N° 3 maggio-giugno - Comites Ginevra - Comites Genève

Anno XXXII · Maggio-Giugno 2009
Periodico della Missione Cattolica Italiana di Ginevra
“Porta del cielo”

FOTO: Stefano CAVAPOZZI
la vostra città,
la vostra missione
2
Missione cattolica italiana
• 15, rue de la Mairie · 1207 GENEVE
tel. 022 736 83 82 · mci.geneve@bluewin.ch
• 34, rue Jacques Dalphin · 1227 CAROUGE
tel. 022 736 83 82
Missionari: P. Luciano COCCO, P. Silvano GUGLIELMI,
P. Gabriele BELTRAMI
Segreteria - Da lunedì a venerdì: dalle ore 9.00
alle ore 12.00 e dalle ore 14.00 alle ore 18.00.
Chiuso: sabato
SS. Messe:
· a Ginevra, sabato e prefestivi: ore 18.00;
domenica: ore 10.00, ore 11.30 e ore 18.00;
giorni feriali: ore 18.30 (rosario: ore 18.00).
· a Carouge, sabato e prefestivi: ore 18.00;
domenica: ore 10.00; giorni feriali: ore 19.00.
Battesimi:
· 3ª domenica del mese: ore 12.30,
con preparazione il 1 o martedì del mese, ore 20.00
Matrimoni: presentarsi almeno tre mesi prima.
Istituto italiano
Ch. J. Attenville 20, 1218 Grand-Saconnex,
tel. 022 798 17 20.
Direttrice: sig.ra Sandra Olivet
Opera per bambini in età scolastica da 4 a 12 anni
Comunità Suore Orsoline:
Ch. J. Attenville 20, tel. 022 788 01 30
Casa di riposo “La Provvidenza”
34, rue Jacques-Dalphin, 1227 Carouge
tel. 022 304 41 41, fax 022 304 41 04,
ccp nr. 12-12928-7.
Direttrice: sig.ra Luciana Mühle
Garderie (4-12 anni):
36, rue Jacques-Dalphin, tel. 022 301 20 94
Direttrice: Sr. Edoardina
Comunità Suore Francescane
36, rue Jacques-Dalphin, tel. 022 301 70 30
Casa di riposo “Les Pins“
ch. de l‘Erse 2, 1218 Grand-Saconnex
tel. 022 595 41 00
Direttore: M. Eric Marti
Presenza Italiana Maggio-Giugno 2009
Sommario
4
6
10
16
È nata l’unità
pastorale
multiculturale
L’uomo di fronte
all’incomprensibile
volontà divina
Paroisse,
que dis-tu
de toi-même?
Un missionario
di emigrazione
verso gli altari
Foto copertina: Michele Caracciolo di Brienza
Periodico della Missione Cattolica Italiana di Ginevra
Aderente alla FUSIE (Federazione Unitaria Stampa Italiana all‘Estero)
e alla FSS (Federazione Stampa Scalabriniana)
Direttore responsabile: Luciano Cocco
Direttore: Silvano Guglielmi
Redazione: Gabriele Beltrami, Leandro Di Siena
Massimo Giovannozzi, Enrico Norelli
Abbonamenti / Pubblicità: Maria Alice Cantale
Tipografia: “La Buona Stampa“,
Via Fola, 6963 Pregassona
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Il cammino di comunione comincia dai più piccoli
IL LUNGO CAMMINO
DELLA COMUNIONE
editoriale
Matteo, otto anni, durante una celebrazione ha raccontato la parabola della pecora
smarrita: una pecora ha voluto allontanarsi dalle altre e in questo modo ha perso la
fede. Il pastore l’ha convinta a ritornare all’ovile, dove, riunendosi alle sue compagne,
ha potuto ritrovare la fede. Abbiamo sorriso per questa originale rilettura della famosa
parabola. Ma ci ha fatto capire una grande cosa: che quando si tralascia la comunione,
la volontà di caminare con gli altri, si finisce anche per perdere la fede.
Pensavo a Matteo la sera del 20 marzo, quando il nostro vescovo, mons. Bernard
Genoud, ci ha chiamati, i fedeli delle comunità di lingua italiana, spagnola e portoghese,
a formare l’Unità pastorale multiculturale. Non eravamo particolarmente numerosi
quella sera, ma lo spirito di condivisione c’era tutto. Inutile negare, comunque, la
perplessità dei presenti sul cammino, lungo e arduo, che ora ci aspetta.
La formula dei piccoli passi si impone da sé. Non mancano suggerimenti e già qualcuno ha
avanzato delle proposte: feste, celebrazioni, incontri per settori di interesse e di attività
pastorale. I giovani delle tre comunità stanno elaborando un progetto coraggioso: è
un buon esempio per il mondo degli adulti non sempre preparati a “pensare insieme“.
Matteo, a modo suo, con la semplicità disarmante dei bambini, ci fa da maestro. Ci
perderemo in vane discussioni qualora manchi la fede nella comunione. Un cammino da
tessere purificando certi presupposti ritenuti incrollabili, insostituibili. Perché quel che
conta è anzitutto l’incontro gratuito, l’offerta incondizionata della parola, dell’amicizia.
“Avanziamo con fatica, carichi dei doni che ancora non abbiamo consegnato” (Tagore).
È un monito, e anche una preziosa indicazione per l’avvenire.
P. Luciano
Presenza Italiana Maggio-Giugno 2009 3

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Religione
20 MARZO 2009:
È NATA L’UNITÀ
PASTORALE
MULTICULTURALE
Presenza Italiana Maggio-Giugno 2009
La parola del vescovo
Chers paroissiennes et paroissiens des communautés de langue
italienne, espagnole et portugaise.
Je suis heureux d’être parmi vous pour célébrer avec vous le
ministère et le service de votre nouvelle Equipe Pastorale.
L’évêque a la charge et la joie de veiller à ce que les communautés
chrétiennes soient vivantes, animées par la foi
au Dieu qu’est Jésus-Christ, par l’espérance en l’avènement
du Royaume. Dans la charité fraternelle, signe visible de
la communion ecclésiale, nos communautés annonceront
l’Evangile selon les modalités qui correspondent aux ressources
de l’Eglise diocésaine et aux besoins du monde en
ce troisième millénaire.
C’est dans ce but que je viens aujourd’hui instituer officiellement
l’unité pastorale entre vos 3 communautés.
Ces nominations ne sont pas de simples changements administratifs.
La mission de l’Eglise parmi vous demande qu’une
continuité soit assurée par le service de votre nouvelle
Equipe Pastorale qui doit faire Eglise, corps du Christ, “dans
le lien de la charité et de la paix” nous dit St Paul.
Mais aussi, dans l’Evangile de ce jour, Jésus envoie encore 72
disciples deux à deux, c’est-à-dire que dans votre vie quotidienne,
Il vous appelle toutes et tous à être aussi témoins
de sa Parole, à transmettre l’Evangile aux jeunes, à accompagner
chacun dans ses maladies ou ses deuils, à célébrer les
dons de Dieu dans l’Eucharistie, dans la prière et dans une
vie communautaire.
La mission des prêtres et de l’Equipe Pastorale qui les entoure
est large, elle doit construire une communauté chrétienne
active, avec une attention particulière aux jeunes générations
qui ont à prendre la relève des pratiquants et des
acteurs de la vie de l’Eglise.
Je tenais à rappeler cette large ouverture de la mission pastorale
des prêtres et de votre nouvelle Equipe Pastorale à
une heure où nous assistons à la diminution du nombre des
pasteurs attachés à nos communautés. Certains ne voient
dans le prêtre qu’un célébrant d’offices à qui ils demandent
surtout de ne rien changer aux horaires habituels et d’assurer
“tout”, comme au temps de leur jeunesse.
Mais il nous faut comprendre que la situation actuelle exige
aussi de prévoir l’avenir et l’évangélisation des diverses catégories
de population, en particulier de tous ceux qui demandent
à l’Eglise d’être proche de leur vie pour y rappeler
l’espérance et la charité que nous donne la foi. La manière
dont nous sommes attentifs à chacune et à chacun est le
signe vivant de l’Esprit du Christ, comme aussi le critère
d’authenticité de tout engagement ecclésial.

