ANALISI - Dipartimento di Filosofia
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Recensione <strong>di</strong> Metametaphysics (Chalmers)<br />
quando ‘oggetto’ è usato in maniera neutrale e non sortale. Lo fa presentando<br />
un <strong>di</strong>lemma. Si consideri un enunciato del tipo:<br />
(7) C’è un oggetto composto <strong>di</strong> sei parti.<br />
O l’uso <strong>di</strong> ‘oggetto’ in (7) è associato a chiare con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> applicazione<br />
oppure non lo è. Se lo è allora le affermazioni esistenziali sarebbero<br />
valutabili, ma non vi sarebbe nulla <strong>di</strong> particolarmente profondo nelle<br />
<strong>di</strong>spute sul loro status. Se invece per ‘oggetto’ non abbiamo chiare con<strong>di</strong>zioni<br />
<strong>di</strong> applicazione allora le <strong>di</strong>scussioni sarebbero meramente verbali:<br />
nulla vieta che le parti in causa stiano adoperando il termine in due mo<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>versi. Si noti che per la Thomasson nel caso <strong>di</strong> genuini sortali come<br />
‘tavolo’ possiamo effettivamente chiederci se ci sono gli oggetti in questione.<br />
Tali problemi sono risolvibili o (i) per mezzo dell’analisi concettuale,<br />
analisi atta ad esplicitare le corrispondenti con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> applicazione<br />
del sortale rilevante, è il caso delle fusioni; (ii) o attraverso l’analisi<br />
empirica, è il caso del tavolo.<br />
In ‘Composition, Colocation, and Metaontology’ è all’opera una<br />
<strong>di</strong>versa strategia deflazionista: Karen Bennett non cerca <strong>di</strong> risolvere le<br />
questioni ontologiche per mezzo della semantica o dell’analisi concettuale<br />
quanto, piuttosto, per mezzo dell’epistemologia. L’obiettivo polemico<br />
del suo saggio è il deflazionismo semantico <strong>di</strong> Hirsch. Si analizzano<br />
due <strong>di</strong>spute metafisiche. La prima riguarda la costituzione, in particolare<br />
la risposta a domande del tipo: è possibili per due oggetti dello stesso tipo<br />
coincidere spazialmente? La seconda ha invece a che vedere con la composizione<br />
e riguarda la risposta alla domanda: quando gli elementi atomici<br />
semplici compongono un oggetto complesso? In entrambe le <strong>di</strong>spute<br />
Bennett in<strong>di</strong>vidua due partecipanti prototipici: l’ontologo pro<strong>di</strong>go e<br />
quello parsimonioso. Entrambi adoperano quella che la Bennett chiama<br />
una strategia <strong>di</strong> minimizzazione delle <strong>di</strong>fferenze: l’ontologo pro<strong>di</strong>go argomenterà<br />
sull’innocenza ontologica della sua teoria sostenendo che gli<br />
oggetti assunti non sono realmente niente <strong>di</strong> più che <strong>di</strong> quelli ammessi<br />
anche dall’ontologo parsimonioso. L’ontologo parsimonioso produrrà<br />
invece delle parafrasi adatte ad evitare impegni non desiderati. La Bennett<br />
in questo saggio argomenta contro l’ipotesi che una tale strategia <strong>di</strong> minimizzazione<br />
sia ottenibile per mezzo degli usuali strumenti linguistici.<br />
Mostra, in particolare, con un certo livello <strong>di</strong> dettaglio che non è <strong>di</strong>sponibile<br />
nessuna traduzione dall’ontologia pro<strong>di</strong>ga in quella parsimoniosa e<br />
viceversa, così come il semanticista prevede. Se la parte negativa del saggio<br />
della Bennett è piuttosto convincente molto meno lo è il suo approccio,<br />
classificato come epistemico ed abbozzato alla fine del saggio.<br />
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