Appunti di Metodi Matematici 1 - Guido Cioni
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Possiamo ora sfruttare la proprietà che una matrice auto aggiunta si mantiene tale dopo un<br />
cambiamento <strong>di</strong> base. Quin<strong>di</strong> è auto aggiunta e dunque , ovvero gli auto valori della matrice<br />
sono sicuramente reali. Posso ora muovermi in un sottospazio ortogonale a ( blocco inferiore<br />
della matrice ) . In questo sottospazio posso costruire un’applicazione e<br />
trovare quin<strong>di</strong> . Iterando questo proce<strong>di</strong>mento su sottospazi ortogonali sempre più<br />
piccoli troviamo n vettori che sono ortogonali tra loro , concludendo così la <strong>di</strong>mostrazione.<br />
Proce<strong>di</strong>amo prendendo la matrice T come associata ad una rotazione in . Essendo la rotazione<br />
unitaria , quin<strong>di</strong> . Ve<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> trovare una base <strong>di</strong> auto vettori per questa matrice.<br />
Il primo autovettore , <strong>di</strong> imme<strong>di</strong>ato riscontro , è l’asse <strong>di</strong> rotazione con . Provando però a cercare<br />
altri auto vettori su non si riesce a pervenire ad alcun risultato. Questo succede poiché , come vedremo<br />
tra poco , gli auto vettori devono essere cercati nei complessi.<br />
Pren<strong>di</strong>amo ,ad esempio , la rotazione data da<br />
Ve<strong>di</strong>amo quin<strong>di</strong> che gli auto vettori <strong>di</strong> questa rotazione , come previsto , non sono in ma in . Bisogna<br />
quin<strong>di</strong> ambientare nel campo complesso la ricerca <strong>di</strong> questi per avere un risultato completo. Questi auto<br />
vettori risultano altresì ortogonali<br />
Es.<br />
Utilizziamo le equazioni <strong>di</strong> Maxwell nel vuoto e i vettori . Il campo elettrico <strong>di</strong> un’onda piana<br />
incidente sull’asse z ha la forma seguente<br />
Quin<strong>di</strong> per descrivere il campo elettrico <strong>di</strong> un’onda piana bisogna assegnare una coppia <strong>di</strong> numeri<br />
complessi che rappresentano più precisamente la polarizzazione dell’onda incidente. Le <strong>di</strong>verse<br />
polarizzazioni si rappresentano nel modo seguente<br />
: polarizzazione rettilinea lungo x<br />
: polarizzazione rettilinea lungo y<br />
: polarizzazione circolare ( sfasata <strong>di</strong> )<br />
: polarizzazione circolare ( sfasata <strong>di</strong> )<br />
Gli stati <strong>di</strong> polarizzazione della luce possono essere quin<strong>di</strong> espressi con vettori <strong>di</strong> .<br />
Fin’ora abbiamo visto risultati teorici ambientati in <strong>di</strong>mensione finita : l’ultimo che ci servir{ <strong>di</strong> questi è il<br />
cosiddetto teorema della <strong>di</strong>mensione : . Se quin<strong>di</strong><br />
.