
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ESTERI REPORTAGE<br />
firmerebbe in bianco: <strong>il</strong> P<strong>il</strong> del 2009 all’1,7<br />
per cento, quello del 2010 al 3,5, <strong>il</strong> 2011 previsto<br />
al 3,9, e infine <strong>il</strong> 2012 al 4,2». Sono<br />
numeri quasi asiatici.<br />
Di più. Poter contare su una costituzione<br />
recente (quella polacca è del 1997) permette<br />
misure elastiche rispetto alle sollecitazioni<br />
del mondo finanziario moderno. Il<br />
rapporto tra deficit e P<strong>il</strong>, ad esempio, è regolato<br />
automaticamente secondo tre soglie<br />
d’allarme: al 50, al 55 e al 60 per cento. Ogni<br />
qual volta un confine viene superato scattano<br />
azioni di austerity. Nel 2010 l’indice si è<br />
fermato al 53,5 per cento. Sembrano numeri<br />
da fantascienza per un’Italia che viaggia<br />
con un deficit del 115 per cento sul P<strong>il</strong> e che<br />
non può permettersi di modificare neanche<br />
un articolo della carta costituzionale senza<br />
che si alzi uno sbarramento politico a paralizzare<br />
qualsiasi disegno riformatore.<br />
La spinta dei consumi interni<br />
Certo, nella scelta d<strong>il</strong>atoria comunicata dal<br />
ministro delle Finanze Jacek Rostowski c’è<br />
anche una buona dose di pragmatismo. Lo<br />
zloty ha permesso alla Polonia di cavarsela<br />
nella crisi internazionale di questi anni grazie<br />
a una svalutazione sia reale che indotta,<br />
ut<strong>il</strong>e per avvantaggiare le esportazioni senza<br />
intaccare le riserve. «La spinta dei consumi<br />
interni – spiega Domenica Brosio – ha<br />
fatto <strong>il</strong> resto. Senza dubbio se <strong>il</strong> paese fosse<br />
stato già membro del club dell’euro tanto<br />
la b<strong>il</strong>ancia commerciale quanto le riserve<br />
avrebbero subìto importanti contraccolpi».<br />
La vicina Estonia, invece, ha aderito dal primo<br />
gennaio 2011 alla moneta unica. È vero<br />
che <strong>il</strong> paese baltico aveva già agganciato la<br />
propria divisa all’euro negli ultimi anni, ma<br />
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Le banche sono<br />
un potere “visib<strong>il</strong>e”<br />
in Polonia, che quasi<br />
connota l’intera<br />
architettura del<br />
centro moderno<br />
di Varsavia, con<br />
grattacieli e vetrine<br />
sulla strada per<br />
giovani manager in<br />
camicia bianca<br />
certo <strong>il</strong> 17esimo membro del club, primo<br />
aderente tra gli Stati ex sovietici, ha dimostrato<br />
coraggio. Infatti, nonostante l’entusiasmo<br />
di Barroso che ha parlato di un «forte<br />
segnale d’attrazione e di stab<strong>il</strong>ità per l’euro»,<br />
non sembra che Lituania e Lettonia siano<br />
così sicure di aderire nel 2014; lo stesso<br />
vale per l’Ungheria, per la Repubblica Ceca<br />
e per la più importante economia di tutta la<br />
regione: la Polonia appunto.<br />
Il 2011, in autunno, sarà anche un anno<br />
di elezioni politiche. Se pure l’adozione<br />
dell’euro non sia messa in discussione da<br />
nessun significativo partito o movimento<br />
d’opinione (anche se nel centro di Varsavia<br />
ci si imbatte in un gigantesco murale dove<br />
<strong>il</strong> simbolo appare sull’elmetto di un aggressivo<br />
m<strong>il</strong>itare), le misure per raggiungere i<br />
criteri d’ammissione tecnica possono invece<br />
essere terreno di battaglia. Anche perché<br />
“misure per raggiungere i criteri” è una<br />
locuzione da spin doctor che la gente comune<br />
traduce con una parola sola: sacrifici.<br />
«Non è solo la mano<br />
d’opera a basso costo che<br />
attira gli investimenti<br />
stranieri, ma anche<br />
la trasparenza della<br />
burocrazia, la certezza<br />
del diritto e la qualità<br />
professionale»<br />
Anticipando <strong>il</strong> clima elettorale, sempre<br />
Rostowski ha annunciato alla radio l’imminente<br />
introduzione di una tassa sulle<br />
banche, con lo scopo di tutelare i depositi<br />
dei cittadini. Gli istituti di credito sono<br />
un potere ben visib<strong>il</strong>e in Polonia, capace<br />
anche di connotare quasi l’intera architettura<br />
del centro moderno di Varsavia, con<br />
una miriade d’uffici incastonati nei grattacieli,<br />
vetrine sulla strada per giovani manager<br />
in camicia bianca.<br />
Prima o poi, comunque, l’euro arriverà<br />
anche in Polonia: una moneta diffusa, forte<br />
e stab<strong>il</strong>e per un’economia solida, dinamica<br />
e trasparente. «Non è solo la mano d’opera<br />
a basso costo che attira qui gli investimenti<br />
stranieri – dice a <strong>Tempi</strong> un imprenditore<br />
italiano, quasi un pendolare, incontrato<br />
in aeroporto – ma anche e soprattutto<br />
la trasparenza della burocrazia, la certezza<br />
del diritto e la qualità professionale degli<br />
addetti». Gli ingredienti che spiegano i successi<br />
del sistema produttivo polacco. n
UNA MOSTRA APOLOGETICA SUL PARTITO COMUNISTA<br />
Se si possa ancora andar fieri<br />
della «grandiosa storia» del Pci<br />
di Giorgio Israel<br />
Figurarsi se potrei considerare un reietto chiunque sia stato comunista. Presi la<br />
mia prima tessera della Federazione Giovan<strong>il</strong>e Comunista quando ero sedicenne,<br />
durante un comizio di Togliatti. Riportava sul disegno di un’impalcatura<br />
una frase di Majakovskij: «M<strong>il</strong>ioni di spalle unite che innalzano al cielo la<br />
costruzione del comunismo». In verità ero assai intimidito e la prima esperienza<br />
fu traumatica: la sezione cui appartenevo fu sciolta per trotskismo… Nella riunione<br />
di scioglimento, <strong>il</strong> funzionario inviato dal Partito – un piccolo burocrate pallido<br />
in abito “Facis” – sembrava dovesse soccombere di fronte alla forza intellettuale<br />
del gruppo dirigente della sezione. Quando si levò a parlare cambiò tutto:<br />
ruggiva come un leone, la sua mediocre figura era trasfigurata dall’essere portatrice<br />
della volontà del Partito, faceva paura! Restai nel Partito molti anni anco-<br />
PANE AL PANE<br />
ra, ma mai mi liberai dal timore reverenziale che ispirava quella macchina da guerra. È complesso<br />
spiegare le ragioni per cui m<strong>il</strong>ioni di persone oneste e in buona fede ne abbiano fatto parte, ma<br />
la più ovvia è che si era convinti di lavorare per una causa<br />
giusta che mirava al bene dell’umanità. Quel che faceva<br />
considerare secondari o trascurab<strong>il</strong>i la mancanza di democrazia<br />
– del Partito e del comunismo internazionale<br />
– e gli innumerevoli delitti di cui era disseminata l’opera<br />
di “costruzione verso <strong>il</strong> cielo”, era <strong>il</strong> carattere totalizzante<br />
e assoluto con cui veniva concepita la “causa”. Non si trattava<br />
di migliorare qualche aspetto della società ma nientemeno<br />
che di rifarla completamente. Il discorso è complesso e non può essere sv<strong>il</strong>uppato in una<br />
rubrica, ma è innegab<strong>il</strong>e che la calamita che ha attratto m<strong>il</strong>ioni di persone in buona fede su una via<br />
che rendeva complici di una catena infinita di orrori era <strong>il</strong> carattere “palingenetico” dell’impresa,<br />
<strong>il</strong> fascino che emana dall’intento di “rifare tutto” in modo giusto e perfetto. È un discorso<br />
che vale per ogni forma di totalitarismo: <strong>il</strong> fascino dell’idea efferata della palingenesi,<br />
particolarmente attraente per le menti totalizzanti dei più giovani.<br />
È giusto quindi sforzarsi di comprendere. Però ormai questa storia e i suoi orrori<br />
sono noti e documentati e lascia attoniti che qualcuno pensi di fare una mostra apologetica<br />
e persino agiografica della storia del Partito Comunista Italiano, come quella<br />
promossa a Roma. Quale persona sensata può trovare oggi tanto interessante contemplare<br />
<strong>il</strong> servizio di tazze da caffè di Palmiro Togliatti, “<strong>il</strong> Migliore”, ma anche un<br />
“orco” – come l’ha definito Giuliano Ferrara – che solleva casomai <strong>il</strong> problema di<br />
come l’intelligenza possa coniugarsi con <strong>il</strong> male? A qualcuno verrebbe in mente<br />
di esporre le tazze di Mussolini? No di certo, ma quelle di Togliatti, sì. C’è chi trova<br />
normale visitare con devozione i cimeli di una storia su cui c’è poco da esaltarsi,<br />
soprattutto se la si è vissuta in prima persona. Non colpisce soltanto la persistente<br />
impunità concessa al comunismo, per cui appare normale a un vecchio dirigente<br />
parlare di una «storia enorme, grandiosa» ignorando come un dettaglio irr<strong>il</strong>evante<br />
i crimini del comunismo (perché nella mostra non vi sono foto dei gulag?)<br />
e le complicità del Pci in essi. Colpisce <strong>il</strong> fatto che non si è trattato soltanto di una<br />
patetica riunione di reduci, del genere di quella rappresentata nel f<strong>il</strong>m Il concerto. La<br />
mostra ha visto la presenza commossa di tante personalità che sono ancora protagoniste<br />
della politica italiana di oggi e che sono state accolte al grido di «è bello rivedere assieme<br />
tanti compagni». E c’è qualche fesso che dice che non ha più senso parlare oggi<br />
del comunismo (o del postcomunismo).<br />
Quale persona sensata può trovare oggi<br />
tanto interessante contemplare <strong>il</strong> servizio<br />
di tazze da caffè di Togliatti, “<strong>il</strong> Migliore”,<br />
ma anche un “orco” che spinge a domandarsi<br />
come l’intelligenza possa coniugarsi col male?<br />
INTELLETTUALE<br />
CURA<br />
TE STESSO<br />
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cultura<br />
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c’era una volta<br />
Se <strong>il</strong> lupo<br />
è un gran<br />
fifone<br />
avventure mirabolanti di belve buone<br />
e bambini coraggiosi. Breve manuale<br />
di favole per salvare i piccoli dalla tv<br />
e risvegliare la fantasia dei grandi.<br />
e in casa sarà una gara a chi legge di più<br />
Biancaneve la conoscono già, Alice nel<br />
paese delle Meraviglie pure. Per non<br />
parlare di Cappuccetto Rosso, che<br />
ormai danno per capace di resurrezioni<br />
multiple dopo le innumerevoli gite nella<br />
pancia del lupo. Ci sono sere in cui anche<br />
i genitori più volenterosi non sanno più a<br />
che favola votarsi. Pomeriggi in cui anche<br />
i più fantasiosi meditano di arrendersi alla<br />
televisione senza limiti piuttosto che trovare<br />
una nuova storia da leggere ai bambini.<br />
È in quelle sere o in quei pomeriggi<br />
che potrebbe tornarvi ut<strong>il</strong>e questo piccolo<br />
manuale pensato proprio ad uso e consumo<br />
di genitori alle prese con la crescita<br />
di pargoli che si sognano, se non letterati,<br />
almeno non del tutto teledipendenti. È in<br />
quelle sere che potrete far ricorso a queste<br />
storie di provato divertimento e approvata<br />
intelligenza, adatte a bambini fino ai seisette<br />
anni di età.<br />
Giochi, trucchi e assonanze<br />
È un libro senza parole e con due colori in<br />
tutto. Eppure piace moltissimo ai bambini<br />
che non si stancano mai di vedere gli<br />
animali affollare l’altalena sapientemente<br />
st<strong>il</strong>izzata dalla matita dell’architetto<br />
Enzo Mari. È un progetto, L’altalena (Corraini<br />
editore, 15 euro), un progetto che si<br />
deve svolgere e che bisogna avere tanto<br />
spazio per aprire, ma che basta pochissimo<br />
per portarsi dietro. Fate largo, spostate<br />
i giocattoli dal pavimento. Fate largo,<br />
perché sull’altalena ci sia spazio per tutti<br />
e perché l’altalena abbia tutto lo spazio<br />
che le serve per lasciarvi senza parole.<br />
«C’è sempre qualche vecchia signora che<br />
affronta i bambini facendo delle smorfie da<br />
far paura e dicendo delle stupidaggini con<br />
un linguaggio informale pieno di ciccì e di<br />
coccò e di piciupaciù. Di solito i bambini<br />
guardano con molta severità queste persone<br />
che sono invecchiate invano; non capiscono<br />
cosa vogliono e tornano ai loro giochi,<br />
giochi semplici e molto seri». Così parlava<br />
Bruno Munari (Arte come mestiere, 1966),<br />
genio della grafica e del design che a quei<br />
giochi semplici e molto seri dedicò anni di<br />
studio e di lavoro. In tutto <strong>il</strong> mare magnum<br />
della produzione del maestro abbiamo scelto<br />
due chicche. Bussate (Toc Toc, Corraini,<br />
15,50 euro) e vi aprirà la giraffa Lucia<br />
che viene da Verona, pronta a schiudere<br />
i segreti contenuti nella sua enorme valigia.<br />
Un’anticipazione? Dentro c’è la zebra<br />
Carmela che viene da Lugano, nel suo baule<br />
altri tesori inaspettati, sempre più piccoli<br />
e sempre più incredib<strong>il</strong>i, sempre giocati<br />
tra colori stupefacenti e parole scelte con<br />
sapienza e musicalità. Bisogna sfogliare per<br />
scoprire, perché non c’è scoperta che non<br />
chieda un gesto di protagonismo, anche in<br />
un altro splendido volume di Munari. Qui <strong>il</strong><br />
maestro ci conduce per mano Nella nebbia
di M<strong>il</strong>ano (Corraini, 22 euro). Perché d’inverno<br />
«quando la natura dorme e quando<br />
sogna appare la nebbia. Camminare dentro<br />
la nebbia è come curiosare nel sogno<br />
della natura: gli uccelli fanno voli corti per<br />
non perdere l’orientamento, scompaiono i<br />
segnali e i divieti nelle strade, i veicoli vanno<br />
piano e si fa appena in tempo a riconoscerli<br />
che spariscono (…). Solo all’interno<br />
delle case gli uomini e gli animali continuano<br />
la loro attività». Sempre che non accada<br />
di trovare, nel bel mezzo della pianura nebbiosa,<br />
niente meno che un circo con tanto<br />
di animali e pagliacci...<br />
C’è un’eco di Munari e della sua<br />
portentosa capacità di giocare con<br />
la grafica e le parole nel bellissimo<br />
libro di Ramon Gomez de la Serna:<br />
I bambini cercano di tirarsi<br />
fuori le idee dal naso (Giralangolo<br />
editore, 13,50 euro). Già <strong>il</strong> titolo<br />
è una “gregueria”, stravagante<br />
anomalia linguistica che associa<br />
idee alle parole. Sicché scoprirete<br />
che «i serpenti sono le cravatte<br />
degli alberi», «<strong>il</strong> pesce sta<br />
sempre di prof<strong>il</strong>o», «l’arcobaleno<br />
è la sciarpa del cielo». E alla<br />
fine converrete che «bisogna<br />
trovare un modo di lavare i<br />
piedi ai formaggi».<br />
C’è qualcosa di estremamente<br />
affascinante nei<br />
bei libri per bambini<br />
ed è la capacità di usare<br />
l’impossib<strong>il</strong>e come<br />
categoria. Ciò che è impossib<strong>il</strong>e<br />
(dal desiderio di volare a quello del<br />
lupo di diventare una pecora) diviene perno<br />
dell’azione, motore della giostra della fantasia<br />
in cui fare un giro è d’obbligo, anche e<br />
soprattutto se i grandi non capiscono o fanno<br />
i petulanti. «Mi ripetevano tutti le stesse<br />
domande: che mestiere farai quando sarai<br />
grande?». È l’incipit del divertentissimo<br />
Farò i miracoli (Susie Morgenstern e Jiang<br />
Hong Chen, Ippocampo junior edizioni, 12<br />
euro). Il bambino, più per sfinimento che<br />
per convinzione, accampa risposte improvvisate:<br />
pompiere, palombaro, p<strong>il</strong>ota. «Finché<br />
stamattina, chissà com’è, ho scoperto <strong>il</strong><br />
mestiere che fa proprio per me. Ogni giorno,<br />
appena mi alzo, voglio far sorgere <strong>il</strong> sole<br />
d’un balzo. E sollevare le onde del mare. Per<br />
divertirmi a sentirle suonare». Come si fac-<br />
A lato, una tavola<br />
di Troppo Tardi<br />
di Giovanna Zoboli<br />
e Cam<strong>il</strong>la Engman<br />
(Topipittori editore).<br />
Sotto, una scena<br />
di L’altalena di Enzo<br />
Mari (© Enzo Mari,<br />
courtesy Corraini<br />
Edizioni).<br />
Nella pagina<br />
accanto, Piccolo<br />
Lupo alle prese con<br />
<strong>il</strong> suo desiderio di<br />
volare (Il lupo che<br />
voleva essere una<br />
pecora, di Mario<br />
Ramos, Babalibri)<br />
cia a far tutto ciò lo si scopre alla fine, dopo<br />
che di desideri si è colorato <strong>il</strong> mondo.<br />
