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Wole Soyinka - Africanpeople

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facoltà di lingue e letterature straniere<br />

relatore: R. Portale<br />

laureanda: Emanuela Scarponi<br />

Anno accademico 1985-'86<br />

Premessa<br />

CAPITOLO I<br />

tesi di laurea<br />

INDICE<br />

<strong>Wole</strong> <strong>Soyinka</strong>: romanziere, poeta e drammaturgo<br />

nigeriano.-<br />

I.I Retroterra culturale p.1


I.II. Periodo londinese p.3<br />

I.III. Periodo nigeriano - p.7<br />

I.IV Periodo successivo alla proclamazione dell'indipendenza nigeriana<br />

p.16<br />

I.V. La funzione dell'artista nell'Africa odierna p.25<br />

I.VI. Critiche nei confronti della Negritudine p29<br />

I.VII. Prigionia e sue ripercussioni sull'evoluzione artistica di <strong>Soyinka</strong> p.38<br />

CAPITOLO II.<br />

The Road: prima sintesi dell'universo soyinkiano<br />

II.I La strada, metafora dell'esistenza P.50<br />

II.II. I personaggi della strada P.58<br />

II.III. Il Professore, ambigua figura di protagonista p.64<br />

II.IV. La ricerca della verità P.65<br />

CAPITOLO III.<br />

L'evoluzione del pensiero di <strong>Soyinka</strong> nell'arco della sua produzione drammatica<br />

III.I. Nucleo centrale delle tematiche<br />

di fondo P.73<br />

III.II. Articolazione delle tematiche in rapporto alle singole opere P84<br />

CAPITOLO IV. II teatro come rappresentazione drammatica dell'esistenza


IV.I. La funzione del mito nel teatro soyinkiano p.107<br />

IV.II, La rappresentazione scenica dei drammi p. 118<br />

BIBLIOGRAFIA p.123<br />

APPENDICE p.140<br />

I. Articoli dei maggiori quotidiani italiani<br />

II. Documenti fotografici inerenti l'intervista del" 5.12.198<br />

III. Documenti fotografici inerenti la mostra permanente presso il Commonwealth<br />

Institute di Londra IV. Documento fotografico inerente la mostra<br />

tenutasi presso il"Riverside Studio" di Londra<br />

- I -<br />

PREMESSA<br />

Dopo aver letto l'opera ricca e multiforme di <strong>Soyinka</strong> si è aperto alla mia mente un<br />

mondo nuovo, al tempo stesso reale e fantastico, che gradualmente mi ha fatto<br />

penetrare nel vivo di una avventurosa esperienza di vita, e di una concezione poetica<br />

estremamente interessante e suggestiva.<br />

Sin dai primi anni del '60, quando la sua attività artistica è iniziata, <strong>Wole</strong> <strong>Soyinka</strong> si è<br />

imposto all'attenzione sia della critica anglosassone, sia di quella africana;<br />

espressione di tale unanime riconoscimento è la recente assegnazione del premio<br />

Nobel per la letteratura.<br />

Questi suoi anni vissuti in Nigeria hanno coinciso con quelli delle fervide battaglie<br />

politiche e ideologiche per l'indipendenza, quando si sognava e si progettava la nuova<br />

Africa.; <strong>Soyinka</strong> fu appunto uno di quegli intellettuali, maturati attraverso l'impegno


sociale e politico, che furono testimoni delle vicende complesse del passaggio dal<br />

colonialismo all'Africa delle nazioni. Questa sua complessità di pensiero e di<br />

formazione culturale è stata caratterizzata da un critico mediante un'espressione<br />

significativa, "meteoric" , che appropriatamente definisce la carriera del Nostro.(1).<br />

(1), MOORE, Gerald,<strong>Wole</strong> <strong>Soyinka</strong>, Londra, 1971, pag.3.<br />

CAPITOLO I<br />

WOLK SOYINKA: ROMANZIERE, POETA E DRAMMATURGO<br />

NIGERIANO.<br />

I.I Retroterra culturale<br />

<strong>Wole</strong> <strong>Soyinka</strong> è nato nel 1934 ad Abeokuta, città situata nella Nigeria occidentale e<br />

culla del l'antica civiltà Yoruba (1), da una famiglia della classe media nigeriana, di<br />

religione cristiana, ma fortemente radicata nella cultura tradizionale indigena. A<br />

proposito di tale nobile cultura,- lo stesso <strong>Soyinka</strong> sottolinea la fusione in essa di<br />

elementi legati alle religioni islamiche, animiste e yoruba. Suo padre era direttore di<br />

una scuola, mentre sua madre era impegnata in una piccola attività commerciale che,<br />

oltre a consentirle lo scambio dei prodotti locali, le permetteva di stabilire un<br />

rapporto più immediato e diretto con la popolazione; (1)<br />

(1), la popolazione Yoruba vive tuttora nell'area dell'odierna Nigeria occidentale e<br />

degli adiacenti stati del Dohomey - Togo.<br />

- 2 -<br />

questa una condizione estremamente favorevole per il giovane <strong>Soyinka</strong>, in quanto gli<br />

consenti di entrare più profondamente in contatto con le tradizioni locali, e dì<br />

osservarle da un punto di vista culturale e letterario (1).


Dopo aver, seguito i corsi della scuola primaria nella città natale, <strong>Soyinka</strong> prosegue i<br />

propri studi presso il Government College di Ioadan, il più grande ed esclusivo centro<br />

della nuova élite intellettuale nigeriana. Dopo due anni si trasferisce all'Università di<br />

Leeds, in Inghilterra, dove si laurea in letteratura inglese nel 1957»<br />

A Leeds <strong>Soyinka</strong> entra in contatto diretto con la cultura anglosassone e con la<br />

tradizione del teatro inglese, favorito dal fatto che, proprio in quella città, conosce il<br />

critico (x. Wilson Khight; questi, che all'attività<br />

(1), Notizie scaturite da un colloquio diretto con 1'Autore nel giorno della sua visita<br />

a Roma,., il 5.12.1986.<br />

- 3 -<br />

di critico unisce le facoltà di attore, produttore e specialista Shakespeariano, lo<br />

introduce nei circoli legati alla rappresentazione scenica e lo indirizza verso quella<br />

che sarà la sua attività futura. Durante gli anni universitari, <strong>Soyinka</strong> compone due<br />

poesie satiriche (1), The Immigrant e The Other Immigrant, in cui compaiono già le<br />

caratteristiche stilistiche e il tono velatamente satirico che caratterizzeranno le opere<br />

della maturità.<br />

1.2. Periodo londinese<br />

Terminati i corsi, nel '54 <strong>Soyinka</strong> si stabili-sce a Londra, dove porta a termine i due<br />

primi lavori teatrali, The Swamp-Dwellers e The Lion and the Jewel. Il tema<br />

principale delle due opere e quello del conflitto tra due culture e i relativi mondi:<br />

(1), Le due poesie sono state pubblicate per la prima volta nel n. 5 della rivista Black<br />

Orpheus, e riportate in traduzione italiana nel voi. I di Letteratura nera, H X poeti ", a<br />

cura di De Andronde, Marco, Roma, 1961.<br />

- 4 -<br />

quello tradizionale, rappresentato dal villaggio, e quello moderno della città. Da una<br />

parte viene de-scritta una realtà ancestrale, con i suoi limiti e le sue contraddizioni;<br />

dall'altra si rappresenta una realtà urbana, deformata ed abbagliata dai falsi miti del<br />

consumismo, della "Coca Cola" e del "Chewing-gum" (1). In questo primo periodo,<br />

dedicato per la maggior parte al teatro, <strong>Soyinka</strong> collabora con il Royal Court Theatre,<br />

che è, il centra di sperimentazione teatrale più importante degli anni '60. E proprio in


questo teatro sperimentale, confluenza di quelle forze innovative che<br />

caratterizzeranno la ricerca artistica degli anni a venire, che <strong>Soyinka</strong> incontra altri<br />

giovani autori: Osborne, Wesker, Arden, Beckett, Pinter, con i quali condivide le<br />

speranze e le difficoltà di quegli anni. Con essi lavora ed allestisce le<br />

(1), Colloquio del 5.12,1986 a Roma.<br />

- 5 -<br />

sue opere ed impara a conoscere direttamente i canoni formali del moderno teatro<br />

europeo e della "new nave" inglese. Tra gli autori letterari che lo hanno maggior<br />

mente influenzato, menzione particolare merita la figura è l'opera di Bertold Brecht,<br />

da cui lo stesso <strong>Soyinka</strong> dichiara di aver ereditato i concetti fondamentali di libertà e<br />

di totalità nel teatro (1).<br />

L'attenzione continua verso Brecht trova chiara manifestazione nei corsi che <strong>Soyinka</strong><br />

.terrà presso l'università di Ibadan, sul teatro epico del drammaturgo tedesco. In<br />

questo periodo viene messo in scena uno spettacolo vario ed originale, il recital<br />

personale The Invention and Other Tales, in cui lo stesso <strong>Soyinka</strong> si presenta come<br />

attore al pubblico del Royal Court Theatre. Tale spettacolo attrae l1attenzione della<br />

critica londinese, e l'eco di questa segnalazione giunge debolmente<br />

(1), DUERDEH, Dennis e PIETERSB, Cosmo, a cura di African Writers Talking,<br />

Londra, 1972, pag. 173.<br />

- 6 -<br />

negli Stati Uniti, dove l'intelligentia locale amplifica il segnale ricevuto dalle<br />

accademie della vecchia Europa; viene così offerto a <strong>Soyinka</strong>, mediante ima borsa di<br />

studio concessa dal Rockfeller Research, la possibilità di continuare il suo lavoro di<br />

ricerca nei luoghi della sua infanzia, gettando quindi le basì per la formazione di<br />

quella letteratura africana di cui egli stesso sarà riconosciuto il padre. E1 questa,<br />

quindi, la svolta decisiva nella carriera artistica di <strong>Soyinka</strong>, basata proprio sulla<br />

rivalutazione e trasformazione personale della sua cultura madre e del relativo mondo<br />

mitologico, E' nel 1960, dunque, che <strong>Soyinka</strong> inaugura la vera e propria attività di<br />

ricerca "sul campo", volta al recupero della tradizione Yoruba. Dopo sei anni di<br />

studio nei teatri londinesi, conosciute e maturate le idee e le tecniche sia del teatro e<br />

delle letterature tra-dizionali europee, sia delle avanguardie,<strong>Soyinka</strong> torna<br />

- 7 -


nella sua lontana Africa, pronto a recuperare i valori tradizionali e i miti della sua<br />

terra, ed a presentarli al mondo sia africano che occidentale in modo compiuto ed<br />

autonomo,<br />

1 .3. Periodo nigeriano<br />

Questa nuova fase della sua vita inizia ad Ibadan, centro costituzionalmente aperto<br />

alle influenze europee, ma nello stesso tempo profondamente africano, dove l'attività<br />

teatrale di <strong>Soyinka</strong> si intensifica, lo scopo della sua vita si pone finalmente in primo<br />

piano e tutta la sua attività, sia didattica che teatrale, sarà all'insegna di questo grande<br />

ideale: la creazione di un teatro nazionale basato" sulle tradizioni locali, ma rivisitato<br />

alla luce del momento storico attuale.<br />

Questo impegno letterario, strettamente legato ad una condizione culturale<br />

generalizzata ed in modo particolare<br />

- 8 -<br />

alle vicende sociali e politiche del suo paese, lo porta ad una critica serrata verso tutte<br />

quelle forme di prevaricazione di cui era stata fatta centro la Nigeria durante il<br />

periodo coloniale. A questa critica iniziale subentra, negli anni '60, un impegno più<br />

diretto contro tutte le forme di ingiustizia e di potere che non consentono<br />

l'affermazione degli ideali universali di libertà, di pace e di uguaglianza. Da notare<br />

che lo spirito cosmopolita di <strong>Soyinka</strong> non si limita alla critica dell'uomo bianco, come<br />

era tipico prima del riconoscimento dell'indipendenza ottenuto nel 1960, ma si<br />

rivolge anche alla po-polazione di colore, dando così alla sua opera quel carattere di<br />

attualità e di universalità che lo aggancia a tutti i movimenti culturali d'avanguardia<br />

del mondo contemporaneo. Questo concetto, cioè la volontà di inserimento e di<br />

confronto con le forze più illuminate, lo porta a rappresentare le opere della<br />

tradizione nigeriana in lingua inglese.<br />

- 9 -<br />

Inoltre, sempre seguendo questa direzione di pensiero, egli realizza un'operazione<br />

estremamente sofisticata e curata in ogni particolare, che gli per mette di usare, per i<br />

suoi fini, tutti quei mezzi propri del teatro antico tradizionale, intimamente legato agli<br />

ideali ed alle rappresentazioni religiose yoruba. Lo sfruttamento di tali mezzi, anche<br />

se apparentemente può essere assunto come un fatto semplicemente tecnico,<br />

sottintende almeno due concetti di importanza fondamentale nell'opera di <strong>Soyinka</strong>. Il<br />

primo è la forza comunicativa che possiede il lin-guaggio: :sia il linguaggio visivo


(cioè la maschera), sia quello musicale (il tam-tam), sia quello mimico, forme dì<br />

espressione che sono tutte profondamente radicate e sentite tra la popolazione, locale<br />

e non, da secoli. Il secondo concetto e quello che permette a <strong>Soyinka</strong> dì adempiere la<br />

sua missione di scrittore, permeando la propria opera di quel carattere sacro e magico,<br />

- 10 -<br />

degno dei valori universali di cui egli stesso si fa promotore e portavoce; in altre<br />

parole egli pone i problemi del suo tempo, della "strada", traendone fuori gli ideali<br />

fondamentali e declamandoli con quelle forme sacrali, mistiche e magiche che li<br />

elevano a "verità rivelate".<br />

E', d'altronde, lo stesso <strong>Soyinka</strong> a definire lo scrittore, e più precisamente<br />

,1*artista, come una sorta di filosofo, o meglio di"profeta>laico" (1). Il lavoro in<br />

Nigeria, cominciato appena giunto in quel la terra, si rivela per <strong>Soyinka</strong> subito<br />

estremamente difficile e pieno di imprevisti; al comodo Royal Court Theatre di<br />

Londra, sito al centro di una città in cui nulla mancava, si sostituiscono luoghi<br />

completamente inadatti e per niente attrezzati.<br />

(1), Vedi "The Writer in an African State", in Transition 31, pag. 12.<br />

- 11 -<br />

Malgrado ciò le idee di <strong>Soyinka</strong> sono "ben chiare ed ambiziose: formare una<br />

compagnia teatrale stabile, capace di portare in scena un repertorio eclettico, dal<br />

teatro yoruba al teatro anglosassone e statunitense, alle opere nazionali in lingua<br />

inglese. A questo fine si avvale inizialmente della collaborazione di alcune<br />

compagnie che perpetuavano la tradizione teatrale yoruba, come quelle di Kola<br />

Ogunmola, Duro Ladipo e Ogunde; quindi crea egli .stesso, con l'esperienza<br />

accumulata negli anni di Londra, una troupe teatrale; nasce così, nel 1960, la<br />

compagnia "The 1960 Masks". <strong>Soyinka</strong> è comunque costretto ad avvalersi, per essa,<br />

di dilettanti residenti sia a Lagos che ad Ibadan, con gravi ripercussioni sull'attività<br />

del gruppo, dallo stesso <strong>Soyinka</strong> ricordate in un articolo che rievoca quei tempi<br />

difficili ed avventurosi:<br />

The 1960 Masks consisted mainly of the middle class civici,<br />

servante types (...) I selected the very best people I could<br />

find in Ibadan


- 12 -<br />

and Lagos separated by a hundred miles.Those<br />

of you who know anything about Lagos and Nigeria<br />

might know what the roads are like and would<br />

understand what it is to travel backwards and<br />

forwards between the two cities and very often<br />

we'd preliminary rehearsals in a jolting Land<br />

Rover while going to meet the other group.<br />

(*.*) We'd rehearse ali day Saturday, go to the night-club'<br />

ali night, drink, dance, do a bit of rehearsing also in the<br />

night-cluos. ('1)<br />

Malgrado tutto "The 1960 Masks" rappresenta il nuovo dramma di <strong>Soyinka</strong> A<br />

Lance of the Forests, in cui lo stesso autore compare come protagonista, il 1 ottobre<br />

1960, giorno della celebrazione dell'indipendenza nigeriana.<br />

(1), MORELL, Karen, a cura di, In Person: Achebe, Awoonor and <strong>Soyinka</strong> at the<br />

Universiy of Washington, Seattle, University of Washington, Seattle, 1975, pag.95.<br />

(La compagnia "The '60 Masks" era formata fonda-mentalmente di tipi di funzionari<br />

pubblici appartenenti alla classe media (...) Io seleziona vo La gente più in gamba<br />

che si poteva trovare ad Ibadan e Lagos separate da un centinaio di miglia. Quelli<br />

tra voi che hanno una qualche idea di Lagos e della Nigeria possono immaginarsi in<br />

che condizioni siano le strade,e quindi comprendere" che cosa significhi viaggiare<br />

avanti e indietro fra le due città.<br />

- 13 -<br />

In questa sua opera nigeriana, partendo dal tema tradizionale del rapporto<br />

conflittuale tra passato e presente", <strong>Soyinka</strong> evidenzia il tema del male come<br />

elemento onnipresente nell'uomo, tema che si svilupperà e predominerà sempre di più<br />

nella sua opera drammatica, L'equilibrato uso di elementi realistici, simbolici, satirici<br />

e metaforici, del mito e dei molteplici re-gistri della lingua, permette al teatro di


<strong>Soyinka</strong> di esplicare molteplici funzioni; proprio a proposito di queste ultime, ritengo<br />

importante citare l'interpre-tazione del critico Daniel Maximin:<br />

Fonction ludique d'abord, qui autorise le poète<br />

à un jeu d'une grande richesse sur les significations<br />

(#..)la simbolique africaine constitue un immense<br />

résevoir de signifiants qui sert a remodeler<br />

la langue (•••)La seconde fonction est initiatique,<br />

référentielle;car une réalité à laquelle il est<br />

tenu de se montrer fidèle.En troisième lieu<br />

intervient la fonction magique car e'est le<br />

language des Dieux et à des oracles que reprend<br />

la danse rituelle ou le proverbe sybillin(....).<br />

♦/. Molto spesso si facevano delle prove preliminari in un sobbalzante furgone<br />

mentre andavamo a raggiungere l'altro gruppo (...) Magari si provava per tutta la<br />

giornata del sabato e poi si passava tutta la notte al nightclub a bere, ballare, e poi si<br />

provava un po' anche nei night clubs.<br />

- 14 -<br />

La fonction satirique, enfin, vehiculée par la satire, vient recouvrire les trois autres les<br />

correder, mettre en cause leur validite' (l)<br />

E' tramite la funzione critica, dunque, che <strong>Soyinka</strong> si distacca dalla tradizione e si<br />

rende consapevole e padrone della lingua, dei riti sociali e della religione yoruba,<br />

mantenendo il controllo della sua creazione artistica. Nel 1961 <strong>Soyinka</strong> partecipa alla<br />

costituzione del "Mbari Writers and Artists Club", che costituisce un centro culturale<br />

dove valori autoctoni e "coloniali" si incontrano.<br />

(1), MAXIMINe Daniel, "Le théatre de <strong>Wole</strong> <strong>Soyinka</strong>", in Présence Africaine, 1964,<br />

n. 79» pag. 111.<br />

(Funzione innanzitutto ludica, che autorizza il poeta ad un gioco di grande ricchezza<br />

sulla significazione (...) La simbologia africana costituisce un immenso serbatoio di


significanti, che serve a rimodellare la lingua. (...) La seconda funzione è iniziatica,<br />

referenziale; poiché la lingua africana rinvia lo spettatore ad una connivenza (...)<br />

con una realtà alla quale è tenuto a mostrarsi fedele. In terzo luogo intervie, ne la<br />

funzione magica, poiché è la lingua degli dei e degli oracoli che la danza rituale o il<br />

pro verbio sibillino riprendono (...) La funzione critica, infine, il cui veicolo è la<br />

satira, viene a comprendere le altre tre, a corroderle, a metterne in causa la<br />

validità).<br />

- 15 -<br />

In questo club, ricordata nel romanzo The Interpreters, sì confrontano le maggiori<br />

intelli-genze della cultura yoruba e nigeriana, dando luogo ad uno dei primi punti di<br />

riferimento per una più moderna interpretazione della vita e della cultura<br />

africana.Nello stesso anno <strong>Soyinka</strong> ha l'enorme opportunità di diffondere le sue idee<br />

attraverso i mass-media: in breve tempo termina la commedia The Trials of Brother<br />

Jero, una divertente satira del revivalismo religioso; scrive la commedia radiofonica<br />

Camwood on the Leaves (pubblicata solo nel 1973) e compone la breve tragedia The<br />

Strong Breed, che viene anche ridotta per la televisione nigeriana e otterrà il terzo<br />

premio al festival mondiale dello "University Drama" svoltosi a Hancy nel 1967- In<br />

The Strong Breed, l'azione drammatica ruota intorno alla celebrazione del nuovo<br />

anno; il tema portante è il significato e la funzione del sacrificio nella cultura yoruba<br />

e nella vita odierna,<br />

- 16 -<br />

1.4. Periodo successivo alla proclamazione dell'indipendenza nigeriana.<br />

A queste opere dei primissimi anni '60, segue un periodo caratterizzato da un forte<br />

impegno politico e sociale, conseguenza delle lotte intestine al nascente stato<br />

nigeriano, per la conquista del potere. E' necessario ricordare che, all'indomani<br />

dell'indipendenza, la Nigeria aveva optato per una soluzione governativa federale che<br />

contribuiva a fomentare le endemiche divisioni inter-tribali del paese. Si trattava, in<br />

realtà, di una scelta imposta dagli interessi dell'Inghilterra che, nella ormai collaudata<br />

linea del "divide and rule", si era premunita contro la costituzione di uno stato forte,<br />

dividendo la Nigeria in regioni che vennero mantenute all'atto dell'indipen-denza e<br />

costituirono la "base del governo federale.


