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Foto: AP/LaPresse<br />

ria. I discorsi<br />

di Demostene potrebbero essere presi a<br />

modello da molti giornalisti di oggi, per<br />

l’efficacia della scrittura (e della mistificazione).<br />

F<strong>il</strong>ippo, una delle figure più intriganti<br />

della storia antica, nella demonizzazione<br />

di Demostene diventa un soldataccio<br />

semianalfabeta che parla a mala pena <strong>il</strong><br />

greco – aveva studiato nelle migliori scuole<br />

di Atene! – e, da barbaro qual è, pensa solo<br />

al vino e alle donne.<br />

Ma <strong>il</strong> vero campione di questa tendenza<br />

è lo storico latino Tacito, che ci ha lasciato<br />

un capolavoro di scrittura partigiana.<br />

Negli Annali Tacito racconta la storia di<br />

Roma da Tiberio a Nerone, facendo perno<br />

sulla figura dei principi che si succedono<br />

al potere. Con perfida ab<strong>il</strong>ità, orienta i<br />

BUNGA BUNGA SHOW PRIMALINEA<br />

TACITO PARTIGIANO<br />

Negli Annali Tacito, con<br />

perfida ab<strong>il</strong>ità, ritaglia i<br />

fatti in modo da far apparire<br />

la dinastia giulio-claudia<br />

(da Tiberio a Nerone)<br />

come una successione di<br />

imperatori perversi<br />

FILIPPO IL MACEDONE<br />

F<strong>il</strong>ippo, una delle figure<br />

più intriganti dell’antichità,<br />

grazie a Demostene diventa<br />

un soldataccio barbaro<br />

semianalfabeta. Eppure<br />

aveva studiato nelle<br />

migliori scuole di Atene<br />

fatti e ne ritaglia l’esposizione, in modo<br />

da costruire i ritratti indimenticab<strong>il</strong>i di<br />

cinque personalità perverse. Si comincia<br />

da Augusto (l’opera prende le mosse<br />

dalla sua morte), di cui lo storico fa un<br />

“processo”, fingendo di riferire i discorsi<br />

che su di lui circolavano a Roma. È<br />

poi la volta di Tiberio, ambiguo, crudele,<br />

invidioso: Tacito lo accusa di vari<br />

omicidi, e insiste sulle dissolutezze consumate<br />

nella v<strong>il</strong>la di Capri. Non tocca di<br />

meglio a Caligola, un pazzo avido di sangue<br />

e depravato, né a Claudio, un ometto<br />

debole di gambe e di cervello, patetico insidiatore<br />

di ragazze minorenni.<br />

La condanna di Nerone<br />

L’ost<strong>il</strong>ità di Tacito per la dinastia giulio-claudia<br />

ha ragioni politiche: da buon conservatore,<br />

lo storico è contrario all’ecumenismo<br />

inaugurato da Augusto e perfezionato da<br />

Nerone. Proprio Nerone è <strong>il</strong> suo bersaglio<br />

preferito. La demolizione del personaggio è<br />

totale; Nerone, nel racconto di Tacito, è un<br />

irresponsab<strong>il</strong>e, inebriato di potere e convinto<br />

di potersi permettere qualsiasi eccesso: si<br />

esibisce come musicista e cantante, sfidando<br />

<strong>il</strong> ridicolo; manda a morte i fam<strong>il</strong>iari più<br />

stretti; dà alle fiamme Roma (almeno, lo storico<br />

non smentisce questa versione dei fatti),<br />

per godere lo spettacolo dell’incendio e<br />

cantare la rovina di Troia. Nerone fu particolarmente<br />

sfortunato. Al ritratto negativo<br />

degli Annali (opera destinata a una larghissima<br />

fortuna) si aggiunse l’azione dei cristiani.<br />

L’imperatore, per allontanare da sé le<br />

accuse di chi gli imputava l’incendio della<br />

città, pensò di far cadere i sospetti sulla nuova<br />

“setta religiosa” che si andava formando,<br />

e diede <strong>il</strong> via alla persecuzione. La tradizione<br />

cristiana lo considera perciò una sorta di<br />

Anticristo: così si spiega la condanna che ha<br />

accompagnato Nerone nei secoli, fino a Quo<br />

vadis? e a Hollywood. Nel suo caso, laici e<br />

credenti cantano la stessa canzone.<br />

*professore ordinario di Lingua e letteratura<br />

greca presso l’Università statale di M<strong>il</strong>ano<br />

| | 2 febbraio 2011 | 17

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