periodico di comunicazione sociale - culturale - istituzionale
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potrebbe essere concessa; c’è però una clausola <strong>di</strong><br />
salvaguar<strong>di</strong>a nella legge la quale prevede espressamente<br />
che la proroga non possa essere concessa<br />
salvo che l’interruzione dell’affido non rechi pregiu<strong>di</strong>zio<br />
al minore.<br />
E allora cosa accade nella prassi più frequente? Se<br />
alla scadenza dei due anni la situazione familiare non<br />
appare sensibilmente migliorata ed il rientro in famiglia<br />
del minore non è un’ipotesi praticabile, perché<br />
il bambino rischierebbe <strong>di</strong> essere nuovamente maltrattato,<br />
trascurato, abbandonato, è chiaro che l’unica<br />
soluzione che resta è quella <strong>di</strong> prorogare l’affido,<br />
con la conseguenza che l’affidamento, da soluzione<br />
temporanea, <strong>di</strong>venta una soluzione definitiva, si cronicizza<br />
e, nel migliore dei casi, <strong>di</strong>venta l’anticamera<br />
dell’adozione.<br />
C’è da sottolineare che le persone che si propongono<br />
come affidatari sono persone speciali e la famiglia<br />
che si cimenta in questa esperienza straor<strong>di</strong>naria, ma<br />
al tempo stesso estremamente impegnativa, è una<br />
famiglia che normalmente ha una marcia in più, un<br />
nucleo in cui i componenti hanno gran<strong>di</strong> qualità umane,<br />
spirito <strong>di</strong> accoglienza, affettività; insomma un nido<br />
confortevole dove regna sovrano il calore umano, la<br />
serenità, la concor<strong>di</strong>a, una famiglia spesso benestante,<br />
se non agiata. Pensiamo a quanto è enorme il <strong>di</strong>vario<br />
tra questo tipo <strong>di</strong> famiglia e quella <strong>di</strong> origine, una<br />
famiglia che sebbene ha superato le <strong>di</strong>fficoltà iniziali,<br />
è pur sempre segnata da gravi problematiche, dove<br />
i genitori, anche se migliorati e recuperati nelle loro<br />
valenze educative, presentano sempre delle vistose<br />
carenze. Mentre i genitori affidatari si de<strong>di</strong>cano con<br />
amore e de<strong>di</strong>zione totale alla cura dei figli altrui come<br />
se fossero propri, i veri genitori devono essere continuamente<br />
sollecitati e spronati ad occuparsi dei figli<br />
C.da Torricella Inferiore<br />
87064 CORIGLIANO CALABRO (Cs)<br />
Tel. 0983.851511<br />
propri.<br />
Se questo è normalmente il <strong>di</strong>vario tra la famiglia affidataria<br />
e quella <strong>di</strong> origine, pensiamo alla situazione<br />
del minore, che dopo un periodo piuttosto lungo nel<br />
quale si è proficuamente integrato nel nucleo degli<br />
affidatari, si trova a dover tornare in questo tipo <strong>di</strong> famiglia.<br />
Come si può pensare che il minore, dopo che<br />
ha passato due, tre, quattro anni in questa famiglia affidataria,<br />
che si può definire ideale, possa desiderare<br />
<strong>di</strong> tornare nella propria famiglia <strong>di</strong> origine?<br />
Tra l’altro una permanenza così prolungata in un contesto<br />
familiare e <strong>sociale</strong> completamente <strong>di</strong>fferente<br />
comporta inevitabilmente un ra<strong>di</strong>cale cambiamento,<br />
non solo del tenore <strong>di</strong> vita, ma del metodo educativo,<br />
delle abitu<strong>di</strong>ni e degli stili <strong>di</strong> vita, sicchè una volta tornato<br />
presso la sua famiglia <strong>di</strong> origine, il minore si trova<br />
catapultato dall’oggi al domani in una realtà completamente<br />
<strong>di</strong>versa, <strong>di</strong> regola deteriore rispetto a quella<br />
precedente, che spesso non accetta.<br />
Questo è il motivo per cui, in materia <strong>di</strong> affidamento<br />
familiare dovrebbero essere fissati dei paletti molto<br />
rigi<strong>di</strong>, in primo luogo sulla durata che, a mio parere,<br />
non dovrebbe superare per nessuna ragione i due<br />
anni, soprattutto se il bambino affidato è molto piccolo<br />
<strong>di</strong> età; in secondo luogo non dovrebbe essere consentita<br />
la proroga; si invoca poi da più parti l’adozione<br />
<strong>di</strong> un protocollo rigi<strong>di</strong>ssimo concernente i rapporti <strong>di</strong><br />
frequentazione tra i genitori e il bambino collocato in<br />
affido, rapporti che dovrebbero essere quasi quoti<strong>di</strong>ani,<br />
in assenza dei quali il legame affettivo sarà destinato<br />
inesorabilmente ad affievolirsi ed infine a sparire<br />
del tutto, con la conseguenza che il successivo rientro<br />
del minore presso i genitori naturali, sia pure recuperati,<br />
sarà un fatto altrettanto devastante e traumatico<br />
per il bambino.