PRESENTAZIONE
DELLA NOSTRA COMUNITÀ
NEL SALUTO DEL
PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
Monsignore, Fratelli, Sorelle,
La comunità cattolica di lingua italiana ha una lunga tradizione a
Ginevra. Era il 1900 quando il primo missionario arrivò nella città di
Calvino e cominciò l’opera di assistenza spirituale e materiale ai lavoratori
italiani. Con un paziente lavoro, fu possibile creare una comunità
cristiana che è cresciuta nel tempo. Molte generazioni di uomini
e donne si sono susseguite negli anni ed hanno progredito non solo
nella Fede, ma anche nell’integrazione all’interno della società civile
svizzera. Con pazienza e umiltà questa comunità è cresciuta, grazie
anche all’opera dei Missionari e delle Suore che hanno guidato il
cammino di Fede, condividendolo fino in fondo.
Nel 2000 abbiamo festeggiato il primo centenario della Missione cattolica
di lingua italiana, un’occasione per fare bilanci, per riandare
alle nostre origini, ma anche e soprattutto per ripartire con maggiore
energia sul cammino del Vangelo, nella nostra situazione di emigrati
sempre più integrati nel tessuto della città che ci accoglie. Oggi gli
emigranti italiani sono forse meno bisognosi di aiuto materiale, ma
certamente sempre assetati di Verità e Vita.
A poca distanza da questo importante anniversario siamo chiamati
ad un altro passo: aprirci ed unirci alle comunità linguistiche di lingua
portoghese e spagnola per formare una nuova Unità Pastorale. Ancora
una volta usciremo dalla sicurezza delle strutture costruite nel
tempo per incamminarci su una strada nuova che, come tutto ciò che
non si conosce, può disorientare e impaurire.
Le nostre radici cristiane ci vengono in aiuto in questo momento fondamentale,
perché per Fede noi sappiamo che il Signore, che ci ha
chiamati fuori dalla nostra Patria, ci chiama ancora fuori dalla nostra
comunità italiana di Ginevra per portare ancora più frutto. A questa
nuova chiamata vogliamo rispondere con il nostro “Sì” fiducioso e
riconoscente.
Massimo Giovannozzi, Presidente Consiglio di Comunità
Presenza Italiana Maggio-Giugno 2009 5

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Storia della Chiesa
A cinquecento anni dalla
nascita di Giovanni Calvino
L’UOMO DI FRONTE
ALL’INCOMPRENSIBILE
VOLONTÀ DIVINA
Non si comprende nulla del XVI
secolo europeo, se si trascura
l’incredibile passione religiosa
che animava tutti i gruppi religiosi,
protestanti, cattolici, eretici
di ogni tipo.
I polemisti cattolici avevano torto
nel denunciare problematiche
troppo umane nell’opera di Calvino.
Ciò che lo appassiona è Dio,
la sua gloria e la sua grandezza:
“Soli Deo gloria”.
Tale convinzione costituisce la
grandezza e insieme la problematica
del calvinismo.
La teologia del XV secolo si sforza
di sottolineare la potenza assoluta
di Dio e la sua sovrana libertà.
Al contrario, la condizione
umana è segnata dal tragico.
La peste nera, che, nei suoi attacchi
regolari, può portar via la
metà della popolazione di una
città o di un villaggio, conferisce
alla pietà una dimensione funebre.
Si moltiplicano le danze dei morti,
le cappelle funerarie, le messe
per i defunti.
Questa tensione non risparmia i
religiosi. Nel suo convento degli
eremiti di sant’Agostino, a Erfurt
in Germania, fratel Martin Lutero
ne è tormentato, nonostante
una vita molto austera.
Ne è liberato in occasione di una
esperienza spirituale nella quale
comprende tutta la portata
di una parola di san Paolo nella
Lettera ai romani: l’uomo è salvato
soltanto dalla Fede, non
dalle opere (cfr. 3, 28).
La Fede, cioè avere fiducia nella
misericordia divina, è tutto ciò
che viene chiesto all’uomo di fare
e tutto ciò che egli può realizzare.
Questo inizio del XVI secolo è
dominato dalla teologia agostiniana
e dalla lettura che Lute-
Presenza Italiana Maggio-Giugno 2009
Giovanni Calvino
di Jean-Blaise
Fellay
ro fa della Lettera ai Romani di
san Paolo.
Dopo il peccato di Adamo l’uomo
è completamente corrotto ed
è incapace di qualunque azione
meritoria; soltanto la grazia può
salvarlo.
Credere nella misericordia divina
e nell’azione esclusiva di Dio:
questa è la Fede, questo è il Vangelo
per Martin Lutero.
Si è detto che il primo Lutero si
domandava: come posso essere
salvato? Zwingli, parroco di città,
si inquietava: come riformare
la mia parrocchia?
E Calvino, giurista di formazione,
e che non è mai stato prete, si diceva:
come realizzare una città
cristiana?
È ciò a cui intende dedicarsi.
“Prima del mio arrivo a Ginevra -
dice sul letto di morte - non c’era
alcuna riforma, si predicava appena
un po’. (...) Non basta che
ogni cittadino sia cristiano, ma
bisogna che anche lo Stato lo diventi”.
Calvino organizza il controllo
della città: una professione di
fede che tutti gli abitanti devono
sottoscrivere, e il concistoro,
nel quale siedono pastori e magistrati.
Essi sorvegliano l’ortodossia
religiosa, le abitudini, i divertimenti
e le forme di pietà degli
abitanti.
Ginevra diventa una città-Chiesa,
dedita al servizio e alla gloria di
Dio, un centro internazionale di
esportazione ideologica.
Le stamperie, numerose, pubblicano
Bibbie e opere teologiche.
L’accademia forma pastori per
tutta l’Europa: si pensi a un migliaio
di studenti di teologia in
una città di circa quindicimila
abitanti. “Mandatemi del legno,
e io vi manderò delle frecce”,
dice il riformatore alle Chiese
della diaspora.
Ciò procura a Ginevra un grande
prestigio e suscita ammirazioni
ed esecrazioni.
Al di là dell’importanza attribuita
alla collaborazione tra la Chiesa
e lo Stato, la principale caratteristica
del calvinismo è la teologia
della doppia predestinazione.
Ancor prima della creazione
del mondo, Dio ha predestinato
una maggioranza di uomini alla
dannazione e una minoranza alla
salvezza.
Tutto ciò contribuisce alla sua
gloria, poiché si mostra sommamente
giusto punendo il peccato
dei cattivi e sommamente misericordioso
salvando gli eletti.
Parzialità urtante? Nell’Institution
chrétienne Calvino risponde
a chi gli obietta: “Perché Dio si
sdegna contro le sue creature
che non lo hanno provocato con
alcuna offesa, poiché perdere e
Martin Lutero

