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Capitolo | 5 | - Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri di Rovigo

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Parte | 2 |<br />

106<br />

Trattamento sistematico delle lesioni<br />

Emorragia intraventricolare<br />

post-traumatica<br />

L’emorragia intraventricolare post-traumatica (tEIV), versamento<br />

emorragico interno alle cavità ventricolari dell’encefalo,<br />

consegue quasi esclusivamente a TBI gravi e contribuisce<br />

ad aggravarne la prognosi. Prima dell’avvento della TC, la<br />

tEIV era considerata un evento eccezionale e inevitabilmente<br />

fatale; in realtà, la sua incidenza, quando lo stu<strong>di</strong>o neurora<strong>di</strong>ologico<br />

è effettuato entro sei ore dal trauma, varia<br />

dall’1,5 al 3% <strong>di</strong> tutti i TBI non penetranti e si avvicina al<br />

10% <strong>di</strong> tutti i TBI gravi. Il sangue può occupare solo i ventricoli<br />

laterali, limitarsi alle cavità sovratentoriali, al IV ventricolo<br />

o invadere tutto il sistema ventricolare. Tuttavia, la<br />

tEIV è ancora un fenomeno poco stu<strong>di</strong>ato, tanto che la sua<br />

patogenesi rimane incerta e speculativa. Una delle ipotesi<br />

correnti è che la tEIV sia un epifenomeno dello span<strong>di</strong>mento<br />

emorragico <strong>di</strong> un a<strong>di</strong>acente ematoma intracerebrale o focolaio<br />

contusivo-emorragico, sebbene raramente la tEIV possa<br />

presentarsi come fenomeno isolato. Nuove teorie basate<br />

sulla biomeccanica del trauma giustifi cano la patogenesi e le<br />

caratteristiche della localizzazione della tEIV, nonché importanti<br />

implicazioni prognostiche [32] . Un impatto del cranio<br />

lungo l’asse sagittale determinerebbe una deformazione <strong>dei</strong><br />

ventricoli laterali con stiramento e aumento dell’asse trasverso<br />

e conseguente emorragia, inizialmente subepen<strong>di</strong>male e<br />

in seguito intraventricolare, prevalentemente a carico delle<br />

strutture sovratentoriali; queste ipotesi sono avvalorate dal<br />

fatto che la tEIV è frequentemente associata a una raccolta<br />

extra-assiale subdurale. L’altra interessante teoria è quella<br />

secondo cui la tEIV, specialmente tetraventricolare, sia correlata<br />

al DAI, che è più comunemente causato da accelerazioni<br />

angolari della testa o da bruschi movimenti lungo il piano<br />

coronale. Il DAI includerebbe le emorragie del corpo calloso<br />

e del tronco encefalico [33] , alterazioni presenti nel 50%<br />

<strong>dei</strong> pazienti che presentano tEIV tetraventricolare [34] : è<br />

possibile dunque che la <strong>di</strong>versa <strong>di</strong>stribuzione del sangue<br />

all’interno <strong>dei</strong> ventricoli sia determinata dalla <strong>di</strong>rezione<br />

dell’accelerazione applicata al cranio.<br />

La prognosi della tEIV è piuttosto grave, lievemente migliore<br />

nei pazienti più giovani. Fattore prognostico fondamentale<br />

e comune a tutti i TBI è la GCS all’ammissione,<br />

secondo una proporzionalità linearmente inversa. Tutto<br />

ciò in realtà non sembra legato alla presenza del sangue<br />

nei ventricoli, ma alla gravità del danno primario causato<br />

del trauma. L’idrocefalo acuto per esempio, che potrebbe<br />

costituire la prima complicanza ipotizzabile, è infatti<br />

evenienza piuttosto rara, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quanto si verifi ca<br />

nelle EIV non traumatiche; un altro dato è che la quantità<br />

<strong>di</strong> sangue nei ventricoli, in particolare nelle forme tetraventricolari,<br />

non è correlata alla ICP. Questo è forse il dato più<br />

signifi cativo in base al quale la tEIV può essere considerata<br />

un’ulteriore espressione del DAI, che raramente si associa<br />

ad aumento della ICP. Anche per questo la prognosi delle<br />

tEIV che interessano l’intero sistema ventricolare è peggiore<br />

<strong>di</strong> quelle limitate ai soli ventricoli laterali.<br />

DANNO CEREBRALE DIFFUSO<br />

E DANNO ASSONALE DIFFUSO<br />

Ogni trauma in grado <strong>di</strong> produrre alterazioni dello stato<br />

neurologico in assenza <strong>di</strong> evidenti lesioni intracraniche alla<br />

