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Capitolo | 5 | - Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri di Rovigo

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Parte | 2 |<br />

104<br />

Trattamento sistematico delle lesioni<br />

Figura 5.4 Quadro TC <strong>di</strong> ematoma subdurale acuto emisferico<br />

sinistro. Effetto massa sulle cavità liquorali e deviazione<br />

della linea m<strong>ed</strong>iana a destra.<br />

Il 10-15% <strong>dei</strong> traumatizzati cranici gravi sviluppa un<br />

ESDA; <strong>di</strong> questi, circa il 60% va incontro a rapido deterioramento<br />

delle con<strong>di</strong>zioni neurologiche entro 6 ore dal trauma<br />

e il 10% dopo le prime 24 ore [25] . Stu<strong>di</strong> neuropatologici<br />

hanno <strong>di</strong>mostrato che in seguito a ESDA quasi sempre si<br />

instaura una sofferenza ischemica <strong>di</strong> entrambi gli emisferi<br />

dovuta principalmente all’aumento della ICP e alla ridotta<br />

perfusione cerebrale, essendo però il danno ischemico più<br />

frequente nell’emisfero sottostante l’ESDA. Se si considera<br />

che gli effetti dell’aumentata ICP sono <strong>di</strong>ffusamente <strong>di</strong>stribuiti<br />

nell’encefalo, la pr<strong>ed</strong>ominanza ipsilaterale del danno<br />

ischemico non appare chiara. L’eventuale gra<strong>di</strong>ente <strong>di</strong> pressione<br />

creato dalla raccolta sul parenchima sottostante non<br />

sembra da solo essere suffi ciente a spiegare tale fenomeno,<br />

in quanto anche aree sottostanti a falde <strong>di</strong> ematoma molto<br />

sottili e con effetto massa molto ridotto possono presentare<br />

la stessa entità <strong>di</strong> ischemia [26,27] . Inoltre, è poco chiara<br />

la genesi degli elevati valori <strong>di</strong> ICP in tali soggetti, dato che<br />

sembra poco probabile che ne sia responsabile solo un<br />

sanguinamento a pressione “venosa”.<br />

L’intervento chirurgico <strong>di</strong> ampia craniotomia (frontotemporo-parieto-occipitale)<br />

<strong>ed</strong> evacuazione dell’ESDA va<br />

eseguito con la massima urgenza, non tanto per il fatto <strong>di</strong><br />

evacuare l’ematoma stesso, quanto per garantire la decompressione<br />

osteo-durale del parenchima in grave sofferenza<br />

ischemica. Tuttavia, nonostante il pronto intervento chirurgico,<br />

la prognosi dell’ESDA è spesso infausta: la maggioranza<br />

delle casistiche presenta una mortalità <strong>di</strong> oltre il 50%, una<br />

morbilità prossima all’80% e serie <strong>di</strong>sabilità permanenti per<br />

la maggior parte <strong>dei</strong> pazienti che sopravvivono. Insieme al<br />

GCS, l’età <strong>dei</strong> pazienti è una variabile prognostica in<strong>di</strong>pendente<br />

<strong>di</strong> mortalità (20% sotto i 40 anni, 65% per soggetti<br />

più anziani, praticamente 100% negli ultra ottantenni).<br />

I danni parenchimali associati inficiano ulteriormente<br />

la prognosi: 22% <strong>di</strong> mortalità negli ESDA puri contro il<br />

30-60% negli ESDA associati ad altri ematomi intracerebrali<br />

[28] . L’intervento <strong>di</strong> evacuazione chirurgica è spesso tecnicamente<br />

complesso per la <strong>di</strong>ffi coltà <strong>di</strong> ottenere un’emostasi<br />

sod<strong>di</strong>sfacente <strong>ed</strong> è con<strong>di</strong>zionato dalla possibile insorgenza<br />

del rigonfi amento cerebrale intraoperatorio, complicanza<br />

frequente, acuta, <strong>di</strong>ffi cilmente controllabile con i farmaci e<br />