ovinare chi gli pare si addice più
alla crudeltà di un tiranno che
alla rettitudine di un giudice.
Sembra dunque che gli uomini
abbiano buoni motivi per lamentarsi
di Dio se, per suo volere e
senza loro colpa, sono predestinati
alla morte eterna”.
La sua risposta a questa interpretazione
è semplice: Dio non fa
nulla di ingiusto, poiché la sua
volontà è la regola suprema di
ogni giustizia. È temerario interrogarsi
sulle cause della volontà
di Dio, “visto che essa è,
e a buon diritto deve essere, la
causa di tutte le cose che si fanno,
(...) poiché la volontà di Dio
è talmente la regola suprema e
sovrana di giustizia, che tutto ciò
che egli vuole bisogna tenerlo
per giusto, poiché lo vuole lui”.
È l’espressione della libertà totale
e sovrana della volontà divina,
anche rispetto alle concezioni
umane del bene e del male.
Questa teologia suscita riserve
nelle Chiese sorelle e indignazione
anche a Ginevra.
Jérôme Bolsec, un ex-carmelitano
passato alla Riforma, aderisce
a questa dottrina.
Arrestato, è scacciato dalla città
nel 1551. Le autorità, con una
decisione del Consiglio del 9 novembre
1552, dichiarano l’Institution
chrétienne e il suo autore
riferimento ufficiale della città.
Sébastien Castellion, già amico
di Calvino, prefetto del collegio,
si ribella a sua volta: “Quale
uomo vorrebbe generare figli
per distruggerli? Se voi che siete
cattivi inorridite davanti a
questa intenzione, quale empietà
è attribuirla a Dio (...) Un Dio
buono non può aver creato né
con l’odio né per l’odio”.
Deve rifugiarsi a Basilea, dove è
perseguitato dalla tenace esecrazione
di Calvino.
Il riformatore, da parte sua, considera
la predestinazione come
una dottrina “consolante”.
Bisogna dire che la vede dal
punto di vista degli eletti; quando
predica sull’argomento, dice
“noi”.
E si può capire che questa immagine
di un Dio implacabile
verso gli altri e attento ai suoi
fedeli infiamma una comunità e
le dà una particolare capacità di
resistenza.
Zwingli, il Parroco
La dottrina della predestinazione
diventa il cuore del calvinismo
ortodosso.
Dal sinodo di Dordrecht (1618)
al Consensus helveticus (1674), la
dottrina non fa che consolidarsi.
Il capovolgimento ha inizio con
il XVIII secolo. La compagnia dei
pastori giudica allora che non
bisogna più predicare su queste
materie “oscure e difficili”.
Il Consensus è abolito nel 1706,
e si rinuncia a chiedere ai pastori
di sottoscrivere la professione di
fede obbligatoria prima di salire
sul pulpito (1725).
Era iniziata l’epoca dei Lumi, e il
Dio della predestinazione acquista
un volto di parzialità e di arbitrio
intollerabili.
Tre anni più tardi (1728), Jean-
Jacques Rousseau fugge dalla città,
poi si converte al cattolicesimo
e sviluppa un’antropologia che
rifiuta il peccato originale e difende
la bontà originaria dell’essere
umano. In una spiritualità
naturalista e insieme evangelica,
vede in Gesù un modello di umanità.
Il male viene dalla società
e dalla civiltà. Bisogna ascoltare
la coscienza personale, luogo di
espressione del divino. Essa sola
apre la via alla virtù e alla felicità.
Kant vede in Rousseau il Newton
della morale: ha capovolto
la teologia come Newton ha
sconvolto la fisica. Si congratula
con l’autore de La professione
di fede del vicario savoiardo per
la presentazione di un Dio che
“preferisce infinitamente l’uomo
di buona volontà all’eletto”.
Nessuno oserebbe ancora parlare
di servo arbitrio, di grazia
invincibile, di predestinazione eterna.
Questa presa di distanza
riguarda anche i riformati svizzeri.
Nell’Encyclopédie d’Yver-
don (1770-1780) Elie Bertrand
scrive a proposito dei calvinisti:
“Senza dubbio Calvino è per loro
un dottore rispettabile (...), ma
non è affatto un dottore infallibile
né un maestro da seguire
senza esame”. Questa idea di
libero esame e di tolleranza assume,
in molti teologi riformati,
il valore di un dogma centrale.
Così Samuel Vincent (1787-1837)
dichiara: “Il fondo del protestantesimo
è il Vangelo; la sua forma
è la libertà di esame”.
Il cuore del protestantesimo diventa
così il rifiuto di una mentalità
caratterizzata da autorità
e tradizione, identificata con il
cattolicesimo, per diventare l’arte
di giudicare e di criticare con
tutti i mezzi della scienza e della
ragione. È il programma del
protestantesimo liberale, ma naturalmente
non è del tutto quello
di Calvino. Di fatto, il regno
dell’esegesi storico-critica ha gravemente
colpito l’autorità magisteriale
della Bibbia.
Il testo non è che il testimone di
posizioni storicamente datate, in
un libro che non è che la raccolta
di opere disparate, con teologie
a volte contraddittorie.
Nonostante gli sforzi dei biografi
come Doumergue o Merle d’Aubigné,
la distanza dalle tesi calviniste
ha continuato a crescere. Si
attribuiscono a Calvino valori più
o meno anacronistici, come un
orientamento verso la democrazia,
il capitalismo o la libertà di
coscienza. Sarebbe meglio prenderlo
com’è, inserito nel suo secolo,
con una concezione estremamente
forte dell’onnipotenza
divina e la capacità di sopportarne
l’odiosità.
Uno dei temi fondamentali della
predicazione di Gesù è quello dei
piccoli, dei poveri e dei perseguitati
come amici di Dio. Per Maurice
Zundel la povertà divina è al
cuore della teologia: essa traccia
i limiti che si dà volontariamente
l’amore del Padre nella sua relazione
con la fragilità umana.
È una spiritualità che ha ispirato
santi contemporanei, come Madre
Teresa, l’Abbé Pierre, suor
Emmanuelle. Ma non mescoliamo
troppo le epoche, facciamo
le nostre scelte teologiche e
non riscriviamo la storia.
(© L’Osservatore Romano - 7 febbraio 2009)
Presenza Italiana Maggio-Giugno 2009 7

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calendario parrocchiale
prime comunioni
domenica 3 maggio, ore 11.00
cresime
sabato 9 maggio, ore 18.00 adulti
domenica 10 maggio, ore 11.00 adolescenti
ascensione giovedì 21 maggio:
· Ginevra: SS. Messe ore 10.00, ore 11.30 e ore 16.00
· Carouge: SS. Messe ore 10.00 e ore 18.00
pentecoste domenica 31 maggio:
· Ginevra: SS. Messe ore 10.00, ore 11.30 e ore 18.00
· Carouge: SS. Messe ore 10.00 e ore 18.00
lunedì di pentecoste 1° giugno:
· Ginevra: ore 10.00
· Carouge: ore 19.00
gruppo biblico
giovedi 14 maggio, ore 20.30
consiglio di comunità
lunedi 18 maggio, ore 20.15
battesimi
Martina Grigolli, Dario Melissano, Toni Stasio,
Eleonora Scano, Giselle Fusillo, Paula Reichenberg,
Gioia Roch, Samuela Greco, Alessia Lanna, Victoire
Gabrielle Macrina, Selena Puglisi, Damiano Porzio,
Luca Secci.
50 mo di matrimonio
Raffaele Cicala e M. Vittoria Iannazzo
Presenza Italiana Maggio-Giugno 2009
defunti
† Rita Nella Allesina (77)
† Filippo Di Pasquale (43)
† Giacomina Tiraboschi (73)
† Maria Oliveri
† Caterina Pololi (78)
† Aldina Rech (80),
† Antonio De Franchi (87)
† Filippo Caponetto (75
† Ottavio Pinna (49)
† Vittorio Terzi (78)
Giuseppe Desideri
Nato il 6 agosto 1939
† 13 marzo 2009
Marcella Zanet
Nata il 21 marzo 1929
† 19 marzo 2009
Pasquale D’Addona
Nato il 21 giugno 1936
† 29 marzo 2009

Dal Consiglio di Comunità
Il vescovo diocesano aveva chiesto a tutte le parrocchie
di prendere in esame il nuovo ordinamento
che regola il funzionamento delle Unità Pastorali,
delle Equipes pastorali e dei Consigli di Comunità.
Il Consiglio lo ha letto e commentato. Alcune
decisioni saranno individuate quando l’Unità Pastorale
comincerà a funzionare.
Siamo tutti convinti che la nostra UP avrà un cammino
diverso dalle altre che sono “territoriali”. Si
procederà per tappe. Si pensa già ad una “kermesse”
comune, ad una cerimonia unica per le “cresime
degli adulti”, ad un Corso biblico in francese.
Una équipe di giovani animatori delle tre comunità
sta elaborando un progetto per l’animazione degli
adolescenti e dei giovani, lasciando ai sacerdoti
e alle religiose l’accompagnamento più specificamente
spirituale. Per quanto riguarda la Festa dei
popoli 2009 si è chiesto al vescovo che per quest’anno
sia la componente svizzera ad organizzarla.
Una trentina di persone hanno già risposto all’invito
fatto dal gruppo liturgico: si tratta di raccogliere
adesioni per lettori nelle messe, ministranti,
ministri dell’Eucaristia, accompagnamento dei
bambini durante la Messa.
Sono già stati fissati due incontri: il 23 aprile per i
lettori, e il 29 aprile per i ministri straordinari dell’Eucaristia.
Si è parlato anche dell’”éveil à la foi” durante la
messa delle 11.30, che però sarà attuato solo quando
si farà avanti un gruppo sostenuto di volontari.
Per quanto riguarda i chierichetti, questo compito
farà parte integrante del programma di Prima comunione.
Si è data notizia di due Corsi di teologia per animatori
pastorali, uno organizzato dalle Missioni cattoliche
italiane della Svizzera romanda, della durata
di tre anni. Un secondo emana dalla Delegazione
delle Missioni italiane in Svizzera.
Quest’ultimo permetterà, se sarà il caso, di essere
assunti con il ruolo di “assistente pastorale”.
Ma si pensa pure ad un corso nella nostra UP, della
durata di un solo anno che offra le nozioni basilari
di teologia.
vita di comunità
“Mamma,
mi hai donato la vita,
mi hai insegnato
ad amarla ed apprezzarla,
mi sei stata sempre vicina
nei momenti difficili
e in quelli belli.
Grazie e auguri
Mamma”
SILOE
Invito - Iscrizioni
Un cammino di fede ...
Per fortificare la nostra fede e trovare, in modo
dinamico, una risposta alle nostre domande ci
familiarizzeremo con:
· Pagine dell’Antico e del Nuovo Testamento
· La visione di Chiesa del Concilio Vaticano II
· I sacramenti della vita cristiana
· L’agire del cristiano nel mondo
Destinatari
· Catechisti
· Membri di una équipe pastorale,
di un gruppo liturgico, di un consiglio
di missione o di parrocchia
· Membri degli altri gruppi della Missione
· Quanti, senza un impegno preciso
nella loro Missione, desiderano approfondire
la loro fede.
Durata del Corso
· Corso base: settembre 2009 - giugno 2011
1 incontro di 4 ore al mese durante l’anno
scolastico
Chi è interessato si rivolga alla nostra Missione.
Presenza Italiana Maggio-Giugno 2009 9