- 17 -<br />

L'impegno di <strong>Soyinka</strong>, in nome delle libertà individuali, si manifesta subito nel 1962,<br />

durante la crisi politica che porta alla programmazione dello stato di' emergenza nella<br />

regione occidentale, abitata in massima parte da popolazioni yoruba. Nel '62, infatti,<br />

si manifesta l'assoluta preponderanza di seggi del governo del nord detenuto dagli<br />

Hausa-Fulani, che porta alla perdita dì potere del partito del feud (Action Group) ed<br />

alla carcerazione del suo capo Awolowo. La reazione di <strong>Soyinka</strong> è immediata; il<br />

letterato,forte di tutti quei valori universali di cui si fa portatore e pienamente<br />

partecipe delle vicende che coinvolgono la sua gente,abbandona l'insegnamento<br />

all'Università di Ife, dove da pochi mesi gli era stata affidata una cattedra e si getta<br />

anima e corpo nella lotta per la difesa dei diritti fondamentali dell'uomo; inaugura<br />

così un periodo ricco di produzioni di carattere fortemente critico, in aperto contrasto<br />

con il gruppo politico del potere.<br />

- 18 -<br />

Negli anni caldi '63- '65, nel corso dei quali si. registrarono ripetuti boicottaggi e<br />

disordini durante le elezioni federali, il drammaturgo fa del teatro la piattaforma di un<br />

preciso impegno civile, che si esprime in corrosiva critica sociale. Questo rinnovato<br />

impegno artistico si accompagna alla costituzione di una seconda compagnia teatrale,<br />

questa volta stabile, 1* "Orisun Theatre", con cui <strong>Soyinka</strong> prepara l'allestimento di<br />

due " revues": The Republican e Before the Blackout. A proposito della scelta di<br />

questa forma espressiva ( la revue), anziché del dramma, sono significative le parole<br />

di Gerald Moore:<br />

The years '63-65 saw <strong>Soyinka</strong> increasingly committed to the use of the stage for<br />

direct attack upon his political and social targets. For this purpose revue was clearly a<br />

better weapon than drama, and it was to revue that he often turned.His talent for this<br />

type of writing and presentation rapidly increased his appeal to many who were<br />

indifferent to the more searching demands of his plays(1).<br />

(1), MOORB,Gerald, op. cit. <strong>Wole</strong> <strong>Soyinka</strong>, pag.72. ./.<br />

- 19 -<br />

Agli inizi del '65, mentre la crisi politica si fa più evidente e mentre ì violenti<br />

disordini sconvolgono la zona degli Yoruba a seguito delle elezioni regionali,<br />

<strong>Soyinka</strong> si trova a Londra. In occasione dell'"Arts Festival of Commonwealth" viene<br />

rappresentata la tragedia The Road (presentata per la prima volta a Stratford on


Avon), che si può senz'altro ritenere la prima grande opera di <strong>Soyinka</strong>, sia per la<br />

complessità strutturale, sia per il carattere di preludio a tutti i grandi lavori che<br />

seguiranno. Durante la manifestazione, inoltre, lo stesso <strong>Soyinka</strong> legge un'altra fonda<br />

mentale opera di quegli anni, il lungo poema Idanre. Quest'opera, che costituisce un<br />

momento nodale nell'evoluzione artistica dello scrittore, in quanto esprime e sublima<br />

nella poesia ì motivi iterativi del suo universo culturale, è la rievocazione lirica<br />

dell'annuale saga di Ogun.<br />

./. ( Gli anni 1^63 - 65 hanno visto <strong>Soyinka</strong> sempre più impegnato nell'uso del<br />

palcoscenico per un attacco diretto contro i suoi bersagli politici e sociali. Per<br />

questo intento la rivista era chiaramente uno strumento migliore del dramma, e fu<br />

alla rivista che egli stesso attinse. Il suo talento per questo tipo di scrittura e<br />

allestimento rese presto più vivo il suo fascino nei confronti di molti che era no<br />

indifferenti alle esigenze più profonde -delle sue opere teatrali}.<br />

- 20<br />

Secondo la tradizione yoruba, Ogun è disceso sulla terra perché sollecitato dagli<br />

abitanti della città di Ife. Il poeta ripercorre le tappe del pellegrinaggio della divinità,<br />

che è accompagnata da un artista. L'avvento di Ogun è prece-duto da una violenta<br />

tempesta, che gli uomini accolgo no come promessa di un ricco raccolto (1).<br />

Quindi il dio "si inoltra"sulla terra e compie gesti d'amore e di violenza che rivelano<br />

la sua natura ambivalente di creatore-distruttore: alla fine si ritirerà nella foresta per<br />

lasciare all'artista, suo servo, il compito della rigenerazione:<br />

Ogun has withdrawn once more to the dark forests of Idanre,charging his servant,the<br />

artìst, with the task of regeneration. The last reverberation of storm and tempest<br />

(1), Un'analisi approfondita sul motivo del raccolto in Idanre si trova in<br />

:JONES,Eldred D.,"Naked into Harvest-Tide: The Harvest Image in <strong>Soyinka</strong>'s<br />

'Idanre' ",in African Literature Today, n.5,Londra, 1972, pag.145-151.<br />

- 21 -<br />

nave died away, leaving the air of morning quiet and expectant.So Ogun's road is<br />

finally seen as a 'Mobius strip1; the tail-devouring snake which has ever stood as


mankind's symbol of perpetuai regeneration,and which is frequently hungaround the<br />

necks of Ogun's worshippers(1).<br />

L'esperienza di Idanre può considerarsi mistica, poiché il poeta entra in simbiosi con<br />

la terra nel suo spirito originario. Il poema segna un momento culminante nel<br />

rapporto di <strong>Soyinka</strong> con la tradizione: il mito collettivo è penetrato così<br />

profondamente nella coscienza dell'artista, da .costituire l'essenza della sua<br />

esperienza intima. Questo stesso poemetto è anche traccia di un'esperienza personale,<br />

che ricorda ed estende quella di Egbo in The Interpreterà, la sua prima opera<br />

narrativa.<br />

(1), MOORE, Gerald, op. cit. <strong>Wole</strong> <strong>Soyinka</strong>, pag. 98. (Ogun si è ritirato ancora una<br />

volta nelle nere fore-ste di Idanre, incaricando il suo servo, l'artista, del compito<br />

della rigenerazione. Gli ultimi riverberi dell'uragano e della tempesta si sono<br />

dissolti,lasciando l'aria del mattino calma e pregna di aspettativa» Così la strada di<br />

Ogun è infine vista come un 'Mobius Strip'; l'immagine del serpente che morde la<br />

propria coda . e che è da sempre il simbolo della perpetua rigenerazione<br />

dell'umanità, e che spesso si vede al collo dei devoti di Ogun).<br />

- 22 -<br />

Ma il 1965 non si esaurisce in queste due opere, <strong>Soyinka</strong>,infatti, a conferma del<br />

momento particolarmente fecondo, pubblica una nuova tragedia: Kongi's Harvest,<br />

una satira amara del sistema dittatoriale sempre più diffuso nel Continente Nero delle<br />

nuove indipendenze.<br />

Nel novembre del*65, subito dopo il ritorno a Londra, <strong>Soyinka</strong> viene arrestato sotto<br />

l'accusa di aver compiuto un colpo di mano contro la radio nigeriana. Nell'analizzare<br />

la figura pubblica di <strong>Soyinka</strong>, Ogunba scrive, a proposito di questo incidente:<br />

The Premier of Western Nigeria was about to broadcast a post-election victory<br />

speech(it widely rumored that the election was notoriously rigged).But someone (the<br />

Prosecution said it was <strong>Soyinka</strong>) went to the studio, seized the tape of the recorded<br />

speech condemning the ridding of the election and calling on the people to fight for<br />

justice and fairplay (1).


(1), OGUNBA, Oyin,op. cit,,0) The Movement of Transition, pag.7.Si badi che non è<br />

mai stato appurato se <strong>Soyinka</strong> fosse o meno responsabile del colpo di mano; lui<br />

sostiene di no../.<br />

- 23 -<br />

Alla luce di questi nuovi drammatici avvenimenti, il "dissidente" <strong>Soyinka</strong>, insieme ad<br />

altri oppositori del governo, è chiamato a rivedere il proprio ruolo di artista<br />

ali1interno di una realtà sociale che mostra vistosamente le proprie piaghe.<br />

Scrive amaramente lo scrittore ibo Chinua Achebe:<br />

The point I want to make here is that the<br />

creative writer in indipendent Nigeria found himself with a new, terrifying problem<br />

on his hands.He found that the independence his country was supposed to have won<br />

was totally without content (1).<br />

./. (il primo ministro della regione occidentale stava per trasmettere un discorso<br />

post-elettorale di trionfo(si era detto da più parti che le ele¬zioni erano state<br />

palesemente manovrate). Ma qualcuno (il pubblico ministero disse che si trattava di<br />

<strong>Soyinka</strong>) andò allo studio, si impadronì del nastro, su cui era inciso il discorso e, in<br />

sua vece, mise in onda un proprio discorso sostitutivo in cui condannava le manovre<br />

con cui si erano troncate le elezioni, e sollecitava - il popolo a battersi per la<br />

giustizia e l'onestà).<br />

(1), ACHEBE, Chinua, "The African Writer and the Biafràan Cause", in Morning yet<br />

on Creation Day,Londra, 1975» pag.82.<br />

(Quel che voglio dire qui è che lo scrittore creata vo nella Nigeria indipendente si<br />

trovò con un nuovo e terrificante problema tra le mani. Scoprì che quel<br />

l'indipendenza, che si pensava il suo paese avesse raggiunto, era completamente priva<br />

di contenuto).<br />

- 24 -<br />

A partire dal 1966, la situazione politica nigeriana precipita in un drammatico<br />

avvicendarsi di colpi di stato e massacri (1). Il governo militare ibo (zona orientale),<br />

guidato dal generale Ironsi, decide l'abolizione del sistema federale, provocando il<br />

dissenso delle popolazioni del nord (Hausa-Fulani) e conseguenti violentissimi


scontri. Nel luglio dello stesso anno il potere viene assunto,in seguito ad un nuovo<br />

colpo di mano, dal governo militare del generale Gowon (uno Hausa), che si affretta<br />

a sbarazzarsi di Ironsi e del suo seguito e a ristabilire il sistema federale. Nell'aprile<br />

del *67:il colonnello Oyukwo, capo del governo Ibo, richiede la secessione della<br />

regione orientale e proclama, immediatamente dopo, l'esistenza di una repubblica<br />

sovrana del Biafra.<br />

Da questo momento si conduce una lotta spietata tra le forze federali e quelle<br />

biafrane, sino alla sconfitta di queste ultime nei primi mesi del 1970.<br />

(1), Un testo specifico sulla, vicenda biafrana in lingua italiana è JAFE, Hosea, op.<br />

cit., Tribalismo e colonialismo<br />

- 25 -<br />

Queste le vicende portanti di una efferata guerra civile, che segna in profondità la vita<br />

artistica e privata di <strong>Soyinka</strong>, determinando la sua posizione di "man against the<br />

Establishment" (1).<br />

1.5. La funzione dell'artista nell'Africa odierna.<br />

Lasciata la Nigeria nei primi mesi del '67,per recarsi in Europa, egli rivive attraverso<br />

il filtro dell'esule quei momenti drammatici, componendo alcune poesie, che saranno<br />

poi comprese nella sezione "October 1966" della raccolta Idanre and Other Poems<br />

(1967). Opere poetiche quali "Massacro", "Harvest of Hate", "Malediction" e<br />

"Civilian Soldier" riflet-tono nelle immagini di sangue e di morte, pur risolte<br />

all'interno di schemi mitici universalizzanti, 1'inanità' della lotta e l'atrofia della<br />

mente umana:<br />

(1), OGUNBA, Oyin, op. cit., The Movement of Transition, pag.4;("0h uomo contro il<br />

sistema),<br />

- 26-<br />

I borrow seasons of an alien land In brotherhood of ill, pride of race around me Stewn<br />

in sunlit shards. borrow alien lands To stay the season of a mind (1).


Nel febbraio dello stesso anno - il 1967- <strong>Soyinka</strong> partecipa alla conferenza letteraria<br />

di Stoccolma; in questa sede egli esprime, sulla scia degli eventi che lo hanno visto<br />

direttamente coinvolto, il suo dissenso per la guerra e l'anarchia. Inoltre, in una<br />

lucidissima analisi condotta cori spietata onestà, egli analizza il ruolo dello scrittore<br />

africano nel contesto di una realtà storica di disillusione:<br />

The third stage, the stage at which we find ourselves is the stage of disillusionement,<br />

and it is this which promts an honest examination of what has been the failure of the<br />

African writer, as a writer.The African writer has done nothing to indicate that this<br />

awful collapse has taken place.For he has been generally without vision (.<br />

..)reality,was ./.<br />

(1), <strong>Soyinka</strong>, <strong>Wole</strong>, "Massacre", "October 1966",in Idanre and Other Poems, Londra,<br />

1967. (Io mendico stagioni d'una terra straniera/In fratellanza di male,orgoglio di<br />

razza attorno a me/Disseminato in frammenti di sole. Io mendico terre straniere/<br />

Perché vi sia la stagione della mente.<br />

- 27-<br />

ignored by the writer and resigned to the new visionary, the polititian (.,. )The<br />

African writer needs an urgent release from the fascination of the past. Of course the<br />

past exists now, this moment, it is co-existent in present awareness. It clarifies the<br />

present, and explains the future, "but it is not a flashpot for escapist indulgence, and it<br />

is vitally dependent on the sensibility that recalls it(...) The artist has always<br />

functioned in African society as the record of mores and experience of his society and<br />

as the voice of vision in,his own time. It is time for him to respond to this essence of<br />

himself (1).<br />

(1), SOYINKA, <strong>Wole</strong>, "The writer in a Modem African State" in TRAHSITION, 1°<br />

giugno 1967, Uppsala Scandinavian Institute of African Studies" 1968. (il terzo<br />

stadio, quello in cui ci traiamo, è lo stadio della disillusione, ed è proprio questo che<br />

induce ad un'onesta verifica di quel che è stato il fallimento dello scrittore africano,<br />

in quanto scrittore (...). Lo scrittore africano non ha fatto nulla per rivendicare la<br />

propria esistenza, nulla per indicare che questo terribile crollo ha avuto luogo.<br />

Poiché generalmente egli é stato privo di visione (...). La realtà, la sempre presente<br />

realtà, è stata ignorata dallo scrittore e rimessa al nuovo visionario, all'uomo<br />

politico. Lo scrittore africano ha bisogno dì un 'urgente liberazione dal fascino del<br />

passato. Naturalmente il passato esiste ora, in questo momento, e la coscienza<br />

africana reale stabilisce che il passato esiste ora, ed è coesistente nella


consapevolezza del presente. Esso chiarisce il presente e spiega il futuro, ma non è<br />

luogo per .una facile evasione e dipende vitalmente dalla sensibilità di chi lo<br />

ricorda(...). L'artista ha sempre svolto nella società africana il ruolo di colui che<br />

registra i costumi e l'esperienza della sua società ed è la voce della visione in tempo<br />

reale. K' tempo che l'artista risponda a quella che è la sua stessa essenza).<br />

- 28 -<br />

In questo discorso, di cui ricorre quest'anno il ventesimo anniversario, <strong>Soyinka</strong><br />

manifesta tutta la sua disillusione e la sua critica verso quelle forme di pseudo-cultura<br />

nera che si rifanno , in modo acritico, ad un passato lontano ed il cui ri-sultato,<br />

nostalgico ed accademico, è del tutto estraneo alle vicende attuali della storia<br />

africana. Per <strong>Soyinka</strong>, infatti, la ricerca delle proprie radici culturali" non significa un<br />

ritorno pedissequo all'antico, ma costituisce piuttosto un mezzo per interpretare il<br />

presente e soprattutto per Interrogare il futuro. La rivalutazione delle tradizioni serve<br />

quindi a "chiarificare il presente ed a spiegare il futuro", rifacendosi al tema<br />

fondamentale della religione yoruba, dove si ritrova la convivenza convivenza<br />

contemporanea della condizione passata, presente e futura». Partendo da tale<br />

interpretazione del la vita, <strong>Soyinka</strong> tenta di riscattare la posizione dell'artista,<br />

considerato non come "tecnico" dell'arte, ma come interprete e vate, profeta del suo<br />

mondo.<br />

- 29 -<br />

Da notare, a vent'anni dì distanza, l'attualità di questo discorso anche per la cultura<br />

occidentale,avviata ormai ad un mero revanscismo pervaso da una prodigiosa<br />

modernità, tecnologica, ma concettualmente povera e priva di qualsiasi valore<br />

universale.<br />

1.6. Critica nei confronti della "Negritudine".<br />

<strong>Soyinka</strong>, proseguendo in quel periodo la sua critica sul ruolo dell'artista nell'Africa<br />

moderna, si pone in contrasto anche con tutto quel movimento culturale che aveva<br />

avuto origine nel quartiere latino di Parigi all'epoca delle lotte indipendentiste in<br />

Africa e il cui fondatore,Senghor, diventerà presidente della repubblica del Senegal,<br />

<strong>Soyinka</strong> condanna infatti tale corrente ideologica-letteraria, detta della "Negritudine",<br />

che proprio nella acritica glorificazione di un passato, identificato con l'immagine<br />

"coloniale" del "bon sauvage", ritrovava 1'essenza negra.