Volare, uno dei desideri più ricorrenti,<br />
e poi sovvertire le categorie, abbattere<br />
le barriere. Come Il lupo che voleva essere<br />
una pecora (Mario Ramos, Babalibri, 11<br />
euro) che sogna di librarsi in alto nel cielo<br />
e di essere una pecora, perché «anche loro<br />
non hanno le ali eppure, a volte, le vediamo<br />
in cielo». Il lupo riuscirà a volare e tornare<br />
a terra avrà presto un<br />
sapore nuovo.<br />
È l’idea<br />
alla base<br />
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cultura c’era una volta<br />
Sotto, una tavola di Nella nebbia di M<strong>il</strong>ano<br />
di Bruno Munari (© Bruno Munari,<br />
courtesy Corraini Edizioni) .<br />
A destra, una delle <strong>il</strong>lustrazioni di<br />
Farò i miracoli (Ippocampo Junior Edizioni).<br />
Nella pagina accanto, l’attore Stefano<br />
Braschi nello spettacolo L’uomo a cavallo<br />
cronache Dal paese Dei Diritti (Ma solo per qualcuno)<br />
40 | 2 febbraio 2011 | |<br />
di un’altra storia di animali<br />
che s’immaginano<br />
diversi da quel che sono,<br />
come La luna e lo stagno<br />
(Alberto Benevelli e Cristina<br />
Pieropan, Kite Edizioni,<br />
16 euro). L’amicizia di<br />
Rana e Anatra è nata tra i<br />
canneti dello stagno, ma<br />
è quando Anatra impara a<br />
volare che qualcosa inizia a<br />
cambiare. Rana salta più in<br />
alto che può eppure la luna<br />
resta sempre lassù, pallida<br />
e irraggiungib<strong>il</strong>e. Anatra<br />
non può aspettare e parte.<br />
Vedrà la luna, scoprirà molte<br />
cose. E da quel desiderio<br />
soddisfatto ne nascerà un<br />
altro più grande ancora.<br />
Cose che ben capisce <strong>il</strong> piccolo Riccardo,<br />
abituato a sentirsi dire che le cose<br />
non si possono fare perché è troppo tardi<br />
(Troppo tardi, di Giovanna Zoboli e Cam<strong>il</strong>la<br />
Engman, Topipittori editore, 14 euro).<br />
È sempre troppo tardi e «troppo tardi viene<br />
buio», troppo tardi non si torna a casa<br />
per cena, troppo tardi chiudono i negozi<br />
e scende <strong>il</strong> freddo. Sembra di sentirli, i<br />
genitori che cercano di mettere un freno<br />
ai bambini con la minaccia del tempo. E<br />
dov’è questo troppo tardi? Il piccolo (ma<br />
non troppo) Riccardo trova degli amici inaspettati<br />
e con loro raggiunge <strong>il</strong> bellissimo<br />
paese di Troppo Tardi. Cosa succede lassù?<br />
Lo scoprirete e soprattutto scoprirete i<br />
desideri insaziab<strong>il</strong>i dei bambini che diventano<br />
ancora più insaziab<strong>il</strong>i se c’è qualcuno<br />
che li aiuta ad attraversare <strong>il</strong> bosco. Gli<br />
animali che schiudono le porte di nuovi<br />
mondi e mettono in salvo bambini imprudenti<br />
sono un classico. Come un classico<br />
amatissimo anche dai grandi sono le storie<br />
di Roald Dahl. L’editore Salani ha appena<br />
pubblicato una raccolta con Mat<strong>il</strong>de, Il<br />
GGG, La fabbrica di Cioccolato e Le streghe<br />
(ma qui occorre saper leggere o avere molta<br />
pazienza per ascoltare storie più lunghe<br />
anche se avventurosissime). Invece i<br />
più piccoli si gettino pure nelle grinfie de<br />
Il coccodr<strong>il</strong>lo Enorme (Nord Sud edizioni,<br />
6,50 euro): se le inventa tutte e si trasforma<br />
in ogni modo per farsi una scorpacciata di<br />
«strafogante» e «stragodurioso» bambino.<br />
Ma non ha fatto i conti con gli altri animali<br />
della giungla, che non ci pensano neanche<br />
a liberarsi dei bambini. Almeno fino a<br />
che non sarà ora di andare a letto.<br />
Laura Borselli<br />
a Madrid c’è un governo che vuole educare i figli al posto nostro<br />
Dopo che <strong>il</strong> governo di Madrid ha fatto da battistrada ai nuovi<br />
“diritti”, anticipando <strong>il</strong> provvedimento del Dipartimento di Stato<br />
americano che (per non discriminare i gay) dal prossimo febbraio<br />
abrogherà sui passaporti i termini di “madre” e “padre” sostituendoli<br />
con le locuzioni di “genitore 1” e “genitore 2”, dall’anno scolastico<br />
2007-2008 in Spagna è stata introdotta una nuova materia:<br />
educazione alla cittadinanza <strong>il</strong> cui scopo è, secondo <strong>il</strong> ministero<br />
spagnolo, «favorire lo sv<strong>il</strong>uppo di persone libere». Ma di cosa parlano<br />
i libri di testo dei bambini spagnoli? un capitolo, comune a tutti<br />
i libri destinati alle scuole elementari è dedicato al «conoscere la<br />
propia identità e sv<strong>il</strong>uppare l’autostima». Dopo questa affermazione<br />
viene proposto un elenco di scelte davanti alle quali <strong>il</strong> ragazzo<br />
può decidere liberamente che inclinazione prendere (eterosessuale,<br />
bisessuale, omosessuale) e che tipo di famiglia preferirebbe creare.<br />
In questo modo si mira a evitare tutti quei conflitti sociali che<br />
nascono dai pregiudizi sulle diversità. Per i ragazzi delle medie<br />
inferiori l’editrice octaedro propone un testo al cui interno è presente<br />
un capitolo sulle relazioni interpersonali dove sono spiegati i<br />
diversi metodi anticoncezionali e suggerite alcune argomentazioni<br />
per convincere <strong>il</strong> partner ad ut<strong>il</strong>izzarli. la reazione della conferenza<br />
episcopale spagnola è stata immediata e attraverso <strong>il</strong> portavoce<br />
«C’è sempre qualche signora che parla a ciccì,<br />
coccò e piciupaciù. Di solito i bimbi guardano<br />
con severità queste persone che sono<br />
invecchiate invano e tornano ai loro giochi»<br />
cardinale di toledo cañizares ha affermato che le scuole che<br />
impartiscono questa materia «stanno collaborando con <strong>il</strong> male»,<br />
invitando gli alunni a ricorrere «a tutti i mezzi legittimi» per difendere<br />
la propria libertà di coscienza e di educazione. I vescovi hanno<br />
accusato <strong>il</strong> governo di «appropriarsi del ruolo di educatore morale<br />
che non è proprio di uno Stato democratico» e hanno sottolineato<br />
le «difficoltà» delle scuole cattoliche a introdurre una materia non<br />
coerente con le proprie idee. Quest’anno <strong>il</strong> ministero della Giustizia<br />
spagnolo attraverso la sentenza della cassazione ha respinto ogni<br />
richiesta di esenzione dalla materia spiegando che: «la libertà<br />
ideologica del minore non può essere abbandonata a chi ha la sua<br />
custodia o patria potestà» e conclude affermando che «sarebbe<br />
diffic<strong>il</strong>e dare la custodia di un minorenne a dei genitori che non<br />
considerano pienamente la sua libertà». a questo punto, <strong>il</strong> rischio,<br />
per quei genitori che volessero continuare a osteggiare la materia,<br />
è quello di perdere la patria potestà sul proprio ragazzo. Stiamo<br />
assistendo ad un esperimento educativo nel quale l’unico soggetto<br />
che può educare i giovani è lo Stato. e di questo passo si approprierà<br />
della custodia di ogni ragazzo e così ai genitori non rimarrà<br />
che procreare figli per poi consegnarli al proprio paese.<br />
Chiara Curti (Barcellona)
E<br />
se Merlino non trascorresse la sua<br />
vecchiaia a Camelot, ma in una casa<br />
di riposo? La storia del mago e<br />
del suo re, ambientata ai giorni nostri,<br />
non perderebbe per questo <strong>il</strong> suo fascino.<br />
Quando Artù, ormai un uomo pieno<br />
di impegni e gravose responsab<strong>il</strong>ità,<br />
si reca a trovare l’antico maestro, si trova<br />
davanti un povero vecchio, anni luce<br />
lontano dall’acutissimo amico di un tempo.<br />
Eppure <strong>il</strong> vecchio mago, nonostante<br />
le sembianze dimesse e anzi proprio<br />
in virtù di quelle, non ha smesso di avere<br />
cose da insegnare al suo allievo. Così<br />
re Artù è costretto a ripercorrere ironicamente<br />
la sua storia e la sua giovinezza<br />
per comprendere più profondamente <strong>il</strong><br />
suo vero destino e <strong>il</strong> senso del suo lavoro.<br />
«È una storia per ragazzi<br />
che riguarda tutti noi, che<br />
riguarda la nostra attualità,<br />
<strong>il</strong> nostro mondo che<br />
reputa inut<strong>il</strong>e la vecchiaia,<br />
e dove a volte sembra che<br />
nessuno possa insegnare<br />
ancora qualcosa. Sembra.<br />
Ma, come direbbe Merlino,<br />
sembrare non è essere».<br />
Stefano Braschi, attore,<br />
ha scelto di mettere a frutto<br />
la sua ventennale esperienza<br />
di teatro con i ragazzi,<br />
e per i ragazzi. «Alcuni<br />
insegnanti mi hanno<br />
chiesto di affrontare coi<br />
mezzi del teatro i testi che<br />
i loro alunni di seconda<br />
media stavano affrontando<br />
sui libri. Mi è parso un<br />
esperimento interessante<br />
per materializzare le parole<br />
sul palco: un conto è studiare<br />
una storia, un altro<br />
è solcare un palcoscenico<br />
cercando di trasmettere al<br />
pubblico la psicologia del<br />
personaggio. È come saltare<br />
nelle pagine di un libro<br />
stampato». L’esperienza ha<br />
entusiasmato a tal punto gli studenti che<br />
si sono cimentati a rappresentare qualsiasi<br />
cosa: da Omero ai classici della letteratura<br />
per ragazzi, passando per la drammaturgia<br />
contemporanea. Troppo impegnativo?<br />
Forse sì, ma è nella sfida che nasce<br />
la bellezza. «Recitare i versi di Vincenzo<br />
Monti e Ippolito Pindemonte ci sembrava<br />
all’inizio un’operazione ardua, esagerata.<br />
Ma è in questa difficoltà che è nato<br />
un grande amore per la parola, un forte<br />
rispetto per la musicalità, e la possib<strong>il</strong>ità<br />
di esprimersi a livello altissimo dal punto<br />
di vista recitativo». Anche grazie a dirigenti<br />
scolastici «e al loro voler rendere i giovani<br />
protagonisti. Giocando non sulla leva<br />
della vanità, ma sulle domande di sen-<br />
attori per crescere<br />
Qui <strong>il</strong> teatro è un<br />
gioco da ragazzi<br />
Sul palco per dare vita agli eroi dei romanzi,<br />
convincersi a mangiare la frutta e imparare<br />
come nascono i bambini. Scommettiamo che<br />
educare può essere uno spettacolo a ogni età?<br />
so, che nel “qui e ora” del teatro, con una<br />
buona dose di improvvisazione e anche di<br />
scherzo, finiscono per emergere naturalmente».<br />
Una grande necessità dal punto<br />
di vista educativo, «alla quale non sempre<br />
la scuola risponde. Sul palco le difficoltà<br />
e gli impacci, da gabbia, si trasformano in<br />
un punto di partenza. Per questo più che<br />
regista ho cercato di essere attore assieme<br />
a loro». Un po’ quello che gli insegnanti<br />
cercano di fare ogni giorno in classe,<br />
stefano Braschi, attore: «alcuni insegnanti<br />
mi hanno chiesto di affrontare i testi che<br />
stavano affrontando in classe. È stato come<br />
saltare dentro le pagine di un libro stampato»<br />
anche se purtroppo l’educazione è spesso<br />
considerata “arte minore”. Per Arcadio<br />
Lobato <strong>il</strong> proverbio “chi sa fare fa, chi non<br />
sa fare insegna” è aberrante, è «esattamente<br />
<strong>il</strong> contrario di quello che è <strong>il</strong> modello di<br />
sv<strong>il</strong>uppo della cultura europea, che si fonda<br />
sulla coerenza profonda tra educare e<br />
creare». Nato a Madrid nel 1955, Lobato è<br />
uno dei più importanti autori e <strong>il</strong>lustratori<br />
spagnoli del libro per l’infanzia. I suoi<br />
lavori sono stati pubblicati e tradotti in<br />
oltre 20 lingue. Negli anni<br />
Novanta, la svolta: incontra<br />
un’artista veneziana che<br />
gli propone di insegnare ai<br />
bambini a esprimersi ut<strong>il</strong>izzando<br />
pennelli e colo-<br />
| | 2 febbraio 2011 | 41
cultura c’era una volta<br />
ri. Lui accetta, a patto di poter impostare<br />
lo schema della bottega artistica medioevale<br />
e rinascimentale, coinvolgendo così<br />
ogni allievo nella realizzazione di un libro<br />
<strong>il</strong>lustrato. Nasce così “la bottega del libro<br />
<strong>il</strong>lustrato” come metodo di ideazione e<br />
progettazione, un progetto in cui un <strong>il</strong>lustratore<br />
di fama internazionale introduce<br />
bambini e ragazzi al mondo dell’arte,<br />
attraverso un “mestiere” che si fonda sul<br />
legame tra parola e immagine. E li conduce<br />
a vivere un’esperienza innovativa:<br />
«Mentre normalmente ricevono messaggi<br />
ideati da altri (televisione, videogiochi,<br />
ecc), nel laboratorio possono diventare i<br />
soggetti della creazione di immagini e di<br />
cultura. Quando studiavo Biologia all’Università<br />
mi hanno insegnato a “imparare<br />
facendo”, e ho sempre mantenuto questo<br />
attaccamento alla prassi: è un concetto<br />
che ho ritrovato anche<br />
in certe avanguardie artistiche».<br />
al ritmo delle favole<br />
Una vicenda umana sim<strong>il</strong>e<br />
a quella di Carlo Pastori:<br />
un attore di teatro che<br />
si è ritrovato cantastorie.<br />
E <strong>il</strong> papà. Ha quattro figli<br />
e ha iniziato a raccontare<br />
loro favole in musica fin da<br />
quando erano piccoli: gliele<br />
cantava per farli addormentare<br />
o per festeggiare<br />
una ricorrenza, un compleanno,<br />
una gita con gli amici,<br />
o per raccontare loro<br />
la vita di un santo o per<br />
convincerli a mangiare la<br />
frutta, o per raccontargli<br />
com’è bello arrampicarsi<br />
sugli alberi e giocare con la<br />
fionda. O semplicemente<br />
per farli ridere. Per sopravvivenza<br />
domestica, insomma.<br />
Imparando che i bambini<br />
non sono degli stupidi.<br />
«Non mi piace rivolgermi<br />
a loro come farebbe<br />
una vecchia zia che pizzica<br />
le guance al nipotino,<br />
preferisco parlare come se<br />
fossero dei piccoli adulti.<br />
Oltrettutto, come diceva<br />
Giovannino Guareschi, i bambini sono<br />
più abituati a guardare che a ragionare:<br />
ci osservano, e <strong>il</strong> nostro esempio ha la precedenza<br />
sulle direttive che impostiamo<br />
come schema educativo. Hanno una naturalezza<br />
nel calarsi nella vita, nel respirare<br />
le situazioni, che non smette mai di sorprendermi.<br />
Capiscono quello che ti sta a<br />
cuore e sono capaci di una riconoscenza e<br />
di una sincerità critica che noi cosiddetti<br />
“grandi” ci siamo scordati da un pezzo. Se<br />
42 | 2 febbraio 2011 | |<br />
Sotto, <strong>il</strong> cantastorie Carlo Pastori<br />
in uno degli spettacoli<br />
per bambini che porta in giro<br />
per tutta l’Italia<br />
accade a m<strong>il</strong>ano<br />
Carlo Pastori, cantastorie per “sopravvivenza<br />
domestica”: «Capiscono quello che ti sta<br />
a cuore e sono capaci di una riconoscenza e di<br />
una sincerità critica sconosciute agli adulti»<br />
una cosa non gli interessa, stai sicuro che<br />
se ne vanno e fanno altro. È una bella sfida,<br />
scrivere per loro». Anche perché “loro”<br />
spesso e volentieri assistono agli spettacoli<br />
accompagnati da mamma e papà.<br />
«La dimensione del gioco è una prerogativa<br />
di chi fa teatro: <strong>il</strong> gusto della finzione.<br />
Tutto ciò che accade sul palco è finto,<br />
però dice delle cose vere a delle persone<br />
vere». Che risponde a degli interrogativi.<br />
Ad esempio, perché no, quello più istinti-<br />
un trekking urbano per avvicinare<br />
all’arte tutta la famiglia<br />
avvicinare i bambini al mondo dell’arte puntando a fornire<br />
un servizio di qualità. È la sfida di ad artem (adartem.it) società<br />
che opera da anni a M<strong>il</strong>ano con grande esperienza e competenza,<br />
nell’ambito della didattica museale per bambini e ragazzi. un<br />
settore importante quanto delicato e spesso sottovalutato. vengono<br />
organizzate per le scuole dell’infanzia, primarie e secondarie<br />
una serie di visite didattiche sul territorio della lombardia, visite<br />
guidate, percorsi animati, laboratori didattici, lezioni, conferenze<br />
e iniziative collaterali presso esposizioni temporanee oppure ad<br />
esse collegate. un esempio? “Passeggiando per le vie di M<strong>il</strong>ano”:<br />
quattro itinerari diversificati per temi diversi (M<strong>il</strong>ano romana,<br />
Percorsi segreti al castello Sforzesco, Giò Ponti a M<strong>il</strong>ano, M<strong>il</strong>ano<br />
in tram per le vie del centro). una sorta di trekking urbano per<br />
