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girls don't cry - Nero Magazine

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RECENSIONI<br />

Chevreuil<br />

“(((CAPOËIRA)))”<br />

(CD, Ruminance, Wide, 2006)<br />

Sai gli Chevreuil no? Certo che sì,<br />

oramai sanno tutti. Ed oggi c’è qui il<br />

nuovo full lenght. S’intitola con-leparentesi,<br />

(((si porta molto))). Tra le<br />

parentesi cosa c’è: da un lato la solita<br />

formula, chi conosce sa – batteria,<br />

chitarra quadruplicata e math rock<br />

poco matematico e molto performance; dall’altro, la novità,<br />

una tastiera. Che ci sta da Dio. Per cui, se qualche<br />

tempo fa i cari Julien e Tony erano assai efficacemente<br />

la versione più calda ed umana (leggasi “europea”) degli<br />

StormAndStress, oggigiorno sono quello + una tastiera<br />

+ un rinnovato fervore, o foga. Perché c’è anche che<br />

picchiano più duro (((dannatamente))); dal vivo, uno<br />

guarda prima loro, poi gli astanti, e c’è una nuvoletta per<br />

ogni testa, un fumetto pro capite, un mumble mumble,<br />

con su scritto “Load (((records)))”. Anche se, disgraziatamente,<br />

il solito Steve Albini questa volta non sembra esser<br />

stato capace di accogliere pienamente la sfida alla rissa.<br />

E dunque: l’album è vero, ed è arte, perché la verità di<br />

questo genere oramai può essere colta soltanto con un<br />

energico smontaggio; alla registrazione si chiedeva solo<br />

di fare una foto all’idealtipo live, ma non c’è stato verso;<br />

(((nell’ultima traccia c’è ospite Jamie Stewart, il quale<br />

non è che serva a qualcosa eh, però va scritto))). Sulla<br />

lista della spesa siamo un po’ sopra la metà.<br />

(giordano simoncini)<br />

The Handsome Family<br />

“The Days of Wonder”<br />

(CD, Loose, Wide, 2006)<br />

Fino a una decina di anni fa ascoltare<br />

il country era roba da bifolco, con la<br />

pagliuzza in bocca e il Remington a<br />

canna liscia sopra la credenza, oggi<br />

invece, grazie all’impennata creativomediatica<br />

del folk lo si ascolta con un<br />

orecchio più attento e disponibile.<br />

Vallo a capire ma così è che vanno le cose. I coniugi Brett<br />

e Rennie Sparks nel frattempo si sono ritagliati una fetta<br />

di pubblico colto e ricercato, ammaliandolo con una poetica<br />

scura e intensi momenti musicali. Sei dischi, uno<br />

più bello dell’altro. Questo settimo lavoro è stato registrato<br />

e prodotto nel garage della nuova casa in New Mexico,<br />

e vi dico che di per se non sposta il baricentro verso<br />

nuove alchimie, o posso dire che non credo riceverà un<br />

consenso esteso, o anche che non è paraculo. Ma è bello,<br />

un country ortodosso, sicuramente consapevole dei tempi<br />

che corrono, e con tutte quelle astuzie in produzione<br />

che fanno un disco con una solida impalcatura di genere,<br />

pieno di piccoli arrangiamenti, sistemazioni metodiche<br />

di strumenti tradizionali come il banjo, la steel guitar, il<br />

Mellotron e la sega piegata. “The Days of Wonder” lo<br />

consiglio ai più, proprio perché complementare al trend<br />

degli ultimi tempi, che a volte cerca di forzare la giustissima<br />

esigenza di progressione e novità nelle musiche della<br />

tradizione. La famiglia Handsome è capace di stabilire<br />

una relazione coerente ma allo stesso tempo contemporanea<br />

con quest’ultima, senza stravolgere nemmeno quella<br />

intimità provinciale che è propria del country. Ah, una<br />

attenzione particolare e un pò di impegno (per noi escursionisti-inglese-maccheronici<br />

da Ryan Air) meritano i<br />

testi, pura letteratura.<br />

(francesco de figueiredo)<br />

History is Bunk<br />

“AAVV”<br />

(2 CD, Hefty, Wide, 2006)<br />

Già nel numero scorso avevo parlato<br />

della Hefty recensendo un EP dei<br />

Retina.it. Ora mi trovo fra le mani<br />

questi due CD gemelli e ne parlo di<br />

nuovo. Bisogna fare i complimenti a<br />

John Huges, boss dell’etichetta meglio<br />

conosciuto come Slicker, perché<br />

quando ci si trova di fronte ad una label che nel corso<br />

degli ultimi anni ha messo insieme una scuderia di artisti<br />

tutti così in gamba, tanto di capello. Le compilations<br />

sono appunto gemelle nel senso che gli artisti in<br />

buona parte si ripetono sia nell’una che nell’altra. Personalmente<br />

credo che la cosa più intrigante sia la capacità di<br />

essere pop ed esistenzialisti, accomodanti e sottilmente<br />

provocatori, tutto allo stesso tempo. Cioè in ogni traccia.<br />

Prendi per esempio il caso di quello che secondo me<br />

è il miglior pezzo (Hefty Naked Ninja Remix di Eliot<br />

Lipp): è semplicemente il condensato di tutto quello che<br />

avrei voluto sentire in 5 minuti di musica elettronica (in<br />

particolare sentite la parte della traccia che va dai 4’14’’ ai<br />

4’24’’ - sono 10 secondi per cui vale la pena di avere un<br />

lettore CD). Tiene in sé il pianto e il sorriso, la pasta e la

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