Capitolo | 5 | - Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri di Rovigo
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Parte | 2 |<br />
108<br />
Trattamento sistematico delle lesioni<br />
lulare e la formazione <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cali liberi dell’ossigeno (ROS;<br />
Reactive Oxigen Species ). L’istantanea e massiva liberazione<br />
<strong>di</strong> EAA ( excitatory storm ) a seguito dell’insulto traumatico<br />
costituisce la causa iniziale <strong>di</strong> <strong>ed</strong>ema <strong>dei</strong> neuroni (<strong>ed</strong>ema<br />
neurotossico) e <strong>di</strong> successiva apoptosi, principalmente<br />
attraverso il legame con i recettori <strong>di</strong> membrana NMDA<br />
e AMPA (che causa una rapida depolarizzazione <strong>di</strong> membrana<br />
con grave <strong>di</strong>sfunzione dell’omeostasi ionica/elettrochimica)<br />
[40] . A questo fenomeno fa seguito una massiva<br />
entrata <strong>di</strong> ioni Ca 2 + , con imm<strong>ed</strong>iata attivazione <strong>di</strong> fosfolipasi<br />
e nucleasi lisosomiali e <strong>di</strong> proteasi Ca-<strong>di</strong>pendenti, che<br />
a loro volta <strong>di</strong>sgregano alcune proteine del citoscheletro<br />
[41] . Il calcio si accumula anche all’interno <strong>dei</strong> mitocondri<br />
e li danneggia con conseguente defi cit energetico, ulteriore<br />
aggravamento della <strong>di</strong>sfunzione ionica e peggioramento<br />
dell’<strong>ed</strong>ema cellulare. Il cervello è l’ambiente ideale per<br />
la formazione <strong>dei</strong> ROS e il substrato ideale per le loro<br />
reazioni a catena: il neurone si trova così facilmente in<br />
con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> stress ossidativo (quando la produzione <strong>di</strong><br />
ra<strong>di</strong>cali liberi supera le sue capacità antiossidanti). I ROS<br />
sono ritenuti responsabili del danno precoce da perossidazione<br />
lipi<strong>di</strong>ca delle membrane delle cellule nervose e<br />
<strong>dei</strong> loro organelli (in particolare delle membrane mitocondriali),<br />
nonché della <strong>di</strong>struzione del pool <strong>di</strong> coenzimi<br />
nicotinici necessari per la fosforilazione ossidativa e la<br />
sintesi dell’ATP [42-44] .<br />
Di conseguenza, l’iniziale deformazione meccanica della<br />
cellula nervosa, il rilascio <strong>di</strong> EAA, lo squilibrio ionico che<br />
ne deriva, l’accumulo <strong>di</strong> calcio intracellulare, la lisi delle<br />
membrane cellulari e subcellari, il danno del citoscheletro<br />
e la grave <strong>di</strong>sfunzione mitocondriale contribuiscono a una<br />
signifi cativa alterazione del metabolismo cellulare [45] .<br />
Dal punto <strong>di</strong> vista clinico il DAI grave è caratterizzato<br />
da uno stato <strong>di</strong> coma che insorge imm<strong>ed</strong>iatamente dopo<br />
il trauma e si prolunga per almeno 6 ore, dalla presenza<br />
<strong>di</strong> petecchie emorragiche alla TC, da ICP normale pur in<br />
presenza <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni neurologiche scadute. È importante<br />
sottolineare però che in molti pazienti con DAI si assiste a<br />
un progressivo miglioramento clinico, pur con meccanismi<br />
tuttora poco noti; l’ipotesi più accr<strong>ed</strong>itata è che tutto <strong>di</strong>penda<br />
dal grado <strong>di</strong> sofferenza metabolica energetica instauratasi<br />
nel neurone durante le prime ore dal trauma.<br />
FRATTURE DEL CRANIO<br />
Quando la sollecitazione meccanica <strong>di</strong> una forza traumatica<br />
<strong>di</strong>retta supera le capacità elastiche <strong>di</strong> resistenza delle ossa<br />
craniche, queste si fratturano. Lo stesso può verifi carsi per<br />
l’azione <strong>di</strong> una forza in<strong>di</strong>retta (per esempio contraccolpo<br />
trasmesso dal rachide per una caduta sui pi<strong>ed</strong>i o sul bacino),<br />
per compressione o per “azione bipolare” (quando<br />
due forze sincrone agiscono sul cranio deformandone le<br />