rendere più interessanti le domeniche mattina, e soprattutto<br />
un modo intelligente per riscoprire e percorrere la città con gli<br />
occhi rivolti verso l’alto. Il 2011 prevede inoltre una serie di visite<br />
guidate (a Palazzo reale e al Museo Diocesano) pensate non solo<br />
per le scolaresche, ma per le famiglie. [cs]<br />
vo di tutti i bambini. L’ultima rappresentazione<br />
di Pastori è un testo che mette in<br />
scena un paradossale esame di medicina,<br />
in cui <strong>il</strong> candidato spiega a un esterreffatto,<br />
accigliatissimo e buffo “superprofessore”<br />
come nascono i bambini.<br />
«C’è un professore arrabbiato perché<br />
gli alunni sono impreparati, quindi<br />
rivolge un’unica domanda, secca: “Come<br />
nascono i bambini?”. E <strong>il</strong> bambino: “Ma<br />
è la cosa più fac<strong>il</strong>e del mondo! Tu quanti<br />
papà hai?”. “Uno”, risponde <strong>il</strong> professore.<br />
“E quante mamme?”. “Una”. “E uno più<br />
uno quanto fa?”. “Due”, risponde burbero<br />
<strong>il</strong> professore. “Invece no, fa tre”. Sorride <strong>il</strong><br />
bambino. “Uno più uno fa tre”».<br />
Chiara Sirianni
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CULTURA BOLLE VERDI<br />
Da grande farò<br />
<strong>il</strong> divo ecologista<br />
Da quando è diventato un bene che <strong>il</strong> sogno<br />
di un dodicenne non sia un dieci in pagella<br />
ma piantare un m<strong>il</strong>ione di alberi? Da quando<br />
“etico” è diventato sinonimo di “ambientalista”.<br />
Arrivano gli Oscar britannici dell’ecologia<br />
da Oxford Antonio Gurrado<br />
Q<br />
ualsiasi cosa abbiate fatto negli scorsi<br />
dodici mesi, avete perso tempo perché<br />
non vi siete accorti che le Nazioni<br />
Unite avevano proclamato <strong>il</strong> 2010 anno<br />
della biodiversità; e, se anche ve ne foste<br />
accorti e aveste passato gli ultimi dodici<br />
mesi a chiedervi se la biodiversità abbia<br />
qualcosa a che spartire con Frankenstein,<br />
non siete riusciti a entrare nell’esclusivissima<br />
lista in cui l’Observer ha elencato i<br />
venti eroi dell’ecologismo dai quali tutti<br />
noi avremmo dovuto prendere esempio.<br />
C’è Jonathan Franzen, che nel suo ultimo<br />
romanzo ha fatto esprimere da un personaggio<br />
la preoccupazione che una determinata<br />
specie di volat<strong>il</strong>i possa estinguersi;<br />
c’è Jay Leno, che possedeva duecentotren-<br />
44 | 2 febbraio 2011 | |<br />
tanove automob<strong>il</strong>i (non sto esagerando) e<br />
attanagliato da sensi di colpa ne ha comprata<br />
una duecentoquarantesima che va<br />
a tequ<strong>il</strong>a; c’è Evo Morales, per motivi che<br />
restano ignoti ai più, e c’è <strong>il</strong> sindaco della<br />
città più ecologica del pianeta: Mike Bloomberg,<br />
primo cittadino di New York. A<br />
dire <strong>il</strong> vero c’è anche <strong>il</strong> principe Carlo, che<br />
nel 2010 ha fatto pubblicare l’edizione per<br />
bambini di un suo libro ambientalista; si<br />
tratta dello stesso principe Carlo che qualche<br />
mese fa aveva tenuto a Oxford un ardito<br />
discorso in cui dimostrava inoppugnab<strong>il</strong>mente<br />
l’intrinseco legame fra slow food<br />
e islam per un sereno futuro dell’umanità.<br />
C’è soprattutto Brad Pitt, ritratto mentre si<br />
allontana con fare f<strong>il</strong>mesco (jeans sdruciti,<br />
maglietta param<strong>il</strong>itare con le maniche<br />
rimboccate sotto <strong>il</strong> gomito) da uno sfon-<br />
do di alberi spogli e case diroccate: è un’allegoria<br />
per dire che l’uccisore dell’autostima<br />
di Jennifer Aniston sta finanziando la<br />
costruzione di un quartiere di New Orleans<br />
con case – ha dichiarato tumultuosamente<br />
– «che producono più energia di<br />
quanta ne consumino, prive di ogni emissione<br />
gassosa, è una storia fantastica».<br />
Non cercate di tacitare la vostra cattiva<br />
coscienza dicendovi che mai sareste riusciti<br />
a entrare nella lista perché non siete<br />
celebrità. Perché non avreste dovuto farcela<br />
voi se ce l’ha fatta Felix Finkbeiner, dodicenne<br />
tedesco che invece di andare a scuola<br />
ha piantato (si presume non personalmente)<br />
un m<strong>il</strong>ione di alberi in tre anni?<br />
Ce l’hanno fatta anche i commessi di Timberland<br />
e di Walmart, che hanno iniziato<br />
a vendere prodotti sui quali è specificata la<br />
quantità di anidride carbonica che viene<br />
prodotta dal loro ut<strong>il</strong>izzo (non è specificato<br />
se valga anche per i proiett<strong>il</strong>i smerciati da<br />
Walmart). Ce l’ha fatta anche Henry Saraigh,<br />
del quale non è possib<strong>il</strong>e comprendere<br />
i meriti a meno di capire frasi come<br />
«aumento di agrobenzine e monocolture<br />
sostenute da corporazioni transglobali». E<br />
se proprio siete pigri e non volete schiodar-
vi dalla poltrona in cui siete sprofondati,<br />
pensate che ce l’hanno fatta anche gli attivisti<br />
del sito Avaaz, che a quanto pare ha<br />
convertito all’ecologismo più estremo sei<br />
m<strong>il</strong>ioni e mezzo di – come definirli? Questi<br />
ecologisti virtuali ricordano un po’ troppo<br />
gli onanisti dell’impegno che si ritengono<br />
in grado di liberare Sakineh e far dimettere<br />
Berlusconi col solo atto di cambiare <strong>il</strong><br />
proprio status su Facebook.<br />
Un applauso al Propagandista<br />
Se avete perso la vostra occasione, potete<br />
rifarvi quest’anno: anche per <strong>il</strong> 2011 l’Observer<br />
lancia i suoi Ethical Awards, che<br />
prevedono la partecipazione di celebrità,<br />
sconosciuti, aziende e istituzioni ognuno<br />
in una categoria apposita. I vincitori verranno<br />
scelti sia dai lettori dell’Observer<br />
sia da una prestigiosa giuria in cui <strong>il</strong> povero<br />
Colin Firth si vede affiancato non solo<br />
da sua moglie ma anche dall’equ<strong>il</strong>ibrata<br />
scrittrice Jeannette Winterson, fautrice<br />
dell’omicidio rituale del maschio, nonché<br />
da una ridda di vip mai sentiti prima. C’è<br />
tempo fino a giugno. Potrete concorrere<br />
nella sezione Venditori Online, se siete riusciti<br />
a «rendere gli acquisti via internet una<br />
L’INIZIATIVA<br />
RICCHI E FAMOSI<br />
La star di Hollywood<br />
e <strong>il</strong> principe Carlo<br />
Nella lista dei venti<br />
“eroi” ambientalisti<br />
premiati dall’Observer<br />
nel 2010 ci sono<br />
celebrità come <strong>il</strong><br />
sindaco di New York<br />
Michael Bloomberg,<br />
lo scrittore Jonathan<br />
Franzen, Brad Pitt,<br />
l’anchorman Jay<br />
Leno, <strong>il</strong> principe Carlo<br />
e <strong>il</strong> presidente boliviano<br />
Evo Morales<br />
(da sinistra a destra<br />
nella foto a lato).<br />
SIGNORI NESSUNO<br />
Il bimbo col pallino<br />
della riforestazione<br />
Ma non ci sono solo<br />
vip tra i vincitori<br />
degli Ethical Awards.<br />
C’è anche, ad esempio,<br />
un dodicenne<br />
tedesco che ha piantato<br />
un m<strong>il</strong>ione di<br />
alberi in tre anni.<br />
SECONDI PREMI<br />
Per consolazione<br />
cereali a colazione<br />
I partecipanti non<br />
scelti da lettori e giurati<br />
possono vincere<br />
premi di consolazione<br />
come una radiosveglia<br />
che simula l’alba<br />
o un pacco di cereali<br />
«amici della natura».<br />
soluzione sostenib<strong>il</strong>e», o a quella di Propagandista<br />
Dell’Anno, se avete contribuito ad<br />
aumentare <strong>il</strong> grado di «giustizia ambientale»<br />
nel mondo. Se siete eleganti, potrete<br />
concorrere al premio speciale messo in<br />
palio da Vogue per «lo st<strong>il</strong>ista che più si è<br />
impegnato nella produzione di moda sostenib<strong>il</strong>e».<br />
Se non vincete potrete consolarvi<br />
con i premi secondari: un viaggio a Bruxelles<br />
in treno ad alta velocità, una piuttosto<br />
minacciosa escursione «che vi farà scoprire<br />
luoghi in cui la gente si avventura di rado»,<br />
una radiosveglia che simula l’alba direttamente<br />
in camera vostra, un’ampia selezione<br />
di bevande analcoliche organiche e un<br />
pacco di cereali «amici della natura». Resterebbe<br />
da definire cosa siano degli eventuali<br />
cereali nemici della natura, ma se vincete è<br />
meglio: andrete ad accostarvi a un empireo<br />
che fra i precedenti premiati vede Al Gore,<br />
probab<strong>il</strong>mente nella categoria Politico Fallito<br />
In Cerca Di Rivincite Patetiche.<br />
Tutto ciò serve a dimostrare che l’ecologismo<br />
si basa su termini inventati, incomprensib<strong>il</strong>i<br />
e insensati. Cosa vuol dire “privo<br />
di emissioni”? Cosa vuol dire “organico”?<br />
E la parola-jolly “sostenib<strong>il</strong>e”, declinata<br />
in ogni salsa per ripulire la coscienza<br />
Quest’anno è l’attore Colin Firth (sopra) a<br />
presiedere la giuria degli Ethical Awards,<br />
sorta di Oscar dell’ecologia promossi<br />
dal settimanale britannico The Observer<br />
‘‘ Se siete eleganti,<br />
potrete concorrere al<br />
premio speciale messo<br />
in palio da Vogue per<br />
«lo st<strong>il</strong>ista più impegnato<br />
nella produzione di moda<br />
sostenib<strong>il</strong>e»<br />
’’<br />
degli acquirenti di un qualsiasi prodotto? Il<br />
peggio del peggio è però l’ut<strong>il</strong>izzo del termine<br />
“etico”, come nel nome del premio<br />
dell’Observer, quale sinonimo tout court<br />
di “ambientalista trendy”. È una monopolizzazione<br />
del giudizio che ricorda un po’<br />
<strong>il</strong> “buono / no buono” sotto <strong>il</strong> quale Andy<br />
Luotto soleva catalogare ogni centimetro<br />
dell’universo. Veicola l’idea che l’unica<br />
maniera di distinguere <strong>il</strong> bene dal male sia<br />
calcolare l’anidride carbonica che si emette:<br />
prestissimo sentiremo i pacifisti accanirsi<br />
contro la guerra perché surriscalda troppo<br />
<strong>il</strong> pianeta; presto sentiremo di giudici<br />
che assolvono <strong>il</strong> vostro vicino di casa perché<br />
strangolando la mamma malata ha drasticamente<br />
ridotto le polluzioni del condominio.<br />
C’è una sola categoria che andrebbe<br />
aggiunta alla lista propinata dall’Observer,<br />
c’è un solo premio che meriterebbe di venire<br />
consegnato: a chi si impegna a sostituire<br />
al termine neutro e asettico “ambiente”<br />
<strong>il</strong> termine positivo e impegnativo “creato”.<br />
Fra le due parole c’è la stessa differenza che<br />
passa fra indicare un oggetto definendolo<br />
“coso” e chiamandolo “regalo”; è l’unica<br />
maniera sicura di ricordarsi sempre di trattare<br />
bene ciò che non è nostro.<br />
| | 2 febbraio 2011 | 45
CULTURA AL MART DI ROVERETO<br />
Nostalgia<br />
per le forme<br />
arcaiche<br />
Nelle sue sculture tanto amate quanto<br />
criticate, Modigliani riuscì ad amalgamare<br />
magistralmente elementi provenienti da tutto<br />
<strong>il</strong> mondo. Dal gotico toscano all’arte egizia<br />
per cercare <strong>il</strong> canone della perfezione umana<br />
Amedeo Clemente modigliani. Per<br />
alcuni è l’artista legato, suo malgrado,<br />
al ritrovamento delle teste<br />
di pietra scolpite da alcuni ragazzi e<br />
lasciate nel Real Fosso di Livorno, per alimentare<br />
la tradizione popolare secondo<br />
cui fu proprio l’artista a gettarle perché<br />
deluso dai risultati ottenuti durante<br />
<strong>il</strong> periodo passato in famiglia nell’estate<br />
del 1909. Per altri è l’artista bohémien<br />
per eccellenza, l’italien di Montparnasse,<br />
che mangiava ai bistrot e beveva ai caffè<br />
pagando <strong>il</strong> conto con i suoi disegni. Quello<br />
che talvolta recitava a memoria interi<br />
canti della Divina Commedia per la clientela<br />
dei locali che frequentava, quello che<br />
si vestiva di indumenti vecchi e lisi e li<br />
indossava come se fosse un principe. Il<br />
principe di Montparnasse, lo chiamavano<br />
così Amedeo Clemente Modigliani.<br />
Le donne poi lo adoravano, la canadese<br />
Simone Thiroux, la poetessa russa Anna<br />
Achmatova, l’inglese Beatrice Hastings. La<br />
sua permanenza a Parigi, pur vissuta in<br />
uno stato di semi miseria, fu caratterizzata<br />
da una traf<strong>il</strong>a di amanti, sino all’incontro<br />
decisivo con Jeanne Hébuterne.<br />
Modigliani (Livorno, 1884 – Parigi,<br />
1920), arrivato nella capitale francese nel<br />
1906, s’era ambientato presto. Conosceva<br />
46 | 2 febbraio 2011 | |<br />
Sopra due sculture di arte dell’Estremo Oriente grés (VII-VIII secolo) esposte a Parigi<br />
al Musée Guimet: a sinistra, Testa di bodhisatva Avalokitesvara; a destra, Visnu.<br />
In grande, Testa di Buddha (XV-XVI secolo), Lanna, © RMN (Parigi, Musée Guimet).<br />
A destra, Amedeo Modigliani Testa, (1912-1913) calcare, Londra, Tate Gallery<br />
tutti, da Pablo Picasso a Georges Braque, da<br />
Gino Severini a Henri Rousseau, da Maurice<br />
Vlaminck a Kees Van Dongen.<br />
Ma i suoi amici erano altri: <strong>il</strong> pittore<br />
lituano Chaim Soutine, che allora viveva<br />
nella miseria più nera e che per lui era<br />
come un fratello, Maurice Utr<strong>il</strong>lo, perennemente<br />
attaccato alla bottiglia e lo scultore<br />
rumeno Constantin Brâncusi arrivato a<br />
Parigi nel 1904, a piedi da Bucarest.<br />
Modigliani, Utr<strong>il</strong>lo, Soutine, Brâncusi<br />
erano cani sciolti, indipendenti da tutto.<br />
Non facevano parte della “banda Picas-<br />
so” né si sentivano discendenti dei fauves.<br />
Modigliani lavorava solo perché spinto da<br />
un tormento interiore e se era insoddisfatto<br />
del risultato raggiunto distruggeva tutto,<br />
tele o sculture che fossero. Il suo tormento,<br />
sogno e vocazione, non era certo la<br />
pittura, ma la scultura.<br />
Le malattie e la vita bohemien<br />
Se la lesione polmonare che lo affliggeva<br />
sin dall’infanzia gli rendeva ancora più<br />
complicato un lavoro già duro, l’assenzio<br />
e <strong>il</strong> curaçao, <strong>il</strong> tabacco e l’hashish, non
LA MOSTRA<br />
Modigliani scultore<br />
Museo di arte moderna e contemporanea<br />
di Trento, Corso Bettini<br />
43, Rovereto. Fino al 27 marzo<br />
2011. Catalogo S<strong>il</strong>vana, 35 euro.<br />
Info: 800397760<br />
mart.tn.it/modiglianiscultore<br />
faranno altro che aggravare le sue precarie<br />
condizioni di salute. Lo scultore non aveva<br />
soldi per comprare la pietra e allora si procurava<br />
<strong>il</strong> calcare direttamente dai muratori<br />
italiani che costruivano a Montparnasse.<br />
A volte aspettava la notte e con qualche<br />
amico munito di carriola andava a rubare<br />
<strong>il</strong> necessario nei cantieri deserti.<br />
Ora parte di queste sculture, realizzate<br />
a Parigi dal 1910 al 1913, sono esposte<br />
nella bellissima mostra del Mart, che oltre<br />
a far conoscere <strong>il</strong> contemporaneo contesto<br />
parigino per quanto riguarda la scultura<br />
– da Em<strong>il</strong>e-Antoine Bourdelle a Joseph<br />
Antoine Bernard, da Jacques Lipchitz ad<br />
Aristide Ma<strong>il</strong>lol, da Alexander Archipenko<br />
a Constantin Brâncusi, l’amico che spesso<br />
Sopra, Maschera<br />
Guro, Costa<br />
d’Avorio, legno<br />
scolpito<br />
e peli di scimmia<br />
Londra, British<br />
Museum<br />
lo assisteva sino a tarda notte nel lavoro –<br />
ha <strong>il</strong> merito di esporre anche gli archetipi,<br />
i modelli ancestrali della sua visione.<br />
Già, perché quello di Modigliani fu un<br />
lavoro immane, soprattutto dal punto di<br />
vista conoscitivo prima ancora che fisico.<br />
Nessuno come lui era rimasto tanto<br />
sbalordito dalle opere di Pablo Picasso legate<br />
alla genesi del cubismo che, azzerando<br />
secoli di tradizione occidentale sfociati in<br />
un accademismo melenso, si rivolgevano<br />
direttamente agli albori della forma volumetrica<br />
prendendo spunto dall’arte iberica<br />
arcaica e dalle sculture tribali africane.<br />
Modigliani nei suoi primi anni parigini<br />
aveva preso così sul serio la lezione<br />
di Picasso che ne aveva assorbito <strong>il</strong> meto-<br />
