Silezio è una mano ferma, palmo piatto - Africanpeople
Silezio è una mano ferma, palmo piatto - Africanpeople
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Silenzio <strong>è</strong> <strong>una</strong> <strong>mano</strong> <strong>ferma</strong>,<br />
<strong>palmo</strong> <strong>piatto</strong><br />
Quella die senti non <strong>è</strong> la mia voce.<br />
Non parlo da tre anni: da quando ho lasdato il campo<br />
di addestramento. Tre anni di <strong>una</strong> guerra senza senso,<br />
e sebbene le ragioni siano diiare, sebbene continueremo<br />
a combattere finché non ci. ordineranno di<br />
smettere - e probabilmente ancora per un bel po' dopo<br />
- nessuno di noi ha memoria dell'odio die ci ha portato<br />
fin qui. Combattiamo semplicemente per sopravvivere<br />
alla guerra. E un posto strano, questo, per capitard<br />
a quiiidid anni, derubati della speranza e quasi della<br />
propria umanità. Ma qui <strong>è</strong> dove mi trovo mio malgrado.<br />
Mi sono arruolato a dodid anni. Volevamo tutti arruolarti<br />
all'epoca: per combattere. C'era im nemico pre~<br />
dso, per <strong>mano</strong> del quale avevamo perso i nostri cari:<br />
volevamo tutti vendetta.<br />
Se sei fatto come Ijeoma, dirai che parlo come uno più<br />
vecchio della mia età. Lei lo diceva sempre. Diceva, perché<br />
nonostante il suo nome in igbo significhi 'Bella Vita',<br />
lei <strong>è</strong> morta giovane, un anno fa, quando ne aveva<br />
quattordici; la sua ossatura magra dilaniata d^ un'esplo-<br />
11
sione. Poiché anche lei non poteva parlare, potrebbe<br />
sembrare fuorviante dire lei diceva', ma noi abbiamo<br />
sviluppato <strong>una</strong> maniera cruda di esprimerci, <strong>una</strong> specie<br />
di linguaggio dei gesti die parliamo correntemente. Per<br />
esempio, silenzio <strong>è</strong> <strong>una</strong> <strong>mano</strong> <strong>ferma</strong>, <strong>palmo</strong> <strong>piatto</strong>, rivolto<br />
in basso. La parola silencio, che pure ci piace, <strong>è</strong> lo stesso<br />
gesto con l'aggiunta del tremolio delle dita, e nonostante<br />
questo sembri un tocco giocoso, in realtà indica<br />
un silenzio più profondo o pericolo - come per ogni lingua,<br />
il contesto <strong>è</strong> tutto. Il nostro sistema di linguaggio<br />
non ha nulla a che fare con quello dei segni che mio cugino<br />
sordo ha imparato in <strong>una</strong> scuola spedale prima<br />
della guerra. Ma d fa comodo. Il nostro lavoro <strong>è</strong> troppo<br />
intenso per chiacchiere futili.<br />
Appartengo a <strong>una</strong> squadra di sminatori. Il nostro<br />
compito <strong>è</strong> sgombrare le strade e accedere ai percorsi minati.<br />
Per quanto suoni semplice, il nostro incarico <strong>è</strong><br />
complicato, perché la definizione 'accedere ai percorsi'<br />
può significare tutto, da un sentiero nella boscaglia a<br />
<strong>una</strong> striscia d'erba in <strong>una</strong> risaia, fl nostro equipaggiamento<br />
<strong>è</strong> limitato all'essenziale: fucili per proteggerci<br />
contro le truppe nemiche, machete a lama larga per rimuovere<br />
la sterpaglia e dissotterrare le mine, crocefissi,<br />
scapolari e altri armamentari religiosi per sentirà<br />
protetti.<br />
Non siamo stati scelti per la nostra destrezza manuale<br />
o per la nostra intelligenza superiore, nonostante la<br />
maggior parte di noi sia molto intelligente. Siamo stati<br />
scelti semplicemente perché eravamo piccoli, gracili<br />
addirittura, ed era diiaro die non saremmo cresduti<br />
più di tanto nelle condizioni di malnutrizione di un<br />
campo di battaglia. Siamo stati scelti perché il nostro peso<br />
modesto ci avrebbe salvaguardato dallo scoppio fatale<br />
delle mine, pur calpestandole. Be', avevano ragione<br />
sulla prima motivazione, anche adesso che ho<br />
12<br />
quindici anni posso passare per uno di dodid. Ma avevano<br />
torto marcio sulla seconda. Persino <strong>una</strong> gallina faraona<br />
può far scoppiare le mine. Ma loro dovevano esserne<br />
consapevoli: ecco perché hanno imposto il<br />
silenzio. Mi palpo la cicatrice del taglio sulla gola che ha<br />
messo fine ai miei giorni di parola.<br />
C'<strong>è</strong> molto da dire sul silenzio, specialmente quando '<br />
sopraggiunge da giovani. L'interiorità della testa - che<br />
<strong>è</strong> un'inesattezza, e 'inesattezza' <strong>è</strong> <strong>una</strong> di quelle parole<br />
portate dal silenzio - ha qualcosa di specifico die allarga<br />
la tua visione del mondo. È un posto curioso in cui<br />
vivere, ti rende profondo per i tuoi anni e familiare con<br />
la morte. Ma questo <strong>è</strong> quello die la guerra ha fatto. Non<br />
sono un genio, anche se vorrei esserlo, sono semplicemente<br />
più incline al monologo interiore, che <strong>è</strong> la vera<br />
misura dell'età, del trascorrere del tempo. Perché dico<br />
così? Perché quando didamo 'il trascorrere del tempo',<br />
intendiamo la consapevolezza del trascorrere del tempo,<br />
e quando didamo 'vecchio', in realtà intendiamo<br />
'che ha esperienza'. So tutto questo perché il mio lavoro<br />
esige concentrazione su ogni secondo della mia vita<br />
come se fosse l'ultimo. Naturalmente, se riesd a sentire<br />
tutto dò significa che sei riusdto a entrare nella mia testa.<br />
Sapresti andié che il mio discorso interiore non <strong>è</strong> in<br />
inglese, perché c'<strong>è</strong> qualcosa di atavico nella guerra die<br />
ripudia tutto, tranne il linguaggio primordiale dei geni<br />
necessario a comprenderla; quindi, in realtà, stai sentendo<br />
i miei pensieri in igbo. Ma non dovremmo perdere<br />
tempo a cercare di capire tutto, perché, come ho<br />
detto prima, il tempo qui <strong>è</strong> prezioso e non va sprecato<br />
in sottigliezze, soltanto in dò die <strong>è</strong> fondamentale.<br />
Mi ritrovo separato dal resto della mia unità. Non so<br />
da quanto tempo, perdié ho appena ripreso conoscenza.<br />
Non sto avendo fort<strong>una</strong> nel trovarla, situazione ironica<br />
visto che mia madre mi ha chiamato My Luck Ma<br />
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come diceva il nonno, non si dovrebbe mai smettere di<br />
cercare la cosa die si desidera di più. E trovare la mia<br />
unità <strong>è</strong> la cosa che desidero più di tutto in questo momento.<br />
Eravamo tutti assieme quando uno di noi credo<br />
Nebuchadnezzar, ha pestato <strong>una</strong> mina. Ci siamo abbassati<br />
quando l'abbiamo sentita innescarsi - quel click<br />
minaccioso die ricorda il meccanismo di un giocattolo.<br />
La regola pratica dice che se senti l'esplosione, sei sopravvissuto<br />
allo schianto. Come il lampo e il tuono. Io<br />
ho sentito il click e ho sentito l'esplosione nonostante<br />
fossi schizzato in aria. Ma la scossa successiva all'esplosione<br />
può fare questo, ti scaraventa a podìi metri da dov'eri.<br />
Quando mi sono ripreso, non c'era nessuno. Devono<br />
aver pensato che ero morto, e così sono partiti<br />
senza di me: questo mi fa arrabbiare, non soltanto perché<br />
mi hanno lasdato, ma perché il protocollo prevede<br />
la conta dei morti e dei feriti dopo ogni esplosione o retata.<br />
Stupidi idioti. Aspetta che li raggiungo, e allora li<br />
sbrano; il protocollo <strong>è</strong> tutto quanto d ha tenuto in.vita.<br />
La conta non <strong>è</strong> soltanto un modo di tenere nota dei numeri,<br />
i nostri e quelli del nemico, ma andie un modo<br />
per assicurarsi die i morti siano veramente morti.<br />
Durante l'addestramento, d hanno detto di approfittare<br />
di opportunità come questa per aumentare il numero<br />
di nemid ammazzati, per questo d avrebbero ricompensato<br />
con rancio extra e denaro che non<br />
possiamo spendere. A me piace fingere di farlo per alleviare<br />
le sofferenze dei nemid mutilati e moribondi, e<br />
die il mio proiettile nel loro cervello o il mio coltello nella<br />
loro gola sia pietà; ma la verità <strong>è</strong> die, da qualche parte<br />
nel profondo, io provo piacere, quasi ci godo. Non<br />
senza un motivo, naturalmente: hanno ucdso mia madie<br />
davanti ai miei occhi; tuttavia, queste emozioni,<br />
queste azioni sono per me, non per lei. Lo svantaggio<br />
del silenzio <strong>è</strong> che rende difficile il disinganno. Mi stro-<br />
14<br />
fino gli ocdii e sputo terreno assieme a <strong>una</strong> bestemmia<br />
silenziosa contro i miei camerati assenti. Se avessero<br />
controllato, si sarebbero accorti che non ero morto.<br />
La prima cosa die facdo <strong>è</strong> cercare il corpo di Nebu.<br />
Così <strong>è</strong> spiegato nel manuale (anche se, ovviamente,<br />
nessuno di noi ha mai visto il manuale, ma il maggiore<br />
Essien ce l'ha ficcato in testa, e lo conosciamo a me-*<br />
moria): prima localizzare e riportare i nostri feriti, poi<br />
quelli dei nemici; in quest'ordine - l'amico e poi il nemico.<br />
La cosa curiosa <strong>è</strong> che, nonostante la ricerca, non<br />
riesco a trovare il corpo di Nebu. Non ci sono nemmeno<br />
altri corpi, e questo significa die il nemico non si <strong>è</strong><br />
visto da queste parti.<br />
Lasdami spiegare <strong>una</strong> cosa die superficialmente potrebbe<br />
sembrare illogica, ma non lo <strong>è</strong>. Tutti spargiamo<br />
mine, ì ribelli e le truppe federali, noi e il nemico, ma lo<br />
facciamo talmente in fretta die nessuno si incarica di<br />
mappare queste zone minate, nessuno ricorda dove sono.<br />
Questo, assieme al fatto die il possesso del territorio<br />
si alterna fra di noi più velocemente della sabbia nel<br />
deserto - terreno guadagnato e perso quotidianamente<br />
- rende difficile tenere il passo. Dal momento die gli<br />
sminatori e le sentinelle sono sempre avanguardie, i<br />
campi minati sono spesso i posti in cui ci incrodamo. In<br />
questo caso, comunque, sembra non esserci alcun nemico,<br />
e die semplicemente Nebu sia stato imprudente;<br />
o sfort<strong>una</strong>to.<br />
Il mio primo istinto <strong>è</strong> sempre quello di sopravvivere,<br />
così abbandono la ricerca il più in fretta possibile, e mi<br />
tolgo dal campo aperto. Sono indeciso se avanzare verso<br />
il fiume, cinquanta metri alla mia sinistra, o verso il<br />
riparo degli alberi, circa settanta metri alla mia destra.<br />
Opto per il fiume. I fiumi sono il modo migliore per tenersi<br />
vicini alle zone abitate e il mezzo più veloce di<br />
viaggiare. Mi tengo accostato agli argini in ombra, e os-<br />
15
servo attentamente ogni zona edificata, ma confesso<br />
che ce ne sono molto poche. Fino a ora non ho incontrato<br />
nessuno, né ho trovato alc<strong>una</strong> traccia della mia unità.<br />
Non va bene essere soli per tanto tempo in guerra.<br />
Diminuisce clasticamente le tue chance di sopravvivenza.<br />
Ma mio nonno diceva sempre: «Perché voler ficcare<br />
l'oceano dentro <strong>una</strong> noce di cocco?»<br />
16<br />
Notte <strong>è</strong> un <strong>palmo</strong> calato sugli occhi<br />
È buio: nerofumo. Gli unici punti di luce sono le lucciole<br />
die guizzano. Da stupido, mi sono praticamente<br />
addormentato allo scoperto, sotto un albero di mango<br />
vicino alla sponda del fiume, in mezzo a frutti marci<br />
sparsi dappertutto. Giaccio immobile, aspettando die<br />
tutti i miei sensi siano desti pei' captare ogni pericolo<br />
possibile, ripensando a come sono finito qui, e concludendo<br />
che devo essermi addormentato dopo aver banchettato<br />
con troppi mango. Sforzo gli occhi e scorgo contorni<br />
indistinti alla mia sinistra: la foresta. Alzandomi,<br />
supero la distesa d'erba scura tra il fiume e la foresta, e<br />
mi fermo al limite dì un filare dì alberi. Il silenzio <strong>è</strong> assoluto,<br />
come se la foresta avesse appena trattenuto il fiato;<br />
dopo aver deciso che. sono innocuo, lo esala dentro i rumori<br />
lievi della notte. Per darmi un punto di riferimento,<br />
scorro meditabondo le dita sulle piccole crod incise<br />
nel mio avambractio sinistro. I rilievi minuscoli, più<br />
un'irritazione che altro, mi aiutano a calmarmi, a concentrare<br />
il mio respiro, a tornare al mio corpo. Stranamente,<br />
sono come <strong>una</strong> mappa della mia coscienza, qualcosa<br />
die mi fa risalire dall'oscuro predpizio della follia<br />
della guerra. Mio nonno, pescatore e cantastorie, aveva<br />
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un lungo rosario fatto di ossa, conchiglie, pezzi di metallo,<br />
piume, ciottoli e ramoscelli, che utilizzava per tenere<br />
a mente la nostra genealogia. Arnesi mnemomci,<br />
così chiamava cose del genere. I miei sono queste croci.<br />
Filtrando il buio in ombre grigie, con le dita che ancora<br />
leggono il Braille sul mio braccio, cerco di sforzare<br />
gli occhi per abituarli, ma la mia vista nel buio non <strong>è</strong><br />
molto buona. La foresta non <strong>è</strong> un territorio familiare nonostante<br />
gli anni di giungla e di guerra, e il silenzio <strong>è</strong><br />
sconcertante soprattutto perché negli Toltimi tre anni<br />
non sono stato mai solo di notte. Sono stato in branco<br />
con gli altri sminatori. E persino allora contavamo sul<br />
fatto che Ijeoma ci guidasse. Lei sapeva sempre qua! era<br />
la cosa giusta da fare, e il momento giusto di farla. Dio<br />
sa che mi manca, che la amo. Amavo. Ma non posso pensarci<br />
adesso. Devo muovermi.<br />
Getto im'occhiata intorno, e setaccio la mia mente in<br />
cerca di idee, di punti di riferimento. Sollevo lo sguardo,<br />
pensando che forse le stelle mi guideranno, ma ce ne sono<br />
poche, e comunque ho dimenticato i nomi delle costellazioni<br />
e i loro collegamenti. L'unica cosa che ricordo<br />
<strong>è</strong> il verso di <strong>una</strong> canzone: 'Segui la grande borraccia fino<br />
a casa.' Cerco di distinguere la forma della borraccia<br />
nel grande carro, ma le nuvole e le cime degli alberi occludono<br />
tutto. Affilando la punta della mia paura, mi<br />
avvio, inabissandomi nella profondità della foresta.<br />
Mi fermo per accendermi <strong>una</strong> sigaretta, cercando di<br />
distinguere la foresta nella fiamma che si sta spegnendo:<br />
i fiammiferi sono troppo pochi e preziosi per sprecarli<br />
soltanto per cercare di vedere. Aspiro dal filtro, accendendo<br />
la punta di un bagliore rosso. Lontano, sento<br />
un colombaccio notturno. Mi spingo avanti, scalpitando<br />
per la foresta con la delicatezza di un bisonte. Le cimici<br />
mordono, la gramigna tagliente mi lacera la pelle.<br />
Finalmente, la foresta si apre su un pantano, il principio<br />
18<br />
di <strong>una</strong> palude. H sangue dei miei tagli attrae creature tipo<br />
sanguisughe, mi succhiano le braccia e i piedi mentre<br />
guado, sempre più in profondità, quella che si rivela<br />
<strong>una</strong> palude di mangrovie. Devo aver viaggiato<br />
seguendo <strong>una</strong> curva, ripercorrendo la foresta fin dove<br />
scorre il fiume. Dev'essere così, perché <strong>è</strong> l'unica cosa che<br />
spiega come sono finito ad arrancare in <strong>una</strong> palude di<br />
mangrovie. Non <strong>è</strong> piacevole, ne abbiamo superato ima<br />
ieri sulla strada per arrivare qui, perciò devo star indietreggiando<br />
per la via giusta. Verso un territorio sicuro.<br />
Odio'le mangrovie, però. Gli alberi rasentano l'acqua<br />
su radici simili a dita, così umane, eppure così sinistramente<br />
stregate die mi terrorizzano. Il livello dell'acqua<br />
non <strong>è</strong> uniforme. A volte <strong>è</strong> profondo fino alle<br />
caviglie, altre volte fino alle cosce, altre ancora il terreno<br />
smotta sotto i piedi, sommergendomi, e io annaspo<br />
nell'acqua densa color cioccolato.<br />
Esausto, trovo un albero con dei rami bassi e mi ci arrampico,<br />
più in alto che posso, fino a quando la palude<br />
e il fiume sottostanti sono soltanto un barbaglio nero<br />
nella notte. Mi costruisco un nido di rami, <strong>una</strong> cosa che<br />
abbiamo imparato dalle sdmrnie, e mi avvinghio per<br />
bene a quello più spesso. Avremmo pure imparalo<br />
qualche trucco dalle scimmie, ma noi non siamo scimmie.<br />
Il sonno <strong>è</strong> <strong>una</strong> trave di legno che ini coglie dritto<br />
negli occhi e mi scaglia direttamente nell'oblio. Il riposo,<br />
invece, <strong>è</strong> tutta un'altra storia. Non mi sono riposato<br />
da quella notte. C'<strong>è</strong> stata spossatezza, sonno persino,<br />
ma niente riposo. Non da quando la mia unità incappò<br />
in quel piccolo villaggio, o quello che ne era rimasto -<br />
tante baracche in rovina sul bordo di <strong>una</strong> striscia di bitume<br />
crivellata dalle bombe. Vedemmo un gruppo di<br />
donne sedute intorno a un fuoco basso, raggomitolate<br />
come le streghe delle favole con le quali siamo stati<br />
svezzati. Armati fino ai denti con kalashnikov e sacelli<br />
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pieni di munizioni e granate - perlopiù rubati ai soldati<br />
nemici uccìsi, meglio armati di noi dagli Stati Uniti -<br />
ma con ancora addosso degli stracci, rimanemmo in<br />
piedi vicini, a guardare le doline, non sapendo bene che<br />
