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Musica ed architettura verso un approccio contemporaneo

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pensarla al di fuori dello spazio in cui è ambientata.<br />

Realizzata con la regia di Moni Ovaia e di Studio Azzuro, all’interno del luogo concepisce <strong>un</strong>a<br />

similitudine fra le antiche rovine degli abitanti che popolano l’opera di Ritsos, da cui è tratta la<br />

rappresentazione, e le rovine della città.<br />

Le istallazioni audio video si allineano alla partitura musicale, costituendo <strong>un</strong> <strong>un</strong>ico filo conduttore,<br />

all’interno di <strong>un</strong>o scenario l<strong>un</strong>are, che <strong>un</strong>isce <strong>un</strong> passato ormai scomparso, quello della vecchia<br />

Gibellina, con il modernismo delle interpretazioni teatrali.<br />

Gli spettatori sono immersi in <strong>un</strong> luogo in cui gli allestimenti tecnologici non intaccano<br />

l’irremovibilità simbolica e rappresentativa per la memoria degli abitanti della città di<br />

Gibellina. Rispetto al progetto di Spoleto, dove sono le piazze a vestire i panni di luoghi<br />

per la musica, nel caso del Cretto avviene l’opposto, le musiche e l’intera opera si<br />

conformano in base alle specifiche connotazioni del luogo in riferimento alle<br />

caratteristiche simboliche di cui è pervaso.<br />

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