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progressi della scienza che studia il cervello - Dana Foundation

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<strong>che</strong> possono essere chiariti con una seconda analisi valutata da un radiologo<br />

diagnostico. Se avviene una scoperta accidentale nell’ambito di una<br />

ricerca, la persona <strong>che</strong> vi partecipa ha <strong>il</strong> diritto di essere informata, o di non<br />

sapere, o entrambi?<br />

Il gruppo di lavoro raccomanda vivamente ai ricercatori <strong>che</strong> lavorano con <strong>il</strong><br />

neuroimaging di prepararsi all’eventualità di scoperte accidentali e di elaborare<br />

un protocollo <strong>che</strong> deve essere presentato in modo chiaro, come se<br />

fosse parte del consenso informato. A questo proposito futuri lavori<br />

potranno fornire nuove linee guida, nell’intento di garantire l’integrità<br />

scientifica e di dare fiducia al pubblico.<br />

Una concezione più dettagliata dell’inco<strong>scienza</strong><br />

Le ricer<strong>che</strong> effettuate nel 2006 hanno evidenziato insoliti casi di pazienti<br />

colpiti da gravi traumi cerebrali. Henning Voss, Nicholas Schiff e i colleghi<br />

ricercatori di New York, del New Jersey e <strong>della</strong> Nuova Zelanda, hanno<br />

descritto nel Journal of Clinical Investigation <strong>il</strong> recupero spontaneo di un<br />

uomo <strong>che</strong> era stato per 19 anni in uno stato di co<strong>scienza</strong> minima, incapace<br />

di muoversi e di parlare in seguito ad un incidente automob<strong>il</strong>istico 10 . Il suo<br />

stato di salute nel corso degli anni è migliorato, <strong>il</strong> fatto <strong>che</strong> egli abbia<br />

ripreso co<strong>scienza</strong>, recuperato la parola e le sue facoltà cognitive e <strong>che</strong> sia<br />

ora capace di muovere tre arti, costituisce un evento senza precedenti.<br />

Esaminando <strong>il</strong> suo <strong>cervello</strong> con la risonanza magnetica del tensore di diffusione<br />

– una tecnica di imaging non invasiva – i ricercatori hanno dimostrato<br />

la ricrescita assonale <strong>che</strong> ha senza dubbio permesso la formazione di<br />

nuove connessioni tra i neuroni.<br />

Nello stesso articolo gli autori descrivono <strong>il</strong> caso di un altro paziente, an<strong>che</strong><br />

lui vittima di un incidente automob<strong>il</strong>istico, <strong>che</strong> ha passato più di un anno<br />

in uno stato vegetativo persistente e quattro anni in uno stato di co<strong>scienza</strong><br />

minima. Questo paziente non ha dimostrato un miglioramento clinico<br />

parago nab<strong>il</strong>e al primo e neppure una ricrescita assonale, ma i ricercatori non<br />

ne escludono l’eventualità. Essi ritengono <strong>che</strong> degli scan (MRI del tensore<br />

di diffusione, e la tomografia ad emissione di positroni) praticati poco tempo<br />

dopo l’incidente, permetterebbero di valutare meglio le possib<strong>il</strong>ità di ricablaggio<br />

cerebrale ed un’eventuale speranza di recupero a lungo termine.<br />

Sono emerse delle constatazioni incoraggianti sull’attività cerebrale an -<br />

<strong>che</strong> nell’ambito di uno studio diretto da Adrian Owen e pubblicate su 43<br />

Neuroetica

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