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Ojos bonitos, cuadros feos

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Per un’analisi delle dinamiche conflittuali nella letteratura di<br />

Mario Vargas Llosa: <strong>Ojos</strong> <strong>bonitos</strong>, <strong>cuadros</strong> <strong>feos</strong><br />

Veronica Lavenia<br />

Università di Catania<br />

L’intero percorso artistico di Mario Vargas Llosa nasce e si sviluppa<br />

dal disagio dello scrittore nei confronti della società circostante.<br />

Nella stesura di ogni opera la sfida è duplice ed investe sia l’aspetto<br />

tematico che quello strutturale. Da una parte vi è l’esigenza di denunciare<br />

l’insoddisfazione dell’uomo moderno nei confronti di una realtà avvilente e<br />

la violenza come unico mezzo per affermare la propria personalità.<br />

Dall’altra, si affianca la lotta privata dell’autore con la scrittura vera e<br />

propria e con quei dèmoni personali, culturali e storici, nucleo della sua<br />

letteratura, che, nell’atto della creazione, devono, però, essere plasmati,<br />

controllati attraverso l’impiego di tecniche che costituiscono la riuscita o il<br />

fallimento dell’opera.<br />

I conflitti sociali ed individuali caratterizzano la produzione di<br />

Vargas Llosa fin dalle prime prove. Si pensi a Los Jefes, a La Ciudad y los<br />

perros e a Los cachorros opere che mettono a nudo un sistema basato su un<br />

discutibile codice d’onore, in nome del quale l’individuo cade facilmente in<br />

uno stato d’aggressività quasi primitiva; un conflitto d’autorità vissuto dallo<br />

stesso scrittore nell’adolescenza e tradotto nei suoi lavori come disagio non<br />

più individuale ma sociale. E ancora a Conversación en la Catedral dove ad<br />

essere rappresentato è il conflitto di un’intera generazione cresciuta negli<br />

otto anni della dittatura di Odría; o a La guerra del fin del mundo e Lituma<br />

en los Andes in cui la lotta si snoda attraverso l’ansia dei protagonisti, in<br />

bilico tra la necessità di rispettare le regole e il desiderio di trasgredirle.<br />

Fino ad arrivare a romanzi nei quali il conflitto assume, se possibile, una<br />

connotazione ancora più forte, legato come è all’attualità. È il caso, ad<br />

esempio, de El hablador in cui la battaglia riguarda la necessità di inserire il<br />

Perù (e tutta l’America Latina) nel processo di sviluppo occidentale per<br />

evitare l’isolamento economico e politico. Tuttavia, per ottenere ciò,<br />

secondo Vargas Llosa, è necessario che le popolazioni indigene cancellino<br />

la propria identità; il duello tra civilización y barbarie, dunque, dovrebbe<br />

risolversi con la sconfitta di quella che lo scrittore peruviano in suo saggio<br />

279


ha definito la utopía arcaica. Per arrivare, infine, all’ultimo romanzo<br />

pubblicato nel 2003, El paraíso en la otra esquina nel quale le vite dei due<br />

protagonisti, la femminista franco-peruviana Flora Tristán e suo nipote, il<br />

pittore Paul Gaugin, rappresentano il simbolo di una vita spesa nel tentativo<br />

comune di ricercare il paradiso, apparentemente vicino e tuttavia<br />

irraggiungibile; in conflitto, pertanto, con un’esistenza che non è come essi<br />

vorrebbero.<br />

La rappresentazione dei conflitti di carattere sociale e personale che<br />

costituiscono l’elemento tematico principale dei lavori di Vargas Llosa<br />

risulta convincente perché lo scrittore, nell’atto della creazione riesce a<br />

vincere la sfida che ingaggia con se stesso ogni volta che trasforma in<br />

letteratura i dèmoni e le proprie pulsioni. I suoi sperimentalismi<br />

rappresentano il risultato del conflitto più duro che riguarda e coinvolge non<br />

solo il romanziere laureato ma anche l’autore teatrale non ancora affermato.<br />

