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periodico di comunicazione sociale - culturale - istituzionale

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Il mio arrivo<br />

a Corigliano<br />

“Il paese poteva essere<br />

raggiunto solo con una<br />

carrozzella al prezzo<br />

<strong>di</strong> cento lire”<br />

<strong>di</strong> Anna De Paola Policastri<br />

Avevo da poco compiuto venti anni e, in quei<br />

tempi la maggiore età si raggiungeva a ventuno.<br />

Per ubbi<strong>di</strong>enza a mio padre ero scesa a Cosenza<br />

per svolgere il tema scritto del concorso magistrale.<br />

Ero convinta <strong>di</strong> non superarlo dato che una percentuale<br />

dei posti era riservata a reduci e sinistrati<br />

<strong>di</strong> guerra. Tornai il giorno stesso a Roma e<br />

ripresi le mie attività. Davo lezioni private e frequentavo<br />

corsi serali <strong>di</strong> lingua, dattilografia e stenografia<br />

che mi avrebbero consentito <strong>di</strong> trovare<br />

lavoro.<br />

A <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> mesi, avendo superato lo scritto,<br />

venni convocata a Cosenza per l’orale. Per non<br />

avere scrupoli <strong>di</strong>e<strong>di</strong> una ripassata ai programmi<br />

“Cronache dal passato”<br />

d’italiano e pedagogia svolti due anni prima per<br />

il <strong>di</strong>ploma e scesi a Cosenza. Risposi con una<br />

certa sicurezza alle domande della commissione<br />

esaminatrice e tornai a Roma. Continuai a<br />

prepararmi per lavori che ritenevo più congeniali,<br />

ma dopo qualche mese mi giunse una lettera<br />

dal provve<strong>di</strong>torato con l’elenco delle se<strong>di</strong> ancora<br />

libere per i vincitori <strong>di</strong> concorso. Dovevo, in or<strong>di</strong>ne<br />

<strong>di</strong> preferenza, elencare <strong>di</strong>eci se<strong>di</strong>. Notai che<br />

quelle libere erano tutte sul versante ionico dato<br />

che quelle sul tirreno, meglio collegate, erano<br />

già state assegnate. Poco entusiasta cominciai<br />

a spulciare sulla Treccani notizie sulle se<strong>di</strong> libere<br />

dando la preferenza ai centri più gran<strong>di</strong> e spe<strong>di</strong>i<br />

l’elenco. Non avevo alternative dato che si trattava<br />

<strong>di</strong> un lavoro sicuro e mi consolavo al pensiero<br />

che avrei sempre potuto rinunciare o trasferirmi.<br />

Nel gennaio del ‘49 mi fu comunicato che il quin<strong>di</strong>ci<br />

febbraio dovevo, alle ore un<strong>di</strong>ci, presentarmi<br />

alla <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong>dattica <strong>di</strong> Corigliano per prendere<br />

servizio. Non avendo via d’uscita rior<strong>di</strong>nai le mie<br />

cose e cominciai a prepararmi ad intraprendere<br />

il viaggio per la Calabria. Con un po’ <strong>di</strong> magone<br />

presi il treno e, dopo una notte <strong>di</strong> viaggio, a Paola<br />

salii sull’accelerato per Cosenza. Il trenino a cremagliera,<br />

sferragliando si fermava alle stazioncine<br />

<strong>di</strong> piccoli paesi che guardavo dal finestrino.<br />

Mi piacque San Fili, lungo e stretto. A Cosenza<br />

pensai <strong>di</strong> essere quasi giunta a destinazione<br />

ma, ancora una volta dovetti cambiar treno. Non<br />

conoscevo questa zona d’Italia e, desiderosa <strong>di</strong><br />

essere puntuale, salii sul primo accelerato per<br />

Sibari. Scesi alla stazione <strong>di</strong> Corigliano quasi deserta<br />

e, ignara <strong>di</strong> cosa avrei dovuto affrontare,<br />

cercai <strong>di</strong> non farmi prendere dallo sconforto.<br />

In fondo alla strada antistante la stazione sulla<br />

destra intravi<strong>di</strong> l’insegna <strong>di</strong> un bar. Entrai per<br />