fare, se avvicinarci. Le donne stavano mangiando, e<br />
l'odore di carne arrostita ci attirò.<br />
«Buonasera, madri» dicemmo con rispetto.<br />
Le donne si <strong>ferma</strong>rono e scoppiarono a ridere, senza<br />
rispondere; e perché avrebbero dovuto visto che<br />
probabilmente non capivano il nostro rudimentale linguaggio<br />
dei gesti? Notammo che <strong>una</strong> donna, non vecchia<br />
quanto le altre, giaceva per terra. Sanguinava da<br />
<strong>una</strong> ferita alla testa, e sembrava stupita.<br />
«Potremmo avere del cibo?» chiesi. Ero il leader di<br />
fatto, non ufficiale, della truppa. «Siamo guerrieri coraggiosi<br />
che combattono per la vostra libertà.»<br />
Stavolta i miei gesti die indicavano il dbo e imitavano<br />
l'atto di mangiare furono compresi, e le donne anziane<br />
fecero cenno di accostanni. Mi avvicinai, e mi diinai sul<br />
bradere di metallo con la carne. Indietreggiai dal piccolo<br />
bracdo che terminava in <strong>una</strong> <strong>mano</strong> minuta, e dalla testa<br />
minuscola che aveva ancora la sua prima peluria. Ci<br />
volle soltanto un minuto affinché le donne calcolassero<br />
la misura della mia ansia e repulsione, cosicché mentre<br />
afferravo il mio kalashnikov si sparpagliarono fuggendo,<br />
senza dimenticarsi di agguantare i resti del loro banchetto<br />
cruento. Svuotai un caricatore su di loro, mentre il<br />
mio plotone si rallegrava dello schiantarsi delle ossa vec~<br />
due e dello strazio della carne avvizzita, nonostante non<br />
sapesse perdié le stavo ricadendo. La donna che aveva<br />
tenuto per sé la testa, la lasdò andare mentre cadeva al<br />
suolo; la testa colpì il terreno e rotolò verso di me.<br />
È quella piccola facda, forse di pochi mesi, che mi<br />
impedisce di riposare.<br />
20<br />
Morte sono due dita che scorrono<br />
lungo la gola<br />
C'<strong>è</strong> sempre da aspettarsi la morte qui, e quando mi <strong>è</strong><br />
stata tagliata la gola non <strong>è</strong> stato diverso. All'inizio, nessuno<br />
ce l'ha spiegato. Nessuno aveva tempo, nessuno<br />
se ne curava; dopo tre anni di guerra dvile niente più<br />
risulta strano: scegli la ragione che più ti garba. Ci sono<br />
molti modi di dirlo, ma questo <strong>è</strong> quello che scelgo io: mi<br />
hanno avvicinato e mi hanno detto che ero stato selezionato<br />
per <strong>una</strong> missione spedale. Ero stato selezionato<br />
per far parte di un corpo scelto, <strong>una</strong> squadra di ingegneri<br />
altamente addestrati a localizzare ed eliminare la<br />
minacda di esplosivi dandestini nemid. Sebbene non<br />
avessi idea di cosa fossero gli esplosivi dandestini nemid,<br />
ero gasato. Chi non lo sarebbe dopo tre settimane<br />
di addestramento, tutto il tempo a mardare per ore sotto<br />
il sole cocente e a eserdtarsi con <strong>una</strong> pistola ricavata<br />
nel legno, in attesa di quella autentica: o dai francesi,<br />
die avevano promesso anni, o dal fronte, dove erano<br />
state sottratte ai morti recenti. Questo era dò che determinava<br />
la data della tua promozione: quando veniva<br />
trovata <strong>una</strong> pistola per te. Le munizioni erano un lusso,<br />
21
a volte arrivavano con la pistola, a volte no, ma dovevi<br />
laurearti comunque.<br />
Armati del nostro saper marciare in formazione, e di<br />
<strong>una</strong> pistola a volte carica, venivamo spediti o al fronte<br />
che stava arretrando rapidamente, o a saccheggiare i<br />
villaggi vicini per rifornire il fronte. Non importava cosa<br />
facessi, fintantoché sostenevi lo sforzo della guerra.<br />
Così, quando un ufficiale mi si <strong>è</strong> avvicinato per dirmi<br />
che ero stato scelto per far parte di <strong>una</strong> squadra speciale,<br />
sono stato ultracontento.<br />
Avrei dovuto sospettare dell'addestramento. Cio<strong>è</strong>,<br />
sono <strong>una</strong> persona intelligente, io; sono cresciuto in città,<br />
non come quegli idioti di paese che ci ronzavano intorno<br />
e restavano a bocca aperta davanti alle cose più<br />
semplici, tipo come aprire con <strong>una</strong> chiave di forma strana<br />
delle occasionali scatole di sardine che ci capitavano<br />
quando eravamo fort<strong>una</strong>ti - soprattutto perché le scatole<br />
non avevano il buco della serratura. Stupide merde<br />
di paese e di boscaglia, quasi quanto quella feccia del<br />
Nord die stiamo combattendo. Come avrei potuto sapere<br />
in che cosa consisteva l'addestramento per il disinnesco<br />
degli esplosivi nemici clandestini? Ma l'ufficiale<br />
era rassicurante, MAGGIORE ESSIEN diceva il nome sul suo<br />
cartellino. Che fosse un ufficiale di notevole influenza<br />
si capiva dal fatto che era uno dei pochi a essere stato<br />
nell'esercito vero e proprio prima della guerra, e uno<br />
dei pochi che ancora indossava un'uniforme pulita e<br />
frusciante con stivali marroni scintillanti: stivali da cowboy.<br />
Più tardi l'avremmo soprannominato John Wayne.<br />
Ma sto andando troppo avanti.<br />
Siamo stati addestrati così: prima di tutto, i nostri occhi<br />
sono stati resi acuti per essere in grado di notare<br />
qualunque cambiamento nel terreno, per quanto minimo:<br />
<strong>una</strong> striscia d'erba fuori posto, della terra smossa,<br />
<strong>una</strong> piccola protuberanza, il raglio netto nel terreno a<br />
22<br />
opera di un arnese di metallo - qualunque segno di interferenza<br />
umana nel suolo ci saltava immediatamente<br />
agli ocelli. La cosa curiosa, però, <strong>è</strong> die per quanto la nostra<br />
vista fosse diventata acuta durante il giorno, di notte<br />
eravamo più dechi degli altri. Ijeoma, la più intelligente<br />
di tutti noi messi assieme, diceva die dipendeva<br />
dall'esserd brudati le cornee nella luce intensa del sole<br />
nello sforzo di guardare. Non avevo idea di cosa fosse<br />
<strong>una</strong> cornea, nonostante fossi in seconda media quando<br />
<strong>è</strong> cominciata la guerra; nessuno di noi lo sapeva. Così<br />
lei prese <strong>una</strong> rana, le caedò gli occhi dalla testa, e ce la<br />
mostrò.<br />
Dopo averci addestrato gli occhi, hanno cominciato<br />
ad addestrarci le gambe, i piedi, e le dita dei piedi. Abbiamo<br />
imparato a stare in equilibrio ore e ore su <strong>una</strong> sola<br />
gamba per volta, con zaini di venti diili sulle spalle,<br />
nelle posizioni più disparate e tanto strane da farri sembrare<br />
fenicotteri drogati, tutto il tempo sotto la sorveglianza<br />
di John Wayne, die camminava in mezzo a noi<br />
battendosi contro la gamba un frustino ripiegato. Ogni<br />
volta che barcollavamo, quel frustino sdiizzava come<br />
un serpente, come se fosse dotato ài mente propria, con<br />
il cuoio che pungeva mordeva e strappava la pelle,<br />
E per tutto il tempo lui salmodiava: «Questo fa parte<br />
del manuale, lo stesso manuale die usano a West Point,<br />
lo stesso die usano a Sandhurst; il manuale militare perle<br />
regole del combattimento - le regole della guerra, per<br />
mancanza di espressione migliore. Queste sono regole<br />
die persino voi potete capire. Ora sgomberate, e seguite<br />
gli ordini!»<br />
Una volta Ijeoma gli diiese di vedere il manuale.<br />
John Wayne la guardò a lungo.<br />
«Sei fort<strong>una</strong>ta die sono stato addestrato a West Point,<br />
altrimenti ti farei saltare il cervello per avermi sfidato.<br />
Ma sono un uomo dvile, io. Vuoi vedere il manuale? È<br />
23
qui,» si batté la fronte «così non si potrà mai perdere, e<br />
nemmeno noi. Non potremo mai perderci fino a quando<br />
seguiremo il manuale. Il manuale <strong>è</strong> come le regole<br />
del galateo per la guerra. Seguite il protocollo che vi indicherò<br />
e sopravvivrete. Per quanto riguarda vederlo,<br />
l'unico modo affinché questo accada <strong>è</strong> che tu mi spacchi<br />
la testa. Vuoi spaccarmi la testa?»<br />
Ijeoma scrollò il capo.<br />
«Bene. Se non vuoi che te la spacchi io, devi eseguire<br />
gli ordini!»<br />
E così <strong>è</strong> stato. Abbiamo eseguito gli ordini, abbiamo<br />
fatto quello ciré ci <strong>è</strong> stato detto, anche quando l'addestramento<br />
sembrava essere in contrasto con quanto<br />
pensavamo che i soldati dovessero sapere - come gli<br />
esercizi per i piedi/ perlopiù tratti dalla danza classica.<br />
Per renderci i piedi sensibili, dicevano; era ridicolo, perché<br />
non ci avrebbero dato degli stivali. L'esercito ribelle<br />
non ne aveva, ma anche se H avessimo avuti, non ce<br />
li avrebbero dati, perché volevano che le dita dei piedi<br />
fossero esposte in ogni momento. Poi, ci hanno insegnato<br />
a usare le dita dei piedi quasi come le dita della<br />
<strong>mano</strong>. Un esercizio spietatamente ironico era quello di<br />
farci legare i lacci delle scarpe dell'ufficiale che ci allenava<br />
con le dita dei piedi.<br />
Dopo aver imparato a camminare su diversi tipi di<br />
terreno assieme alla mia banda di colleglli scelti, a percepire<br />
quei grumi nel suolo così attentamente disseminati,<br />
a stare attenti a non pestarli secondo le istruzioni,<br />
a sgomberare il terreno intorno alle mine sotterrate con<br />
le dita dei piedi, abbiamo imparato a piegare e inserire<br />
un coltello sotto il meccanismo d'innesco e a togliere la<br />
valvola. Abbiamo fatto pratica su mine attive, e abbiamo<br />
compreso il valore del saper stare in equilibrio su<br />
<strong>una</strong> gamba sola quando ne abbiamo calpestata <strong>una</strong> per<br />
sbaglio, innescandola. Ci siamo messi in equilibrio su<br />
24<br />
un piede, abbiamo allungato la <strong>mano</strong>, e abbiamo disattivato<br />
la mina. Non eravamo incoraggiati ad aiutarci<br />
l'uri l'altro in queste situazioni - se le cose andavano<br />
male, era meglio perdere uno anziché due sminatori, ci<br />
spiegava John Wayne, quasi con gentilezza.<br />
Una settimana prima di laurearci, ci ha portati tutti<br />
nello studio del dottore. A uno a uno, siamo stati sottoposti<br />
alla chirurgia. Era eccitante pensare che stavamo<br />
per diventare uomini e donne bionici. Ho pensato che<br />
era strano che non ci fossero anestetici quando mi hanno<br />
fatto sdraiare su un tavolo, con le braccia e le gambe<br />
legate con della canapa grezza. John Wayne stava in<br />
piedi al lato detta mia testa, al lato opposto c'era il dottore.<br />
Ho fissato il luccichio particolarmente crudele dello<br />
scalpello, mentre il dottore, con un taglio lieve e rapido,<br />
mi ha reciso le corde vocali. Il giorno dopo, quando<br />
uno di noi <strong>è</strong> saltato in aria su <strong>una</strong> mina, abbiamo scoperto<br />
perché ci hanno resi muti: non potevamo spaventarci<br />
l'un l'altro con le nostre grida di morte. Individuare<br />
<strong>una</strong> mina a piedi nudi e disinnescarla con un coltello<br />
da sopravvivenza richiede tutta la tua concentrazione,<br />
e gli strilli sono <strong>una</strong> distrazione rischiosa.<br />
Quello die non potevano sapere era che nel silenzio<br />
delle nostre teste le urla di quelli che morivano intomo<br />
a noi erano più laceranti di quelle che avrebbero lanciato<br />
se avessero avuto ancora la loro voce.<br />
25
Verità <strong>è</strong> l'indice stilla lingua<br />
puntata verso il cielo<br />
Ogni stella <strong>è</strong> un'anima, ogni anima <strong>è</strong> un destino die<br />
si deve compiere. Riempiono il delo notturno, rivelando,<br />
come la disposizione delle carte dell'indovino, il destino<br />
di quelli capaci di leggerne gli spostamenti, i cambiamenti<br />
infiniti, come un deserto, ora rivelando, ora<br />
nascondendo la via.<br />
Ho ucciso molte persone durante questi ultimi tre<br />
anni. Metà di queste erano innocenti, l'altra metà era disarmata<br />
- e alcuni di questi assassinii sono stati un piacere.<br />
E nonostante tutto questo, nonostante la consapevolezza<br />
che ci sono alcuni peccati troppo grandi che<br />
persino Dio non può perdonare, ogni notte il mio cielo<br />
<strong>è</strong> ancora gremito di stelle; <strong>una</strong> magnifica canzone per la<br />
notte.<br />
Sospiro, e mi adagio nella canoa. La corrente ha cambiato<br />
direzione e sta andando a monte adesso, verso<br />
l'interno. I cadaveri, come <strong>una</strong> riluttante compagnia di<br />
danzatori, cozzano l'uno contro l'altro quando incontrano<br />
la virata improvvisa dell'acqua; si scontrano, e pigramente<br />
ballano il valzer nella direzione da cui sono<br />
69
venuti. I cadaveri sembrano prendersi gioco di me.<br />
Sembrano dire: 'Non preoccuparti, sarai presto uno di<br />
noi, ti unirai a noi in questa lenta danza/<br />
My Luck <strong>è</strong> morto.<br />
Così direbbe mia madre se morissi in questa guerra.<br />
Dico 'direbbe', perché lei <strong>è</strong> già morta; ma questa <strong>è</strong><br />
un'altra storia. My Luck: così mi ha chiamato; il quarto<br />
figlio dopo tre femmine, tutte quante morte di <strong>una</strong><br />
malattia misteriosa prima degli otto anni. In questa<br />
cultura, <strong>una</strong> donna che partorisce soltanto femmine<br />
non vale molto al cospetto del marito e della famiglia:<br />
forse non vale niente. Neìla mia famiglia, le donne perdono<br />
un sacco di bambini. Come zia Gladys. Ricordo<br />
la notte che venne a casa nostra, piena di lividi perché<br />
il marito l'aveva picchiata. Avevo soltanto cinque anni,<br />
ma me lo ricordo. Eravamo tutti seduti fuori, intorno<br />
al fuoco, ad arrostire mais e pere: mio padre, mia madre<br />
e io.<br />
Parlavano in sussurri smorzati, lei e i miei genitori, nel<br />
languido bagliore del fuoco, conle ombre che fluttuavano<br />
vicine; sembravano posseduti. Sebbene stessero<br />
mormorando, potevo intuire che lei aveva in qualche<br />
modo perso il bambino, e pensai che fosse alquanto incauto<br />
da parte di zia Gladys perdere il bambino in quella<br />
maniera. Voglio dire: come può stare nella tua pancia<br />
adesso, e un minuto dopo non esserci più e navigare giù<br />
per un fiume rosso? Ho sentito soltanto l'ultima frase:<br />
zia Gladys diceva die il sangue sgorgato da lei era come<br />
un fiume rosso. Mi fece pensare alla gallina die avevamo<br />
ucciso per la cena della domenica e che aveva ancora<br />
delle uova nel ventre. Mio padre aveva estratto le uova,<br />
con gli occhi tristi. Io le punzecchiai, sorpreso di<br />
constatare che erano soffia come uova di serpente, e con<br />
uno stecchetto perforai il gusdo molle di uno, che esplose,<br />
rivelando uno sputo di sangue e un impasto di ossa<br />
70<br />
e di piume. Mio padre lo coprì con la sabbia e mormorò<br />
qualcosa sotto i baffi.<br />
«Che stai facendo?» gli chiesi.<br />
«Sto pregando. Anche tu dovresti pregare.»<br />
Ma non lo fed. Ancora non ho pregato: per ness<strong>una</strong><br />
delle vite che ho preso. O per quelle che ho perduto.<br />
Ma era dura immaginare il fiume rosso di zia Gladys,<br />
carico di piccole ossa schiacciate e di piume. Suo marito<br />
prega ancora per la vita die ha preso? Me ne stetti,<br />
tranquillo, anche allora parlavo molto poco. Avrei dovuto<br />
essere già a letto, ed era un privilegio raro avere<br />
l'autorizzazione di starsene seduti con i grandi, quindi<br />
non avrei rovinato tutto aprendo bocca. Alzai gli ocdii<br />
da terra ed esaminai zìa Gladys che piangeva; rischiando<br />
tutto, mi alzai, mi avvicinai e mi accucdai dietro la<br />
sua piccola schiena, con le mie braccia minuscole strette<br />
intorno alla sua panda. Non dimenticherò mai il sospiro<br />
che cacdò fuori. Fu come se avesse afferrato l'ultimo<br />
soffio d'aiia sul pianeta, che però doveva lasdar<br />
andare.<br />
«My Luck» disse. «My Luck, sai cosa si prova a sentirsi<br />
soli?»<br />
Non lo sapevo. Neìla mia mente di bambino di cinque<br />
anni, sarebbe stato come perdere il mio cucdolo o il<br />
mio orsacchiotto sporco comprato usato, die adoravo.<br />
«No, zia» dissi.<br />
«La solitudine <strong>è</strong> <strong>una</strong> schiena gelata che prude.»<br />
Mi misi a ridere e mi rannicchiai più stretto, grattandole<br />
la sdiiena sopra la camicia sottile. Sospirò allegramente,<br />
e i miei genitori si misero a ridere. Serbo quella<br />
notte dentro di me come un ritratto di famiglia logoro,<br />
di un tempo in cui eravamo fella. Mio padre morì non<br />
molto tempo dopo, e mio zio, il fratellastro di mio padre,<br />
divenne mio padre, e mia madre la sua amante, e<br />
io il fardello che lo scrutava quotidianamente con<br />
71
un bastone forte e flessibile e poi lo piegai a forgia<br />
di arco e appunti! molti bastoncini come frecce^/eosì<br />
con quello ci difendevo. Ma quando fecero cinque<br />
mesi e qualche giorno che stavamo in quella casa,<br />
pensammo che tornare nella città del padr/di mia<br />
moglie era pericoloso, per via di varie punizioni, e<br />
da quel posto man potevamo più rintracciare ìa strada<br />
giusta dove avevamo camminato. Tornare indietro<br />
era molto diffìcile e andare avanti era ancora più difficile,<br />
così finalmente ci decidemmo e'cominciammo<br />
ad andare/avanti. In caso di emergenza, portai con<br />
noi Varca e le frecce col coltello,/ma non avevamo<br />
altri bagagli tranne questi, perche i nostri bagagli<br />