10
parole e vita
PAROISSE, QUE DIS-TU DE
TOI-MÈME? de
… Dans le Code de droit canonique
de 1983 on assiste à une
modification radicale de la tradition.
La paroisse n’est pas définie
comme un ”peuple” ou un
”territoire”, mais comme une
”communauté de baptisés“ au
sein de l’Eglise diocésaine.
La paroisse territoriale ou personnelle
est encore proposée
comme le modèle habituel de la
communauté chrétienne, mais
le nouveau Code ouvre la voie
à d’autres formes de regroupements.
D’étranges paroissiens
Mais, au fait, que signifie le mot
”paroisse”? Selon l’étymologie,
l’expression évoque le statut de
l’”étranger domicilié”, celui du
métèque pourvu d’un permis
provisoire de résidence, sans
pouvoir jouir de tous les droits
du citoyen qui a sa souche dans
le pays.
La Lettre à Diognète, écrit chrétien
de la fin du deuxième siècle,
parle des chrétiens comme
d’”étrangers domiciliés”.
L’allusion à Hébreux 11,9 et à
1 Pierre 2,11 est manifeste. Pas
plus qu’Abraham les chrétiens
ne peuvent espérer ici-bas de
séjour permanent. Ils sont en
perpétuel déplacement, comme
des nomades, nulle part chez
eux.
Brefs, ils sont des ”paroissiens”!
L’application de ce sens à nos paroisses
classiques tient du paradoxe.
La paroisse ne devrait donc
Presenza Italiana Maggio-Giugno 2009
Guy Musy
Il padre domenicano Guy Musy, redattore responsabile della rivista
“Sources”, in un suo recente articolo ci aiuta a riflettere sul ruolo
della parrocchia, dei sacerdoti e dei laici, pensando soprattutto
all’importanza dell’Eucaristia nelle comunità cristiane.
pas se définir par l’installation
ou l’incrustation dans un territoire
limité et le paroissien ne
devrait pas s’enfermer dans des
pratiques immuables.
La paroisse ne devrait surtout
se confondre avec un groupe
hermétiquement fermé, replié
sur lui-même et hostile à toute
présence ”étrangère“.
Au contraire, communauté ouverte
et nomade, elle devrait
accepter toutes les mutations
que le temps lui suggère, à condition
que demeurent saufs les
deux axiomes que nous formulions
plus haut.
Qu’il soit donc permis à l’auteur
de cet article d’évoquer une
nouvelle fois les changements
nécessaires aux-quels la communauté
chrétienne devrait consentir
si elle veut assurer sa survie.
Espérer contre toute
espérance?
Si la célébration eucharistique
demeure au centre de notre expérience
chrétienne, comment
supporter que des multitudes
en soient privées sous prétexte
que des ministres ordonnés font
défaut pour la présider?
Laissera-t-on mourir de faim
tout un peuple face à des gardemanger
dont on aurait perdu
les clefs? La raréfaction accélérée
du clergé masculin et célibataire
pourrait présager sa
prochaine disparition.
On se console en pensant que
cette sombre perspective ne se-
rait que régionale, voir ”occidentale”.
Rien n’est moins certain.
La même crise dont les ressorts
sont d’abord sociaux et économiques
pourraient atteindre
un jour des zones aujourd’hui
moins dépourvues.
On tente alors de pallier à la
pénurie de prêtres en regroupant
plusieurs ”clochers” dans une
même ”unité pastorale”.
Remède provisoire dont il faudra
doubler la dose quand le manque
sera encore plus flagrant.
Le tissu pastoral ne cesse de
s’effilocher en peau de chagrin.
Qu’en restera-t-il demain si les
regroupements s’étendent à un
tel rythme? A la limite, ne subsisterait
que la cathédrale, avec
son évêque et ce qui lui resterait
de ”presbyterium“, au service
d’une seule paroisse confondue
avec le territoire du diocèse.
Est-ce pécher contre l’espérance
que de tenir ce langage?
Certainement pas. Je suis heureusement
frappé par la générosité
et le dynamisme manifesté
par de nombreux laïcs, hommes
et femmes, mariés ou célibataires,
heureux d’assumer des
tâches jusque là réservées au
clergé ordonné.
Beaucoup parmi eux disposent
du charisme et de la formation
adéquate pour devenir d’authentiques
responsables de communautés.
Leur fait seulement défaut l’ordination
sacerdotale qui les habiliteraient
à présider l’eucharistie
et à rendre vie à de multiples
communautés locales laissées
en friches, en voie d’anémie
ou de disparition.
Je regretterais que ces laïcs se
découragent à force de ne jamais
rien voir venir à l’horizon
de leur Eglise, qu’ils quittent
eux aussi le navire ou se réfugient
sur une embarcation concurrente.
Alors, espérer contre toute espérance?
Pas vraiment. Même
s’il lui arrive de dormir au milieu
des tempêtes, je persiste à
croire que le divin nocher n’abandonnera
pas sa barque, ni
les passagers qui lui sont confiés.