Nell’analisi del conflitto nella produzione di Vargas Llosa<br />

l’attenzione è proprio rivolta al suo ultimo lavoro drammaturgico che non<br />

raggiunge lo spessore delle opere precedenti ma le cui caratteristiche<br />

offrono ugualmente interessanti spunti di riflessione. In <strong>Ojos</strong> <strong>bonitos</strong>,<br />

<strong>cuadros</strong> <strong>feos</strong> 1 infatti, pubblicata nel 1996, emergono i conflitti umani e<br />

psicologi dei personaggi accentuati dalla particolare architettura e<br />

dall’esasperata sequenza con cui sono narrati gli eventi.<br />

Nell’opera si racconta la storia di Eduardo Zanelli, critico d’arte<br />

peruviano il quale, attraverso le pagine del quotidiano più prestigioso di<br />

Lima, El Comercio, commenta con sarcasmo i quadri dei giovani pittori. La<br />

vita di questo anziano professore si incrocia con quella di Rubén Zevallos<br />

con il quale sembra nascere un’amicizia affettuosa. Zanelli crede che<br />

l’interesse di Rubén abbia le sue stesse motivazioni, in realtà il ragazzo ha<br />

uno scopo ben preciso e diverso da quello che lui immagina. Zanelli ha,<br />

infatti, recensito negativamente i lavori di Alicia Zuñiga la sua fidanzata,<br />

aspirante pittrice e il giovane lo ritiene responsabile di averla danneggiata<br />

fino a farle perdere ogni stimolo per la pittura, provocando anche la rottura<br />

della loro unione. Rubén vuole uccidere Zanelli per vendicare Alicia ma<br />

naturalmente le sue intenzioni si sveleranno solo con l’avanzare della<br />

narrazione. Zanelli non ricorda Alicia, né tanto meno il contenuto della<br />

recensione ma, quando percepisce che la sua vita è in pericolo, propone a<br />

Lima.<br />

1 Nel 1996, Luis Peirano ha diretto la prima rappresentazione dell’opera a<br />

280


Rubén di incontrare la ragazza per porgerle le sue scuse. Rubén lo informa,<br />

però, che Alicia si è suicidata, da qui il desiderio di farsi giustizia da solo,<br />

puntando una pistola alle tempie del professore.<br />

Dal punto di vista contenutistico, l’opera propone, dunque, il tema<br />

del conflitto in una prospettiva delicata e di vasta interpretazione che<br />

interessa profondamente la psicologia dell’essere umano.<br />

I personaggi sui quali ruota la storia, Zanelli ed Alicia, non riescono<br />

ad accettare i propri limiti. Il professore vive con conflittualità la sua<br />

condizione di omosessuale (difficile peraltro da esternare e accettare in una<br />

realtà come quella latinoamericana che esalta da sempre il machismo),<br />

Alicia, dal canto suo, non riesce a razionalizzare gli eventi che la<br />

coinvolgono; affida il suo presente ed il suo futuro professionale nelle mani<br />

di Zanelli e nel momento in cui le aspettative sono diverse da quelle che lei<br />

auspicava non ha la forza di superare la delusione. È lo stesso Rubén,<br />

anch’egli in conflitto con la propria gelosia ad offrire una descrizione cruda<br />

ma indicativa della giovane quando spiega a Zanelli il motivo del loro<br />

incontro:<br />

RUBÉN: No quiero un autógrafo, ni que hablemos de arte o de<br />

pintura. Sino de una muchacha.<br />

EDUARDO: ¿De qué muchacha?<br />

RUBÉN: De una de esas imbéciles, pues. De esas que nunca faltan<br />

a tus conferencias y leen todas tus críticas. 2<br />

Anche Alicia, come molti altri personaggi femminili dei lavori di<br />

Vargas Llosa è vittima di una realtà che poco o nulla concede alla donna.<br />

Alicia non è come Ileana, la figlia di Aldo Brunelli, protagonista dell’opera<br />

teatrale El loco de los balcones, non riesce a prendere in mano la propria<br />

esistenza ma lascia che la frustrazione si impadronisca di lei fino a farle<br />

commettere il gesto estremo. Il suo desiderio di diventare artista nasce dal<br />

conflitto della mancata accettazione di adeguarsi ai canoni tradizionali di<br />

una società che vuole e concepisce la donna soprattutto come madre e<br />

moglie. Nella lettera-testamento indirizzata a Rubén, Alicia esprime tutto il<br />

p. 503.<br />

2 Mario Vargas Llosa, Obra reunida. Teatro. <strong>Ojos</strong> <strong>bonitos</strong>, <strong>cuadros</strong> <strong>feos</strong>,<br />