ce lì afvevano portati via nella /« Città del cielo da<br />
dove/non si torna », e naturalmente noi avevamo bruciate»<br />
i nostri bagagli con le loro case. Allora cominciammo<br />
il nostro viaggio m mattina molto presto,<br />
'a. era un giorno molto ybuio che pareva come se<br />
igtesse piovendo a dirotto/ Dopo che ci eravamo<br />
lontanati di circa sette/miglia dà quella casa<br />
avevamo lasciato, ci <strong>ferma</strong>mmo e mangiammo ut/po'<br />
ideila carne arrostita /che avevamo portato cori noi.<br />
•Dopo questo ricominciammo a camminare, riia non<br />
[camminammo più/di un miglio in quel bosco che<br />
larrivammo a un largo fiume che attraversava la strada<br />
jdove stavamo, camminando; quando ci ^arrivammo,<br />
[non potemmo/entrarci, perché era molto profondo<br />
Squando Io esaminammo e vedemmo che non c'erano<br />
[canoe né altro con cui attraversarlo./Quando ci eia-<br />
(vamo ferriati lì da qualche minuto, camminammo<br />
[verso destra lungo la riva di questo fiume, caso mai<br />
potevamo arrivare dove finiva, ma/camminammo più<br />
di quattro miglia senza vederne hi fine. Allora tornam-^<br />
mo indietro e camminammo rrn'altra volta verso sY-<br />
nistfa. Quando avevamo camminato per sei miglia<br />
ci/ca senza vederne la fine,Ic\ <strong>ferma</strong>mmo a pensare<br />
sa potevamo fare per attraversare il fiume. Ma. in<br />
quel momento pensammo/di andare più avanti/lungo<br />
la riva, forse potevamo arrivare dove finiva /o a un<br />
60<br />
v posto sicuro per rìposare^ dormire la notte.JMentre<br />
stavamo andando più avanti, non camminammo più di<br />
un terzo di miglio su quella riva quando vedemmo un<br />
grosso albero che era lungo circa trecento metri e<br />
aveva circa sessanta metri di diametro. Quest'albero<br />
era quasi bianco come se tutti i giorni lo verniciassero<br />
con la vernice bianca, tutte le sue foglie e anche<br />
i rami compresi. Mentre stavamo a circa trentacinque<br />
metri dall'albero, ci accorgemmo che qualcuno spiava<br />
fuori e ci stava mettendo a fuoco come un fotografo<br />
che stesse mettendo a fuoco qualcuno. Così, appena<br />
lo vedemmo che ci stava mettendo a fuoco in<br />
quel modo, noi cominciammo a correre verso sinistra,<br />
ma anche lui girò da quella parte, e noi girammo<br />
un'altra volta verso destra, e lui pure fece così, e<br />
sempre rimettendoci a fuoco in quel modo e noi non<br />
vedevamo chi era che ci metteva a fuoco, ma soltanto<br />
quell'albero che girava come facevamo noi. Dopo<br />
che avevamo visto quest'albero terribile che ci metteva<br />
a fuoco, dicemmo che non avremmo aspettato<br />
un'altra volta, e ci mettemmo subito a scappare per<br />
salvarci. Ma appena ci mettemmo a scappare da<br />
quest'albero, sentimmo tutt'a un tratto <strong>una</strong> voce terribile<br />
come se molte persone parlassero in un grosso<br />
serbatoio, allora ci guardammo dietro e vedemmo due<br />
grosse mani che uscivano dall'albero e facevano un<br />
segnale di ARRESTO, ma appena lo vedemmo che diceva<br />
così, noi non ci <strong>ferma</strong>mmo affatto, dopo questo<br />
lui disse ancora « FERMATEVI-LÌ E VENITE-QUI » ma<br />
anche stavolta noi non andammo da lui come lui<br />
aveva detto. Lui ci disse di nuovo di <strong>ferma</strong>rci con<br />
un'altra voce strana e più forte, ma stavolta ci <strong>ferma</strong>mmo<br />
e ci guardammo dietro.<br />
Ma mentre ci guardavamo dietro, guardavamo le<br />
grosse mani con paura, così quando le mani ci fecero<br />
segno di andare da lui, adesso mia moglie ed io ci tra- <<br />
dimmo, perché quando le mani dissero a tutt'e due ;<br />
di andare da lui, mia moglie indicò me alle mani e<br />
io indicai lei alle mani; dopo questo, mia moglie mi<br />
61
_= " costrinse ad andare per primo e io la spinsi ad andare<br />
..prima lei. Mentre stavamo facendo questo,, le mani<br />
ci dissero ancora che dentro l'albero ci volevano tutt'e<br />
i: due, così quando noi pensammo che in vita nostra<br />
o da quando camminavamo nei boschi non avevamo<br />
visto mai un albero con le mani e che parlava, allora<br />
cominciammo a scappare come prima, ma con nostra<br />
sorpresa, quando le mani videro che noi scappavamo<br />
un'altra volta a gambe levate, si tesero dall'albero<br />
a non finire e ci tirarono su da terra tutt'e due mentre<br />
stavamo scappando. Fatto questo ci tirarono verso<br />
l'interno dell'albero, ma quando stavamo per toccare<br />
l'albero, vedemmo che si apriva <strong>una</strong> glande porta e<br />
le mani ci tirarono attraverso quella porta nell'interno<br />
dell'albero.<br />
Ora in questo momento e prima che entrassimo<br />
nell'interno dell'albero bianco noi avevamo « venduto<br />
la nostra morte» a qualcuno che stava alla porta<br />
';.-.'. • '•••"• ;per la somma di 70 sterline, 18 scellini e & pence, e<br />
• « affittato la nostra paura » pure a qualcuno che stava<br />
alla porta a un interesse di 3 sterline, IO scellini,<br />
0 pence al mese, così non c'importava più della morite<br />
e non avevamo più paura. Quando entrammo neì-<br />
K/' ;;.-::'" -l'albeit) bianco, ci trovammo dentro <strong>una</strong> grande casa<br />
:che stava nel centro di <strong>una</strong> città grande e bella, allora<br />
ile mani ci diressero verso <strong>una</strong> vecchia e dopo le mani<br />
; sparirono. Così noi trovammo la vecchia seduta su<br />
•',-'.- L<strong>una</strong> sedia in un grande salotto che era decorato di<br />
joggetti preziosi, allora lei ci disse di sederci davanti<br />
! a lei e noi ci sedemmo. Poi ci domandò se sapevamo<br />
^ jcome si chiamava; noi dicemmo no; allora lei disse<br />
lene si chiamava MADRE-FEDELE e ci disse che aiutava<br />
-; soltanto quelli che si trovavano nei guai e sopporta-<br />
; . r Ivano punizioni ma non uccidevano nessuno.<br />
;• I Dopo questo, ci domandò se sapevamo come si<br />
'£•[•• (chiamavano le grandi mani che ci avevano portato<br />
da lei; noi dicemmo no. Allora lei ci disse che le<br />
grandi mani si chiamavano MANI-FEDELI, disse che il<br />
lavoro delie Mani-Fedeli era di far la guardia per<br />
i<br />
quelli che passavano o giravano per il loro bosco con<br />
dei guai ecc. e di portarli da lei.<br />
Il lavoro della Madre-Fedele<br />
nell'albero bianco<br />
Dopo che aveva raccontato la sua storia, allora disse<br />
a uno dei servi di darci da mangiare e da bere e<br />
immediatamente il servo ci servì da mangiare e da<br />
bere, ma dopo che avemmo mangiato e bevuto a sazietà,<br />
allora la Madre-Fedele ci disse di seguirla e noi<br />
la seguimmo. Ci portò nella più vasta sala da ballo<br />
che stava al centro di quella casa, e lì vedemmo che<br />
più di trecento persone stavano ballando tutte insieme.<br />
La sala era decorata per circa un milione di<br />
sterline e c'erano molti ritratti e c'erano anche i nostri<br />
in mezzo alla sala. Ma i nostri ritratti che vedemmo<br />
lì ci somigliavano moltissimo ed erano bianchi<br />
pure loro, ma noi eravamo molto meravigliati di trovare<br />
lì i nostri ritratti, forse li aveva fatti qualcuno<br />
che ci stava mettendo a fuoco come un fotografo<br />
prima che le mani ci tirassero dentro l'albero bianco,<br />
non potevamo dirlo. Così domandammo alla Madre-<br />
Fedele cosa se ne faceva di tutti quei ritratti, Lei rispose<br />
che erano per ricordo e per conoscere quelli<br />
che aiutava a uscire dalle difficoltà e dalle punizioni.<br />
Questa bella sala era piena di cose da mangiare e<br />
da bere di tutte le specie, c'erano in quella sala più<br />
di venti palcoscenici con innumerevoli orchestre, musicisti,<br />
ballerini e altri che battevano il tempo con<br />
le mani e coi piedi. Le orchestre erano sempre in<br />
attività. I bambini dai sette agli otto anni ecc. ballavano<br />
sempre, battendo la cadenza sul palcoscenico<br />
con dei canti melodiosi e cantavano anche con toni<br />
caldi con <strong>una</strong> danza ininterrotta fino al mattino. Vedemmo<br />
che tutte le luci in questa sala erano in<br />
technicolor e cambiavano di colore ogni cinque minuti.<br />
Dopo questo lei ci portò nella sala da pranzo e poi<br />
63
nella cucina dove trovammo circa trecentoquaranta<br />
cuochi che erano sempre indaffarati come tante api<br />
e tutte le stanze di questa casa stavano in fila. Poi<br />
lei ci portò al suo ospedale dove trovammo anche<br />
molti pazienti nei lettini e lei ci affidò a uno degli<br />
infermieri per curare le nostre teste senza capelli che<br />
la gente della « Città del cielo da dove non si torna »<br />
ci aveva rapato per forza con <strong>una</strong> bottiglia rotta.<br />
Restammo in cura in quell'ospedale per <strong>una</strong> settimana<br />
prima che ci ricrescessero tutti i capelli sulla<br />
testa, poi tornammo dalla Madre-Fedele e lei ci dette<br />
<strong>una</strong> stanza.<br />
La nostra vita con la Madre-Fedele<br />
nell'albero bianco<br />
Ora vivevamo con la Madre-Fedele e lei si prendeva<br />
cura di noi con la sua fedeltà, ma dopo ima<br />
settimana che vivevamo con questa madre noi ave-<br />
; vamo dimenticato tutti i nostri tormenti passati e<br />
lei ci disse di andare nella sala tutte le volte che<br />
volevamo. Così la mattina presto noi andavamo<br />
nella sala e cominciavamo a mangiare e a bere,<br />
; perché non compravamo niente di quello che vole-<br />
; vamo, così cominciai a dar fondo a tutte le bevande,<br />
; siccome ero stato un grande bevitore di vino di palma<br />
; nella mia città prima di andarmene. E in un mese<br />
i mia moglie ed io diventammo buoni ballerini. Quej<br />
sto fu abbastanza strano. Una notte, quando restammo<br />
jsenza niente da bere verso le due circa dopo mezzanotte,<br />
allora il capo cameriere riferì alla Madre-Fe-<br />
•jdcle che eravamo. senza niente da bere e che non ce<br />
j n'era più nel magazzino, allora lei dette al capo<br />
;-cameriere <strong>una</strong> bottiglietta che era proprio come <strong>una</strong><br />
| fiala da iniezione e conteneva soltanto <strong>una</strong> piccola<br />
[quantità di vino. Dopo che il capo cameriere la portò<br />
[nella sala noi cominciammo a berla, ma per tre giorni<br />
•e tre notti tutti quanti noi non riuscimmo a bere un<br />
64<br />
quinto del vino che conteneva quella bottiglia. Così,<br />
dopo circa tre mesi che stavamo dentro quest'albero<br />
bianco, diventammo inquilini della casa e mangiammo<br />
gratis tutto quello che ci piaceva. In questa casa<br />
c'era <strong>una</strong> stanza speciale dove si giocava d'azzardo e<br />
io mi unii alla compagnia, ma non ero abbastanza<br />
bravo, così i giocatori esperti mi portarono via tutto<br />
il denaro che avevo guadagnato vendendo la nostra<br />
« morte », ma io avevo dimenticato che un giorno saremmo<br />
dovuti andar via di là e che ci occorreva denaro<br />
da spendere. Naturalmente il noleggiatore della<br />
nostra « paura » ci pagava regolarmente tutti i mesi.<br />
Adesso ci dispiaceva di continuare il nostro viaggio<br />
verso la città dove stavamo andando prima di entrare<br />
nell'albero bianco, in realtà non volevamo andarcene<br />
mai più.<br />
Ma quando fece un anno e due settimane che stavamo<br />
con Madre-Fedele, <strong>una</strong> notte lei chiamò mia<br />
moglie e me e ci disse che per noi era tempo di<br />
andarcene e di continuare il nostro viaggio come sempre.<br />
Quando lei ci disse questo noi la pregammo di<br />
non lasciarci andar via mai, allora lei rispose che non<br />
aveva il diritto di tenere qualcuno per più di un<br />
anno e qualche giorno, ci disse anche che se fosse dipeso<br />
da lei avrebbe aderito alla nostra richiesta. Dopo<br />
questo, ci disse di andare a fare il bagaglio e di prepararci<br />
a partire domani mattina. Allora noi tornammo<br />
nella nostra stanza, e ci mettemmo a pensare<br />
che dovevamo ricominciare il nostro calvario. Non<br />
andammo nella sala quella notte e non dormimmo<br />
fino all'alba, così la mattina presto pensammo tra noi<br />
di dirle di accompagnarci fino alla nostra destinazione.<br />
Allora andammo da lei e le dicemmo che<br />
eravamo pronti a partire e volevamo che lei ci<br />
accompagnasse fino alla nostra destinazione per<br />
via delle creature spaventose dei bosco. Ma lei<br />
ci disse che non poteva fare quello che chiedevamo,<br />
perché non doveva uscire dai suoi confini. Così<br />
mi dette un fucile e delle munizioni e un coltello,<br />
65
•4^<br />
poi regalò a mia moglie moki vestiti costosi ecc. e<br />
ci dette carne arrostita in abbondanza con roba da<br />
bere e sigarette. Dopo questo ci accompagnò, ma <strong>una</strong><br />
cosa che ci meravigliò molto fu che vedemmo l'albero<br />
aperto come <strong>una</strong> larga porta, e semplicemente ci trovammo<br />
tutt'a un tratto nel bosco, e la porta si chiuse<br />
subito e l'albero sembrava un semplice albero che<br />
non poteva aprirsi in quel modo. Ma appena ci trovammo<br />
ai piedi di questo albero bianco dentro il<br />
.-••• bosco, tutt'e due (mia moglie ed io) dicemmo all'improvviso<br />
«Siamo un'altra volta nel bosco». Perché<br />
era proprio come se un uomo o <strong>una</strong> donna dormiva<br />
; ' - nella propria stanza, ma quando si svegliava, si ritrovava<br />
dentro un grande bosco.<br />
Allora riprendemmo la nostra « paura » dal noleggiatore,<br />
e lui ci pagò l'ultima rata d'interesse. Poi<br />
trovammo quello che aveva comprato la nostra « mor-<br />
• ". te » e gli dicemmo di ridarcela, ma lui ci disse che<br />
• non poteva restituirla, perché gliel'avevamo. venduta<br />
e lui l'aveva già pagata, così noi lasciammo la nostra<br />
; « morte » al compratore, còsi prendemmo soltanto la<br />
nostra « paura ». Cosi quando la Madre-Fedele ci accompagnò<br />
al fiume che non avevamo potuto attraversare<br />
prima di vedere l'albero bianco e di entrarci,<br />
• • " . noi ci <strong>ferma</strong>mmo e la guardammo. Dopo un poco,<br />
! lei prese da terra un pezzettino di legno che pareva<br />
•-.-"'-.! un- fiammifero e ìó gettò su quel fiume, ma imme-<br />
; diatamente noi ci trovammo davanti un ponte stretto<br />
; . ; • i che attraversava il fiume sino all'altra riva. Allora<br />
ilei ci disse di attraversarlo fino all'altra riva o la<br />
;: | sponda di là, ma lei restò dov'era, appena noi toc-<br />
-"! cammo il bordo dell'altra riva lei tese la <strong>mano</strong> e<br />
• -I toccò il ponte, ma era soltanto quel pezzetto di legno,<br />
| quello che le vedemmo in <strong>mano</strong>. Dopo questo, lei<br />
I cantava e agitava la <strong>mano</strong> verso di noi e noi facevamo<br />
ì lo stesso verso di lei, poi subito lei scomparve. Fu in<br />
• " [ questo modo che lasciammo la Madre-Fedele nell'al-<br />
" ; bero bianco, che era fedele a tutte le creature.<br />
• | Così noi riprendemmo la nostra « paura » e ricorriin-<br />
66<br />
ciammo il nostro viaggio come sempre, ina prima che<br />
fosse passata un'ora da quando avevamo lasciato la<br />
Madre-Fedele, si mise a piovere a dirotto e la pioggia<br />
ci frustò per due ore prima di smettere, perché<br />
in questo bosco tton_£l^lLfiHSim^<br />
(gia_o_£e£jdtrp^Mia moglie non poteva camminare'<br />
svelta come avremmo voluto, così cK<strong>ferma</strong>mmo e<br />
frangiammo la carmi arrostita che ci aVeva dato la<br />
Madre-Fedele, e ci riposammo per due óre, poi ci<br />
rimettemmo a camminar^. Ma mentre stavamo camminando<br />
in questo bosco, incontrammo <strong>una</strong> gWane<br />
signora che veniva verso diNnoi, ma noi appena la<br />
vedemrno girammo da un'altra\parte, ma anche lei<br />
girò dalla stessa parte, allora noi ci <strong>ferma</strong>mmo per la<br />
sciarla venire e che facesse tutto quello che voìeva, N<br />
perché avevamo venduto la nostra Smorte » e non<br />
potevamo morire ancora, ma avevamo\paura di lei<br />
perché non avevamo venduto la nostA « paura».<br />
Quando questa signora ci si avvicinò, ci accorgemmo<br />
che portava un lungo vestito eia sera, e aveva molte<br />
perline d'oro al collb e portava scarpe col tacco alto<br />
che al colore sembravano d'alluminio, era altaVome<br />
un bastone lungo circaNire metri, aveva la carnagione<br />
di un rosso cupo. DopoXche ci era venuta vicino, si<br />
fermò e ci domandò dovevstavamo andando. Noi\i-<br />
^pondemmo che stavamo andando alla « Città dei<br />
prti », e lei ci domandò ancora da dove venivamo.<br />
Noi rispondemmo che venivamo dalla Madre-Fedele<br />
nell'albero bianco. Dopo che leXavevamo detto questo,<br />
alWa lei ci disse di seguirla ma quando lei disse<br />
così, noVavemmo paura di lei e £nia moglie disse ;<br />
« Questa non <strong>è</strong> un essere u<strong>mano</strong> e nìsur <strong>è</strong> uno spirito,<br />
ma che cose?». Allora cominciaimnoNa seguirla come<br />
lei ci avev\ detto. Dopo che avevamo camminato<br />
con lei per circaNsei miglia in questo bosco\entranimo<br />
dentro un « BoscVrosso » e il bosco era crun rosso<br />
CUJK) compresi anclre tutti gli alberi, la terra\ tutte<br />
le creature che ci vìvevano. Appena entrammo in<br />
questd\« Bosco-rosso ».mia moglie ed io diventammo<br />
67
which we were travelling along, it was fmilt in forni of<br />
an upstairs and thatched with grasses, then I surrounded<br />
it with sticks as fence, so that it maghe keep us from the<br />
animate etc. Then I begaii to treay my wife there. In<br />
