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Recensioni Nel Segno <strong>del</strong> <strong>San</strong>gue<br />

<strong>del</strong>la sua superiora e <strong>del</strong>la propria<br />

forza di carattere. Le scriveva:<br />

«Io sono disposta per la<br />

<strong>San</strong>ta Obbedienza quanto e<br />

come Ella vorrà, mi raccomando<br />

caldamente alle sue orazioni<br />

[…]. La prego di scrivermi con<br />

premura a che stia attenta alla<br />

Recola e all’ordine ed al silenzio».<br />

Come si vede la suora sa<br />

quelle che deve fare, è risoluta a<br />

farlo, ma vuole che Maria De<br />

Mattias preghi per lei e che le<br />

imponga le cose che sa di dover<br />

fare, per comando, sperando di<br />

avere in tal modo una spinta<br />

maggiore a eseguirle.<br />

Potremmo dire che era il<br />

contrario di Anna Farrotti, la<br />

quale non tollerava ordini, presumendo<br />

di poter fare quel che<br />

riteneva giusto fare, anche in un<br />

contesto comunitario, dove<br />

invece deve prevalere la volontà<br />

condivisa e in casi di stallo,<br />

spetta a chi presiede decidere.<br />

Si viveva sotto il governo italiano,<br />

a Morino e i timori per il<br />

futuro erano grandi, ma Caterina<br />

era fiduciosa e comunicava<br />

fiducia alla fondatrice. «Noi<br />

stiamo bene e contente, Ella non<br />

si prenta pena per noi, che Iddio<br />

ci protegge mirabilmente; se<br />

crede mandare altra Consorella<br />

la mandi pure che Iddio benedetto<br />

provederà. Fino al giorno<br />

di oggio, abiamo ricevuto da<br />

questa Comune meno di una<br />

medà di cio che ci aspettava».<br />

La sua fiducia, però, restava<br />

fondata sulle preghiere <strong>del</strong>la<br />

54<br />

superiora, alla quale scriveva:<br />

«Io mi raccomando alle sue fervorose<br />

orazioni, Madre dica a<br />

Gesù Cristo che mia dia tanta<br />

grazia che io non l’offendi più e<br />

che mi dia il suo santo divino<br />

amore, ancora che mi faccia<br />

scordare anche di me stessa e<br />

tutto ciò che sappia di terra».<br />

La scuola andava bene, ma le<br />

condizioni politiche generali la<br />

tenevano nell’incertezza. Se ne<br />

dicevano tante sul suo futuro e<br />

nel tipo di governo che si andava<br />

instaurando, molto prevenuto<br />

verso la religione e l’istituzione<br />

ecclesiastica, c’era poco da sperare.<br />

Così riassumeva il tutto<br />

Caterina: «Mentre persone più<br />

sante e dotte e di matura edà mi<br />

fanno sapere che non è volontà<br />

di Dio che si riapra quella Scuola.<br />

Io confito nelle sue orazioni<br />

onde il Signore benedica l’opera<br />

sua e ci faccia conosciere<br />

sempre, e in tutte le cose la sua<br />

santissima volontà per meglio<br />

atempirla».<br />

Non tutte le sorelle Palombi<br />

eb bero corrispondenza con<br />

Maria De Mattias, o comunque<br />

di non tutte sono pervenute lettere.<br />

Concludo la spigolatura<br />

(potrebbe continuare a lungo,<br />

ma sosto su questa terza puntata)<br />

con la citazione da una missiva<br />

di Marta Rosa, seconda<br />

<strong>del</strong>le sette, nella quale possiamo<br />

ammirare la solidarietà estrema<br />

nella povertà. Ri sponde a Maria<br />

De Mattias, che le chiede un<br />

contributo di cinque scudi per la<br />

Casa Centrale oberata di debiti:<br />

«Reverendissima Madre Superiora.<br />

Mi sento morire per la<br />

pena nel sendire la sua afflizzione<br />

io se potesse non vorei mandare<br />

cinque scudi ma venti ma<br />

cosa devo fare se io ne ho trovati<br />

vendicinque di debito fatti<br />

dal la Piermarini con questo<br />

comune? mi trovo con quattro<br />

indivituve con me, stagioni cattive,<br />

mi trovo senza un bajocco<br />

ho trovato in prestito 25 pavoli<br />

sicché per ora avrà la bontà ricevere<br />

questi non posso per ora<br />

mandare di più, sia fatta la<br />

volontà di Dio con le miserie,<br />

ma cosa si deve fare si compatte<br />

con il male...».<br />

Suor Marta Rosa contrae un<br />

debito per non dire no alla superiora<br />

che è in necessità. La ricchezza<br />

era un’altra: vedere che le<br />

ragazze di Gavignano imparavano<br />

bene. Quando andò il vescovo<br />

in visita e volle sentire la Dottrina<br />

«la classe <strong>del</strong>le grante la<br />

dissero tanto bene che [monsignor<br />

Ludovico Ricci] non contento<br />

di averle dato il premio, il<br />

giorno appresso le mandò un<br />

altro premio migliore [...] io<br />

restai tanto confusa a sendire<br />

tanti ringraziamenti dal Vescovo<br />

e mi disse che in tutta la Diocesi<br />

la scuola più che era restato soddisfatto<br />

era la nostra. Madre mia<br />

si vede bene che il nostro S[anto]<br />

Istituto è protetto da una grazia<br />

particolare di Dio, mentre lo fa<br />

trionfare in mezzo a tanti altri».<br />

(3-continua]

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