- 30 -<br />

Questa dottrina, elaborata come pensiero filosofico da Senghor e dal martinicano<br />

Aime Cesaire negli anni '40 alla Sorbona, mal si adatta al pensiero più moderno e<br />

populista di <strong>Soyinka</strong> mentre tale dottrina si confronta infatti con le tecniche e, più in<br />

generale, con la mentalità globale del mondo occidentale, la dottrina soyinkiana<br />

rifiuta il paragone, attestandosi su posizioni completamente nuove ed ancorate<br />

profondamente nella filosofia africana» Mentre la "Negrìtudine" si preoccupa di<br />

rispondere alle accuse della cultura europea, trovandosi a"combattere" in campo<br />

avversario, <strong>Soyinka</strong> non accetta alcuna discussione di stampo tipicamente<br />

occidentale, riportando la disputa in terra africana. A proposito di tale posizione, è<br />

fondamentale la frase chiarificatrice dello stesso <strong>Soyinka</strong>:<br />

"A tiger does not shout its tigritude, it acts it"(1).<br />

(1), da "The Writer in an African State", in Transition 3<br />

- 31 -<br />

Mentre quindi la Negritudine cercava una definizione collettiva dell'identità<br />

dell'uomo nero, <strong>Soyinka</strong> ribadisce l'importanza delle culture locali (in primis la<br />

cultura yoruba), considerate non dal punto di vista esclusivamente emozionale ed<br />

anti-intellettuale, ma ben coscienti della propria dignità e della propria tradizione,<br />

cioè intellettualmente capaci. <strong>Soyinka</strong> rifiuta quindi l'immagine di Senghor<br />

che,desideroso"di affermare la sua africanità in terra europea, finisce invece per<br />

"sbiancarsi" gradualmente. 11 concetto base di tale rifiuto, tipicamente radicale e<br />

rivoluzionario, permette a <strong>Soyinka</strong> di concepire l'Africa come un continente<br />

completamente autonomo, dove la colonizzazione appare solo come un momento<br />

storicamente determinato che è necessario superare. Anche per questo, quindi, egli si<br />

scontra con la "Negritudine" che, implicitamente, vede invece l'indipendenza<br />

nazionale come il giusto riconoscimento per l'apprendimento di schemi e di modi di<br />

vita tipicamente occidentali.<br />

- 32 -<br />

In altre parole ed in un contesto socio-politico più ampio si produce, tra <strong>Soyinka</strong> e<br />

Senghor, uno scontro che deriva dal diverso modo di affrontare il problema coloniale<br />

delle due "superpotenze" dominanti nel mondo africano, la Francia e l'Inghilterra.<br />

Mentre l'una,infatti,col suo enorme bagaglio storico, filosofico e religioso, cerca di<br />

conquistare profondamente il mondo africano, inculcando le proprie idee fino a


adicarle completamente nelle nazioni domi_ nate, l'altra non si propone,consapevole<br />

della propria superiorità, lo stesso risultato finale, permettendo così il mantenimento<br />

di quella carica nazionale e di quella capacità intellettuale insite in ogni popolo<br />

africano. Proseguendo ancora sul tema della "Negritudine", è opportuno ricordare<br />

un'affermazione particolarmente significativa di <strong>Soyinka</strong>:<br />

- 33 -<br />

"la Negritudine, successivamente, è diventata un tema fine a se stesso, ed i seguaci vi<br />

si sono adagia-ti senza dare spazio alla vera creatività artistica. Bisogna quindi<br />

lasciare tale retroterra, per dare una ritrovata immagine letteraria africana (1),<br />

Tuttavia, quando si parla di immagine letteraria afri-cana, bisogna sottolineare che il<br />

problema è molto complesso e riguarda lo stesso termine di "letteratura", proveniente<br />

dà "lettera",; intesa come segno scrittoC2). Infatti, l'unica tradizione culturale scritta<br />

africana è quella dei Suahili e degli Hausa, che si era sviluppata sotto la spinta<br />

islamica. Da sempre, l'arte letteraria africana e caratterizzata da una tradizione orale,<br />

e si manifesta quindi in forme diverse nel rispetto<br />

(1), da "From a Common Back Cloth, di <strong>Wole</strong> <strong>Soyinka</strong>, in The American Scholar, voi.<br />

32, giugno 1963,pag. 387-396, New York.<br />

(2), da "Le solide radici yoruba di una cultura cosmo-polita" in II Mattino,<br />

17.11.1986, di Toscano, M.<br />

- 34 -<br />

dei suoi modi di produzione e di fruizione, che sono molto più collettivi e diretti se<br />

paragonati alle tecniche della letteratura scritta, nota come letteratura d'elite,<br />

espressione del potere politico e religioso. E' pertanto l'avventura coloniale che<br />

diffonde la scrittura a caratteri latini e che fa sorgere letterature in lingua francese,<br />

inglese o locale. In conclusione, data la complessità della situazione culturale<br />

africana, e la varietà dei modelli e delle forme adottate, spontanee o imposte che<br />

siano, <strong>Soyinka</strong> ribadisce che gli scrittori africani devono operare contro la<br />

Negritudine. In tale ottica <strong>Soyinka</strong> volge la sua ironia verso i più comuni canoni<br />

estetici della critica occidentale, che si accosta alla produzione africana con un<br />

atteggiamento che egli definisce "tarzanismo" (1).


(1), da "From a Common Back Cloth, di <strong>Wole</strong> <strong>Soyinka</strong>, in The American Scholar,<br />

voi. 32, giugno 1963, pag. 387-396, New York.<br />

- 35 -<br />

Il nostro autore afferma infatti di non credere nella creazione artificiale di un'estetica,<br />

perché all'in-terno di ogni cultura è già inserita un'estetica le-gata all'organizzazione<br />

di quella stessa cultura e quindi inseparabile da essa.<br />

I critici occidentali sono incapaci di esaminare le culture africane, perché sono portati<br />

ad analizzarle secondo schemi e somiglianze con le culture occidentali; in ogni modo,<br />

essi non debbono far perdere di vista la specificità africana, I nostri critici sono<br />

incapaci di giudicale un'originale opera africana,perché ragionano in base ad<br />

analogie. On romanzo, secondo loro, assomiglia a Kafka, a Joyce, o a Proust; in<br />

sostanza, essi vedono nella produzione letteraria africana un frutto derivato dal<br />

mondo europeo.<br />

Tale critica giunge a definire "europei" gli scrittori africani, che si esprimono con<br />

vocaboli tipicamente occidentali, come aeroplano, bicicletta o treno; e giunge altresì a<br />

- 36 -<br />

"consigliare"gli stessi africani di usare un linguaggio più propriamente indigeno, con<br />

equivalenti termini "folcloristici" ed "hollywoodiani" come "uccello di ferro",<br />

"cavallo d'acciaio" o "serpente fumante" (1). Si dimostra così la tendenza a giudicare<br />

un'opera non in "base ai contenuti, ma in "base all'uso dei termini linguistici, che<br />

invece sono considerati da <strong>Soyinka</strong> come semplice "involucro" struttura esterna in cui<br />

il contenuto viene forzato" (2).<br />

A proposito del contenuto e del suo significato più profondamente filosofico, <strong>Soyinka</strong><br />

si rifà quella che egli chiama la "memoria muta", che è "più antica della memoria<br />

parlata ed ancor più della memoria"scritta" (3). Quest'ultima frase rivela, nello stesso<br />

tempo, la grandezza spirituale di <strong>Soyinka</strong> e della sua cultura,<br />

(1), da " <strong>Wole</strong> <strong>Soyinka</strong>: romanziere, poeta e drammaturgo nigeriano" di Vivan Itala<br />

in II Messaggero, 17.10.1986.<br />

(2) da "Il mago della pioggia", di Vivan Itala,in _I1 Messaggero, 18.10.1986.<br />

(3), da "Tante Memorie", di Costantini C, in II Messaggero, 18.10


- 37 -<br />

in contrapposisione alla superficialità della critica occidentale nei confronti<br />

dell'Africa, considerata ancora come "la foresta di Tarzan, di Jein e di Cita, all'ombra<br />

del Kilimangiaro!". Per concludere comunque la discussione su questo "basilare<br />

argomento, ritengo giusto e doveroso ascoltare le parole, dure ma chiarissime, dello<br />

stesso <strong>Soyinka</strong>:<br />

Negritude was a creation by and for a small a small élite.The search for a ratial<br />

identity was conducted by and for a minuscle minority of uprooted individuals, not<br />

merely in Paris "but in the metropolis of French colonies.At the same time through<br />

the real Afric among the real populace of the african world would have revealed that<br />

these millions had never at any time had cause to question the existence of their<br />

Negritude (1).<br />

(1), SOYlNKA,<strong>Wole</strong>, Mith, Literature and the African World, Cambridge University<br />

Press, 1967,pag.135 (La negritudine fu una creazione di una sparuta élite destinata<br />

alla stessa élite.La ricerca di un'identità razziale fu condotta da e per una minuscola<br />

minoranza di individui sradicati, non solo di Parigi, ma nelle metropoli delle colonie<br />

francesi.Allo stesso tempo,fra la vera popolazione del mondo africano si sarebbe<br />

rivelato che questi milioni^ di persone non avevano mai assoluta-mente avuto motivi<br />

di porre in discussione l'esistenza della propria negritudine.<br />

- 38 -<br />

1.7- Prigionia e sue ripercussioni sull'evoluzione della personalità artistica di<br />

<strong>Soyinka</strong>»<br />

Ancora nel 1967, <strong>Soyinka</strong> si trova a Londra, per la pubblicazione della raccolta di<br />

poesie Idanre and other Tales: in cui sono comprese poesie giovanili e poesie più<br />

mature apparse in precedenza in riviste e antologie come Encounter, Ibadan, Black<br />

Orpheus, Modem Poetry from Africa.<br />

Nell'estate dello stesso anno viene nominato presidente del "Drama Department and<br />

the Arts Theatre" dell'università di Ibadan; ma alcune settimane dopo la nomina,è<br />

nuovamente arrestato per essersi opposto alla soluzione militare della situazione<br />

biafrana. Da questo momento egli vive confinato in cella d'isolamento per due anni<br />

nel corso dei quali riesce a comporre alcune poesie, che giungono miracolosamente


ad un amico londinese. Le poesie, raccolte nel '69 e nel '72 in Poems from Prison e A<br />

Shuttle in the Crypt, sono dominate da una simbologia tragica, con scene di morte,<br />

- 39 -<br />

massacri,olocausti privi di ogni significato. La realtà nigeriana con i suoi orrori, le<br />

sue assurde violenze, si presenta alla mente del poeta come un giardino di cadaveri:<br />

From a distant shore they cry, where are ali the flowers gone? I cannot tell<br />

the gardens here are furrowed stili and bare<br />

Death alike<br />

we sow. Each novel horror<br />

whets inhuman appetites<br />

I do not<br />

dare to think these bones will bloom tomorrow(l);<br />

Rilasciato agli inizi del 1970, <strong>Soyinka</strong> costituisce una nuova compagnia teatrale,<br />

"The Theatre Arts Company", (le altre due compagnie da lui fondate si erano sfaldate<br />

nel corso della crisi biafrana), con cui inaugura la stagione statunitense.<br />

(1), S0YINKA, <strong>Wole</strong>, "Flowers for my land", in Poems from prison, Londra, 1969.<br />

(Da una lontana /spiaggia gridano, dove/ sono finiti tutti i fiori?/ Io non lo so/ qui i<br />

giardini mostrano solchi silenziosi e nudi/ morte eguale abbiamo seminato. Ogni<br />

nuovo orrore/stimola appetiti inumani/io non/oso<br />

- 40 -<br />

È proprio a Watford, nel Connecticut, che rappresenta, infatti, la nuova commedia<br />

Madmen and Specialists Quest'ultimo impegno teatrale, che vede trattata la figura<br />

messianica in modo meno protagonistico, si "basa su un tema portante estremamente<br />

profondo, qual è infatti quello dell'erosion of humanity in a well-organized, tightly<br />

controlled, authoritarian society" (1). Queste parole rivelano ancora di più la ormai<br />

globale visione del mondo contemporaneo che ha <strong>Soyinka</strong>, e la sua grande capacità di<br />

capire i meccanismi logici (o illogici!) che sono alla "base del moderno sistema<br />

economico e sociale della nostra civilizzazione.


L'opera rappresenta anche un'evoluzione della dram-maturgia di <strong>Soyinka</strong>, poiché<br />

l'artista ha ormai acquisito una profonda consapevolezza dello strumento teatrale, che<br />

domina con sicura padronanza.<br />

./. pensare che queste ossa fioriranno domani).<br />

(1), JOKES,Eldred, Durosimi, She Writing of <strong>Wole</strong> <strong>Soyinka</strong>, Londra, 1971, pag. 91.<br />

(" l'erosione dell'umanità in una società auto-ritaria, ben organizzata e altamente<br />

controllata" )<br />

- 41 -<br />

Nel 1972 appare il diario-documento The Man Died (Notes from Prison), in-cui lo<br />

scrittore ripercorre con voce sardonica e luttuosa gli anni di detenzione. Il titolo del<br />

libro nasce da un suggerimento occasio-nale. <strong>Soyinka</strong> stava compiendo delle ricerche<br />

su un amico di Londra, quando ricevette un telegramma che ne annunciava in modo<br />

laconico la morte;<br />

A cable bearing the very simple words: The Man Died.I was struck first by the<br />

phrasing. It sounded weird, yet familiar(...) I heard the sound in man different voices<br />

from the past and from the future. It seemed to me that this really is the social<br />

condition of tyranny (,..); This evening I recognize in it the only title for this book. I<br />

address this hook to the people to whom I belong,not to the new élite, not to the broad<br />

stratum of privileged slaves who prop up the marble palaces of today's tyrants (1).<br />

(1), SOYINKA, <strong>Wole</strong>, The Man Died, Londra, 1973, pg.5-15. (Traduzione di Itala<br />

Vivan).<br />

Un telegramma con questa parola semplicissima:L'uomo è morto. Fui colpito per la<br />

prima cosa dal modo della frase. Mi suonava strana ed allo stesso tempo familiare<br />

(...). Udii il suono di molte voci diverse, provenienti dal passato e dal futuro. Mi<br />

parve che questa fosse realmente la condizione sociale della tirannia- l'uomo è<br />

morto, il cane è morto, la storia è morta. L'uomo muore in tutti coloro che tacciono<br />

di fronte alla tirannia (...) Stasera ho conosciuto in questa frase l'unico titolo per<br />

questo libro(...). Dedico questo libro al popolo cui appartengo , non alla nuova élite,<br />

non a quello ampio strato di schiavi privilegiati che erigono i palazzi marmorei degli<br />

odierni tiranni).


- 42 -<br />

Cosi Itala Vivan commenta la scelta del titolo: "E' importante notare come lo stesso<br />

<strong>Soyinka</strong> d:i chiari di avere riconosciuto, nel testo del telegramma, il titolo del libro.<br />

Conoscere è appunto riconoscere, è riportare a se stesso e alla propria interezza di<br />

uomo la verità e la talora sconvolgente difficoltà dell'esperienza. Nello stupore<br />

attonito e meraviglioso del riconoscimento, l'esperienza viene estratta dal gran fiume<br />

del divenire e collocata in un ordine diverso, che appartiene alla storia dell'uomo" (1).<br />

Ma il brano non si spiega tutto soltanto nel titolo; in esso compare anche una<br />

memoria personale degli anni passati nella cella di isolamento, in compagnia della<br />

sola "morte", sempre vicina e pronta a balzare su di lui, E! un brano, quindi, che<br />

rivela in maniera ancor più profonda la sensibilità dell'artista, la sua sofferenza ed il<br />

suo dolore in quei giorni di"morte, vinti dalla fede nella sua convinzione e dal<br />

disprezzo non solo per i despoti, ma anche per "quell'ampio strato di schiavi<br />

privilegiati che erigono i palazzi<br />

(1), VIVAN, Itala, op, cit,, Interpreti rituali.,,, pag. 133.<br />

- 43 -<br />

marmorei degli odierni tiranni" (1). La stessa denuncia dell'ottusa brutalità della<br />

tirannia compare nel romanzo di <strong>Soyinka</strong> Season of Anomy, apparso nel'73.<br />

Quest'opera narrativa, risulta costruì. costruita su strutture archetipe e densa di echi<br />

mitici; in uno scenario di morte e di stragi, il "viaggio" del protagonista Ofeyi, in<br />

cerca dilla donna amata Iriyise, si muta in una simbolica ricerca della vita. Irìyise è,<br />

infatti, il principio femminile rigenerativo, la Madre Serra, Ma la vita è negata e<br />

Ofeyi ritrova la donna morente in un cerchio infernale di lebbrosi e dementi, ultimi<br />

testimoni dell'assurdità della guerra. In questi termini il critico Edgar Wright<br />

commenta la struttura dell'opera:<br />

Anomy(absolete). Disregard of law,lawiessness;<br />

(1), Vedi nota (1), pag.42.<br />

- 44 -<br />

(in seventeenth century the ology) disregard of divine law. Oxford English Dictionary<br />

Moral law as an ultimate force in man's universe (...) is viewed by <strong>Soyinka</strong> as a


matter for whole man. This unifyiig sense gives strength to the structure of the novel,<br />

which develops around Ofeyi in his several aspects as servant of the power structure,<br />

creative artist, and lover of Irisiye, Orpheus and Eurydice: the legend of the musicianpoet<br />

who followed his loved Eurydice into the underwotl-4( ••. ). It is an inspired<br />

choice of thematic structure by <strong>Soyinka</strong> as he re-creates, reinterprets and modifies the<br />

myth in Ofeyi's search for the kidnapped Irisyie, depicting the hell and its rulers from<br />

which she must he rescued (1).<br />

Nello stesso anno il drammaturgo allestisce una sua versione rielaborata della<br />

tragedia The Bacche of Euripidea, cui appone il sottotitolo A- Communion Rite. In<br />

questi termini <strong>Soyinka</strong> spiega il suo modo di avvicinarsi ad un'opera classica;<br />

I simply come to it as writer. This is a play which first of all has always fascinated.<br />

(1) Wright, Edgar, "<strong>Wole</strong> <strong>Soyinka</strong>: Season of Anomy", in African Literature Today,<br />

n,5, pag. 156. (Anomia (absolete); Disprezzo della legge, illegalità; (nella<br />

teologia del XVII secolo) disprezzo della legge divina.-Oxford English<br />

djctionary. La legge morale in quanto forza definitiva nell'universo<br />

dell'uomo(... ) è considerata da' <strong>Soyinka</strong> come fattore per la vita privata e<br />

pubblica per l'uomo nella sua interezza. Questo senso unificante conferisce<br />

solidità alla struttura del romanzo, che si sviluppa attorno ad Ofeyi nei suoi<br />

molteplici "/,<br />

- 45 -<br />

me, I consider it one of the first of the classics. It is also a very uneven and, in many<br />

ways, rather a crude play. I come to it as a craftsman (1).<br />

Nel 1976 è l'opera saggistica Myth, literature and Afriean World, in cui <strong>Soyinka</strong><br />

analizza i miti della cultura madre e commenta la recente produzione lette-raria<br />

africana. Dal 1970 in poi, <strong>Soyinka</strong> ha viaggiato molto, facendo però sempre<br />

riferimento alla Nigeria.<br />

Gli aspetti, servo della struttura di potere, artista creativo, e amante di Irisiye. Ofeyi e<br />

Irisiye, Orfeo ed Euridice ; la leggenda del poeta-musico capace di trasformare per<br />

stregoneria ammaliatrice la crudeltà in pace, colui che seguì la sua amata Euridice<br />

agli inferi (.,.). Si tratta da parte di <strong>Soyinka</strong> di una scelta ispirata di struttura tematica<br />

poiché egli ricrea, reinterpreta e modifica il mito della ricerca di Ofeyi della rapita<br />

Irisiye, tratteggiando l'inferno ed i suoi governanti da cui ella deve essere salvata,


(1)- MORREI, Karen, a cura di, op. cit., In Person Achebe, Awoonor and <strong>Wole</strong><br />

<strong>Soyinka</strong> ..., pag. 102. (Io vi sono giunto semplicemente come scrittore. Prima di tutto<br />

si tratta di un lavoro teatrale che mi ha sempre affascinato. Lo considero come uno<br />

dei più importanti tra i classici. Inoltre è anche un'opera piuttosto grezza. Vi sono<br />

giunto in quanto artigiano del mestiere).<br />

- 46 -<br />

Tra i suoi numerosi viaggi,<strong>Soyinka</strong> ha avuto la possibilità di visitare anche l'Italia,e<br />

precisamente Firenze dove, nel giugno del 1977 è stato intervistato dal giornalista<br />

Pietro Petrucci per conto de La Repubblica. Alla domanda su quale fosse oggi 'in<br />

