Il contributo della Calabria al Risorgimento italiano - M. Morelli
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trasformandosi: giovani uffici<strong>al</strong>i, medici e avvocati, <strong>al</strong> diffondersi delle idee<br />
mazziniane, diventano protagonisti di moti che anticipano quelli che si sarebbero<br />
verificati nel resto d’It<strong>al</strong>ia. Ancora però, un’esigua parte <strong>della</strong> popolazione si<br />
unisce agli inviti dei rivoltosi il 3 settembre, quando si annuncia la Costituzione<br />
proclamata a Napoli, Roma e Reggio. Coloro che furono fucilati nel nostro<br />
territorio furono considerati praticamente martiri <strong>della</strong> libertà, o meglio,<br />
dell’Unità. I tanti c<strong>al</strong>abresi che sposeranno la causa dell’It<strong>al</strong>ia unita, avranno<br />
sempre presente il sacrificio di questi eroi fondatori. L’oblio è la conseguenza del<br />
“tradimento” del <strong>Risorgimento</strong> meridion<strong>al</strong>e. Ben presto quanti avrebbero posto il<br />
problema <strong>della</strong> terra e di nuovi rapporti soci<strong>al</strong>i, sarebbero stati trattati come<br />
briganti ed é in un quadro simile che si sviluppa la ‘ndrangheta come esito<br />
perverso di un processo unitario che aveva distrutto soggettività, fantasia e senso<br />
<strong>della</strong> fatica delle popolazioni, perciò lo Stato é visto come oppressore,<br />
dispensatore di tasse, responsabile <strong>della</strong> leva e dell’ emigrazione. Richieste e<br />
pratiche pacifiche che affermavano desiderio di restare e voglia di coltivare e<br />
trasformare le campagne sono liquidate come episodi di ribellismo e atti<br />
crimin<strong>al</strong>i. Per uno dei paradossi storici, oggi, sono gli eredi di quei martiri, dei<br />
contadini, degli emigrati, cacciati, uccisi, espropriati, a sostenere e a difendere le<br />
ragioni di un’It<strong>al</strong>ia unita, mentre gli eredi di quanti hanno costruito le loro<br />
fortune sul sangue dei meridion<strong>al</strong>i sognano la divisione. Forse è da qui che<br />
dobbiamo partire, anche per non autoassolverci e per non dimenticare i tanti<br />
limiti e responsabilità dei gruppi dirigenti meridion<strong>al</strong>i.<br />
Vito Teti