do. «A quel tempo Modigliani si infervorava<br />
per l’Egitto. Mi conduceva al Louvre a<br />
visitare <strong>il</strong> reparto egiziano, assicurandomi<br />
che “tout le reste” non meritasse attenzione.<br />
Disegnò la mia testa con gli addobbi<br />
delle regine egiziane e pareva del tutto<br />
ammaliato dall’arte nata in Egitto», ricordò<br />
Anna Achmatova. Anche Paul Alexandre,<br />
suo medico e collezionista, ricordava<br />
le visite insieme al Museo Trocadero dove<br />
l’artista pred<strong>il</strong>igeva «l’esposizione Angkor<br />
nell’ala ovest». Cosa cercava Modigliani in<br />
queste sue ricognizioni nei musei parigini?<br />
Analogie formali tra le sculture delle<br />
civ<strong>il</strong>tà del passato, alla ricerca di archetipi<br />
comuni, da Occidente a Oriente, nel<br />
desiderio di trovare una classicità unitaria.<br />
Ambiva al ritrovamento di una figura<br />
umana con canoni rappresentativi comuni,<br />
l’Atlantide della scultura. Questo è <strong>il</strong><br />
suo genio. La sua è un’intuizione acutissima,<br />
universale, legata alla ricerca della<br />
figura umana come quella di Adamo ed<br />
Eva prima del peccato originale.<br />
Quell’eleganza orientale<br />
I suoi modelli di riferimento spaziano dalla<br />
scultura egizia a quella indù, dai gotici<br />
toscani Nicola e Giovanni Pisano a quella<br />
dei khmer della Cambogia, sino ad<br />
arrivare alle maschere tribali africane del<br />
Gabon e della Costa d’Avorio. Se i kuros e<br />
le kore dei greci diventarono per lui modelli<br />
di assoluta frontalità, dal sorriso arcaico<br />
appena accennato, le acconciature lineari<br />
e gli occhi a mandorla, le maschere africane<br />
gli insegnarono la sintesi volumetrica.<br />
Modigliani riuscì ad amalgamare<br />
magistralmente tutti questi esempi nelle<br />
sue sculture in pietra. Si va dalla Testa<br />
(1911-12) del Centre Pompidou di Parigi<br />
che osc<strong>il</strong>la tra modelli greco arcaici e cambogiani,<br />
caratterizzata da una forma allungata,<br />
a quella dell’Institute of Art di Minneapolis<br />
(1911-12) che lascia intuire la presenza<br />
di un dado, come avveniva nei capitelli<br />
greci. Il puro valore decorativo della<br />
linea ha <strong>il</strong> suo culmine in quella di Ph<strong>il</strong>adelphia<br />
(1911-12) – che riprende una serie<br />
di soluzioni, come la bocca a c<strong>il</strong>indro delle<br />
maschere Nimba, <strong>il</strong> naso a quart de brie<br />
di quelle Fang, i lobi delle orecchie allungati<br />
dell’arte buddhista – ma soprattutto<br />
in quella della Tate Gallery (1912-13) che<br />
appare frontalmente affusolata e di prof<strong>il</strong>o<br />
sim<strong>il</strong>e a un’ascia, con un arabesco continuo<br />
che scende dalla fronte sino al collo.<br />
Alcuni elementi fisiognomici come occhi e<br />
sopracciglia sono direttamente incisi nella<br />
pietra con un’eleganza che ricorda i più<br />
alti risultati dell’arte orientale. Quello che<br />
pervade la sua opera scultorea e negli ultimi<br />
anni anche quella pittorica, che ne è<br />
diretta conseguenza, è dunque una grandissima<br />
nostalgia per la forma arcaica.<br />
Vladek Cwalinski<br />
| | 2 febbraio 2011 | 47
ITALIA<br />
CHE LAVORA<br />
La natura<br />
in vasetto<br />
È <strong>il</strong> 1986 quando i coniugi Roveda<br />
avviano la Fattoria Scaldasole. L’azienda<br />
che è arrivata sul mercato alimentare con<br />
lo yogurt bianco e ha raggiunto l’olimpo<br />
dei brand con latte, burro e succhi di frutta<br />
Il termine “biologico” fa venire in mente a<br />
qualche consumatore poco informato<br />
qualcosa di insapore e poco attraente,<br />
magari sbiadito e proposto in una confezione<br />
monocolore e poco invitante.<br />
Niente di più sbagliato, e basterebbe<br />
spingere <strong>il</strong> carrello poco più in là, fino al<br />
banco frigo, per accorgersene. Lì, fra i vari<br />
prodotti caseari, campeggiano le confezioni<br />
bianche e blu degli yogurt della Fattoria<br />
Scaldasole, che dal 1986 sono ligi nel<br />
seguire la natura fin dentro al vasetto. È<br />
proprio da una vera fattoria, r<strong>il</strong>evata dal<br />
signor Marco Roveda e da sua moglie Simona,<br />
che comincia l’avventura del biologico<br />
in Italia. Concetto nato per dimostrare<br />
che armonizzare <strong>il</strong> rapporto tra le esigenze<br />
umane e dell’ecosistema sia <strong>il</strong> modo giusto<br />
per creare alimenti che sappiano nutrire<br />
e allo stesso tempo ridare qualcosa all’ambiente<br />
da cui sono stati creati.<br />
«Quando <strong>il</strong> marchio Fattorie Scaldasole<br />
è arrivato sul mercato era una totale innovazione,<br />
<strong>il</strong> mercato italiano era del tutto<br />
impreparato alla novità, davvero non avevamo<br />
concorrenti», spiega un’entusiasta direttore<br />
marketing Janluca De Waijer, olandese<br />
innamorato dell’Italia e trapiantato qui, per<br />
amore, da tanti anni. «Siamo partiti con gli<br />
yogurt, a cui in seguito si sono aggiunti <strong>il</strong><br />
48 | 2 febbraio 2011 | |<br />
burro e <strong>il</strong> latte e in seguito i succhi<br />
di frutta. La nostra azienda<br />
è tuttora organizzata come se<br />
fosse una fattoria di una volta. E<br />
gli stab<strong>il</strong>imenti non li abbiamo<br />
mai spostati, sono sempre rimasti<br />
nel luogo d’origine, uno in<br />
provincia di Como e l’altro vicino<br />
a Monza».<br />
Dopo essersi fatta largo nel<br />
mercato alimentare, la “figlioletta”<br />
dei coniugi Roveda è riuscita<br />
a entrare nell’olimpo delle<br />
grandi marche. I metodi di produzione<br />
sono, tuttavia, rimasti<br />
invariati e per questo Plasmon<br />
si è affidata ai Roveda per<br />
offrire ai suoi piccoli clienti i prodotti Oasi,<br />
quelli più certificati, quelli in cui tutta la<br />
f<strong>il</strong>iera è controllata fino all’ultima foglia di<br />
mangime versato nelle stalle.<br />
Dopo Plasmon è stata la volta di<br />
Andros. L’ultima grande mamma in ordine<br />
cronologico è Solo Italia, un’azienda a<br />
maggioranza francese, che tra i grandi prodotti<br />
di dessert che offre in tutto <strong>il</strong> mondo<br />
vanta anche Bonne Maman. La f<strong>il</strong>osofia<br />
seguita è quella di riuscire a offrire un prodotto<br />
realizzato “come si faceva una volta”:<br />
«A cominciare dal vasetto, che è sì di plasti-<br />
ca, ma più sott<strong>il</strong>e. Lo stesso vale per l’involucro<br />
di carta che lo ricopre, e per l’energia<br />
che ut<strong>il</strong>izziamo per produrli, realizzata<br />
attraverso pannelli solari con cui la<br />
nostra azienda riesce a mantenersi. Siamo<br />
orgogliosi, infatti, che <strong>il</strong> nostro prodotto<br />
più venduto sia proprio uno yogurt totalmente<br />
ecosostenib<strong>il</strong>e, <strong>il</strong> “demeter” bianco,<br />
<strong>il</strong> nostro vanto da 500 grammi».<br />
“Demeter” è un tipo di certificazione<br />
che oltre ad avere una modalità biologica<br />
di default, cioè con f<strong>il</strong>iera supercontrollata,<br />
ha anche <strong>il</strong> lusso di essere fatto con un latte
io-dinamico, cioè munto da vacche allevate<br />
lì dove si produce lo yogurt, nutrite con<br />
fieno del campo accanto per intenderci.<br />
Così si hanno animali meno stressati,<br />
consumatori più fiduciosi e un risparmio<br />
sul carburante per trasportare i materiali<br />
da una parte all’altra della penisola, si è<br />
certi che tutti i passaggi che<br />
portano <strong>il</strong> prodotto al banco<br />
frigo del supermercato<br />
siano i più chiari possib<strong>il</strong>e.<br />
«Uno yogurt sul cui<br />
vasetto è impresso <strong>il</strong> nostro<br />
“albero blu” è meno acido degli altri, più<br />
cremoso, più denso. Il tutto chiaramente<br />
senza bisogno di ingredienti aggiuntivi.<br />
Certo, quando si usano preparati a base di<br />
frutta si usano degli addensanti e la lista<br />
degli elementi ut<strong>il</strong>izzati si allunga. Ma<br />
anche questi sono biologici, visto che ven-<br />
«Il vasetto è sì di plastica, ma più sott<strong>il</strong>e.<br />
Lo stesso vale per l’involucro di carta che lo<br />
ricopre, e l’energia che ut<strong>il</strong>izziamo per produrli<br />
è realizzata attraverso pannelli solari»<br />
A sinistra, le fasi<br />
di imbarattolamento degli<br />
yogurt Fattorie Scaldasole.<br />
Sotto, da sinistra verso<br />
destra, la sede principale<br />
dell’azienda immersa<br />
nel verde; <strong>il</strong> direttore<br />
marketing Janluca<br />
De Waijer; alcune cisterne<br />
in cui <strong>il</strong> latte viene fatto<br />
fermentare fino a ottenere<br />
<strong>il</strong> famoso yogurt<br />
gono estratti da semi di carrube o amido<br />
di tapioca. Niente di chimico, tutto è proveniente<br />
dalle terre intorno ai nostri stab<strong>il</strong>imenti».<br />
Gli italiani, però, sono i consumatori<br />
di yogurt biologici meno affezionati rispetto<br />
alla media europea. Dati di vendite che<br />
risalgono a settembre 2010, dimostrano<br />
che su un totale di 1 m<strong>il</strong>iardo e 440 m<strong>il</strong>ioni<br />
di euro spesi in vasetti, solo 27 m<strong>il</strong>ioni<br />
sono spesi in prodotti biologici.<br />
La linea per bambini<br />
Ciò dimostra che <strong>il</strong> cliente italiano sta iniziando,<br />
anche se lentamente rispetto all’Europa,<br />
a ut<strong>il</strong>izzare questo tipo di prodotto,<br />
dimostrando un interesse a prendersi cura<br />
di sé partendo da quello di cui si nutre.<br />
Discorso diverso va fatto per <strong>il</strong> settore del<br />
biologico per l’infanzia, di cui <strong>il</strong> marchio<br />
Teddi – la linea per i bambini della Fattoria<br />
Scaldasole – è da sempre<br />
<strong>il</strong> preferito delle mamme,<br />
dopo la fase dello svezzamento.<br />
«È un settore molto<br />
interessante quello dei<br />
bambini. I prodotti hanno<br />
certamente gusti poco elaborati<br />
e sono anche leggermente<br />
più densi di quelli<br />
per adulti, perché abbiamo<br />
visto che anche i piccoli<br />
hanno le loro preferenze.<br />
Per quanto riguarda<br />
le ricerca di marketing,<br />
la comunicazione, e lo studio<br />
di nuovi prodotti, evitiamo<br />
i canali tradizionali<br />
e ci orientiamo direttamente<br />
sugli as<strong>il</strong>i, lavorando a braccetto con<br />
i pediatri. Anche perché i clienti che acquistano<br />
Teddi cambiano totalmente in media<br />
ogni tre anni. Nuove mamme e nuovi bambini<br />
da saper conquistare».<br />
E <strong>il</strong> bello di avere una materia prima<br />
semplice come <strong>il</strong> latte è che offre infinite<br />
possib<strong>il</strong>ità di sperimentazione. «Lo yogurt<br />
di latte di pecora che abbiamo lanciato sul<br />
mercato con un po’ di timore sta andando<br />
benissimo, a dimostrazione che i prodotti<br />
di nicchia sono quelli su cui investire».<br />
Elisabetta Longo<br />
| | 2 febbraio 2011 | 49
per piaCere<br />
nOn SOlO mare IL RILANCIO DELL’AFRICA<br />
Zanzibar per tutti i gusti<br />
una manovra combinata tra l’apertura di nuovi programmi di attrazione delle<br />
imprese straniere e la promozione lanciata dal Governo. Questo <strong>il</strong><br />
quadro alla base della sorpresa Zanzibar fino a qualche tempo fa poco<br />
conosciuta dal turismo italiano e che ora sembra destinata ad affermarsi come<br />
una delle mete più richieste per questo inverno. Le agenzie di viaggi italiane<br />
evidenziano come l’arcipelago venga richiesto con maggiore frequenza<br />
grazie all’apertura di nuovi v<strong>il</strong>laggi da parte dei tour operator italiani. La destinazione<br />
si pone in diretta concorrenza con le mete tradizionali dell’Oceano<br />
Indiano, come Maldive, Seychelles e Mauritius e “insidia” gli stessi Caraibi.<br />
Sono due i vantaggi competitivi della destinazione: <strong>il</strong> prezzo e la relativa vicinanza<br />
con l’Italia. Le strutture, infatti, pur essendo di buon livello presentano<br />
tariffe ancora contenute e appetib<strong>il</strong>i a un ampio target, che comprende single,<br />
coppie e famiglie. La tariffa media per concedersi una settimana di vacanza<br />
a Zanzibar è di 800 euro. La meta è raggiungib<strong>il</strong>e in 8-9 ore di volo. La costa<br />
orientale è una delle più attraenti, la più apprezzata dagli italiani, ma gli operatori<br />
hanno cominciato a investire anche in altre zone dell’isola.<br />
Walter abbondanti<br />
HUMUS IN FABULA<br />
numeri italiani<br />
Bene l’energia,<br />
rifiuti da migliorare<br />
Interpretare i numeri per capire<br />
in che modo sta cambiando la<br />
penisola. È una delle ricerche effettuate<br />
dall’Istat, l’Istituto nazionale<br />
di statistica.<br />
Il primo rapporto prodotto nel<br />
2011 si chiama Noi Italia. 100<br />
statistiche per capire <strong>il</strong> paese in<br />
cui viviamo e fa registrare ottime<br />
notizie per quanto riguarda<br />
la sensib<strong>il</strong>ità verde delle amministrazioni.<br />
Aumenta, infatti,<br />
50 | 2 febbraio 2011 | |<br />
la spesa regionale per la tutela<br />
ambientale, diminuiscono i consumi<br />
di energia elettrica e allo<br />
stesso tempo si registra l’incremento<br />
dell’ut<strong>il</strong>izzo di energia ottenuta<br />
da fonti rinnovab<strong>il</strong>i. La<br />
percentuale di energia derivante<br />
dai pannelli solari passa dai<br />
20,5 punti del 2009 ai 24,4 del<br />
2010 e nel 2011 sono previsti<br />
ulteriori miglioramenti.<br />
Il rapporto dell’Istat pubblica<br />
anche i dati regionali, ed evidenzia<br />
come la regione più impegnata<br />
su questo fronte sia <strong>il</strong><br />
Piemonte con <strong>il</strong> 28,7 per cento,<br />
seguito dal Friuli-Venezia Giulia<br />
con <strong>il</strong> 23,4 per cento. Tra le<br />
regioni del centro Italia, le più<br />
“rinnovab<strong>il</strong>i” risultano l’Abruz-<br />
LA RICETTA<br />
per 4 perSOne<br />
Pesto di verza<br />
e prosciutto<br />
croccante<br />
400 g di pasta lunga,<br />
300 g di verza, 30<br />
g di pinoli tostati, 60 g<br />
di parmigiano, 80 g di<br />
olio d’oliva, 50 g di prosciutto<br />
veneto bericoeuganeo<br />
Dop a fette, un<br />
pizzico di sale.<br />
Sbollentare la verza per<br />
dieci minuti in acqua salata,<br />
scolarla e frullarla<br />
assieme ai pinoli, l’olio<br />
d’oliva e al parmigiano.<br />
Aggiungere, all’occorrenza,<br />
qualche cucchiaio di<br />
brodo vegetale o di acqua<br />
di cottura.<br />
A parte, tagliare <strong>il</strong> prosciutto<br />
a strisce e disporlo<br />
in una padella antiaderente<br />
ben calda,<br />
rigirandolo ogni due minuti<br />
finché non sarà diventato<br />
ben croccante.<br />
Cuocere la pasta al dente,<br />
condirla con <strong>il</strong> pesto<br />
di verza e terminare con<br />
le strisce di prosciutto<br />
croccante.<br />
Virginia portioli<br />
sp<strong>il</strong>ucchino.blogspot.com<br />
zo (36 per cento) e la Toscana<br />
(30,1 per cento), mentre <strong>il</strong> Lazio<br />
si colloca in fondo alla classifica,<br />
con solo <strong>il</strong> 5,9 per cento. Valori<br />
migliori e ben più alti si sono<br />
registrati in diverse regioni<br />
del Mezzogiorno. Prime fra tutte<br />
Calabria (44,7 per cento) e<br />
Molise (42 per cento). E, incredib<strong>il</strong>e<br />
ma vero, crescono anche<br />
le aree urbane verdi, a dispetto<br />
di chi dice che <strong>il</strong> cemento è in<br />
continua avanzata. Dati non così<br />
eccellenti, invece, per quanto<br />
riguarda i rifiuti e <strong>il</strong> loro smaltimento,<br />
vero e proprio sassolino<br />
nello stivale. Come al solito<br />
da questo punto di vista abbiamo<br />
da imparare dagli altri stati<br />
europei, in cui la raccolta differenziata<br />
dei rifiuti si impara come<br />
l’abc fin dalla prima elementare.<br />
C’è da dire che la raccolta<br />
va meglio rispetto agli anni precedenti,<br />
ma la quota generale<br />
di smaltimento risulta ancora<br />
troppo bassa. La media europea<br />
dell’immondizia cittadina procapite<br />
è di 207 kg di cui <strong>il</strong> 39,9<br />
per cento finisce interrata, mentre<br />
in Italia la media procapite<br />
sale fino a 286,1 kg.
