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il Salvagente/9-16 dicembre 2010 33 dir<strong>it</strong>ti consumi scelte<br />

a decretare la sua ora. È morto da vivo,<br />

come è stato scr<strong>it</strong>to.<br />

Non sorprende tanta decisione. Monicelli<br />

era un uomo diretto, caustico, poco<br />

incline al dubbio: “Se dovessi essere costretto<br />

a una v<strong>it</strong>a che non è v<strong>it</strong>a, la farei fin<strong>it</strong>a<br />

anche io”, aveva detto nei giorni del<br />

caso Welby. “Muoiono soltanto gli stronzi”,<br />

diceva, e lui non si è lasciato morire, se<br />

n’è andato, scegliendo il come e il dove.<br />

Battute e sberleffi<br />

Non sarebbe piaciuto a Monicelli, tutto il<br />

vociferare di dichiarazioni segu<strong>it</strong>o alla sua<br />

usc<strong>it</strong>a di scena (“gesto coraggioso”, “spettacolarizzazione<br />

della morte”, “la v<strong>it</strong>a va<br />

difesa fino all’ultimo”…). Non sarebbe piaciuto<br />

al grande regista (“maestro”, no.<br />

“Chiamatemi Mario”, diceva) e appassionato<br />

interprete della nostra cultura, che la<br />

v<strong>it</strong>a la osservava con una certa distanza,<br />

con cinismo a volte, salvo poi farla scoppiare<br />

con tutta la sua forza nei suoi film.<br />

Tanti, tantissimi, che rimarranno vivi nella<br />

storia del cinema. Anzi, che hanno fatto la<br />

storia del cinema: “I sol<strong>it</strong>i ignoti”, meravigliosamente<br />

diretti (con i “ladri”, anche<br />

L’armata<br />

Brancaleone<br />

PRIMA RAGIONE L’armata<br />

Brancaleone (1966). Il primo<br />

film che viene in mente<br />

è quello che lui diceva di<br />

preferire e che ci consegna,<br />

con Gassman, un<br />

personaggio entrato nel<br />

m<strong>it</strong>o. Indimenticabile<br />

la battuta “Lo mio nome<br />

è Brancaleone da Norcia”,<br />

che regge il confronto con<br />

“Il mio nome è Bond, James<br />

Claudia Cardinale e Carla Gravina) in un<br />

lavoro corale. “La grande guerra” (1959),<br />

osteggiato dalle gerarchie mil<strong>it</strong>ari, con la<br />

coppia di eroi/fannulloni Gassman-Sordi<br />

(Leone d’Oro a Venezia, fu candidato all’Oscar).<br />

“L’armata Brancaleone” 1966) con<br />

un indimenticabile Gassman. “La ragazza<br />

con la pistola” (1968), primo ruolo comico<br />

per Monica V<strong>it</strong>ti dopo la collaborazione<br />

con Antonioni. E “Amici miei” (1975),<br />

campione di incassi; e “Il Marchese del<br />

Grillo”; e “Il borghese piccolo piccolo”<br />

(1977), dal romanzo di Vincenzo Cerami; e<br />

“Speriamo che sia femmina”, tra i suoi prefer<strong>it</strong>i.<br />

Fino all’ultimo, tenerissimo, Vicino<br />

al Colosseo… c’è Monti, il “corto” del<br />

2008 dedicato al quartiere dove Monicelli<br />

viveva, da solo, perché così voleva vivere,<br />

autonomo e indipendente.<br />

Sessanta film, una carriera lunghissima,<br />

come la sua v<strong>it</strong>a, che comincia nel 1915 a<br />

Viareggio, e dei viareggini Monicelli aveva<br />

conservato il gusto della battuta e dello<br />

sberleffo. La giovinezza trascorsa tra Milano,<br />

Pisa e Genova. Studia filosofia, ma sub<strong>it</strong>o<br />

comincia a lavorare nel cinema, da solo<br />

e come assistente di Genina (“Lo squadrone<br />

bianco”) e Camerini. Nel dopoguer-<br />

Amici miei I compagni Romanzo<br />

popolare<br />

Bond”. L’aulico linguaggio<br />

maccheronico ha fatto la<br />

felic<strong>it</strong>à degli studenti di<br />

quegli anni. E quelli di oggi,<br />

se in piazza, il 30 novembre.<br />

hanno cantato in coro<br />

“Branca Branca Branca…<br />

Leon Leon Leon!”.<br />

SECONDA RAGIONE Amici<br />

miei (1975).Altro film m<strong>it</strong>ico<br />

e altre invenzioni<br />

linguistiche esilaranti: “La<br />

supercazzola come se fosse<br />

antani” del conte Mascetti;<br />

il coretto verdiano in<br />

macchina fatto di zumpapà<br />

e popopò. Storici gli schiaffi<br />

alla stazione. E l’Italia tutta<br />

a riconoscersi in quei<br />

personaggi.<br />

TERZA RAGIONE I compagni<br />

(1963) e il rispetto che ha<br />

ra è sceneggiatore poi regista con Steno<br />

dei film di Totò: dal primo “Totò cerca casa”,<br />

del 1949, ai bellissimi V<strong>it</strong>e da cani e<br />

Guardie e ladri (1951). Nasce da <strong>qui</strong> la<br />

commedia all’<strong>it</strong>aliana, quel particolare<br />

filone di cinema che “trattava in maniera<br />

ironica, farsesca, comica, argomenti<br />

drammatici, tragici”, e che Steno e Monicelli,<br />

e Risi, Comencini, Scola, renderanno<br />

celebre nel mondo intero.<br />

Bagarre insulsa<br />

“Mi stupisco del perché la gente rida dei<br />

miei personaggi, chi fa ridere non è mai<br />

felice”, dichiarò in un’intervista Monicelli.<br />

Forse per dirci - tra le righe, come era il<br />

suo stile - che noi spettatori vedevamo solo<br />

una faccia dei suoi personaggi, e non<br />

ne coglievamo tutto il senso. Farsa e tragedia<br />

sono legate da un rapporto indissolubile<br />

sosteneva Marx, e Monicelli lo sapeva<br />

benissimo. I suoi personaggi erano<br />

grandi e piccoli, miseri ed eroici, trad<strong>it</strong>ori<br />

e legati da rapporti di grande amore.<br />

Erano gli <strong>it</strong>aliani dal dopoguerra a oggi,<br />

nelle loro evoluzioni, imprigionati nella<br />

miseria e nella voglia di rivalsa, nella pau-<br />

sempre portato al mondo del<br />

lavoro. Poco conosciuto, il<br />

film racconta con emozione<br />

le lotte operaie dell’800 e la<br />

nasc<strong>it</strong>a del socialismo.<br />

Indelebile la figura di<br />

Mastroianni intabarrato,<br />

nella bruma di Torino.<br />

QUARTA RAGIONE Romanzo<br />

popolare (1974). Le lotte<br />

sindacali non esauriscono il<br />

La ragazza<br />

con la pistola<br />

mondo del lavoro: c’è anche<br />

l’amore. Il povero Tognazzi<br />

soffre come una bestia per il<br />

tradimento della giovane<br />

moglie, Ornella Muti.<br />

E Jannacci a sottolineare:<br />

“Vincenzina davanti alla<br />

fabbrica, come se non<br />

ci fosse che fabbrica…”.<br />

QUINTA RAGIONE La ragazza<br />

con la pistola (1968), se non

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