the.daytimej I would go around tjie bush, I should kill<br />
bush animals, after that I should/pick edible fruits and<br />
we iwere feeding on them as food. When we completed<br />
the^period of three months jynere for treatment, my<br />
wif<strong>è</strong> was very well, but as I ;was roaming about in that<br />
bùsh in search of animals, tjaere I discovered an old cutlassi<br />
which had had its y^ooden handle eaten off by<br />
inse|cts7 then I took it ario/coiled it round with the string<br />
of i palm-tree, then I sharpened it on a hard graund,<br />
becàuse there was no stone, and cut a strong and slender<br />
stick and then bent it in forni of a bow and sharpened<br />
many small sticks as arrows, so I was defendmg/óurselves<br />
with it. But after we had completed the pei?(od of five<br />
months and some days in that house, we tnought that<br />
to go back to t,H<strong>è</strong> town of my wife's father Was dangerous,<br />
becàuse of yarious punishments, and we/could not trace<br />
out;the right way on which we travelle/i from that place<br />
again. ;To/go back was harder and to go further was the<br />
hardest, „so at làst we made up our mp and started to go<br />
fprwarój; In case of emergency, 1 took the bow and<br />
arrows/with the cutlass with i.is,/but we had no other<br />
load rtìore than that, becàuse our loads had been taken<br />
from Ms in the town of "Unreturnable-Heaven's", and<br />
of cqutse we had burnt our ioads together with their<br />
housés,j Then we started ouj/ journey very early in the<br />
mornitàg, but it was a very/dark day which seemed as if<br />
rain w|as coming heavilyi After we had travelled about<br />
\ 64<br />
u^ 'TUTU òuft<br />
seven miles from that hotée which we left, then we<br />
stopped and ate some of the roasted meat which #e took<br />
along with us. After that we started to travel a^ain, but<br />
we did not travel more than a mile in that bush before<br />
we reached a large^iver which crossed ouryway to passj ,'"<br />
when we reached/there, we could not entfer it, because A<br />
it was very deep as we were looking se it and noticing<br />
that there was no canoe or other thmg with which to<br />
cross it. Wl^en we had stopped the^e for a few minutes,<br />
we travelled to our right along tKe bank of this river as/<br />
perhaps we might reach the eim of it, but we travellet<br />
more then four miles withoinYseemg the end at ali. Then<br />
we turned back and travelled to our left again. When we<br />
had travelled about six ymiles away wìthout seelng the<br />
end{ then we stopped té think what we could/do to cross<br />
th<strong>è</strong> river. But at that moment we thought/to go further<br />
along the bank perhaps we could reach/the end or a<br />
safe place tojrést" or sleep at mg^J^Aswe'^Yere going<br />
further, we did not travel more than one third of a mile<br />
on this river-bank, before we saw a big tree which was<br />
about one thousand and fifty feet in length and about<br />
two hundred feet in diameter. This tree was almost white<br />
as if it was painted every day with white paint with ali<br />
its leaves and also branches, As we were about forty<br />
yards away from it, there we noticed that somebody<br />
peeped out and was focusing us as if a photographer was<br />
focusing somebody. So, at the same time we saw him<br />
focusing us ìike that, we started to run to our left, but<br />
he turned to that place too, and we turned to our right<br />
again, and he did so, and stili focusing us like that and<br />
we did not see who was focusing us, but only that tree<br />
PWD: G<br />
UJ
;V9 "•<br />
s - < • • , - • • •<br />
which was turnìug as we were doing. After we had seen<br />
this terrible tree which was focusing us, then we said<br />
: '"."-.. that we should not wait for this again, then we were<br />
running away for our life at once. But immediately we<br />
were running away from this tree, we heard a terrible<br />
voice suddenly as if many persons talked into a big tank,<br />
then we looked at our back and there we saw two large<br />
hands which carne out from the tree and made a sign<br />
of "STOP," but directly we saw him saying so, we did<br />
noti stop at ali, after that he said again—"STOP-THERE<br />
. AN# COME-HERE" but stili, we did not go to him as he<br />
: said. He told us again with another curious and larger<br />
'voice to.stop, but that time we stopped and looked at<br />
our! back.<br />
; But as we looked at our back, we were looking at the<br />
large hands with fear, so when the hands gave us sign.<br />
. to come to him, now my wife and myseff betraited ourselves,:<br />
because when the hands told both of us to come<br />
i;:'"'•; to him, my wife pointed me to the hands and I myself<br />
fi; ; : poirrted her to the hands tooj after that, rny wife forced<br />
;:v mei toigo'first and I pushed her to go first. As we were<br />
doihg that, the hands told us again that both of us were<br />
wanted inside the tree, so when we thought that we had<br />
heyerìseen a tree with hands and talking in our life,<br />
or since we haye been trayelling in the bushes, then we<br />
started to run away as before, but to our surprise, when<br />
,-. the: hànds saw that we took to our heels again, they<br />
;i ' stretclìed out from the tree without end and then picked<br />
. both 4f us off the ground as we were running away.<br />
; ' After |hat they were drawing back to the inside of the<br />
• ; . ' • . " - t<br />
"''••' I<br />
tree, But when we nearly touched the tree, there we<br />
: 1<br />
66<br />
!<br />
saw that a large door opened and the hands drew us<br />
through that door to the inside of the tree.<br />
Now by that time and before we entered inside the<br />
white tree, we had 'sold our death' to somebody at the<br />
door for the sum of £70; 18: 6d and 'lem our fear' to<br />
somebody at the door as well on interest of £3: 10: Od<br />
per month, so we did not care about death and we did<br />
not fear again. When we entered inside the white tree,<br />
there we found ourselves inside a big house which was<br />
in the centre of a big and beautiful town, then the hands<br />
directed us to an old woman, and after the hands disappeared.<br />
So we met the old woman sat on a chair in a<br />
big parìour which was decorated with costly things, then<br />
she told us to sit down before her and we did so. Then<br />
she asked us did we know her name; we said no; then<br />
she said that her name was called "FAITHFUL-MOTHEB."<br />
and she told us that she was only helping those who<br />
were in diffxculties and enduring punishments but not<br />
killing anybody.<br />
After that, she asked us did we know the name of the<br />
big hands who brought us to her; we said no. Then she<br />
told us that the big hands' name was called "FAITHFUL-<br />
HANDS " she said that the work of Faithful-hands was<br />
to watch out for those WOJ were passing or going about<br />
in their bush with difficulties etc. and bring them to<br />
her.<br />
67
' -".THE WORK OF THE FAITHFUL-MOTHER<br />
• IN THE WHITE TREE"<br />
After she had related her story, then she told one of<br />
her servante to give us food and drinks and at the same<br />
time the servant served us with the food and drinks, but<br />
after we had eaten and drank to our satisfaction, then<br />
the Faithful-Mother told us to folìow her and we did so.<br />
She took us to the largest dancing hall which was in the<br />
centre of that house, and there we saw that over 300<br />
pfeople were dancing ali together. The hall was décorated<br />
\tith about one million pounds (£) and there were many<br />
images and our own too were in the centre of the hall,<br />
Blut our own images that we saw there resembled us too<br />
friuch and were also white colour, but we were very<br />
surprised to meet our images there, perhaps somebody<br />
whowas focusing us as a photographer at the first time<br />
before the hands drew. us inside the white tree had made<br />
them, we could not say. So we asked from Faithful-<br />
Mother what she was doing with ali of the images. She<br />
replied that, they were for remembrance and to know<br />
thos<strong>è</strong> she was helping from their difficulties and punishments,<br />
This beautiful hall was full of ali kinds of food<br />
and i drinks, over twenty stages were in that hall with<br />
uncóuntabìe orchestras, musicians, dancers and tappers.<br />
The* orchestras were'always busy. The children of seven<br />
to eight years etc. of age were always dancing, tapping<br />
on tjhe stage with melodious songs and they were also<br />
singjng with warm tones with non-stop dance till<br />
morhing, There we saw that ali the lights in this hall<br />
wer^ in technicolours and they were changing colours<br />
)''•'( 68<br />
at five minutes intervals. After that she took us to the vj<br />
dining hall and then to the kitchen in which we met 1|<br />
about three hundred and forty cooks who were always / ;f<br />
busy as bees and ali the rooms in this house were in a row. |ji<br />
Then she took us to her hospital where we met again Ij<br />
many patients on sick beds and she handed us to one of \<br />
the patentees to treat our heads without hair which the * •[<br />
people of the "Unreturnable-Heaven's town" had |<br />
cleared with broken bottìe by force. |<br />
We remained in that hospital for a week under treat- j<br />
ment before our heads brought out full-grown hair, !<br />
then we went back to the Faithful-Mother and she gave j<br />
1<br />
us a room. ,_- •<br />
OUR LIFE WITH THE FAITHFUL-MOTHER<br />
IN THE WHITE TREE.<br />
Now we were living with the Faithful-Mother and she<br />
was taking care of us with her faithfulness, but within<br />
a week that we were living with this mother, we had<br />
forgotten ali our past torments and she told us to go to<br />
the hall at any time we liked. So early in the morning,<br />
we should go to the hall and begin to eat and drink,<br />
because we were not buying anything that we wanted,<br />
so that I began to lavish ali the drinks as I had been a<br />
great palm-wine drinkard in my town before I left.<br />
And within one month my wife and I became good<br />
dancers. This was rather queer. One night, when we<br />
were short of drinks at about two o'clock in the midnight,<br />
then the Chief waiter reported to the Faithful-<br />
69
jHt : rvS '•---."'- •••"'.-•<br />
3 ;fg- .'-.""' : Mother that we were short o£ drinks and there was none<br />
|j|'"•;' :". in the store, then she gave the chief waiter a small<br />
}-|• : bottìe which was exactiy the size of injection's bottie and \<br />
t'% it contaìned only a little quantity of wine. After the I<br />
| p: : , -chief waiter brought it to the hall we began to drink it, \<br />
| |:-\ but for three days and nights, the whole of us could not l<br />
ì | ; '• drink the wine which the bottie -contaìned to one-fifth.<br />
•;^à-••,•] So after about three months that we were inside this<br />
% "¥'•• \ white tree, we became the inhabitants of the house and<br />
j% , we were feeding on anything that we hked free of<br />
\&: : eharge. There was a special room in this house to play<br />
1 L gamble and I joined the gang, but I was not perfect<br />
:| g; ;:';;• Vvbnough, so that ali the money for which I sold our<br />
% -.f •.-•:: •'•"". * death -* was taken away from me by the expert gamblers,<br />
:; !<br />
l-^:.- ; but I had forgotten that one day, we should leave there<br />
;., ,, and need money to spend. Of course the borrower of our<br />
ili;; ••"•• ffeàr' was paying us regularly every month. Now we<br />
;1 ".|,- : :"--- disliked to continue our jouraey to the town that we<br />
;J ! were going to before we entered inside the white tree,<br />
;f /-5. j -~.-.-. • "-. as à matter of fact we did not like to leave there ever.<br />
à ''<strong>è</strong>'.--,, ..'-.••"' But after we had completed the period of one year<br />
j} 4r : and twó weeks with Faithful-Mother, one night she<br />
n^P'--' . calìed my wife and me and told us that it was time for<br />
us to leave there and continue our journey as usuai.<br />
iJ-ìvV When she said this we begged her not to let us leave<br />
|l-.-£..; thefe ever, then she replied that she had no right to<br />
%"Ì,i-\ deìày anybody more than a year and some days, she<br />
$/I::;\; said again that if that had been in her power, she would<br />
'ì U--Z g*a;)rt our request. After that, she told us to go and pack<br />
j ^7-:. ali [our loads and be ready to leave there tomorrow<br />
1.P= morning. Then we went back to our room, and began<br />
to think that we were going to start our punishments<br />
again. We did not go to the hall that night and we did<br />
not sleep till the daybreak, so early in the morning we<br />
thought within ourselves to teli her to escori us to our<br />
destination. Then we went to her and told her we were<br />
ready to leave and we wanted her to lead us to our destina- »<br />
tion because of fearful creatures in the bush. But she<br />
told us that she could not do such request, because she<br />
must not gó beyond their boundary. So she gave me a<br />
gun and ammunitions and a cutlass, then she gave my<br />
wife many costly clothes etc. as gifts and gave us plenty<br />
of roasted meat with drinks and cigarettes. After that<br />
she accompanied us, but what made us very surprised<br />
was that we saw the tree opened as a large door, and we<br />
simply found ourselves inside the bush unexpectedly,<br />
and the door closed at once and the tree seemed as an<br />
ordinary tree which could not open like that. But at the<br />
same time that we found ourselves at the foot of this<br />
white tree inside the bush, both of us (my wife and I)<br />
said suddenly "We are in the bush again." Because it<br />
was just as if a person slept in his or her room, but when<br />
he woke up, he found himself or herself inside a big<br />
bush.<br />
Then we took our 'fear' back from the borrower and<br />
he paid us the iast interest on it. Then we found the<br />
one who had bought our ( death' and told him to bring<br />
it, but he told us that he could not return it again,<br />
because he boiight it from us and had paid for it already,<br />
so we left our ' death ' for the buyer, so we took only our<br />
'fear'. So when the Faithful-Mother led us to the river<br />
which we could not cross before we saw the white tree<br />
71
and entered it, we stopped and looked at her. After a<br />
while, she picked up a small stick like a match stick on<br />
the ground and she threw it on that river, but at the<br />
sanie moment, there we found a narrow bridge which<br />
crossed the river to the other edge. Then she told us to<br />
cross it to the other edge or the second side, but she stood<br />
in the same place, at the sanie time that we reached the<br />
end of the other edge, she stretched out her hand and<br />
touched the bridge, but it was only that stick we saw in<br />
her hand. After that she was singing and waving her<br />
hand to us and we were doing the same thing to her as<br />
well, then she disappeared at once. That was how we left<br />
the Faithful-Mother in the white tree who was faithful<br />
to every creature.<br />
So we took our * fear ' back and started our journey as<br />
usuai, but before an hour passed since we had left the<br />
Faithful-Mother, a heavy rain carne and we were beaten<br />
by the rain for two hours before it stopped, as there was<br />
no shelter in this bush for rain or auything. My~yvìf^~~<br />
could nónà-avel'as^ stopped<br />
and ate tlite roasted meat which the Faithful-Mother<br />
gaye us, ano. we rested there for two hours, then we<br />
started to traveì again. But as we were traveìling along<br />
in this bush, wfe met a young lady who wak coming towards<br />
us, but asXwe saw her, we bent to arkrther way,<br />
but she bent to the place too, then we stopped for her<br />
to come anof do anything that she wanted to do\ because<br />
we had sold our ' death' and we could not die agàin, but<br />
we feared her because Ve did not sell our 'fear'. When<br />
this lady approached us, Ve noticed that she was dressed<br />
in a long fancy gown, and\ there were many gold-beàds<br />
around her neck and she wore high-heel shoes which<br />
resembled alumimum in colour, she Was as tali as a stick<br />
of abou^ ten feet long, she was of deep red complexiòn.<br />
After stìe had approached us, she stopped and asked<br />
where we\were going to. We replied that we were going<br />
to "Dead's town," and she asked again frani where were<br />
we coming^ We replied- that we were corking from the<br />
Faithful-Mother in the white tree. After We had told<br />
her that, then she told us to follow her, but when she<br />
said so, we feared her and my wife said—"This is not<br />
a human-beinAand she is not a spirit, but wbek is she?"<br />
Then we were f^llowing her as she told us. After we had<br />
travelled with he\ to a distance of about 6 miles in this<br />
bush, then we entered inside a "Red-Bush" and the bush<br />
was in deep red to^ether with ali the trees, ground and<br />
ali the liYing creatuVes therein. Immediately we entered<br />
this "Red-Bush" mV wife and myself turned deejAred<br />
as that bush, but at the same time that we entered \he<br />
"Red-Bush", these words carne out from my wifeVs<br />