pagina giovani
46 a Giornata
Mondiale per
le vocazioni
“La fiducia
nell’iniziativa di Dio
e la risposta umana”
Lo slogan “So a chi ho dato la mia fiducia” proposto da S.
Paolo nella 2 a lettera a Timoteo delinea ed accompagna
il tema della prossima giornata mondiale di preghiera
per le vocazioni in Italia.
Tale giornata è celebrata annualmente la 4 a Domenica di
Pasqua e quest’anno sarà il 3 maggio 2009.
Scrive Benedetto XVI nel suo messaggio: “Nell’universale
chiamata alla santità risalta la peculiare iniziativa di
Dio, con cui sceglie alcuni perché seguano più da vicino
il suo Figlio Gesù Cristo, e di lui siano ministri e testimoni
privilegiati. Egli chiamò personalmente gli Apostoli
“perché stessero con lui e per mandarli a predicare con
il potere di scacciare i demoni” (Mc 3,14-15); essi, a loro
volta, si sono associati altri discepoli, fedeli collaboratori
nel ministero missionario. […] Se è pur vero che in
talune regioni della terra si registra una preoccupante
carenza di presbiteri, […] ci sorregge l’incrollabile certezza
che a guidarla saldamente nei sentieri del tempo verso
il compimento definitivo del Regno è Lui, il Signore,
che liberamente sceglie e invita alla sua sequela persone
di ogni cultura e di ogni età”.
E conclude il Santo Padre, rivolgendosi a chi avverte tale
chiamata: “Cari amici, non scoraggiatevi di fronte alle
difficoltà e ai dubbi; fidatevi di Dio e seguite fedelmente
Gesù e sarete i testimoni della gioia che scaturisce
dall’unione intima con lui. […] Impegnatevi con ogni
energia spirituale a realizzare il progetto salvifico del
Padre celeste, coltivando nel vostro cuore la capacità di
stupirvi e di adorare Colui che ha il potere di fare “grandi
cose” perché Santo è il suo nome (Lc, 1,49)”. p. Gabriele
Pablo, Jonas, Brayan: i religiosi scalabriniani in cammino
verso il sacerdozio che hanno trascorso a Ginevra la Settimana
Santa.
La “Messa dei Popoli”
Nata per sensibilizzare con la musica e lo spettacolo la
società sulle questioni legate al fenomeno migratorio ed
alle dinamiche interculturali contemporanee, l’Associazione
Scalamusic (www.scalamusic.org) presenta il suo
ultimo cd: la “Messa dei Popoli” (Edizioni Paoline), una
raccolta di canti in diverse lingue per esprimere l’identità
universale e missionaria della Chiesa.
È questa un’opera rivolta alle Parrocchie, sempre più ricche
di immigrati cattolici che frequentano le celebrazioni,
ai gruppi, ai movimenti, e a quanti sono impegnati in
questa grande realtà di evangelizzazione.
Tredici canti in cinque lingue, per animare i vari momenti
della Celebrazione eucaristica.
Possono essere utilizzati per animare incontri come le Feste
dei Popoli, particolari iniziative di festa e di preghiera
volte a promuovere il valore dell’accoglienza, dell’unità
della famiglia umana e della Chiesa.
Richiedilo alle Edizioni Paoline di Lugano
(libreria.ti@paoline.ch) o scrivi a info@scalamusic.org.
Gli Autori e lo Staff di Scalamusic
Una comunità “responsabile”
Poche settimane fa è risuonato l’annuncio “La comunità
ha bisogno di te!”, voluto da un gruppetto di fedeli decisi
a rendere sempre più viva la liturgia in missione.
Ora ci ritroviamo con un nuovo coro (con tanto di musicisti)
“stabile” di giovani ad animare una delle messe
nel fine settimana, un folto gruppo di lettori, di ministri
straordinari dell’eucarestia, e l’avvio del cosiddetto Eveil
à la foi con i più piccoli alla messa delle 11h30 della domenica.
È segno che la comunità si prende pian piano le
sue responsabilità. Ai posteri raccoglierne i buoni frutti!
p. Gabriele
Presenza Italiana Maggio-Giugno 2009 11

12
Unità Pastorale
20 marz
Presenza Italiana Maggio-Giugno 2009
Queste immagini
nella storia, la piccol
comunità, ma anch
di lingua spagno
Il Vescovo ci ha m
lavorare assieme,
di un cammino com
sempre più necessar
Abbiamo la fortun
delle tre comunità ling
della stessa famiglia
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avvicinarsi il sogno d
che nelle migrazioni
provvidenziale di u
dei popoli che a
all’unità volu

Interculturale
o 2009
forse entreranno
a storia della nostra
e delle comunità
la e portoghese.
esso assieme per
nella prospettiva
une che si rende
io per tante ragioni.
a che i missionari
uistiche fanno parte
religiosa e in questa
o Pastore vedono
el Beato Scalabrini,
coglieva il disegno
n rimescolamento
vrebbe portato
ta da Cristo.
Presenza Italiana Maggio-Giugno 2009 13

14
pagina della bibbia
UNA MONETA
MESSA A NUDO
Se ne sta, Gesù, appena fuori del
Tempio, a Gerusalemme. Proprio il
giorno prima, secondo l’evangelista
Marco, era entrato a Gerusalemme
tra le acclamazioni della folla, era
andato diritto al tempio e ne aveva
scacciato i mercanti e i cambiavalute.
Ora, dei capi politici e religiosi,
gli Erodiani e i farisei, vogliono fargli
una domanda che lo metta nei
guai.
Cominciano con l’adularlo: “Maestro,
sappiamo che sei sincero e non
t’importa di nessuno: infatti non
guardi in faccia agli esseri umani,
ma insegni secondo verità la via di
Dio” (Marco 12,14). Poi, attraverso
la breccia che sperano così di aver
creato, spingono la domanda: “È
permesso pagare l’imposta a Cesare?
Dobbiamo pagarla o no?”. Cesare
designa ogni imperatore romano,
a quell’epoca Tiberio. L’imposta è il
census, che i Romani avevano imposto
nella Giudea - la regione di
Gerusalemme - nell’anno 6, quando
l’avevano integrata nell’impero
dopo aver deposto il re Archelao,
figlio di Erode. Allora un certo Giuda
era insorto, dichiarando che un
ebreo non doveva riconoscere nessun
altro sovrano che il Dio d’Israele;
pagare l’imposta ai Romani significava
tradire Dio. Molti nel popolo,
più di vent’anni dopo, pensavano
ancora come lui. Se Gesù avesse dichiarato
che si doveva pagare l’imposta,
sarebbe apparso ai loro occhi
come un traditore della causa di Dio.
Ma se avesse affermato il contrario,
si sarebbe potuto denunziarlo ai Romani
come sovversivo.
Gesù lo sa. Chiede che gli portino la
moneta più usata per pagare il tributo:
il denarius, la più piccola moneta
d’argento, che chiunque poteva
avere in tasca perché era il salario
giornaliero di un bracciante. Come
tutte le monete, era un concentrato
di propaganda ideologica attraverso
la combinazione d’immagini e
parole. Su di una faccia recava il profilo
della testa dell’imperatore Tiberio,
circondato dalla scritta “Tiberio
Cesare, figlio del divino Augusto,
Augusto”, la quale attribuiva uno
statuto quasi divino all’imperatore;
sull’altra, una donna seduta che
rappresentava la pace assicurata dai
Romani e la scritta “sommo sacer-
Presenza Italiana Maggio-Giugno 2009
di Enrico
Norelli
dote”, a significare che Tiberio era
la più alta autorità religiosa dell’impero.
Maneggiare una simile moneta significava
accogliere e diffondere l’ideologia
di cui essa era portatrice,
un’ideologia inaccettabile per un
ebreo il quale non avrebbe definito
“divino” alcun essere umano e non
avrebbe mai riconosciuto l’imperatore
come mediatore supremo nei
rapporti con la divinità.
Gesù non s’inoltra in una discussione,
né cita le Scritture. Dà scacco
alla propaganda imperiale con le
sue stesse armi. Niente è più efficace
delle immagini per diffondere e
far accettare un’ideologia, come sapevano
perfettamente i Romani che
riempivano le città conquistate d’immagini
simboliche del loro potere, e
come dovremmo sapere anche noi
in un’epoca in cui è facile condizionare
nazioni intere attraverso la televisione.
Ebbene, Gesù ritorce l’arma di propaganda
contro coloro che l’hanno
creata: rovescia la lettura dell’immagine,
per farle dire il contrario di ciò
che i suoi autori intendevano.
In modo per lui caratteristico, coinvolge
l’interlocutore, gli fa dichiarare
ciò che poi disintegrerà le sue
certezze. Domanda: “Di chi è questa
immagine e l’iscrizione?”. Gli rispondono,
naturalmente: “Di Cesare”.
Dell’imperatore, che mostra così visibilmente
il suo potere su ciò che
nel mondo ha più potere: il denaro.
Ebbene, Gesù riconosce questo potere
e al tempo stesso ne svela l’inconsistenza,
con lo stesso mezzo che
doveva servire ad esaltarlo: l’immagine
sulla moneta. Lo fa nella maniera
più incredibilmente semplice:
contrapponendogli il potere di Dio.
L’operazione di propaganda politica
dei Romani è liquidata in un attimo.
Essa si fondava su quel che le due
facce della moneta simboleggiano
così bene: l’unione di potere terreno
e di potere divino nella persona
dell’imperatore. Gesù, con un taglio
netto, separa le due cose: “Quel che
è di Cesare, rendetelo a Cesare, e
quel che è di Dio, a Dio” (12,17).
Qualcuno avrebbe forse potuto negare
che quel che è di Dio vada restituito
a Dio, vada riconosciuto come
suo e di nessun altro?
A ragion veduta, Gesù non specifica
che cosa sia di Cesare e che cosa sia
di Dio. Lascia ai suoi interlocutori la
responsabilità di farlo, e poiché si
tratta di Dio, è difficile sottrarvisi.
Ma per un ebreo la risposta alla seconda
domanda non poteva essere
dubbia; lo affermava anche il Salmo:
“Del Signore è la terra e tutto ciò
che contiene” (Salmo 23,1). E se tutto
quel che è nel mondo appartiene
a Dio, non resta molto spazio per
la pretesa dell’imperatore. Vuole
affermare il suo potere su quel pezzettino
di metallo? Lasciateglielo!
E preoccupatevi piuttosto di quel
che appartiene a Dio, non solo di
tutta la creazione, ma della proposta
d’amore che Dio vi fa, qui e ora,
attraverso Gesù, ponendovi dinanzi
a una scelta decisiva una volta per
tutte: accogliere o no il suo messaggio,
cambiare vita, valori, sentimenti
e idee. Questo è quel che appartiene
in proprio a Dio, e a nessun altro.
Su questo taglio netto che Gesù istituisce
tra quel che appartiene ai poteri
di questo mondo e quel che appartiene
a Dio dovremmo riflettere.
Anche sotto i nostri occhi, i potenti di
questo mondo hanno interesse a nascondere
questa separazione, proclamandosi,
come faceva l’imperatore
su quella moneta, i supremi rappresentanti
di Dio nel mondo. E facendo
passare le loro decisioni per volontà
di Dio. La loro moneta, cioè il loro sistema
di valori, le loro opere, le loro
istituzioni, come moneta di Dio. La
loro faccia, come la faccia di Dio.
Di chi pretende di governare in
nome di Dio bisogna sempre diffidare.
Di chi fa leggi affermando che
sono conformi alla legge di Dio, di
chi impone regole morali e sociali
sostenendo che sono quelle che Dio
vuole. No, direbbe Gesù: voi siete
solo dalla parte di Cesare, e a Cesare
possiamo ributtare in faccia la sua
ridicola moneta e la sua propaganda.
Dalla parte di Dio c’è la rinunzia
al potere, l’accettazione della vita
come continua chiamata ad assumersi,
in ogni circostanza, la responsabilità
nei confronti dell’altro che ci
è dato d’incontrare.
Quel che è di Dio non sono cose
che stanno in cielo, ma persone e
situazioni che vengono a noi nella
vita quotidiana, con la loro muta
e imperiosa richiesta di restituire a
Dio quel che a lui appartiene e che,
se dobbiamo restituirglielo, evidentemente
ci ha dato: un amore senza
condizioni e senza riserve: senza
guardare in faccia a nessuno, proprio
come faceva Gesù.

