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periodico di comunicazione sociale - culturale - istituzionale

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14<br />

TI RACCONTO UNA STORIA<br />

<strong>di</strong> Diego De Rosis<br />

Era l’agosto del 1994. Finita la cena, lo zio Gennaro<br />

schioccò la lingua, si pulì il sugo dalla bocca<br />

col tovagliolo, guardò noi bambini in fondo agli<br />

occhi e con voce cupa <strong>di</strong>sse: “Stanotte è la notte<br />

<strong>di</strong> San Lorenzo, cadranno almeno<br />

centocinquanta stelle,<br />

preparate i vostri desideri”.<br />

Io guardai zio Gennaro e lui<br />

mi parve sotto forma <strong>di</strong> totem<br />

umano con due corna lunghe<br />

in cima, probabilmente le aveva<br />

davvero, dal momento che<br />

zia Lorella quell’estate era rimasta sola in città.<br />

La notte stessa ci mettemmo tutti sul prato col<br />

naso all’insù pronti a veder cadere le stelle e a<br />

esprimere i nostri desideri. I grilli cantavano e in<br />

mezzo a quel frastuono, Pasqualino urlava ogni<br />

venti secon<strong>di</strong>: “L’ho vista, l’ho vista!”, al decimo<br />

“L’ho vista”, prese tra capo e collo uno schiaffo<br />

fortissimo che lo fece addormentare <strong>di</strong> botto.<br />

Carlone, figlio incolto e manesco del conta<strong>di</strong>no<br />

<strong>di</strong>sse: “Questa non l’ha vista, ma l’ha sentita”.<br />

Rise, la sua risata era grassa almeno quanto<br />

lui, e aggiunse: “Io, queste stelle proprio non le<br />

vedo”. Lo <strong>di</strong>sse guardando Benedetta.<br />

La notte <strong>di</strong><br />

San Lorenzo<br />

Avevo perso ogni speranza quando vi<strong>di</strong> proprio<br />

davanti a me una stella che cadendo illuminò tutto<br />

il cielo. Sentii un tuffo al cuore, subito espressi<br />

il desiderio che mi ero prefisso da giorni e posai<br />

veloce lo sguardo su Benedetta, la figlia del dottore.<br />

Lei evidentemente aveva espresso a sua<br />

volta un desiderio identico al<br />

mio e lo stava già esauden-<br />

do, la vi<strong>di</strong> infatti mentre baciava<br />

Carlone, il figlio incolto del<br />

conta<strong>di</strong>no. Aspettai qualche<br />

altro minuto col naso all’insù,<br />

poi salutai tutti e me ne andai<br />

a dormire.<br />

Sono passati <strong>di</strong>ciotto anni da quella notte <strong>di</strong> San<br />

Lorenzo e anche stanotte, prima <strong>di</strong> andare a letto<br />

mi sono steso sul prato col naso all’insù a cercare<br />

qualche stella cadente. Ho almeno cinque<br />

desideri che vorrei vedere esau<strong>di</strong>ti, ecco che una<br />

stella cade velocissima lasciandosi <strong>di</strong>etro la sua<br />

scia luminosa. Sono indeciso tra i miei cinque<br />

desideri, chiudo gli occhi e ne riformulo uno nuovo.<br />

Quando li riapro si è avverato!<br />

Ho <strong>di</strong> nuovo tre<strong>di</strong>ci anni, zio Gennaro è <strong>di</strong>steso<br />

sul prato, Pasqualino è li che non smette col suo<br />

“L’ho vista!” e Carlone, il figlio incolto del conta<strong>di</strong>no,<br />

sta dormendo.<br />

Un giorno come un altro, un pomeriggio<br />

<strong>di</strong> febbraio e il ritorno<br />

da Rende (cs) a Corigliano Calabro<br />

con il solito pullman: quello<br />

delle 16 e 45.<br />

Questa è la corsa più affollata<br />

da lavoratori pendolari e studenti<br />

universitari, alcune <strong>di</strong> queste<br />

persone, a volte, a causa<br />

della troppa gente, devono farsi<br />

il viaggio in pie<strong>di</strong>…ma questa è<br />

un’altra storia…<br />

Anche quel giorno a qualcuno è<br />

toccato stare in pie<strong>di</strong>; a mano a<br />

mano che le fermate si susseguono,<br />

la folla aumenta.<br />

Ultima fermata (rifornimento<br />

Erg, Quattromiglia <strong>di</strong> Rende), i<br />

passeggeri rimasti senza posto<br />

a sedere sono quattro, c’è un<br />

unico posto libero, ma rimane<br />

vuoto. Inizio a chiedermi perché<br />

nessuno si sieda, poi capisco: il<br />

posto vicino a quello vuoto è occupato<br />

da un ragazzo <strong>di</strong> colore,<br />

avrà avuto non più <strong>di</strong> trent’anni.<br />

Dico a me stessa che è impossibile<br />

che quelle persone preferi-<br />

Diverso<br />

da chi?<br />

<strong>di</strong> Angela De Giacomo<br />

scano stare un’ora in pie<strong>di</strong> piuttosto<br />

che con<strong>di</strong>videre il viaggio<br />

fianco a fianco con qualcuno<br />

che come unica <strong>di</strong>versità ha il<br />

colore della pelle. Decido che<br />

devo sapere se si tratta <strong>di</strong> questo,<br />

così lascio il mio posto e mi<br />

siedo accanto a lui. Nel giro <strong>di</strong><br />

pochi minuti uno dei ragazzi in<br />

pie<strong>di</strong> si accomoda dove prima<br />

c’ero io.<br />

Non ci credo balbetto a voce<br />

bassa, ma u<strong>di</strong>bile, è impossibile<br />

che dopo secoli <strong>di</strong> lotte politiche<br />

e sociali per abbattere le<br />

barriere razziste, siamo ancora<br />

in bilico tra l’accettazione e il<br />

rifiuto, un rifiuto che in questo<br />

caso viene da giovani studenti<br />

universitari. Certo non bisogna<br />

generalizzare, sicuramente si<br />

sarà trattato <strong>di</strong> un episo<strong>di</strong>o isolato,<br />

voglio anzi devo credere<br />

che sia così, ma certo è un<br />

dato <strong>di</strong> fatto che lascia un po’<br />

perplessi.<br />

Il viaggio verso Corigliano prosegue,<br />

lo sguardo del mio vicino,<br />

non ha mai incrociato il mio.<br />

I suoi occhi erano sempre rivolti<br />

ora verso il finestrino, ora verso<br />

l’asfalto. Cosa avrà pensato?<br />

Avrà capito? Non ho il coraggio<br />

<strong>di</strong> chiedergli nulla. Nell’opera<br />

Shekespiriana Giulietta <strong>di</strong>ce :<br />

“ma poi, che cos’è un nome”?<br />

qui sarebbe il caso <strong>di</strong> <strong>di</strong>re che<br />

cos’è un colore? Implica forse<br />

<strong>di</strong>versità? È assurdo che al<br />

giorno d’oggi ci si ritrovi ancora<br />

faccia a faccia con situazioni<br />

del genere, eppure esiste ancora<br />

questa realtà parallela in cui<br />

<strong>di</strong>verso è uguale a rifiuto.<br />

18 e 15, arrivo a Corigliano, la<br />

corsa per me è terminata, scendo<br />

dal pullman, il mio amico,<br />

invece, prosegue il suo viaggio.<br />

15

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