IN BOCCA ALL’ESPERTO<br />
OSTERIA PUNTO E A CAPO<br />
Nella Brianza lecchese<br />
<strong>il</strong> coperto non si paga<br />
Dalle ceneri dell’Osteria Santa<br />
Caterina, <strong>il</strong> vecchio proprietario<br />
tornato all’ov<strong>il</strong>e ha fatto nascere<br />
questo simpatico ristorantino alla<br />
mano. La ricetta di quest’angolo<br />
di Brianza lecchese? Ambiente<br />
naif e piacevole, carta dei<br />
vini semplice e curata, e un menù<br />
con non molti piatti, che cambiano<br />
una volta al mese. Ci si<br />
accomoda ai vecchi tavoli di legno<br />
apparecchiati con semplice<br />
1<br />
IL PRODOTTO<br />
Prosciutto veneto<br />
Berico-Euganeo Dop<br />
Anche <strong>il</strong> Veneto annovera tra i<br />
suoi Dop un eccellente prosciutto<br />
crudo e non poteva essere altrimenti,<br />
vista la vocazione agricola<br />
del territorio e la secolare<br />
conoscenza delle tecniche di lavorazione<br />
del maiale. Dall’esigenza<br />
di conservare a lungo la carne<br />
macellata nascono la salatura e<br />
l’asciugatura delle cosce: proprio<br />
dal latino perexuctus (asciugato)<br />
deriva l’attuale termine prosciutto.<br />
Stagionato almeno 10 mesi,<br />
presenta carne rosso rosata e<br />
parti grasse colore bianco candido.<br />
L’aroma è delicato e <strong>il</strong> sapore,<br />
grazie al moderato uso di sale,<br />
dolce e fragrante. Caratteristica<br />
la legatura con corda nella parte<br />
superiore del gambo e la presenza<br />
del Leone di San Marco marchiato<br />
a fuoco sulla cotenna a dimostrazione<br />
della sua autenticità.<br />
Lorenzo Ranieri<br />
IL VINO<br />
Tocai rosso 2005 Doc<br />
Si narra che nel vicentino un falegname<br />
(marangon) al termine<br />
del servizio m<strong>il</strong>itare sotto l’impero<br />
austro-ungarico si sia portato<br />
a casa le barbatelle di una<br />
vite coltivata in Ungheria nella<br />
zona del Tokaj. È stato chiamato<br />
dai contadini del luogoTocai<br />
del marangon. Il Tocai rosso Colpizzarda<br />
2005 è prodotto<br />
da Dal Maso, è di colore<br />
rosso granata con profumi<br />
netti di c<strong>il</strong>iegia marasca<br />
e prugna. In bocca<br />
risulta persistente. Abbinamento<br />
consigliato<br />
con prosciutto Veneto<br />
Berico-Euganeo, primi<br />
piatti locali e con baccalà<br />
alla vicentina.<br />
Carlo Cattaneo<br />
Rubrica in collaborazione con <strong>il</strong> ministero delle Politiche agricole<br />
IL SIGNIFICATO DI UN COLORE<br />
Perché le bimbe<br />
amano <strong>il</strong> rosa<br />
di Annalena Valenti<br />
Ci sono i colori e<br />
c’è <strong>il</strong> rosa. In tutte<br />
le sue gamme,<br />
dal pallido allo<br />
shocking. Definisce <strong>il</strong><br />
mondo di alcune bam-<br />
e moderna correttezza, e si dà<br />
<strong>il</strong> via alle danze, ricordando che<br />
coperto e servizio sono aboliti.<br />
La linea culinaria è di elementare<br />
franchezza, senza fronzoli,<br />
da osteria moderna: si può partire<br />
con un piatto di salumi spagnoli,<br />
oppure col tortino di frolla<br />
e parmigiano ai porcini, o ancora<br />
con la rivisitazione del baccalà<br />
mantecato con polentina. I primi<br />
piatti, battezzati “Pietanze”,<br />
annoverano un eccellente risottino<br />
m<strong>il</strong>anese con salsa carbonara<br />
rivisitata (uovo crudo con<br />
pancetta), ma anche le pappardelle<br />
con sugo di lepre e pecorino,<br />
o gli spaghetti alla chitarra<br />
con seppie e bottarga di tonno.<br />
Tra i secondi, <strong>il</strong> ghiotto f<strong>il</strong>etto al<br />
STILI DI VITA<br />
MAMMA<br />
OCA<br />
bine: «Dopo aver avuto due maschi pensavo<br />
di sbizzarrirmi un po’ con C. nella<br />
scelta dei colori, ma per lei esiste solo<br />
<strong>il</strong> rosa», e anche di alcune bambine maschiacce<br />
come M., pantaloni e magliettona<br />
fucsia. La deriva al l<strong>il</strong>la non viene<br />
considerata da queste principesse. Ben<br />
più del nero per i dark, per cui <strong>il</strong> colore<br />
puzza un po’ di ideologia, ben oltre<br />
la vie en rose, che evoca solo un modo<br />
di veder le cose. Essere principesse rosa<br />
non è solo preferire un colore, è uno<br />
status, un modo di vivere, direi quasi<br />
che è presente nel dna, rimane per sempre,<br />
fosse solo nei particolari. Che <strong>il</strong> rosa<br />
non sia semplicemente un colore ma<br />
un’ipotesi di vita in base alla quale definire<br />
<strong>il</strong> mondo è contenuto nelle parole<br />
di una bimba di quattro anni. Per meglio<br />
capire è ut<strong>il</strong>e dire che la frase è stata<br />
pronunciata con una principesca postura,<br />
una sottolineatura della parola<br />
rosa marcata sulla esse, quasi da sembrare<br />
una doppia, e uno svolazzamento<br />
dei capelli al momento opportuno: «Io<br />
sono la Principessa Rosa, ho <strong>il</strong> vestito<br />
Rosa, ho le scarpe Rosa, ho le calze Rosa,<br />
e guarda ho i capelli Rosa. E tu (alla<br />
sorella con cui ha appena litigato, con<br />
disprezzo affatto celato nel sottolineare<br />
<strong>il</strong> tu e ciò che segue) tu sei Blu».<br />
mammaoca.wordpress.com<br />
pepe verde vede una sostanziosa<br />
“ripulitura” da tutte le incrostazioni<br />
che gli anni Ottanta avevano<br />
aggiunto (facendolo diventare<br />
banale); altrimenti, brasato di<br />
manzo, oppure ricciola con indivia<br />
brasata. Dolci gustosi come<br />
la crostata alle c<strong>il</strong>iegie, e la<br />
mousse di mascarpone con scaglie<br />
di cioccolato. Dei vini abbiamo<br />
già detto, restano i prezzi:<br />
circa 40 euro a persona.<br />
Tommaso Farina<br />
Per informazioni<br />
Via Lecco, 34 - 23870<br />
Cernusco Lombardone<br />
in provincia di Lecco.<br />
Tel. 0399902396<br />
Chiuso <strong>il</strong> lunedì<br />
| | 2 febbraio 2011 | 51
GREEN ESTATE<br />
NUOVE CRITERI DI MISURAZIONE<br />
La felicità dipende dalla Co2?<br />
di Paolo Togni<br />
Nel dna di molti governanti è presente <strong>il</strong> gene che spinge al potere<br />
assoluto, cioè alla negazione della libertà dei cittadini.<br />
Al giorno d’oggi è diffic<strong>il</strong>e pensare a un ritorno alle vessazioni<br />
poliziesche tipo Gpu o Gestapo, o anche a quelle più casarecce<br />
dell’Ovra. Allora i portatori (insani) del gene hanno trovato una<br />
strada attraverso la quale sperano di raggiungere i propri obiettivi:<br />
definire e imporre i comportamenti graditi, rovesciando su chi<br />
non li condivida <strong>il</strong> disprezzo del politicamente scorretto ut<strong>il</strong>izzando<br />
gli strumenti di condanna sociale, stampa inclusa, per sanzionarli.<br />
Naturalmente non solo i governanti ut<strong>il</strong>izzano questa metodologia,<br />
che è diventata strumento comune di quanti vogliano<br />
affermare le proprie idee: ne sono ut<strong>il</strong>izzatori anche organi “tecnici”<br />
che spingono alla condanna sociale di quanti non si allineano<br />
al conformismo voluto.<br />
due esempi: l’Unione Europea ha attivato a caro prezzo un programma chiamato<br />
Empower col quale dichiara di volere recepire indicazioni in campo ambientale dai cittadini<br />
degli stati membri. Le domande sono tendenziose, poste in modo assolutamente<br />
scorretto, e spingono alla risposta voluta; e poi, sapete quanti europei hanno risposto<br />
al sito Empower, che è aperto da due anni, cioè dal gennaio 2009? Meno di settem<strong>il</strong>a. E<br />
la loro poco libera opinione verrà gabellata per comune sentire dei cinquecento m<strong>il</strong>ioni<br />
di europei: non c’è male, una popolazione rappresentata da circa l’uno per centomi-<br />
Alcuni governanti vogliono sostituire<br />
<strong>il</strong> P<strong>il</strong> con l’“indice del benessere”, che<br />
vorrebbe misurare lo stare bene della<br />
popolazione in base alle sensazioni<br />
dei cittadini e a parametri come<br />
le emissioni di anidride carbonica<br />
AMICI MIEI<br />
INCONTRI<br />
La verità è <strong>il</strong> futuro<br />
del giornalismo<br />
Vuoi diventare un buon giornalista?<br />
Allora non puoi mancare<br />
all’appuntamento organizzato<br />
dalla “sezione” Comunicazioni<br />
sociali dell’arcidiocesi di M<strong>il</strong>ano<br />
in collaborazione con l’Unione<br />
cattolica della stampa italiana<br />
della sede lombarda. “Faremo<br />
(ancora) notizia. La verità, via<br />
per la vita e <strong>il</strong> futuro del giornalismo”.<br />
Questo <strong>il</strong> tema del meeting<br />
che vedrà dialogare l’ar-<br />
52 | 2 febbraio 2011 | |<br />
civescovo di M<strong>il</strong>ano cardinale<br />
Dionigi Tettamanzi con alcuni<br />
giornalisti, proprio in occasione<br />
della festa del loro santo patrono<br />
Francesco di Sales. Appuntamento<br />
per sabato 29 gennaio<br />
dalle 9.30 alle 12.30 nella sala<br />
Barozzi dell’Istituto dei ciechi<br />
di M<strong>il</strong>ano (via Vivaio 7). La discussione<br />
avrà inizio da una riflessione-provocazione<br />
di Chiara<br />
Pelizzoni, giornalista dell’agenzia<br />
televisiva H24. Seguiranno<br />
gli interventi di Enrico Mentana<br />
(direttore Tg La7) e Mario<br />
Calabresi (direttore La Stampa)<br />
su come come fare giornalismo<br />
– raccontare la realtà o costruirla?<br />
Come sta la professione?<br />
Quali sono le responsab<strong>il</strong>ità del<br />
PRESA<br />
D’ARIA<br />
la dei suoi membri. Ancora: a oggi<br />
l’andamento degli stati era misurato<br />
dall’andamento del P<strong>il</strong>, un dato<br />
che non poteva essere considerato<br />
esaustivo, ma sicuro sì, perché misura<br />
la produzione, oggettivamente<br />
definita dalle risultanze economiche.<br />
Bene, alcuni governanti in calo<br />
di consensi e in fregola di novità, su-<br />
bornati da premi Nobel sfaccendati (un’altra prova del declino qualitativo del riconoscimento)<br />
stanno operando per sostituire <strong>il</strong> P<strong>il</strong> con un altro indicatore, l’“indice del<br />
benessere”, che vorrebbe dare la misura della felicità della popolazione, misurata sulle<br />
sensazioni (soggettive) dei cittadini e su alcuni parametri scelti a capocchia, come le<br />
emissioni di anidride carbonica, <strong>il</strong> grado di coesione sociale o <strong>il</strong> numero di iscritti alle associazioni<br />
di volontariato. L’obiettivo evidente dell’iniziativa è la creazione di quel conformismo<br />
che è l’obiettivo delle classi dirigenti deboli e prepotenti. Chi non è d’accordo<br />
con le idee “suggerite” dai manipolatori verrà marginalizzato o costretto a dissimulare<br />
le proprie convinzioni: una bella affermazione di libertà, tolleranza e pluralismo.<br />
tognipaolo@gma<strong>il</strong>.com<br />
lettore? – e quelli di Marco Tarquinio<br />
(direttore Avvenire) e<br />
Antonio Sciortino (direttore Famiglia<br />
Cristiana) che spiegheranno<br />
perché gli strumenti di<br />
comunicazione ecclesiali non sono<br />
destinati solo ad alcuni fedeli<br />
bensì un contributo alla professione<br />
giornalistica e al processo<br />
di formazione dell’opinione pubblica.<br />
Concluderà i lavori <strong>il</strong> cardinale<br />
Dionigi Tettamanzi.<br />
L’ingresso sarà libero e aperto<br />
a tutti (per informazioni consultare<br />
<strong>il</strong> sito chiesadim<strong>il</strong>ano.it/comunicazionisociali).<br />
Al termine dell’incontro, l’Istituto<br />
dei ciechi offrirà a tutti i partecipanti<br />
un curioso “aperitivo<br />
al buio”.<br />
CINEMA<br />
Immaturi,<br />
di Paolo Genovese<br />
Simpaticissimo<br />
e contro corrente<br />
La vita in carcere di un giovane<br />
arabo.<br />
Commedia leggera e controcorrente,<br />
tutt’altro che<br />
stupida. È la risposta positiva<br />
al mondo terrib<strong>il</strong>e e<br />
HOME VIDEO<br />
Amore a m<strong>il</strong>le...miglia,<br />
di Nanette Burnstein<br />
La commedia in crisi<br />
Si amano tanto ma sono<br />
troppo lontani.<br />
Pessima commedia sentimentale,<br />
volgarissima e prevedib<strong>il</strong>e<br />
che non sa che pesci<br />
pigliare dopo una decina<br />
di minuti. Vabbé che la commedia<br />
americana è in crisi,<br />
vabbé che quando si parla di<br />
amore non si sa più che cosa<br />
voglia dire, ma sorbirsi per<br />
due ore la Drew Barrymore<br />
che fa battutacce da Pierino,<br />
senza avere la simpatia di Alvarone<br />
e <strong>il</strong> décolleté di Edwige,<br />
è davvero troppo.<br />
cinico di Notte prima degli<br />
esami e agli eterni bamboccioni<br />
e un f<strong>il</strong>o pedof<strong>il</strong>i di<br />
Scusa ma ti chiamo amore.<br />
Si parte su quel terreno:<br />
un giovanotto (Raoul Bova,<br />
la cosa peggiore del f<strong>il</strong>m) è<br />
in ansia perché la compagna<br />
attende un figlio. Luca<br />
Bizzarri non si decide a<br />
fare sul serio con la fidanzata<br />
e ci prova con una ragazzina.<br />
Ricky Memphis, <strong>il</strong><br />
A MILANO<br />
Il bar dei manager<br />
L’Expo si avvicina e M<strong>il</strong>ano si prepara<br />
all’evento. Come? Imparando<br />
dalle grandi capitali mondiali.<br />
In quest’ottica martedì 1 febbraio<br />
verrà inaugurato Halldis Gallery,<br />
un business cafè innovativo e<br />
biologico. A pochi metri dalla stazione<br />
Centrale, nodo strategico<br />
dei mezzi di trasporto e crocevia<br />
di manager in cerca di un luogo<br />
in cui fare colazione e pranzare,<br />
dove ci sia attenzione alla qualità<br />
dei cibi e alla sostenib<strong>il</strong>ità ambientale.<br />
E allo stesso tempo che<br />
consenta loro di lavorare collegandosi<br />
a Internet. Per informazioni<br />
halldisgallery.com.
migliore di tutti, simpaticissimo<br />
e stralunato, vive ancora<br />
coi genitori. E ancora:<br />
Barbora Bobulova che deve<br />
crescere la figlia da sola,<br />
Ambra Angiolini ninfomane<br />
triste. Tutto come nei<br />
soliti f<strong>il</strong>m? No, perché l’occasione,<br />
anche simbolica,<br />
della maturità da riprendere,<br />
li obbligherà a fare delle<br />
scelte. E le scelte che prenderanno,<br />
così come raccon-<br />
COMUNICANDO<br />
ON AIR SU RADIO2<br />
Gli approfondimenti<br />
di Barbara Palombelli<br />
Dalla radio alla carta stampata,<br />
includendo la televisione, Barbara<br />
Palombelli si è sempre espressa<br />
con poliedrica maestria. Da<br />
qualche anno questa sua destrezza<br />
è ab<strong>il</strong>mente rappresentata<br />
e narrata in soli 28 minuti,<br />
la sua trasmissione su Radio2.<br />
1.680 secondi per affrontare<br />
i grandi temi della politica e<br />
dell’economia italiana e internazionale,<br />
attraverso un linguag-<br />
tano le ultime belle sequenze,<br />
li r<strong>il</strong>anceranno nella vita.<br />
Altro che la nostalgia ster<strong>il</strong>e<br />
di Fausto Brizzi o <strong>il</strong> sentimentalismo<br />
di Federico<br />
Moccia, la maturità passa<br />
attraverso degli amici veri.<br />
visti da Simone Fortunato<br />
Sopra, <strong>il</strong> regista<br />
Paolo Genovese<br />
NEL CUORE DI BRESCIA<br />
La mano di Michelangelo<br />
nell’opera di Matisse<br />
È un<br />
Matisse sedotto dalla forMa quello<br />
protagonista della retrospettiva promossa<br />
dal Museo di Santa Giulia di Brescia.<br />
“Matisse. La seduzione di Michelangelo”,<br />
a partire dal prossimo 11 febbraio, ci presenta<br />
le opere del più grande esponente dei fauve<br />
sotto un inedito punto di vista. La mostra, che accosta sin dal titolo<br />
<strong>il</strong> nome dell’artista a quello di uno dei più grandi maestri di<br />
tutti i tempi, Michelangelo, indaga <strong>il</strong> modo in cui <strong>il</strong> pittore francese<br />
ha assorbito la lezione michelangiolesca per la produzione<br />
delle sue opere sia pittoriche che scultoree.<br />
«Disegno l’aurora e la modello, studio <strong>il</strong> Lorenzo de’ Medici:<br />
cerco di impadronirmi della concezione chiara e complessa che è<br />
alla base della costruzione di Michelangelo», diceva lo stesso Matisse,<br />
consapevole di come non si possa mai prescindere dalla lezione<br />
dei classici e degli antichi per creare uno st<strong>il</strong>e che solo apparentemente<br />
si discosta in modo totale da quello del passato.<br />
Ma la sua ammirazione per <strong>il</strong> maestro cinquecentesco è ancora<br />
più palese quando descrive le sue sculture: «Si potrebbe far rotolare<br />
una statua di Michelangelo dall’alto di una collina fino a<br />
far scomparire la maggior parte degli elementi di superficie: la<br />
forma rimarrebbe comunque intatta».<br />
Attraverso centocinquanta capolavori prestati dai più importanti<br />
musei di tutto <strong>il</strong> mondo,<br />
tra dipinti, disegni, gouaches<br />
découpées e sculture<br />
– tra le quali spicca <strong>il</strong> Grande<br />
nudo seduto (foto) pre-<br />
stato dal Musée Matisse di<br />
Le Cateau-Cambrésis – prende<br />
forma questo ricco itinerario<br />
che rimarrà aperto ai visitatori fino<br />
a domenica 12 giugno 2011.<br />
Mariapia Bruno<br />
Per informazioni<br />
matissebrescia.it/<br />
Via Musei, 55<br />
Brescia<br />
gio accessib<strong>il</strong>e a tutti, meno specialistico<br />
e più libero rispetto ai<br />
quotidiani. Grande attenzione<br />
è rivolta al mondo dell’editoria:<br />
durante la trasmissione vengono<br />
infatti consigliati da parte di<br />
scrittori e giornalisti come Francesco<br />
Piccolo, Dacia Maraini e<br />
Daria Colombo (per citarne alcuni),<br />
diversi libri in uscita, molti<br />
dei quali vengono presentati dagli<br />
stessi autori. Spazio anche alle<br />
interviste a uomini del mondo<br />
politico, economico, dello spettacolo,<br />
della comunicazione e della<br />
cultura in generale. In studio sono<br />