Per un’etica condivisa
È questo il titolo dell’ultimo libro di Enzo Bianchi,
che del dialogo e dell’incontro ha fatto il senso
della sua vita.
E, come sempre, l’Autore provoca il lettore con una
ricerca sincera, che ha come punto di partenza il
fatto che il cristiano, in ragione proprio della sua
fede, vive tra gli uomini senza estraniarsi dai loro
problemi e confrontandosi con le varie soluzioni.
Il dialogo nella mitezza, la presenza della chiesa
nello spazio pubblico, il linguaggio umile per narrare
la fede, il peso delle parole ...
Ecco alcuni temi.
Non lasciatevi sfuggire la lettura di questo libro,
centoventi pagine che possono solo fare del bene.
E cominciamo con l’offrirvi una parte dell’Introduzione.
Per quanti si sono impegnati a
favore del dialogo tra credenti
cristiani e non cristiani, tra cattolici
e “laici”, per i cattolici stessi
che credono al dialogo vissuto
nell’ascolto, nello sforzo di non
disprezzare l’altro ma di operare
con lui un confronta nella mitezza,
questi ultimi tempi possono
essere definiti - usando un linguaggio
biblico - “giorni cattivi”.
Certo, da anni si poteva intuire
l’accrescersi di questo scontro,
e l’avevo d’altronde già denunciato
tre anni fa, pubblicando la
differenza cristiana: ma ultimamente
alcuni cattolici sembrano
sempre di piu voler costituire
gruppi di pressione in cui la proposta
della fede non avviene nella
mitezza e nel rispetto dell’altro,
per diventare intransigenza
e arrogante contrapposizione a
una società giudicata malsana e
priva di valori.
Ora non è con questo giudizio e
disprezzo dell’altro ritenuto incapace
di etica, non è misconoscendo
la pluralità dei valori presenti
anche nella società non cristiana
che si può stare nella storia
e tra gli uomini secondo lo
statuto evangelico.
Da questo acuirsi della tensione
tra cattolici e laici può solo derivare
un costo altissimo: l’accusa
verso la chiesa di atteggiamenti
impietosi e arcigni, poco
rispettosi delle scelte del singolo
e dunque privi di saggezza
pastorale. Inoltre molti cattolici
soffrono, non riescono a comprendere
non tanto il fatto che
vengano ribaditi principi che per
la tradizione della chiesa non
possono essere taciuti né sminuiti,
ma il modo, lo stile che sembra
prevalere in questo confronto
tra cattolici e laici.
Ebbene, anche in questi “giorni
cattivi” i cattolici ricordino che
il futuro della fede non dipende
mai da leggi dello stato, che
anche a dispetto di leggi avverse
ai cristiani o addirittura persecutorie
verso di loro il cristianesimo
ha conosciuto una grande
crescita spirituale e numerica; ricordino
che l’essere pusillus grex,
“piccolo gregge” teso alla fedeltà
al vangelo ma anche attento
agli uomini in mezzo ai quali vivono,
e dunque ai segni dei tempi,
permette loro di avere un “bel
comportamento” e di essere
messaggeri adeguati e fedeli al-
un libro per voi
È ancora possibile un confronto nella mitezza?
l’annuncio che recano. Sì, i cristiani
con le loro parole e le loro
azioni devono favorire l’emergere
di “quella legge inscritta nel
cuore di ogni uomo”, l’emergere
di quell’immagine di Dio che
ogni essere umano, anche il non
cristiano, porta in sé.
Con la fiducia che mi dà tale
consapevolezza voglio ora offrire
questo mio contributo, raccogliendo
ancora una volta le mie
riflessioni intorno a domande come
queste: quale rapporto si può
cogliere tra chiesa e società civile
in quest’ ora della percezione
sempre piu diffusa del rnondo
come “villaggio globale”?
Corne si può svolgere, in questo
contesto, il confronto tra credenti
e “laici”? Come i cristiani
devono collocarsi oggi nella società?
Partendo dalla situazione
di laicità, interrogherò innanzitutto
la condizione della chiesa
nello spazio pubblico, e cercherò
di delineare alcune regole a favore
di un dialogo fruttuoso con
chi non crede in Dio o crede diversamente,
perché sia possibile
costruire insierne una polis dove
il vivere insieme possa essere più
umano per tutti.
Presenza Italiana Maggio-Giugno 2009 15

