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ANNO XXVIII N 30 11 Settembre 2011.pdf - Webdiocesi

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4 Anno <strong>XXVIII</strong><br />

PAG<br />

<strong>11</strong> <strong>Settembre</strong> 20<strong>11</strong><br />

FIRMES EN LA FE!<br />

Sodi nella fede, sodi nella fede<br />

camminerò in Cristo, il nostro amico, il nostro signore.<br />

gloria a lui per sempre! gloria a lui per sempre!<br />

camminiamo in Cristo, sodi nella fede<br />

La festa della fede<br />

Mentre passano i giorni cerco di rivisitare con la memoria l’indimenticabile esperienza<br />

della GMG di Madrid. Forse i mass-media hanno cercato di leggerla come<br />

una prova di forza dei cattolici nel derby con il mondo laicista, ma in realtà è stata<br />

una grande festa della fede. Nei giovani di tutto il mondo presenti in Spagna, radunati<br />

attorno al Papa e ai loro pastori, si poteva toccare con mano la gioia che<br />

nasce dalla coscienza di non essere soli e soprattutto dall’incontro con Gesù vivo<br />

e presente, grazie all’ascolto della sua Parola, ai segni sacramentali, alla vicinanza<br />

di tanti fratelli e sorelle. Ho visto dei giovani, come affermava l’arcivescovo di<br />

Toledo, ne indignati né rassegnati, ma desiderosi di vivere con allegria la propria<br />

fede, coscienti che le inevitabili asperità della vita siano non un ostacolo fastidioso,<br />

ma un’opportunità per una testimonianza più credibile. Ho capito, guardando<br />

i volti di questa immensa folla di giovani, ascoltando i loro canti, vedendoli<br />

camminare insieme, che quando si è saldi nella fede e radicati in Cristo non si ha<br />

più paura, anche se ci si trova in mezzo alla tempesta, se tutto attorno parla di<br />

crisi economica e morale, se si sperimenta il precariato occupazionale e affettivo.<br />

Quando si è “firmes en la fè” si può fare festa sempre e comunque.<br />

4. Il passaggio della croceL’ultimo atto della GMG è stato il passaggio della<br />

croce dai ragazzi spagnoli a quelli brasiliani. La croce che Giovanni Paolo II nel<br />

1984 ha consegnato ai giovani continua a ricordarci che siamo viandanti, ma non<br />

verso l’abisso, verso il silenzio del nulla o della morte, bensì verso Colui che ci<br />

conosce fin dal principio, che ci ama, poveri come siamo, che ci attende e non ci<br />

fa soccombere. Questo prendere la croce, come dice Ermes Ronchi, vuol dire prendere<br />

su di se tutto l’amore di cui si è capaci, per rimanere saldi nella fede e radicati<br />

in Cristo, in modo da testimoniare al mondo che nessuna avversità, nessuna paura<br />

può paralizzarci e toglierci la speranza.<br />

5. Il segno dello stadio<br />

Partiti lunedì 15 agosto dallo stadio di San Benedetto del Tronto siamo arrivati<br />

allo stadio del Real Madrid solo la sera dopo verso le ore 19.<strong>30</strong>. Forse non è un<br />

caso questa partenza e questo arrivo in un campo di calcio: fa pensare alla necessità<br />

di giocare la partita della vita con entusiasmo e passione, all’essere e fare<br />

squadra, al confronto leale con ‘formazioni’ di nazioni e culture diverse e sopratutto<br />

all’importanza di credere e seguire l’unico e grande ‘ Mister ‘ capace di<br />

farci vincere il ‘campionato’. Credo che sia quanto si possa sognare e realizzare<br />

per questo nuovo anno pastorale, per la nostra chiesa diocesana, per i nostri giovani<br />

che, come diceva don Pierluigi nella cattedrale di Barcellona, citando l’apostolo<br />

Paolo, “ci sono diventati cari”!<br />

stefano<br />

2. La vita come chiamata.<br />

La giornata mondiale della gioventù è stata anche l’occasione per il Papa per un<br />

grande annuncio vocazionale. Benedetto XVI infatti non si è stancato di far risuonare<br />

forte la bellezza della risposta a Dio che chiama. Ha ribadito che la vita<br />

è tanto bella quanto più viene accolta e vissuta come vocazione. Nel testo della<br />

Veglia si legge che ciascuno di noi non è frutto del caso o dell’irrazionalità, ma<br />

all’origine della nostra esistenza c’è un progetto d’amore di Dio. C’è una frase<br />

che mi ha fatto pensare e meditare e cioè che la fede non si oppone agli ideali<br />

umani, al contrario, li eleva e li perfeziona. Ascoltando le preghiere, captando alcune<br />

frasi qua e là, sentendo qualche discorso ho avuto l’impressione che i giovani<br />

abbiano recepito questo messaggio: è bella la vita se donata! Molti hanno riscoperto<br />

il fascino della vocazione familiare vissuta nella fedeltà, nell’amore per sempre<br />

e nell’apertura alla vita; altri forse hanno sentito la chiamata del Signore a<br />

consacrare se stessi per il suo Regno. Anche la presenza dei seminaristi della diocesi<br />

ha testimoniato come Dio chiami ancora ad essere felici dedicandosi totalmente<br />

al servizio del suo popolo.<br />

3. La tempesta che non fa paura.<br />

Come faccio a radicare questa mia fragile vita in Cristo, a stare saldo nella fede<br />

quando tutto attorno sembra remare contro? Questa è la domanda dei giovani,<br />

più o meno espressa, durante le catechesi, gli incontri della GMG. Essa è sorta<br />

anche di fronte alle manifestazioni di contestazione alla Puerta del Sol, di cui<br />

hanno riferito i giornali, segno di mondo che segue un’altra logica.<br />

In molti abbiamo pensato che la tempesta di vento e pioggia del sabato notte non<br />

sia stata un contrattempo del quale rammaricarsi ma, come lo ha interpretato il<br />

Papa, un segno per dire che se si è fermi nella fede, non fa paura nemmeno l’urgano.<br />

Ha detto papa Benedetto XVI: “Come questa notte, con Cristo potrete sempre<br />

affrontare le prove della vita, non lo dimenticate”. Non si distrugge facilmente<br />

la casa costruita sulla roccia!

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