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progressi della scienza che studia il cervello - Dana Foundation

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Gli ictus cerebrovascolari<br />

Nel corso degli ultimi decenni <strong>il</strong> numero di ictus cerebrovascolari (ICV) si è<br />

ridotto in modo considerevole grazie ai farmaci <strong>che</strong> agiscono su due dei<br />

principali fattori di rischio: l’ipertensione arteriosa e <strong>il</strong> colesterolo.<br />

Nell’ICV is<strong>che</strong>mico, secondario all’occlusione di un vaso sanguigno pro -<br />

vo cata da un coagulo di sangue, l’attivatore del plasminogeno di tipo<br />

tissu tale (tPA) dissolve i trombi contribuendo a limitare i danni. Questo<br />

farmaco deve però essere somministrato nelle tre ore <strong>che</strong> seguono<br />

l’episo dio acuto. Nella pratica <strong>il</strong> tPA è poco ut<strong>il</strong>izzato, in parte perché<br />

raramente i pazienti giungono così rapidamente in un servizio specia -<br />

lizzato.<br />

Il registro degli ICV dello stato del Minnesota mostra <strong>che</strong> solamente <strong>il</strong> 2%<br />

delle persone sono state trattate con <strong>il</strong> tPA. Tra gli individui <strong>che</strong> non hanno<br />

beneficiato di questo trattamento, <strong>il</strong> 41% è giunto all’ospedale troppo tardi<br />

e <strong>il</strong> 38% non sapeva specificare con precisione l’orario in cui è sopraggiunta<br />

la sintomatologia. I risultati di questo studio effettuato da Mathew<br />

Reeves, ricer catore alla Michigan State University, sono stati pubblicati<br />

in Neurology 9 .<br />

Il lavoro appena menzionato dimostra come sia importante scoprire dei farmaci<br />

capaci di preservare la funzione cerebrale e migliorare le possib<strong>il</strong>ità di<br />

recupero an<strong>che</strong> se non sono somministrati nelle tre ore <strong>che</strong> seguono l’apparizione<br />

<strong>della</strong> sintomatologia acuta.<br />

L’interesse continua ad essere incentrato sui farmaci <strong>che</strong> dissolvono<br />

i trombi ma con delle finestre terapeuti<strong>che</strong> più ampie.<br />

Un primo passo in questa direzione proviene da un test clinico realizzato<br />

con una sostanza neuroprotettrice <strong>che</strong> limita i danni cerebrali provocati<br />

dagli ICV is<strong>che</strong>mici. Le molecole neuroprotettrici sono <strong>studia</strong>te da una<br />

ventina d’anni, <strong>il</strong> NXY-059 è <strong>il</strong> primo farmaco sv<strong>il</strong>uppato secondo le nuove<br />

norme <strong>della</strong> ricerca clinica sugli ICV. Se questa sostanza è somministrata<br />

nelle sei ore <strong>che</strong> seguono l’esordio <strong>della</strong> sintomatologia acuta, essa riduce<br />

<strong>il</strong> tasso d’invalidità nei seguenti 90 giorni, ma non conduce ad un miglioramento<br />

delle funzioni neurologi<strong>che</strong>. Lo studio multisito è stato realizzato da<br />

Warren Wasiewski, del Western Infirmary a Glasgow in Scozia e pubblicato<br />

nel New England Journal of Medicine 10 . L’interesse continua ad<br />

essere incentrato sui farmaci <strong>che</strong> dissolvono i trombi ma con delle finestre<br />

terapeuti<strong>che</strong> più ampie. 37<br />

Le lesioni del sistema nervoso

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