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012012 - Prešovská univerzita v Prešove

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Ivancsó István<br />

I nostri testi liturgici spesso trattano – anche a proposito del Cristo Re<br />

– che il Signore quasi „dormiva”, dopodiché è morto sulla croce e veniva<br />

deposto nel sepolcro, affinché si possa cantare a Lui il Grande Sabato:<br />

„Si è destato il Signore come un dormiente, ed è risorto per salvarci” 37<br />

(Sal 77,65). Qui, ora, concentriamo l’attenzione al „Re”, e vediamo che<br />

la nostra Chiesa bizantina fa pregare con noi: „come Re addormentato,<br />

i soldati custodivano il Cristo”. 38 Si ritrovano ancora testi liturgici molto<br />

simili nei nostri sacri uffici: „come Re addormentato i soldati custodivano il<br />

Cristo”, 39 benché i soldati abbiano custodito Cristo „come Re dormiente”, 40<br />

anzi, abbiano posti sigilli sulla pietra del sepolcro, ma Egli risorto!<br />

Sì, il sepolcro è stato chiuso da una pietra. Il sepolcro è stato sigillato.<br />

Gesù nonostante ciò è risorto! Ed Egli lo ha fatto – come ogni evento<br />

appartenente al suo mistero pasquale – non per se stesso, ma „per noi<br />

uomini e per la nostra salvezza” – come lo professiamo sempre nel Credo.<br />

In questa luce è comprensibile il rallegramento del nostro canto liturgico:<br />

con la sua divina e gloriosa risurrezione ha risuscitato con se i morti come<br />

„Re dell’universo”. 41 Ritornando però al sepolcro chiuso e sigillato: uno<br />

dei canti liturgici confessa chiaramente che nella presenza dei custodi,<br />

lasciando intatti i sigilli „a porte chiuse è uscito il Re”, 42 quando è risorto.<br />

E così l’indubbio non ha più senso. Piuttosto si deve cantare: „Gloria,<br />

Signore, alla tua croce e alla tua risurrezione”.<br />

Colui che è re, sta seduto su un trono regale. Così non è per caso che<br />

ritroviamo questo pensiero in alcuni dei testi liturgici rispetti al Cristo Re.<br />

Il tema del trono regale appare in due forme nei testi liturgici del nostro<br />

Oktoéchos. Da una parte presenta la dottrina in forma poetica che Gesù<br />

Cristo ha accettato le sofferenze volontariamente; anche comparendo al<br />

tribunale per essere giudicato da Pilato, cantiamo a Lui: „non hai lasciato<br />

il trono” 43 regale. Anzi, qui è evidente anche la sua consustanzialità con il<br />

Padre, infatti il testo esprime che Egli non ha lasciato il trono regale “sul<br />

quale è assiso insieme al Padre”. – Dall’altra parte invece il concetto del<br />

trono regale si associa a Cristo che apparirà per l’ultimo giudizio. Il fedele<br />

penitente esprime con timore il pensiero: come potrebbe presentarsi in<br />

situazione colpevole davanti al tribunale di Cristo? Il testo ci dice: „come<br />

37 Versetto di comunione, in Anthologhion di tutto l’anno, vol. II, Roma 2000, 1145.<br />

38 Mattutino, tono 6, secondo kathizmálion prima strofa, in Énekeskönyv, 196. – Anthologhion,<br />

406.<br />

39 Mattutino, tono 7, primo kathizmálion, prima strofa, in Énekeskönyv, 208. – Anthologhion,<br />

448.<br />

40 Mattutino, tono 8, terza stichira alle lodi, in Énekeskönyv, 226. – Anthologhion, 496.<br />

41 Mattutino, tono 7, quinta stichira alle lodi, in Énekeskönyv, 213. – Anthologhion, 456.<br />

42 Mattutino, tono 6, sesta stichira alle lodi, in Énekeskönyv, 200. – Anthologhion, 413.<br />

43 Mattutino, tono 8, prima stichira alle lodi, in Énekeskönyv, 226. – Anthologhion, 497.<br />

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