mouth—"This is only ìear for the heart but not danger\<br />
ous to the heart."<br />
"\WE AND THE RED-PEOPLE IN THE<br />
RED-TOWN"<br />
After we ha^travelled about ì2 miles away in the "Red-<br />
Bush" with the Red-lady, we Wtered a'Red-town and<br />
there we saw that both people an<strong>è</strong>ltheir domestic animals<br />
were deep-red in\colour. So we entered a house which was<br />
the largest in that area, but as we Vere feeling hungry<br />
\ 75 \
NOTA -DELLA TRADUTTRICE. Nella versione italiana delle<br />
due opere di Tutuola, che presentava non poche difficoltà,<br />
si <strong>è</strong> cercato di restare il più possibile fedeli alle peculiarità<br />
dell'originale: infatti, la lingua usata dall'autore<br />
<strong>è</strong> l'inglese come si parìa in Nigeria (etnia yoruba, nella<br />
specie) che non di rado trascura, o almeno altera, grammatica,<br />
sintassi, articolazioni e nessi, in particolare per<br />
quello die riguarda l'uso delle congiunzioni, preposizioni<br />
e avverbi (come but, as, before, ecc.). Si veda comunque,<br />
ciò che su questo punto scrive Itala Vivan nella Nota alla<br />
fine del volume.<br />
te tVl liTléU- $
evuto tutto; allora la sera andava a spillare ancora<br />
settantacinque barili, e io bevevo fino alla mattina.<br />
Così a quel tempo i miei amici non si contavano<br />
e bevevano con me vino di palma dalla mattina fino<br />
alla sera tardi. Ma quando il mio spillatole di vino<br />
di palma erano quindici anni che spillava per me<br />
vino di palma, mio padre morì all'improvviso, e<br />
dopo sei mesi che era morto mio padre, <strong>una</strong> domenica<br />
sera lo spilìatore andò alla fattoria di palme a<br />
spillare per me vino di palma. Quando arrivò alla<br />
fattoria, si arrampicò su <strong>una</strong> delle palme più alte<br />
: che-c'<strong>è</strong>rano là per spillare vino di palma, ma mentre<br />
lo stava spillando, a un certo momento cadde giù e<br />
per le ferite morì ai piedi della palma. Mentre io<br />
^aspettavo che portasse il vino di palma, quando vidi<br />
•che non tornava in tempo, perché non mi aveva mai<br />
\ fatto aspettare tanto, chiamai due amici mìei per<br />
ifarmi accompagnare alla fattoria. Quando arrivammo<br />
Jaìla fattoria, ci mettemmo a guardare tutte le palme,<br />
Idopo un po' lo trovammo sotto la palma dove era<br />
|[caduto e morto.<br />
| Ma la prima cosa che feci appena lo vedemmo<br />
lì morto fu che mi arrampicai su un'altra palma che<br />
stava vicino a dov'era lui, dopo di che spillai vino<br />
di palma e bevvi a sazietà e poi tornai dov'era lui.<br />
Allora io e quei due amici miei che mi avevano<br />
accompagnato alla fattorìa scavammo <strong>una</strong> fossa come<br />
tomba sotto la palma dove lui era caduto e ce lo<br />
seppellimmo, dopo di che tornammo in città.<br />
Quando fu la mattina presto del giorno dopo non<br />
avevo neanche un po' di vino di palma da bere, e<br />
per tutto quel giorno non mi sentii felice come prima;<br />
stavo seduto molto serio nel; mio salotto, ma<br />
dopo tre giorni che non avevo neanche un po' di<br />
vino di palma, tutti i miei amici non vennero più<br />
a casa mia, mi lasciarono solo, perché per loro non<br />
c'era più vino di palma da bere.<br />
- Ma dopo tutta <strong>una</strong> settimana passata in casa<br />
senza vino di palma, allora uscii, e in città vidi uno<br />
12<br />
di loro, così lo salutai, lui rispose ma non mi si<br />
avvicinò, se ne andò via in fretta.<br />
\" Allora; mi misi a cercare un altro bravo spilìatore<br />
di vino di palma, ma non mi riuscì di trovarne<br />
nessuno che sapesse spillare tutto il vino di palma che<br />
avevo bisogno. Quando per me non ci fu più vino<br />
di palma da bere, cominciai a bere acqua pura che<br />
prima non potevo neppure assaggiare, ma non ne ero *<br />
soddisfatto come del vino di palma.<br />
Quando vidi che per me non c'era più vino di<br />
palma, e che nessuno poteva spillarlo per me, allora<br />
pensai tra me che i vecchi dicevano che tutte le<br />
persone che morivano in questo mondo non andavano<br />
subito in cielo, ma vivevano tutte insieme in un<br />
posto di questo mondo chi sa dove. Allora dissi che<br />
sarei andato a cercare dove stava il mio spilìatore di<br />
vino di palma che era morto.<br />
Una bella mattina presi con me tutti gli amuleti<br />
miei personali e anche tutti gli amuleti di mio padre<br />
e lasciai la città natale di mio padre per scoprire<br />
dov'era andato il mio spilìatore che era morto.<br />
Ma a quei tempi c'erano molte belve ed era<br />
tutto pieno di boschi e foreste fitte; inoltre, città e<br />
villaggi non stavano imo attaccato all'altro come adesso,<br />
e mentre camminavo da un bosco all'altro e da<br />
<strong>una</strong> foresta all'altra e ci dormivo dentro per molti<br />
giorni e mesi di seguito, mi mettevo a dormire sui<br />
rami degli alberi, perché gli spiriti, ecc. erano proprio<br />
come dei compagni, e per salvare la vita da loro; e<br />
inoltre potevo metterci due o tre mesi per arrivare<br />
in <strong>una</strong> città o in un villaggio.<br />
Tutte le volte che arrivavo in <strong>una</strong> città o in un<br />
villaggio ci passavo quasi quattro mesi per trovare il<br />
mio spilìatore fra gli abitanti di quella città o di<br />
quel villaggio, e se lì non c'era partivo e mi rimettevo. •<br />
in cammino verso un'altra città o un altro villaggio, f<br />
*TJ0pcr-set1Fìri<strong>è</strong>^^<br />
arrivabili <strong>una</strong> città e andai da un vecehi©,.^questoxs<br />
vecchio rre^i era proprio uii^eeqhio, era un dio, e<br />
n
'This b<br />
tradv i<br />
ivithou<br />
First published in 1952.<br />
by Faber and Faber Limited<br />
5 Queen Square, London, W.C A<br />
First published. in Faber Paper bachi, 1.901<br />
Repnnted 1905, 1969, 1971, 1974, Ì977 and 1980<br />
Prinied in Great Brilain by<br />
Wìntstable Litho Ltd, Whitstable, Reni<br />
Ali rights reserued<br />
ISBN 0 571 04996 6<br />
CONUITIONS OF SALE<br />
>ok is sold subjvct to the condition that it shall noi, by tvay of<br />
r othenchc, be lait, rt'-sold, ìiircd out or othencùe circulated<br />
the publisher'* prior amsetit in a tir forni of bindìng or cover<br />
other diari that in irhich it £,< published and tvithout a similar condition<br />
i/tclt ding this condition being imposed on the subsequeni purchascr<br />
TU, : fui tu - ^ : ÌA e_ P-A'Ì AA W
% ' ¥: . my father died suddenly, and when it was the 6th xnonth<br />
l'P:i : :..'/:.'• .."'..--after my father had died, the tapster went to the paini-<br />
|-j&V'•"••" tree farm on a Sunday evening to tap palm-wine for me.<br />
f K"'; When he reached the farm, he climbed one of the tallest<br />
'it ->- : palm-trees in the farm to tap palm-wine but as he was<br />
V tapping on, he fell down unexpectedly and died at the<br />
1-v ; : foot of the palm-tree as a result of injuries. As I was<br />
V'J:\ waiting for him to bring the palm-wine, when 1 saw<br />
5'| : y-.:. that he did not return in time, because he was not<br />
Ì ;rr":: ; feeeping me long like that before, then I calìed two of my<br />
| |0y\ ; Ifxiends to accompany me to the farm. When we reached<br />
V±y-. the-, farm, we began to look at every palm-tree, after a<br />
i'.i[ while we found him under the palm-tree, where he fell<br />
| .;.:•--. down and died.<br />
| '3\ . But what I did first when we saw him dead there, was<br />
f-$X : - •[•.•. that I climbed another palm-tree which was near the<br />
\ k spot, after that I tapped palm-wine and drank it to my<br />
f f"^1;- satisfactión before I carne back to the spot. Then both my<br />
1 %t; friejnds who accompanied me to the farm and I dug a pit<br />
Ve';^ :•-'.•'" under the palm-tree that he fell down as a grave and<br />
^ £ : ;-"-•-".. " burjied him there, after that we carne back to the<br />
•ì -£'•': \ towjn. ; "<br />
V_y< : : ,: . '"'~' .' When it was early in the mornìng of the next day, I<br />
X(A-\/ had no palm-wine to drink at ali, and throughout that<br />
i L dayj I felt not so happy as before ; I was seriousìy sat down<br />
ì iK: ; • : in ijny parlour, but when it was the third day that I had<br />
I"U••'.[,'• ;".'•• -no palm-wine at ali, ali my friends did not come to my<br />
jh"f; ,: 'J hotise again, they left me there alone, because there was<br />
-\ :;•••; no palm-wine for "them to drink.<br />
?, ^ E But when I completed a week in my house without<br />
Ir? ; palm-wine,! then I went out\and, I saw one of them.in<br />
tr- " I " " 8"<br />
the town, so 1 saiuted him, he answered but he did not<br />
approach me at ali, he hastily went away.<br />
Then I started to find out another expert palm-wine<br />
tapster, but I could not get me one who could tap the<br />
palm-wine to my requirement. When there was no palmwine<br />
for me to drink I started to drink ordinary water<br />
which I was <strong>una</strong>ble to taste before, but I did not satisfy<br />
with it as palm-wine.<br />
When I saw that there was no palm-wine for me again,<br />
and nobody could tap it for me, then I thought within<br />
myself that old people were saying that the whole people<br />
who had died in this world, did not go to heaven directly,<br />
but they were living in one place somewhere in this<br />
world. So that I said that I would find out wh.ere.my palmwine<br />
tapster who had died was. _.J<br />
One fine morning, I took ali my native juju and also \<br />
my father's juju with me and I left my father's home- . •<br />
town to find out whereabouts was my tapster who had<br />
died.<br />
But in those days, there were many wild animals and ì v,<br />
every place was covered by thick bushes and forests; \,<br />
again, towns and villages were not near each other as ,<br />
nowadays, and as I was travelling from bushes to bushes<br />
and from forests to forests and sìeeping inside it for many<br />
days and months, I was sìeeping on the branches of trees,<br />
because spirits etc. were just like partners, and to save<br />
my life from themj and again I could spend two or three<br />
months before reaching a town or a viìlage. Whenever<br />
I reached a town or a village, I would spend almost four<br />
months there, to find out my palm-wine tapster from<br />
the inhabitants of that town or village and if he did not<br />
9
istituzionalizzazione delia politica: in Nigeria come in moltissimi paesi africani,<br />
nonostante le riforme, anche in Nigeria, per assicurare il pluripartitismo e<br />
libere elezioni.<br />
Non si ha abbasanza consapevolezza in Italia e in Occidente del lascito<br />
di lunga durata del colonialismo nella società, nelle istituzioni, nell'economia,<br />
nell'immaginario delle popolazioni affricane. Una delle conseguenze più gravi<br />
del colonialismo <strong>è</strong> che lo Stato, sempre gestito da forze straniere, <strong>è</strong> sempre stato<br />
sentito come <strong>una</strong> sorta di nemico, <strong>una</strong> realtà esterna e estranea. La società<br />
non si <strong>è</strong> mai integrata nello Stato. Non ha mai elaborato <strong>una</strong> cultura e uria<br />
ideologia condivisa che andasse a vantaggio della preservazione dello Stato e<br />
della legittimità delle istituzioni. Come suo atteggiamento più spontaneo, la<br />
società africana si pone in posizione antagonistica nei confronti dello Stato. Ed<br />
<strong>è</strong> anche così che si perpetua l'autoritarismo e che l'Africa passa da un'emergenza<br />
all'altra.<br />
Sweet talk": strategie comunicative e creative di Ken Sajo4Vìwa-<br />
Jane Wilkinson<br />
Istituto Universitario Orientale di Napoli ' *<br />
"Sweet talk", ossia l'arte del parlar dolce, dell'ammaliare con ì'usp della e<br />
parola. I bricconi, i truffatori, i raccontastorie che affollano le pagine e le scene .-:.; /[;<br />
di Ken Saro-Wiwa la conoscono bene: seducono le loro stesse vittime, ijrasfor- "-^ l.<br />
mandole in complici e costringendole ad agire nel senso voluto, anche sé l'esito -..'; "-; ;•:<br />
non <strong>è</strong> sempre quello previsto. Nelle fiabe tradizionali così come nelle versioni . !-_;<br />
aggiornate offerte da Saro-Wiwa, le parole, i trucchi e i travestimenti degli umili •: :.•<br />
si oppongono alla retorica soverchiante dei capi. Nella battaglia tra il piccolo<br />
Davide / Saro-Wiwa e il gigantesco Golia / l'associazione delle grandi (Jompa- -••': ; > ;<br />
gnie petrolifere e il governo federale nigeriano, Golia sembra aver vinto. Il 10<br />
novembre 1995, accusato di aver causato la morte di quattro capi ògoni,Ken ;: p<br />
Saro-Wiwa viene impiccato, dopo un processo sommario, insieme con ajtri otto , '".",••• ymilitanti<br />
del movimento per la sopravvivenza del popolo ogoni. Dopo Ja nior- . : ; :-.f; ,f,<br />
te, i corpi degli impiccati sarebbero stati sfigurati con l'acido per impedire <strong>una</strong> . ."% ;?<br />
loro risurrezione e la ripresa dell' acerrima critica contro il regime militare nigeriano<br />
che avevano portato avanti prima del loro martirio, 1 A indurre il timore della. ; " : : :£<br />
rinascita potrebbe essere la scrittura stessa dell'autore o i modelli culturali cui .;:_;*;<br />
egli si ispira, dove ness<strong>una</strong> fine, neanche la morte, può considerarsi permjanente, ^<br />
ness<strong>una</strong> sconfitta definitiva. Nell'agone infinitamente ripetuto tra Tartaruga e • •';'; "^<br />
Leone, la duttilità e l'intelligenza giocosa di Tartaruga riescono a volte ajd avere _"['f:<br />
la meglio sulla forza fisica di Leone. La guerra, come la storia, continua. 1<br />
Scrittore e, soprattutto, comunicatore "in tempi di guerra", SarcJ-Wiwa ;:.;:> !<br />
presta un'estrema attenzione alle politiche e alle poetiche della comuijiicazio- ^ ?'<br />
ne. Nelle sue opere, sperimenta <strong>una</strong> molteplicità di generi, rivolgendosi a vari '";;; '; f<br />
tipi di pubblico: bambini, ragazzi, adolescenti, adulti; uomini e dorme; giovani ; \\<br />
e anziani; lettori, ascoltatori della radio, telespettatori. Elabora linguaggi diver- >.;<br />
si, attingendo sia al patrimonio orale africano e a precedenti modelli narrativi e<br />
teatrali africani e non, sia al mondo dei media. Negli articoli, nelle prefazioni e .;.';.v<br />
all'interno delle opere creative, porta avanti <strong>una</strong> riflessione continua non solo. ,x"->j<br />
sui contenuti e sulle forme della sua scrittura ma sul più vasto circuito; di prò- '£<br />
duzione e consumo in cui questa si dovrebbe inserire. L'opera di Sarp-Wiwa . \ :r -;-\-_<br />
• sembra ricollegabile dunque a ciò che il drammaturgo Femi Osofisan ha chia- / . ;V, &<br />
j mato la "tradizione alternativa" della letteratura nigeriana, <strong>una</strong> letteraibra che ; -'A;\<br />
\ si richiama ai giornalismo popolare e all'industria del libro a basso prezzo e di' '•';.'* f.<br />
i facile consumo, che si era sviluppata nelle grandi città-mercato della Nigerie! /; j::*<br />
\ del dopoguerra e che deve più alla produzione di un autore popolare come :-Jy-<br />
Cyprian Ekwensi che non a quella di Chinua Achebe, Wole Soyinka o<br />
Christopher Okigbo. Gli esponenti della "tradizione alternativa" si sono liberati<br />
di ciò che Osofisan definisce il "latente narcisismo mitopoietico" della g<strong>è</strong>-<br />
: ; : -<br />
: ;^<br />
: v
nerazione precedente; esplorano le pratiche dell'agire quotidiano in <strong>una</strong> società<br />
dominata da profitti mirabolanti ma anche da ingiustizie sociali e devastazioni<br />
ecologiche: conseguenze dell'economia petrolifera (Yoil boom presto rivelatosi<br />
dooirì): Scrivono storie i cui protagonisti non sono più figure di artisti e intellettuali,<br />
oppure reincarnazioni di eroi o divinità del passato, ma personaggi umili<br />
che vivono in condizioni di precarietà, ai margini della società. Gli oggetti del<br />
culto degli antenati sono forse "reliquie necessarie per <strong>una</strong> generazione smarrita<br />
nel mare della storia, alla ricerca disperata di un qualche appiglio", ma non<br />
- af<strong>ferma</strong> Osofisan - per la generazione "sopravvissuta al naufragio, le cui preoccupazioni<br />
immediate dovrebbero essere di procurarsi cibo, rifugio e sicurezza,<br />
piegare l'ambiente ostile alle esigenze dell'uomo e assicurarsi un compenso<br />
adeguato al loro lavoro." 2<br />
Alla base dell'arte di raccontare di Saro-Wiwa <strong>è</strong> il modello ripetitivo e<br />
proìiferativo, mai finito, di <strong>una</strong> doppia tradizione: quella dei trickster stories<br />
ovvero racconti di bricconi, tipici dell cultura orale africana, e quella della cultura<br />
importata delle serial televisive. Saro-Wiwa ha raccolto alcune delle fiabe<br />
tradizionali della popolazione ogoni in un volume del 1991, 3 ma nella maggior<br />
parte delie sue opere gli schemi, i personaggi, le modalità del racconto delle<br />
fiabe tradizionali sono filtrati attraverso forme di comunicazione tipiche della<br />
modernità mediata: la radio, il giornale, gli slogan pubblicitari, le sitcom, soap<br />
opera e serial televisive, forme nate altrove ma che, introdottesi in Africa, si<br />
sono intrecciate con espressioni culturali indigene (ricordiamo, per esempio,<br />
come la tradizione encomiastica rivive nella pubblicità o nella propaganda<br />
politica). I mondi di Saro-Wiwa sono creati consumando e riutilizzando, combinando<br />