P. Tarcisio
giovane missionario
in Svizzera
16
Testimonianze
Siamo lieti di darvi la notizia,
perchè P. Tarcisio è scalabriniano,
missionario tra gli emigrati,
perchè è stato uno di noi e con
noi ha lavorato in Svizzera ed
ha anche aperto una missione,
quella di Solothurn.
Nato a Loreggia (Padova), compì
gli studi nei nostri seminari e
fu ordinato il 21 marzo 1953.
Dopo l’ordinazione sacerdotale
fu assegnato alle missioni di
Svizzera, dove svolse il suo ministero
dal 1953 al 1957 a Berna e
a Soletta.
Fu richiamato poi in Italia per la
pastorale vocazionale e per l’insegnamento
nei nostri seminari
dal 1957 al 1968.
La combinazione dell’intenso lavoro
di vocazionista, di incaricato
della pastorale per l’emigrazione
interna, soprattutto nella
zona di Milano, e la sua malfer-
Presenza Italiana Maggio-Giugno 2009
PADRETARCISIO
Un Missionario di emigrazione
La notizia ci è arrivata con lettera del 13 marzo di P. Francisco
Bernardi, superiore provinciale degli scalabriniani di Argentina.
La riportiamo.
Buenos Aires, 13 marzo 2009
Carissimi, mi è gradito condividere con voi, a nome della
Congregazione Scalabriniana e di tutta la Chiesa, la
lieta notizia che il Signore ci ha benedetto.
Il 27 novembre 2008 P. Tarcisio Rubin è stato dichiarato
“Servo di Dio”.
Vi comunico inoltre che martedì 31 marzo, alle ore
18.00, nell’episcopio di Jujuy si terrà la prima sessione
del processo diocesano di beatificazione.
Invito quanti abbiano avuto la fortuna di conoscere
P. Tarcisio Rubin o siano in grado di offrire testimonianze
nei suoi riguardi di mettersi in contatto con questo
indirizzo o con la Missione Scalabriniana più vicina per
presentarsi come testimoni al processo.
Ringrazio in anticipo e chiedo il favore di diffondere
questo messaggio. (...)
P. Francisco Bernardi, cs - Superiore Provinciale
e-mail: scalaba@scalabrinianos.org.ar
Web: www.scalabrinianos.org.ar
ma salute lo costrinsero a varie
soste di riposo.
In occasione di uno di questi forzati
riposi, un superiore gli scriveva:
“In questi anni, con una
salute precaria, hai dato tutto te
stesso, forse spingendoti anche
oltre i limiti della prudenza. ...
hai compiuto bene il tuo lavoro
... ti stimo”.
Dal 1969 al 1973 lavorò nuovamente
in missione, a Wuppertal,
in Germania. Nell’aprile 1974,
dopo un periodo di sosta dedicato
alla preghiera e alla riflessione,
fu destinato alle missioni
in Argentina e lì divenne il missionario
dei Boliviani emigrati,
che lui raggiungeva con lunghe
puntate nel Nord dell’Argentina
(Salta, Tucuman, Jujuy) ed in
Bolivia stessa.
Spinto dal suo zelo finirà “disperso”
al Polo Sud, ma nello
stesso tempo diventa anche
animatore dei ritiri del clero di
Mendoza, mentre i Vescovi lo
ricercano come predicatore dei
loro esercizi spirituali annuali.
Chiedendo di andare in Argentina
tra i baraccati diceva: “Sento
urgente il bisogno di realizzare
uno stile di vita che sia una
sorgente di preghiera nel/a solitudine
del silenzio, un focolare
di comunità religiosa apostolica,
eucaristica, una testimonianza
di lavoro manuale, di povertà
nel cibo e nel/’abitazione”.
Ci è rimasto il ricordo della sua
figura ascetica: la lunga barba,
la talare, il poncho, la bibbia e il
breviario: era tutto il suo guardaroba
e la sua biblioteca.
Diceva: “Il missionario è uno
che si stanca, quando non cammina”.
Un laico boliviano, collaboratore
di P. Tarcisio, a un nostro convegno
di Congregazione diede
questa testimonianza:
“Essere cristiano voleva dire
coinvolgersi con la situazione
del mio popolo, ecco come
nacque l’attività pastorale tra
i boliviani, mantenendo e promovendo
la fede religiosa nell’espressività
propria del boliviano
migrante in Argentina.
P. Tarcisio in visita ai tagliatori di canna da z

RUBIN
verso gli altari
ucchero
“Il missionario
è uno che si stanca,
quando non cammina”
La chiesetta dell’Alto Calilegua dove P. Tarcisio è morto. Nel riquadro l’ultima immagine di P. Tarcisio
Ci fu un tempo durante il quale
furono sradicate le “ville della
miseria” (cioè le baraccopoli) di
Buenos Aires, perché abbruttivano
la città. Così fu smembrata
anche l’importante organizzazione
che avevo organizzato.
Tutto mi faceva pensare che non
si poteva realizzare un’attività
pastorale.
Nonostante ciò i boliviani continuavano
a manifestarsi in quanto
tali pubblicamente, nelle manifestazioni
religiose, queste
feste della Fede.
E come un “vento nuovo” apparve
un missionario errante, che
venne fino nelle nostre case, e
ci parlava dei boliviani del nord
e del sud e che si doveva cominciare
di nuovo con la pastorale
boliviana; pregava con noi,
baciava i nostri figli, partecipò
alle nostre feste. Portò la nostra
voce sino ai vescovi argentini
e boliviani.
E come un Malku (Capo Gran
Condor) che domina le vette
dove Dio bacia le montagne, si
addormentò in una cappella del
Alto Calilegua, a Juyui; il Padre
amato dai boliviani: P. Tarcisio
Rubin, scalabriniano.
La preghiera, l’umiltà, la povertà,
la disponibilità, la missione,
la forte tenerezza, il suo entu-
I suoi boliviani
siasmo nell’andare avanti, l’amore
sincero verso i boliviani,
ecco cosa ci ha lasciato P. Tarcisio
e a me fece capire che vale
la pena di lavorare nella pastorale
e di essere missionario
tra i migranti”.
Morì d’infarto il 3 ottobre 1983,
mentre si trovava a Jujuy nel
Nord dell’Argentina, dov’era salito,
a oltre tremila metri, a visitare
una comunità di boliviani.
L’hanno trovato al mattino disteso
sulla predella dell’altare.
Aveva passato lì la notte in preghiera
com’era sua abitudine.
P. Silvano Guglielmi
Presenza Italiana Maggio-Giugno 2009 17

18
Un’ora, un giorno, un anno che sono già entrati
nella storia della nostra Italia. Dolorosamente.
Abbiamo seguito per ore le immagini che scorrevano
sul video. Non abbiamo potuto restare indifferenti
all’ascolto di tante testimonianze di dolore,
disperazione, speranza, rassegnazione.
Abbiamo gioito e pianto all’annuncio del ritrovamento
di persone che ce l’hanno fatta a sopravvivere
per giorni sotto le macerie.
C’è venuta quasi una punta di orgoglio come italiani
nel cogliere tanti segni di solidarietà e ce
lo siamo ripetuto con convinzione: nei momenti
della prova ci siamo. Cadono pregiudizi, stereotipi
ed egoismi re-gionali e campanilistici e l’Italia
senza confini di alcun genere riemerge nella sua
unità e dignità.
Non si può non parlare di eroismo davanti al numero
di volontari che si sono riversati in quella
zona a dare una mano, anzi a scavare con le mani,
senza sosta, senza orario, rotti dalla fatica, ma
con in cuore la speranza di ritrovare ancora qualcuno
in vita. E sono stati tanti, a migliaia.
Abbiamo sentito una stretta al cuore davanti alle
macerie di una città distrutta e alla vista dei suoi
capolavori feriti a morte.
Sono già nate anche le giuste polemiche: ma chi e
come ha costruito negli ultimi anni case e palazzi,
senza tener conto delle norme elementari antisismiche?
Sono arrivati anche gli sciacalli: una notte ne
hanno preso due che avevano già arraffato nelle
case abbandonate ottantamila euro.
Ergastolo con lavori forzati per il resto dei loro
giorni: l’ho invocato.
Sono arrivati anche i profittatori: carne a ottanta
euro, benzina a cinque. Sono carogne.
Ma è spuntata subito anche la speranza, la voglia
di ricominciare, anche se tanti hanno dovuto dire
“ho perso tutto”. Perchè la vita continua.
E la gente di Abruzzo ci ha dato una lezione. Essegi
Come abbiamo già comunicato,
la Missione si associa a CARITAS SUISSE.
Chi desidera, può inviare offerte
a questo organismo: Compte 60-7000-4
18 Presenza Italiana Maggio-Giugno 2009
Ore 3.32
quell’Abru