Africa la condizione dell'uomo di cultura, ha risposto ribadendo le posizioni già<br />

delineate in occasione della conferenza di Stoccolma del 1967 (1);<br />

"Bisogna tener conto che tutti gli artisti africani contemporanei sono venuti su in seno<br />

alla classe dirigente, sono fra coloro che hanno combattuto per l'indipendenza-e dopo<br />

averla ottenuta, l'hanno gestita (..,). Questo matrimonio fra gli intellettuali e gli altri<br />

(politici,sindacalisti,militari) ha resistito durante le prime due stagioni della cultura<br />

africana moderna- quella dominata dalla lotta al colonialismo e quella dell'entusiasmo<br />

per l'indipendenza. Insieme alla terza stagione, quella delle delusioni succedute<br />

all'alzabandiera,è venuto il divorzio (...). L'Africa oggi è teatro di una furibonda lotta<br />

per il potere (...), è un'atmosfera pesante che tende ad emarginare l'intelligenza,la<br />

ragione, le idee. Il disimpegno non è nemmeno pensabile (••.)• A chi tenta di<br />

emarginarci<br />

(1) - Vedi nota (1) a pag. 28.<br />

- 47 -<br />

dobbiamo rispondere denunciando l'arroganza, l'ignoranza, l'intolleranza (1). Appare<br />

evidente che, con queste parole, <strong>Soyinka</strong> non si limita soltanto a riaffermare i concetti<br />

di Stoccolma; a dieci anni di distanza, infatti, egli ha di fronte il quadro<br />

drammaticamente chiaro e disperato di un'Africa martoriata dalle lotte per la<br />

spartizione di ti un potere inesistente. Infatti, accanto alle più diverse ideologie di<br />

guerra, continuamente in lotta, sopravvive una popolazione stanca, povera, che conta<br />

migliaia di morti di fame ogni giorno e cerca solo un momento di pace e di stabilità<br />

per sollevarsi da quell'ignoranza e da quel sottosviluppo endemico che la attanagliano<br />

è E' dunque questa la voce di <strong>Soyinka</strong>; è questa la voce di un uomo che rifiuta il


disimpegno, la stanchezza, la delusione e la paura, e che continua a combattere contro<br />

l'arroganza e 1*intolleranza di tutti coloro che ancora oggi, per ingiustificati motivi<br />

(1), da " Ma la tigre non proclama la sua tigritudine, di Petrucci Pietro, in La<br />

Repubblica, 17.5.1978.<br />

- 48 -<br />

economici e politici, fanno dell'Africa ima terra di conquista e di morte.<br />

CAPITOLO II<br />

- 49 -<br />

THE ROAD: PRIMA SINTESI DELL'UNIVERSO DRAMMATICO<br />

SOYINKIANO.<br />

- 50 -<br />

11.1. La strada, metafora dell'esistenza.<br />

Per comprendere il filo conduttore dell'opera drammatica di <strong>Wole</strong> <strong>Soyinka</strong>, è<br />

opportuno par-tire dall'anàlisi particolareggiata di The Road. E' questa una delle<br />

prime opere da lui scritte e preannuncia i molteplici temi sviluppati più<br />

specificatamente nelle opere successive.<br />

In The Road questi temi sono tutti implicitamente e potenzialmente contenuti,<br />

all'interno di una più vasta cornice tematica che costituisce il motivo centrale di tutta<br />

l'opera soyinkiana: il conflitto tra l'uomo e il destino.<br />

Si tratta di una tematica talmente ampia che è possibile circoscrivere in essa tutte le<br />

altre, ricomponendo così l'interezza della personalità umana ed artistica dell'autore.<br />

- 51 -<br />

The Road è senz'altro l'opera più completa di <strong>Wole</strong> <strong>Soyinka</strong>, nella quale egli<br />

raggiunge la sua migliore espressione teatrale. In essa egli sviluppa appieno la sua<br />

abituale capacità di creare personaggi vivi, che qui appaiono nella loro più completa<br />

Interezza. V opera ci mostra uno spaccato di vari problemi della Nigeria<br />

contemporanea, ma evidenzia in particolare un tema che non ha confini: il fatto che<br />

l'uomo è l'unico essere vivente che sa di dover morire.


L'autore dice che 1'uomo può accettare la morte, ma non accetta di dover<br />

morire senza alcuno scopo. Cosi, noi inventiamo significati e vi crediamo; ma poi<br />

questi significati finiscono per infrangersi, ogni volta che indaghiamo a fondo su di<br />

essi.<br />

The Road fu scritta nel 1965 e rappresentata per la prima volta a Stratford on<br />

Avon.<br />

L'azione si svolge nei pressi di un'autostrada in un posto qualunque della<br />

Nigeria, e descrive un giorno della vita di coloro che lavorano sulla strada.<br />

- 52 -<br />

Gli elementi che compongono la scena, la quale è unica per tutto lo svolgimento dei<br />

due atti, sono pochi, ma fortemente significativi per la comprensione dell'opera; una<br />

baracca, un autobus adibito a magazzino, il recinto del cimitero, la chiesa e la strada.<br />

Il professore, che è il personaggio principale, ha attrezzato il vecchio autobus come<br />

rivendita di pezzi di ricambio, pubblicizzandone la funzione con la scritta: "Aksident<br />

store". Questo .magazzino, facendo mostra dei vari pezzi ricavati dagli incidenti, è<br />

perfetto per il lustrare i temi e i problemi della strada e dei camionisti; inoltre, ricorda<br />

costantemente a coloro che vi giungono la presenza della morte. Il tema della morte<br />

sulla strada è successivamente simboleggiato dalla ragnatela situata all'interno della<br />

baracca, con l'insetto sempre in agguato, e dal cimitero che si scorge dal. la baracca<br />

stessa. Intorno al Professore ed al suo negozio ruotano diversi personaggi, che<br />

dipendono dalla strada per la loro sopravvivenza.<br />

- 53 -<br />

Vari sono quindi i tipi rappresentati: i camionisti, i loro aiutanti, i passeggèri e i<br />

nullafacenti che cercano di vivere alle spalle degli altri. L'azione comincia all'alta con<br />

il girovagare inquieto di Samson che cerca di svegliare gli altri protagonisti<br />

addormentati su giacigli di fortuna. Egli e un personaggio molto versatile e mimico,<br />

che manifesta ampiamente le sue capacità di attore comico fungendo da veicolo di<br />

humour satirico, malgrado l'opera verta sul tema della morte. Samson, f in :,dalle<br />

prime battute con Salub}., autista privato in cerca di lavoro, esprime la sua amara<br />

ironia sognando tutto ciò che essi potrebbero fare se fossero milionari, o se almeno<br />

avessero un lavoro. Samson è un personaggio fondamentalmente buono ed onesto;


egli è stato l'aiutante del camionista Kotonu, » ne ha condiviso i momenti più difficili<br />

e gli è talmente legato, che in tutte le sue azioni tiene presenti le esigenze dell'amico.<br />

- 54 -<br />

Basti dire che arriva a rifiutare di mangiare cibi che possono ricordare situazioni<br />

spiacevoli a Kotonu:<br />

Samson: What is that? You haven't got stockfish<br />

in there have you? Salubi: Stockfish? oh you mean this pania?<br />

Certainly! O).<br />

Koiltonu è quindi un ex-autista, che ha deciso di abbandonare tale lavoro perché e<br />

rimasto colpito psicologicamente da alcuni incidenti.<br />

Questi hanno cadenzato la sua vita e gli hanno lasciato una tale impronta di paura, da<br />

togliergli il desiderio di continuare a lavorare sulla strada. In tal modo, egli rifiuta<br />

anche la vita, rimanendo in uno stato di passività e di assenza di volontà, ed essendo<br />

preda di ansie e di suggestioni. Tramite alcuni flashbacks, i protagonisti spiegano gli<br />

O), in The Road, pag.31.<br />

- 55 -<br />

incidenti di cui sono stati oggetto; ne risulta che Kotonu si sente come predestinato a<br />

finire sulla strada, sia perché in tal modo e morto suo padre, sia perché è scampato<br />

miracolosamente ad un incidente mortale, sia perché pensa di avere offeso<br />

violentemente il dio Ogun, signore della strada e protettore dei camionisti.<br />

La strada, che ha dato a quest'opera il suo titolo e che è al centro "della" sua azione,<br />

può essere considerata il principale simbolo del dio stesso e dell'abisso cosmico che<br />

Ogun attraversò. L'idea che la strada sia una entità vivente, un'unica cosa con Ogun, è<br />

espressa in maniera molto chiara nei già citati flashbacks e più precisamente nei versi<br />

pronunciati da Samson:<br />

Kill a dog Kotonu, before the hungry god lies and makes a substitute of me. That<br />

was a thin shave. A sensible man would see it as a timely warning /.


- 56 -<br />

but you? I doubt it. Hot for ali the wealth of a traffic policeman. Dog's intestines look<br />

messy to me he says-who asked me to like it? Ogun likes it that's ali that matters, It's<br />

his special meat. Just run over the damned dog and leave it nere, I don't ask you to<br />

stop and scoop it up for your next dinner."Serve Ogun his tit-bit so The Road won't<br />

look at us one day and say nono you two boys you look jucy to me. But what's the<br />

use? The one who won't give Ogun willingly will yeld heavier meat by Ogun's<br />

designing. (1)<br />

La strada, come Ogun, è strettamente legata sia alla vita che alla morte, perche'<br />

provvede di mezzi di sus¬sistenza per i camionisti, ma d'altra parte minaccia<br />

costantemente di ucciderli. La strada, però, è anche il simbolo dell'abisso cosmico che<br />

Ogun fu il primo ad attraversare quando si spinse con un salto potente dal mondo<br />

degli dei al mondo degli uomini. Egli si trovò così, per un momento, in una specie di<br />

spirituale "no man's land" (terra di nessuno), dove tutti i confi_ ni tra la vita e la<br />

morte, il tempo e l'eternità, gli<br />

SOYINKA, <strong>Wole</strong>, The Road, London, O.U,P.,1965, pag.49.<br />

(1), (Uccidi un cane, Kotonu, prima che il dio affamato lo sostituisca con.me.,. ', -Me<br />

la sono cavata per un pelo. Un uomo ragionevole la considererebbe un'avvertenza<br />

,ma tu? Lo dubito. Per tutta la ricchezza di un poliziotto. Gli intestini del cane mi<br />

sembrano immondizia egli dice, chi mi ha chiesto di amarli? Ad Ogun piacciono,<br />

ecco il problema. E' il suo pasto<br />

- 57 -<br />

dei e gli uomini, i morti, i viventi e i non ancora nati hanno cessato di esistere, Ogun,<br />

a rischio della sua propria vita, ha scoperto l'universale unicità (oneness). Egli sa che<br />

la vita e la morte non sono altro che due aspetti di un'unica, medesima cosa; che il<br />

tempo è solo una porzione dell'eternità; che i morti, i vivi e coloro che non sono nati<br />

esistono simultaneamente, ma su livelli differenti di esistenza. !Putto questo si è fatto<br />

subito chiaro" ad Ogun, durante il suo "breve percorso nell'abisso della transizione,<br />

nel golfo cosmico. Anche la strada è una specie di no-man's-land sebbene connetta


tutti i luoghi,non e un luogo in se stesso, ma solo un legame che unisce e che si<br />

utilizza a rischio della propria vita.<br />

(•/•) (speciale. Investi il cane dannato e lascialo li, non ti chiedo di fermarti per<br />

raccoglierlo per la tua cena. Servi Ogun così che la strada non ci guarderà un<br />

giorno e dirà...oh, oh, voi due mi sembrate interessanti. Ma a che serve? Colui che<br />

non darà ad Ogun volontariamente, cederà carne più cara per ordine stesso di<br />

Ogun). in The Road,pag.59,<br />

II; II. I personaggi della strada.<br />

- 58 -<br />

E' proprio la circostanza in cui Kotonu sente di avere offeso Ogun, che permette lo<br />

svolgimento dell'azione scenica in un crescendo di significati e di tensioni, fino al suo<br />

drammatico epilogo. Il fatto era accaduto durante l'ultimo festival dei camionisti,<br />

mentre un Egungun (.1) danzava attraverso la strada; Kotonu lo aveva investito e,<br />

credendo di averlo ucciso, ne aveva nascosto il corpo in fondo al camion. Poi,<br />

temendo la reazione di coloro che seguivano la danza e partecipavano alla festa,<br />

aveva indossato la maschera sporca di sangue e, pur rabbrividendo dall'orrore, aveva<br />

continuato a danzare aspettando che gli altri se ne andassero.<br />

(1), Uomo che indossa la maschera del dio Ogun e viene invasato, poiché lo<br />

rappresenta. Lo stato di professione può avere luogo solo col proprio rituale, al<br />

tempo del festival, e con l'accompagnamento dei tamburi che danno frasi chiave e<br />

stabiliscono il modello ed il ritmo dell'intera procedura. /,<br />

- 59 -<br />

Kotonu era rimasto profondamente sconvolto da questo incidente; ma il colpo di<br />

grazia finale lo aveva ricevuto quando un pullman, che lo aveva sorpassato, era<br />

precipitato a causa del crollo di un ponte che ambedue avrebbero dovuto superare,


A questo punto, l'ex camionista decide di lavorare nell'Aksident Store del professore;<br />

di fronte al rammarico di Samson, egli cerca di spiegare che non sopporta più di<br />

dover tornare sulla strada, né di dover ancora soffrire. E_ si abbandona infine ad una<br />

lunga, epica commemorazione di eroici camionisti, suoi amici che sono morti sulla<br />

strada:<br />

./., Lo stato di possessione può essere autoipnosi ma perfino ammettendo ciò, questo<br />

non lo rende meno genuino. Quando colui che indossa la maschera Egungun<br />

sperimenta la possessione, egli mette in atto la danza rituale con una abilità oltre<br />

l'usuale. Il suo spirito si è momentaneamente allontanato, o e mantenuto in qualche<br />

iato,e lo spirito ancestrale entra nel corpo. In The Road, <strong>Soyinka</strong> usa la parola<br />

Egungun per riferirsi alla maschera ed al suo indossatore, insieme nei vari stadi di<br />

possessione. La maschera in se stessa quando non è indossata dal suo vero<br />

destinatario, è semplicemente "the mask", una cosa, un oggetto intarsiato.<br />

- 60 -<br />

Where is Zorro who never returned from the Korth without a basket of guinea-fowl<br />

eggs? Where ìs Akanni the Lizard? I have not seen any other tout who would stand<br />

on the lorry's and play the samba at sixty miles an hour. Where is Sigidi Ope?Where<br />

is Joe who took on six policemen at the crossing and knocked them ali into the<br />

river?(1).<br />

La drammatizzazione di Kotonu dà una sensazione mista di morte, e dell'immortalità<br />

che si raggiunge con la morte; egli crea cosi una mitologia dei camionisti, un<br />

Pantheon che nasce dalla stessa strada e dalla morte che vi sì incontra.<br />

Al termine della discussione tra Samson e Kotunu, quest'ultimo, ormai deciso a<br />

sostituire il defunto Sergente Burma nella sua attività di rivenditore di pezzi usati, si<br />

ritira dalla scena lasciando spazio<br />

(1), SOYIHKA, <strong>Wole</strong>, The Road,pag.21.<br />

(Dove sta Zorro che non e mai tornato dal Nord senza un cesto di uova di gallina<br />

faraona? Dove è Akanni, la lucertola? Non ho visto alcun altro accompagnatore che<br />

potrebbe stare in piedi a ballare la samba su un camion a sessanta miglia all'ora»<br />

Dove sta Sigidi Ope? Dove sta Joe che mise sotto sei poliziotti ad un incrocio e li<br />

scaraventò giù nel fiume?).,


- 61 -<br />

ad un nuovo personaggio: Say Tokio Kid. Questi è in netto contrasto con Kotonu:<br />

parla velocemente, si muove in continuazione, ha l'aria spavalda di un cow-boy, è<br />

orgoglioso del suo ruolo di trasportatore di legno e non di semplici passeggeri. Egli è<br />

una strana mescolanza di idee e costumi tradizionali ed occidentali. L'elemento<br />

tradizionale è manifestato dalla convinzione che tutti gli alberi della foresta sono<br />

abitati da spiriti, i quali permangono anche nei pezzi di legname da lui trasportati,<br />

costituendo un grande pericolo nel suo lavoro giornaliero. L'elemento occidentale è<br />

manifestato per lo più nella lingua Say Tokio Kid, che appare fortemente influenzata<br />

dai films occidentali di genere Western e Gangster; egli inoltre mostra una particolare<br />

attitudine verso le armi da fuoco, come si pub vedere nel punto in cui appare il<br />

poliziotto Particulars Joe:"<br />

Seeithe officer and recoils. Makes to pull an immaginary gun from his belt.(1).<br />

in The Road, pag.76.<br />

- 62 -<br />

Ma oltre a ciò, Say Tokio Kid si guadagna la vita offrendo i suoi servizi in loschi<br />

affari. Egli è il capo di una banda di delinquenti che vengono assoldati da un politico,<br />

il Chief-in-Town, per disturbare un incontro politico di un suo avversario. Dal<br />

colloquio tra i due, si nota una certa familiarità che scaturisce da una lunga<br />

consuetudine di affari in comune; quindi, attraverso il Chief-in-Town ed il suo<br />

reclutamento di delinquenti in qualità di guardia del corpo, <strong>Soyinka</strong> rappresenta i<br />

violenti metodi politici . che portarono la Nigeria al disastro e alla fine della politica<br />

civile per un lungo periodo. Il breve ritratto del politico vuole raffigurare l'ordine<br />

infranto, tramite la rappresentazione comica. Infatti, per quanto riguarda la trattazione<br />

dell'argomento riguardante l'autorità e la legge, si può affermare che <strong>Soyinka</strong> è<br />

fondamentalmente satirico.<br />

- 63 -


A completare tale quadro contribuisce l'apparizione sulla scena del poliziotto<br />

Particulars Joe, il rappresentante della legge che, a causa della sua completa<br />

disonestà, diventa addirittura una minaccia all'ordine. La fiducia del sistema che egli<br />

rappresenta rischia di venire meno negli autisti, che trovano meno difficoltà a<br />

procurarsi licenze false. 11 ciclo della corruzione ed i risultati che ne derivano<br />

rinforzano la corruzione stessa, che in tal modo non finirà mai.<br />

Dispensatore di licenze false è lo stesso Professore, che serve così ad esprimere<br />

ancora una volta la satira di <strong>Soyinka</strong> verso la società corrotta. Egli approfitta della<br />

defezione di Kotonu per dare una falsa licenza a Saluto, particolarmente interessato<br />

ad ottenerla, dietro compenso.<br />

- 64 -<br />

II. Il Il Professore, ambigua figura di protagonista.<br />

Il Professore, come abbiamo già detto, è il personaggio principale; egli ha la capacità<br />

di animare la scena anche quando non è presente,perchè da lui partono e a lui si<br />

ricollegano tutte le azioni e i ragionamenti dei vari personaggi. E1 quindi un<br />

personaggio assai complesso, enigmatico e ambiguo. Egli appare come una figura<br />

piena dì contraddizioni. Da una parte, è un ricercatore appassionato di cose spirituali,<br />

dall'altra è un falsario, un bugiardo estremamente ingegnoso quando deve guadagnare<br />

alle spalle degli altri. Egli è un parassita, che vive alle spalle di coloro che usano la<br />

strada, chiedendo un prezzo molto alto per i suoi servizi. Prima di aprire 1'"Aksident<br />

Store" il Professore teneva una scuola domenicale nella chiesa vicina; ma poi se ne<br />

era allontanato perché era stato accusato di frode nei confronti della chiesa stessa, e di<br />

interpretazione blasfema di dogmi religiosi, specialmente riguardo all'interpretazione<br />

della parola.<br />

- 65 -<br />

La sua ricerca spirituale,però, continua anche quando egli esce dalla comunità<br />

religiosa e si insedia nella baracca lungo la strada. Egli indaga sull'essenza della<br />

morte; e poiché essa è un aspetto onnipresente nella vita dei camionisti, è necessario<br />

per lui risiedere sulla strada, tuttavia tale disamina va oltre la morte: egli spinge la sua<br />

indagine verso qualcosa che chiama "Parola".


