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1 Mensile Manifestazioni Artistiche e Culturali - Artecultura

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MeMus<br />

Terrae Motus<br />

Mercoledì 27 marzo negli Appartamenti<br />

Storici della Reggia di Caserta, è stata<br />

inaugurata la mostra MeMus – Terrae<br />

Motus, organizzata dalla Soprintendenza<br />

in collaborazione con MeMus (Museo e<br />

Archivio Storico del Teatro di San Carlo) e<br />

con Civita.<br />

La mostra intende valorizzare la collezione<br />

Terrae Motus, legata alla Reggia fin dal<br />

1992 per volontà del collezionista Lucio<br />

Amelio, facendola dialogare per la prima<br />

volta con “Arte all'Opera, Opera ad Arte”,<br />

la mostra con cui il primo ottobre 2011 è<br />

stato inaugurato il MeMus, Museo e<br />

Archivio Storico del Teatro di San Carlo, a<br />

cura di Laura Valente, Giusi Giustino,<br />

Nicola Rubertelli e Giulia Minoli. Alle<br />

importanti opere di Kiefer, Ontani,<br />

Paladino, Paolini e Rauschenberg, si<br />

affiancano i preziosi manufatti realizzati<br />

dagli stessi artisti per la messa in scena di<br />

rappresentazioni al Teatro di San Carlo,<br />

poi successivamente esposte nell’ambito<br />

della mostra “Arte all’Opera” negli spazi<br />

del MeMus, lo spazio museale del Lirico di<br />

Napoli sito nel Palazzo Reale, all'interno<br />

del quale sono raccolte foto di scena,<br />

bozzetti, costumi e altri suggestivi elementi<br />

di scenografie.<br />

Così West Go Ho (1986) di Robert<br />

Rauschenberg dialoga “alla grande” con i<br />

“neapolitan gluts” realizzati dall’artista<br />

americano da poco scomparso, per Lateral<br />

Pass di Trisha Brown (San Carlo, stagione<br />

1986-1987); le invenzioni di Luigi Ontani<br />

per Garibaldi en Sicile di Marcello Panni<br />

(stagione 2004-2005) si misurano con<br />

l’opera casertana Fofo non ha fifa (1986);<br />

l’olio e terracotta su tela di Anselm Kiefer<br />

(Et la terre tremble ancore, 1982) si<br />

confronta con i costumi e le scene realizzati<br />

per Elektra di Strauss (stagione 2003-2004);<br />

Re Uccisi dal decadere della forza (1981)<br />

di Mimmo Paladino “parla” alle scenografie<br />

realizzate per il Tancredi di Gioacchino<br />

Rossini, rappresentato al Lirico di Napoli<br />

nel 2002 per la regia di Toni Servillo.<br />

Infine, quanto ideato da Giulio Paolini per<br />

i titoli wagneriani Die Walküre (stagione<br />

2004-2005) e Parsifal (stagione 2007-2008),<br />

si raffronta con due opere dello stesso artista<br />

presenti nella collezione casertana: un<br />

intellettualistico Senza titolo (1966) ed<br />

un’istallazione di gusto decisamente<br />

neoclassico, L’altra figura (1986).La mostra<br />

MeMus – Terrae Motus ospita inoltre le<br />

foto di scena di Luciano Romano, artista<br />

napoletano che dal 1985 è testimone<br />

prezioso delle produzioni del Teatro di San<br />

Carlo. Sino al 3 giugno. Info 0823 448084;<br />

30 ARTECULTURA<br />

Paestum, Tempio di Poseidone<br />

ROSANTICO<br />

Natura Bellezza Profumi nella Magna Grecia<br />

Al Museo Archeologico Nazionale di<br />

Paestum, dal 23 marzo, contestualmente<br />

al ripristino del roseto nell’area dei templi,<br />

in mostra i temi della Natura e della<br />

Bellezza: a partire dal mito di Venere<br />

(incardinato, nell’allestimento ‘plurisensoriale’,<br />

su opere cruciali del valore<br />

delle sculture di Afrodite da Sinuessa e da<br />