e riciclando i più disparati materiali, generi, figure e linguaggi. In questo,<br />
l'autore sembra accogliere un suggerimento fatto negli anni sessanta da un<br />
altro scrittore africano, l'ugando-sudanese Taban lo Liyong, per il quale, in <strong>una</strong><br />
prospettiva in cui "la cultura africana deve essere <strong>una</strong> sintesi e <strong>una</strong> metamorfosi,<br />
esprimere l'ordine delle cose da venire", Tartaruga "dovrà affittare un appartamento<br />
al terzo piano"; e Coniglio sarà lanciato in viaggi interstellari. 4<br />
Mr B e la radio a transistor<br />
A lanciarsi o quanto meno a tentare o a fingere di lanciarsi in un viaggio<br />
spaziale <strong>è</strong> Basi, o Mr B, popolarissimo protagonista non solo di Mr B Goes io the<br />
Moon, un racconto per bambini del 1991/ ma di innumerevoli racconti, drammi<br />
teatrali, radiofonici, televisivi, e infine persino di un romanzo. Ed <strong>è</strong> forse<br />
proprio nelle avventure di Basi - ripetute all'infinito come fossero <strong>una</strong> riedizione<br />
delie imprese di Kuru (Tartaruga), l'eroe briccone delle fiabe tradizionali ogoni<br />
- che si può seguire più da vicino i modelli di comportamento, comunicazione<br />
e produzione discorsiva proposti dall'autore.<br />
Basi nasce come personaggio in "The Transistor Radio", un breve testo<br />
teatrale presentato per la prima volta nell'ottobre 1964 come parte di uno spettacolo<br />
di varietà prodotto dall'autore a Trenchard Hall all'Università di Ibadan<br />
dove Saro-Wiwa allora studiava. Due anni dopo, nel 1966, il testo fu rielaborato<br />
e messo in scena come atto unico, prima di essere adattato per la raglio ie pre-.<br />
sentato a un concorso della BBC. Vinse il quarto premio e fu trasmessb dall'Africa<br />
Service nel 1972. 6 E' un testo centrale, cui l'autore <strong>è</strong> tornato più; Volte,<br />
ritoccandolo, rielaborandolo, ripresentandolo sotto veste diversa e per; differenti<br />
tipologie di pubblico; ma <strong>è</strong> proprio la trasmissione radiofonica che! fornisce<br />
il punto di partenza per la creatività più ispirata di Saro-Wiwa. Con la messa<br />
in onda, "Transistor Radio" raggiunge nuovi livelli di autoriflessività, da titolo<br />
e principale oggetto di scena, la radio <strong>è</strong> ora divenuta, metacomunicatìvaijnente,<br />
il canale di comunicazione del testo. E la riflessione, critica e creativa a un t<strong>è</strong>mpo,<br />
sulle modalità di produzione, comunicazione e ricezione dei suoi testi rimarrà<br />
<strong>una</strong> delle principali caratteristiche dell'attività dell'autore. j •<br />
Oggetto mobile, trasportabile, la radio a transistor stimola a stia vjolta la<br />
mobilità: i passi di danza di coloro che ne ascoltano la musica, e poi; e sjoprattutto,<br />
i passaggi da luogo a luogo compiuti dai vari personaggi della cqmmedia<br />
che lo portano con sé scambiandosela a ritmo frenetico, in <strong>una</strong> s<strong>è</strong>riejincròciata<br />
e sempre più fantasiosa di imbrogli e raggiri, intesa come metafpra, la<br />
radio può alludere ad altri commerci. Quelli, più o meno truffaldini, dei traffici<br />
urbani, in seguito al centro di altri testi dell'autore, dove oggetti dello scambio<br />
risulteranno essere carichi di riso, brandy, combustibile, dollari che, al pari delle<br />
meno materiali nomine politiche, contratti e titoli, anch'essi oggetto d|i compravendita,<br />
sono merci prive di sostanza, inventate o falsificate - i; carichi di<br />
riso non arrivano, il brandy <strong>è</strong> in realtà acqua colorata, come pure il combustibi- .<br />
le, i dollari con cui si dovrebbe concludere l'affare sono soltanto "ostensible",<br />
ovvero dollari solo all'apparenza. 7 I beni scambiati nel mondo di Basi j» delia"<br />
sua compagnia - mondo, come dice un proverbio yoruba, che <strong>è</strong> un enorme<br />
mercato, o, come dice la narratrice di Basi and Company, A Modem African Pplktale,<br />
un enorme mercanteggiare 8 -, esistono solo aì livello delle parole che ji desi- .<br />
gnano, dei segni occorrenti ad indicare la loro ipotetica ma non reale prejservza,<br />
i sogni e le speranze che alimentano. Con "The Transistor Radio", Saro-Wiwa<br />
comincia a mettere in scena <strong>una</strong> straordinaria allegoria dello Stato nigeriano,<br />
stato "kleptocratico", in cui il rapporto tra danaro e lavoro scompare e iiji cui lo<br />
Stato-vampiro si nutre del sangue vitale della nazione, fino a che Tortj) nero,,<br />
sulla cui circolazione si sarebbe dovuto basare lo sviluppo nazionale, noh si sia.<br />
trasformato in scarti inquinanti, "escrementi del diavolo". 9 - ! • -<br />
Ma la storia della radio allude anche a traffici culturali; non solo perché'<br />
l'apparecchio emette messaggi e melodie, ma perché stimola la creatività di -<br />
coloro che la maneggiano e se la scambiano, generando trucchi, travestimenti,<br />
messe in scena e racconti fantastici. Ciò che si presenta e si rappresenta nella<br />
commedia <strong>è</strong> l'esempio di un'arte, quella di arrangiarsi e imbrogliare, le cui formule<br />
e i cui modelli possono riprodursi anche in altri campi della vita umana e<br />
della cultura con significati, valori e, possibilmente, portata morale diversi.<br />
Assomiglia molto alla "creatività surrettizia" che contraddistingue "l'arte dei<br />
deboli" descritta da Michel de Certeau, dove le storie, i racconti, offrono "un<br />
repertorio di tattiche per l'uso futuro." 10
Non <strong>è</strong> casuale che la radio dovrebbe essere scambiata con <strong>una</strong> bottiglia di<br />
birra "Saros" (Heineken, nella traduzione italiana basata sulla prima versione<br />
a stampa) - <strong>una</strong> bottiglia naturalmente vuota, ma non per questo senza valore,<br />
né che uno degli agenti dello scambio sia un sedicente "Mr Saros", promotore,<br />
appunto, di quella marca di birra. I confini tra l'oggetto metaforizzato, la metafora<br />
e la letteralizzazione della metafora diventano sempre meno netti. Segno e<br />
sostanza, vita e scrittura, immaginazione e 'realtà', s'invadono a vicenda. Nel<br />
1973, l'anno dopo la messa in onda, Saro-Wiwa si cimenterà lui stesso negli<br />
affari, fondando la Saros International Limited che, sebbene non pare includere<br />
fra le sue attività la preparazione della birra né la produzione di bottiglie o<br />
di apparecchi radio, si occuperà effettivamente di scambi e movimenti di varia<br />
natura che vanno dai trasporti al commercio, all'investimento immobiliare e,<br />
in seguito, all'editoria e alla produzione televisiva. Ma a differenza della<br />
"company" messa su nella commedia, la società di Saro-Wiwa si distingue per<br />
concretezza, efficienza gestionale e qualità dei prodotti.<br />
Il 1973 <strong>è</strong> anche l'anno di un'ulteriore trasformazione di "The Transistor<br />
Radio" vissuta e diffusa sin qui solo per vie teatrali e radiofoniche, quindi ancora<br />
parte dì un mondo di comunicazione orale. "The Transistor Radio" diventa<br />
ora testo stampato, grazie al suo inserimento nell'antologia African Theatre.<br />
curata da Gwyneth Henderson per la Heinemann Educational Books di Londra.<br />
1 ' 1 In virtù della stampa e delle traduzioni che cominciano a comparire,<br />
con<strong>ferma</strong>ndo e rafforzando la mobilità del testo trasposto ora in altre lingue e<br />
culture, la commedia potrà essere riprodotta su palcoscenici in varie parti del<br />
mondo.<br />
Ma questo <strong>è</strong> soltanto l'inizio. Dodici anni dopo, nel 1985, "The Transistor<br />
Radio" subisce <strong>una</strong> metamorfosi ancora, probabilmente la più importante di<br />
tutte, ovvero quella in cui Saro-Wiwa ne rielabora il testo per la televisione<br />
nigeriana, dove compare come uno dei primi episodi della fort<strong>una</strong>tissima serie<br />
televisiva Basi and Company. Iniziata "quasi per scherzo", la serie andrà in onda<br />
ogni mercoledì sera per i successivi cinque anni, prodotta, diretta e distribuita<br />
da <strong>una</strong> società - la Saros International Productions - controllata dalla Saros<br />
International Limited. 12 Il testo ritorna così al pubblico nigeriano, diverso questa<br />
volta da quello iniziale teatrale, non solo per il suo numero (circa 30 milioni<br />
di spettatori settimanali, a detta dell'autore, contro il numero, necessariamente<br />
ridotto dalla capienza di Trenchard Hall), ma anche perché si tratta di un pubblico<br />
diffuso, più eterogeneo per età e per composizione etnica e sociale. A sua<br />
volta, la versione televisiva segna l'inizio di <strong>una</strong> nuova fioritura di pubblicazioni<br />
che comprendono, o hanno come spunto, il testo originario di "Transistor<br />
Radio". Esso compare prima in <strong>una</strong> raccolta di racconti come "romanzo per<br />
ragazzi", col titolo di Mr B (1987), 13 poi, in veste teatrale, in un'altra raccolta<br />
indirizzata alle scuole secondarie, Basi and Company. Four Television Plays<br />
(1988). ,4 Nello stesso anno viene ripubblicato, in <strong>una</strong> versione narrativa notevolmente<br />
ampliata rispetto alle precedenti, come secondo capitolo del libro<br />
per adulti Basi and Company. A Modem African Folktale. Nel 1989, compare di<br />
nuovo in <strong>una</strong> forma drammaturgica, rivolta ad adulti; e sempre nel 1989 ri- . :<br />
prende la veste narrativa, questa volta in <strong>una</strong> versione per ragazzi,: conie secondo<br />
volume di un'altra collana Saros di libricini per uso scolastico! "The<br />
Adventures of Mr B", indirizzata ad allievi delle ultime classi elementari e prime<br />
superiori. 15 A ogni nuova comparsa, o meglio, 'ricomparsa', format© e linguaggio<br />
cambiano. ; j -<br />
Il testo non si <strong>è</strong> soltanto autorigenerato; ha generato altri testi, modellati'<br />
su di sé, ma che raccontano o inscenano storie diverse. Oltre alla serie televisiva<br />
di Basi and Company, in cui dal germoglio iniziale di "The Transistor ì^adio"<br />
si formeranno più di 150 episodi o storie, il processo di produzione semiale si<br />
estende al campo della letteratura per Ì'infanzia con la pubblicazione de le due<br />
collane giovanili (arrivate in pochi anni a <strong>una</strong> decina di titoli), nonché a quella<br />
per adulti. In Basi and Company, A Modem African Folktale, "The Transistor Radio"<br />
<strong>è</strong> uno dei quattordici racconti di un volume che vorrebbe essere ufi testo<br />
unitario: non raccolta dì racconti, o fiabe, ma "<strong>una</strong> moderna fiaba africana" o<br />
"romanzo", come viene definito nell'elenco delle pubblicazioni della casa edi-".<br />
trice e in uno dei saggi dell'autore. 16 Questo rapporto oscillante, ma nqn con- .<br />
traddittorìo, tra raccolta di testi separati e in parte autonomi e unità omogenea<br />
e organica <strong>è</strong> <strong>una</strong> costante nell'opera di Saro-Wiwa e può essere messo ih reìa- _<br />
zione con la visione politica dell'autore. Appartenente a <strong>una</strong> delle popolazioni<br />
minoritarie - o microminoritarie - della Nigeria, gli Ogoni, l'autore <strong>è</strong> ; s|ato da<br />
sempre uno strenuo difensore delle minoranze etniche del suo pae^e; nel<br />
contempo, però, era anche un convinto sostenitore della causa dello Stat^ federale,<br />
soprattutto ai tempi della guerra civile. Era convinto che i diritti, gjli interessi<br />
e le specificità culturali delle minoranze potevano essere garantiti soltanto<br />
da <strong>una</strong> struttura unitaria coesa a livello nazionale. j<br />
La proliferazione non riguarda soltanto il testo Originario di Saro-iWiwa..<br />
Riprodurre e continuare il testo di partenza stimola non solo le capacità produttive<br />
e riproduttive dell'autore, ma anche creatività altrui. Oltre a essere illustrato<br />
con disegni di Peregrino Brimoh o con fotografie tratte dalla serie! televisiva,<br />
ciascun libro della collana delle "Avventure di Mr B", così comb della<br />
"Junior Saros Series", <strong>è</strong> corredato da un questionario finale, parte integrante e,<br />
a mio parere, molto significativa del volume. :<br />
In un discorso pronunciato nel 1991, in occasione del lancio di otto volumi<br />
pubblicati dalla Saros International, e ripreso nel diario del carcere, l'autore<br />
estrapola un insegnamento morale dai comportamenti e dalle convinzioni<br />
amorali del suo eroe, teso alla ricerca della ricchezza ad ogni costo e con qualunque<br />
mezzo, <strong>una</strong> ricchezza che dovrebbe, come il petrolio o come il sangue<br />
negli organismi umani, sgorgare 'naturalmente' o miracolosamente, senza fatica,<br />
dalla terra nigeriana. Saro-Wiwa trasforma il motto di Basi, o Mr B, "To be amillionaire,<br />
think like a millionaire" (per essere un milionario, devi pensare da<br />
milionario), il ritornello che viene ripetuto in tutte le sue avventure alla ricerca<br />
di ricchezze non guadagnate, in "To be you have to think" (per essere, devi<br />
pensare). 17
¥;'£'•} II questionario aggiunto a ciascuno dei volumetti delle collane per l'ml:-\-';.""<br />
- faxizia diventa dunque un esercizio di pensiero, contribuendo alia formazione '<br />
';. : ; del giovane lettore, il quale avrà terminato la sua lettura solo dopo aver letto le ^<br />
y/ -'•' domande e, quindi, ripensato al contenuto del libro, al significato delle parole<br />
~vV di cui questo <strong>è</strong> costituito (le domande richiedono anche la definizione di alcuni<br />
'}:\'< vocaboli), e infine alle proprie reazioni. Con le sue risposte, il lettore fornisce<br />
:ù ;,. '. <strong>una</strong> sorta di prolungamento ed ennesima, sia pure embrionale, riproduzione e<br />
vf ; ; continuazione del testo.<br />
)-.[;; . Anche se in forma meno esplicita, il procedimento <strong>è</strong> presente in tutti gli<br />
;;;;>;' scritti dell'autore. Le opere di Saro-Wiwa impongono <strong>una</strong> ricezione attiva: il<br />
oV . consumatore delle storie contribuisce alla costruzione del testo con la propria<br />
'l-';--- interpretazione. Interpellato continuamente anche all'interno dei testi dove<br />
;! •• ';. -] un'atmosfera di complicità viene stabilita con il ricorso alla seconda persona, il<br />
i;,.;'. . lettore diventa, almeno potenzialmente, anch'egli un produttore di testi.<br />
\\f N;ei volumetti per l'infanzia, l'autore non fa che riprodurre ciò che già<br />
il-'.); ..stava facendo nel campo della scrittura delle sceneggiate televisive, dove ìa<br />
-,; s_ sua vocazione pedagogica, mirante a stimolare le capacità critiche e creative<br />
?r^"..dei giovani, si esprimeva in maniera più diretta. Anche se egli <strong>è</strong> l'autore della<br />
•ì •.(•;• ; maggiori parte degli episodi del Basi and Company televisivo, lo scrittore si pò-<br />
] l ^.- neva, siri dall'inzio, il problema di formare altri che potessero sostituirlo e con-<br />
:Ì 'S •"•• tinuare il suo lavoro. In <strong>una</strong> comunicazione sull'industria televisiva nigeriana<br />
| \, ; . (presentata nel 1988 a Washington al convegno annuale dell'African letterature<br />
;y-;: Association), Saro-Wiwa racconta in prima persona come abbia incoraggiato<br />
••';"•:•. .nuovi talenti, distribuendo gratuitamente pamphlet di istruzioni ad aspiranti<br />
./ ; •'. ; scrittori <strong>è</strong> organizzando seminari di scrittura televisiva in varie parti del paese<br />
j^\ • dove insegnava le tecniche che lui stesso aveva dovuto imparare pochissimo<br />
X : [) tempo prima, studiando manuali, sceneggiature, commedie televisive inglesi e<br />
\ •;';•:/ americane. Mentre dei primi trentanove episodi di Basi and Company soltanto<br />
; ?)•[• uno era eli altro autore, il numero degli episodi scritti da altri cresceva abba-<br />
\['\, stanza ràpidamente, giungendo a <strong>una</strong> ventina circa sui primi novanta episodi.<br />
••; : ".; In questo modo, Saro-Wiwa sperava dì garantire <strong>una</strong> lunga vita alla serie, stac-<br />
Ì'C'.;. cando dà sé la sua creatura e assicurandole così <strong>una</strong> propria autonomia. E di<br />
;; ;;'•; ; nuovo il itesto sembra straripare, generandone altri: verso la fine della comuni-<br />
M^/-' cazione al convegno ALA, l'autore annuncia la creazione di <strong>una</strong> telenovela,<br />
•= : ".:"" "Amina ,? , di cui avrebbe già filmato il primo episodio nel gennaio 1987. iS<br />
;::; Strategie linguìstiche: 'long long grammar" e "rotten English"<br />
$:&• Trajl<strong>è</strong> molte battaglie in cui Saro-Wiwa si <strong>è</strong> impegnato, ce n'<strong>è</strong> <strong>una</strong> in camj<br />
• •;;) pò ìinguistido. Anche se di madre-ìingua kana, Saro-Wiwa scriveva di regola in<br />
;-y; inglese.. In un articolo del 1992, l'autore racconta che in quel momento stava<br />
-;; scrivendo un romanzo in kana per la madre settantenne, costretta altrimenti a<br />
J . limitare le proprie letture alla Bibbia, unico libro stampato nella sua lingua. Ma<br />
PJn questo, per Ibi, era un'eccezione. Se avesse scritto in kana, ci ricorda, si sarebbe<br />
:; ;• l}.- rivolto a jun pubblico di circa 200.000 persone, la maggior parte delle quali però<br />
era analfabeta. Scrivendo in inglese, aveva la possibilità di raggiungerne 400<br />
milioni. La scelta dell'inglese fu dunque parte integrante della lotta che conduceva<br />