TC viene genericamente classifi cato come trauma “<strong>di</strong>ffuso”,<br />

in antitesi al trauma “focale” dove invece è sempre presente<br />

almeno una lesione <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni tali da poter essere facilmente<br />

identifi cata. Si defi nisce danno cerebrale <strong>di</strong>ffuso<br />

(DCI; Diffuse Cerebral Injury ) l’assenza alla TC <strong>di</strong> lesioni iperdense<br />

superiori a 25 cc <strong>di</strong> volume in un paziente comatoso<br />

a seguito <strong>di</strong> TBI. Tale nomenclatura è dunque strettamente<br />

ra<strong>di</strong>ologica e non va confusa con il danno assonale <strong>di</strong>ffuso<br />

(DAI), concetto istopatologico e pertanto quantifi cabile solo<br />

microscopicamente. Sebbene in presenza <strong>di</strong> un DCI l’unica<br />

spiegazione fi siopatologica per giustifi care lo stato <strong>di</strong> coma<br />

sia quella <strong>di</strong> supporre una sofferenza neuro-assonale <strong>di</strong>ffusa,<br />

i due termini si riferiscono a costrutti completamente <strong>di</strong>versi<br />

e non dovrebbero essere usati in<strong>di</strong>stintamente.<br />

Circa la metà <strong>dei</strong> pazienti che giunge in osp<strong>ed</strong>ale in stato<br />

<strong>di</strong> coma mostra un quadro TC defi nibile come DCI, che<br />

prev<strong>ed</strong>e 4 livelli <strong>di</strong> gravità [35] :<br />

nel DCI <strong>di</strong> grado I non c’è evidenza <strong>di</strong> patologia visibile<br />

alla TC;<br />

nel grado II è presente almeno una lesione iperdensa<br />

<strong>di</strong> volume non superiore ai 25 cc; le cisterne della base<br />

sono ben visibili con possibile shift della linea m<strong>ed</strong>iana<br />

non superiore ai 5 mm ( Fig. 5.6 );<br />

nel grado III è presente swelling e le cisterne non sono<br />

più visibili alla TC;<br />

il grado IV, quello più grave, è sovrapponibile al grado<br />

III con la presenza <strong>di</strong> uno shift della linea m<strong>ed</strong>iana<br />

superiore a 5 mm.<br />

Almeno il 50% <strong>dei</strong> traumatizzati cranici gravi, anche con<br />

evidente danno focale (ematomi, contusioni, emorragie),<br />

presenta un DAI, che è causa <strong>di</strong> morte in circa il 35% <strong>dei</strong><br />

casi e responsabile <strong>di</strong> stato vegetativo persistente e <strong>di</strong> grave<br />

morbilità. Il DAI propriamente detto è caratterizzato da<br />

precise lesioni macro e microscopiche (documentabili solo<br />

con analisi anatomo-istopatologica) <strong>ed</strong> è classifi cato in 3<br />

livelli <strong>di</strong> gravità [33] :<br />

nel grado I è presente evidenza microscopica <strong>di</strong> danno<br />

assonale nella sostanza bianca emisferica;<br />

nel grado II alle lesioni emisferiche si aggiungono le<br />

lesioni del corpo calloso;<br />

nel grado III sono presenti anche lesioni del quadrante<br />

dorsolaterale del tronco encefalico.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista eziopatogenetico, il DAI viene considerato<br />

conseguenza <strong>di</strong>retta dell’insulto meccanico e viene attribuito<br />

al cosiddetto shearing injury <strong>di</strong> Strich [36] . Evidenze<br />

teoriche e sperimentali hanno chiarito che la <strong>di</strong>fferenza sostanziale<br />

in termini <strong>di</strong> danno post-traumatico tra l’encefalo<br />

e gli altri organi risi<strong>ed</strong>e proprio nella sua peculiare risposta

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