del 6 aprile 2009:
zzo che non c’è più
Presenza Italiana Maggio-Giugno 2009 19

20
europa
ELEZIONI EUROPEE
ED IMMIGRAZIONE
Si avvicinano le elezioni del Parlamento
europeo e si moltiplicano
i sondaggi per conoscere le attitudini
e le tendenze dei numerosi
cittadini aventi diritto al voto
(circa 375 milioni).
L’Eurobarometro ha analizzato
in momenti diversi i temi che interessano
di più gli europei. Al
primo posto risultano la disoccupazione,
le preoccupazioni per
l’economia e per il proprio potere
di acquisto. Cala notevolmente
invece l’interesse per le questioni
di carattere globale, tra le quali
ritroviamo anche l’immigrazione.
Se il 32% degli intervistati nel
2008 riteneva importante il tema
dell’immigrazione, la percentuale
è scesa nel 2009 al 24%.
Ciò non toglie, tuttavia, che la
gestione dei movimenti migratori
sia una questione fondamentale,
sempre più di competenza
dell’Unione, e che il Parlamento
e le altre istituzioni europee
giochino un ruolo di crescente
importanza nelle scelte anche a
livello nazionale.
L’Europa si confronta con grandi
sfide nel campo migratorio. In
molte regioni del mondo s’intensifica
la pressione che spinge le
persone a partire per sfuggire alla
violenza politica, all’oppressione,
alla mancanza di prospettive e ai
cambiamenti climatici. Al tempo
Presenza Italiana Maggio-Giugno 2009
stesso, a causa dell’invecchiamento
e della diminuzione delle popolazioni
dell’UE, aumenta il bisogno
di immigrati. Tuttavia non
esiste al momento un consenso
sociale e politico riguardo agli
strumenti più adatti per gestire
l’immigrazione e la crescente diversificazione
etnica e culturale.
Anzi il tema, soprattutto quando
è strumentalizzato dai partiti politici,
è tale da scatenare le paure
e le reazioni emotive delle popolazioni
locali in tutta Europa.
Per questo i governi nazionali
sono restii a percorrere celermente
la via di una politica europea
comune per l’immigrazione e, se
questo avviene, in genere prevalgono
misure restrittive.
Tuttavia, secondo gli esperti, non
vi è alternativa ad una più intensa
cooperazione, poiché il mercato
unico, l’abolizione delle frontiere
interne, la libera circolazione dei
cittadini e il carattere sopranazionale
del fenomeno migratorio
obbligano l’UE ad un’armonizzazione
delle proprie politiche in
materia. Per essere complete ed
efficaci, queste ultime devono
essere realistiche, coerenti e di
ampio respiro - non improntate
al populismo o all’allarmismo. Si
tratta, infatti, di governare uno
dei fenomeni di maggiore portata
dei prossimi decenni. La politi-
Luisa Deponti
CSERPE
ca migratoria non può più essere
solo appannaggio dei Ministri
degli interni e delle loro misure
di pubblica sicurezza, ma deve
combinarsi con gli interventi di
politica estera, sociale ed economica,
nonché con le scelte di
aiuto allo sviluppo dei paesi più
poveri.
Dovrebbe aumentare la collaborazione,
la solidarietà e la condivisione
degli oneri tra i Paesi
membri, nella consapevolezza
che non ci si può limitare a ridurre
l’immigrazione clandestina,
ma sono necessarie anche soluzioni
a lungo termine per i rifugiati
e una migliore gestione delle
migrazioni regolari per lavoro.
In questo modo si può arrivare
ad una politica migratoria che
sappia far fronte alle esigenze
economiche e demografiche dei
paesi di arrivo, ma al tempo stesso
sia socialmente accettabile e
sostenibile per le popolazioni locali
e per i migranti, rispetti le
leggi umanitarie internazionali
e consideri la situazione del più
ampio contesto mondiale, offrendo
un contributo anche alla
lotta alle cause delle migrazioni
forzate. L’attuale politica migratoria
europea è ancora lontana
da questi obbiettivi.
Quale influenza può avere il voto
alle elezioni europee di giugno
per quanto riguarda l’immigrazione?
La risposta si ritrova
nel ruolo del Parlamento Europeo,
il cui potere decisionale è
cresciuto notevolmente rispetto
alle ultime votazioni, in seguito
ad alcune riforme dell’UE. In ambito
migratorio ha ora la facoltà
di approvare, in codecisione con
il Consiglio Europeo, il quadro
legislativo vincolante che gli Stati
membri dovranno trasporre
nelle loro leggi nazionali.
Dunque, è importante individuare
quei candidati e partiti che
nei loro programmi abbiano una
visione completa e responsabile
della realtà migratoria, diffidando
di chi propone soluzioni facili
e sbrigative.

eisa (ente italiano socio assistenziale)
23 anni di volontariato a favore dei connazionali
indigenti. Numerosi rappresentanti dell’Associazionismo
italiano si sono ritrovati il 9 marzo presso
la sala conferenze della missione cattolica per l’annuale
Assemblea Generale dell’Ente Italiano Socio
Assistenziale.
In presenza del Console generale A. Colella, dei
funzionari consolari, Cacciatore e Perna e del Presidente
del Comites, Celia, è stato presentato il
bilancio ed illustrata l’attività svolta dell’Ente nel
2008.
La Presidente Maria Cristina Mutti, dopo aver ringraziato
tutti i collaboratori, consiglieri e operatori,
a cui va il merito del buon funzionamento
dell’Eisa, ha esposto le iniziative di gestione e di
assistenza intraprese.
Oltre 40’000 franchi sono stati gli aiuti finanziari
elargiti dell’Ente ad utenti indigenti e circa 200 i
connazionali assistiti in modi diversi nelle varie iniziative
rivolte al ricevimento in ufficio, ai carcerati,
agli anziani.
Nel corso della riunione, l’Assemblea ha eletto cinque
nuovi consiglieri: G. Mighali, G. Mascia, M. Fratalocchi,
N. Calise, G. Puglisi che si aggiungono a C.
Leonelli e a Maria Cristina Mutti respettivamente
consigliere e presidente ancora in carica.
Il Console Generale ha concluso la riunione esprimendo
grande apprezzamento per il lavoro svolto
dall’Eisa, giudicato eccezionale esempio di volontariato
a favore della comunità italiana.
sardi
Organizzano sabato 16 maggio, alla Salle des
Asters il Lotto dell’Associazione.
Per ulteriori informazioni, rivolgersi presso l’Associazione
(tel. 022 800 16 44).
lucchesi
Organizzano il pic-nic domenica 14 giugno a Vessy.
Per maggiori informazioni, rivolgersi a Bacci Menotti
(tel. 022 320 96 72).
bergamaschi
Organizzano il pic-nic domenica 21 giugno alla Ferme
Vecchio a Vessy.
Per informazioni, rivolgersi a Mario Arnoldi (022
341 40 36).
emiliano romagnoli
e club forza cesena
Organizzano un pic-nic domenica 21 giugno alla
Ferme du Parc Marignac, av. Eugène-Lance, Grand-
Lancy.
Per maggiori informazioni, rivolgersi a C. Leonelli
(022 794 93 55) o O. Bisacchi (022 342 25 32).
associazioni
società delle
associazioni italiane
Informa che per le sue attività sociali ha attivato
una raccolta permanente di abiti e che il 27 giugno,
dalle ore 8.30 alle ore 18.00, sarà presente al Centro
Commerciale Charmilles per una raccolta di cibo
a favore di Partage.
Per ulteriori informazioni, contattare Carmelo Vaccaro
(078 865 35 00).
bellunesi
Organizzano per domenica 28 giugno il tradizionale
pic-nic presso la Buvette de Laconnex (Bus L).
Concorso di bocce “Lui & Lei” con bellissimi premi.
Per informazioni, rivolgersi a Giacobbe Capraro
(tel. 022 794 25 80).
fogolar furlan
Organizza il pic-nic domenica 28 giugno alla Salle
communale de Corsier.
Per informazioni rivolgersi a G. Chiararia (022 734
43 67).
marchigiani
Organizzano domenica 5 luglio la Festa Campestre
allo stadio di Choulex, ospite l’AVIS, grigliata, porchetta,
concorso di pétanque, giochi vari, musica.
Per informazioni rivolgersi a Franco Antonelli (079
213 98 32) o Giuseppe Puglisi (079 413 36 67).
Indirizzi utili
Ente italiano Socio-assistenziale
Rue de l’Athénée 26, 1206 Genève, tel. 022 346 89 49
Aperto martedì, giovedì e venerdì dalle ore 9.00 - 11.00.
COMITES - Comitato per italiani all’estero
Rue de l’Athénée 26, 1206 Genève, tel. 022 346 99 13
Patronato ACLI
76 rue de Carouge, 1205 Ginevra, tel. 022 781 09 32
Patronato INCA-CGIL
Ch. Surinam 5, case postale 346, 1211 Genève 13,
tel. 022 344 71 72
Patronato ITAL-UIL
Rue J.-Necker 15, Case postale 1941, 1211 Genève 1
tel. 022 738 69 44
Couple et famille
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C’era una volta un uccello strano, molto strano.
Mentre gli uccelli, si sa, volano in avanti,
quello volava all’indietro.
Tutti lo guardavano incuriositi.
Finalmente, un giorno uno si decise a fargli la domanda:
“Perché invece di volare in avanti come tutti gli uccelli,
tu voli all’indietro?”.
L’uccello pensò un momento e rispose:
“A me non interessa vedere dove vado,
mi interessa cercare di non dimenticare
da dove sono partito.
Così so anche dove vado”.
Da Dio veniamo, a Dio andiamo