281


suo disagio per non essere riuscita ad accettare il ruolo imposto dal codice<br />

machista:<br />

ALICIA: […] No me podía casar, Rubén. Pese a quererte, no me<br />

sentía con ánimos, con el espíritu que hace falta para<br />

tener una vida familiar, dirigir una casa, criar niños […]<br />

A mí la sola idea de ser la esposa y la mamá modelo me<br />

deprimía […] Tal vez por eso me vino la ventolera de ser<br />

pintora. Necesitaba algo que justificara mi falta de<br />

instinto familiar y maternal. 3<br />

Ma ciò che poteva essere per lei un riscatto, ovvero il rifiuto di certe<br />

convenzioni sociali, diventa sconfitta nel momento in cui accetta<br />

passivamente il giudizio di Zanelli, decidendo addirittura di porre fine alla<br />

sua vita:<br />

ALICIA: Pero, una no puede creerse artista simplemente porque le<br />

repele la idea de ser ama de casa […] Felizmente, el<br />

doctor Eduardo Zanelli tuvo la entereza de quitarme la<br />

venda de los ojos y me enfrentó a la realidad del tiempo. 4<br />

Il conflitto interiore che spinge Rubén ad affrontare Zanelli nasce dal<br />

ritenere l’anziano uomo il responsabile morale della morte di Alicia ma, in<br />

fondo, la vendetta che Rubén attua nei confronti di Zanelli potrebbe anche<br />

essere letta come una risposta ad Alicia la quale, con il suo comportamento<br />

lo ha tradito, sminuendolo come uomo. Ciò emerge nelle due parti più<br />

salienti della storia (storia composta da un unico atto diviso in dieci quadri),<br />

il quinto ed il nono quadro, rispettivamente, il primo un monologo di Alicia<br />

e il secondo la lettera scritta dalla ragazza prima di suicidarsi. Sono questi i<br />

momenti della narrazione che consentono di recepire il significato<br />

dell’intera opera. In questi quadri si scopre che l’origine dell’avversione di<br />

Rubén nei confronti di Zanelli ha radici antiche dietro le quali si nasconde<br />

anche la gelosia del giovane. Alicia era particolarmente affascinata dalla<br />

3 Mario Vargas Llosa, Obra reunida. Teatro. <strong>Ojos</strong> <strong>bonitos</strong>, <strong>cuadros</strong> <strong>feos</strong>,<br />

p. 549. 4 Mario Vargas Llosa, Obra reunida. Teatro. <strong>Ojos</strong> <strong>bonitos</strong> <strong>cuadros</strong> <strong>feos</strong>,<br />

p. 549.<br />

282


figura del professore e nel momento in cui rimane delusa dall’uomo che<br />

ammirava, confessa al fidanzato quanto fosse importante per lei il giudizio<br />

di Zanelli. Ecco cosa si legge nel V quadro:<br />

ALICIA: […] la única opinión que me importaba era la de Eduardo<br />

Zanelli. Ni la de mi madre, ni la de mis compañeros de la<br />

Escuela, ni la de los amigos. Ni siquiera tu opinión me<br />

importaba, Rubén […] Él ha sido para mí mi modelo, mi<br />

guía, mi mentor, mi padre espiritual […]. 5<br />

La rabbia e la voglia di vendetta del giovane appaiono tanto più forti<br />

perché è stato preferito ad un omosessuale. E le espressioni che usa per<br />

indicare la condizione del professore risultano volutamente offensive e<br />

provocatorie:<br />

EDUARDO: No digas más esa palabra, por favor.<br />

RUBÉN: ¿Rosquete?<br />

EDUARDO: Es desagradable. Envilece el concepto. Si quieres decirla,<br />

di gay que es más bonita.<br />

RUBÉN: ¿Puedo decir maricón?<br />

EDUARDO: No, tampoco. Las palabras son como las personas. Tienen<br />

semblantes y cuerpos […]. 6<br />

Zanelli, dal canto suo, è forse il personaggio più triste dell’opera.<br />

Egli è un «frustrado, amargado e resentido» che decide di dedicarsi<br />

all’esercizio della critica letteraria perché la mancanza di talento non gli ha<br />