passate personalità come S<strong>il</strong>vio<br />
Berlusconi e Fausto Bertinotti,<br />
Vittorio Sgarbi e Pupi Avati,<br />
Bruno Vespa e Roberto D’Ago-<br />
Foto: CLP relazioni pubbliche<br />
ARTE<br />
E DINTORNI<br />
stino. Un momento di incontro e<br />
riflessione, oltre che di informazione,<br />
per gli ascoltatori. La Palombelli<br />
dimostra una spiccata<br />
ab<strong>il</strong>ità nel modificare repentinamente<br />
<strong>il</strong> programma della puntata<br />
per seguire gli accadimenti<br />
fulminei e improvvisi dall’attualità.<br />
Dal lunedì al venerdì, on air<br />
su Radio2 dalle 13 alle 13.28, la<br />
striscia di approfondimento intrattiene<br />
<strong>il</strong> pubblico stimolando<br />
<strong>il</strong> ragionamento e <strong>il</strong> confronto<br />
d’opinione coinvolgendo direttamente<br />
gli ascoltatori. Ogni mercoledì,<br />
inoltre, la puntata include<br />
una rubrica fissa, in diretta da<br />
Montecitorio, con i protagonisti<br />
della politica italiana.<br />
Giovanni Parapini<br />
| | 2 febbraio 2011 | 53
Una volta c’era la SSangYong, azienda<br />
automob<strong>il</strong>istica coreana. Fuoristrada<br />
imponenti, efficaci seppure<br />
primordiali, capaci di grandi carichi ma<br />
rumorosi e lenti. E soprattutto, piuttosto<br />
brutti. SsangYong ha cambiato strada, meno<br />
fuoristrada, più suv e sostanza. Con una<br />
particolare attenzione all’ambiente e allo<br />
st<strong>il</strong>e. Come? Con la Korando disegnata da<br />
Giorgetto Giugiaro: un tocco di st<strong>il</strong>e da Vecchio<br />
Continente che non guasta e la nuova<br />
Korando dice addio a percorsi off-road<br />
e cerca di aprirsi un varco in quella categoria<br />
di cross-over e suv di stazza medio-piccola<br />
che è una delle poche a non aver subito<br />
la crisi dell’auto.<br />
Korando è un mix di linee arrotondate<br />
e dinamiche, come vuole la moda del segmento,<br />
che le danno le giuste proporzioni,<br />
senza estremismi e forzature. Equ<strong>il</strong>ibrato <strong>il</strong><br />
frontale e fluido <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o segnato dall’ultimo<br />
spesso montante.<br />
La maniera europea continua anche<br />
all’interno. L’abitacolo molto spazioso, gra-<br />
zie anche a un passo di 2,65 metri, tra i<br />
maggiori del segmento, è ben fatto, con la<br />
plancia semplice e lineare che non rinuncia<br />
a particolari alla moda. Sulla Korando l’inedito<br />
motore made in SsangYong: 2 litri turbodiesel<br />
common-ra<strong>il</strong> da 175 cavalli e 360<br />
Nm di coppia. Durante la prova ha dimostrato<br />
una buona fluidità e una br<strong>il</strong>lantezza<br />
degna della migliore concorrenza. I consumi<br />
dichiarati sono di 16.6 km/l. Più avan-<br />
DI NESTORE MOROSINI<br />
SSANGYON CAMBIA STILE E SI AFFIDA A GIUGIARO<br />
Korando, <strong>il</strong> brutto anatroccolo<br />
è diventato cigno<br />
MOBILITÀ 2000<br />
Le immagini<br />
della Korando<br />
mostrano la sapiente<br />
immaginazione<br />
di Giugiaro nel disegno<br />
delle linee, “procaci”<br />
nella parte posteriore.<br />
Plancia semplice<br />
e pulita con volante<br />
a tre razze.<br />
Il cambio automatico<br />
arriverà a breve<br />
ti arriveranno anche un più piccolo 1.7 da<br />
145 cavalli, sempre a gasolio, e <strong>il</strong> benzina<br />
1.8 da 125 cavalli. Il cambio è manuale, a<br />
sei marce e a breve sarà disponib<strong>il</strong>e l’automatico.<br />
Alla guida, la Korando ha una reattività<br />
che non ti aspetti, come non ti aspetti<br />
<strong>il</strong> buon set-up delle sospensioni. L’unico<br />
neo, è la leggera rumorosità in fase di avvio.<br />
Korando è disponib<strong>il</strong>e a due o quattro ruote<br />
motrici. Prezzi a partire da 21.990 euro.<br />
| | 2 febbraio 2011 | 55
molto più di un settimanale<br />
È online <strong>il</strong> nuovo tempi.it<br />
Il giornale si sfoglia col mouse<br />
di leone Grotti<br />
Grafica più accattivante, riorganizzazione dei contenuti e possib<strong>il</strong>ità di sfogliare comodamente<br />
<strong>Tempi</strong> in formato digitale. Sul nuovo sito tempi.it l’archivio 2010-2011 è consultab<strong>il</strong>e gratuitamente,<br />
ad eccezione delle quattro uscite più recenti del giornale, che sono riservate agli<br />
abbonati. Per chi non è ancora abbonato diventarlo è più fac<strong>il</strong>e e comodo su tempi.it. Una volta entrati<br />
nella sezione “servizio abbonamenti” è sufficiente scegliere la formula più adatta alle proprie<br />
esigenze e poi proseguire immettendo i propri dati. Chi invece è già abbonato alla versione cartacea<br />
del settimanale non deve fare altro che effettuare <strong>il</strong> login dalla homepage e inserire <strong>il</strong> codice<br />
abbonato di 10 cifre (che si trova sull’etichetta di ogni copia di <strong>Tempi</strong> che viene spedita a casa) e<br />
la password scelta in precedenza. Gli abbonati che non avessero ancora scelto la propria password<br />
possono farlo cliccando nell’apposita sezione del sito.<br />
Ma attenzione, perché tempi.it si arricchisce anche di contenuti esclusivi rispetto al settimanale,<br />
per approfondire in tempo reale i fatti più importanti di ogni giorno secondo lo st<strong>il</strong>e e la vocazione<br />
della rivista. Non perdetevi le fotogallery, le interviste audio e video, gli approfondimenti<br />
delle rubriche più seguite e una r<strong>il</strong>ettura attenta e originale delle cronache più curiose e importanti.<br />
Tutti da scoprire anche i blog dedicati a famiglia, cucina, arte, esteri e vita della Chiesa. Si<br />
comincia al mattino con la rassegna stampa, in cui i giornalisti delle migliori testate italiane commentano<br />
le notizie uscite sui quotidiani. Una r<strong>il</strong>evanza particolare è riservata a uno degli spazi più<br />
amati dai lettori di <strong>Tempi</strong>: <strong>il</strong> Taz&Bao. D’ora in poi sarà possib<strong>il</strong>e scaricarlo in pdf e collezionar-<br />
lo comodamente. Sempre sul sito si troveranno<br />
tutti gli speciali tematici di Più Mese e poi i libri,<br />
i cd e le iniziative editoriali.<br />
vEnITECI a CErCarE<br />
tempi e l’osservatore/1<br />
Dove trovare<br />
la strana coppia<br />
<strong>Tempi</strong> ha iniziato <strong>il</strong> 2011 con un<br />
regalo particolare ai suoi lettori.<br />
Dal primo numero di gennaio, infatti,<br />
<strong>il</strong> nostro giornale ospita al<br />
suo interno la versione settimanale<br />
dell’Osservatore Romano,<br />
che raccoglie tutti i discorsi pro-<br />
<strong>il</strong> meGlio della settimana<br />
Il direttore Luigi Amicone commenta <strong>il</strong> discorso del cardinale<br />
Bagnasco al consiglio della Cei: «Chi voleva una condanna di<br />
Berlusconi sarà deluso. Il capo della Conferenza episcopale invita<br />
a un riequ<strong>il</strong>ibrio dei poteri perché la politica trovi risposte ai<br />
problemi veri del paese. Ciò implica anche che i governanti assumano<br />
un contegno adeguato al loro ruolo». Su tempi.it anche<br />
una nuova rubrica: Visto dagli angeli, curata da Mario Furlan,<br />
fondatore dei City Angels, associazione di aiuto ai senzatetto.<br />
nunciati dal santo Padre Benedetto<br />
XVI. L’abbinata non ha alcun<br />
costo per i lettori: né per gli<br />
abbonati né per chi compra <strong>il</strong> nostro<br />
settimanale in edicola. <strong>Tempi</strong><br />
esce in tutta Italia <strong>il</strong> venerdì,<br />
con alcune eccezioni: <strong>il</strong> giovedì lo<br />
trovate a M<strong>il</strong>ano città e Roma<br />
città; <strong>il</strong> sabato in Puglia, Sic<strong>il</strong>ia<br />
e Sardegna. Il prezzo di copertina<br />
è di 2 euro; tranne a Napoli<br />
città, nelle Marche, in Puglia, in<br />
Sic<strong>il</strong>ia e Sardegna, dove è in vigore<br />
l’abbinata obbligatoria gratuita<br />
con <strong>il</strong> Giornale.<br />
tempi e l’osservatore/2<br />
Chi si abbona legge<br />
più comodamente<br />
Abbonarsi a <strong>Tempi</strong> e al settimanale<br />
dell’Osservatore Romano è<br />
conveniente: 60 euro per un anno<br />
(49 numeri) e 100 euro per<br />
due anni (98 numeri). Per informazioni<br />
e modalità di pagamento<br />
chiamare allo 02.31923730<br />
da lunedì a venerdì (escluso <strong>il</strong><br />
mercoledì) dalle 9 alle 13; oppure<br />
visitare l’apposita sezione sul<br />
sito tempi.it.<br />
sU ITaCaLIbrI.IT<br />
<strong>il</strong> libro<br />
L’In-Presa<br />
di Em<strong>il</strong>ia<br />
Emanuele Boffi racconta<br />
<strong>il</strong> centro In-Presa fondato<br />
da Em<strong>il</strong>ia Vergani a Carate<br />
Brianza. Qui attraverso<br />
<strong>il</strong> lavoro si indica ai giovani<br />
una strada per scoprire<br />
che la vita ha senso (Lindau,<br />
160 pagine, 16 euro).<br />
<strong>il</strong> libro e <strong>il</strong> cd<br />
Tutto <strong>il</strong> ritmo<br />
made in Usa<br />
La musica americana<br />
cantata dagli OutofSize e<br />
spiegata da Walter Gatti,<br />
Walter Muto e Riro Maniscalco<br />
(libro Tap your<br />
feet e cd, 15 euro).<br />
<strong>il</strong> dvd<br />
La missione<br />
di padre Trento<br />
Il documentario realizzato<br />
dalla più importante<br />
tv del Paraguay racconta<br />
l’opera di padre Aldo<br />
Trento. Tutti i libri, i cd e i<br />
dvd di <strong>Tempi</strong> sono acquistab<strong>il</strong>i<br />
sul sito itacalibri.it.<br />
| | 2 febbraio 2011 | 57
LA ROSA DEI TEMPI<br />
58 | 2 febbraio 2011 | |<br />
DOVE TIRA IL VENTO<br />
Elton è sorprendentemente r<strong>il</strong>assato<br />
Il cantante Elton John ha dichiarato che la paternità è «sorprendentemente<br />
r<strong>il</strong>assante». L’artista, sposato col compagno<br />
David Furnish, grazie a una madre surrogata ha fatto nascere<br />
<strong>il</strong> 25 dicembre Zachary Jackson Levon Furnish-John. Quando<br />
<strong>il</strong> piccolo è venuto alla luce, la coppia ha fatto sapere al mondo<br />
di essere «sopraffatta dalla felicità e dalla gioia in questo mo-<br />
mento davvero speciale!<br />
Zachary sta bene e tutto<br />
va per <strong>il</strong> meglio, siamo<br />
due genitori orgogliosi e<br />
felici». Recentemente la<br />
strana famiglia si è fatta<br />
immortalare sul magazine<br />
Ok. Pare che <strong>il</strong> bimbo<br />
viva in un appartamento<br />
accanto a quello dei due<br />
padri e che sia accudito<br />
da una tata.<br />
Il fumo uccide gli uomini più delle donne<br />
Secondo uno studio condotto in Gran Bretagna su un campione ad ampio spettro<br />
riguardante trenta paesi europei e pubblicato dalla rivista specializzata Tobacco<br />
Control, a quanto pare, <strong>il</strong> fumo uccide due volte più dell’alcol. E a morire<br />
a causa di questo brutto vizio sono spesso gli uomini: tra i due sessi, secondo<br />
i ricercatori della Social and Public Health Science Unit di Glasgow, ci sarebbero<br />
divari nei decessi dovuti a malanni collegab<strong>il</strong>i al tabagismo che arrivano fi-<br />
no al 60 per cento<br />
(a tutto svantaggio<br />
dei maschietti, ovviamente).<br />
RESISTERE Non credete alle fandonie spacciate<br />
per verità scientifiche dalla lobby della<br />
vita sana. Noi duri e puri di <strong>Tempi</strong> resistiamo<br />
e fumiamo tutti come dei drogati. In fondo è<br />
sempre meglio morire per una pausa sigaretta<br />
che ammazzarsi di lavoro. Fumiamo così tanto<br />
che non riusciamo a vedere gli schermi dei<br />
computer. La mattina raggiungiamo le scrivanie<br />
a tentoni, cercando di tossire per diradare<br />
la nebbia. Non sappiamo più neanche in quanti<br />
siamo sopravvissuti. A parte <strong>il</strong> correttore<br />
di bozze, che però beve un po’ e s’è beccato la<br />
cirrosi, pare che siano rimaste solo le donne.<br />
SCIENZE<br />
Dopo <strong>il</strong> Big Mac, ecco <strong>il</strong> Bug Mac<br />
Un’équipe di scienziati dell’Università di Wageningen ha<br />
offerto a 200 volontari un bel banchetto a base di insetti.<br />
I ricercatori olandesi, infatti, sono convinti che un domani<br />
saremo costretti a nutrirci di queste piccole creature, che<br />
sono assai nutrienti e pure eco-friendly, perché mangiano<br />
poca erba e non fanno tutta la cacca che producono, per<br />
esempio, i bovini. «Verrà un giorno in cui <strong>il</strong> Big Mac co-<br />
sterà 120 euro e un Bug<br />
Mac 12 euro» (“bug” significa<br />
insetto). D’altronde,<br />
notano gli scienziati,<br />
ogni anno ognuno di noi<br />
già consuma mediamente<br />
500 grammi di frammenti<br />
di formiche, ragnetti,<br />
vermi, cimici, eccetera.<br />
«Quindi perché non mangiare<br />
gli insetti?».<br />
SE Anche un letto di spine, se hai un pigiama<br />
di ghisa, è sorprendentemente r<strong>il</strong>assante. Anche<br />
una spina nel piede, se <strong>il</strong> piede non è <strong>il</strong> tuo,<br />
è sorprendentemente r<strong>il</strong>assante. Anche<br />
Sgarbi, se non lo incontri, è sorprendentemente<br />
r<strong>il</strong>assante. Anche cambiare<br />
un pannolino, se non lo cambi tu,<br />
è sorprendentemente r<strong>il</strong>assante.<br />
Ma soprattutto, dichiarare<br />
in libertà, se <strong>il</strong> cervello<br />
non è attaccato alla lingua,<br />
è sorprendentemente<br />
r<strong>il</strong>assante.<br />
SINTESI Giusto, se ci pappiamo ogni anno<br />
mezzo ch<strong>il</strong>o di bacherozzi a testa, perché non nutrirci<br />
di insetti? Anche per farla breve. La marmellata<br />
per esempio, ma vale anche per <strong>il</strong> miele,<br />
altro non è che un potpourrì di ali e zampette,<br />
perciò non fate gli schif<strong>il</strong>tosi e badate al sodo: ingozzatevi<br />
di api e farfalle. E visto che gli insetti<br />
si nutrono di foglie e roba del genere, perché non<br />
passare alle piante? Ma a dirla tutta, i vegetali si<br />
nutrono di terra e concime… Insomma, verrà un<br />
giorno in cui <strong>il</strong> Big Mac costerà 120 euro e <strong>il</strong> Bug<br />
Mac 12. Ma <strong>il</strong> Big Merd sarà comunque gratis.<br />
PATERNITÀ<br />
GASTRONOMIA
imperdib<strong>il</strong>e<br />
inut<strong>il</strong>e<br />
Una settimana di ferie<br />
nell’hotel spazzatura<br />
L’artista tedesco Ha Schult ha realizzato<br />
un hotel con dodici tonnellate<br />
di rifiuti raccolti in ventiquattro<br />
spiagge europee, cinquanta tramezzi,<br />
ottanta pannelli, otto autocarri,<br />
tre gru, duem<strong>il</strong>a viti, tre bagni (ovviamente<br />
chimici), oltre un m<strong>il</strong>ione<br />
di pezzi di rifiuti, novecentosessanta<br />
birre Corona. L’artista ha costruito<br />
<strong>il</strong> suo hotel (itinerante) per lanciare<br />
un messaggio ecologista.<br />
«L’albergo riflette quello<br />
che potrebbe capitare<br />
presto se non cominciamo<br />
a prenderci<br />
cura del<br />
pianeta».<br />
TURISMO<br />
ANIMALI<br />
godib<strong>il</strong>e<br />
fetido<br />
FEELING<br />
LISTA Cose da mettere in<br />
valigia se si vuole prenotare<br />
una settimana di relax<br />
nell’hotel spazzatura: maschera<br />
antigas, inceneritore<br />
portat<strong>il</strong>e, Pino S<strong>il</strong>vestre confezione<br />
famiglia allargata,<br />
muta da palombaro, guanti<br />
di ghisa, trappola per topi,<br />
carabina (per le pantegane),<br />
vanga (per seppellire le pantegane),<br />
set pronto soccorso<br />
provvisto di siero antiscabbia<br />
e antimalarica, paletta e sacchetto<br />
per deiezioni canine<br />
(le vostre), Bertolaso. State<br />
sereni. Sarà l’unica volta che<br />
potete tranqu<strong>il</strong>lamente scordarvi<br />
lo spazzolino da denti.<br />
Il giovedì gli innamorati si odiano<br />
Secondo una ricerca, raccontata dal Da<strong>il</strong>y Ma<strong>il</strong>, le coppie britanniche litigano<br />
312 volte all’anno. Il giorno peggiore per lui e lei è <strong>il</strong> giovedì, è allora che si<br />
concentrano le maggiori baruffe domestiche. A quanto pare <strong>il</strong> luogo in cui più<br />
ci si accapiglia è la stanza da bagno, seguita dalla cucina. Tra i motivi che indispongono<br />
lei ci sono la tavoletta Wc lasciata alzata, le luci di casa dimenti-<br />
cate accese, lo zapping tv. Tra<br />
quelli elencati da lui: <strong>il</strong> tempo<br />
impiegato per vestirsi, <strong>il</strong> lavandino<br />
intasato di capelli, l’accumulo<br />
di cianfrusaglie.<br />
I giapponesi vogliono<br />
clonare <strong>il</strong> mammuth<br />
Ricercatori dell’Università di Kyoto<br />
stanno tentando di far rivivere<br />
un mammuth tramite la clonazione<br />
del Dna. Usando campioni di tessuto<br />
della carcassa di uno di essi, conservata<br />
in un centro siberiano, gli<br />
scienziati li inseriranno in cellule uovo<br />
di elefante cercando di creare un<br />
embrione di questo antico animale<br />
estinto. Poi lo impianteranno<br />
in una madre<br />
surrogata (un’elefantessa)<br />
per portare<br />
a termine la gestazione.<br />
Se tutto va, entro<br />
i prossimi cinque anni,<br />
avremo un mammuth<br />
tra noi.<br />
LOVE Amore, non credere agli inglesi. Lo<br />
sai che ti amo quando, appena varcato<br />
l’uscio dopo una giornata massacrante,<br />
mi vedi e mi accogli con un: «Ah, sei tu?».<br />
Amore, è bello accomodarsi in cucina per<br />
mangiare in piedi <strong>il</strong> petto di pollo riscaldato<br />
al microonde innaffiato con sprite<br />
che hai preparato con tanta cura. Amore,<br />
io non me la prendo se è dalla fine degli<br />
anni Sessanta che la sera hai mal di<br />
testa e mi accogli a letto con un tenero<br />
«ma l’hai portato fuori <strong>il</strong> cane a pisciare?».<br />
Amore, tu non credere agli inglesi.<br />
Però, ricordati: domani è giovedì.<br />
ALTRI Non solo i mammuth, cloniamone altri. Non sarebbe<br />