dal 1970, e cio<strong>è</strong> dalla fine della guerra civile nigeriana, sia nella vita civile<br />
che nella sua scrittura, contro ciò che definiva "l'oppressione e la cattiva fede<br />
dei gruppi etnici maggioritari della Nigeria", le popolazioni igbo, hausa-fulani<br />
e yoruba. 19 Così, come parte dello sforzo di difendere i diritti della "microminoranza"<br />
ogoni, egli si rivolge in primo luogo all'insieme della composita<br />
popolazione nigeriana.<br />
Quando parla dell'inglese, Saro-Wiwa intende l'inglese standard. Una<br />
parte della sua lotta era volta a migliorare la conoscenza dell'inglese, soprattutto<br />
tra i giovani. Per questo, nella letteratura per l'infanzia e per l'adolescenza,<br />
come - e soprattutto - nella produzione televisiva dove dominava il pidgin,<br />
l'autore usava sempre e esclusivamente l'inglese standard. Solo nella scrittura<br />
per il pubblico adulto, in alcune delle poesie, dei racconti e delle commedie<br />
teatrali, e, soprattutto, nel bellissimo romanzo di guerra, Sozaboy, Saro-Wiwa si<br />
permette di sperimentare altre forme linguistiche, utilizzando o il pidgin o quello<br />
che chiama "rotten English", ossia "inglese marcio", se lo vogliamo tradurre<br />
letteralmente, inglese "guasto", o "pessimo inglese". 20 Ma va forse ricordato<br />
che il marcio, nelle culture tradizionali africane, indica sì la decomposizione,<br />
ma <strong>una</strong> decomposizione da cui possono nascere nuove forme di vita.<br />
Che cos'<strong>è</strong> il "rotten English" di Saro-Wiwa? Ormai esiste <strong>una</strong> serie di saggi<br />
sull'argomento, ad opera di autori nigeriani, europei, americani. 21 Ma la definizione<br />
più utile <strong>è</strong> quella offerta dallo stesso autore, nella nota introduttiva al<br />
testo. Saro-Wiwa vi descrive il rotten English come <strong>una</strong> lingua anarchica,<br />
"disordered and disorderly" - disordinata e portatrice di disordine. Un linguaggio<br />
sovversivo. Secondo i parlanti di rotten English, la lìngua non avrebbe<br />
né regole grammaticali né sintassi. E' <strong>una</strong> lingua, dice Saro-Wiwa, che fiorisce<br />
sulla mancanza di leggi ossia nella "lawlessness". E' parte integrante della società<br />
dislocata, disarmonica in cui vive Sozaboy, il protagonista-narratore del<br />
romanzo (anzi, "in which Sozaboy must live, move and have not his being", in<br />
cui deve vivere, muoversi, e non avere un proprio essere - non trovare <strong>una</strong><br />
propria identità o appartenenza). Saro-Wiwa descrive il rotten English, dunque,<br />
come <strong>una</strong> lingua che rispecchia l'anomia della Nigeria. Ma la lingua non<br />
ha soltanto aspetti riflessivi. In quanto "marciume", il rotten English <strong>è</strong> <strong>una</strong> lingua<br />
guasta, corrotta dall'azione dei micro-organismi che aggrediscono i suoi<br />
tessuti, provocandone la disgregazione. Ma se il "fine fine English" del tessuto<br />
originario si decompone, come per malattia, la decomposizione <strong>è</strong>, nello stesso<br />
tempo, un processo di fermentazione e ricomposizione. Dalla contaminazione<br />
e persino dalla distruzione dell'organismo madre, nascono nuove vite, nuovi<br />
organismi, nuovi tessuti / testi linguistici e letterari. Il rotten English offre esso<br />
stesso un modello di distruzione e creazione che si può riprodurre all'infinito.<br />
Una studiosa americana, Emily Apter, ha analizzato recentemente il modo<br />
in cui il romanzo di Saro-Wiwa ci presenta la guerra come discorso, il discorso<br />
come teatro di guerra, mostrando come l'inglese marcio traslittera i danni
: psichici della guerra, portando nei suoi accenti, nelle sue inflessioni, nei suoi<br />
; scarti le speranze deluse, la fame, la violenza, l'umiliazione e il senso di paralisi ~<br />
della popolazione colpita dalla guerra. 22 L'esercito ~ cui il protagonista si uni- ( *<br />
sce verso l'inizio del romanzo diventando "sozaboy" - inizia i soldati a un<br />
muovo ordine linguistico, al linguaggio "reggimentato" dei sergenti e dei comandanti..<br />
Apter nota, per esempio, come il comando "Tan Papa dere" (Stand<br />
properiy there - <strong>una</strong> sorta di "Attenti"), volto a <strong>ferma</strong>re ogni movimento, disordine,<br />
cambiamento, sembra anche alludere all'associazione tra il<br />
ipaternaiiSmo coloniale - Papa / proper - e la psicologia militare della Nigeria<br />
póstcolonjiale, così come un altro comando, "Hopen udad nas" / Open order<br />
; .march: sciogliete le righe e marciate, sembra "aprire" ai soldati, cui non viene<br />
1 offerta alc<strong>una</strong> spiegazione che non sia un modello gestuale da imitare e asso-<br />
; dare al sr^ono delle parole incomprese, la possibilità che anch'essi diventino<br />
•"Big Dadàies", padri-padroni-comandanti-capi.<br />
11 rojtten English, prosegue Apter, traduce i traumi politici della guerra<br />
civile (e della Nigeria postbellica) in <strong>una</strong> sorta di lutto linguistico. La lingua<br />
viene vista come un terreno accidentato, pieno di buche e sporgenze. Le buche<br />
sono i vutjiti lasciati dall'eliminazione delle lingue locali e soprattutto di quelle<br />
^minoritarie, come il kana di Saro-Wiwa;.le sporgenze i rattoppi fatti con i cop<strong>è</strong>rchi<br />
inajdeguati della "long long grammar".dell'inglese standard o del "fine<br />
fine Engli|sh"> Un "fine fine English" che sarebbe da vedere, credo, non più<br />
come la lijrigua dell'ex-colonizzatore, ma come quella, ancora più invadente,<br />
:• del mondp-mercato neocoloniale della globalizzazione.<br />
Protagonista e narratore di Sozaboy <strong>è</strong> Mene, un giovane apprendista<br />
: camionista che vive a Dukana, il villaggio dove Saro-Wiwa ambienta molti dei<br />
-. suoi racco|nti..E' un ragazzo ingenuo, che ha fatto pochi anni di scuola ed ha un<br />
rispetto sacro di.chi.sa parlare, esprimersi in "fine fine English", usando "big<br />
big wordg".e.'Tong long grammar":<br />
The mari with fine shirt stood up. And begin to talk in English. Fine fine<br />
English. Bfg big words. Grammar. 'Fantastic. Overwhelming. Generally. In par-<br />
'• ticular anà ìrugeneraT. Haba, God no go vex. But he did not stop there. The big<br />
grammar kontinued. 'Odious. Destruction. Fighting'. I understand that one.<br />
'Henceforjth. General mobilisation. Ali citizens. Able-bodied. Join the military.<br />
His Excelìency. Powers conferred on us. Volunteers. Conscription'. Big big<br />
words. Long long grammar. 'Ten heads. Vandals. Enemy.' Everybody was sil<strong>è</strong>ni.<br />
Everywhere was silent like burial ground. Then they begin to interpret ali<br />
that long grammar plus big big words in Kana. In short what the man is saying<br />
is that ali those who can fight will join army. 23<br />
[L'uomo che indossava la bella camicia s'alzò in piedi e cominciò a parlare<br />
in inglese.iUnibellissimo inglese. Paroloni su paroloni. Una grammatica perfetta.<br />
"Fantasticjo.JStupefacente... Generalmente... In particolare e in generale..."<br />
Eh! Dio no;n sé la prenderà. Ma non si fermò a questo. La grammatica continuava.<br />
"Odioso... Distruzione... Combattimento." Quella parola lì la capii. "D'ora<br />
innanzi... Mobilitazione generale... Tutti i cittadini... Di sana e robusta corporazione...<br />
Arruolarsi ... Sua Eccellenza... Poteri conferitici... Volontari...<br />
Chiamata di leva." Paroloni su paroloni. Frasi su frasi in perfetta grammatica<br />
inglese. "Dieci teste. Vandali. Nemici." Tutti se ne starono in silenzio, il silenzio<br />
di un cimitero. Poi cominciarono a tradurre tutte quelle frasi e quei paroloni in<br />
Kana. Per farla breve, ciò che l'uomo andava dicendo <strong>è</strong> che tutti coloro che<br />
erano in grado di combattere dovevano arruolarsi.]<br />
La maggiore aspirazione di Mene, all'inizio del romanzo, <strong>è</strong> di prendere<br />
la patente, avere uno stipendio e comprare un proprio camion, diventando<br />
così il primo camionista nativo di Dukana. Ma <strong>è</strong> il periodo della gu<strong>è</strong>rra civile.<br />
Mene incontra Agnes, <strong>una</strong> bellissima ragazza dalle tette J.J.C. (Joliny Just Come)<br />
e che ammira i soldati. Mene se la sposa e accetta di diventare soldato, anche<br />
per poter indossare la divisa ed emulare le imprese dell'amico Zaza, veterano<br />
della seconda guerra mondiale e instancabile narratore delle sue lotte nella<br />
foresta della Birmania contro "Hitla", figura dalla potenza e capacità<br />
autorigeneratrice leggendaria, fusione tra la mitica idra dì Lerna e Eshu, la divinità<br />
bricconesca degli yoruba:<br />
And Hitla plenty for that forest. You kill Hitla today, tomorrow one hundred<br />
Hitla appear. You cut him leg today, tomorrow he get twenty legs. Haba.<br />
Hitla na strong man, I am telling you. But na we strong pass am. Gun sef they<br />
no gìve we.... Only the white people get gun and they were behind us. Na we<br />
only go fit catch Hitla with our hand. Without gun the white people no fit fight.<br />
Because Hitla is theìr brother and him get gun, they must fight him with gun.<br />
But we cannot get gun because Hitla no be we brother... Hitla cannot be seen<br />
in the forest. Because Hitla is very clever man. If you look for him on the ground,<br />
na He. Hitla is not on the ground. He is on top of tree like monkey. Na on top of<br />
the tree that Hitla is staying and sleeping. Na there Hitla dek cook and chop. So<br />
if you want Hitla you must look on top of the tree. Then if so therefore you<br />
begin to look on top of the tree only, you will not find Hitla at ali. Because now<br />
he is not on top of the tree. He nave big big hole in the ground like rabbit, and<br />
he is sleeping there like rabbit too. It is inside this hole that he is cooking ancl<br />
chopping and shitting... The more we kill him the more he comes. Praps that is<br />
why they cali him bastard. We were fighting and cutting him for two years and<br />
then he will stili come again after we have killed him.<br />
I am telling you this thing wondered me plenty. How can you fight porson,<br />
kill him and then the porson will return again? If you kill him twenty times he<br />
will return twenty one times. If you cut his hand, his hand will appear again<br />
tomorrow. God in heaven. 24<br />
[Ci sono tanti Hitler in quella foresta. Uccidi un Hitler oggi, e domani<br />
cento Hitler compaiono. Gli tagli <strong>una</strong> gamba oggi, domani ne avrà venti. Eh!<br />
Hitler <strong>è</strong> un uomo forte, te lo dico io. Ma noi siamo più forti di lui. Non ci danno
i fucili. ... Solo i bianchi avevano i fucili e stavano dietro i noi. Noi possiamo {<br />
prendere Hitler soltanto con le mani. Senza fucili i bianchi non sanno combat- , \j<br />
tare. Dato che Hitler <strong>è</strong> loro fratello e ha il fucile, devono combatterlo con il V<br />
fucile. Ma noi non possiamo avere il fucile perché Hitler non <strong>è</strong> nostro fratello.<br />
...... Non si riesce a vedere Hitler in quella foresta. Perché <strong>è</strong> un uomo molto<br />
furbo. Sefo cercate per terra, sbagliate. Hitler non sta per terra. Sta in cima agli<br />
alberi come <strong>una</strong> scimmia. E' proprio in cima agli alberi che Hitler si rifugia e<br />
dorme. E' lì che cucina e mangia. Così, se vuoi trovare Hitler, devi cercare in<br />
cima agli; alberi. Ma poi se cominci a cercarlo soltanto in cima agli alberi non lo<br />
troverai affatto. Perché ormai non <strong>è</strong> più sulla cima di un albero. Ha <strong>una</strong> grandissima<br />
tana scavata nel terreno, come un coniglio, e dorme lì, sempre come un<br />
coniglio. E r dentro questa buca che cucina e mangia e caca.... Più lo uccidiamo,<br />
più. ricompare. Forse <strong>è</strong> per questo che lo chia<strong>mano</strong> bastardo. Noi lo combattevamo<br />
e lo tagliavamo a pezzi da due anni, e tornava ogni volta che lo avevamo<br />
ucciso.<br />
Ve Iodico io, questa cosa mi riempiva di meraviglia. Com'<strong>è</strong> possibile combàttere<br />
urta persona, ucciderla e poi quella torna di nuovo? Se la uccidi venti<br />
volte, lei torna ventuno volte. Se le tagli la <strong>mano</strong>, l'indomani ricompare. Dio<br />
santo!] 1<br />
f<br />
L'orgoglio eia felicità di essere soldato dura poco. Mene <strong>è</strong> iniziato agli orrori<br />
della guerra e quando riesce, finalmente, a tornare a casa, sua madre e Agnes<br />
sono morte. Non solo, per la gente del villaggio anche lui <strong>è</strong> un morto; egli non<br />
<strong>è</strong> che un pericoloso fantasma, cui viene addossata la responsabilità dell'epidemia<br />
.di còlerà che sta facendo strage fra i sopravvissuti alle distruzioni della<br />
guerra..Dovrà scappare, lasciare Dukana per sempre, diventare un individuo<br />
• senza cas^a né città, come un lebbroso:<br />
: .-. As I jvas; going, I looked at the place where my marna house used to stand.<br />
And tear<strong>è</strong> began to drop like rain from my eyes. I walked quickly from my own<br />
town Dukana and in fact 1 didmot know where I was going.<br />
And as i was going, I was just thinkng how the war have spoiled my<br />
' town Dukana, uselessed many people, killed many others, killed my marna<br />
and my vfiief Agnes, my beautiful young wife with J.J.C, and now it have made<br />
me like pjorsòn wey get leprosy bcause I have no town again.<br />
And I was thinking how I was prouding before to go to soza and cali<br />
. myself Sòzaboy. But now if anybody say anything about war or even fight, I<br />
will just tun;and run and run and run and run. Belìeve me yours sincerely. 25<br />
• [jvjentce me ne andavo, guardavo il posto dove un tempo si trovava la<br />
casa dì rnia jnadre. E le lacrime cominciavano a scendermi dagli occhi come<br />
pioggia. Me ne andai a passo veloce dalla mia città Dukana ma a dire il vero,<br />
non sapevo dove stessi andando.<br />
.. E mentre me ne andavo, pensavo a come la guerra aveva rovinato la mia<br />
città, Dukana; aveva reso inutili un sacco di persone, ucciso tante altre, t<br />
mìa madre e mia moglie. Agnes, la mia bella giovane moglie dalle tette<br />
[vieni Johnny, vieni] e infine ora mi aveva trasformato in <strong>una</strong> sorta di leb ^^<br />
perché non ho più <strong>una</strong> mia città.<br />
E pensavo a come ero orgoglioso in passato ad andare in guerra e clìiamarmi<br />
Soldato.- Ma se ora qualcuno dice qualcosa sulla guerra o anche solo su <strong>una</strong> battaglia,<br />
non farò che correre, correre e correre. Credetemi sinceramente vostro.]<br />
Se <strong>è</strong> vero che il cadavere di Saro-Wiwa <strong>è</strong> stato sfigurato per impedire il<br />
suo ritorno e la ripresa delle sue battaglie contro il regime, <strong>è</strong> vero anche che la<br />
causa potrebbe risiedere nei motivi e nelle figure dì miracolose rinascite e<br />
proliferazioni all'interno delle sue opere. Abbiamo visto, nella storia della vita,<br />
o delle vite, di "The Transistor Radio", come la proliferazione diventa un modello<br />
strutturante sia la trama sia la fort<strong>una</strong> e il 'messaggio' del testo stesso.<br />
Figure di proliferazione compaiono continuamente nella narrativa di Saro-<br />
Wiwa. Già ì'Hitìa leggendario di Sozaboy, idra dalle teste, gambe, vite rinascenti,<br />
ha <strong>una</strong> capacità infinita non solo di rinascere ma di rinascere centuplicandosi.<br />
Ma la figura forse più memorabile della proliferazione si trova nel romanzo<br />
Vita Dumbrok's Prison. 26 A proliferarsi questa volta <strong>è</strong> la personificazione del<br />
Fondo Monetario Internazionale, l'orrenda dea Imf o Fmi, invocata dai banchieri<br />
internazionali e in procinto di arrivare sul suolo nigeriano con la sua<br />
progenie infinita di Structural Adjustment Programmes, ovvero Sap:<br />
Her name was Imf, and she was a monster goddess, hydra-headed, with a<br />
trillion feet,.a trillion eyes, a trillion hands; ovoviviparous as a viper, she reproduced<br />
children of identical shape and size at unimaginable rate. At a word<br />
from her chief votary, she would unleash these children into whichever part of<br />
the world they were needed, giving them strict instruction as to what to do,<br />
instruction which they disobeyed on the pain of death.<br />
These children ali answered the single, simple name "Sap" and only the<br />
monster-goddess, Imf herself, could distinguish one from the other. She did<br />
not need to anyway. She argued, and strongly too, that since they had the same<br />
tasks, they needed identical equipment, no matter where they went to. Her<br />
children were hardy and capable of existence in any coast or dime. ...<br />
Faced with these little monsters, nations had been reduced to beggardom,<br />
to the wearing of rags, to the eating of left-over food from rubbish dumps, to<br />
ignorance and illiteracy. And the debts grew as they were collected, forcing the<br />
goddess Imf to send more of her dreaded children to the devastated battìefields<br />
where the child-warriors uttered yells of wild delight over the carcasses<br />
of kwashiorkor-ridden Third World children with distended bellies and spindly<br />
arms.<br />
Imf s successes had assured the Americans of a vainglorious suzerainty<br />
over the earth, and convinced them that Imf was a goddess of remarkable<br />
beauty....
