3. Teoria della Trasfusione del Sangue.

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1. Introduzione dell'aria nelle vene.
Da un pezzo l'introduzione dell'aria nelle vene è il terrore
dei chirurghi; ma soltanto dopo che se ne sono occupati
Bichat, Nysten, Amussat e Magendie, si è
giunti ad avere qualche cognizione scientifica in proposito,
e da ulteriori studi di Kettler, Massart, Cless,
B i 11 r o t h, i chirurghi hanno potuto calcolare la vera importanza
di questo inconveniente. Riguardo alla trasfusione
possiamo avere due modi di introduzione dell'aria: lo spontaneo,
quando per disposizioni speciali l'aria entra da sé
nel vaso aperto; il forzato, quando per una grave disavventura
l'aria viene iniettata dallo strumento trasfusorio.
Le vene in cui più facilmente entra l'aria, sono quelle
del collo (iugulare, ascellare), come quelle più vicine al
petto e quelle che per le aponeurosi sono tenute beanti.
Difatti, la causa più comune di questa introduzione spontanea
d'aria è l'aspirazione esercitata dal torace sulle vene
nei movimenti dell'inspirazione. Questa influenza aspiratrice
non si estende però che pochi centimetri al di fuori
(Po se u ili e). Si è detto che l'introduzione spontanea di
aria è accompagnata da un fischio o rumore speciale (Verri
er, Amussat), ma altri l'hanno negato (Blandin,
Gerdy). Si sono anche attribuite numerose morti subitanee,
in seguito ad operazioni gravi, all'ingresso d'aria
nel sistema venoso, ma dopo le discussioni fatte alla Accademia
di Parigi, dopo le obbiezioni di Vulpian, Bérard,
Barthelemy, è lecito dubitare dell'esattezza di
moltissime di queste osservazioni, almeno di quelle in cui
la morte era attribuita a penetrazione d'aria, anche in vene
lontane dal centro. Billroth insiste specialmente sulla