consentito di diventare un artista e la crudezza con cui giudica gli aspiranti<br />

pittori cela l’eterno conflitto di un uomo in lotta con se stesso:<br />

EDUARDO: […] Nadie sueña con ser un crítico de arte. Se llega a<br />

serlo por eliminación o por impotencia. Yo no quería ser<br />

5 Mario Vargas Llosa, Obra reunida. Teatro. <strong>Ojos</strong> <strong>bonitos</strong>, <strong>cuadros</strong> <strong>feos</strong>,<br />

p. 525 6 Mario Vargas Llosa, Obra reunida. Teatro. <strong>Ojos</strong> <strong>bonitos</strong>, <strong>cuadros</strong> <strong>feos</strong><br />

p. 495.<br />

283


una caricatura de artista sino un artista de verdad. Yo, de<br />

joven, pensaba con ser pintor. 7<br />

Nel mestiere di critico d’arte, Zanelli non trova soddisfazione perché<br />

cosciente che le sue recensioni «no sirven para nada […] se los lleva el<br />

viento». 8<br />

Accanto alla frustrazione di tipo professionale, si affianca il conflitto<br />

con l’uomo Eduardo costretto a fare i conti con la propria omosessualità;<br />

condizione tanto più dura da accettare in una società che condanna senza<br />

appello ed emargina ogni diversità. A Rubén spetta il compito di<br />

rappresentare il machismo e ciò avviene ogni qualvolta il giovane provoca<br />

Zanelli, come è stato rilevato, con espressioni o pensieri volutamente<br />

denigranti sulla sua condizione. Nel corso della conversazione, Zanelli viene<br />

costantemente messo in ridicolo; le poche certezze che lo fanno apparire<br />

uomo colto e sicuro di fronte ad un giovane irriverente, scompaiono nel<br />

momento in cui Rubén confessa il suo odio, il suo desiderio di vendetta,<br />

puntandogli una pistola alla tempia. In quell’istante, il conflitto di Zanelli tra<br />

ciò che è e ciò che avrebbe voluto essere, cede il posto alla lotta tra la vita e<br />

la morte, ovvero tra il non rinnegare ciò che ha scritto con il rischio di<br />

perdere probabilmente la vita ma salvando, però, l’orgoglio e la dignità,<br />

oppure tradire se stesso, il proprio pensiero, la propria personalità<br />

umiliandosi, sperando di far rinsavire Rubén. L’uomo Zanelli appare in tutta<br />

la sua debolezza alla fine della storia, quando preoccupato della reazione del<br />

giovane gli confessa che:<br />

Un crítico escribe a veces sin medir las consecuencias de sus opiniones, de<br />

sus juicios. Así ocurre cuando se escribe por obligación, todos los días para<br />

llenar una columna. Con Alicia pude equivocarme, exagerar. Lo reconozco<br />

[…] No soy un cínico, ni un malvado. Sólo un farsante. Un frustrado.<br />

Artística, intelectual y sexualmente. Eso es lo que soy […] Y me vengo en<br />

los pobres pintores, en las pintoras como Alicia. Les hago pagar mi<br />

7 Mario Vargas Llosa, Obra reunida. Teatro. <strong>Ojos</strong> <strong>bonitos</strong>, <strong>cuadros</strong> <strong>feos</strong>,<br />

p. 513. 8 Mario Vargas Llosa, Obra reunida. Teatro. <strong>Ojos</strong> <strong>bonitos</strong>, <strong>cuadros</strong> <strong>feos</strong>,<br />

p. 520.<br />

284


mediocridad, sentenciando que ellos también son mediocres. Dame una<br />

oportunidad de redimirme. 9<br />

Zanelli viene, dunque, spogliato di ogni certezza. Egli si è ormai<br />

totalmente consegnato a Rubén, il quale a questo punto, avendo raggiunto<br />

l’obiettivo di annichilire l’anziano professore, riducendolo ad un essere<br />

incapace di agire e scegliere della propria vita può confessare che la pistola<br />