Teano e del vaso del Pittore di Afrodite), la<br />

trama fitta di relazioni, tra gli ambienti<br />

mediterranei magici che conquistarono i<br />

coloni della Magna Grecia, la cura del<br />

corpo, alla luce degli ideali classici che<br />

ancora improntano l’estetica d’Occidente,<br />

e i rituali della vita quotidiana, aromi e<br />

profumi, salute, alimentazione.<br />

Facendo leva, come filo conduttore e<br />

tracciati di orientamento, sulle declinazioni<br />

della rosa nei rispettivi ambiti di<br />

applicazione: cosmesi naturale, ciprie,<br />

profumi, con riferimento alle tecniche<br />

raffinate di preparazione di epoca romana,<br />

suppellettili e complementi di abbigliamento<br />

e d’arredo, vasi, specchi,<br />

‘cassette’ antesignane dei beautycase<br />

dell’era dei consumi superflui, gioielli; per<br />

evocare, infine, attraverso i laboratori di<br />

degustazione mirati che accompagneranno<br />

l’esposizione nel parco di Velia, gli ulivi<br />

millenari che costituivano la materia prima<br />

distillata delle preparazioni cosmetiche, e<br />

i sapori della tavola popolare e aristocratica,<br />

cibi, liquori, conserve, mieli<br />

che la rosa ha ‘condito’ per secoli.<br />

Non abbiamo notizie precise sulla<br />

fondazione della città, ma si potrebbe<br />

ipotizzare che essa sia stata fondata da una<br />

minoranza di Dori Sibariti, cacciati via<br />

dalla maggioranza Achea. Dai dati<br />

archeologici contestuali, si può tentare<br />

una ricostruzione verosimile del quadro<br />

che portò alla nascita della città: verso la<br />

metà del VII secolo a.C., la città di Sibari<br />

iniziò a creare una serie di "sub-colonie"<br />

lungo la costa tirrenica, con funzioni<br />

commerciali: tra esse si annoverano Laos<br />

ed uno scalo, il più settentrionale, presso la<br />

foce del Sele, dove venne fondato un<br />

santuario dedicato ad Hera, con valenza<br />

probabilmente emporica. I Sibariti giunsero<br />

nella piana del Sele tramite vie interne che<br />

la collegavano al Mare Jonio. Grazie ad un<br />

intenso traffico commerciale che avveniva<br />

sia per mare - entrando in contatto con il<br />

mondo greco, etrusco e latino - sia via<br />

terra - commerciando con le popolazioni<br />

locali della piana e con quelle italiche nelle<br />

vallate interne - nella seconda metà del VII<br />

secolo a.C. si sviluppò velocemente<br />

l'insediamento che poi dovette dar luogo a<br />

Poseidonia, sviluppo della città accelerato<br />

certamente anche da un preciso progetto di<br />

inurbamento. Una necropoli, scoperta nel<br />

1969 subito al di fuori delle mura della<br />

città, contenente esclusivamente vasi greci<br />

di fattura corinzia, attesta che la polis<br />

doveva essere in vita già intorno all’anno<br />

625 a.C. Dal 560 a.C. al 440 a.C. si assiste<br />

al periodo di massimo splendore e ricchezza<br />

di Poseidonia. Tale apice fu dovuto a diversi<br />

fattori, alcuni dei quali si possono<br />

ravvisare, ad esempio, alla recessione della<br />

presenza e dell’influenza etrusca sulla riva<br />

destra del Sele nella prima metà del VI<br />

secolo a.C. Con l'allentarsi della presenza<br />

etrusca, si dovette creare un vuoto di potere<br />

ed economico nella zona a nord del Sele,<br />

vuoto di cui non poté non avvantaggiarsi<br />

ed approfittare Poseidonia.<br />

La mostra è in programmazione sino al 31<br />

ottobre 2013. Info www.cilento-net.it<br />

Aoristias

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