naturali curvature fi no a produrre una frattura). Nella genesi<br />
delle fratture craniche prendono parte numerose altre<br />
variabili, quali la forma e le caratteristiche <strong>di</strong> elasticità del<br />
cranio stesso, la regione traumatizzata, il tipo <strong>di</strong> mezzo<br />
contundente (a superfi cie stretta o ampia), l’intensità e la<br />
<strong>di</strong>rezione della forza ecc.<br />
Se la cute e lo strato muscolo-aponevrotico soprastanti<br />
l’impatto appaiono integri, la frattura si <strong>di</strong>ce chiusa, altrimenti<br />
si defi nisce esposta. Se l’azione vulnerante non si<br />
limita a interrompere il tegumento e la parete ossea, ma<br />
penetra all’interno del cranio si parla <strong>di</strong> ferita craniocerebrale<br />
o trauma penetrante.<br />
Una prima fondamentale classifi cazione delle fratture<br />
craniche riguarda la loro <strong>di</strong>stribuzione topografi ca, in<strong>di</strong>viduando<br />
i complessi fratturativi della volta (limitati alla<br />
s<strong>ed</strong>e dell’impatto sulla volta cranica) e della base cranica.<br />
Le due forme isolate <strong>di</strong> frattura vengono anche definite<br />
fratture semplici, in quanto i fenomeni lesionali sono per<br />
lo più circoscritti e localizzati alla s<strong>ed</strong>e d’impatto o <strong>di</strong> contraccolpo.<br />
Tuttavia, quando intervengono forze d’urto <strong>di</strong><br />
elevata entità si possono produrre complessi fratturativi<br />
<strong>di</strong>ffusi, il cui prototipo è costituito da una frattura della<br />
volta irra<strong>di</strong>ata alla base, in genere seguendo il percorso più<br />
breve e le linee <strong>di</strong> forza del cranio [46] .<br />
Non esiste alcun rapporto <strong>di</strong> proporzionalità tra i vari<br />
tipi <strong>di</strong> frattura cranica e quelli <strong>di</strong> una eventuale lesione<br />
encefalica: la frattura può assorbire completamente l’energia<br />
del colpo e accompagnarsi a minime lesioni dell’encefalo,<br />
così come sono piuttosto frequenti lesioni encefaliche gravi<br />
o mortali senza frattura.<br />
Da un punto <strong>di</strong> vista morfologico si <strong>di</strong>stinguono tre tipi<br />
principali <strong>di</strong> fratture craniche: le fratture lineari, che possono<br />
interessare le ossa della volta e della base cranica,<br />
le fratture infossate (o avvallate) e le fratture <strong>di</strong>astasiche;<br />
queste ultime, in cui la rima <strong>di</strong> frattura è rappresentata da<br />
una sutura cranica vera e propria che si amplia notevolmente,<br />
sono certamente le più rare, <strong>di</strong> solito riguardano<br />
i bambini sotto i tre anni <strong>di</strong> età e non verranno prese in<br />
considerazione in questo capitolo.<br />
Fratture lineari della volta<br />
La scatola cranica è dotata <strong>di</strong> un’elasticità tale da sopportare<br />
una depressione <strong>di</strong> circa un centimetro nel punto in cui<br />
viene applicata la forza traumatizzante, deformazione che<br />
può aumentare nel caso vengano applicate forze “bipolari”.<br />
Dato che il cranio poggia sulla colonna vertebrale,<br />
anche nei traumi “unipolari” esso viene compresso tra il<br />
punto <strong>di</strong> applicazione (polo traumatizzante) e quello <strong>di</strong><br />
appoggio sul rachide (polo <strong>di</strong> reazione). Fra i due poli<br />
si <strong>di</strong>partono una serie <strong>di</strong> “meri<strong>di</strong>ani” che, durante la compressione,<br />
si deformano aumentando il raggio <strong>di</strong> curvatura;<br />
superato il limite <strong>di</strong> coesione molecolare dell’osso, la<br />
parete cranica si frattura secondo tali linee (fratture lineari<br />
meri<strong>di</strong>aniche). In base all’intensità della forza traumatica,<br />
tali fratture possono essere semplici, ossia costituite<br />
da una fi ssurazione lineare della volta, o <strong>di</strong>ffuse, costituite<br />
cioè da più linee <strong>di</strong> fissurazione “a stella”. Se la com-