non era carica.<br />

Nel mondo di antieroi di Vargas Llosa, però, il cerchio dei vinti si<br />

ripropone ancora una volta con le sue amare contraddizioni. Zanelli è salvo<br />

ma morto dentro, ucciso da un’esistenza spenta che egli stesso ha rinnegato,<br />

nel momento in cui ha creduto di perderla; Rubén, dal canto suo, ha difeso il<br />

suo onore, l’orgoglio e la sua amata, tenendo in pugno la vita dell’uomo che<br />

ha distrutto ogni sua felicità ma, svanito quel senso di onnipotenza<br />

temporanea, rimane il vuoto di una perdita che niente e nessuno potrà<br />

colmare o restituire.<br />

I disagi umani presenti in questo lavoro sembrano, dunque, trovare la<br />

loro naturale conclusione con l’accettazione dei personaggi, loro malgrado,<br />

delle proprie condizioni. A questo punto, però, entra in gioco il conflitto di<br />

cui si è accennato tra Vargas Llosa e la scrittura. Affinché, le personalità di<br />

Zanelli, Rubén ed Alicia possano, infatti, essere espresse e narrate in tutta la<br />

loro totalità occorre creare una struttura narrativa tale da far emergere i<br />

disagi interiori nella loro interezza e veridicità. La sfida dell’autore riguarda<br />

la ricerca rigorosa della forma e di un linguaggio idoneo al contesto da<br />

raccontare; egli plasma le parole, adeguandole alle varie situazioni, alle<br />

diverse sfaccettature della realtà. In quest’opera, le ansie e le frustrazioni dei<br />

personaggi risultano percepibili proprio attraverso l’esasperata<br />

organizzazione narrativa.<br />

Come El loco de los balcones anche <strong>Ojos</strong> <strong>bonitos</strong>, <strong>cuadros</strong> <strong>feos</strong><br />

propone una struttura circolare, rappresentata da due didascalie simili tra<br />

loro con le quali si apre e si chiude la narrazione:<br />

p. 546.<br />

Eduardo y Rubén entran al departamento. Una puerta se abre y se cierra.<br />

Murmullos, apagadas risitas. 10<br />

9 Mario Vargas Llosa, Obra reunida. Teatro. <strong>Ojos</strong> <strong>bonitos</strong>, <strong>cuadros</strong> <strong>feos</strong>,<br />

285


Los pasos de Rubén, alejándose. Se abre y se cierra la puerta de la calle. 11<br />

La storia contiene sin dall’esordio dei datos escondidos en<br />

hipérbaton (ovvero omissioni temporanee di particolari utili alla<br />

comprensione della narrazione), che verranno svelati con l’avanzare degli<br />

eventi. 12 Dalle didascalie, ad esempio, apprendiamo l’identità di Zanelli ma<br />

non conosciamo gli altri due personaggi, né le motivazioni che spingono<br />

Rubén a frequentare il professore. Infine, il tipo di legame che unisce i due<br />

giovani e la morte di Alicia vengono scoperti dal lettore quasi al termine del<br />

racconto.<br />

La vera caratteristica di questo lavoro è rappresentata, però,<br />

dall’alternanza dei tempi con cui l’autore gioca lungo tutto l’arco della<br />

narrazione, a partire proprio dal terzo quadro. Qui, infatti, entra in scena<br />

Alicia ma attraverso i ricordi di Rubén poiché è opportuno precisare che nel<br />

momento in cui Eduardo ed il giovane si incontrano la donna è già deceduta<br />

ma tutto ciò non è ancora noto né al lettore né allo spettatore.<br />

Il recupero dei dialoghi tra Rubén ed Alicia avviene attraverso un<br />

procedimento analettico la cui drammatizzazione è resa possibile dalla<br />

figura di Rubén, il narrador generador, ovvero l’istanza che dà l’avvio al<br />

processo di rappresentazione di ciò che avviene nella mente dei<br />

personaggi. 13 Nella presentazione è ben sottolineato che: «La acción ocurre<br />

en el pequeño departamento […] donde vive el crítico y profesor de arte<br />

Eduardo Zanelli, y en la memoria o la fantasía de Rubén Zevallos». È<br />

compito, dunque, del lettore maturo cogliere tali sfumature nel corso della<br />

lettura. I livelli temporali sono, pertanto, due: nel presente scenico si<br />

inserisce l’incontro tra Zanelli e Rubén, nel passato si racconta la storia di<br />

