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archivio storico messinese 72 - Società Messinese di Storia Patria

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50 VALERIA SOLA<br />

gli altari sono riferibili entrambi a maestranze palermitane,<br />

la cui fortuna nel <strong>Messinese</strong> è attestata del resto, come è noto,<br />

da altre opere a mischio come la Cappella <strong>di</strong> San Cono a Naso o<br />

il paliotto della cappella del vecchio Santuario <strong>di</strong> TindarP.<br />

Stilisticamente l'altare della Madonna delle Grazie appare<br />

più antico e richiama opere eseguite a Palermo nel settimo decennio<br />

del XVII secolo, come gli altari delle cappelle Sperlinga<br />

in San Domenico e Gravina in San Giuseppe dei Teatini (fig. 3)4.<br />

Come gran parte degli arre<strong>di</strong> delle chiese del paese, gli<br />

altari provengono dal vecchio centro <strong>di</strong> Giojosa Guar<strong>di</strong>a,<br />

fondato nel 1364 da Vinciguerra Aragona sul Monte della<br />

Guar<strong>di</strong>a e abbandonato in seguito a calamità naturali alla fine<br />

del sec. XVIIP. Il ritrovamento del contratto <strong>di</strong> obbligazione<br />

relativo all'altare della Madonna del Carmine, qui riportato,<br />

consente ora <strong>di</strong> precisare alcuni importanti aspetti relativi ad<br />

entrambe queste opere.<br />

bianco o policromo; con tale termine si trova in<strong>di</strong>cato dalle fonti storiche<br />

(Mongitore) e documentarie.<br />

3 Cfr. A. BARRICELLI, Arteestoria ... cit., p. 64 eGo BONGIOVANNI, Cultura e manualità<br />

... con ivi bibliografia; S. DI BELLA, La Cappella <strong>di</strong> S. Cono a Naso ed il suo paliotto<br />

attraverso alcuni documenti d'<strong>archivio</strong>, in Il teatro e l'altare ... pp. 223-28.<br />

4 La cappella Sperlinga nella chiesa <strong>di</strong> San Domenico fu realizzata poco<br />

dopo il 1664 da Gaspare Guercio e Gaspare Serpotta (L.M. MAJORCA MORTILLARO,<br />

La cappella Sperlinga nel Pantheon <strong>di</strong> S. Domenico in Palermo, Palermo 1907,<br />

pp. 21-24). Alla cappella Gravina-Platamone a San Giuseppe dei Teatini,<br />

de<strong>di</strong>cata alla Madonna <strong>di</strong> Trapani e progettata da Gaspare Guercio, lavorò<br />

il marmo raro Aloisio Geraci nel 1664 (F. MELI, Degli Architetti del Senato <strong>di</strong><br />

Palermo, in "Archivio Storico Siciliano" a.IV-V, 1938-39 pp. 305-470, p. 358),<br />

secondo il Mongitore,essa fu realizzata a spese <strong>di</strong> D. Sancio Gravina barone<br />

<strong>di</strong> Mazzarrone (A. MONGITORE, Palermo Divoto <strong>di</strong> Maria e Maria protettrice <strong>di</strong><br />

Palermo, Palermo 1719-1<strong>72</strong>0, t.l, p. 657).<br />

5 Il trasferimento fu deciso dopo il terremoto del 1783 e l'invasione <strong>di</strong><br />

cavallette del 1784, che <strong>di</strong>strusse i raccolti; la ricostruzione iniziò nel 1786<br />

e durò oltre un ventennio. Su Giojosa Guar<strong>di</strong>a cfr.: G. FORZANO NATOLl, Giojosa<br />

Guar<strong>di</strong>a e Giojosa Marea - cenni storici, Mistretta 1887; G. GAETANI, Giojosa<br />

nella sua origine e nella sua evoluzione storica, Catania 1929; Giojosa Marea:<br />

storia note immagini, Giojosa Marea 1980; G. RAFFAELE, La Guar<strong>di</strong>a allegra e<br />

Giojosa - un comune montano nella Sicilia d'età moderna, Messina 1993.

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