responsabile <strong>di</strong> alta mortalità perioperatoria.<br />

Le considerazioni esposte portano dunque a considerare<br />

l’ESDA non come una massa occupante spazio, la cui<br />

evacuazione chirurgica rappresenta l’atto principale del<br />

processo curativo, ma quale epifenomeno <strong>ed</strong> espressione <strong>di</strong><br />

un TBI biomeccanicamente gravissimo, tanto che saranno<br />

l’estensione e la gravità del danno primario a determinare<br />

più <strong>di</strong> ogni altro fattore la prognosi fi nale. L’evento meccanico<br />

che provoca il brusco movimento inerziale della<br />

massa encefalica, tanto violento da causare letteralmente<br />

lo “strappamento” delle vene <strong>di</strong> drenaggio cortico-durale,<br />

è lo stesso evento responsabile dell’instaurarsi <strong>di</strong> un gravissimo<br />

danno neuronale, assonale e micro-vascolare <strong>di</strong>ffuso<br />

(è frequente l’associazione tra ESDA e una o più contusioni<br />

cerebrali). Gli scarsi meccanismi <strong>di</strong> compenso dell’omeostasi<br />

<strong>dei</strong> normali volumi intracranici, che in con<strong>di</strong>zioni<br />

fisiologiche prev<strong>ed</strong>ono un aumento massimo <strong>di</strong> circa<br />

20 cc del volume prima <strong>di</strong> causare HICP, vengono aboliti<br />

imm<strong>ed</strong>iatamente dal versamento <strong>di</strong> sangue subdurale, in<br />

genere piuttosto abbondante; anche se alle immagini TC<br />

lo spessore della falda può apparire inferiore al centimetro,<br />

bisogna considerare che, non incontrando resistenze<br />

anatomiche nella lassità dello spazio virtuale sottodurale,<br />

il sangue si estende per l’intero emisfero e risulta <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffi cile<br />

quantificazione. A questo punto l’encefalo, gravemente<br />

danneggiato dall’insulto primario e ulteriormente gravato<br />

dalle possibili sofferenze ipossiche e ipotensive legate alle<br />

con<strong>di</strong>zioni sistemiche, v<strong>ed</strong>e frustrati dal versamento ematico<br />

subdurale tutti i possibili meccanismi <strong>di</strong> compenso pressorio-volumetrico.<br />

L’aumento inesorabile della ICP innesca<br />

infi ne un circolo vizioso devastante. L’intervento chirurgico<br />

<strong>di</strong> craniotomia, decompressione durale <strong>ed</strong> evacuazione dell’ematoma<br />

<strong>di</strong>venta dunque il primo e in<strong>di</strong>spensabile atto per<br />

poter successivamente tentare <strong>di</strong> ripristinare le con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> omeostasi intracranica.<br />

Contusioni cerebrali <strong>ed</strong> ematomi<br />

intracerebrali post-traumatici<br />

I meccanismi <strong>di</strong> violenta accelerazione/decelerazione dell’encefalo<br />

all’interno della scatola cranica provocano lesioni cerebrali<br />

per l’impatto del parenchima contro il pavimento delle<br />

fosse craniche anteriore e m<strong>ed</strong>ia. Tali lesioni si presentano<br />

come aree eterogenee e in genere multiple <strong>di</strong> necrosi, infarcimento<br />

<strong>ed</strong> emorragia con <strong>ed</strong>ema perilesionale, interessanti<br />

più frequentemente le regioni fronto-temporo-polari in s<strong>ed</strong>e<br />

cortico-sottocorticale. L’impatto degli emisferi contro la falce<br />

può inoltre causare la formazione <strong>di</strong> focolai contusivi nella<br />

loro parte m<strong>ed</strong>iale e sul corpo calloso. Nella fase iniziale, le<br />

contusioni sono caratterizzate microscopicamente da emorra-

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