Alicia e Rubén. Nella lettera che la giovane invia al suo fidanzato una<br />

10<br />

Mario Vargas Llosa, Obra reunida. Teatro. <strong>Ojos</strong> <strong>bonitos</strong>, <strong>cuadros</strong> <strong>feos</strong>,<br />

p. 489. Il corsivo è mio.<br />

11<br />

Mario Vargas Llosa,Obra reunida. Teatro. <strong>Ojos</strong> <strong>bonitos</strong>, cuadtros <strong>feos</strong>,<br />

p. 555. Il corsivo è mio.<br />

12<br />

Mario Vargas Llosa distingue due tipi di datos escondidos: dato<br />

escondido en hiperbáton e il dato escondido elíptico. «En el primer caso el dato es<br />

totalmente omitido de la historia. En el segundo el dato es provisionalmente<br />

suprimido», Mario Vargas Llosa, Gabriel García Márquez: historia de un deicidio,<br />

p. 279.<br />

13<br />

Cfr. Ángel Abuín González, El narrador en el teatro, pp. 27-28.<br />

286


precisa indicazione temporale consente di collocare il loro ultimo dialogo<br />

due anni prima della morte di Alicia:<br />

Te sorprenderá mucho recibir esta carta, querido Rubén. Después de tanto<br />

tiempo sin vernos ni saber nada uno de otro. ¿Cómo dos años, no? 14<br />

Per collegare tra loro i diversi piani temporali senza togliere ritmo e<br />

vivacità alla narrazione, Vargas Llosa impiega l’anadiplosi, presente anche<br />

in numerosi suoi romanzi. In un’opera teatrale, però, il suo utilizzo, appare<br />

ancora più ardito dato che si tratta di un testo scritto in forma di dialogo. La<br />

presenza dell’anadiplosi per unire episodi differenti si riscontra, ad esempio,<br />

nel terzo quadro dove, all’interno del colloquio tra Alicia e Rubén si<br />

inserisce Zanelli il quale, però, in realtà dialoga nel presente scenico con<br />

Rubén:<br />

ALICIA: […] Entender toda la pintura moderna. No es fácil<br />

meterse en esa selva, en ese laberinto. Ahora, por fin,<br />

comienzo a orientarme. A poquitos. A pasitos. Gracias al<br />

doctor Zanelli.<br />

EDUARDO: No soy doctor. Ni siquiera licenciado. No tengo ningún<br />

título. Sólo llegué a ser bachiller. 15<br />

Nel corso della narrazione, l’anadiplosi viene per lo più impiegata in<br />

modo tradizionale, ovvero per collegare battute appartenenti al medesimo<br />

piano temporale come dimostrano i seguenti esempi:<br />

RUBÉN: Un amargado y resentido.<br />

EDUARDO: ¿Amargado y resentido? 16<br />

RUBÉN: Caíste como un manso corderito, Eduardo Zanelli.<br />

EDUARDO: Como un manso corderito. 17<br />

14 Mario Vargas Llosa, Obra reunida. Teatro. <strong>Ojos</strong> <strong>bonitos</strong>, <strong>cuadros</strong> <strong>feos</strong>,<br />

p. 548. 15 Mario Vargas Llosa, Obra reunida. Teatro. <strong>Ojos</strong> <strong>bonitos</strong>, <strong>cuadros</strong> <strong>feos</strong>,<br />

p. 507. 16 Mario Vargas Llosa, Obra reunida. Teatro. <strong>Ojos</strong> <strong>bonitos</strong> <strong>cuadros</strong> <strong>feos</strong>,<br />

p. 519.<br />

287


È stato già accennato che la parte tecnicamente più interessante è<br />

rappresentata dal terzo quadro nel quale il presente della narrazione si<br />

interrompe per recuperare i ricordi di Rubén. Ma se si lasciasse spazio solo<br />

