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1. Cratilo - Dipartimento di Filosofia

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mentre lui e Socrate hanno realmente nome “<strong>Cratilo</strong>” e “Socrate”, il nome <strong>di</strong><br />

Ermogene non è “Ermogene”, e non lo sarebbe neppure se tutti lo chiamassero<br />

così (383 b).<br />

Ermogene chiede aiuto a Socrate, che si schermisce ma si <strong>di</strong>chiara pronto a<br />

intraprendere un'indagine comune. Quanto al nome <strong>di</strong> Ermogene, egli<br />

suggerisce che <strong>Cratilo</strong> si riferisse ironicamente alla sua situazione economica<br />

<strong>di</strong>ssestata (383 a-c)2.<br />

Per <strong>Cratilo</strong>, dunque, c'è fra nome e cosa un legame naturale, universalmente<br />

valido e in<strong>di</strong>pendente dall'arbitrio umano; non è però chiaro in che cosa il<br />

legame consista. Socrate dà una prima in<strong>di</strong>cazione col suggerimento semiserio<br />

che <strong>Cratilo</strong> intendesse <strong>di</strong>re che l'etimologia del nome “Ermogene” («stirpe <strong>di</strong><br />

Hermes», <strong>di</strong>o del guadagno) fornisce una descrizione che non si attaglia a<br />

Ermogene. In effetti, il <strong>di</strong>alogo mostra che il punto è proprio l'etimologia del<br />

nome, che deve in qualche modo rivelare la natura della cosa: la teoria sarà<br />

sviluppata da Socrate, col plauso <strong>di</strong> <strong>Cratilo</strong> (428 b-e, 435 d).<br />

Sembra <strong>di</strong> capire che per <strong>Cratilo</strong>, <strong>di</strong> fatto, molte convenzioni vigenti<br />

sod<strong>di</strong>sfino per l'appunto il criterio naturale e quin<strong>di</strong>, in virtù <strong>di</strong> quest'ultimo,<br />

siano effettivamente nomi degli oggetti loro associati. Ma che pensa <strong>Cratilo</strong> <strong>di</strong><br />

quelle convenzioni che non rispettano il criterio naturale, come lo pseudo-nome<br />

“Ermogene”? Forse (a) esse riescono a significare in qualche modo la cosa, pur<br />

non essendone nomi, oppure (b) sono del tutto prive <strong>di</strong> valore? <strong>Cratilo</strong> è<br />

reticente; il <strong>di</strong>alogo contiene in<strong>di</strong>zi a favore <strong>di</strong> entrambe le risposte. In favore<br />

<strong>di</strong> (a) gioca il fatto che <strong>Cratilo</strong> parli comunque <strong>di</strong> suoni con cui gli uomini<br />

chiamano le cose; per due volte (427 e, 434 d) egli stesso chiama Ermogene<br />

“Ermogene”. Inoltre in 429 b - 430 a egli afferma che “Ermogene” sembra<br />

essere il nome <strong>di</strong> Ermogene, ma non lo è: questa «apparenza» pare dover<br />

consistere nel fatto che “Ermogene” funzioni come una sorta <strong>di</strong> designatore<br />

2 Qui e nel seguito del lavoro, le sezioni con interlinea ridotto contengono la mia<br />

parafrasi del testo, che ho cercato <strong>di</strong> tener <strong>di</strong>stinta dall'interpretazione vera e propria.<br />

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