bello trastullarsi con l’albertosaurus, un lucertolone lungo<br />
8 metri? O accarezzare la coda al tirannosauro mentre<br />
fa le fusa? E perché non farci portare le ciabatte dal brontosauro,<br />
un gigante di 25 metri? O cambiare l’acqua alla<br />
gabbietta del quetzalcoatlus, uccellino con 12 metri di<br />
apertura alare? Che gioia vedere razzolare nell’aia lo stegosauro,<br />
un batuffolo di mostro con un fiato da incubo.<br />
Solo che ora, con tutti questi dinosauri per casa, dobbiamo<br />
abbandonare in autostrada quello vecchio. La suocera.<br />
| | 2 febbraio 2011 | 59
UN ALTRO MONDO<br />
è POSSIBILE<br />
DOPO L’ALLUVIONE<br />
L’Immacolata<br />
è stata più forte<br />
dello tsunami<br />
di Aldo Trento<br />
In questi giorni sono stato in Bras<strong>il</strong>e, in<br />
compagnia dei miei amici, i coniugi Zerbini,<br />
Julián, Bracco e Alexandre, per aiutarci<br />
a capire cosa rappresenta per la nostra vita<br />
la tragedia che ha colpito m<strong>il</strong>ioni di persone,<br />
<strong>il</strong> d<strong>il</strong>uvio che ha causato la morte di 750 persone<br />
lasciandone altre migliaia senza un tetto.<br />
Nello spazio di questa amicizia ogni cosa viene<br />
abbracciata: sia l’allegria che la sofferenza<br />
dell’altro. Per noi è stato un dolore nel dolore,<br />
perché un mese fa in una di quelle case, affittata<br />
da alcuni amici, abbiamo trascorso alcuni giorni<br />
di riposo. Ora dobbiamo fare i conti col fatto<br />
che quel luogo è stato seppellito dal fango, che<br />
l’ha stritolato trasformandolo in una tomba per<br />
le quattordici persone che stavano passando lì<br />
le loro vacanze. Anche per questo mi sono commosso<br />
ascoltando le testimonianze di Marco<br />
Montrasi e di monsignore F<strong>il</strong>ippo Santoro, del<br />
vescovo di Petropólis, vescovo di una diocesi duramente<br />
colpita da un’alluvione che non ha avuto<br />
compassione di niente. Le condivido con voi.<br />
padretrento@rieder.net.py<br />
La realtà di questo disastro è molto più<br />
dura di come appare nelle immagini della<br />
televisione e dei giornali. È tutto distrutto,<br />
come se a colpire la Valle de Cuiabà fosse stato<br />
un terremoto. Più di 750 persone hanno perso<br />
la vita e moltissimi sono dispersi. Le analisi<br />
più immediate accusano l’occupazione irresponsab<strong>il</strong>e<br />
degli argini dei fiumi e la mancanza di pianificazione<br />
urbana per gli alloggi dei poveri, che<br />
vivono in luoghi a rischio. Siamo davanti al peggior<br />
disastro della storia del Bras<strong>il</strong>e.<br />
Ma queste osservazioni non ci consolano e non<br />
ci soddisfano. È fac<strong>il</strong>e identificare i colpevoli<br />
e mettersi la coscienza a posto, tornando alla<br />
routine di tutti i giorni e scartando la possib<strong>il</strong>ità<br />
di un cambiamento reale. Il dramma è<br />
profondo, ci mette davanti al mistero della nostra<br />
esistenza e della nostra frag<strong>il</strong>ità, dei nostri<br />
limiti e del nostro male. Il dramma ci scuote,<br />
suscita solidarietà, solleva le domande più<br />
radicali che la nostra società censura. Durante<br />
<strong>il</strong> disastro, tutte le chiese e le cappelle della regione<br />
sono rimaste in piedi, anche se invase dal<br />
fango. Si tratta di un segno della croce di Cristo<br />
che vive in mezzo al dramma degli uomini,<br />
partecipe della loro sofferenza. Gesù è entrato<br />
nell’abisso della morte facendosi compagno di<br />
60 | 2 febbraio 2011 | |<br />
POST<br />
APOCALYPTO<br />
Qui a fianco,<br />
Nossa Senhora<br />
das Graças,<br />
la statua<br />
della Madonna<br />
sommersa<br />
dall’acqua fino<br />
alle mani,<br />
ma rimasta<br />
in piedi.<br />
Nell’altra pagina,<br />
una chiesa<br />
distrutta<br />
dall’alluvione<br />
che ha colpito<br />
<strong>il</strong> Bras<strong>il</strong>e nel<br />
gennaio 2011<br />
tutti coloro che hanno perso la vita, aprendo le<br />
porte della speranza. Nel mondo, solo Gesù Cristo,<br />
crocefisso e resuscitato, ha attraversato la<br />
morte e la vita per portarci la speranza. «Io sono<br />
infatti persuaso che né morte né vita, né angeli<br />
né principati, né presente né avvenire, né<br />
potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra<br />
creatura potrà mai separarci dall’amore di<br />
Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore» (san Paolo<br />
ai Romani 8,38).<br />
Nella notte, nel fango e sotto la pioggia Lui non<br />
ci abbandona. Nella ferita dolorosa di questi<br />
giorni Lui rimane presente, come balsamo di un<br />
amore infinito, che sostiene. Pensiamo allo slancio<br />
grandioso di solidarietà che si è reso così evidente<br />
in questi giorni. Ho visitato i sopravvissuti<br />
di questa regione ed è chiaro che è la loro fede<br />
a sostenere <strong>il</strong> dolore. Una chiesa è stata invasa<br />
dall’acqua: era arrivata fino al tabernacolo. Un<br />
giovane chierichetto, nuotando, ha recuperato<br />
<strong>il</strong> Santissimo, e tenendolo stretto in una mano,<br />
mentre con l’altra nuotava, lo ha portato in salvo.<br />
Assieme alla grazia di Dio, infatti, è necessaria<br />
la nostra iniziativa per riconoscere <strong>il</strong> Signore<br />
e aiutare tutti, dando un significato nuovo alle<br />
nostre vite normali. Il compito della ricostruzione<br />
è chiesto a tutti, e in collaborazione con lo<br />
Stato e le autorità pubbliche dobbiamo prevenire<br />
altri disastri e provvedere a una pianificazione<br />
urbana che sia responsab<strong>il</strong>e. Ma la ferita delle<br />
nostre perdite, chi la curerà? Quella ferita è<br />
abbracciata dall’amore di Cristo, che vive nel<br />
tabernacolo come nel suo corpo, che è la Chiesa,<br />
e ci insegna a lasciarci provocare dalle cose<br />
per annunciare la sua presenza. Sarebbe triste<br />
lasciarsi fermare dalla valanga dell’abitudine e<br />
voltare pagina, magari aspettando <strong>il</strong> prossimo<br />
carnevale. La prova di questi giorni ci insegna<br />
a ricostruire le città devastate e a tornare con<br />
un senso nuovo alla vita quotidiana.<br />
Monsignor F<strong>il</strong>ippo Santoro<br />
vescovo di Petrópolis<br />
Foto: AP/LaPresse
Foto: AP/LaPresse<br />
«Durante <strong>il</strong> disastro,<br />
tutte le chiese<br />
e le cappelle della<br />
regione sono rimaste<br />
in piedi, anche se invase<br />
dal fango. Si tratta<br />
di un segno della Croce<br />
di Cristo che vive<br />
in mezzo al dramma<br />
degli uomini, partecipe<br />
della loro sofferenza.<br />
Gesù si è fatto<br />
compagno di tutti»<br />
Cari amici, sabato sono andato con Paola<br />
di Avsi e altri amici in una zona del Bras<strong>il</strong>e<br />
colpita dalle inondazioni. In particolare<br />
volevamo visitare <strong>il</strong> centro educativo dove<br />
lavorano la Ines (dei Memores Domini) e altri<br />
nostri amici. Non ho mai visto una cosa cosí impressionante!<br />
A un certo punto, mentre ci inoltravamo<br />
in questa valle (si chiama Vale do Cuiabá)<br />
sono iniziati ad apparire segnali di una<br />
devastazione inimmaginab<strong>il</strong>e. Dappertutto si<br />
vedono i segni dell’acqua e del fango, e fa impressione<br />
vedere sui muri delle case <strong>il</strong> livello che<br />
hanno raggiunto. Questa non è la regione piú<br />
colpita, ma anche qui sono morte un’ottantina<br />
di persone e tantissime sono disperse.<br />
mentre camminavamo abbiamo incontrato varie<br />
persone: mamme con bambini che frequentano<br />
<strong>il</strong> centro educativo di cui Ines è coordinatrice,<br />
un pompiere alla ricerca di superstiti, un<br />
signore che frequenta uno dei corsi del centro<br />
educativo. Quasi tutti avevano un parente, un<br />
amico, un conoscente rimasto travolto dal fango<br />
in quella terrib<strong>il</strong>e notte.<br />
Per arrivare al centro educativo abbiamo dovuto<br />
passare vari posti di blocco della polizia. Non<br />
lasciavano passare più nessuno, solo pompieri<br />
e agenti, perché troppa gente stava<br />
arrivando per visitare parenti e<br />
amici, prendere le proprie cose rimaste<br />
nelle case abbandonate, ma<br />
soprattutto molta gente arrivava<br />
desiderosa di aiutare. Per arrivare<br />
al centro abbiamo dovuto chiedere<br />
un passaggio a degli addetti della<br />
prefettura che con un fuoristrada<br />
stavano andando a spalare <strong>il</strong> fango<br />
in un luogo abbastanza vicino. Arrivati<br />
in zona siamo scesi e a piedi<br />
ci siamo diretti verso <strong>il</strong> centro. Abbiamo<br />
camminato almeno un’ora.<br />
Io avevo visitato quei posti alcuni<br />
mesi prima. Era una località bellissima<br />
dove molti abitanti di Rio<br />
hanno costruito la casa di v<strong>il</strong>leggiatura,<br />
<strong>il</strong> “sitio” come lo chiamano<br />
qui. In una di queste case con<br />
Marcos, Cleuza, padre Aldo, Julian<br />
e Carras avevamo passato tre giorni insieme<br />
e in quella stessa casa sono morte quattordici<br />
persone, tutte sorprese nel sonno dallo tsunami<br />
del fiume. La casa é stata invasa fino al tetto<br />
dall’acqua e dal fango.<br />
«Per me è un miracolo»<br />
Quando siamo arriviati al centro educativo siamo<br />
stati accolti da Maria Cec<strong>il</strong>ia (che dà <strong>il</strong> nome<br />
allo stesso centro, è la persona che l’ha ideato<br />
e realizzato). Aveva le lacrime agli occhi,<br />
aveva dato la sua vita per costruire questo posto<br />
e aiutare la gente povera della zona.<br />
La passione e i sacrifici di una vita portati via<br />
in una notte. Ma dopo poco Maria Cec<strong>il</strong>ia ha<br />
cominciato a fare nuovi progetti per ripartire,<br />
litigava con Ines perché la vorrebbe sempre lì<br />
al centro, mentre Ines deve tornare a casa perché<br />
anche lì c’è bisogno di aiuto.<br />
Dopo la discussione ci hanno portato nel luogo<br />
che piú mi ha commosso in questa incredibi-<br />
le giornata. Una statua della Madonna, collocata<br />
su un piedistallo di legno, piccola, di neanche<br />
un metro, leggera che è rimasta in piedi al suo<br />
posto, e mostra <strong>il</strong> segno dell’acqua e del fango<br />
che ha raggiunto anche Lei, fino alle mani. Rimaniamo<br />
tutti in s<strong>il</strong>enzio ognuno con le lacrime<br />
agli occhi, Maria Cec<strong>il</strong>ia dice che era impossib<strong>il</strong>e<br />
che non si fosse mossa, «questo è un miracolo!<br />
I tecnici della protezione civ<strong>il</strong>e dicono che ci<br />
sono spiegazioni che giustificano questo fatto,<br />
ma secondo me è impossib<strong>il</strong>e, questo è un miracolo!».<br />
Poi ci siamo messi al lavoro nella chiesetta<br />
iniziando a spalare fango e acqua. Quasi<br />
due ore per cercare di rimetterla a nuovo. Poi<br />
abbiamo salutato e siamo tornati da Ines. Nel<br />
posto d’accoglienza c’era molta gente che si<br />
stava vaccinando mentre altri iniziavano a preparare<br />
da mangiare. Era un via vai di macchine<br />
dei pompieri o dei soccorsi che portano generi<br />
alimentari, vestiti e medicine. Il clima era lieto,<br />
tutti erano indaffarati, molti si trattenevano<br />
a giocare coi bambini, altri preparavano lo spazio<br />
per la Messa che a breve sarebbe stata celebrata<br />
da don F<strong>il</strong>ippo.<br />
Si può vivere veramente così<br />
«Non è mai contraddittorio, ma è paradossale<br />
ciò che diciamo. La spiegazione della realtà non<br />
è contraddittoria ma è paradossale. Contraddittoria<br />
è una cosa contro l’altra, paradossale è<br />
una cosa accanto all’altra: non si sa come facciano<br />
a stare insieme, ma di fatto sono una cosa.<br />
E ciò che vince è <strong>il</strong> fatto» (pag. 410 Si può<br />
(veramente?!) vivere così?).<br />
Io continuavo ad avere in mente questa cosa<br />
che don Giussani disse quando ero al primo<br />
anno del Gruppo adulto. Già ai tempi di Gesú,<br />
quando Lui camminava per le strade era così.<br />
Maria che scappa con lui quando Erode ammazza<br />
i Santi Innocenti, Lui che anni più tardi<br />
non si salva, ma viene ammazzato come un bestemmiatore.<br />
Sono tanti i paradossi che abbiamo vissuto fino<br />
a oggi. Sembra una vendetta della natura,<br />
un castigo di Dio (lungo la strada gruppi<br />
di evangelici distribuivano alle macchine in f<strong>il</strong>a<br />
alcuni libretti dove era annunciato che Gesú<br />
stava per arrivare), o la manifestazione della<br />
mancanza di una misericordia. Ma la storia<br />
ci mostra una Presenza innamorata dell’uomo<br />
che partecipa del dolore, che sta con me, che<br />
piange per me. Non si riesce a spiegare come<br />
certe cose stiano insieme, ma stanno insieme e<br />
quello che vince è <strong>il</strong> fatto! E in molte di queste<br />
persone, soprattutto nelle più semplici, questo<br />
fatto si vede grazie alla loro fede.<br />
Una signora, a una domanda di un giornalista<br />
che le chiedeva cosa avrebbe fatto dopo <strong>il</strong> disastro<br />
dell’alluvione ha risposto: «Con fede, ricomincerò<br />
tutto da capo!». Nossa Senhora das<br />
Graças, l’Immacolata che è rimasta in piedi e<br />
non è stata portata via, sporca di fango fino alle<br />
mani diventa la possib<strong>il</strong>ità di speranza per quella<br />
gente e per me. Un abbraccio da tutti noi.<br />
Marco “Bracco” Montrasi<br />
| | 2 febbraio 2011 | 61
LETTERE<br />
AL DIRETTORE<br />
Gianfranco Fini avrà<br />
qualche problema nella<br />
sua svolta a sinistra<br />
Venerdì 21 gennaio mi sono imbattuto in Tg3 Linea<br />
Notte. Lei era ospite di Bianca Berlinguer insieme a<br />
Paolo Liguori, scatenato garantista, o meglio antigiustizialista,<br />
a Marco Politi e a Concita De Gregorio. Il tema,<br />
ovviamente, era <strong>il</strong> cosiddetto caso Ruby. Ebbene, l’ho sentita<br />
prendersela con Aldo Cazzullo perché, a suo dire, avrebbe<br />
elevato dalle colonne del Corriere della Sera un appello<br />
affinché <strong>il</strong> Papa condanni pubblicamente <strong>il</strong> Cavaliere senza<br />
morale, proprio quando, sempre a suo dire, lo stesso Cazzul-<br />
SPORT<br />
UBER<br />
ALLES<br />
62 | 2 febbraio 2011 | |<br />
lo avrebbe «fatto una copertina di Sette<br />
a favore del triangolo di Melissa P.».<br />
Ora, lei ha ragione da vendere quando<br />
chiede come mai per <strong>il</strong> Corriere “Il<br />
triangolo sì” e <strong>il</strong> bunga bunga invece no.<br />
Però, per amor di verità, le devo ricordare<br />
che <strong>il</strong> famoso servizio di copertina<br />
di Sette che sponsorizza le geometrie<br />
sessuali di Melissa P. non è di Cazzullo<br />
bensì della stessa scrittrice. Il che, secondo<br />
me, è pure peggio. Cordiali saluti.<br />
Paco Minelli Ferrara<br />
Infatti mi scuso con Aldo Cazzullo<br />
per averlo messo in mezzo. Però, poi<br />
ho anche letto la sua tirata di giacchetta<br />
alla Chiesa. Troppo poco per<br />
la sua intelligente e aff<strong>il</strong>ata penna.<br />
2<br />
Lo sapevamo già, abbiamo un premier<br />
dalla dubbia moralità. Fu lui stesso, infatti,<br />
a parlare tempo addietro di “anarchia<br />
dei valori”. Purtroppo, però, abbiamo<br />
anche una parte della magistratura<br />
ridotta ai minimi termini, che non esita<br />
ad abbandonare la terzietà, schierandosi<br />
in modo manifesto. Solo un esempio:<br />
<strong>il</strong> procuratore Armando Spataro<br />
Sul Bunga Bunga, molte sono le cose da dire, molte<br />
le domande da fare. Una su tutte: ma mi spiegate,<br />
signori pm, che cosa troverete dopo che le vostre<br />
400 pagine di sputtanamento verranno esaminate<br />
dalla Giunta per le autorizzazioni a procedere della<br />
Camera e vi avranno dato (se mai ve lo daranno) <strong>il</strong> permesso<br />
di accedere all’ufficio che volete perquisire? Se-<br />
arriva a vergare una improbab<strong>il</strong>e difesa<br />
dell’iniziativa – dall’indubbia finalità<br />
politica – della sua procura, sul noto foglio<br />
moderato Il Fatto quotidiano, e <strong>il</strong><br />
suo pezzo finisce – ironia della sorte –<br />
accanto a quello dal titolo “Erezioni anticipate”.<br />
Come siamo ridotti male!<br />
Enrico Pagano via internet<br />
Ecco, ci siamo capiti. E i lettori potranno<br />
capire che c’è libertà e libertà<br />
di stampa tra chi può e chi invece<br />
si becca querele se dice che ci sono<br />
magistrati a M<strong>il</strong>ano con un tantino,<br />
poco poco, minuscolo, non si vede<br />
neanche ma forse magari c’è, però è<br />
inconsapevole, pregiudizio anti-Cav.<br />
2<br />
Col caso Ruby siamo arrivati al golpe<br />
più esplicito della magistratura eversiva<br />
comunista. A rigor di logica, visto che<br />
giustizia non si può più avere, non ci sarebbe<br />
che da far intervenire l’esercito.<br />
Pier Luigi Tossani Firenze<br />
Qui siamo alla linea Sansonetti. La<br />
approvo ma non la condivido.<br />
2<br />
Diatribe sulla magistratura, libertà e privacy<br />
a parte (iperlegittime, ci mancherebbe)<br />
c’è un elemento di puttanopoli<br />
sinora ingiustamente trascurato, e a<br />
mio parere decisivo: <strong>il</strong> fatto che tutti noi<br />
a puttane ci dobbiamo andare – saltare<br />
in macchina e tutto <strong>il</strong> resto – mentre<br />
nel caso di B. sono loro ad andare da<br />
lui. Può sembrare una pinz<strong>il</strong>lacchera, ma<br />
l’assenza di comfort nelle prestazioni<br />
sessuali a pagamento alla lunga sfibra<br />
anche i berluscones più integri e convinti.<br />
Una bella legge per la gnocca a domic<strong>il</strong>io,<br />
magari deducib<strong>il</strong>e dalle tasse, e<br />
tutto torna come prima di Tangentopoli.<br />
Mattia Spanò via internet<br />
DA “CALCIOPOLI” AL “RUBYGATE”<br />
Cosa (non) ha insegnato Moggi<br />