al ricordo, isolando il dialogo tra Eduardo e Rubén, probabilmente, la storia<br />

perderebbe di vigore. Affinché la rabbia e la tensione risultino palpabili è<br />

necessario, pertanto, che il presente ed il passato entrino in conflitto tra loro,<br />

in un continuo e costante gioco di salti temporali. All’interno del terzo<br />

quadro si contano otto cambi temporali ma l’esasperazione cui arriva la<br />

narrazione si spinge ben oltre tale alternanza che prosegue anche nei quadri<br />

successivi. Eduardo ed Alicia, ad esempio, non si sono mai conosciuti,<br />

sebbene la giovane donna abbia seguito le lezioni del professore, eppure, in<br />

più di un’occasione, sembrano dialogare tra loro. Si veda il seguente brano,<br />

in cui il montaggio della conversazione risulta interessante, soprattutto ai<br />

fini della sua rappresentazione teatrale:<br />

EDUARDO: […] eso es lo que arruinó mi carrera de artista. Ser<br />

demasiado inteligente.<br />

ALICIA: Pero, profesor Zanelli, ni que hiciera falta ser bruto para<br />

ser un gran pintor.<br />

EDUARDO: Hace falta ser visceral, intuitivo y sensorial. Sobre todo<br />

sensorial. En pintura los sentidos son más importantes<br />

que las ideas. 18<br />

Sulla scena la presenza di Alicia è giustificata da Rubén, il quale<br />

gestisce le apparizioni della giovane, attraverso dei flash-backs. Il lettore<br />

poco avvezzo a queste manovre narrative avrà modo di comprendere ed<br />

apprezzare meglio la struttura dell’opera solo ad una seconda lettura. Ben<br />

più arduo, invece, appare il ruolo dello spettatore, il quale si troverà<br />

disorientato nell’ascoltare battute che non hanno tra loro una concordanza<br />

spazio-temporale, in quanto le azioni vengono rappresentate tenendo conto<br />

del pensiero dei personaggi e non delle esigenze dello spettatore. A questo<br />

proposito, ricordiamo che l’opera nasce come radio-teatro. Forse, dunque, è<br />

17 Mario vargas Llosa, Obra reunida. Teatro. <strong>Ojos</strong> <strong>bonitos</strong>, <strong>cuadros</strong> <strong>feos</strong>,<br />

p. 543. 18 Mario Vargas Llosa, Obra reunida. Teatro. <strong>Ojos</strong> <strong>bonitos</strong>, <strong>cuadros</strong> <strong>feos</strong>,<br />

p. 516.<br />

288


anche per tale motivo che, a differenza, dei precedenti lavori teatrali, qui le<br />

didascalie sono carenti di quelle descrizioni ed informazioni utili alla<br />

comprensione delle sfasature spazio-temporali. Il compito di interrompere il<br />

presente, per rappresentare il passato è affidato, dunque, al narradorgenerador,<br />

figura che consente di far rivivere il ricordo sulla scena e di<br />

sanare anche il conflitto tra la storia e la sua rappresentazione. Sia Rubén<br />

che Eduardo assumono questo ruolo ogni qualvolta un pezzo del loro<br />

passato rivive nella trasposizione drammaturgica. Ed è ancora il terzo<br />

quadro (il più esaustivo per la comprensione delle tecniche impiegate) che<br />

meglio illustra l’abile impiego del narrador generador. Qui, il recupero del<br />