II.IV. La ricerca della verità.<br />

L'ossessiva ricerca della "Parola" è, dunque, il tema fondamentale e costante in The<br />

Road; ne costituisce l'elemento mistico, fungendo da anel-lo di congiunzione tra la<br />

religione cristiana e la maschera Egungun, attraverso l'indagine che il Professore<br />

effettua su entrambe.<br />

- 66 -<br />

Poiché il Professore trascorre la sua vita materiale tra i reperimenti dei pezzi di<br />

ricambio, gli accade di ritrovare in fondo ad uno di questi camion un uomo<br />

gravemente ferito. Egli si prende cura di lui, lo nutre e fisicamente lo guarisce, anche<br />

se gli rimangono impressi i segni dell'incidente di cui è stato vittima. L'uomo,infatti,<br />

rimasto muto e zoppo, non sembra essére cosciente della situazione, ma offre<br />

ugualmente i suoi servizi in un rito serale che il Professore svolge nella sua baracca,<br />

insieme ai suoi protetti. Infatti, mentre nella vicina chiesa viene somministrata la<br />

comunione, egli si fa servire dallo zoppo Murano il vino di palma. Il fatto che<br />

Murano sia zoppo e per il Professore estremamente significativo; egli ritiene infatti<br />

che il suo claudicare sia la prova visiva dell'appartenenza a due diverse dimensioni di<br />

vita, trovandosi con una gamba nel mondo umano e con l'altra nel mondo divino.<br />

Cosi si esprime il Professore:<br />

- 67-<br />

When a mah has one leg in each world, his legs are never the same. The big toe of<br />

Murano's foot - the left one of course- resta on the<br />

slumbering chrysalis of the world. When that crust crucks-my friends - you and I, that<br />

is the moment we await. That is the moment of our rehabilitation .(1).<br />

Tale condizione permette a Murano di possedere la conoscenza, che egli non può<br />

tuttavia comunicare, dal momento che è muto. Il Professore sostiene che gli dei,<br />

riguardo a Murano, sanno bene come comportarsi per mantenere i loro segreti. Essi lo<br />

tengono in una fase ambigua, che, secondo la religione yoruba, viene definita<br />

"Agemo". Durante questo stato, il tempo è fermo e tutti i confini<br />

(1), da The Road, pag. 45.


(Quando un uomo ha una gamba in ogni mondo, le sue gambe non sono mai le<br />

stesse. La grande punta del piede di Murano,, quella sinistra, naturalmente, riposa<br />

sulla crisalide del mondo, assopita. Quando quella crostazione si incrinerà, miei<br />

amici, voi ed io, quello e il momento che noi tutti aspettiamo. Quello è il momento<br />

della nostra riabilitazione ).<br />

- 68 -<br />

cessano di esistere; ogni cosa e colletta all'altra e tutte le apparenti contraddizioni<br />

.diventano parte di un insieme unico. Eliminando l'incidentale, rimane l'essenziale,<br />

che dà la conoscenza completa della vera natura dell1essere. In Murano risiede quindi<br />

la chiave dell'intera questione; tuttavia, a questo punto del dramma, non è ancora<br />

chiaro che cosa il Professore possa sperare da lui. Egli rappresenta, per i1 Professore,<br />

la possibilità di penetrare il velo dell'ignoto e di scoprire il significato che sta<br />

cercando; ma egli stesso non è sicuro circa la natura di tale significato. Gli eventi si<br />

susseguono con un ritmo incalzante in un clima di paura e di morte nel quale, ad un<br />

certo punto, si manifesta persino la minaccia del canniba-lismo. Precipitando quindi<br />

la situazione, il Profes-sore decide di mettere in atto una danza rituale durante cui la<br />

"Parola", oggetto e termine della sua ricerca, dovrebbe essere rivelata.<br />

- 69 -<br />

Si raggiunge a questo punto il climax dell'azione drammatica, che vede tutti i<br />

personaggi presenti sulla scena per la celebrazione comunitaria di un rito sacrificale;<br />

comincia così a delinearsi quel tema del sacrificio, che diventerà poi motivo costante<br />

ed elemento fondamentale nelle successive opere di <strong>Soyinka</strong>.<br />

Iniziata la celebrazione rituale, il Professore mani-festa la preoccupazione e il timore<br />

di non riuscire nel suo intento, ossia di non poter raggiungere la conoscenza ultima<br />

alla quale egli aspira:<br />

And should I not hope (...) to cheat, to anticipate the final confrontation, learning its<br />

nature, baring its skulking face, why may I not understand ?<br />

Il protagonista esprime cosi la tensione interiore che lo domina, mirante a penetrare<br />

l'essenza e il significato della morte: non è il naturale timore<br />

(1), SOYINKA <strong>Wole</strong>, The Road, pag. 93.


(E non dovrei sperare di ingannare, di anticipare il confronto finale,comprendere la<br />

sua natura, smascherando il suo codardo volto, perché non potrei capire?!<br />

- 70 -<br />

di essa che lo opprime, quanto piuttosto l'incapacità di attribuire un significato alla<br />

morte stessa. Ed ora, in prossimità del momento in cui si attende una rivelazione, egli<br />

è assalito dal dubbio di essere alla ricerca di una conoscenza proibita, desiderando<br />

penetrare il segreto della vita che solo i morti e gli dei possiedono.<br />

Così, il Professore comincia a prendere coscienza dell'impossibilità di pervenire<br />

all'oggetto della sua ricerca, essendo questo precluso a lui come a qualunque altro<br />

uomo sulla terra. Ciononostante, egli conti-nua a procedere nella celebrazione del<br />

rito, rendendo-si conto che la sua sete di conoscenza è tale da richiedere un sacrificio<br />

umano. L'affermazione del valore del sacrificio, proclamato per bocca del<br />

protagonista, costituisce il momento culminante della scena rituale durante cui<br />

assistiamo alla morte del Profes-sore stesso, accidentalmente ucciso da uno dei<br />

presenti.<br />

- 71 -<br />

Così, egli paga con la sua propria vita la "brama di penetrare il mistero della morte: è<br />

questa la punizione per la sua " ìhubris", è questa la condanna dell'orgoglio umano<br />

che cerca di conoscere ciò che solo agli dei è dato di sapere.<br />

Prima di morire, il Professore agonizzante cerca di comunicare ai suoi discepoli il<br />

frutto finale della sua ricerca; ma gli escono dalla bocca parole spez-zate che non<br />

saranno comprese, perché la " Parola " ultima non può essere né conosciuta né<br />

trasmessa,,. o forse non esiste affatto.<br />

Be like The Road itself, Flatten your bellies with the hunger of an unpropitius day,<br />

power your hands with the knowledge of death.,..(1).<br />

Dunque, alla fine della sua ricerca il Professore ha ottenuto la rivelazione riguardo al<br />

significato della<br />

(1), SOYINKA,<strong>Wole</strong>, The Road, pag. 96.


- 72 -<br />

morte, ma il prezzo di tale conquista è la sua propria morte; perchè non possono<br />

rimanere in vita con loro che si sono spinti fino a penetrare l'intimo mistero<br />

dell'esistenza umana.<br />

CAPITOLO III<br />

L'EVOLUZIONE DEL PENSIERO DI SOYINKA NELL'ARCO DELLA SUA<br />

PRODUZIONE DRAMMATICA.<br />

-73-<br />

III. I. Nucleo centrale delle tematiche di fondo.<br />

Come si è potuto rilevare dall'analisi di The Road, le tematiche di cui <strong>Soyinka</strong> s'è<br />

fatto portatore sono molteplici, ma possono essere ricondotte ad un fondamentale<br />

conflitto tra due protagonisti: l'uomo ed il destino (1).<br />

Questi protagonisti possono presentarsi sotto vari aspetti nelle diverse occasioni; ma,<br />

sotto qualsiasi forma si presentino, l'uomo non potrà sfuggire alla morte, che il<br />

destino gli riserva. La sola certezza che l'uomo ha è quella di diventare un nulla; egli<br />

è come un condannato che aspetta la sentenza capitale e vive nell'attesa della morte.<br />

Questa consapevolezza prende forma,come già abbiamo visto, nella simbologia della<br />

strada, elemento centrale dell'opera di <strong>Soyinka</strong>.<br />

(1), KATAMBA, P.,nDeath.and Man in the earlier Works of <strong>Wole</strong> <strong>Soyinka</strong>".<br />

- 74 -


L'uomo è un viaggiatore senza meta, lungo la strada<br />

che conduce ad un'unica destinazione: la morte.<br />

Infatti, torna spesso nelle sue opere il concetto<br />

della strada affamata di vite umane, della strada che<br />

esige il suo tributo di sangue umano e dalla quale bi<br />

sogna difendersi, evitando di percorrerla in determina<br />

ti momenti. Tuttavia, l'uomo è un pellegrino che deve<br />

viaggiare, quindi tali esortazioni sono futili: la<br />

strada è dunque il simbolo di un mostro che divora gli<br />

uomini senza possibilità di scampo.<br />

Il progresso, quindi, non ha aiutato l'uomo a vincere<br />

il destino, ma lo ha esposto a forme ancora più terribili<br />

bili di morte. Il trionfo della morte è certo, ma tale<br />

consapevolezza è ancora più triste nei casi in cui si<br />

vede che l'uomo si allea con la morte stessa e va contro<br />

i suoi simili.(Tema del cannibalismo: Madmen and<br />

specialist)<br />

- 75 -<br />

Questo avviene in particolare nelle guerre, dove, oltre tutto, i soldati muoiono spesso<br />

senza neppure pure sapere per quale motivo sacrificano la loro vita. Nelle opere di<br />

<strong>Soyinka</strong> c'è la presenza continua della morte come elemento costante e comun<br />

denominatore dell'esperienza umana. Essa si presenta sotto vari aspetti, ma il più<br />

evidente e caratterizzante è quello che si ricollega alla figura di "Abiku", personaggio<br />

derivante dalla religione e dai miti della gente yoruba. Secondo Idowu (1), Abiku è<br />

un fenomeno generato dagli spiriti maligni chiamati Elere o Onere." Gli Yoruba<br />

credono che essi siano spiriti di bambini errabondi, che. si divertono ad inserirsi nelle<br />

donne incinte e a nascere solo per morire, per il sottile piacere del male.


Abiku è quindi l'incarnazione della mortalità del geenere umano che può vincere<br />

qualsiasi altra lotta, ma non la morte. (1), IDOY/U, E., "Olodùmarè. God in Yoruba<br />

Belief, New York, 1963.<br />

- 76 -<br />

E' vero che tutti gli esseri viventi sono condannati a morire; ma nessuna creatura<br />

come l'uomo, sperimenta una cosi drammatica angoscia nei confronti della morte,<br />

perché egli è il solo essere consapevole della sua perduta "battaglia contro il<br />

destino,del suo inesorabile viaggio. L'unica consolazione per il genere umano è che la<br />

morte è imparziale. Tuttavia essa, secondo <strong>Soyinka</strong>, oltre ad essere inevitabile, può<br />

assumere un valore particolarmente importante per coloro che rimangono. Ci sono<br />

infatti degli uomini eletti che sono spinti da un impulso interiore a trasmettere la<br />

propria energia agli altri, o mediante gesti particolari o con la loro stessa morte,<br />

sacrificando, comunque, la propria vita (tema del sacrificio: The Strong Breed). In tal<br />

caso la morte assume un significato e serve come momento di riflessione per una<br />

crescita interiore. Nelle opere di <strong>Soyinka</strong>, questi eroici personaggi cercano di andare<br />

contro il destino.<br />

-77 -<br />

Essi appartengono naturalmente alla famiglia della razza forte, il cui "Blood is strong<br />

like no other" (1), debbono sopportare la croce della comunità ed espiarne i peccati.<br />

Essi fanno parte di un'aristocrazìa spirituale e diventano i capri espiatori dei gruppi a<br />

cui appartengono: " The Whole foresta stinks of human obscenities " (2), Dice<br />

Eschoro in A Dance of the forests.<br />

Lo spirito elettola causa, della sua più acuta sensibilità, sente più drammaticamente la<br />

situazione di tutti gli uomini, l'angoscia di essere moralmente deboli. Egli agonizza a<br />

causa della sua consapevolezza dolorosa che gli fa prendere coscienza di essere<br />

un'immagine distorta dell'uomo perfetto. Egli sa che, malgrado la sua buona volontà,<br />

ed il suo onesto sforzo, il tentativo di ridurre la discrepanza tra ciò che egli è e ciò che<br />

dovrebbe essere è futile.


(1), SOYINKA, <strong>Wole</strong>, The Strong Breed, pag. 105. (2), SOYINKA, <strong>Wole</strong>, A Dance of<br />

the. Foresta,, pag. 46.<br />

- 78 -<br />

E' solo un raggio di luce che rischiara le tenebre in cui l'uomo si dibatte; ma esso è<br />

sufficiente per dargli la consapevolezza della sua nullità di fronte al destino. Intorno a<br />

tali uomini "forti", ne esistono tanti altri che, invece, si disperdono attirati da falsi<br />

valori, quali: sesso, alcool, corruzione, superficialità, vigliaccheria. L'eroe deve<br />

lottare contro tali pericoli con i mezzi che la sua natura individuale gli mette a<br />

disposizione.<br />

Nasce così il concetto dell'artista che, per mezzo delle sue realizzazioni, invia<br />

messaggi ed indica al genere umano le strade da percorrere, al fine di combattere<br />

contro tutto ciò che frustra i tentativi dell'uomo tesi alla conquista della felicità.<br />

L'artista nella concezione yoruba, proprio per l'importante ruolo che svolge, è stato<br />

sempre protetto dal dio Ogun.<br />

-79 -<br />

Infatti, con le sue opere, rinnova continuamente il primo atto di volontà del dio<br />

stesso; questi, secondo il mito, attraversò l'abisso tra gli dei e gli uomini,con la<br />

precisa volontà di riunire il cosmo in un unico insieme. In ogni tempo, l'artista prende<br />

quindi a modello Ogun per le scelte che compie e per gli impe-gni sentiti come<br />

urgenti, soprattutto nei periodi di crisi (1).<br />

L'uomo,tuttavia, non può sperare nell'aiuto degli esseri superiori; gli dei sono<br />

indifferenti di fronte al suo destino, anzi, sono addirittura ostili. E' inutile pregarli,<br />

offrire loro sacrifici; essi non cambiano il corso degli eventi:<br />

"The floods can come again. Will continue to laugh at òur endeavours" I know that<br />

we can feed the seerpent of the swamp and corrupt the tassels of the corn" (2).<br />

L'ostilità degli dei verso gli uomini arriva a manifestarsi anche direttamente con atti<br />

violenti. Infatti il<br />

(1), SOYINKA,<strong>Wole</strong>, "An African Writer in a Modem African State," in Transition 31,<br />

1967, pp. 11.13»<br />

(2), SOYINKA, <strong>Wole</strong>, The Swamp-Dwellers, pag. 39.


-80-<br />

dio Ogun, signore della guerra, protettore dei deboli e distruttore dei forti, con il ferro<br />

che ha strappato ai fianchi della montagna per aprirsi un varco negli abissi ed unirsi<br />

agli Uomini nell'anelito della perfe¬zione, ebbro per il vino di palma, si rivolge in<br />

modo spietato ai suoi uomini e li annienta. In tal modo <strong>Soyinka</strong> esprime il dramma<br />

rituale,contemporaneamente umano e divino, che in Ogun trova la sua sintesi .( 1)<br />

Nel poema Idanre, Ogun viene addirittura chiamato con il termine di "cannibal" ; il<br />

dio viene quindi antropomorfizzato a tal punto, da essere associato alle colpe degli<br />

uomini.( esempio preso anche da A Dance of the Forest").<br />

Il cannibalismo di Ogun è da intendersi nel suo significato più ampio, di<br />

sopraffazione morale e materiale,<br />

(1), SOYINKA,<strong>Wole</strong>, "Towards a True Theatre in Transition 8,1963.<br />

- 81 -<br />

ma nello stesso tempo rappresenta il desiderio Freudiano di compartecipare della<br />

natura della persona ucci-sa. Il concetto del cannibalismo è strettamente legato alla<br />

natura distruttrice dell'uomo, come l'autore stesso afferma in un'intervista:<br />

"I find that the main thing is my own personal conviction or observation that world so<br />

that their main preoccupation seems to be eating up 11 one another" (1 )<br />

A tale convincimento è strettamente associato all'idea del sacrificio della vittima, di<br />

cui abbiamo parlato precedentemente.<br />

La dicotomia cannibale/ vittima si trova in continuazione nell'opera di <strong>Soyinka</strong>, ed è<br />

scaturita da una situazione culturale, di cui il mito di Ogun, con la sua ambivalenza<br />

creazione/distruzione, è diretto ispiratore.<br />

(1), NKOSI, L., "Interview with <strong>Wole</strong> <strong>Soyinka</strong>", African-Writers Talking, 1972.<br />

- 82 -


Come nel mito di Ogun spesso coesistono le due componenti così i due aspetti della<br />

natura umana sono strettamente collegati ed interagenti. Accanto alle vittime<br />

destinate al sacrificio, volontario o meno, troviamo i responsabili di tali sofferenze:<br />

costoro a volte vengono classificati come cannibali, a volte sono da considerarsi dei<br />

falsi profeti. In tali falsi profeti al configurano non meno che nel cannibale, la<br />

corruzione e l'istinto di sfruttamento insito nell'uomo soyinkiano. Il cannibalismo<br />

diviene emblematico anche dì un processo dì disfacimento della sensibilità umana, a<br />

cui l'uomo va incontro in particolari situazioni; infatti la sopraffazione e la violenza<br />

possono creare delle aberrazioni negli animi umani: (1)<br />

"The Man dies in "ali who keep silent in the face of tyranny". In an animal cage, in<br />

the spiritual isolation of the first few days, the prospect became real and horrifying, It<br />

began as an exercise to arm myself against the worst, ìt plunged into horrors of the<br />

immlgination".<br />

"The monstrous, aggressive, yet mournful stridencies of gates falling to, and bolts<br />

themselves imprisoned in air-tight holes".<br />

" Bach prison has ìts quota of lunatius ; before long the cry of one from a distant<br />

block began to pour out the dark secreta of hìs soul" A Clank's of his restraining<br />

chains accompanied it ".<br />

(1), SOYINKA, <strong>Wole</strong>, The Man Died, pag.110. ./.<br />

-83 -<br />

Leggendo queste frasi si intuisce l'allusione ad un conflitto di proporzioni grandiose,<br />

e tale da alterare la natura stessa dell'uomo, non solo fisica, ma anche morale. e' un<br />

conflitto che supera il mondo africano, per assumere i caratteri di dramma universale;<br />

<strong>Soyinka</strong>, quindi, tramite il processo d'individuazione di recupero e di estrinsecazione<br />

del ricco patrimonio connesso alla civiltà yoruba, si colloca a pieno titolo nell'ambito<br />

del teatro universale.<br />

./. "L'Uomo muore in tutti coloro che rimangono silenziosi dì fronte alla tirannia".<br />

**In una gabbia nell'isolamento spirituale dei primi giorni, la prospettiva e la<br />

speranza divennero reali ed orribili. Divenne come un esercizio per armarmi contro<br />

il peggio, s'immerse negli orrori dell'immaginazione" .<br />

Il mostruoso, aggressivo, eppure triste stridio dei cancelli che cadono, e spranga<br />

coloro che sono imprigionati in buchi impenetrabili dall'aria. Ogni prigione ha la


sua quota di pazzi; dopo breve tempo, il pianto di uno di un blocco lontano, iniziò a<br />

versare gli oscuri segreti della sua anima"« Un rumore delle sue catene lo<br />

accompagnava.<br />

- 84 -<br />

III.II. Articolazione delle tematiche in rapporto alle singole opere.<br />

<strong>Soyinka</strong> esordisce, nelle sue primissime opere, risalenti agli anni a cavallo del 1960,<br />

affrontando un tema ricorrente in molti autori, non soltanto nigeriani, di quel periodo,<br />

cioè la contrap-posizione tra tradizione e progresso. E' chiaro che questo problema<br />

era molto sentito, in quanto l'indipendenza non era stata ancora conquistata; il<br />

rapporto tra bianchi e neri era ancora da risolvere e sussisteva pure il problema<br />

dell'asservimento alla cultura occidentale da parte di tutta quella tradizione africana,<br />

considerata primitiva o addirit-tura inesistente dagli Europei.<br />

Capisce bene, <strong>Soyinka</strong>, che soprattutto l'assenza di autonomia culturale diventava<br />

forza politica e socia-le indirizzata verso un'affermazione sempre più massiccia<br />