\ .. ... Àttracted to Imf were minor priests and votaries drawn from various<br />
;/.• ends of the world where her children, Sap, had triumphed. With the debts<br />
-::- : . -. collected.from these ends of the earth, these minor priests and votaries who<br />
• worshipped at the shrine were most handsomely rewarded. And they preached<br />
';•'•' ; the beauty of Imf; she of the trillion eyes, ears, hands and feet; she who had no<br />
":•!•/• nòse lesi she should. smeli the putrefaction which flowed from the decayed<br />
:: : corpses of her luckless victims.<br />
•••• Imf jresponded to the summons with alacrity. She was ready, in a matter of<br />
•.:;• \ mmutes, to go wherever she was bid. She needed nothing beyond àie cali to duty ?<br />
[Ili suo nome.era Fmi, ed era <strong>una</strong> divinità mostruosa, con tre teste come<br />
:. l'idra, mille miliardi di piedi, mille miliardi di occhi, mille miliardi di mani;<br />
;/. ovovivipara come le vipere, procreava figli della stessa identica forma e dimensioni<br />
a un ritmo inimmaginabile. Bastava <strong>una</strong> parola da parte del suo prin-<br />
:-:.; cipale adoratore per scatenare questi figli in qualunque parte del mondo se ne<br />
-_:;•-" sentisse il bisogno, impartendo loro rigide istruzioni sul da farsi, istruzioni cui<br />
non potevano disobbedire pena la morte.<br />
Questi figli rispondevano tutti a un unico, semplice nome, "Sap", e solo la<br />
dea-mostro, Fmi in persona, era in grado di distinguerli uno dall'altro. Non ne<br />
:..- aveva, comunque bisogno. Argomentava, con forza, che essi, avendo i medesi-<br />
;- mi compiti, avevano anche bisogno di un medesimo equipaggiamento, quale<br />
; che fossejla loro destinazione. Erano figli robusti, capaci di vivere in qualunque<br />
;.;-, luogo o clima....<br />
':;':;•' ' . Affrontate da simili mostricciatoli, popoli interi erano stati ridotti in mi-<br />
••:'. seria, costretti a coprirsi di stracci, a cibarsi di avanzi recuperati nell'immondi-<br />
••;'. zia, ridotti all'ignoranza e all'analfabetismo. E i debiti crescevano man <strong>mano</strong><br />
:., che venivano riscossi, il che costringeva la dea Fmi a inviare ancora altri della<br />
;•_• '•'- sua temutissima progenie nei diversi campi di battaglia devastati, dove i bim-<br />
..:- : .;.bi-guerrieri lanciavano grida di gioia sfrenata alla vista delle carcasse dei bam-<br />
.... bini del t^rzo mondo, vittime del kwashiorkor, col ventre rigonfio e le braccia<br />
v." " magrissime.<br />
;." I successi di Fmi avevano rassicurato gli americani del loro arrogante<br />
.-:, strapotere nel mondo, convincendoli che Fmi era <strong>una</strong> dea di straordinaria<br />
'% " bellezza.!/.. :.<br />
-,.' ... Sentivano attrazione per Fmi sacerdoti e devoti minori provenienti<br />
. dalle varie parti del mondo in cui avevano trionfato i suoi figli, Sap. Dal danaro<br />
:' li riscosso, tali sacerdoti e devoti minori, cultori del tempio della dea, traevano<br />
•;• ampia ricompensa. E anch'essi predicavano la bellezza di Fmi: colei dai mille<br />
.- milioni dji occhi, orecchie, mani e piedi; colei che non aveva naso, affinché non<br />
-.". avvertisse la; putrefazione che esalava dai cadaveri in decomposizione delle<br />
;•"-.. sue vittime sfort<strong>una</strong>te.<br />
Fmi; rispondeva alacremente all'invito. In pochi minuti era pronta a recarsi<br />
ovunque fpsse convocata. Non aveva bisogno d'altro che della chiamata al<br />
: : --_ -dovere.] •: '. ;<br />
Idra, in senso figurato, si dice di un male che sia dannoso alla società e<br />
che, per la sua stessa forza e diffusione, sia difficile da estirpare. Ma il motivo<br />
dell'idra, della proliferazione e della rigenerazione, non presenta significati<br />
unicamente negativi nel mondo di Saro-Wiwa. Se idre sono Hitla e la dea Fmi,<br />
idriformi le bricconerie asociali di Basi, idre sono anche gli scritti dell'autore.<br />
Rinascono e si moltiplicano in continuazione, travalicando i generi e persino i<br />
canali di comunicazione, proponendo combinazioni nuove o rinnovate di formule,<br />
motivi, figure.<br />
In "Similia similibus curantur", il primo capitolo di Similia: Essays on<br />
Anomic Nigeria, la raccolta degli articoli pubblicati nella rubrica settimanale<br />
che Saro-Wiwa curava per il Sunday Times di Lagos tra ottobre 1989 e novembre<br />
1990, l'autore propone l'applicazione dell'omeopatia ai mali della Nigeria.<br />
Dal momento che in Nigeria non ci sono i mezzi per importare i medicinali e<br />
<strong>una</strong> pasticca d'aspirina <strong>è</strong> costosa come l'oro, <strong>è</strong> necessario, dice, trovare cure<br />
alternative per i mali del paese. Rimedi naturali, versioni diluite delle stesse<br />
forme morbose che dovrebbero curare, soluzioni che avranno effetti diversi su<br />
pazienti diversi: se non guariranno, provocheranno dibattito, causeranno notti<br />
insonni ad alcuni, incubi ad altri, faranno uscire scheletri dagli armadi, sorgere<br />
fantasmi. E il dibattito <strong>è</strong> qualcosa di cui ogni società ha bisogno per il proprio<br />
benessere. 28 Come la risata, la medicina che l'autore era solito in passato prescrivere<br />
per i mali sociali della Nigeria, l'omeopatia presenta al paese <strong>una</strong> versione<br />
riflessa della propria immagine, <strong>una</strong> ripetizione, seppure diluita, della<br />
sintomatologia morbosa.<br />
Compito dello scrittore <strong>è</strong> dire la verità, la verità come lui o lei la vede,<br />
sfidare, come Saro-Wiwa asserisce di aver fatto nei suoi scritti per la stampa,<br />
nei suoi libri, nella sua serie televisiva, le vacche sacre e i pregiudizi del suo<br />
paese. Soltanto la verità può rendere liberi. 29<br />
Negli ultimi anni della sua vita, Saro-Wiwa abbandonò la scrittura creativa<br />
per dedicarsi interamente alla causa degli Ogoni e del Movimento MOSOP, ma<br />
nel suo ultimo volume, A Month and a Day: A Detention Diary, terminato poco<br />
più di un anno prima della morte, l'autore inserisce le poesie composte in carcere,<br />
e, soprattutto, un'immagine, usata come leitmotif nella parte conclusiva<br />
del libro, che forse solo un autore come lui avrebbe potuto inventare. È l'immagine<br />
della maschera africana, usata per indicare la condizione dello stato<br />
nigeriano dopo l'indipendenza, i cui movimenti sono controllati dalle potenze<br />
internazionali e la cui mascheratura <strong>è</strong> finanziata con le risorse degli Ogoni.<br />
Ma l'immagine serve anche, grazie alla descrizione dell'atto di colui che toglie<br />
la maschera a colui che l'indossa, a indicare il compito che Saro-Wiwa si<br />
prefiggeva:<br />
As Nigeria celebrated independence, the Ogoni were consigned to politicai<br />
slavery at the hands of the new black colonialists wearing the rnask of<br />
Nigerianism. The new Nigerian masquerade was in the public arena, ìeashed<br />
to a rope held by an unseen hand, and steadied by the oil of the Ogoni and
% "óther peoples in the Niger River Delta. In effect, the producers of that oil, the<br />
;*. . multinational oil giants, truly controlied the masquerade in the arena. And if<br />
any child dared do more than enjoy the dance of the masquerade, it was liable<br />
to be frightened to death by it.<br />
; The image of the masquerade dancing in a public arena is one whxch an<br />
African can relate to quite easily. In the masquerade is a man, an ordinary human<br />
being subject to the usuai humours which affìict humanity. Yet, once he<br />
.;-.- wears a irtask he is transformed into something else, something dangerous.<br />
. ; The masquerade can perpetrate evil, hurt spectators. And that is why when a<br />
;•.• •/ masquerade engages in more than its share of evil, brave spectators are al-<br />
:\"- lowed to; disrobe it. The mask faìls from its wearer and the puny man in the<br />
;:;. masquerade is seen for what he truly is: ali flesh and blood, the son of so-and-<br />
V. so. This iknmasking of the cruel masquerader is very important. But it is a difficult<br />
task. 30<br />
[Mentre la Nigeria festeggiava l'indipendenza, gli Ogoni venivano<br />
." consegnati in uno stato dì schiavitù politica, nelle mani dei nuovi colonialisti<br />
• : neri con| indosso la maschera del Nigerianesimo. Questa nuova maschera<br />
;••• - nigeriani stava nella pubblica piazza, tenuta al guinzaglio dalla <strong>mano</strong> di un<br />
L.;. essere invisibile e consolidata dal petrolio degli Ogoni e delle altre popolazioni<br />
v-. della zona del Delta. In verità, erano proprio i produttori del petrolio, i giganti<br />
U':".- dell'industria petrolifera internazionale, a tenere sotto controllo la mascherata<br />
^ • nella pubblica piazza. E se qualche bambino osava fare qualcosa di più che<br />
divertirsi per il ballo della mascherata, rischiava di venire terrorizzato a morte.<br />
L'immagine della maschera che danza nella pubblica piazza <strong>è</strong> molto familiare<br />
':- agli africani. Sotto la maschera c'<strong>è</strong> un uomo, un semplice essere u<strong>mano</strong>, sog-<br />
. getto ai riormali cambiamenti d'umore che affliggono l'umanità. Eppure quan-<br />
.... do portarla maschera egli si trasforma in qualcosa di diverso, di pericoloso.<br />
Egli può {perpetrare il male, può far male agli spettatori. Ecco perché, quando<br />
;;r eccede, facendo più male del solito, <strong>è</strong> concesso a spettatori particolarmente<br />
;.- : ". coraggiosi di smascherarlo. La maschera cade a terra e l'uomo meschino che si<br />
•};..". nasconde di<strong>è</strong>tro di essa <strong>è</strong> svelato per ciò che <strong>è</strong> realmente: solo carne e sangue,<br />
: figlio di Tizio o Caio. Lo smascheramento del crudele 'mascherato' <strong>è</strong> molto<br />
importante. Ma <strong>è</strong> un compito difficile.]<br />
NOTE<br />
1 Cfr Andrew Apter, "Death and the King's Henchmen: KenSaro-Wiwa and the Politicai Ecoiogy<br />
o£ Citizenship in Nigeria", in Ogoni's Agonies. Ken Saro-Wiwa and the Crisis in Nigeria, a cura di<br />
Abduì-Rasheed Na'aliah, Trenton, NJ, Africa World Press, 1998, pp. 121-160,121.<br />
2 Femi Osofisan, "The Alternative Tradition: an Insider's Postscript", in European-Langaage<br />
Writing in Sub-Saharan Africa, a cura di Albert Gerard, Budapest, Akadémiai Kiadò, 1968, voi.<br />
II, pp. 783-4.<br />
3 Ken Saro-Wiwa, The Singing Anthill: Ogoni Folk Tales, Epsom, Lagos, Port Harcourt, Saros<br />
International Publishers, 1991.<br />
4 Taban lo Liyong, The Last Word: Cultural Synthesism, Nairobi, East Afiican Publìshing House,<br />
1969, pp. 206, 78.<br />
5 Ken Saro-Wiwa, Mr B Goes to the Moon, Port Harcourt, Lagos, Epsom, Saros International<br />
Publishers, 1991.<br />
6 E' anche probabilmente il testo di Saro-Wiwa più noto in Italia: con il titolo "La radio a<br />
transistor" fu compreso in un'antologia di scritti teatrali africani del 1976, Teatro africano, a<br />
cura di Graziella Bellini, Marco Grampa e Carla Muschio, Milano, laca Book, 1976, pp. 331-<br />
358, ed <strong>è</strong> stato messo in scena varie volte in questo paese.<br />
7 Cfr in particolare i capitoli "A shipload of rice" e "Counter trade" in Ken Saro-Wiwa, Basi and<br />
Comparii/: a Modem Afiican Folktale, Port Harcourt, Lagos, Epsom, Saros International Publishers,<br />
1987, pp. 50-63,117-34.<br />
8 Ivi, p. 13.<br />
9 Michael Watts, "Oil as Money: The Devil's Excrement and the Spectacle of Black Gold", in<br />
Money, Power and Space, a cura di S. Corbridge, R. Martin, N. Thrift, Oxford, Basii Blackwell,<br />
1994, cit. in Andrew Apter, "Death and the King's Henchmen: Ken Saro-Wiwa and the Politicai<br />
Ecoiogy of Citizenship in Nigeria", in Ogoni's Agonies, pp. 121-160; p. 143.<br />
10 Michel de Certeau, The Practice ofEveryday Life, trad. inglese di Steven Rendali {Uinvention<br />
du quotidien, voi. I, Aris defaire), Berkeley, University of California Press, 1984, pp. 96, 37, 23,<br />
11 Afrìcan Theatre: tight Prize-Winning Playsjbr Radio, a cura di Gwyneth Henderson, London,<br />
Heinemann Educational Books, 1973, pp. 89-107.<br />
12 Per notizie sulla produzione televisiva, cfr in particolare Ken Saro-Wiwa, "Television Drama<br />
in Nigeria: A Personal Experience", African Literature 1988 New Masks, a cura di Hai Wyiie,<br />
Dennis Brutus, Juris Silenieks (Annual Selected Papers of the ALA 14/1988), Washington, DC,<br />
Three Continents Press and the A.L.A., 1990, pp. 87-95, e Everything About Basì & Co. The Most<br />
Hilarious Comedy ofTV! Lagos, Saros International Publishers, n. d.<br />
13 Ken Saro-Wiwa, Mr B, Epsom, Lagos, Port Harcourt, Saros International Publishers, 1987, E'<br />
il primo volume di <strong>una</strong> collana, la "Junior Saros Series", indirizzata agli allievi delle prime<br />
classi della scuola secondaria.<br />
M Ken Saro-Wiwa, "Transistor Radio", in Basi and Company. Tour Television Plays, Epsom and Port<br />
Harcourt, Saros International Publishers, 1988, pp. vii-xiv, 3-19.<br />
i5 Ken Saro-W r iwa, "The Transistor Radio", in Tour Farcical Plays, Epsom and Port Harcourt,<br />
Saros International Publishers, 1989, pp. 9-31, and The Transistor Radio, Epsom, Lagos, Port<br />
Harcourt, Saros International Publishers, 1989.<br />
16 Ken Saro-Wiwa, "Television Drama in Nigeria: A Personal Experience", cit., p. 94. Anche<br />
Mr, B <strong>è</strong> indicato come romanzo, o "romanzo per ragazzi".<br />
17 Ken Saro-Wiwa, A Month and a Day: A Detention Diary, London, Penguin Books, 1995, p. 86.<br />
lì gioco di sostituzioni e trasformazioni operato da Saro-Wiwa, in rapporto all'intento didattico<br />
dell'autore, <strong>è</strong> analizzato più a fondo nel mio " 'Second-New': Serialization and Circulation<br />
in Basi and Company", in Telling Stories: Postcolonial Short Fiction in English, a cura di Jacqueline<br />
Bardolph, Amsterdam, Atlanta GA, Editions Rodopi, 2001, pp. 255-267.<br />
18 Ken Saro-Wiwa, "Television Drama in Nigeria: A Personal Experience", African Literature
1988 New Mnsks, a cura di Hai Wyìie, Dennis Brutus, Jurìs Silenieks (Armual Selected Papers of<br />
the ALA 14/1988), Washington, DC, Three Continents Press and the A.L.A., 1990, pp. 87-95;<br />
per il riferimento alia nuova serie, Amìna, cfr p. 93.<br />
19 Ken Saro-Wiwa, "The Language of African Literature: A Writer's Testimony", Research in<br />
African Literatures, 23,1,1992, pp. 153-7,155.<br />
20 Ken Saro-Wiwa, Sozaboy: A. Novel in Rotten English, Epsom, Lagos, Port Harcourt, Saros<br />
International Publishers, 1985.<br />
21 Cfr, per esempio, Augustine Okere, "Pattems of Linguistic Deviation in Saro-Wiwa's Sozaboy",<br />
Doris Akekue, "Mind-Styìe in Sozaboy: A Functional Approach to Language", Asomwan<br />
Adagboyin "The Language of Ken Saro-Wiwa's Sozaboy", in Criticai Essays ori Ken Saro-Wiwa's<br />
"Sozaboy: A Novel in Rotten English", a cura di Charles Nnolim, Port Harcourt, Lagos, Epsom,<br />
Saros International Publishers, 1992, pp. 9-15,16-29,30-38; Chantal Zabus, The African Palimpsest:<br />
IndigenizciHon of language in the West African Europhone Novel, Amsterdam and Atlanta, GA,<br />
Rodopi, 1991; G. 'Ebinyo Ogbowei and Ibiere Belì-Gam, "Sozaboy: Language and a Disordered<br />
World", English Studies in Africa, 38,1 (1995), pp. 1-17; Michael North, "Ken Saro-Wiwa's Sozaboy:<br />
The Politics of 'Rotten English'", Public Culture, 13,1, Winter 2001.<br />
22 Emily Apter, "Minor Literature and Minority Language: War and Speech in Ken Saro-Wiwa's<br />
Sozaboy", in "Texts in Transit", Anglistica, 5,1-2 (2001), numero speciale di Anglistica su traduzioni,<br />
parodie, riscritture, a cura di Marina Vitale e Jane Wilkìnson.<br />
23 Ken Saro-Wiwa, Sozaboy, cit., pp. 46-7.<br />
2 ' ! Ivi, p. 29-30.<br />
25 Ivi, p. 181.<br />
26 Ken Saro-Wiwa, Pita Dumbrok's Prison, London, Lagos, Port Harcourt, Saros International<br />
Publishers, 1991. Si tratta di un curioso romanzo polifonico che rappresenta la continuazione<br />
di Prisoners ofjebs, London, Lagos, Port Harcourt, Saros International Publishers, 1988, il "romanzo-in-<br />
progess" che Saro-Wiwa aveva tratto dalla rubrica settimanale che curava sul giornale<br />
Punch nel 1977 e Vanguard da novembre 1985 a gennaio 1987. Per i dettagli dell'origine<br />
giornalistica del romanzo - altro esempio di metamorfosi e proliferazione che scavalca generi,<br />
codici e convenzioni, cfr "Author's Note", ivi.<br />
17 Ken Saro-Wiwa, Pita Dumbrok's Prison, cit., pp. 67-8.<br />
28 Ken Saro-Wiwa, Similia: Essays on Anomic Nigeria, Port Harcourt, Lagos, Epsom, Saros<br />
International Publishers, 1991, pp. 13-14.<br />
29 Ken Saro-Wiwa, On a Darkling Vlain: An Account of the Nigerian Civil War, Port Harcourt,<br />
Epsom, Lagos, Saros International Publishers, 1989, p. 13.<br />
30 Ken Saro-Wiwa, A Month and a Day, cit., p. 186.