Edizione Dicembre 2010 (pdf) - ITCS Lorgna - Pindemonte
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Il proprio paese? “Quello di cui ci si<br />
vergogna”, secondo lo storico Carlo<br />
E per te cosa vuol dire essere italiano? Intervista in VE.<br />
Annamaria Trevisani: Io mi sento un po’ staccata dall’idea di nazione.<br />
Nel senso che se rifletto su questa cosa della vergogna, che il proprio<br />
paese è quello di cui ci si vergogna, io mi rendo conto che ciò<br />
che più di tutto mi fa vergognare sono tutti gli assassini, gli stupri, le<br />
azioni di razzismo etc., ma fatti da qualsiasi stato, tutti ugualmente mi<br />
fanno vergognare dell’animo umano, che per come lo vedo io è diventato<br />
egoista: si uccide per soldi, si stupra per il piacere e si discrimina<br />
per divertirsi del prossimo. Quindi sì mi sento italiana, ma non<br />
per via della vergogna, perché sono nata qua, appartengo a questa<br />
cultura.<br />
Giorgia Mattuzzi: La nazione secondo me è un insieme di persone<br />
con la stessa lingua, cultura, ideali. Sebbene ci siano dialetti o diversità<br />
nel pensiero politico, la nazione rimane un punto di riferimento.<br />
Molto spesso fatti che accadono mi fanno vergognare del mio paese.<br />
Come ad esempio l’omicidio di quella ragazza il cui corpo è stato<br />
nascosto nella soffitta di una chiesa; o quando a Verona, poco tempo<br />
fa è stato ritrovato il corpo di un padre tagliato a pezzettini o quando<br />
sentiamo della storia dei preti pedofili. Proprio loro, considerati come<br />
modello di insegnamento fanno queste cose: come possono pretendere<br />
che il resto del popolo si comporti bene?<br />
Maria Ruocco: Non mi sento italiana, anche quando quattro anni fa ci sono stati i mondiali di calcio non tifavo mai l’Italia. Mi<br />
sento cittadina del mondo. Mi vergogno però di essere italiana quando sento che la politica è corrotta, quando sento parlare di<br />
mafia.<br />
Luca Soave: Nazione è la mia patria. Per lei molte persone sono morte e hanno dato la vita. Io sono contento di essere italiano<br />
perché se sono qui, ora che scrivo, lo devo a tutti quelli che lo hanno permesso, tra cui c’è mio zio che ha combattuto nella seconda<br />
guerra mondiale e sarebbe un disonore dire che non mi sento italiano, per via del suo sacrificio e di quello di tutte le altre<br />
persone. Oggi come oggi i cambiamenti sono all’ordine del giorno e il nucleo di tutto sono i soldi, che classificano ormai le persone<br />
in ogni ambito. Questo non mi piace dell’Italia. Comunque sono fiero di essere italiano, per il grande patrimonio culturale<br />
che possiede questa terra e per tutte le altre bellezze. Grazie a tutti coloro che hanno permesso che l’Italia sia così com’è!<br />
Vincenzo Mantio: Per me l’Italia è come il mio cuore, io mi sento italiano al 100% e come dice il nostro inno, “siam pronti alla<br />
morte l’Italia chiamò”, sono pronto a sacrificarmi per la mia patria, anche se a volte mi vergogno un po’ del mio paese, per alcuni<br />
fatti che succedono; però sono contento di essere nato in questo bellissimo posto che tutti ci invidiano. Come noi italiani ci<br />
sono poche persone al mondo.<br />
Matteo Zanchi: Io sono molto felice e fiero di essere italiano. Credo che la nostra nazione sia una delle più belle del mondo,<br />
soprattutto per la sua fantastica e lunghissima storia, nonostante tanti episodi negativi. Mi vergogno quando fatti gravi sconvolgono<br />
il mondo e noi siamo lì a parlare di cose che non contano niente, oppure quando vedo i politici che non fanno niente dalla<br />
mattina alla sera e prendono il quadruplo dei nostri soldi e passano il loro tempo a insultarsi gli uni con gli altri e concludono ben<br />
poco.<br />
Bamfo Davide: Per me la nazione è un insieme di usi e costumi uguali che caratterizzano un territorio. Essendo nato sul suolo<br />
italiano da genitori stranieri a volte mi sento come loro: un immigrato. Quando sento che si sparla e si generalizza sugli stranieri,<br />
all’interno di me si crea un vuoto che si riempie di rabbia. Che ci vuoi fare….certa gente è un po’ ignorante.<br />
La profe: Il giorno della laurea, me lo ricordo ancora, mi è venuto il groppo di orgoglio e riconoscenza a sentire le parole “in<br />
nome del popolo italiano, la dichiaro dottore in storia” e in quel popolo non c’erano solo gli eroi morti nelle carceri fasciste<br />
o negli agguati mafiosi, gli scrittori, che avevano saputo “fare poesia onesta” nella mia bella lingua; ma anche gente più<br />
anonima, che comunque aveva dato il proprio contributo con il suo mestiere e pagato le tasse perché ci fossero scuole<br />
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THE INDEPINDENT