- 85 -<br />

del potere occidentale in Africa; per questo, egli proclama proprio 1'indipendenza<br />

culturale come prerequisito di ogni altro tipo di indipendenza (1). Egli agisce dunque<br />

contro tali prevaricazioni rivalutando quel retroterra culturale della popolazione<br />

nigeriana, che si materializza nelle opere più svariate, della cultura yoruba e che gli<br />

permette di contrapporsi coscientemente e orgogliosamente a quelle idee di falso<br />

progresso e di facili ricchezze insite nella cultura occidentale.<br />

Il nostro autore, nello stesso tempo, si rende conto che le imposizioni non vengono<br />

solo dall'esterno; noi possiamo diventare schiavi del progresso tecnologico tanto da<br />

non riuscire più ad usarlo né ad esserne padroni, ma l'imposizione e il ristagno<br />

intellettuale nascono anche dall'accettazione passiva di una<br />

(1), SOYINKA, <strong>Wole</strong>, " From a Common Back Cloth:a Reassessment of the African<br />

Lìterary ImageH,in American Scholar 32,1963, pp.387-388.<br />

- 86 -


eligione ormai bigotta e superficiale, come quella descritta nel villaggio di She<br />

Swamp-Pwellers (1). <strong>Soyinka</strong>, insomma, vuole insegnare ai Nigeriani ad es-sere<br />

critici e a ragionare. Questo obiettivo riguarda ovviamente non solo la suddetta opera,<br />

composta all'inizio della sua carriera; tutta la sua strada, fino ad oggi, è infatti un<br />

continuo stimolo per i lettori e conoscitori della sua produzione a porsi criticamente<br />

di fronte ai problemi, ed eventualmente a farsi essi stessi portatori di tali<br />

consapevolezze. La conquista di un'autonoma coscienza della tradizio-ne e del<br />

progresso e rappresentata in modo chiaro proprio in The Swamp-D^ellers. L'opera fu<br />

messa in scena per la prima volta a Londra nel 1958, con l'autore stesso nel ruolo<br />

dell'eroe Igwezu. Costui, recatosi in città, contrariamente al fratello, torna nel<br />

villaggio in un momento ben preciso: la stagione del raccolto.<br />

(1), SOYINKA, <strong>Wole</strong>, The Swamp-Dwellers, Ibadan, tfbari Pois., 1963.<br />

- 87 -<br />

Sebbene ritornato perché insoddisfatto della realtà cittadina, si rende tuttavia conto<br />

delle incongruenze insite nella vita del villaggio, e sì rende altresì consapevole<br />

dell'impossibilità di reintegrarsi negli schemi del passato, soprattutto in riferimento a<br />

quel tradizionale senso religioso, diventato solo un'imposizione esteriore e priva di<br />

significati. Infatti, ritrovatosi a vivere nel villaggio, attacca ed accusa il ben piazzato<br />

e soddisfatto Kadije, capo religioso del villaggio:<br />

... why are you so fat, Kadije? . I think perhaps you did.not slay the fatted calf... you<br />

lie upon the land, Kadije, and choke it in the folds of your flesh.(l)<br />

Il giovane Igwezu, cosi, con il suo atto di coraggio, dà la possibilità agli abitanti del<br />

villaggio di crescere spiritualmente, di riflettere sulla loro fede<br />

(1), SOYINKA, <strong>Wole</strong>, The Swamp- Dwellers, pag.38-39. (Perchè sei cosi grasso,<br />

Kadije? Penso che tu non ammazzasti il vitello grasso.; tu giaci sulla terra, Kadije, e<br />

la soffocasti nelle pieghe del tuo lardo).<br />

- 88 -<br />

religiosa e di capirne i limiti. Igwezu, insomma, rappresenta l'individuo che sacrifica<br />

se stesso per la sua società, un eroe che rischia la sua libertà in nome del gruppo a cui<br />

appartiene. Ma il gruppo è esiguo ed egli non può rimanere a coltivare il suo seme.


L'opera, infatti, si conclude con la fuga di Igwezu, costretto a scappare dal viLlaggio<br />

per sfug-gire alla vendetta di Kadije,<br />

Vagliando il cammino spirituale di Igwezu, notiamo già la consapevolezza del<br />

giovane <strong>Soyinka</strong> sull'in-soddisfazione dell'uomo, costantemente alla ricérca di<br />

qualcosa che non riesce a trovare; alle sue domande non c'è risposta né nel villaggio<br />

né nella città. Il conflitto illustrato in The Swamp-Dwellers viene nuovamente<br />

riproposto in The Lion and The Jewel (1), dove l'autore manifesta tuttavia una<br />

maggiore condiscendenza verso le forme della tradizione.<br />

(1), SOYINKA, <strong>Wole</strong>, The Lion and The Jewel,London, O.U.P., 1963.<br />

- 89 -<br />

Il tema viene sviluppato tramite l'agilità ed il "brio delle commedie, cosi che il clima<br />

in cui i personaggi si muovono è scherzoso e divertente. Le forme che discendono<br />

dalla tradizione yoruba esplodono" a tratti sulla scena in mimiche, mascherate<br />

rappresentazioni dentro la rappresentazione, frantumando ogni differenza tra passato<br />

e presente- almeno nella tecnica - e dando una corposità, uno spessore speciale alla<br />

comunicazione.In quest'opera, che è la seconda pubblicata da <strong>Soyinka</strong>, è analizzato<br />

ancora più chiaramente lo scontro tra i due contrapposti mondi culturali. La novità<br />

provocatoria, però, sta nella scelta definitiva di Sidi, la più bella ragazza del villaggio,<br />

che preferisce il vecchio capo di Ilujinle al giovane e moderno insegnante Lakunle,<br />

anello di congiunzione con la nuova civiltà.<br />

- 90 -<br />

Lakunle ha infatti cercato di attirare la ragazza con gli aspetti più appariscenti e fatui<br />

della società consumistica occidentale; le sue armi sono il rossetto, i tacchi a spillo e<br />

le fotografie. Ottavia egli non risulta complessivamente uno stereotipo, o un<br />

personaggio monocorde, in quanto ha già dimostrato una propria poliedricità nella<br />

prima parte della commedia. L'opera comunque non si risolve soltanto nello scontro<br />

tra due culture; al di là di questo, comincia infatti a delinearsi queìl1interesse per il<br />

potere che si chiarirà nella successiva produzione di <strong>Wole</strong> <strong>Soyinka</strong>, il quale nel<br />

marzo del 1960 conclude The Trials of Brother Jero,(1), un'opera satirica contro quel<br />

tipo di potere obsoleto e velatamente politico che è il falso potere profetico. La storia<br />

si incentra infatti sulla figura di Brother Jero, il quale si presenta subito all'auditorio<br />

come un "trikster",


(1), SOYINKA, <strong>Wole</strong>, The Trials of Brother Jero , Ibadan, Mbari Fbls., 1963.<br />

- 91 -<br />

un ingannatore celato dalle vesti del capo religioso. Jero vive infatti raggirando gli<br />

altri e, compiacendosi di ciò, ci invita personalmente ad essere testimoni di una delle<br />

sue giornate, avvertendoci, nella sua sfrontatezza, del fatto di considerare il suo<br />

lavoro come una vera e propria professione, che gli permette di condurre una vita<br />

agiata e che gli offre la possibilità di esercitare un grande potere. Questo è infatti il<br />

suo scopo: ottenere il potere tramite il denaro» Ci sono momenti in cui i suoi inganni<br />

lo mettono nei guai, ma alla fine riesce sempre ad avere la meglio. Tra. i vari sistemi<br />

che adotta per incastrare la gente, Jero manifesta una grande padronanza delle<br />

tecniche linguistiche, strumento necessario per manipolare non solo la gente comune,<br />

ma anche personaggi polìtici.<br />

- 92-<br />

Attraverso questa figura, compare dunque quel tipico carattere satirico di <strong>Soyinka</strong> nei<br />

confronti della religione e della politica mentre, da un punto di vista più strettamente<br />

legato ai problemi sociali della Nigeria, l'opera intende colpire il violento spirito<br />

settario tipico del popolo nigeriano (1). Per quanto riguarda l'aspetto politico, è<br />

invece particolarmente importante rilevare che The Trials of Brother Jero fu scritta<br />

prima dell1 indipendenza nigeriana del 1960; essa rimane quindi un interessante<br />

presagio degli "eventi politici che seguirono l'indipendenza.<br />

Dopo The Trials of Brother Jero,l'atteggiamento di <strong>Soyinka</strong> ne111affrontare problemi<br />

politici e sociali subisce un cambiamento, che si sviluppa nel passaggio da un'analisi<br />

satirica della realtà, ad una più profonda indagine tesa allo studio dei problemi morali<br />

e spirituali connessi alla vita dell'uomo.<br />

(1), Tale spirito si riscontra in sette che sono un miscuglio dì Cristianesimo ed<br />

A.F.R.O.D.I.T.E., dopo che ì missionari protestanti ebbero propagato la religione<br />

cristiana, sì originarono nuove sette (tra queste ricordiamo ì Cherubini e ì Serafini)<br />

che svilupparono sempre maggiori rivalità tra loro.Il risultato fu che, intorno al<br />

1960,quasi in tutte le città della Nigeria merìdionale


- 93 -<br />

E' per questo che la successiva A Dance of the Forest (1) segna un punto di<br />

fondamentale importanza nell'evoluzione artistica del nostro autore; essa è tra l'altro<br />

considerata la prima, opera drammatica di <strong>Wole</strong> <strong>Soyinka</strong>. A Dance of The Forest,<br />

oltre ad apparire come un approfondimento di The Trials of Brother Jero, presenta<br />

una simbologia e uno spessore di tematiche di gran lunga maggiore rispetto all'opera<br />

precedente. E1 la prima volta, infatti, che la consapevolezza dell'inquietudine umana,<br />

esemplificata nella situazione nigeriana ed emersa come tema dominante della opera<br />

di <strong>Soyinka</strong>, viene espressa ad un livello profondamente intimo e meditativo.<br />

Attraverso l'invenzione del raduno delle tribù <strong>Soyinka</strong>, in un'atmosfera di grande<br />

suggestione e per mezzo di una maestosa struttura in cui ogni<br />

(1), SOYINKA, <strong>Wole</strong>, A Dance of The Forest, London, O.U.P., 1963.<br />

•/• naie, esistevano sette originate dalle vecchie chiese battiste o anglicane.<br />

- 94 -<br />

personaggio ha una ben precisa collocazione, rappresenta i grandi temi dello scontro<br />

tra tradizione e progresso e tra vita e morte. In questo quadro universale e possente<br />

grande parte è riservata al rap-porto tra mondo umano e divino, nonché alla figura del<br />

destino nel contrasto tra mito e realtà. Sopra a tutta questa immensa costruzione<br />

emerge comunque sempre l'artista, unico protagonista capace di comprendere le spire<br />

di violenza e di orrore insite sulla natura stessa dell'uomo, sia antico che moderno.<br />

L'immediato riferimento all'opera è la celebrazione dell'indipendenza nigeriana, in<br />

occasione della quale era stata scritta; l'intento dell'autore è dunque quello di<br />

avvertire tutta la Nigeria circa le difficoltà insite nella lotta per il raggiungimento di<br />

un futuro più luminoso, troppo presto prospettato all'albore, dell'indipendenza dei<br />

capi nigeriani. Bai 1965 al 1985 la produzione letteraria di <strong>Soyinka</strong>.<br />

- 95 -<br />

tratta con sempre maggior approfondimento i temi esposti in A Dance of the forest,<br />

realizzando però quella formidabile sintesi ideologico-culturale che va sotto la<br />

denominazione di "cannibalismo", e che fa di <strong>Soyinka</strong> non solo un grande letterato,<br />

ma anche un attento critico dei fatti politici ed economici del nostro tempo. In questi<br />

vent'anni vengono concepite opere del calibro di Kongi's Harvest,(1965), Madmen


and Specialist, (1971), Opera Wonyosi, (1981), A Play of Giants, (1984), Requiem<br />

for a Puturologist, (1985).<br />

Il critico G. Moore sostiene che tutte le opere del 1965 denunciano il timore delle<br />

conseguenze della violenza che i politici stessi avevano invocato per intimorire i loro<br />

oppositori. Esse mostrano la consapevolezza del grossolano materialismo che stava<br />

deteriorando i valori tradizionali, e l'indolente indulgenza con la quale venivano<br />

comunemente considerate la<br />

- 96 -<br />

corruzione e la malvagità. A questo proposito e op-portuno rileggere ancora una volta<br />

il diario che lo stesso <strong>Soyinka</strong> redasse segretamente dal 1967 al 1970, e già citato alla<br />

pagina 83.<br />

In Kongi's Harvest (1) il cannibale è il dittatore Kongi che, sebbene mostri aspetti<br />

caricaturali, richiama precise memorie di dittatori africani di quegli anni. <strong>Soyinka</strong><br />

affronta dunque in quest'opera il problema dell' autoritarismo e della lotta per il<br />

potere fine a se stesso; egli analizza la personalità di un dittatore e del suo raccolto<br />

finale, risultato del suo comportamento, come lo stesso titolo annuncia. Kongi, con<br />

analisi sottilmente psicologica, è presen-tato come un isterico megalomane che<br />

sceglie di vivere da solo, su un palco, sempre isolato dal resto del mondo; egli<br />

discende tra i suoi simili solo nella<br />

(1), SOYINKA, <strong>Wole</strong>, Kongi's Harvest, London, O.U.P., 1967.<br />

- 97 -<br />

scena finale, in occasione di una festa, durante la quale si aspetta di ricevere<br />

l'ossequio del vecchio capo religioso Oba. Le sue aspettative, però, vengono deluse<br />

dall'azione di due giovani oppositori che mostrano, come alternativa alla<br />

sottomissione, la possibilità di una lotta contro la dittatura. Essi indicano alla loro<br />

gente il cammino della rivolta; ma, quando cala il sipario, la vittoria finale è ancora<br />

lontana.<br />

In Madmen and Specialist (1) il tema del cannibalismo assume toni diversi: in<br />

quest'opera viene analizzato l'effetto corrompente del potere, ormai legalizzato e<br />

sfuggente ad ogni controllo, sulla vita di un giovane medico.Il giovane specialista ha<br />

lasciato la medicina per diventare una forza politica e tirannica, dopo essere stato a<br />

combattere sul fronte.


(1), SOYINKA, <strong>Wole</strong>, Madmen and Specialist, London, Eyre Methuen, 1971.<br />

- 98 -<br />

Non a caso, Madmen and Specialist è del 1971, dopo la guerra civile nigeriana;<br />

questa, con gli orrori e le vendette che l'hanno accompagnata, ha distrutto in molti<br />

autori nigeriani le ultime speranze nella società del dopo indipendenza; ha<br />

definitivamente spento gli entusiasmi che avevano accompagnato l'autogoverno e<br />

l'illusione del futuro, che. per qualche tempo aveva relegato in secondo piano<br />

L'urgenza di gravi problemi sociali ed economici. Per lo stesso <strong>Soyinka</strong> la guerra<br />

civile, che significa prigionia, è stato un momento rilevante e significativo che lo ha<br />

portato al rifiuto del presente e dello stato di fatto. L'opera in esame appare dunque<br />

come il frutto di un'intensa partecipazione e come il tentativo di fissare la realtà<br />

nell'intento di decifrare il bisogno di umanità che la sottende. Il presente è visto<br />

dunque come potere e conoscenza che si autogiustificano nella figura dello speciali<br />

sta essendo essi ormai sfuggiti ad ogni controllo.<br />

- 99 -<br />

Il Dr. Bero, lo specialista, aspira a dominare gli altri, a forzare i singoli, ad<br />

interpretare il mondo a suo modo con qualsiasi mezzo disponibile; anzi, mette la sua<br />

conoscenza a completa disposizione per raggiungere i massimi risultati. Egli è un<br />

cannibale, pagato per deformare le sue creature e portarle a pensare all'unisono con lo<br />

stato totalitario a cui appartengono.<br />

Dopo il 1971, l'impegno di <strong>Soyinka</strong> si rivolge soprattutto alla narrativa e alla poesia;<br />

solo nel 1981 compare una grande nuova opera teatrale, 1' "Opera Wonyosi " (1), in<br />

cui viene dimostrato che non solo la guerra, ma anche quella pace tipicamente<br />

occidentale, permeata da un benessere solo epidermico e futile, porta all'aberrazione e<br />

al cannibalismo.<br />

(1), SOYINKA, <strong>Wole</strong>, Opera Wonyosi, London, Collings Fbls., 1981•<br />

- 100 -<br />

In questo lavoro ì protagonisti, tutti facenti parte di quella borghesia legata al<br />

commercio, alla politica o alla cultura, vengono trattati come dei veri e propri


mendicanti, non tanto di denaro, quanto di potere. E' interessante notare l'analogia<br />

con V ""Opera da tre soldi" dì B. Brecht, anch'essa imperniata su questa critica<br />

tagliente alla società borghese, dalle facili aspirazioni consumistiche. In Opera<br />

Wonyósi. l'autore si diverte ad esprimere la sua ironia perfino nel titolo; esso gioca<br />

infatti sui significati della parola "opera" in lingua yoruba ed in lingua inglese.<br />

La traduzione nel significato yoruba è:"il pazzo compra"; in inglese, invece, il<br />

termine si riferisce ad -una forma molto elaborata e cara di teatro, in cui ogni parola<br />

è cantata ed accompagnata da una grande Orchestra. Il termine "wonyosi", infine<br />

indica un<br />

- 101 -<br />

tipo di merletto molto costoso (costava circa 1000 $ al metro!) molto in voga a quel<br />

tempo nell'alta società nigeriana e considerato quindi qualificante. Nel 1984 viene<br />

pubblicata A Play of Giants (l), un'opera esplicitamente "dedicata" a quattro grandi<br />

cannibali della moderna Africa dittatoriale. In questo scritto, in cui il cannibalismo<br />

viene inteso anche nella sua accezione più prettamente antropomorfa, <strong>Soyinka</strong><br />

condanna senza appello, come tiranni sanguinari, i capi Idi Amin (Ugnda), Mobutu<br />

(Congo Kinshaso), Ngumo (Guinea Equatoriale) e Bokassa (Repubblica Centrale<br />

Africana). Ecco come si esprime <strong>Soyinka</strong> nei loro confronti:<br />

"Ci sono furfanti tra i re in Africa, sanguinari; i re sono dannosi,sotto il loro volto<br />

benevolo, paterno, essi sporcano chiunque. Quando scrissi Kongi's Harvest pensai<br />

che quella fosse una buona opportunità per pagare un tributo a ciò che io pensavo<br />

fosse stato il loro passato pittoresco.Molti di loro sono dei furfanti adorabili, ...mi<br />

mancheranno quando ci saremo liberati di loro,(2).<br />

(1), SOYINKA, <strong>Wole</strong>, A Play of Giants, London, Whitstable Methuen, 1984.<br />

(2), GUSSOW, M., "<strong>Soyinka</strong>'s Madmen and Specialist", in New York $imes, 3.8.1970.<br />

- 102 -<br />

Dopo A Play Of Giants, in cui l'impegno sociale di <strong>Soyinka</strong> si fa ancor più sentito e<br />

convinto, nel 1985 viene edita l'opera Requiem For A Futurologist (1), in cui l'attenta<br />

mente di <strong>Soyinka</strong> mette a fuoco il problema della massificazione di una società<br />

frastor-nata. Il problema più importante è proprio in questa incapacità decisionale dei<br />

singoli individui, facenti ormai parte di una massa informe e irragionevole. L'opera<br />

narra di un parapsicologo condannato a morire dalla convinzione della massa,


succube delle parole di un falso indovino; nella descrizione della mol-titudine delle<br />

persone, tutto lo studio psicologico di <strong>Soyinka</strong> emerge nel migliore dei modi:<br />

