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In un famoso poemetto in prosa di Baudelaire intitolato ... - LietoColle

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Con il successivo libro I fasti del grigio (Roma, Lepisma, 2005) la poesia <strong>di</strong> Luca Benassi compie <strong>un</strong><br />

decisivo passo <strong>in</strong> avanti e <strong>un</strong> decisivo salto <strong>di</strong> qualità nella consapevolezza della propria <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong><br />

ricerca ma al tempo stesso vi si r<strong>in</strong>traccia anche <strong>un</strong>a esitazione o <strong>un</strong>’<strong>in</strong>certezza gnoseologica d<strong>in</strong>anzi alla<br />

<strong>di</strong>mensione della problematica che si profila; ecco spiegata quella riflessione esistenzialistica che<br />

contrad<strong>di</strong>st<strong>in</strong>gue il suo ultimo stile: il contrapp<strong>un</strong>to <strong>di</strong>venta il leit motiv dom<strong>in</strong>ante, <strong>un</strong>a sorta <strong>di</strong><br />

scandaglio <strong>di</strong>alettico, <strong>un</strong>a sorta <strong>di</strong> pendolo <strong>di</strong> Foucault del pensiero poetante, <strong>un</strong>a sorta <strong>di</strong><br />

corrispondenza tra l’io esperiente e l’io poetante:<br />

C’è <strong>un</strong> tappo che non chiude<br />

le ho provate tutte credo, forse è<br />

<strong>un</strong>a questione<br />

<strong>di</strong> filettatura<br />

ma ogni giorno c’è quel tappo<br />

che non tappa…<br />

da I fasti del grigio<br />

Non siamo più nei marg<strong>in</strong>i della storia ma dentro il trionfo dei fasti del grigio, <strong>un</strong>a zona grigia<br />

dell’<strong>in</strong><strong>di</strong>fferenziato e dell’<strong>in</strong><strong>di</strong>st<strong>in</strong>to che richiede <strong>un</strong>o stile plebeo e protocollare ad <strong>un</strong> tempo, <strong>un</strong>a sorta<br />

<strong>di</strong> gergo burocratico e alto-plebeo, <strong>un</strong>o stile “grigio” app<strong>un</strong>to. Un certo grigiore stilistico e lessicale che<br />

costituisce la strategia <strong>di</strong> accerchiamento dell’io mono<strong>di</strong>co; il tema dell’asse<strong>di</strong>o affiora qui come <strong>un</strong><br />

chiaro proclama <strong>di</strong> poetica e <strong>di</strong> impegno per <strong>un</strong>a poesia militante, <strong>un</strong>o zoccolo duro sotto il quale non è<br />

più lecito retrocedere.<br />

il logos poetico e il <strong>di</strong>scorso sulla menzogna<br />

Daniele Santoro<br />

Diario del <strong>di</strong>sertore alle Termopili Salerno, Nuova Frontiera, 2007 pp. 50 € 8,00<br />

Approccio davvero orig<strong>in</strong>ale questo libro <strong>di</strong> esor<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Daniele Santoro Diario del <strong>di</strong>sertore alle Termopili<br />

(Salerno, Nuova Frontiera, 2007), poeta dell’ultima generazione, che suggerisce nuovi scenari possibili.<br />

Sono soltanto quattor<strong>di</strong>ci composizioni dal p<strong>un</strong>to <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> <strong>un</strong> <strong>di</strong>sertore dell’armata capeggiata dallo<br />

spartano Leonida. “Leonida ha sessant’anni, se ne fotte/ <strong>di</strong> quanti manda a morte, vuole farsi onore,/ ligio più alla<br />

sua gloria che alla polis”. Il campo <strong>di</strong> battaglia sono le Termopili, «valico della Grecia centrale, tra il golfo<br />

<strong>di</strong> Lamia e le propagg<strong>in</strong>i del monte Kallidromo, nodo strategico <strong>di</strong> collegamento tra la Grecia<br />

settentrionale e meri<strong>di</strong>onale, dove nel 480 a.C. si compì il sacrificio <strong>di</strong> trecento spartani, quattrocento<br />

tebani e settecento <strong>di</strong> Tespe, guidati da Leonida, nel vano tentativo <strong>di</strong> arrestare l’avanzata dell’esercito<br />

persiano», come recita <strong>un</strong>a <strong>di</strong>dascalia posta <strong>in</strong> calce alla plaquette.<br />

Quattor<strong>di</strong>ci composizioni stilate con <strong>un</strong> lessico sobrio e rapido, quasi <strong>un</strong>a sorta <strong>di</strong> sbrigativi app<strong>un</strong>ti<br />

presi da <strong>un</strong> soldato <strong>di</strong>sertore che sa già come andrà a f<strong>in</strong>ire e che non ha alc<strong>un</strong>a voglia <strong>di</strong> farsi<br />

ammazzare per la gloria, rectius, per la gloria <strong>di</strong> Leonida. Mentre Leonida si erge a <strong>di</strong>fensore della civiltà<br />

e della polis, il <strong>di</strong>sertore sa già che si tratta <strong>di</strong> retorica, <strong>di</strong> parole buone per gabbare il consenso dei<br />

soldati, che per quei soldati non ci sarà scampo, dal momento che <strong>un</strong> tra<strong>di</strong>tore, “<strong>un</strong> tale della zona”, ha<br />

venduto ai persiani la notizia del passo <strong>di</strong> anopòia, <strong>un</strong> sentiero che, passando attraverso il monte<br />

Kallidromo, guidava alle Termopili permettendone l’aggiramento. I mille opliti della Focile che si erano<br />

offerti per la sorveglianza del passo, si sono fatti sorprendere e abbandonano il campo. Ora, il teatro<br />

della strage è tracciato. Non c’è dubbio che la battaglia delle Termopili sia la metafora <strong>di</strong> <strong>un</strong>a con<strong>di</strong>zione<br />

storica, metafora sulla quale viene costruita per secoli il logos della menzogna, l’ideologia <strong>di</strong> pochi eroi<br />

che si oppongono ad <strong>un</strong> esercito sterm<strong>in</strong>ato che avanza. È chiaro che man mano che l’autore si<br />

addentra all’<strong>in</strong>terno della metafora ideologica raccontata e tramandata dagli ideologi e dagli apologeti<br />

che, nel corso dei secoli, l’hanno presa per buona e l’hanno propugnata, viene progressivamente <strong>in</strong> luce<br />

il nocciolo della verità storica, ricoperta da pesanti coltri <strong>di</strong> menzogna. Le poesie che ci <strong>in</strong>troducono<br />

dentro questo complesso problematico costituiscono d<strong>un</strong>que <strong>un</strong> vero e proprio <strong>di</strong>scorso sulla verità.

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