ricordo è affidato ad Eduardo, il quale risponde ad una domanda che però<br />

Rubén aveva posto ad Alicia; è questo il momento in cui Eduardo<br />

drammatizza il ricordo di una vita:<br />

RUBÉN: […] ¿Es un cuadro eso?<br />

EDUARDO: Es una vida humana a la que quitaron la razón de vivir. A<br />

la que vaciaron de todo contenido vital y redujeron a pura<br />

forma. Es decir, a una serie de rutinas: levantarse, tomar<br />

el ómnibus, entrar a la oficina o a la fábrica, pasarse ocho<br />

horas llenando fichas o ensartando agujas, salir a la calle,<br />

tomar el ómnibus. Así todos los días, los meses, los años.<br />

Una vida que perdió la novedad, la esperanza, las<br />

ilusiones y el alma. Una vida que se volvió repetición,<br />

una camisa de fuerza, una cárcel.<br />

RUBÉN: ¿Eso quieren decir los dos cuadritos vacíos?<br />

ALICIA: No te burles, Rubén. Yo no sé explicarlo. Pero el doctor<br />

Zanelli sí sabe. 19<br />

Eduardo descrivendo il quadro, in realtà, racconta se stesso e alla<br />

successiva domanda di Rubén risponde Alicia, la quale, pur essendo<br />

ricordiamolo deceduta, è, però, portata sullo stesso piano di realtà degli altri<br />

due personaggi.<br />

Da quanto esposto, è possibile affermare che in <strong>Ojos</strong> <strong>bonitos</strong>,<br />

<strong>cuadros</strong> <strong>feos</strong> i conflitti sono molteplici e di varia natura e la loro descrizione<br />

p. 508.<br />

19 Mario Vargas Llosa,Obra reunida. Teatro. <strong>Ojos</strong> <strong>bonitos</strong>, <strong>cuadros</strong> <strong>feos</strong>,<br />

289


si dimostra efficace per merito dell’uso accorto delle strategie narrative<br />

adottate per rappresentare i diversi stati d’animo, i disagi e le emozioni.<br />

Anche questa volta, Vargas Llosa, dunque, supera la sfida con se stesso per<br />

conciliare il rigore formale senza sminuire l’aspetto tematico, nella piena<br />

consapevolezza che le manovre tecniche impiegate rappresentano il mezzo<br />

più efficace per affrontare le complesse sfaccettature della società<br />

contemporanea.<br />

290


BIBLIOGRAFÍA<br />

GONZÁLEZ ABUÍN, Ángel, El narrador en el teatro, Santiago de<br />

Compostela, Universidad, 1997.<br />

LAVENIA, Veronica, «El teatro de Mario Vargas Llosa: El loco de los<br />

balcones», Rassegna Iberistica, 78, 2003, pp. 105-111.<br />

RODRÍGUEZ–VIVALDI, Ana M., «Hermeneutas del pasado: el proceso de<br />

creación en Mario Vargas Llosa», Mario Vargas Llosa. Opera<br />

Omnia, ed. Hernández de López, Ana María, Madrid, Pliegos, 1994,<br />

pp. 401-406.<br />

TADEUSZ, Kowzan, «Texte écrit et représentation théâtrale», Poétique,XIX,<br />

1998, pp. 363-372.<br />

VARGAS LLOSA, Mario, Los Jefes, Barcelona, Ed. Rocas, 1959.<br />

VARGAS LLOSA, Mario, La Ciudad y los perros, Barcelona, Seix Barral,<br />

1963.<br />

VARGAS LLOSA, Mario, Los cachorros, Barcelona, Ed. Lumen, 1967.<br />

VARGAS LLOSA, Mario, Conversación en La Catedral, Barcelona, Seix<br />

Barral, 1969.<br />

VARGAS LLOSA, Mario, Gabriel García Márquez: historia de un deicidio,<br />

Barcelona, Seix Barral, 1971.<br />

VARGAS LLOSA, Mario, La Guerra del fin del mundo, Barcelona, Seix<br />

Barral, 1981.<br />

VARGAS LLOSA, Mario, El Hablador, Barcelona, Seix Barral, 1987.<br />

VARGAS LLOSA, Mario, Lituma en los Andes, Barcelona, Seix Barral, 1993.<br />

VARGAS LLOSA, Mario, La utopía arcaica, México, Fondo de cultura<br />

económica, 1996.<br />

VARGAS LLOSA, Mario, <strong>Ojos</strong> <strong>bonitos</strong>, <strong>cuadros</strong> <strong>feos</strong>, Lima, Peisa, 1996.<br />

VARGAS LLOSA, Mario, Obra reunida. Teatro, Madrid, Alfaguara, 2001.<br />

VARGAS LLOSA, Mario, El paraíso en la otra esquina, Madrid, Alfaguara,<br />

2003.<br />

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