...they are... walking corpses I said, plain walking corpses. They pound their chests,<br />

run after young women to prove their virility and beat up their wives every other<br />

day, just to prove how strong they are. Them, one fine ./.<br />

(1), SOYINKA, <strong>Wole</strong>, Requiem for a Futurologist, London, Rex Collings, 1985.<br />

-103 -<br />

morning, they drop dead. At least, that's what the ignorant say. In medicai fact they<br />

died a long time ago. Walking corpses, that's ali they have been for the past several<br />

years of their so-called lives, walking corpses,(1).<br />

Per concludere questa sezione, dedicata alle opere teatrali ed alle rispettive tematiche,<br />

riteniamo opportuno soffermare l'attenzione su un concetto sottilmente, ma allo stesso<br />

tempo profondamente legato al cannibalismo, e cioè a quella particolare<br />

interpretazione del sacrificio che permea tutta l'attività di <strong>Soyinka</strong> e che lo vede<br />

impegnato in prima persona. Il sacrificio, infatti, appare dovunque nelle opere di<br />

<strong>Soyinka</strong>, sia in quelle teatrali che non; nelle poesie come nei romanzi e nei saggi, il<br />

suo appello è continuo; importante conferma è venuta anche dall'interessantissimo<br />

colloquio avuto con lui durante la stesura di questo lavoro.<br />

(1), Ibidem,<br />

(...sono corpi che camminano, ho detto. Neri corpi che camminano.Pesano i loro<br />

tesori,corrono dietro alle giovani donne e bastonano le loro mogli ogni giorno,solo<br />

per provare quanto siano essi forti. Poi,un bel giorno,muoiono.Almeno questo è ciò<br />

che<br />

- 104 -<br />

A proposito di questo incontro,vorremmo sottolineare la grandissima levatura morale<br />

e l'intelligenza che traspariscono sia dalle parole, sia dalla figura e dai modi del<br />

nostro autore; in un'ora di colloquio sempre estremamente interessante e serio, pur


non mancando momenti più sereni e scherzosi, si è rivelato appieno quel personaggio<br />

conosciuto tramite centinaia di pagine bianche e nere e la freddezza di qualche foto<br />

sbiadita; lo scrittore e l'uomo sono emersi nella loro completezza svelando<br />

caratteristiche ed emozioni che solo un dialogo ed un incontro possono rivelare.<br />

<strong>Soyinka</strong> è insomma apparso in tutta la sua umanità,in tutta la sua fierezza e nobiltà di<br />

idee; un uomo convinto ed orgoglioso della sua vita e della sua missione; un onesto e<br />

un coraggioso segnato in viso dalle difficoltà, dalle sofferenze e dalla stanchezza, ma<br />

ancora capace di regalare un sorriso di amicizia o uno sguardo di sfida a tutti i tiranni<br />

e i falsi profeti.<br />

----------<br />

,/. gli inconsapevoli affermano. Da un punto di vista medico,sono morti molto tempo<br />

fa. Corpi che camminano, ecco cosa sono stati per questi lunghi anni delle loro<br />

cosiddette vite,corpi che camminano.<br />

- 105 -<br />

Riallacciandoci, quindi, con questa immagine presente nella nostra mente, al tema più<br />

specifico del sacrificio, possiamo dire che proprio l'artista, cioè il sacrificato, svolge<br />

un ruolo fondamentale per le scelte che compie, soprattutto nei momenti più<br />

significativi. -Proprio una morte espiatoria è quella di Eman in The Strong Breed, in<br />

cui il solitario straniero si offre volontariamente in sacrificio,,, salvando cosi un idiota<br />

dal suo inconsapevole quanto inutile ruolo di capro espiatorio. Nella "bellissima<br />

figura di Eman, <strong>Soyinka</strong> raggiunge uno dei suoi massimi vertici espressivi; la<br />

grandezza del personaggio è resa infatti mirabilmente per mezzo di un isolamento da<br />

un lato divino, dall'altro drammaticamente umano. Eman è solo, perduto in un<br />

universo non suo, disperso in un mondo che capisce<br />

(1), SOYINKA, <strong>Wole</strong>, The Strong Breed, Ihadan, Mbari Pbls., 1963.<br />

- 106 -<br />

ma da cui non è compreso. I suoi sforzi sono inutili, il suo impegno è misconosciuto,<br />

e l'unica via che gli resta è il sacrificio, la morte come espiazione. Mai come in<br />

questo caso la realtà dell'artista <strong>Soyinka</strong> si fonde con il personaggio della scena;<br />

Eman è <strong>Soyinka</strong>, che testimonia con il suo sacrificio quell'altruismo e quell'impegno


a favore del suo popolo che ne fa un vero e degno rappresentante di quella parte<br />

dell'umanità che egli stesso definisce razza forte.<br />

CAPITOLO IV<br />

IL TEATRO COME RAPPRESENTAZIONE DRAMMATICA<br />

DELL'ESISTENZA.<br />

- 107 -<br />

IV.I. La funzione del mito nel teatro soyinkiano. Ad una radicale indagine del<br />

mistero che è l'uomo e ad una profonda immaginazione creativa, si affianca in<br />

<strong>Soyinka</strong> una profonda capacità di sintesi, che gli ha permesso di interiorizzare a tal<br />

punto la cultura madre, da elaborare una mitologia personale, che svincola la sua<br />

opera da meccanici parallelismi con il sistema yoruba. (1)<br />

La personale elaborazione di elementi tratti dalla tradizione per esprimere nuovi<br />

significati, testimonia una profonda consapevolezza dell1arte e dei suoi simboli, a cui<br />

<strong>Soyinka</strong> dà una precisa direzione intellettuale al fine di affermare le sue idee.<br />

(1), Si rende utile per un approfondimento dell1opera di <strong>Soyinka</strong> dare alcuni accenni<br />

sulla storia della gente yoruba.<br />

La popolazione yoruba vive nell'area dell'odierna Nigeria occidentale e degli<br />

adiacenti stati del Dohomey e'Togo. La maggior parte dei grandi centri urbani della<br />

Nigeria, come Lagos e Ibadan sono abitati da popolazione yoruba. La città di Ife, è<br />

probabilmente il primo insediamento degli yoruba in Africa occidentale. L'origine di<br />

questa etnia, che è costituita da numerosi clans, e piuttosto dubbia. Bue sono le<br />

teoria al riguardo: la prima ipotesi sostiene che i capi yoruba provengano<br />

dall'Iraq(Sultano Muhamed Bello ./.<br />

- 108 -<br />

La sua opera funge infatti da portatrice dei valori fondamentali dell'uomo, espressi<br />

come meglio il suo popolo poteva intenderli; tramite cioè, l'uso della<br />

mitologia,utilizzata come codice linguistico. A questo proposito cito l'intervista di


Francesco Durante al nostro autore: "Io nelle mie opere ho adottato la figura di Ogun,<br />

il dio della guerra, del ferro, dell'energia creativa; è una metafora dell'esistenza, ma è<br />

anche il simbolo del riscatto.<br />

./., ( 1779-1837).<br />

La seconda ipotesi sostiene che tale popolazione discenda da un re della Mecca.(Rev.<br />

Johnson,8., 1921. Comunque si. sa che un gruppo di conquistatori occuparono la<br />

Nigeria sud-occidentale fra il Seicento e il Mille dopo Cristo e furono assorbiti dalle<br />

popolazioni locali dando origine alla popolazione e cultura yoruba. Infatti gli<br />

Yoruba combinano due tradizioni nettamente distinte della "familia" degli dei e delle<br />

dee che riflettono la vita sociale dell'uomo: distinguono degli antenati immigrati e<br />

degli altri popoli che si trovavano già in quella terra. Da un'iniziale forma di<br />

governo che si basava su un'autonomia delle varie città che però gravitavano tutte<br />

intorno alla città di Ife, la struttura politica yoruba si evolse in senso sempre più<br />

aristocratico fino a giungere alla costituzione dell'impero Oyo. Quest'impero subi il<br />

tracollo al tempo della tratta dei negri. Yoruba erano infatti la maggioranza dei<br />

negri dell'Africa sud-occidentale portati nelle Americhe tra il Settecento e<br />

l'Ottocento. Ciò ha portato una fusione della religione yoruba con quella cattolica,<br />

dando origine a culti misti come il Vudu ad Haiti.il Candobles a Bahia e la Santeria<br />

a Cuba.<br />

- 109 -<br />

Quando il Presidente del Mozambico, Samora Mchel, ha dichiarato che il suo paese<br />

era in guerra col Sudafrica, mi è parso che avesse seguito 1'influenza di Ogun e<br />

quella dell'imperatore zulù Shaka, suo terribile gemello.<br />

Il mito dunque è inteso come entità vivente e in trasformazione; "Sono io, spiegò<br />

<strong>Soyinka</strong>, che faccio i miti, perché scelgo ciò di cui ho bisogno. Penso che altrettanto<br />

abbiano fatto tutti gli artisti, da Omero in poi; che abbiano piegato la mitologia ai<br />

propri scopi. Del resto, gli scrittori piegano la stessa storia alle proprie esigenze: cosi,<br />

almeno fanno gli scrittori progressisti". (1).<br />

Ecco dunque come questo sguardo disincantato che percorre ogni pagina dell'opera di<br />

<strong>Soyinka</strong>, si concilia con la fortissima presenza dei miti e dei suoi motivi tradizionali: i<br />

proverbi, l'inno, la danza e l'idea<br />

(1), Durante Francesco "La voce di Ogun" in II Mattino, 17.10.1986,


- 110 -<br />

della festa, i quali sono evidenti riferimenti che rimandano alla visione del mondo, e<br />

della cultura yoruba. Il suo debito nei confronti di questa non è una trasposizione<br />

passiva dei contenuti; ma una reinterpretazione profondamente personalizzata.<br />

Dei proverbi l'autore fa ampio uso, per sottolineare un'affermazione a cui si vuole<br />

dare un risalto parti colare, o per meglio far comprendere la natura di un personaggio.<br />

In A Dance of the forest, quando Agboreko, di fronte all'ottusità di Adenebl, dice: "it<br />

rained the day the egg was hatched and the foolish chicken swore he was a fish", (1),<br />

ci è possibile cogliere immediata mente la misura del personaggio a cui il detto, il<br />

proverbio si riferisce.<br />

L'inno, la danza e l'idea della festa sono invece usati con un diverso intento; questi<br />

aspetti indicano "momenti"<br />

(1), SOYINKA, <strong>Wole</strong>, A Dance of the Forests, pag. 33. (Pioveva il giorno in cui<br />

l'uovo si schiuse e il pulcino sciocco giurava di essere un pesce).<br />

- 111 -<br />

intensamente radicati nella cultura yuruba. Soprattutto la festa, tempo di celebrazione<br />

comune, avvenimento che coinvolge tutti, produce una elevata tensione sociale .<br />

Questi elementi sono usati dall'autore per comunicare con maggiore forza di<br />

penetrazione il suo messaggio, come veri codici linguistici.<br />

Infatti,il teatro di <strong>Soyinka</strong> non lo si percepisce solo, o soprattutto, a partire dal piano<br />

verbale: in The Road è la danza della festa degli autisti a comunicare l'atmosfera<br />

eccitata» In A Dance of the Forest è la celebrazione del raduno delle tribù che ci<br />

introduce nel climax dell'opera.<br />

Le radici del teatro di <strong>Soyinka</strong>, dunque,affondano nei riti eseguiti dalla sua gente, e a<br />

cui sicuramente potè assistere da piccolo, prima che si svilissero perdendo il loro<br />

carattere di sacralità, di coesione sociale, per poi spesso diventare semplici<br />

manifestazioni di esotismo ad uso di turisti affamati di colore locale.


- 112 -<br />

Parlando del teatro africano e soprattutto di quello della sua Nigeria, <strong>Soyinka</strong> usa<br />

sempre gli aggettivi "rituale", "sacro".<br />

Ritual theatre, let bit be recallcd, estabisshes the spatial<br />

' medium not merely as a physical area for simulateti<br />

events but as a manageable contraction of the cosmic<br />

envelope withìn which man - no matter how deeply<br />

buried such a consciousness has latterìy become -<br />

fearfully exists. And this attempt to manage the ìmmen-<br />

sity of bis spatial awareness makes every manifestation<br />

in ritual theatre a paradigm for the cosmic human<br />

condution. / - \<br />

Egli consolida le sue radici quando torna in Nigeria nel 1960. Riscopre, assorbe e<br />

penetra completamente la filosofia yoruba, che trova adeguata per dare risonanza alla<br />

trattazione dei più profondi problemi dell'esistenza, riscoprend una notevole struttura<br />

di pensiero nell'antica comunità yoruba.<br />

(1), <strong>Wole</strong> <strong>Soyinka</strong>, Mith, Literature and the African World, pag. 41.<br />

(Il teatro rituale, ricordiamolo, stabilisce il medium spaziale non semplicemente<br />

come area fisica per eventi simulati, ma come manovrabile contrazione<br />

dell'involucro cosmico dentro cui l'uomo- non importa quanto profondamente sia<br />

stata ultimamente sepolta questa consapevolezza-esiste, E questo tentativo di<br />

manovrare l'immensità della sua consapevolezza spaziale rende ogni manifestazione<br />

del teatro rituale un paradigma della condizione umana dell'universo).<br />

- 113 -<br />

<strong>Wole</strong> <strong>Soyinka</strong> ha dunque sviluppato la sua teoria del dramma, paragonandolo al<br />

rituale, con la conseguente rivalutazione dell'auditorio che nel rito è rappresentativo<br />

dalla comunità; in questo senso, il gesto sulla scena diventa "atto compiuto per parte<br />

della comunità e la salvezza del protagonista è inseparabile da quel la di tutta la<br />

comunità, mentre il suo tentativo deve essere visto come parte integrante degli sforzi


costanti dell'uomo per impadronirsi dell'immensità del cosmo" Il suo stesso modo di<br />

porsi di fronte al teatro, a questo medium di totalità, come spesso lo definisce, ci<br />

guida nella comprensione della sua opera: i suoi personaggi non sono sulla scena per<br />

fingere eventi, ma per trovarsi in una continua avventura dentro confini ignoti, per<br />

misurare le proprie capacità, per stupirsi di fronte alla continua novità dell'esistere.<br />

(1), SOYINKA, <strong>Wole</strong>, Mith, Literature and the African World, pag. 42.<br />

- 114 -<br />

Può essere utile, per comprendere il modo in cui <strong>Soyinka</strong> si avvicina alla<br />

rappresentazione, un breve raffronto con il teatro europeo ed occidentale, i cui esiti<br />

sembrano spesso privilegiare "esplorazioni parziali di ciò che una volta era un mezzo<br />

di comunicazione della totalità" (1).<br />

Agli occhi di <strong>Soyinka</strong> è come se il campo d'azione del l'indagine teatrale, in Europa<br />

fosse andato restringendosi nel corso del tempo, e procedesse ora per spasmi che ne<br />

evidenziano talora un aspetto, talora un altro sesso è visto come uno spazio limitato,<br />

angusto, specchio che riflette gli umori dì un'epoca, comunque lontano dalle<br />

possibilità che al teatro sono offerte in Africa per l'esistenza di una cultura che<br />

mantiene una sua qualità unificante e assimilatrice di nuove scoperte.<br />

(1), SOYINKA, <strong>Wole</strong>, Mith, Literature and the African World, pag. 38.<br />

- 115 -<br />

difference which we are seeking to define between European and African drama as<br />

one of man's formal repre-sentation of experience is not sìmply a difference of style<br />

or form, nor is it confined to drama alone. It is representative of the essential<br />

differences between two world-vìews, a differencc between one culture whose vcry<br />

artifacts are evìdenet of a cohesìve understanding of irriducible truths and another,<br />

whose creative impulse: are directed by period dialectics.<br />

<strong>Soyinka</strong> dice che nell'esperienza teatrale 1'individuo perde la sensazione del proprio<br />

"io" come essere distinto dalla società, per diventare parte integrante della<br />

comunità,come dell'auditorio; egli -acquisisce : cosi un nuovo valore culturale basato<br />

su una rinnovata consapevolezza dei valori e dei credi di tutta la comunità, come pure<br />

della società intera. Dunque <strong>Soyinka</strong> definisce il dramma come mezzo di sviluppo


della consapevolezza sociale, sottolineando così la dinamica di questo processo<br />

artistico.<br />

(1), SOYINKA, <strong>Wole</strong>, Mith, Literature and the African World, pag. 38<br />

(La differenza tra il teatro europeo e quello africano... non è semplicemente<br />

differenza di stile e di forma, né concerne esclusivamente il teatro. E1<br />

rappresentativa delle differenze essenziali tra due concezioni del mondo, è differenza<br />

tra una cultura i cui prodotti evidenziano una comprensione coesiva dì verità<br />

irriducibili, e un'altra, i cui impulsi creativi sono dominati da una periodica<br />

dialettica).<br />

- 116 -<br />

Egli considera il dramma come la forma di espressione artistica più dinamica e<br />

rivoluzionaria; dice a questo proposito:<br />

The theatre is simply but effectively in ita operational totality, both performance and<br />

audience, and there exists already in this truth a straight forward dynamic of drama...<br />

A tension, if you prefer the word, an active, creative and translatable tension which<br />

need not to be announced in words or action (from the auditorium) but which<br />

occasionally spills 1 over into manifested responso referred to as audience<br />

"partecipation. (1).<br />

Nell'esperienza del dramma, dunque, è lo spettacolo teatrale che forza l'auditorio,<br />

visto come un insieme di individui consapevoli della loro appartenenza alla società.<br />

Come membro dell'auditorio, l'individuo sperimenta le sue reazioni sia in comunione<br />

con gli altri sia singolarmente, tramite la tensione che gli attori riescono a<br />

comunicare.<br />

(1), SOYINKA, <strong>Wole</strong>, "Drama and Eevolutionary Ideal", pag (il teatro è,<br />

semplicemente ma effettivamente nella sua -éotalità di operazioni, sia rappresenta<br />

zione che auditorio, ed è già presente in questa verità una chiara dinamica del<br />

dramma... una tensione, se preferite la parola, attiva, creativa e traducibile che non<br />

ha bisogno di dover essere rivelata con parole o con gesti, ma di quando in quando si<br />

svela nel responso manifestato dalla partecipazione del pubblico).<br />

- 117 -


Oltre ad usare riti specifici, miti, aspetti della lingua e della cultura yoruba, allusioni<br />

letterarie e personaggi stereotipi, egli fa uso dei flash-back, del monologo diretto col<br />

pubblico, della teatralità della parola. L'utilizzazione del gioco verbale, esteso fino a<br />

creare una ricchezza di modulazioni, sta alla base del potere evocativo abilmente<br />

esercitato dal drammaturgo nigeriano sulle masse popolari del suo paese, <strong>Soyinka</strong> ha<br />

infatti una grande padronanza dei vari registri della lingua inglese: quello letterario,<br />

quello quotidiano e il cosiddetto Pidgin.(1)<br />

Questo idioma è usato correntemente in Nigeria come strumento dì comunicazione<br />

orale, sia per quanto riguarda da l'uso quotidiano della lingua, sia per quanto riguarda<br />

la trasmissione delle tradizioni culturali indigene;<br />

(1), Il Pidgin fu introdotto dai naviganti portoghesi che nel XII secolo approdarono<br />

in Africa. Questo idioma subì vari influssi attraverso i secoli. Determinante fu quello<br />

inglese, De Pidgin esiste soltanto una documentazione scritta: si tratta di un diario<br />

del 1700, scritto da un commerciante africano di schiavi.<br />

- 118-<br />

in rapporto a quest'ultimo aspetto, ci si pone oggi il problema di trovare un sistema di<br />

trascrizione grafica del Pidgin, in modo da favorire una più adeguata utilizzazione dì<br />

questa lingua in tutti i contesti c£ inimicativi, incluso quello letterario.<br />

IV. II. La rappresentazione scenica dei drammi.<br />

Allo scopo di valutare appieno la produzione artistica di <strong>Wole</strong> <strong>Soyinka</strong> riteniamo<br />

importante a questo punto, ricondurre le sue opere drammatiche al luogo ad esse<br />

espressamente destinate: il teatro. E1 questo l'ambito che ci consente di recuperare<br />

quel la prospettiva tridimensionale in cui risiede, essenzialmente, il potere evocativo<br />

dell'arte soyinkiana. Le opere di <strong>Soyinka</strong> non sono tecnicamente facili da mettere in<br />

scena, sia per gli ambienti, sia per i personaggi, sia per le situazioni che egli intende<br />

rappresentare simbolicamente.<br />

- 119 -<br />

Di tutte le sue opere, si ritiene che A Dance of the Forest sia quella più difficile da<br />

mettere in scena. Essa richiede un set e uno scenario che possano effettuare la<br />

transizione da un mondo all'altro tramite trasformazioni quasi istantanee. Inoltre<br />

richiede una scena separatamente illuminata sullo sfondo, per le transizioni dalla<br />

foresta all'umida radura primitiva, e dalla foresta alla corte di Mata Kharibu.


