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Foto: AP/LaPresse<br />

ni alla fede, dando vita al “Rosario vivente”<br />

e guidando discussioni teologiche che toccavano<br />

la mistica. Fu lui a introdurre <strong>il</strong> giovane<br />

Karol alla spiritualità di san Giovanni<br />

della Croce. Per comprendere quanto<br />

importante sia stata la figura di Tyranowski<br />

basti pensare che Giovanni Paolo II teneva<br />

la sua fotografia sul comodino della sua<br />

camera da letto in Vaticano.<br />

Per <strong>il</strong> bene della Chiesa<br />

La sua spiritualità era profonda e intensissima<br />

– «Ci ho provato, ma non sono mai<br />

riuscito a imitare la sua capacità di preghiera»,<br />

dice un suo compagno di seminario<br />

–, e fu accompagnata fin dall’inizio da<br />

un’inesaurib<strong>il</strong>e dedizione all’uomo, oggetto<br />

dell’amore di Dio e per <strong>il</strong> quale Dio ha<br />

sopportato la croce. All’università era vicepresidente<br />

di un gruppo di cattolici, “Aiu-<br />

LA CAUSA<br />

La dispensa sui tempi e<br />

la guarigione miracolosa<br />

Grazie alla dispensa concessa<br />

da Benedetto XVI,<br />

la causa di beatificazione<br />

è iniziata prima che fossero<br />

trascorsi i canonici<br />

to fraterno”, che si prendeva cura degli studenti<br />

in difficoltà. Ricorda un suo compagno:<br />

«A dire <strong>il</strong> vero, prima di diventare<br />

sacerdote non ci parlava mai di Dio. Non<br />

ha mai cercato di convertirci. Però, con tutta<br />

la sua personalità testimoniava che Dio<br />

è l’unico Essere, è <strong>il</strong> centro dell’esistenza».<br />

Mentre lavorava alla cava della Solvay fu<br />

talmente amato dai suoi compagni operai,<br />

che gli risparmiavano i lavori più duri<br />

per consentirgli di studiare. Fino a quando<br />

le condizioni di salute glielo hanno permesso,<br />

Giovanni Paolo II è rimasto fedele<br />

all’amicizia coi suoi compagni di scuola,<br />

di università, di seminario e di lavoro alla<br />

cava. Con loro si incontrava regolarmente<br />

in Vaticano o a Castel Gandolfo.<br />

La sua ordinazione sacerdotale si svolse<br />

in anticipo, dopo appena due anni di seminario,<br />

poiché <strong>il</strong> cardinale Sapieha, arcive-<br />

cinque anni dalla morte,<br />

ed è stata aperta <strong>il</strong> 28<br />

giugno 2005 dal cardinale<br />

Cam<strong>il</strong>lo Ruini, vicario<br />

generale per la diocesi di<br />

Roma. L’11 gennaio scorso,<br />

al termine dell’iter previsto<br />

(osservato integral-<br />

L’AUTRICE<br />

scovo di Cracovia, era profondamente convinto<br />

che fosse pienamente maturo, avesse<br />

una santità autentica, un’individualità<br />

fuori dal comune e potesse portare grande<br />

beneficio al futuro della Chiesa.<br />

La nascita della “famigliola”<br />

Dopo <strong>il</strong> dottorato a Roma e un breve soggiorno<br />

in una piccola parrocchia, fu nominato<br />

cappellano della chiesa di San Floriano<br />

a Cracovia. Era la chiesa della pastorale<br />

universitaria ed egli cominciò subito ad<br />

organizzare un gruppo di studenti, nonostante<br />

le enormi difficoltà imposte dalla<br />

situazione politica: erano gli anni Cinquanta,<br />

anni particolarmente duri per la Chiesa<br />

in Polonia. La presenza dei sacerdoti tra i<br />

giovani era proibita dal regime, alcuni preti<br />

erano stati perfino condannati a morte<br />

per questo. Ben presto, però, attorno al giovane<br />

don Karol si formò una comunità di<br />

giovani che si chiamava “L’ambiente”, per<br />

indicare la presenza nel proprio ambiente<br />

di vita, ma era detta confidenzialmente “la<br />

famigliola”, per suggerire la qualità e l’intensità<br />

del rapporto che legava i suoi componenti.<br />

E don Karol in pubblico era chiamato<br />

“Wujek”, zio, per evitare di incorrere<br />

nelle ire dei servizi di polizia.<br />

Ecco le parole di alcuni testimoni di<br />

quei primi anni del ministero sacerdotale<br />

di don Karol Wojtyla. «Era magnetico.<br />

Vedevamo in lui <strong>il</strong> sacerdote dei nostri ideali<br />

giovan<strong>il</strong>i, vale a dire <strong>il</strong> sacerdote che ha<br />

tempo, confessa, prega molto e in un cer-<br />

mente), la congregazione<br />

delle Cause dei santi ha<br />

riconosciuto la guarigione<br />

dal morbo di Parkinson di<br />

suor Marie Simon-Pierre<br />

Normand come miracolo<br />

da attribuire all’intercessione<br />

di Giovanni Paolo II.<br />

CHI È ANNALIA GUGLIELMI<br />

Un’italiana al centro della storia polacca<br />

Dal 1978 al 1982 ha insegnato italiano alla<br />

Cattolica di Lublino. Qui si è legata ai movimenti<br />

dell’opposizione, coi quali ha collaborato<br />

fino alla caduta del regime comunista.<br />

Dal 1990 al 2004 ha diretto, a Varsavia, una<br />

società di consulenza impegnata nella ricostruzione<br />

del paese. Il governo polacco le ha<br />

assegnato la Croce di cavaliere al merito.<br />

LE MEMORIE DI CRACOVIA<br />

Dagli atti del tribunale ecclesiastico<br />

Quelle pubblicate qui sono testimonianze<br />

raccolte dal Tribunale ecclesiastico di<br />

Cracovia per <strong>il</strong> processo di beatificazione di<br />

Wojtyla, dichiarazioni che Annalia è stata<br />

incaricata di tradurre in italiano e che sono<br />

ancora coperte da segreto: i nomi dei testimoni<br />

non possono essere rivelati.<br />

| | 2 febbraio 2011 | 29

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