Aprile 06 - Gttc.it
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04_20<strong>06</strong><br />
pressato e chiuso ermeticamente in un piccolo<br />
involucro filtrante per alimenti, di<br />
carta, plastica o alluminio.<br />
Si stanno così diffondendo macchine<br />
che possono fare bevande utilizzando sia il<br />
caffè macinato sia, grazie all’impiego di un<br />
adattatore, le monodosi.<br />
Venduti con tanti piccoli accessori, gli<br />
apparecchi a funzionamento manuale<br />
hanno in genere il cucchiaio dosatore per<br />
misurare la quant<strong>it</strong>à di miscela necessaria<br />
per una o due tazzine e il pressino, indispensabile<br />
per schiacciare la polvere in<br />
modo uniforme.<br />
Sono infine complete di dispos<strong>it</strong>ivi che<br />
mantengono la pressione, la temperatura e<br />
l’intero funzionamento sotto controllo: tra<br />
questi, la spia che segnala la mancanza<br />
d’acqua ed ev<strong>it</strong>a che l’apparecchio si surriscaldi<br />
e l’esterno diventi bollente, e il doppio<br />
isolamento, importantissimo perché,<br />
anche toccando la macchina con le mani<br />
umide, si scongiura il pericolo di scosse.<br />
Di fondamentale importanza sono poi<br />
la manutenzione e la pulizia della macchina:<br />
i beccucci e il fondo del portafiltro devono<br />
essere sempre liberati dai residui di<br />
caffè secco; le guarnizioni di gomma in cattivo<br />
stato lasciano passare nella tazzina<br />
non solo la bevanda, ma anche una parte di<br />
“fondi”; sia la campana sia il dosatore del<br />
macinino devono essere periodicamente<br />
pul<strong>it</strong>i (incrostazioni di caffè sulle pale del<br />
dosatore modificano l’equilibrio delle dosi,<br />
mentre grasso e oli che si depos<strong>it</strong>ano nelle<br />
due parti favoriscono l’irrancidimento del<br />
caffè).<br />
Molti successi sono stati riscontrati poi<br />
dal punto di vista del design. Molte macchine<br />
sono usc<strong>it</strong>e dagli angoli bui delle cucine<br />
e diventate oggetti da esibire, collezionare,<br />
regalare. E non sono pochi gli uffici di<br />
manager e gli studi di professionisti dove<br />
troneggia questo nuovo, elegante, profumato<br />
status symbol.<br />
IL BOOM DEL CAFFÈ PORZIONATO<br />
- Seconda parte relativa al<br />
Primo Simposio Internazionale-<br />
Organizzato dal Consorzio E.S.E. in occasione<br />
della maggiore fiera <strong>it</strong>aliana del caffè, il<br />
Primo Simposio Internazionale sul Caffè<br />
Porzionato ha dato modo ai maggiori operatori<br />
del settore di incontrarsi e presentare i dati,<br />
le strategie e le prospettive di un mercato in<br />
piena espansione.<br />
notiziario TORREFATTORI 13<br />
Francesca Marchi<br />
A fare gli onori di casa Stefano Cuccioli,<br />
presidente del Consorzio e Strategic<br />
Marketing Manager di illycaffè, che ha dato<br />
inizio ai lavori partendo dalla differenziazione<br />
tra sistemi chiusi e aperti (l’unico sistema<br />
aperto oggi sul mercato è proprio lo standard<br />
E.S.E.), auspicando sia possibile trovare un<br />
linguaggio comune per poter far convivere<br />
sistemi diversi. È provato infatti che nei sistemi<br />
complessi, i comportamenti cooperativi<br />
pagano di più dei comportamenti compet<strong>it</strong>ivi,<br />
ev<strong>it</strong>ando così che il consumatore rinvii la decisione<br />
di acquisto per l’eccessiva confusione<br />
dell’offerta.<br />
Che cosa offre un sistema come E.S.E.?<br />
Servizio e qual<strong>it</strong>à. Risposte dirette alla<br />
domanda del consumatore, che trova nel servizio<br />
una risposta alla sua voglia di semplic<strong>it</strong>à<br />
e una qual<strong>it</strong>à garant<strong>it</strong>a.<br />
Opinione largamente condivisa da Enrico<br />
Caldani, professore di Marketing Strategico<br />
alla Bocconi, che attraverso un excursus<br />
antropologico spiega come la necess<strong>it</strong>à di<br />
cooperare nasce dalla constatazione di non<br />
poter perseguire il nostro destino da soli. In<br />
passato i settori e le industrie erano in confl<strong>it</strong>to<br />
l’uno contro l’altro e si parlava di intracompet<strong>it</strong>ion,<br />
concorrenza tra le imprese appartenenti<br />
allo stesso settore. Oggi il processo<br />
della convergenza rappresenta un’attrazione<br />
fatale tra settori distanti fra loro per capac<strong>it</strong>à e<br />
competenze, che iniziano a dirigersi su traiettorie<br />
comuni grazie alla facil<strong>it</strong>azione data dalla<br />
tecnologia e dalla qual<strong>it</strong>à del prodotto.<br />
Se il consumatore oggi esprime grappoli<br />
di bisogni complessi ed interconnessi, è ovvio<br />
che la convergenza è una necess<strong>it</strong>à. Originale<br />
il parallelo con Internet, esempio lampante di<br />
sistema aperto, inizialmente vissuto come<br />
una minaccia, ma che ha messo in moto un<br />
processo di cambiamento enorme che incide<br />
sul modo in cui tutti lavoriamo e viviamo.<br />
Diventano quindi necessari degli standard,<br />
che si presentano di due tipi: de iure e de<br />
facto. I primi creati dalle aziende, gli altri generati<br />
dal mercato. Le due cose vanno assieme:<br />
le aziende iniziano a lavorare per la creazione<br />
di uno standard de iure, lo propongono al mercato<br />
il quale lo può riconoscere o meno; nel<br />
caso in cui non venisse riconosciuto, lo standard<br />
non diventerà mai de facto. Da qui l’importanza<br />
di riuscire a fare accred<strong>it</strong>are gli standard,<br />
che poi possono differenziarsi in chiusi<br />
o aperti.<br />
Perché scegliere standard aperti? Caldani<br />
spiega che quando un’impresa presume di<br />
non avere la capac<strong>it</strong>à e la forza di imporre lo<br />
standard, tende a volerlo rendere aperto,<br />
oppure l’apertura potrebbe derivare da una