Lo scenario deve offrire le chiavi visive istantanee in rapporto alla realtà che evoca:<br />

una tela naturale per la foresta, con i suoi effetti sonori contrastanti deve coesistere<br />

sia con uno scenario soprannaturale e misterioso sia con lo splendore barbarico della<br />

corte del re di Mata Kharibu.<br />

Anche i personaggi sono oggetto di attento studio: alcuni di essi devono<br />

incarnare contemporaneamente gli stessi personaggi nel passato e nel presente? essi,<br />

pertanto, devono avere dei simboli evidenti del loro<br />

- 120 -<br />

stato specifico, facilmente individuabili dal pubblico. Costumi, trucchi e gesti,<br />

devono essere inventati per rendere riconoscibili istantaneamente tali medium.<br />

L'intera sequenza ha bisogno inoltre di una coreografia attenta e ben costruita.<br />

Kongi's Harvest è invece molto più semplice; si tratta di teatro totale, brillantemente<br />

costruito per articolare un confronto dialettico tra il vecchio e il nuovo, non tanto<br />

un'azione drammatica, quanto grazie ai mezzi teatrali. Il significato è infatti<br />

comunicato dal disegno, dalla musica, dai costumi, dallo stile del gesto che porta a<br />

scoprire il dialogo all'interno dell'azione. La scena necessita di una forma trittica, in<br />

cui il vecchio e il nuovo siano posti l'uno di fronte all'altro, mediati attraverso uno<br />

stadio che è la loro sintesi. La produzione richiede quindi un set statico, con tre<br />

distinte aree, illuminate e arredate ciascuna in forma tipica. La scena finale occuperà<br />

tutto il palco.<br />

- 121 -<br />

La musica è sempre molto importante: il vecchio capo sarà costantemente<br />

accompagnato dal tamburellare e dai canti tradizionali, mentre il nuovo dittatore sarà<br />

accompagnato dalla musica della marcia rituale amplificata elettronicamente.<br />

Costumi e colori sottolineano ancora il contrasto; le luci devono essere indipendenti<br />

l'una dall'altra per la rapidità del cambiamento dei campi d'azione.<br />

The Road e Madmen and Specialists sono più complessi a causa del loro messaggio<br />

ambiguo, L'opera The Road è ambientata nei pressi di un parcheggio di camion ed ha<br />

lo scopo di evocare la vita quotidiana diana nigeriana; mentre Madmen and<br />

Specialists, invece,non è legato ad alcun ambiente specifico, quindi potrebbe essere<br />

ambientato dovunque ci sia una moderna guerra ideologica.


The Road, a causa dei suoi riferimenti geografici, richiede un naturalismo stilizzato<br />

della scena e della recitazione.<br />

- 122-<br />

Ogni sforzo deve essere fatto per mettere insieme il colore locale mediante il ritmo,<br />

l'ingegno e le tematiche che. I flash-back della masquerade dovrebbero essere<br />

chiaramente evidenziati attraverso un cambiamento di luci e rallentamento<br />

dell'azione.<br />

Madmen and Specialist invece è più astratto; dovrebbe essere realizzata in stile<br />

cabarettistico, molto ritmico, corredato da attente coreografie.<br />

Dovrebbe esserci inoltre un lento e monotono rullo di tamburi che rievochi l'ambiente<br />

dell'Africa occidentale.<br />

La tentazione più facile nell'interpretare i drammi brillanti di <strong>Soyinka</strong> sulla scena e<br />

quella di sviluppare eminentemente il loro aspetto realistico, a scapito della<br />

pregnanza simbolica dei contenuti; è a questa dimensione, invece, che dobbiamo<br />

ricondurci se intendiamo diamo cogliere il valore universale dell'opera soyinkiana.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

OPERE DI WOLE SOYINKA<br />

Opere teatrali:<br />

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1. The Swamp-Dwellers, Ibadan, Mbari Pbls., 1963.<br />

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3. The Strong Breed, Ibadan, Mbari Pbls., 1963.<br />

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8. Madmen and SpecialistS, London, Eyre Methuen, 1971.<br />

9. The Bacchae of Surypidea, London, Eyre Methuen, 1973. 10* The Jero's Player,<br />

London, Eyre Methuen, 1973.<br />

11. Camwood on The Leaves, London, Playscripts Methuen, 1973.<br />

12. Death and King'a Horseman, London, Eyre Methuen, 1975.<br />

13. Opera Wonyosi., London, Collings Pbls, 1981.<br />

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14. A Play of Giants, London, Whitstable Methuen, 1984. 15, Requiem for a<br />

Futurologist, London, Rex Collings, 1985.<br />

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1. The Interpreters, London, Andre' Deutsch, 1970.<br />

2. Season of Anotny, London, Rex Collings, 1973.<br />

3. The Man Died, London, Rex Collings, 1973.<br />

4. Ake's The Years of Chilwood, London, Collings, 1981.<br />

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RASSEGNA STAMPA<br />

- 137 -<br />

ARTICOLI apparsi su giornali italiani in occasione dell'assegnazione del Premio<br />

Nobel a <strong>Wole</strong> <strong>Soyinka</strong>,<br />

COSTANTINI, Costanzo<br />

"Tante Memorie", in II Messaggero, 6,11.1986.<br />

DURANTE, Francesco<br />

" La voce di Ogun", in II Mattino, 17.10.1986.<br />

GEROSA, Guido<br />

" E' la prima volta che il riconoscimento va a un autore di questo continente - ha 52<br />

anni,molto più giovane della media degli altri insigniti - Poesia, narrativa ed opere<br />

teatrali", in II Giorno 17.10.1986.<br />

GORLIER, Claudio<br />

"Uno scrittore raffinato confronta tradizione ancestrale e modernità europea,<strong>Soyinka</strong>,<br />

tragico e beffardo cantore d'Africa, in La Stampa, 17.10.1986.


MAURO, Walter<br />

"Il Premio Nobel a <strong>Wole</strong> <strong>Soyinka</strong> , Tigre Nigeriana", in II Tempo, 17.10.1986.<br />

MUSSAPI, Roberto<br />

- 138 -<br />

"Più occidentale di tutti gli altri in II Messaggero,17.10.1986<br />

PICCIOLI, Gianluigi<br />

"Gli stessi problemi", in Il Messaggero, 17.10.1986.<br />

SPINI, Tito e ANTOGNINI, Giovanna<br />

"Non è un aiuto al Terzo Mondo, in II Messaggero, 18.10.1986.<br />

TAIANI, Angelo<br />

"Ha battuto Greene, ma non è una sorpresa", in II Giorno, 17.10.198<br />

TOSOANO,Maddalena<br />

"Le solide radici Yoruba di una cultura cosmopolita", in li Mattino, 17.10.1986.<br />

VIVAN, Itala


"Il Premio Nobel per la letteratura 1986 è stato assegnato a <strong>Wole</strong> <strong>Soyinka</strong>,<br />

romanziere poeta e drammaturgo nigeriano, in La Repubblica, 17.10.1986.<br />

VIVAN, Itala<br />

"Per la prima volta ad un Africano", in II Messaggero, 17.10.1986.<br />

ZUCCONI, Giacomo<br />

"Grande voce dell'Africa vicina", in La Nazione, 17.10.1986.<br />

- 139 -<br />

Conferenze tenute da <strong>Wole</strong> <strong>Soyinka</strong> in Italia:<br />

1 Conferenza tenuta presso l'Università di L'Aquila nel mese di giugno 1985.<br />

2 "Letteratura yoruba e letteratura nigeriana: Sviluppi e Connessioni". Testo<br />

della conferenza tenuta da <strong>Wole</strong> <strong>Soyinka</strong> il 12 giugno 1985 presso il dipartimento di<br />

Studi e Ricerche sull'Africa e<br />

, Paesi Arabi dell'Istituto Universitario Orientale, in Periferia, sett./ die. 1985. pag.<br />

68-74.<br />

Interviste rilasciate da <strong>Wole</strong> <strong>Soyinka</strong>:<br />

Intervista rilasciata dall'autore a Pietrucci Pietro in"La Repubblica", 17.5.1978.<br />

Intervista rilasciata dall'autore in occasione dell'assegnazione del Premio Nobel a<br />

Bernardi Luigi in"Oggf', 4.12.1986.<br />

Intervista rilasciata dall'autore a Luisi Luciano, presso la E.A.I. , il 4.12.1986.<br />

Intervista rilasciata a Scarponi Emanuela, presso il Grand Hotel di Roma il<br />

5.12.1986.


APPENDICE<br />

Articoli sui maggiori quotidiani italiani<br />

OCCT.35<br />

4-12-86<br />

- 140 -<br />

INCONTRIAMO WOLE SOYINKA, NOBEL PER LA LETTERATURA<br />

«Condanniamo pure l'apartheid in Sud Africa», dice lo scrittore nigeriano di<br />

passaggio a Roma prima di raggiungere Stoccolma, dove ha ricevuto l'ambito<br />

riconoscimento, «ma lottiamo allo stesso modo contro i dittatori di colore, seguaci di<br />

Amin e Bokassa, che opprimono t loro popoli col pretesto di difenderli dai bianchi» -<br />

Per le sue idee è stato anche imprigionato e torturato - «Spero di dare piacere ai mìei<br />

lettori»<br />

Intervista di Luigi Bernardi<br />

BERNARDI<br />

Ai<br />

«<br />

Roma, dicembre Arlecchino non è una maschera italiana. È un negro, venuto in Italia,<br />

a Bergamo, sua patria d'adozione, al seguito di qualche esploratore o "missionario».


<strong>Wole</strong> <strong>Soyinka</strong> sorride divertito, pronunciando questa affermazione. Nato in Nigeria<br />

52i anni fa, alto, viso massiccio sormontato da neri capelli crespi tra cui spicca un<br />

ciuffo bianco, Soyinca è il primo africano che ha vinto il premio Nobel per la<br />

letteratura, assegnatogli nell'ottobre scorso, dalla giuria della fondazione ai<br />

Stoccolma. Già la scorsa estate aveva ricevuto il premio internazionale Enrico Mattei,<br />

conferitogli dall'Eni. E un amico dell'Italia, vi ha soggiornato diverse volte, l'ultima<br />

estate scorsa, Quando è intervenuto al festival dell'Aquila dedicato al teatro africano.<br />

È passato in questi giorni da Roma, diretto a Stoccolma, dove il 10 dicembre ha<br />

ricevuto l'ambito riconoscimento dal re di Svezia.<br />

La sua battuta su Arlecchino non è tanto una battuta. Riflette invece la convinzione<br />

che l'anima popolare sia uguale dappertutto, che la commedia dell'arte, sotto qualsiasi<br />

latitudine, esprima gli stessi valori universali della commedia della vita, che i miti di<br />

Ogun, cari alla sua terra, non siano tanto diversi da quelli an-tichi europei del nordico<br />

Odino o del greco-romano Zeus-Giove. Miti poi soppiantati, e in parte assimilati dal<br />

cristianesimo, per lo meno nelle sue forme popolari,-in un processo che in Europa è<br />

durato secoli ed in Africa si è risolto nello spazio di una generazione.<br />

«Anche se mio nonno mi ha dedicato ad Ogun», dice lo scrittore, «ìo sono nato in una<br />

missione protestante da una madre cristiana selvaggia». Ed anche questa affermazione<br />

è una provocazione, perché <strong>Soyinka</strong> è nato ad Abeokuta, una cittadina sul fiume<br />

Ogun, tra la capitale nigeriana Lagos e il porto di Ibadan, in una famiglia agiata, da<br />

una madre energica, iperattiva, e un padre intellettuale. Tuttavia esalta le sue radici e<br />

osserva: «Io mi trovo bene in Italia, perché anche qui, come nel mio paese, in certe<br />

zone sopravvive urta coscienza animistica, che confonde mitologia e realtà. È qualcosa<br />

che ho ritrovato anche in altre parti d'Europa, come la Jugoslavia,. [l'Irlanda, la<br />

Scozia. Io mi propongo dì rivalutare la cultura tradizionale della mia gente, che è<br />

sopravvissuta all'islamismo e al cristianesimo».<br />

Nella sua opera <strong>Soyinka</strong> pratica una specie di sincretismo, dì accostamento e fusione<br />

tra animismo e cristianesimo. E forse questa impostazione gli ha valso l'acquisizione,<br />

già in tempi lontani, delle simpatie della casa editrice Jaca Book, che gli ha<br />

pubblicato in Italia numerosi libri, quali i romanzi Gli interpreti, Ake, Stagione di<br />

anomia, fino al recentissimo L'uomo è morto, nonché numerosi testi teatrali, quali Il<br />

leone e la perla, La danza nella foresta, La morte e il cavaliere del re, Mondadori gli<br />

ha invece pubblicato La foresta dei mille demoni, raccolta di fiabe e leggende.<br />

FA ANCHE L'ATTORE<br />

■ <strong>Soyinka</strong> scrive in inglese, pare in modo eccellente. Questo spiega la fortuna che il<br />

suo teatro ha avuto a Londra e New York, mentre in Italia è quasi sconosciuto. Tutta-


via egli si affretta a spiegare che «l'uso di una lingua o di un'altra è un accidente<br />

storico, specie per gli africani, i cui paesi spesso hanno trovato una unità sula base di<br />

lingue importate, quali appunto l'inglese, il francese, il portoghese»,<br />

Le sue opere hanno scandito i tempi della sua vita e quelli della decolonizzazione del<br />

suo paese. Ake è vagamente autobiografico e parla della vita di un villaggio dove il<br />

buon Dio scende a chiacchierare con il missionario, mentre naturalmente disdegna il<br />

capovillaggio pagano. Il suo testo La danza nella foresta fu rappresentato al momento<br />

della dichiarazione dell'indipendenza della Nigeria dalla Gran Bretagna.<br />

Naturalmente <strong>Soyinka</strong> ben sapeva che non conveniva troncare i legami con gli ex<br />

colonizzatori, e quindi si recò in Gran Bretagna per studiare presso l'università per<br />

stranieri di Leeds. In quei paese rimase diversi anni, muovendo i primi passi quale<br />

attore ed autore teatrale a livello internazionale.<br />

Pur essendo uno scrittore di chiara formazione occidentale, <strong>Soyinka</strong> non resiste più<br />

che tanto lontano dal suo paese: avvertendo il «mal d'Africa» o «il richiamo della<br />

foresta», a scelta, tornò in Nigerla. Da allora il suo rapporto con l'Occidente che è<br />

sempre stato ambivalente, più volte ha accusato critici occidentali di affrontare la<br />

letteratura africana con lo spirito de «tarzanismo». Però ha anche criticato il più<br />

celebri intellettuale africano Leopold Sedar Senghor. poeta, ex presidente de Senegal,<br />

per la sua teorizzazione della «negritudine», concetto che spinge all'immobilismo<br />

secondo <strong>Soyinka</strong>, il quale commenta: «La tigre non parla della tigritudine, balzi sulla<br />

preda e la divora».<br />

Per diversi anni <strong>Soyinka</strong> percorse la Nigeria con una specie di carro di Tespi,<br />

portando il teatro dappertutto. Interprete anche il primo film girato in Nigeria. Il suo<br />

impegno civile lo spìnse ad assumere una coraggiosa posizione di protesta all'epoca<br />

della secessione dal Biafra. Si ricorda che questa provincia abitata dal popolo Ibo si<br />

staccò dal resto della Nigeria dominata dal popolo Yoruba proclamando<br />

l'indipendenza.<br />

Mentre le truppe del governo centrale, al comando del generale Gowon, reprimevano<br />

ferocemente l'insurrezione, <strong>Soyinka</strong>, pur essendo une yoruba, prese le difese degli<br />

oppressi, tanto da finire in carcere, dove rimase dall'agosto 1967 all'ottobre 1969, ed<br />

essere torturato. Di questa esperienza egli parla ne L'uomo è morto. Nei suoi lavori<br />

teatrali egli prende più volte di mira i tiranni africani come Bokassa («gli sono<br />

mancate le possibilità per diventare un nuovo Hitler») o Idi Amin.


Gli domandiamo: «Come mai in Africa tutti i regimi si risolvono in un rapporto tra<br />

persecutori e perseguitati e, quando se ne vanno ì bianchi, sono gli stessi negri ad<br />

opprimere i fratelli?».<br />

«So che avviene così», risponde <strong>Soyinka</strong>, «sono perfettamente d'accordo con questa<br />

analisi. La tirannia non ha colore. Ci sono capi negri che opprimono e sfruttano il loro<br />

popolo con il pretesto dell'emergenza imposta dalla lotta contro i bianchi. Bisogna<br />

combatterli. Come bisogna ovviamente combattere l'apartheid dei bianchi<br />

sudafricani, che non ha alcuna giustificazione».<br />

«MEGLIO ANONIMI»<br />

«Per quale, motivo pensa che le sia stato attribuito il premio Nobel? Hanno influito le<br />

sue idee politiche?».<br />

«Spero proprio che non sia stato per motivi politici, bensì per meriti letterari. Ma<br />

vorrei anzitutto chiarire che non credo ai premi letterari come criteri per misurare la<br />

qualità. Come si può raffrontare delle opere letterarie tra di loro? Opere di culture<br />

differenti? È un'impresa impossibile. Credo perciò che il giudizio valga in un contesto<br />

culturale globale. Io non ritengo di essere un cattivo scrittore, altrimenti penso che<br />

non mi avrebbero dato questo premio. Ecco, spero di dare piacere alle persone che mi<br />

leggono. Tutto qui.<br />

«Tuttavia penso che il premio abbia un valore simbolico. Esso non appartiene<br />

propriamente a me, ma ricompensa l'Africa, il Terzo Mondo e la letteratura<br />

universale. Vi sono altri scrittori africani che lo meriterebbero, come lo zairese Sony<br />

Labou Tansi. E comunque sono fiero di aver preso il Nobel, perché questo premio è<br />

stato assegnato in passato a grandissimi autori di teatro, come il vostro Luigi<br />

Pirandello, un drammaturgo affascinante la cui commedia Sei personaggi in cerca<br />

d'autore è una delle cose migliori che mai siano state scritte».<br />

Un premio Nobel, con l'immensa fama che porta al vincitore, può cambiare una<br />

vita?».<br />

«Molti scrittori vorrebbero restare anonimi per poter lavorare in tranquillità. È<br />

meglio, sono d'accordo. Tuttavia non si può negare che ricevere onori faccia piacere,<br />

Comporta anche Temere di dover partecipare a conferenze, riunioni letterarie, che<br />

spesso si rivelano come fosse dì leoni. Tuttavia a me piace il contatto con la gente.<br />

La conseguenza più gratificante della popolarità sono le molte lettere di studenti, di<br />

gente normale, che ricevo da ogni parte del mondo, dall'Italia come dalla Norvegia,<br />

dalla Bulgaria, dall'America, dal Giappone, dal Sud Africa, Io sono uno scrittore che


viene dal popolo; il contatto con il popolo, con tutti i popoli, è l'aspirazione più<br />

appagante pagante che si possa immaginare».<br />

Luigi Bernardi<br />

Da qui fotografare

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