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10 attualità Senza futuro “Se il governo non avesse fatto abbastanza per la crisi ci sarebbe la gente in piazza”. L’abbiamo sentito dire spesso. La grande manifestazione della Fiom prima e della Cgil poi, gli studenti e i ricercatori sui tetti delle università e È IL MOMENTO DELLA PROTESTA. E IL RISCATTO DELLA “POLITICA SOCIALE” CONTRO UNA GESTIO- NE DELLA CRISI CHE MINA IL FUTURO DELLE GIO- VANI GENERAZIONI. ASPETTANDO IL MIRACOLO. sui principali monumenti italiani, sono indubbiamente una risposta: la prova che il malessere nella società italiana c’è, eccome. Forse, davvero, gli italiani sono più responsabili di quanto si pensi, preferiscono tirare la cinghia in silenzio, dando l’impressione all’esterno che è tutto come prima. Ma ora, davvero, sembrano averne abbastanza del finto ottimismo del governo, di aspettare il miracolo che non arriva. E così scendono in piazza. Io, un cittadino I dati, peraltro, parlano chiaro: la crescita del Pil italiano è prevista bassa sia per quest’anno che per il prossimo, intorno all’1%, vale a dire la metà degli altri paesi europei (+2,1%) e un terzo dei paesi Ocse (previsti in crescita, in media, del 3,1%); è pesante il tasso di disoccupazione, all’11% secondo Bankitalia (compresi cassintegrati e scoraggiati), mentre la disoccupazione giovanile sotto i 25 anni è arrivata a settembre al record del 26,4% (contro una media europea del 20%); e poi ci sono i consumi che ristagnano (Federconsumatori prevede un calo per Natale dell’11%) a causa dei redditi delle famiglie fermi. Non funziona più lo slogan “è la congiuntura internazionale, noi abbiamo fatto meglio degli altri paesi”, perché vale solo coi paesi in bancarotta (Grecia, Spagna, Portogallo e Irlanda), mentre i nostri reali competitor (Francia, Germania, Gran Bretagna) si stanno riprendendo meglio di noi. Soprattutto, anche nel momento più difficile della crisi, non hanno smesso di investi- Antonio Lubrano Dante non piace alla Finanziaria A nche l’immediato no del Veneto (poi confermato) e del Piemonte (ritirato) ad accogliere una parte dei rifiuti napoletani appare come l’ennesima riprova della china pericolosa che il nostro paese ha imboccato. Abbiamo l’impressione, troppo spesso, che ci sia la volontà di stracciare l’Italia. Che cosa sono, del resto, i proclami anti-italiani della Lega, se non questo? Dall’uso (osceno) del tricolore al rifiuto di celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia, dall’insegnamento dei dialetti a scuola al federalismo fiscale come arma anti-Sud… Ma adesso succede di peggio: siamo costretti a difendere in patria la lingua italiana, che invece in tutto il mondo è amata e studiata da un’infinità di stranieri. Non è umiliante? Bisognerebbe essere orgogliosi dell’attività che svolge dall’Est all’Ovest una istituzione come la Dante Alighieri a favore il Salvagente/9-16 dicembre 2010 re sui giovani, sulla ricerca, sull’istruzione. Sul futuro. Da noi, invece, oltre a una disoccupazione giovanile senza eguali, si taglia su scuola pubblica e università, si umiliano professionalità, si costringono i migliori, e i più fortunati, ad andare all’estero. Si disegna un futuro in cui i figli staranno peggio dei padri. Anche qui è necessario qualche dato: gli atenei italiani devono fare i conti con un buco per il 2011 di 1 miliardo e 350 milioni; la riforma Gelmini potrebbe comportare un aumento delle tasse universitarie dagli attuali 1.200- 1.800 euro l’anno a oltre 3.000, come un’università americana, senza però gli stessi servizi; i 9.000 ricercatori, fondamentali visto che reggono il 40% della didattica universitaria (che peraltro non gli competerebbe), dovevano essere stabilizzati, ma mancano i soldi. Ecco allora che i meno abbienti rinunciano a studiare (le iscrizioni universitarie sono in calo), gli altri salgono sui tetti o occupano il Colosseo, e chi riesce va all’estero. Un ricercatore costa allo Stato 250mila euro per la formazione ma fa guadagnare 1 milione nei primi 10 anni di della nostra cultura e del nostro idioma. E invece la società fondata più di 130 anni fa da Giosuè Carducci rischia la chiusura. Ha subito infatti un ulteriore taglio del finanziamento statale: da 1,7 milioni di euro a 600mila. La Dante, come forse non tutti sanno, svolge il suo compito benemerito attraverso 423 comitati che, dall’Argentina all’estremo oriente della Russia, organizzano migliaia di corsi di lingua italiana frequentati da circa 200mila persone. Seicentomila euro, ossia nulla se si confronta la cifra a quella che la Gran Bretagna destina al British Council,220 milioni di euro;o la Spagna al Cervantes, 90 milioni.A lanciare il primo appello per la salvezza della Dante è stato “Io donna”, il settimanale del “Corriere della Sera”, subito ripreso da due quotidiani on line, il “Journal” e il “Post”. Ed è significativo che i più solleciti ad aderire alla sottoscrizione per raccogliere fondi in favore della gloriosa istituzione siano stati degli immigrati. A questo proposito il “Corriere della Sera” ha pub- Luisella Costamagna attività. Perché, nel momento in cui diventano produttivi, li costringiamo ad andare altrove, regalando questo milione - senza spese - ad altri paesi? Sono le drammatiche incongruenze di un’Italia dove i ministri dicono che “con la cultura non si mangia”, che abbandona il suo straordinario patrimonio culturale all’incuria e alle raccomandazioni invece di capire che potrebbe essere una medicina scaccia-crisi. Gli Stati Uniti col cinema hanno costruito uno dei più grandi business internazionali, noi abbiamo Pompei e la facciamo crollare a pezzi. E allora, ben vengano le proteste. “Il ritorno dei cittadini” ha scritto giustamente il direttore di “Repubblica” Ezio Mauro, il riscatto della politica sociale contro la politica istituzionale, presa solo dalle sue rese dei conti di Palazzo. blicato l’appello lanciato a tutti gli immigrati da Radwan Khawatmi, imprenditore nel settore degli elettrodomestici, di origini siriane:“Partecipare con un dono anche modesto di ciascuno di noi, quale segno tangibile della nostra fedeltà e amore verso coloro che continuano a promuovere la lingua italiana nel mondo”. Una nota personale. “Mattina in famiglia”, RaiUno, qualche sabato fa: nello spazio dedicato ai sentimenti in musica, cogliendo un riferimento all’amore per il nostro paese ho spezzato anch’io una lancia a favore della Dante Alighieri e della sua salvezza. Ebbene, due cose mi hanno colpito: l’applauso spontaneo che è subito scoppiato (in uno studio televisivo di solito gli applausi sono pilotati) e il fatto che tanti fra i giovani presenti mi abbiano chiesto subito dopo la trasmissione più notizie e più dettagli sulla sorte di questo organismo. Dante Alighieri, addio? Ragazzi, speriamo di no.
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