ai politici tallonati dai giustizieri<br />
Cinico e immorale. Però so che lei si<br />
diverte a satireggiare. Che è un modo<br />
di urgere l’errore fino alle sue ultime<br />
conseguenze per far capire che ad<br />
andare come dice lei si fa peccato.<br />
2<br />
Poche settimane fa su Tv sorrisi e canzoni<br />
Alfonso Signorini ha criticato in<br />
maniera garbata ma ferma la scelta di<br />
Elton John di avere un figlio (da madre<br />
surrogata) insieme al suo compagno.<br />
Signorini si è detto d’accordo con<br />
Benedetto XVI «quando afferma che i<br />
bambini devono crescere in una famiglia<br />
dove ci sono un papà e una mamma».<br />
Poco dopo aver scritto queste righe<br />
(a mio avviso di assoluto buon<br />
senso), Signorini ha aperto le porte del<br />
suo programma Kalispera alle confessioni<br />
dell’ineffab<strong>il</strong>e Ruby Rubacuori, la<br />
ragazza al centro dell’ultimo scandalo<br />
sessuale del premier. Questo Signorini è<br />
<strong>il</strong> diavolo o l’acqua santa?<br />
Mariapia Candiani Viggiù (Va)<br />
Signorini è un magnifico professionista.<br />
Nel suo format Ruby ci stava.<br />
Mentre non ci stava papi giocattolo<br />
Elton John.<br />
2<br />
Il paese è attraversato dalla profonda<br />
incoerenza dei “laicisti a orologeria”,<br />
che mentre accusano di ingerenza <strong>il</strong> Papa<br />
e i vescovi quando fanno sentire la<br />
loro voce sui “princìpi non negoziab<strong>il</strong>i”,<br />
parimenti si sono permessi di prenderli<br />
per la tonaca, pretendendo anatemi<br />
contro Berlusconi per le sue presunte licenze<br />
nella vita privata. Premesso che<br />
giova ribadire l’autonomo diritto della<br />
Chiesa a esternare i propri punti di vista<br />
anche su questioni che attengono<br />
all’ordine temporale indipendentemente<br />
da situazioni contingenti (perché do-<br />
di Fred Perri<br />
condo me ci troverete uno stab<strong>il</strong>imento termale con<br />
acque sulfuree. Vabbè, vengo all’aspetto che mi interessa.<br />
Non so se ci avete mai fatto caso, ma nel caso<br />
Moggi-Juve-Arbitri le intercettazioni diffuse a pioggia<br />
nel maggio 2006 si fermano al maggio del 2005. Mi ero<br />
sempre chiesto come mai nulla fosse stato ascoltato<br />
dal 2005 al 2006. Perché <strong>il</strong> leggendario Lucianone ave-<br />
Foto: AP/LaPresse
Foto: AP/LaPresse<br />
vrebbe essere loquace per esprimere<br />
critiche aperte al premier e s<strong>il</strong>enziosa<br />
dinanzi a posizioni f<strong>il</strong>o-eutanasiche o alla<br />
legittimazione impropria di cloni della<br />
famiglia?), non si capisce poi la ragione<br />
per cui gli stessi che vorrebbero un<br />
intervento “ad adiuvandum” della Chiesa,<br />
in favore dei tentativi di demolire<br />
Berlusconi a colpi di spallate giudiziarie,<br />
tacciono dinanzi a una performance<br />
veramente oscena come quella di Vauro,<br />
che ha superato ogni limite di tollerab<strong>il</strong>ità,<br />
propinandoci ad Annozero una<br />
sedicente vignetta che v<strong>il</strong>ipende in modo<br />
ignominioso <strong>il</strong> Papa. Sarebbe dunque<br />
auspicab<strong>il</strong>e che si smettesse di trascinare<br />
le gerarchie ecclesiastiche cui si dà<br />
credito solo in funzione di strumentalizzazione<br />
al verbo delle opposizioni.<br />
Daniele Bagnai Firenze<br />
Come vede, mezzucci, tiratine di tonaca<br />
e ricattini non sono serviti a<br />
granché. Non praevalebunt. (E Vauro<br />
nun gne a fa più. Non è più satira<br />
quando si pascola allo stato brado,<br />
sono solo disegni dello zero che ride).<br />
2<br />
Gradirei, se possib<strong>il</strong>e, chiedere al dottor<br />
Monteverdi conferma di quanto affermato<br />
in un articolo di Benedetta Frigerio:<br />
Generali e Allianz hanno venduto<br />
immob<strong>il</strong>i per evitare <strong>il</strong> «fallimento»?<br />
Oreste Cirelli via internet<br />
No, grazie. Trattasi di un eccesso di<br />
“sintesi” giornalistica. Molte scuse.<br />
2<br />
Nel numero 2 (già del 17esimo anno!<br />
Complimenti davvero) ho trovato uno<br />
stridore che mi dispiace. A pagina 55<br />
scheda di Simone Fortunato su Hareafter<br />
di Eastwood che lo definisce f<strong>il</strong>m<br />
medio, non <strong>il</strong> solito capolavoro… al di<br />
sotto delle attese; a pagina 45 nell’articolo<br />
“Una bussola nella giungla del cinema”<br />
si dice dello stesso f<strong>il</strong>m: <strong>il</strong> grande<br />
Clint che ha lasciato tutti a bocca aperta<br />
con <strong>il</strong> suo Hereafter. Capisco che non<br />
è semplice verificare la coerenza dei<br />
contenuti tra loro, ma poiché amo <strong>il</strong> cinema<br />
mi dispiace che una banale contraddizione<br />
possa sminuire <strong>il</strong> valore dei<br />
giudizi dati. Grazie.<br />
M.Luisa Magnaghi via internet<br />
Caspita che lettori! Per una volta ci è<br />
scappato pure un refuso di coerenza.<br />
Non capiterà due volte. Grazie.<br />
2<br />
Sono rare le buone notizie relative alla<br />
libertà religiosa provenienti dagli organismi<br />
europei. Recentemente ne sono<br />
arrivate alcune a seguito di richieste<br />
fatte in modo deciso soprattutto da politici<br />
italiani. Il primo in ordine di tempo<br />
è stato <strong>il</strong> comunicato di pubbliche<br />
scuse riguardante la stampa di agende<br />
scolastiche prive dell’indicazione delle<br />
maggiori festività cattoliche e riportanti<br />
invece festività musulmane o di altre<br />
religioni. La seconda notizia è quella<br />
relativa alla istituzione presso l’Osce<br />
di un ufficio di rappresentanza contro<br />
la cristianofobia, affidato al noto e apprezzato<br />
studioso Massimo Introvigne,<br />
<strong>il</strong> quale si occuperà anche di forme<br />
di cristianofobia come l’ostracismo al<br />
crocifisso (e ai presepe) e l’avversione<br />
amministrativa alle scuole cattoliche.<br />
Infine, si è appreso con soddisfazione<br />
che saranno negati contributi finanziari<br />
Ue ai paesi dove si verificano casi di<br />
persecuzione anticristiana. Cordialità.<br />
Bruno Mardegan M<strong>il</strong>ano<br />
Complimenti a chi ha avuto l’idea di<br />
ingaggiare Massimo Introvigne. Certo<br />
a lui <strong>il</strong> controllo di coerenza non<br />
scapperà (Ps: vedo che se n’è accorto<br />
anche Human Rights Watch: «Ue<br />
non fa seguire a parole i fatti»).<br />
2<br />
Se Gianfranco Fini decidesse di allearsi<br />
organicamente con la sinistra alle<br />
prossime elezioni politiche, sarebbe<br />
una scelta legittima. Le svolte dell’ex<br />
capo di An verso un approdo radicaleggiante<br />
post-pannelliano e di patriottismo<br />
costituzionale, infatti, non confliggerebbero<br />
con l’antiberlusconismo<br />
di sinistra, pur nascendo dalle pulsioni<br />
di un antiberlusconismo di destra, come<br />
ho tentato di dimostrare nel mio libro<br />
Gianfranco Fini. Sfida a Berlusconi<br />
(Aliberti editore). Del resto sono note<br />
le biografie politiche di intellettuali<br />
provenienti dalle f<strong>il</strong>e del fascismo che<br />
nell’immediato Dopoguerra videro nella<br />
rivoluzione comunista la nuova battaglia,<br />
dopo che era stata sconfitta nel<br />
disastro della guerra perduta l’<strong>il</strong>lusione<br />
di una rivoluzione mussoliniana. La<br />
storia e le storie sono spesso destinate<br />
a ripetersi. Fini, che non ha mai voluto<br />
uscire compiutamente dal recinto<br />
del neofascismo, potrebbe intendersi<br />
perfettamente con gli eredi di quel<br />
Partito comunista italiano che non ha<br />
saputo scrivere una propria Bad Godesberg,<br />
preferendo la guerra civ<strong>il</strong>e a<br />
sinistra anti-Psi a una sfida in campo<br />
aperto sul terreno del riformismo. Tuttavia,<br />
lungo la strada dell’accordo con<br />
la sinistra, per Gianfranco Fini ci sono<br />
tre grossi ostacoli: la legge Fini-Bossi<br />
sull’immigrazione, le norme Fini-Giovanardi<br />
in materia di sostanze stupefacenti<br />
e <strong>il</strong> ruolo politico, mai chiarito,<br />
dell’ex leader del Msi-Dn nella repressione<br />
della protesta al G8 di Genova<br />
nel luglio 2001. Cordialmente.<br />
Enzo Palmesano<br />
Pignataro Maggiore (CE)<br />
redazione@tempi.it<br />
va capito che gli stavano addosso e così si era dotato di<br />
un pacco di schede telefoniche svizzere. Purtroppo se<br />
n’è accorto troppo tardi. Però la lezione è interessante.<br />
Il Berlusca, infatti, doveva capire due anni fa, quando<br />
scoppiò <strong>il</strong> caso Noemi, che, dopo aver tentato di asfaltarlo<br />
per 15 anni con accuse di corruzione e affini, sarebbe<br />
cambiato <strong>il</strong> livello dello scontro.<br />
Insomma, non so come dirlo per non urtare la morale<br />
dei cattolici che leggono questo giornale (o altri),<br />
ma come Moggi si dotò di schede telefoniche svizzere,<br />
<strong>il</strong> Berlusca non poteva “dotarsi” di squinzie estoni<br />
o finniche, magari prese direttamente sul posto? O, ancora<br />
meglio, darsi una bella calmata?<br />
| | 2 febbraio 2011 | 63
taz&bao<br />
64<br />
| 2 febbraio 2011 | | Foto: Infophoto
L’infedele<br />
inquisizione<br />
Lo spettacolo di Gad Lerner è stato molto istruttivo. Ha preso <strong>il</strong> Sodoma e Gomorra<br />
di Pasolini, l’ultimo grido di dolore di un artista che è morto dentro <strong>il</strong> popolo,<br />
come uomo del popolo, e lo ha trasformato in uno spettacolino da ministero della<br />
propaganda di Stalin. Berlusconi ha telefonato in diretta e lo ha apostrofato.<br />
Lerner gli ha dato del “cafone”. Cosa avrebbe fatto qualsiasi italiano di buon senso?<br />
La stessa identica cosa. O si può invece dire e fare di tutto, anche identificarlo<br />
con un torturatore nazista, un uomo, un presidente del Consiglio, che, male che<br />
vada, potrebbe essere accusato di essere andato a donne che, liberamente e per<br />
soldi, sarebbero andate a letto con lui?<br />
Questo dice molto del carattere e del destino che anticipano, non per S<strong>il</strong>vio Berlusconi,<br />
ma per ciascun italiano, gente che come Gad Lerner non avesse soltanto<br />
<strong>il</strong> priv<strong>il</strong>egio di avere un potere televisivo che lo ha reso ricco sfondato e privo di<br />
scrupoli nei confronti del prossimo suo. Se gente come Lerner avesse anche <strong>il</strong><br />
potere politico, visto quel che si vede nelle sue trasmissioni, pensiamo che egli<br />
non esiterebbe – naturalmente per <strong>il</strong> bene della causa – a lanciare <strong>il</strong> primo sasso<br />
e a lapidare, insieme alla banda degli Inquisitori che gli sono cari, chi non pensa<br />
e vive come pensa e vive lui e la sua parte politica (ammesso e non concesso che<br />
Lerner e la sua parte politica siano più “puliti” di Berlusconi e “i migliori” tra gli<br />
italiani). Perciò, più passano i giorni da che scoppiò <strong>il</strong> caso Ruby, più si capisce di<br />
che pasta morale siano fatti i nostri moralizzatori, e più apprezziamo la posizione<br />
di civ<strong>il</strong>tà democratica e cristiana espressa compiutamente dal cardinal Angelo<br />
Bagnasco nella sua prolusione alla Cei. Posizione che non sconta nulla al male,<br />
ma non strumentalizza <strong>il</strong> male – anche quello degli Inquisitori – per trarne un<br />
vantaggio politico e la distruzione del volto dell’avversario.<br />
Che distanza infinita c’è tra <strong>il</strong> moralista sazio, ricco, tronfio di sé e che è pronto<br />
a camminare con gli scarponi chiodati sulla faccia del prossimo suo peccatore,<br />
trascinato nella polvere, e <strong>il</strong> cristianesimo che ci insegna a condannare <strong>il</strong> peccato<br />
ma non <strong>il</strong> peccatore. E inoltre, come nel caso di un uomo politico, a distinguere i<br />
difetti privati dalle virtù del governo.<br />
E comunque, facciamo nostro <strong>il</strong> manifesto di un gruppetto di studenti di Cl che<br />
questa mattina, nell’atrio di Medicina e Chirurgia della Bicocca di Monza, hanno<br />
titolato così un manifesto in cui hanno fatto propria la prolusione del cardinal<br />
Bagnasco: “Berlusconi ha diritto al perdono e quindi a governare”.<br />
Ps: Aggiungeremmo in post<strong>il</strong>la anche questo, per l’immaginazione dei kapò, certo,<br />
non come giudizio di valore sui poveri Gad Lerner. È tratto da una riflessione<br />
che fece Oscar W<strong>il</strong>de, quando nell’età moralista e vittoriana, venne preso e trascinato<br />
in galera, non senza prima essere stato messo alla gogna per aver compiuto,<br />
secondo l’accusa, un reato sessuale: «Certo, quando mi videro, non ero sul mio<br />
piedistallo; ero alla gogna. Ma solo una natura priva di immaginazione può curarsi<br />
della gente sul piedistallo. Un piedistallo può essere qualcosa di molto irreale.<br />
Una gogna è una terrib<strong>il</strong>e realtà. Inoltre, essi avrebbero dovuto saper meglio<br />
interpretare <strong>il</strong> dolore. Dissi una volta che dietro <strong>il</strong> Dolore c’è sempre <strong>il</strong> Dolore.<br />
Sarebbe stato più saggio dire che dietro <strong>il</strong> dolore c’è sempre un’anima. E deridere<br />
un’anima è cosa spaventevole; la vita di chi lo fa è senza bellezza. Nell’economia<br />
stranamente semplice del mondo, non si riceve che ciò che si dà, e a quelli che<br />
non hanno immaginazione sufficiente per penetrare l’aspetto esteriore delle cose<br />
e provarne compassione, quale compassione può venir ricambiata, a loro volta,<br />
se non quella del disprezzo?».<br />
Luigi Amicone www.tempi.it
GLI ULTIMI<br />
SARANNO I PRIMI<br />
LA MISERIA DEGLI INDIGNATI<br />
L’angelo sul condominio<br />
delle coscienze pulite<br />
66 | 2 febbraio 2011 | |<br />
di Marina Corradi<br />
di turno sullo stab<strong>il</strong>e di via garibaldi 3, una elegante palazzina nell’hinterland<br />
m<strong>il</strong>anese, era un tipo che ne aveva viste tante. Quella sera stava ascol-<br />
L’angelo<br />
tando distrattamente le voci del tg che venivano dall’appartamento all’ultimo<br />
piano. Delle feste di Arcore, l’angelo ne aveva abbastanza; aspettava dunque che<br />
l’inqu<strong>il</strong>ino, <strong>il</strong> signor C., cambiasse canale. Improvvisamente sentì uno scoppio di voci<br />
dal salotto. «Non se ne può più, è una vergogna! Basta con Berlusconi e tutti i suoi<br />
festini! Che se ne vada a casa, vergogna!». L’angelo sussultò. Il signor C., la cui anima<br />
come quella degli altri inqu<strong>il</strong>ini gli era perfettamente trasparente, era un ingegnere,<br />
sempre in viaggio; e, benché sposato e padre, raramente mancava di alleviare la solitudine,<br />
la sera, nei grandi alberghi dove alloggiava. Strana, si disse l’angelo, questa<br />
smemoratezza; ma alzò le spalle e si accinse a tornare a sonnecchiare.<br />
Un altro scoppio di voci, più stridulo, lo richiamò. «È intollerab<strong>il</strong>e! Che questo<br />
puttaniere, questo corrotto, governi l’Italia…». L’angelo scese di due piani e die-<br />
de un’occhiata dalla finestra. Era proprio<br />
la dottoressa M., la m<strong>il</strong>itante femminista,<br />
la ginecologa che ogni martedì<br />
e venerdì, alle otto del mattino, praticava<br />
nell’ospedale cittadino una decina di<br />
aborti – naturalmente del tutto legali.<br />
Ottanta aborti al mese. Ottanta figli annientati.<br />
E però anche la dottoressa M.<br />
quella sera gridava, indignata. E nell’appartamento di fronte, quello del professor<br />
G., docente in un liceo? Anche lui stava scrollando <strong>il</strong> capo: «Che paese! Che schifo!».<br />
Possib<strong>il</strong>e, si chiese l’angelo, che non gli venga in mente come guarda le sue giovani<br />
allieve, in particolare quella bruna, straniera, e che cosa non darebbe, per poter<br />
solo allungare una mano?<br />
Ma <strong>il</strong> baccano destato dal tg era ormai un frastuono che faceva vibrare <strong>il</strong> palazzo.<br />
Al pianterreno fremeva l’avvocato R., anziano e benestante, dedito a una discreta<br />
attività di prestiti a tasso, diciamo, elevato, a povera gente – tanto che<br />
una lingua malevola avrebbe potuto definirlo uno strozzino. Pure lui a<br />
tuonare e invocare dimissioni. L’angelo scese allora all’ammezzato,<br />
dove abitava una famiglia esemplare: regolarmente sposati, due figli,<br />
lavoro onesto, adulterii zero, tasse scrupolosamente pagate. Sentì<br />
gridare più forte: <strong>il</strong> buon signor A. era ancora più rabbioso degli altri.<br />
Già, gli onesti, quelli certi della loro perfetta coscienza, sospirò l’angelo:<br />
l’aveva detto ai suoi tempi, <strong>il</strong> Capo, di guardarsene.<br />
Solo nel portinaio, un ex tossico ed ex detenuto che ne aveva fatte di tutte,<br />
l’angelo dello stab<strong>il</strong>e di via Garibaldi lesse questo s<strong>il</strong>enzioso pensiero:<br />
«Se anche davvero Berlusconi è quel che dicono, sarà sempre migliore di<br />
quel pover’uomo che sono io». L’unico, pensò stupito l’angelo, capace<br />
di vedersi come è. L’unico troppo conscio della propria miseria per indignarsi<br />
e gridare degli altrui peccati.<br />
Così che nel suo rapporto, quella sera, l’angelo di via Garibaldi 3 scrisse:<br />
«Situazione seria. Eclisse totale della coscienza del proprio personale male. Segnalo<br />
però tracce di verità su di sé e misericordia, nella guardiola del portinaio».<br />
Poi l’angelo, pensieroso, tornò sul tetto, a dormire.<br />
Il baccano destato dal tg ormai faceva<br />
vibrare <strong>il</strong> palazzo. Al pianterreno fremeva<br />
l’avvocato R., dedito a una discreta attività<br />
di prestiti a tasso elevato a povera gente.<br />
Pure lui tuonava e invocava dimissioni<br />
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