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Il contributo della Calabria al Risorgimento italiano - M. Morelli

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Marco Centola<br />

(Napoli, 1827-1899)<br />

Marco Centola nacque a Napoli il 13 Febbraio 1827 da Ignazio e Giulia<br />

D’Ambrosio. <strong>Il</strong> padre Ignazio fu uno dei personaggi di rilievo <strong>della</strong> scena<br />

sammarchese e data la sua importanza era solito per impegni istituzion<strong>al</strong>i,<br />

familiari e lavorativi recarsi nella capit<strong>al</strong>e del regno Borbonico, ecco perché<br />

<strong>al</strong>cuni dei suoi figli nacquero a Napoli. Dopo aver intrapreso gli studi in<br />

Capitanata si recò nuovamente a Napoli nel 1849 dove conseguì la laurea in<br />

Giurisprudenza.<br />

Gli ambienti partenopei in quell’epoca pullulavano di personaggi colti ed<br />

efferatamente devoti <strong>al</strong>la cultura, fu così che il Centola<br />

fu trasportato da quegli ide<strong>al</strong>i liber<strong>al</strong>i che poi verrano<br />

fuori nel suo diario e nel discorso <strong>al</strong> plebiscito. Marco<br />

Centola sin d<strong>al</strong>la giovine età fu uomo di cultura e di<br />

spiccata sensibilità, aria che si respirava in casa Centola,<br />

e di questo gli fu dato merito d<strong>al</strong>la storia. Dopo una<br />

breve permanenza in terra Lucana dove fu giudice regio<br />

d<strong>al</strong> 1855 fu trasferito nel 1859 a Melito dove il caso<br />

volle che facesse parte <strong>della</strong> storia. Morì nel 1899.<br />

A Melito scrisse nel suo diario riguardo <strong>al</strong> 19 agosto<br />

1860, giornata magnifica e soleggiata, quando, svegliato<br />

<strong>al</strong>l’improvviso, s’accorse che i Garib<strong>al</strong>dini stavano sbarcando su due piroscafi, il<br />

Torino e il Franklin, e commentò il suo incontro con Garib<strong>al</strong>di sulla nave<br />

princip<strong>al</strong>e. Durante il nuovo governo repubblicano , poiché fu “uomo giusto e<br />

civile sotto il passato governo”, gli fu promessa una promozione, in attesa <strong>della</strong><br />

qu<strong>al</strong>e si trasferì nella “sua patria”, San Marco In Lamis, dove aveva famiglia.<br />

"Garib<strong>al</strong>di mi accolse egu<strong>al</strong>mente con perfetta civiltà e mostrando piacere. Sia<br />

che volesse restare sul Franklin, ove non vi era <strong>al</strong>tri, per attendere qu<strong>al</strong> destino<br />

aspettava <strong>al</strong> Torino, sia che vi volesse restare finché il Franklin doveva partire,<br />

mi fece sedere con lui su di un canapè in quella s<strong>al</strong>a, nel mezzo <strong>della</strong> qu<strong>al</strong>e era<br />

una lunga tavola su cui erano e restarono i residui di una colazione e mi<br />

trattenne, quasi sempre ivi seduti, due ore. Dopo un breve discorso circa quel<br />

luogo, lo sbarco e il viaggio di quella notte, egli parlò lungamente con lentezza<br />

notabile, e spesso con dettagli, dei suoi eroici fatti di Sicilia, e dello stato e<br />

condizione di quella contrada d'It<strong>al</strong>ia. Di tutto si mostrava assolutamente

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