ANALISI - Dipartimento di Filosofia
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192 Massimilano Carrara<br />
Al contrario, per il realista ontologico, vi è un quantificatore più naturale<br />
degli altri. Un quantificatore che – usando la metafora del <strong>di</strong>videre la<br />
realtà lungo le sue venature – <strong>di</strong>vide il mondo nelle venature espresse in<br />
termini quantificazionali. Problema: qual è il dominio <strong>di</strong> questo quantificatore<br />
privilegiato?<br />
Hawthorne fornisce nel suo ‘Superficialism in Ontology’ un’importante<br />
reazione all’anti-ontologismo, in particolare al semanticismo <strong>di</strong><br />
Hirsch. Hawthorne osserva che il deflazionismo alla Hirsch, da lui etichettato<br />
come superficialismo ontologico ha una implicita tendenza verificazionista<br />
ed ha gioco facile nel mostrare che ci sono alcune questioni<br />
sostantive che anche nella scienza non sono verificabili. La proposta <strong>di</strong><br />
Hawthorne si basa sulla tesi, ampiamente con<strong>di</strong>visa in questo volume, che<br />
ci sono asimmetrie fra le varie ontologie che una soluzione alla Hirsch<br />
semplicemente non è in grado <strong>di</strong> eliminare. Per la precisione, vi sarebbe<br />
una sorta <strong>di</strong> vantaggio intensionale <strong>di</strong> alcune ontologie su altre.<br />
Come abbiamo detto all’inizio <strong>di</strong> questa recensione, un numero significativo<br />
<strong>di</strong> lavori hanno un carattere storico e hanno per oggetto la storia<br />
della metametafisica. I saggi che hanno un carattere prettamente storico si<br />
concentrano in particolare sul <strong>di</strong>battito Quine-Carnap riguardante lo status<br />
delle asserzioni ontologiche. A questo tema sono de<strong>di</strong>cati, in particolare,<br />
i lavori <strong>di</strong> Matti Eklund (‘Carnap and Ontological Pluralism’), Huw<br />
Price (‘Metaphysics after Carnap: The Ghost Who Walks?’) e Scott<br />
Soames (‘Ontology, Analyticity, and Meaning: the Quine–Carnap<br />
Dispute’).<br />
Carnap è stato il principale sostenitore della tesi secondo cui asserzioni<br />
della forma ‘Gli S esistono’ sono, se intese come genuine affermazioni<br />
ontologiche, prive <strong>di</strong> significato. Secondo Carnap, qualunque questione<br />
ontologica è riducibile a questioni ‘interne’, ossia formulate all’interno <strong>di</strong><br />
un quadro (‘framework’) linguistico inteso, grossomodo, come un linguaggio<br />
formale interpretato (Carnap 1950). Le questioni interne sono<br />
legittime perché sono giu<strong>di</strong>cate vere o false in accordo alle regole che<br />
costituiscono il quadro in questione. Queste regole specificano i meto<strong>di</strong><br />
d’osservazione nel caso delle scienze empiriche come la fisica e la biologia,<br />
ed i meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> prova nel caso delle scienze formali quali la logica e la<br />
matematica. Le questioni che riguardano l’esistenza e la natura <strong>di</strong> cose <strong>di</strong><br />
un certo tipo si risolvono adottando le regole appropriate. Così per<br />
Carnap, ad esempio, è del tutto legittimo domandarsi: ‘C’è il più grande<br />
numero primo?’ o ‘Ci sono numeri compresi fra tre e cinque?’. Si tratta<br />
infatti <strong>di</strong> domande ‘interne’, ovvero poste all’interno <strong>di</strong> un linguaggio<br />
(formale interpretato) specifico. Al contrario, una domanda come ‘Ci