Consigli sulla Felicità di Arthur Schopenhauer - panasur
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L’attenzione al presente e al futuro<br />
Un punto importante della saggezza del vivere sta nella giusta proporzione con cui siamo attenti al presente<br />
e al futuro, affinché l’uno non ci rovini l’altro. Molti vivono troppo nel presente: e sono gli sconsiderati; altri<br />
troppo nel futuro: e sono gli ansiosi e gli apprensivi.<br />
Alla preoccupazione, persino al rimorso sia de<strong>di</strong>cato il tempo dovuto; ma, dopo, si deve abbandonare ciò<br />
che è accaduto nel passato: e ciò che accadrà nel futuro.<br />
Quanto al presente valga la massima: “Considera ogni giornata come una vita a se stante” (Seneca)<br />
I mali futuri e la tranquillità del presente<br />
Non dovremmo <strong>di</strong>menticare che l’oggi viene una volta sola e non ritorna più. Domani sarà un altro giorno,<br />
che verrà anch’esso una volta sola. Dovremmo apprezzare ogni momento sopportabile del presente.<br />
Ogni limitazione porta felicità<br />
La massima semplicità delle nostre relazioni e persino la massima uniformità del mondo <strong>di</strong> vivere, sino a<br />
che non genereranno la noia, ci renderanno felici: l’esistenza scorrerà come un ruscello, senza onde e senza<br />
vortici.<br />
Riflessioni ed esperienza<br />
La propria esperienza funge da testo: la riflessione e la cultura da commento.<br />
La norma <strong>di</strong> Pitagora: alla sera, prima <strong>di</strong> addormentarsi, è bene passare in rassegna quello che si è fatto<br />
durante il giorno.<br />
Il fondamento della felicità<br />
Aristotele: “La felicità è <strong>di</strong> chi sa accontentarsi”<br />
Chamfort: “ La felicità non è cosa facile: è molto <strong>di</strong>fficile trovarla in noi, e impossibile trovarla altrove”<br />
I rapporti sociali e la vita appartata<br />
In generale si può essere in perfetta armonia soltanto con se stessi.<br />
Una <strong>di</strong>sciplina importante per i giovani dovrebbe essere quella <strong>di</strong> imparare a sopportare la solitu<strong>di</strong>ne, in<br />
quanto fonte <strong>di</strong> tranquillità interiore e <strong>di</strong> felicità.<br />
La noia<br />
Com’è noto i mali <strong>di</strong>ventano più leggeri quando sono sopportati in comune: tra questi sembra che la gente<br />
ponga anche la noia: per questo si raduna, per annoiarsi insieme. Come l’amore della vita, in fondo, non è<br />
altro che il timore della morte, così anche l’impulso alla socievolezza da parte degli uomini non è, in fondo,<br />
in impulso <strong>di</strong>retto, non si basa infatti sull’amore per la compagnia, ma sul timore della solitu<strong>di</strong>ne.<br />
La vita sociale e la tranquillità in<strong>di</strong>viduale<br />
Si può quin<strong>di</strong> affermare che la socievolezza <strong>di</strong> ogni in<strong>di</strong>viduo è più o meno in rapporto inversamente<br />
proporzionale al suo valore intellettuale. All’uomo <strong>di</strong> spiccate doti intellettuali la solitu<strong>di</strong>ne offre un duplice<br />
vantaggio: primo, stare con se stesso, e secondo, non stare con gli altri.<br />
Bernar<strong>di</strong>n de Saint Pierre: “La <strong>di</strong>eta degli alimenti ci dà la salute del corpo e quella degli uomini la<br />
tranquillità dell’anima”.<br />
Il <strong>di</strong>stacco<br />
La solitu<strong>di</strong>ne è il destino <strong>di</strong> tutti gli spiriti egregi: talvolta la deploreranno, ma la sceglieranno sempre come<br />
il minore dei mali. Con il passare degli anni però il sapere aude (“abbi il coraggio <strong>di</strong> essere saggio”) <strong>di</strong>venta a<br />
questo riguardo sempre più facile e naturale, e in un sessantenne la tendenza alla solitu<strong>di</strong>ne è davvero<br />
qualcosa <strong>di</strong> conforme alla natura, anzi <strong>di</strong> istintivo.<br />
Una nemica della felicità<br />
L’invi<strong>di</strong>a è un impulso naturale dell’uomo: ma è al tempo stesso un vizio e una <strong>di</strong>sgrazia.<br />
Seneca: “Rallegriamoci delle cose che abbiamo senza fare confronti: mai sarà felice colui che si tormenta