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INTERNI MA QUALE DOLCE MORTE<br />
Un esercito<br />
invisib<strong>il</strong>e<br />
di guerrieri<br />
Libertà è scegliere come morire o lottare per vivere?<br />
La storia del battagliero Bruno e quelle di altri<br />
malati come lui. “Vegetali” capaci di commuovere<br />
anche la più accanita delle platee pro eutanasia<br />
Domenica 16 gennaio presso <strong>il</strong> Teatro<br />
F<strong>il</strong>odrammatici di M<strong>il</strong>ano si è svolto<br />
un happening teatrale disegnato<br />
attorno al “Testamento biologico”. L’appuntamento,<br />
organizzato dal Dipartimento<br />
diritti del Pd, ha visto salire sul palco <strong>il</strong><br />
senatore Ignazio Marino, Beppino Englaro e<br />
molti esponenti dell’establishment m<strong>il</strong>anese<br />
del Partito democratico.<br />
Un evento creato con l’intento di portare<br />
in scena testimonianze e voci a sostegno<br />
dell’esigenza di legiferare sul fine vita.<br />
“Libertà” è stato <strong>il</strong> termine che con più insistenza<br />
è stato ripetuto, sotto forma di rappresentazione<br />
artistica, sul palco del teatro.<br />
Libertà di scegliere la “dolce e calda morte”,<br />
possib<strong>il</strong>ità di farsi protagonisti della propria<br />
dipartita, necessità di esercitare la propria<br />
autodeterminazione.<br />
Non è stato fac<strong>il</strong>e, per chi, come <strong>il</strong> sottoscritto,<br />
è andato per mesi a incontrare<br />
uomini e donne, che pur in condizioni<br />
“limite” hanno deciso di lottare quotidianamente<br />
per <strong>il</strong> rispetto del loro diritto di vivere,<br />
ritrovarsi immerso in una rappresentazione<br />
sorretta da un’idea ma drammaticamente<br />
svincolata dalla realtà. Superare<br />
l’ostacolo di quella pretesa astratta, è stato<br />
come percorrere un sentiero su un terreno<br />
irreale. Due ore di spettacolo, centoventi<br />
minuti, dove l’immagine più emblematica<br />
è sembrata dispiegarsi nella disperazione di<br />
chi vuole sfuggire dal dolore, dalla sofferenza,<br />
dalla fatica di vivere in questo mondo.<br />
Va dato atto, al regista dell’evento, di<br />
aver voluto con ostinata insistenza, farmi<br />
salire sul palco per portare una narrazione<br />
differente. Così, dentro una raffigurazione<br />
dove <strong>il</strong> diritto di scegliere “la fine” sem-<br />
20 | 2 febbraio 2011 | |<br />
brava l’unica interpretazione possib<strong>il</strong>e, hanno<br />
fatto breccia le parole di Daniela, affetta<br />
da locked-in syndrome, raccontata nel mio<br />
libro Vivi (Lindau), che per sei mesi è stata<br />
erroneamente considerata in stato vegetativo,<br />
quando invece sentiva, percepiva, ascoltava<br />
ogni cosa. «Sono viva, voglio vivere»,<br />
parole che appartengono alla più naturale<br />
volontà umana, ma che in quel contesto<br />
sembravano parole aliene dentro un mondo<br />
sospeso in un’altra dimensione, quella<br />
dei princìpi e delle buone idee.<br />
Ho sentito un applauso vero al termine<br />
della mia narrazione anche da parte di<br />
quei m<strong>il</strong>itanti piddini che avevano affollato<br />
<strong>il</strong> teatro per rivendicare un diritto negato.<br />
Dopo parole e parole, seppur edulcorate<br />
dal verbo “scegliere”, che riconducono al<br />
concetto di “morte”, gli uomini hanno bisogno<br />
di segnali di speranza, di un viso lieto<br />
nella lotta, di persone che combattono per<br />
la vita. Tutti gli uomini, di destra o sinistra,<br />
credenti o meno. Coloro che si fermano alla<br />
soglia non sono le persone reali, ma la casta<br />
dei poteri, i professionisti dell’astrazione.<br />
Con le parole di Daniela ho portato sul<br />
palco con me tutte le storie che sto cercando<br />
di far conoscere. La forza di Massim<strong>il</strong>iano<br />
risvegliatosi dopo dieci anni in cui è stato<br />
considerato un “tronco morto”, la fatica<br />
e l’ostinazione di Claudio affetto da Sla, di<br />
Giulia e Giovanni che non dovevano neppure<br />
nascere, di Egle colpita da una malattia<br />
Sono loro gli anticonformisti, coloro che hanno<br />
bisogno di essere sostenuti nella lotta<br />
per la rivendicazione di un diritto formalmente<br />
già garantito, ma inapplicato: quello alla cura<br />
rarissima e di Oscar che, da quindici anni,<br />
vive a casa in stato vegetativo curato da<br />
un’indomita madre. Uomini e donne, vive<br />
nonostante condizioni estremamente invalidanti.<br />
Narrazioni che non possono lasciare<br />
indifferenti perché rifuggono dalle fac<strong>il</strong>i<br />
conclusioni televisive, dal già sentito e<br />
visto. Sono loro gli anticonformisti, coloro<br />
che hanno bisogno di essere sostenuti nella<br />
lotta per la rivendicazione di un diritto che<br />
formalmente è già garantito, ma inapplicato:<br />
quello alla cura.<br />
Il diritto di cittadinanza<br />
Assistenza domic<strong>il</strong>iare, accesso a tutti gli<br />
aus<strong>il</strong>i disponib<strong>il</strong>i, abbattimento della burocrazia,<br />
sono oggi i veri diritti negati.<br />
Mi piace chiamarlo diritto di cittadinanza.<br />
Per condurre la lotta, però, è necessario<br />
uscire da quel limbo suggestivo ma<br />
fittizio in cui una certa coltura dominante<br />
vuole cacciarci. In verità, al cospetto del<br />
reale l’astrazione soccombe, perde la sua<br />
seduzione dialettica. Possiamo discutere<br />
per ore, elaborare la miglior sintesi possib<strong>il</strong>e,<br />
ma al cospetto della narrazione quotidiana,<br />
nulla possono fare tesi e antitesi.<br />
«La stanza di un ammalato è uno dei<br />
posti più belli al mondo», così mi aveva<br />
detto Tiziana Lai moglie di un uomo<br />
affetto da Sla, che ho raccontato nel mio<br />
libro. Nel mese di dicembre sono andato<br />
a trovarlo a Sanluri, un piccolo centro del<br />
Medio Campidano in Sarde-<br />
gna. Bruno Leanza oggi vive<br />
a casa, grazie a un vent<strong>il</strong>atore<br />
meccanico e a un sondino<br />
che gli permette di alimentarsi.<br />
Muove solo gli occhi,<br />
Foto: AP/LaPresse