prendere un caffè e domandare come arrivare<br />

alla scuola. Mi fu detto che il paese <strong>di</strong>stava circa<br />

cinque chilometri. Mi sentivo osservata dalle poche<br />

persone fuori del bar. Erano tutti uomini sicuramente<br />

incuriositi dalla mia presenza in quei<br />

luoghi. Stanca per il viaggio e, stretta nel mio<br />

cappotto beige chiesi ad uno <strong>di</strong> essi dove potevo<br />

prendere un taxi. “Chi <strong>di</strong>cia chissa? Chi ba<br />

truvannu?”, ero solo oggetto <strong>di</strong> curiosità. Tenendo<br />

d’occhio il bagaglio rientrai nel bar dove mi fu<br />

chiarito che, a quell’ora il paese poteva essere<br />

raggiunto solo con una carrozzella già prenotata<br />

da un signore al prezzo <strong>di</strong> cento lire. Mi rivolsi<br />

a lui facendo la proposta <strong>di</strong> <strong>di</strong>videre il costo del<br />

percorso avendo l’esigenza <strong>di</strong> raggiungere il paese.<br />

La proposta fu accettata ed io, abituata al<br />

riserbo <strong>di</strong> quei tempi, dopo un corretto ringraziamento,<br />

salii in carrozza e lungo il percorso non<br />

scambiai alcuna parola col compagno <strong>di</strong> tragitto.<br />

Mi <strong>di</strong>strassi ammirando i bellissimi aranceti che<br />

fiancheggiavano la strada, le belle collinette con<br />

contorti ulivi e, subito dopo il paese arroccato<br />

all’imponente castello. Dopo Torrelunga sul ponte<br />

fui affascinata dalla can<strong>di</strong>da biancheria stesa<br />

lavandaie intente a lavare i bucati approfittando<br />

della bella giornata.<br />

Lungo il percorso solo qualche asinello carico <strong>di</strong><br />

legna stimolato da conta<strong>di</strong>ni stretti nei neri mantelli,<br />

qualche gregge in lontananza, poi su per la<br />

salita fino ai Pignatari. Davo qualche sguardo<br />

all’orologio finchè l’auriga si fermò poco più su<br />

dell’attuale bar Ariston. Capii che non si andava<br />

oltre e un po’ timorosa guardai <strong>di</strong>ffidente due<br />

personaggi particolari che si offrivano <strong>di</strong> portare<br />

il mio bagaglio. Seppi col tempo che si trattava<br />

<strong>di</strong> Giovanni “u Vavusu” e Luigi “u Ciuoto”. Li seguii<br />

fino a casa del signor Carlo Cimino (che loro<br />

ben conoscevano) per cui avevo una lettera <strong>di</strong><br />

presentazione e nella casa del quale avrei avuto<br />

l’opportunità d’incontrare la professoressa Pina<br />

Garoalo che, stipen<strong>di</strong>ata dal comune insegnava<br />

presso la scuola me<strong>di</strong>a Garopoli. La signora Cimino<br />

mi accolse cortesemente, mi <strong>di</strong>sse che <strong>di</strong><br />

lì a poco sarebbero rientrati il marito dalla banca<br />

e la professoressa sua ospite per il pranzo. Fu<br />

la prima persona sorridente e <strong>di</strong>sponibile che in<br />

una Corigliano d’altri tempi mi fece fare un sospiro<br />

<strong>di</strong> sollievo. Lasciai pressi <strong>di</strong> lei il mio bagaglio<br />

e fui accompagnata dalla domestica sordomuta<br />

al vicino plesso Clarisse. Ero già in ritardo e rimuginavo<br />

fra me parole <strong>di</strong> scuse quando, introdotta<br />

in <strong>di</strong>rezione, mi trovai <strong>di</strong> fronte il compagno<br />

<strong>di</strong> viaggio in carrozzella.<br />

Seppi così che si trattava del <strong>di</strong>rettore <strong>di</strong>dattico<br />

Ramaglia che due giorni alla settimana prestava<br />

26 sulle sponde del Coriglianeto e dal canto delle servizio nella scuola elementare.<br />

27<br />

Anna De Paola Policastri con due alunne a Schiavonea<br />

Con la collega Franca Scarcella e le rispettive scolaresche

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